#proscenio
Explore tagged Tumblr posts
chiara-morini · 2 years ago
Text
Alì Babà e i quaranta ladroni: la storia da "Le mille e una notte" a teatro, per i ragazzi
#eventiportosangiorgio #teatroragazzi Domenica 12, Alì Babà e i quaranta ladroni: la storia da "Le mille e una notte" a teatro, per i ragazzi
Domenica 12 febbraio alle 17, quinto appuntamento con “Domenica a teatro”, la stagione per ragazzi e famiglie promossa dal Comune e da Proscenio. In scena una storia universale, tratta dalla raccolta de “Le mille e una notte”: è quella di “Alì Babà e i quaranta ladroni”, un racconto che ha attraversato il tempo e popolato la fantasia di milioni di persone in tutto il mondo. Chi non ha mai…
View On WordPress
0 notes
libriaco · 8 months ago
Text
La creazione del cane
Tumblr media
(La scena si apre sul Paradiso Terrestre. Ci sono piante lussureggianti, cascatelle d’acqua, ninfee, leoni, elefanti, caimani e zanzare. Sulla scena, in piedi, vicini l’una all’altro, Eva e Adamo.)
EVA: Adamo, hai portato fuori il cane? ADAMO (la guarda interrogativo): Cane, quale cane? EVA (comincia ad irritarsi): Il nostro cane! ADAMO (didascalico): Ma noi non abbiamo un cane! EVA (irritata): Tutti hanno un cane! ADAMO (come sopra): Ma se qui ci siamo solo tu ed io! EVA (come sopra): Ecco, sempre pronto a contraddirmi. Vuoi che litighiamo di nuovo? ADAMO (conciliante): Ma no, cara, non è per contraddirti, ma qui non c’è nessun cane. EVA (come sopra): Oh, ma va’ al diavolo! SERPENTE (scende serpeggiando giù dall'albero): Mi ha chiamato? EVA: Fila via, tu: entri solo al prossimo atto! SERPENTE: Ah, scusate (serpeggia sull'albero, mogio, mogio) EVA (ad Adamo): Hai visto? Hai messo scompiglio nel Giardino. Quello ha pure fatto l’entrata sbagliata, ora lo senti il Regista! DIO (svegliandosi): Eh? ADAMO: Cosa? EVA: Che dice? DIO: Meditavo e mi è parso di sentire invocare il mio nome ADAMO ed EVA (all’unisono): No, no. Continui pure a meditare. EVA (ad Adamo): Senti… ADAMO: Cosa c’è? EVA: Ma… e il cane? ADAMO: Ancora il cane? Quando ti metti in testa una cosa…. Sei proprio cocciuta: non abbiamo cani qui! EVA: Io lo voglio ADAMO (sconsolato): Già EVA (fa una bizza): Lo voglio, lo voglio, lo voglio! ADAMO (fa spallucce): Non ci posso fare niente, è colpa del Regista. DIO (si sveglia di nuovo): Eh? Che c’è? Mi si nomina ancora invano laggiù? EVA (sommessamente): No, è per il cane… DIO (che sa tutto): Quale cane? Non ci sono cani costì. ADAMO (gongolando, rivolto a Eva): Ecco, vedi, che ti dicevo! EVA (a bassa voce, rivolta ad Adamo): Sta invecchiando, allora: si è dimenticato di crearlo… DIO (che sente tutto): Mi sono dimenticato? EVA (umile): Ehm … sembrerebbe… DIO: Mah, ho perso la lista delle cose da fare, può darsi…. Non sono più attento come un tempo. (Rivolto a se stesso) Forse ho fatto male a crearlo, il Tempo, ma qui devo fare sempre tutto da solo, e qualche volta… ADAMO ed EVA (si guardano, scuotendo la testa, senza parlare) DIO (tuonando): Eccovi il cane! CANE (compare tra Adamo ed Eva, fa qualche passo, si avvicina all’Albero del Bene e del Male e fa pipì) SERPENTE: Attento, mi hai schizzato tutto! CANE: (sorride, compiaciuto)*. EVA: Adamo, questo cane non mi piace. ADAMO (rivolgendo lo sguardo in alto): Oh Santo Cielo! DIO, SERAFINI, CHERUBINI, TRONI, DOMINAZIONI, VIRTÙ, POTENZE, PRINCIPATI, ARCANGELI e ANGELI (in coro): Eh? Che c’è? ADAMO (fa un passo avanti sul proscenio): Qui non ne usciamo più. Vogliamo chiudere il sipario e passare al secondo atto?
