#giallo storico
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La Volpe di Londra di Laura Usai: Un'Avvincente Caccia nella Londra Vittoriana. Recensione di italianewsmedia.com
Laura Usai ci trascina nel cuore oscuro di Londra con un thriller intrigante, tra indagini, inganni e un nemico pericoloso
Laura Usai ci trascina nel cuore oscuro di Londra con un thriller intrigante, tra indagini, inganni e un nemico pericoloso La Volpe di Londra, romanzo di Laura Usai, è una lettura coinvolgente ambientata nella Londra vittoriana, tra i vicoli oscuri di Whitechapel. La storia segue Volpe, un’investigatrice al servizio di un misterioso Circolo, che si trova a fronteggiare un avversario temibile…
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il mostro di Bargagli o la banda dei vitelli? Un serial killer (forse) mai esistito
La denominazione di “mostro di Bargagli” consta in una invenzione giornalistica identificativa di un serial killer attivo a Bargagli, provincia di Genova, tra il 1944 e il 1985. Seriale mai identificato, potrebbe classificarsi come missionario disorganizzato. Continue reading il mostro di Bargagli o la banda dei vitelli? Un serial killer (forse) mai esistito
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Offerta librosa: “Si chiamava Mathilde” ultra-economico!
Offerta natalizia? È un mistero! Un mistero che sicuramente i bravi detective creati dalla magica penna di Yannick Roch saprebbero risolvere ma, nel dubbio, io non mi farei sfuggire quest’occasione: l’ebook di “Si chiamava Mathilde” è ora a € 0,99 sullo store Amazon. Non approfittarne… Sarebbe un delitto! 😉 Per tutte le info vi lascio il post originale dell’autore, e date un occhiata anche al…
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Sabina Minardi: "Caterina della notte"
Che fatica leggere questo libro che vuole essere un giallo basato su documenti storici della vita di Caterina da Siena. In poche parole, senza svelare il finale, una giornalista di origine senese, che si chiama Chaterine, emigrata da anni a Londra con il padre, e ormai quasi incapace di capire la lingua italiana, riceve un misterioso manoscritto che racconta in prima persona le vicende di una…
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HAPPY BIRTHDAY/BUON COMPLEANNO
Maestro DARIO ARGENTO
Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico, nato a Roma il 7 settembre 1940. Capace di lavorare su generi cinematografici raramente affrontati dal cinema italiano (giallo, thriller, horror), ha creato un suo universo visivo ed espressivo, a tratti in debito con il cinema di Mario Bava. Ha inoltre assimilato e riproposto, sempre in chiave personale, il linguaggio di alcuni registi americani (Roger Corman, George A. Romero, Wes Craven). I suoi film, forti, tesi, ricchi di suggestioni, volutamente antirealisti e soprattutto capaci di suscitare forti emozioni, nascono "per essere rappresentati e non per essere letti. Nascono per immagini e non per concatenazioni di storie" (D. Argento, Profondo thrilling, 1994, p. 351). A partire dal 1973, si è dedicato alla produzione, oltre che di film propri, anche di quelli di altri registi, fra cui Romero, Lamberto Bava, Michele Soavi. Figlio del produttore cinematografico Salvatore e di Elda Luxardo, famosa fotografa di origine brasiliana, abbandonò presto gli studi per trasferirsi a Parigi, dove rimase per un anno vivendo di espedienti. Tornato poi a Roma iniziò a collaborare, poco più che ventenne, a giornali e riviste (in particolare al quotidiano romano "Paese sera" e a "Filmcritica"). Nel 1967 iniziò l'attività di sceneggiatore per film western e commedie, firmando tra l'altro, insieme a Bernardo Bertolucci, C'era una volta il West (1968) di Sergio Leone. Il suo esordio nella regia risale al 1970 con L'uccello dalle piume di cristallo, al quale hanno fatto seguito gialli di grande successo popolare (tra i quali Profondo rosso, 1975) e film di struttura più fantastica come Suspiria (1977) e Inferno (1980). Unica eccezione in questo percorso artistico così caratterizzato, il film di impianto storico, ma dai toni sarcastici, Le cinque giornate (1973).