(Cala il sipario)
[*] I cani sorridevano, nel Paradiso Terrestre. È da quando ne sono usciti che hanno smesso.
Ispirato ad Achille Campanile.
Immagine: Luca Cranach, particolare da: Paradiso Terrestre (1530)
8 notes · View notes
thegianpieromennitipolis · 11 months ago
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti
LA RELAZIONE
Il gioco della visione appartiene alla pittura: fenomeno ottico, l'anamòrfoṡi sorge sul proscenio dell'immagine per rammentarne la natura ambigua.
Già sperimentata da Leonardo nella sua "Annunciazione" conservata agli Uffizi, con Hans Holbein il Giovane (1497-1543) diventa figura che ammonisce: un teschio appare, di scorcio, osservandolo da destra, nel sorprendente "Ambasciatori", 1533, Londra, National Gallery.
Certo, è un ammonimento, il classico "memento mori".
Ma c'è qualcosa di più, un effetto che supera la tecnica e il significato.
Si tratta della "relazione".
Il dipinto è oggetto dello sguardo.
Il dipinto è oggetto.
Eppure, il dipinto osservato, a sua volta osserva.
Lo spettatore guarda.
E, improvvisamente, è guardato.
L'immagine non è più, solo, un oggetto: è espressione vivida.
Chiede attenzione.
Diventa soggetto.
Ci ri-guarda.
E ci riguarda.
9 notes · View notes
curiositasmundi · 11 months ago
Text
Il sistema familarista instaurato da Giorgia Meloni rappresenta il punto cardine del suo progetto politico, una vera e propria trasposizione della famiglia all’interno del partito “Fratelli d’Italia” e cosa ancor più grave all’interno della compagine governativa. L’Italia democratica e caciottara, concepita dalla famiglia Meloniana, viene a fondarsi su una vera parentopoli allargata, dove cognato, sorella, madre, ex cognato, amici personali e fidatissimi si intrecciano con gli interessi politici del Paese. Il “tengo famiglia” del grande Totò De Curtis la dice lunga sul modo di rapportarsi della Premier con questa, e il suo trovare sostegno e forza proprio nei vincoli di parentela. Fratelli d’Italia, il partito personale della Premier, non rappresenta altro che la sua identità fascio caciottara, la sua anima politica in cui si ritrovano interessi familiari, amicali, parentali.generazionali di un mondo nostalgico che sopravvive e si nutre ancora oggi dell’ideologia del ventennio. Del resto mai scelta del nome, Fratelli d’Italia, fu più azzeccata per il partito di cui “Giorgia” è fondatrice e madre. Un coacervo di “valori” propagandistici ingialliti dal tempo, Dio, Patria, e Famiglia, e il ricordo nostalgico del “bastone e della carota” in un Paese come l’Italia fragile e di memoria corta sono ritornati alla ribalta. [...] Solo un rigurgito del ventennio, un uso privatistico della politica, un cumulo di menzogne e di arrogante ipocrisia fanno da proscenio all’azione di questo governo, il peggiore dell’epopea conservatrice. Qualsiasi circostanza anche riservata, qualsiasi manifestazione e azione comportamentale della Premier viene celebrata e veicolata dai media con l’apoteosi degna del vecchio Istituto Luce. L’immagine di questi giorni di una serafica Meloni, donna , madre, e cristiana davanti il presepe di casa, il suo apprezzamento verso quello che rappresenta il fulcro della nostra cultura cristiana, il pensiero alla figlia Ginevra, e le critiche rivolte a coloro che la pensano in maniera diversa, danno la dimensione della sua innata ipocrisia. [...]