Generalmente si considera la sua filmografia divisa in due fasi: in quella iniziale A. ha utilizzato sceneggiature dall'impianto apparentemente logico-razionale, con una serie di delitti compiuti da un assassino che viene smascherato al termine del film. A partire da Profondo rosso, uno dei film horror italiani degli ultimi trent'anni che ha maggiormente colpito l'immaginario dello spettatore, nelle sue storie sono risultati prevalenti gli elementi fantastici, e il dato visivo è diventato l'aspetto centrale del film, con un impasto di emozioni barocche e una colonna sonora che ha spaziato dalla musica classica al rock più ossessivo (per le scelte musicali A. si è affidato in particolare ai Goblin). In realtà, molti elementi rivelano una decisa continuità del suo lavoro: la claustrofobia di ambienti e situazioni (con una Torino ricreata come città incubo), le nevrosi dei suoi personaggi, un uso libero e delirante della macchina da presa che esalta la forza delle immagini senza troppo interessarsi della verosimiglianza di storie e dialoghi. Nei gialli dei primi anni, per es., ricorre un elemento decisamente antirealistico: le vittime, infatti, sono spesso pedinate dalla macchina da presa, che sembra così rappresentare il punto di vista dell'assassino, ma il colpo decisivo viene inferto da un diverso angolo visuale tanto da creare un effetto sorpresa per lo spettatore, violando volutamente le regole auree del giallo cinematografico. Più volte colpito dalla censura (Profondo rosso è uscito in Francia tagliato di quasi mezz'ora rispetto alla versione originale), A. ha saputo comunque conquistarsi un pubblico fedele e affezionato: le sue opere sono state distribuite in tutto il mondo ed è sicuramente uno dei registi italiani più noti all'estero. I suoi primi film (L'uccello dalle piume di cristallo; Il gatto a nove code, 1971; Quattro mosche di velluto grigio, 1971) hanno creato un genere e hanno avuto numerosissimi imitatori in Italia e all'estero, come testimonia la lunga serie di titoli in cui viene riproposta la zoologia fantastica che lo ha reso famoso. Anch'essi concepiti per un cast internazionale, ma meno facili da imitare, i suoi horror fantastici lo hanno avvicinato ai migliori autori dell'horror contemporaneo, quali Romero (con il quale ha instaurato un rapporto di collaborazione, essendo stato coproduttore del suo film Dawn of the dead, 1979, Zombi, e avendolo affiancato nel 1990 nella regia di Due occhi diabolici), e John Carpenter. Nel 1993 con Trauma, A. ha inaugurato il rapporto cinematografico con la figlia Asia che si è approfondito in seguito, in particolare per due film che l'hanno vista protagonista: La sindrome di Stendhal (1996) e Il fantasma dell'Opera (1998). Asia Argento, che ha lavorato con registi come Nanni Moretti, Abel Ferrara e Peter Del Monte, nel 2000 ha esordito nella regia con il film Scarlet diva.
Nel 2001 A. è quindi apparentemente ritornato a una struttura narrativa più tradizionale (il giallo classico) con Nonhosonno, anche se le emozioni visive hanno continuato a essere l'elemento più moderno e interessante. Il suo cinema, non sempre adeguatamente apprezzato dalla critica in Italia (che al più lo valuta come un discreto mestierante), è invece oggetto di culto soprattutto in Francia (dove nel 1999 gli è stata dedicata una retrospettiva completa presso la prestigiosa Cinémathèque française) e negli Stati Uniti, dove esiste una vasta e approfondita pubblicistica.
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Buongiorni signori e signore. Questo è l’ultimo briefing prima della messa in operatività della missione quindi procederei con un veloce recap con cui i responsabili di ogni gruppo ci ragguaglieranno. Nucleo Automobilisti?
- Buongiorno a tutti. Il Nucleo Automobilisti è suddiviso in due cellule, tutte posizionate e pronte ad agire. I guidatori semplici copriranno un incrocio ogni tre chilometri lungo il tragitto e quando il soggetto si avvicinerà, si butteranno in mezzo alla strada, guidando poi a zig zag e invadendo anche l’altra carreggiata con una velocità non superiore ai 40 km/h. Ogni tentativo di sorpasso sarà ostacolato da brusche frenate alternate ad accelerate improvvise, fino a che non ci sarà la svolta all’incrocio e il cambio con un nuovo operatore; la cellula ‘Mamma con Suv’, invece, si farà trovare dietro alle curve senza visibilità e in prossimità di incroci pericolosi e si adopererà in tentativi infruttuosi di parcheggio a S da ripetere più e più volte finché non lascerà il suv in mezzo alla strada con le quattro frecce e si allontanerà col bambino facendo il segno universale del ‘torno subito!’.
Molto bene. Nucleo Mezzi Pesanti?
- Salve. Il Nucleo Mezzi Pesanti è suddiviso in tre cellule: furgoni, autoarticolati e trattori. I furgoni sono dissimulati da mezzi di consegna, quindi si comporteranno come se non trovassero l’indirizzo a cui lasciare il finto pacco, rallentando improvvisamente e guardando i numeri civici, salvo poi fermarsi e scendere per chiedere al soggetto il nome di una via inesistente; gli autoarticolati, invece, precederanno il soggetto e simuleranno un improvviso imprevisto che gli renderà impossibile disincastrarsi dalla rotatoria di una rotonda minuscola in centro storico e poi scenderanno in strada bestemmiando e dando la colpa al navigatore; i trattori, infine, dovranno stare davanti al soggetto affumicandolo con la nafta appositamente addizionata con plutonio e diossina e inondandogli il parabrezza di paglia che si staccherà da una rotoballa instabile infilzata su rebbi appuntiti che sporgeranno all’altezza del parabrezza del soggetto.
Ottimo. Nucleo Mezzi Leggeri?
- Eccoci, buongiorno. Noi siamo pronti ad agire sia con ciclisti singoli che staranno in mezzo alla carreggiata che con ciclisti in gruppo che tenteranno una volata collettiva tutte le volte che il soggetto proverà a sorpassarli; poi abbiamo alcuni stuntman con monopattini elettrici alimentati da un reattore nucleare sfrecceranno in mezzo alla strada senza preavviso sfiorando il paraurti anteriore del soggetto e infine potremo contare su pedoni travestiti da pensionati con girello che a ogni attraversamento sembreranno indecisi se scendere dal marciapiede o meno, salvo poi impiegare 10 minuti per arrivare dall’altra parte della strada.
Perfetto. Colgo l’occasione per presentarvi dei nuovi membri che ci daranno supporto nella difficile missione che ci apprestiamo a intraprendere. Lì abbiamo il Nucleo Lavori Stradali che si occuperanno di allestire finti cantieri sulla carreggiata del soggetto e poi uno di loro, a torso nudo con abbronzatura da canottiera e visibilmente ubriaco farà segnalazioni sbagliate con la paletta e il soggetto rimarrà bloccato con dieci macchine davanti e dieci dietro che gli suonano tutte assieme. Lì, invece il nucleo Ostacolatori che si adopererà nel posizionare in mezzo alla strada dei dissuasori in adamantio alti 70 cm per distruggere le sospensioni e la coppa dell’olio del soggetto e scavare buche di medesima profondità, mentre là il nucleo Segnalatori che con appositi telecomandi prolungherà spasmodicamente il rosso del semaforo a cui il soggetto si fermerà, salvo poi far scattare subito il giallo dopo tre secondi di verde.
Ah... un’ultima cosa. Non è qua presente con noi perché si sta già preparando all’azione ma avremo anche il prezioso supporto delle Forze Speciali di Assalto Stradale con il loro agente migliore: il vecchio col cappello su pandino del 1986 con la frizione consumata.
Bene, questo è quanto... buona fortuna a tutti voi e da adesso silenzio radio! Fategli cagare sangue a quello stronzo!
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Io: ma che è oggi, diocane? Si sono messi tutti d’accordo per farmi arrivare tardi a lavoro?!
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“ Non avevi contatti con i Kennedy. No. Io nei primi anni Sessanta ho lavorato con Bobby a Chicago. Brevemente. Lavoravamo con un tizio di nome Ed Hicks che cercava di ottenere libere elezioni per i tassisti di Chicago. Kennedy era sostanzialmente un moralista. In breve tempo si sarebbe fatto una lista di nemici stupefacente e si vantava di sapere chi fossero e cosa stessero tramando. Non lo sapeva, ovvio. Quando un paio di anni piú tardi suo fratello venne ammazzato si ritrovarono invischiati in una sequela di intrighi e complotti che non sarebbero mai stati chiariti. In testa all’elenco c’erano l’omicidio di Castro e, se questo non fosse andato a segno, l’effettiva invasione di Cuba. Alla fine non credo che sarebbe successo ma è una specie di spia dei guai in cui si trovavano. Mi sono sempre chiesto se non ci sia stato un momento in cui Kennedy rendendosi conto che stava per morire non abbia sorriso di sollievo. Dopo l’ictus del vecchio Joseph per qualche motivo i Kennedy hanno ritenuto opportuno dichiarare guerra alla mafia. Ignorando lo storico accordo che il vecchio aveva stretto con loro. Non ho idea di cos’avessero in testa.