7 notes · View notes
girosnegros · 2 years ago
Text
Florecer En Vivo: N.Hardem Cultiva «Verdor» En CDMX
México, CDMX | Agencia de Noticias ArrimetricA.  Jueves, de una calurosa noche de verano. Afuera, sobre la avenida México-Tenochtitlán, las animadas luces de la marquesina del foro Hilvana invitaban a los coches y a los transeúntes a pasar un rato con N. Hardem y Mismo Perro e Invitados. Para quienes no pudieron verlo hace un año, el rapero bogotano volvió con una gira corta por el país, que arrancó en Guadalajara y terminará en Puebla.
Tumblr media
El set de bienvenida estuvo a cargo de Bobby Soprano quien giró una fina colección de hits duros y pavonados como Monch o Biggie para los asistentes que todavía iban llegando. Una hora más tarde Charlot La tribu salió a despabilar a los heads que tímidamente se acercaban. Con una actitud relajada y humor, el cacunense recibió a un público todavía discreto. Minutos más tarde, AfroOmega y Ese-O salieron a dueto para dar un show rebosante de beats duros y basslines graves. Fue una actuación imprevista luego de que la banda poblana Fat Mojo no pudiera llegar. Al irse, un intermedio largo y sin música, dejaron una sensación de incertidumbre pues el acto principal se haría un poco del rogar. Cerca de la medianoche las luces se apagaron anticipando el inicio. Suspenso. No hubo música o setlist ni fanfarrias. Serenidad ceremonial. Mismo Perro salió y tomó su posición, y segundos después, N. Hardem emergió como un fantasma salido de los altavoces. Gritos y aplausos llegaron hasta el techo. Dio unos pasos alrededor, cayeron los primeros compases, se balanceaba sobre sus pies, y con el puño en alto dedicó 'Mi Juego Zen' a Rafael Cassiani quien falleció ese mismo día. Le siguió con 'LQME' luego oportunamente con 'Señales de humo' cuando el olor turbio a mota estaba en su punto. En la intensidad de la peste los ánimos se pusieron pata pa' arriba con 'Director y Protagonista'. Vapores y olores se mezclaban en la atmósfera. Como las espirales de humo, la noche empezaba a elevarse con un repertorio de canciones que se esperaban sonar en el algún momento. La presencia de Hardem se hizo notar fluyendo sobre las bases. Se le veía cómodo como si verdadera voz floreciera desde el escenario. Pero no toda la atención fue para él. Mismo Perro cargó el peso del show como DJ, manipulando los platos o haciendo la doble voz. También se pasó al frente con un par de canciones hipnóticas, 'Burundangalas' y 'Merthiolate', del DBEN. Su verborrea hustla más sus instrumentales sin tarolas y bombos le dieron un toque espeso al ambiente.
Tumblr media
La primera mitad fue un viaje ascendente por dos décadas de epés, música, y proyectos de N. Hardem, la variedad de sus estilos fue clave para mantener al público moviendo el cuello. Una mezcla de estados y estilos variados que resumen su trayectoria. Sin embargo, lo más frenético de la velada ocurrió cuando inesperadamente bajó del proscenio y se formó una rueda humana a su alrededor. De un momento a otro la división entre artista y público se desvaneció. Se armó un slam que esparciaba una catarsis colectiva. Terapia solaz. Más que con un concierto, aquello era una fiesta. «El hip hop es un deporte de contacto y el que diga lo contrario no es bienvenido aquí» dijo al volver a la tarima.
La noche por fin llegó al clímax con las últimas canciones de la obra estelar de N. Hardem, «Verdor», que todavía lo tiene de aquí para allá. Las cajas jazzy y los beats drumless dieron paso a percusiones percutidas y samples arenosos de salsa con funk que evocaban el calor de una madrugada de un viernes sin estrellas, pero iluminada por un juego de tiras de luces. La trompeta de 'Apolo' se despedía con un adiós melódico a un largo recorrido. No hubo necesidad de un encore, con 'Otro Agosto' los fans estaban satisfechos con el eco de la música en sus corazones pese a estar más de una hora parados. A diferencia del sonido introspectivo de su último álbum, N. Hardem estalló con cadencias, flows y deliverys que parecen ser re-escritos para la ocasión. Su show está muy bien trabajado y su voz diverge radicalmente en vivo, en este caso adquiriendo una dimensión única. Tal como lo declaró en una entrevista, el escenario es donde sus creaciones alcanzan su plena realización.
ᵢ ₜₕₑ Wᵢₜₜₙₑₛ
7 notes · View notes
elartedeseryo · 1 year ago
Text
PROSCENIO
Respira, vuela, hazlo otra vez 
Enamorado hazlo otra vez 
El drama habita este lugar
Yo puedo ser cualquier cosa
Yo moriré con flores en mi cabeza
Esta vez estoy soñando con los ojos abiertos
Voy a celebrarlo con todo mi corazón. 
Mira, hazlo otra vez 
La sangre es falsa
Pero por dentro todo se siente real
Bienvenidos a mi realidad
Por favor señores no me juzguen 
Si algo sale mal
Yo trataré de interpretar con mi corazón
Yo moriré, moriré, y moriré,  en el piso del teatro 
Yo bailare, bailare y bailare, hasta que mis pies estén sangrando
Soy un Ángel, un demonio 
No creas nada... 
ESTA NOCHE TODO ES FALSO 
Y PARA TU ENTRETENIMIENTO.
Tumblr media
Carta de suicido de Judas Adam.
2 notes · View notes
luigidelia · 2 years ago
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Mi chiedo ancora se raccontare sia "spingere” o “arretrare". Per me, narratore, e uomo, è domanda cruciale. Come e dove nasce la frizione che può diventare emozione, brivido, spostamento? Da quale “dinamica”? Da una danza, forse, che tra avanzare, fermarsi, lasciare lo spazio ad altro, se va bene crea qualcosa nello spazio tra me e il pubblico. Che sia la storia, l'incanto, il rapimento o chissà cosa. Quando poi di fronte ho bambini e ragazzi la domanda è ancora più cruciale. Le parole, il corpo, l'energia in scena "toccano". E' un potere. E come lo usi, per dire cosa, è domanda non da poco. Se poi "tocchi" le emozioni sono convinto che bisognerebbe farsene mille di domande. Questi giorni ho viaggiato anche con "Tarzan ragazzo selvaggio". E' uno spettacolo con un'energia particolare. Diverso dagli altri, su questo non ho dubbi. Si apre con una scena viva e selvaggia di scimmie che rincorrono le loro prede, senza sconti, e poi lentamente sposta la camera su un bambino perso che quelle scimmie trovano nella foresta. Eravamo a Lucca. Mi avvertono prima di entrare in scena, Teatro del Giglio, che la sala è piena fino in alto e che ci sono bambini di diverse età. Decido allora di uscire a sala accesa per parlare con tutti prima. Lo faccio a volte, per prendere un contatto, creare un tempo di decompressione tra la sistemazione dei ragazzi, gli scuolabus, le faccende delle maestre e la storia. Avanzo in proscenio. Il mormorio diminuisce. Mi basta uno sguardo e capisco che servirà una grande energia. Ecco. Con Tarzan, poi. Sì, ma per cosa: per "spingere o arretrare". La domanda è chiara e tra adulti BISOGNA farsela senza scandalizzarsi. E' una questione cardine nel rapporto di forza tra adulti e minori. Bisognerebbe guardarla davvero questa domanda e le maestre in classe perderebbero molto meno la voce e le energie. Tornando alla sala: è piena. Quattrocento, credo ragazzi e ragazze, fino in galleria. Una bambina sulla sinistra comincia a gridare. Accanto a lei ci sono due maestre. Capisco che sono le sue insegnanti di sostegno. La bambina grida ancora. Forte. Il mormorio si accende di nuovo, gli altri ridono si agitano, come si farà a fare buio e raccontare in silenzio?, è la domanda che si fanno tutti. Cosa accadrà con il buio del racconto? Parlo a quella bambina allora, alle sue maestre, a tutti dicendo che qualcuno ha bisogno di noi oggi, al mio tecnico dicendo che il buio lo faremo molto piano, e parlo parlo ancora dicendo che mi batte il cuore, che ci "sfioreremo" e poi, molto probabilmente, non ci vedremo mai più, senza nessuna promessa, e che nulla ci farà del male in questa storia, di questo mi assumo io la responsabilità e che per il resto non so cosa accadrà ma sarà bello se starete con me. Faccio silenzio. La bambina non grida più. Va tutto bene, dico alle maestre, che intanto si chiedono se portarla fuori o meno. Va tutto bene, dico ancora. Possiamo cominciare. Il mio tecnico, Ciccio, fa buio molto lentamente. Salgo sulla pedana. Invoco un vuoto. Questo lo so. Forse è una preghiera. Comincio a raccontare. Per i primi dieci minuti racconto solo e soltanto a quella bambina, solo a lei su quattrocento. Lei non urla. A poco a poco tutti siamo nella storia. A fine spettacolo si fa luce. La bambina schizza in piedi. Ha gli occhi azzurri, corre sotto il palco, mi viene incontro. Grazie, le dico. Grazie. Le prendo la mano. Lei mi accarezza il piede nudo. Sono commosso. La guardo andare via. "Spingere” o “arretrare"? E' domanda cruciale.
8 notes · View notes
sguardimora · 2 years ago
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Ieri mattina la musicista Agnese Banti e il regista del suono Andrea Trona, in residenza a Mondaino per il progetto Shall we?, hanno incontrato i bambini e le bambine delle scuole dell’infanzia di Mondaino e del Trebbio di Montegridofo. 
Accompagnati dalle loro maestre, i bambini e le bambine, dai tre ai sei anni, sono entrati silenziosi e attenti in teatro, curiosi di conoscere gli artisti e di lavorare con loro. Sono stati invitati a salire sul palcoscenico e si sono presentati ad uno ad uno; e poi guidati da Agnese hanno iniziato a riprodurre suoni con la voce e con il corpo.
“Ma dove risuona una voce?” Alla domanda di Agnese i bambini e le bambine hanno prontamente risposto espandendo l’emissione su tutto il corpo: dalla bocca al petto, dalla gola alla pancia alla mente.
Poi il microfono e una cassa vengono portati dall’artista al centro del cerchio che si è creato sul palco e uno ad uno i bambini e le bambine si avvicinano affondando nuovi suoni.
Si ascoltano mentre emettono vocali, parole o rumori e si fanno incantare dai diversi toni delle voci che escono sovrapposte o sole dalla cassa che gli sta a fianco.
Anche la voce di Agnese al microfono cambia e esce magicamente da una delle altre casse disposte in linea sul palcoscenico. E alla domanda “ma quanti siamo ora sul palco?” “In due” rispondono i bimbi e le bimbe meravigliati e sempre più curiosi.
Infine lo stupore di scoprire dalle differenti casse in linea sul proscenio quale sia quella che riproduce alcune voci che alla fine sembrano rincorrersi l’un l’altra lungo la linea composta dalla differenti casse in ordine sul proscenio. 
Entusiasti escono dal teatro, travolti dalla magia dei giochi sonori proposti da Agnese e Andrea.
3 notes · View notes
latenightalkss · 3 months ago
Text
Siempre que camino me tambaleo. Miro las caras que he visto toda mi vida y juraría que no reconozco ninguna. Soy parte de una puesta en escena. Estoy rodeada de actores, que no son buenos, que nunca me ceden la palabra. Me siento tan sola, tan desconsolada. Nadie escucha, nadie sabe.
Nadie sabe que soy buena en muchas cosas, porque no soy la mejor.
Nadie conoce este miedo a aquello que constantemente me observa, y yo de pie en proscenio me vuelvo comediante, entrelazo palabras que no tienen sentido o suelto un monólogo que cada día encarna a un personaje distinto. Soy muchas caras, haciendo muecas que no controlo. Soy distintas voces, que provocan un eco que nunca se escucha. Pero nunca doy ni recibo réplica, solo soy yo, mirando butacas que se llenan de siluetas que muy de vez en cuando me resultan familiares.
Soy una mala actriz, porque no dejo nunca el personaje. Me ahogo en realidades que nunca existen, que me consumen y me confunden. Nunca percibo la escenografía a mis espaldas, hasta que cae por su propia cuenta.
0 notes
agendaculturaldelima · 5 months ago
Text
Tumblr media
#ElEscenarioDelMundo
🎭 Teatro: “SILENCIO EN BERLÍN” 🤫😶🤐
🗯 Argumento: Año 1956, en una Alemania dividida, estudiantes de Berlín Este guardan un minuto de silencio en honor a las víctimas que lucharon contra la ocupación soviética en Hungría. Las autoridades consideran esta acción como una gran amenaza para los intereses de la República Democrática de Alemania (RDA) y activan los mecanismos de inteligencia estatal (STASI) para capturar al cabecilla. Las consecuencias no solo afectarás a los estudiantes, sino a sus familias y al equipo directivo del instituto.
👥 Elenco: Isa Madrid, Pamela Albornoz, Adolfo Rodríguez, Rosa Canchachí, Jhois Chambilla, Billy Butrón, Mercedes León, Juan Carlos Vargas, Roxana Márquez, Sabrina Vela, Hugo Melgar, Silvia García, Renzo Pérez, Analucía Guerrero y Bruno Cabada.
📢 Dirección: Cecilia Paitamala
© Producción: Proscenio Teatro.
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
📌 FUNCIONES:
📆 Jueves 04, 11, 18 y 25 de Julio
🕗 8:30pm.
🏪Teatro Auditorio Miraflores (av. José Larco 1150, sótano - Miraflores)
🎯 Entradas:
🎫 Adultos: S/.45
🎟 Estudiante y Jubilado: S/.35
🖱 Reservas: https://bit.ly/berlin-joinnus
Tumblr media
👀 A tener en cuenta: Obra dirigida a público mayor de trece años. (13+)
0 notes
furlantravelfashionblogger · 5 months ago
Text
Tumblr media
Il Teatro Olimpico è una delle meraviglie artistiche di Vicenza.
È il primo e più antico teatro stabile coperto dell'epoca moderna ed è anche noto per il suo sfondo scenico a "Trompe-l'œil", un'illusione ottica dipinta che crea la prospettiva di un antico palcoscenico all'aperto.
Dalle cinque aperture del proscenio si irradiano le scene che rappresentano le sette vie di Tebe, costituite da finte quinte architettoniche classicheggianti, che un artificio prospettico prolunga ben oltre l'effettiva profondità di 12 metri in modo da accentuarne visivamente la dimensione.
Nel 1580 il Palladio ha 72 anni quando riceve l'incarico dall'Accademia Olimpica, il consesso culturale di cui egli stesso fa parte, di approntare una sede teatrale stabile.
Il progetto si ispira dichiaratamente ai teatri romani descritti da Vitruvio: una cavea gradinata ellittica, cinta da un colonnato, con statue sul fregio, fronteggiante un palcoscenico rettangolare e un maestoso proscenio su due ordini architettonici, aperto da tre arcate e ritmato da semicolonne, all'interno delle quali si trovano edicole e nicchie con statue e riquadri con bassorilievi.
Il Palladio appronta il disegno pochi mesi prima della sua morte e non lo vedrà realizzato; sarà il figlio Silla a curarne l'esecuzione consegnando il teatro alla città nel 1583.
0 notes
eliogia · 7 months ago
Text
il pascolo delle cicogne
L'artista trova non cerca scopre e poi propone un istante notturno che diventa sotterraneo e galeotto di una promessa ai tanti poeti incontrati e non letti una passione latente mai abbracciata incomprensibilmente continua a provocare ,tratteggiando, momenti che ridestano e confondono un delirio di onnipotenza non compiace donne pur rimanendo adoratore devoto della femminilità occulto amante della bellezza ne esteriore ne interiore piacere puro e denso parole tra singhiozzi sguardi tra le lacrime incompleto gronda sudore salato in chiare notti mondane concede presunzione all'amante di scardinare con il fascino al proscenio la scenografia mentre lamenta irragionevolmente ventre piatto inutilmente non atletico e occhi di inenarrabili visioni sul palco del teatro cancella la stagione della danza o della prosa e senza fine porta il rapimento trasporto disorientato offerto gratuitamente sola intimità puramente fisica inizia ieri su onde modeste e toni blandi inseguendo le tracce della caccia non cruenta sfreccia l'autostrada scorge di lato il pascolo delle cicogne nella capitale sabauda
0 notes
pipaton-blog1 · 8 months ago
Text
Bobos, lambones y esnobistas
Reinaldo Spitaletta
Todo parece indicar que asistimos a un proceso de amaestramiento masivo, o, por qué no, de domesticación universal, en el sentido no solo de estar obedeciendo, sino, peor aún, consintiendo al verdugo, al domador, al que nos quiere enseñar a amar las cadenas, ni siquiera el punto-cadeneta-punto, solo los grilletes y los eslabones. Y para llegar a estos estados deplorables de consentimiento de la opresión y de la desaparición de la crítica, o asuntos similares, nos han intervenido el cerebro y hasta los intestinos.
Uno de los múltiples mecanismos usados para estos efectos es el del “seguidismo”. El creer a ciegas, o a tontas y locas, al elegido, al “mesías”, a una autoridad que utiliza tramposos disfraces. Lo que diga el maestro, o el presidente, o el dictador, es “palabra de dios”. Y ahora, la divulgación de órdenes, y otros llamados a la genuflexión y a la adoración, se transmiten con facilidad y alta velocidad, por redes sociales, porque, como se puede notar aquí y allá y acullá, más se gobierna a través de la virtualidad que desde la consulta popular.
Hay un catecismo, unas palabras divinizadas, una falsa sensación referida al “patriarca”, a quien hay que seguir, sin vacilaciones y sin cuestionamientos. Bueno, esa es una de las numerosas maneras contemporáneas en las que esa nebulosa denominada el poder nos ha hundido en la aquiescencia. Nos amputaron la facultad de preguntar por esto y por aquello, por todo, como lo sugirió hace años un poeta y dramaturgo alemán. Es mejor el dejar pasar, sin inquietarse por lo que puede haber detrás de un discurso, de un decreto, de una propuesta que puede ir contra nuestros intereses, que ya ni sabemos cuáles son.
Nos sumergieron en los espectáculos que hacen gritar a la galería, diseñada precisamente para dar sentido de aprobación, o de aceptación a lo que se mueve en la platea y en el proscenio. Para estas abyecciones se reduce el lenguaje, se crea una “neolengua” (por qué no un empobrecido parlache, una jerga) y hay que ir haciendo desaparecer a los clásicos (en unos casos, del marxismo; en otros, de la literatura, las artes, la historia…), como lo sugiere Michel Onfray.
Entonces, además del sentido crítico (suponiendo que haya existido alguna vez), nos empobrecen el lenguaje, que se reduce a unos cuantos vocablos, y se crea una sensación de bienestar en lo efímero, en lo fugaz y deleznable. Así son, en general, los mensajes de redes sociales. Como lo que alguien, quizás también por alguna de esas redes, decía sobre los esnobismos y las modas, que nos avasallan y nos hacen creer que hay un barrio muy “cool”, y que ya no se dice “tinto” (en el sentido de un café negro), sino un “americano”. Y hasta nos avergonzamos, por estos breñales montañeros, de la arepa y otras comidas típicas.
Sucede igual, o peor, con los conceptos de arte, belleza, estética. Se ha reducido a emoticones, al sensacionalismo, a la calificación rápida de una canción sin fondo y sin forma, o un bodrio cualquiera, en decir “¡qué chimba!”, y así evitamos cualquier análisis o profundización, nos salimos por la tangente, y esa forma escapista nos salva de pensar en propuestas elaboradas, en filósofos, en tratadistas, “eso pa’qué”, se escucha decir. “Pa’qué putas” Kant y Hegel y Nietzsche, o Gutiérrez-Girardot, o los baldomeros sanines, o un viejito tacaño como Fernando González, y menos aún un escritor “costumbrista”, “montañero”, pero eso sí “desnudador”, como don Tomasito Carrasquilla. Cosas así se han visto. Cosas de nuestro tiempo, se dirá.
Fuente: El Espectador , 16 de abril de 2024
0 notes
daniela--anna · 8 months ago
Text
Tumblr media
The Teatro Olimpico in Vicenza was the last work of the architect Andrea Palladio, with the staging of Sophocles' Oedipus Rex.
It is the oldest covered theater in the world.
Construction began in 1580, but Palladio, due to his sudden death, did not see its completion;
his son Silla will continue the work, based on the notes left by his father.
The effect of the scenography, which reproduces the seven streets of Thebes in the five openings of the proscenium, is due to the refined perspective game created by the architect Vincenzo Scamozzi, spiritual heir of Palladio.
The theater is still a venue for performances and concerts and, since 1994, like other Palladian works, it has been included in the list of UNESCO World Heritage Sites!
#theater #unesco heritage #art
Il Teatro Olimpico di Vicenza, fu l' ultimo lavoro dell'architetto Andrea Palladio, con la messa in scena dell’ Edipo Re di Sofocle. È il più antico teatro coperto del mondo. La costruzione inizia nel 1580, ma il Palladio, a causa della sua morte improvvisa , non ne vede la realizzazione; sarà il figlio Silla a proseguire i lavori, sulla base degli appunti lasciati dal padre. L’effetto della scenografia, che riproduce le sette vie di Tebe nelle cinque aperture del proscenio è dovuto al raffinato gioco prospettico ideato dall'architetto Vincenzo Scamozzi, erede spirituale del Palladio.
Il teatro è tuttora sede di rappresentazioni e concerti e, dal 1994, come le altre opere palladiane, è incluso nella lista dei Patrimoni mondiali dell'UNESCO!
#teatro #patrimoniounesco #arte
1 note · View note
katinkapc · 8 months ago
Text
14/02/2024
El día de la clase de hoy vimos teoría de las partes del escenario asi como: arriba, centro, abajo y proscenio. 🧐🤠😜Podemos encontrar las piernas y los arbades. 😊El ciderama es color azul claro y también en la parrila. 🚜🚘Me di cuenta de que estas palabras las usan mucho en mis clases de baile y me ayudó que Miss Pamela nos diera esta información en profundidad.
0 notes
venadodalgodon · 8 months ago
Text
Tumblr media
proscenio
1 note · View note