Jack continua a scoparsi la fidanzata di Sam Giancana – una signora di nome Judith Campbell. Anche se in tutta onestà – espressione curiosa – penso che Jack l’abbia vista per primo. Se non lui uno dei suoi papponi. Un tale di nome Sinatra. Cosa vogliamo dire dei Kennedy? Piú unici che rari. Un mio amico una sera a Martha’s Vineyard è andato a una festa privata e quando è arrivato Ted Kennedy stava accogliendo gli invitati sulla porta. Indossava una tuta giallo canarino ed era ubriaco. Il mio amico ha detto: Complimenti per la mise, senatore. E Kennedy ha detto sí, ma io me la posso permettere. Il mio amico – che è un avvocato di Washington – mi ha detto che i Kennedy non li aveva mai capiti. Li trovava sconcertanti. Ma quando ha sentito quelle parole dice che gli son cadute le bende dagli occhi. Ha pensato che probabilmente erano incise nello stemma di famiglia. Comunque si dica in latino. Sia come sia, non ho mai capito perché da nessuna parte esiste un monumento intitolato a Mary Jo Kopechne. La ragazza che Ted ha lasciato annegare nell’abitacolo dopo che lui ha tirato la macchina giú da un ponte. Non fosse stato per il sacrificio di quella donna quello squilibrato sarebbe diventato presidente degli Stati Uniti. Per me a parte Bobby erano solo una banda di psicopatici. Presumo che in qualche modo Bobby sperasse di poter scagionare la famiglia. Anche se certamente sapeva che non sarebbe stato possibile. Nei forzieri che avevano finanziato tutta l’impresa non c’era un solo centesimo pulito. E poi sono morti tutti. Ammazzati, perlopiú. Non sarà Shakespeare. Ma un discreto Dostoevskij. “
Cormac McCarthy, Il passeggero, traduzione di Maurizia Balmelli, Einaudi (Collana Supercoralli), 2023; pp. 334-335.
[Edizione originale: The Passenger, Alfred A. Knopf Inc., New York City, U.S. 2022]
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Lista di cose artistiche per cui impazzisco quando visito una chiesa, museo, castello o palazzo storico:
⛪ rosone
⛪ campanile con orologio specialmente meridiana
⛪ capitelli
⛪ bassorilievi soprattutto attorno alle arcate delle porte o su un capitello
⛪ affreschi in particolare soffitti affrescati ancor meglio se cupole
⛪ organo soprattutto se antico
⛪ pulpito soprattutto se decorato o presenta una forma particolare
🖼️ affreschi trompe-l'oeil
🖼️ mosaici
🖼️ fasci di luce o vento dipinti
🖼️ uso dell'oro nelle opere d'arte
🖼️ mappamondi antichi e cartine geografiche affrescate o sottoforma di arazzi
🖼️ vetrate colorate
🖼️ stelle e luna dipinte
🖼️ raffigurazioni attinenti ai segni zodiacali, simboli alchemici e nodi celtici
🖼️ scrittura onciale con miniature in particolare se vengono utilizzati colori naturali come il blu oltremare, porpora, ocra, giallo di siena e oro
🖼️ librerie e radio d'epoca
🖼️ strumenti musicali antichi o di etnie lontane soprattutto se si possono vedere i meccanismi interni
🖼️ sculture di personaggi con libri o strumenti musicali tra le mani
🖼️ ceramiche con dipinti paesaggi e natura
🖼️ reperti in bronzo in particolare etruschi
🏰 guglie
🏰 soffitti a cassettoni
🏰 arcate
🏰 lampadari sfarzosi
🏰 cortile esterno con pozzo
🏰 giardini botanici e cespugli dalle forme particolari
🏰 ampolle alchemiche
🏰 strumenti astronomici e orologi antichi
🏰 fontane con sculture
🏰 tessuti e costumi tradizionali ancor meglio se con i bozzetti degli abiti
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LA BANDIERA DEI QUATTRO MORI, SOS BATTEROS MOROS
Ringrazio un mio amico sardo per la foto e per avermi mandato la storia
''Per conoscere la storia della bandiera dei QUATTRO MORI (come viene appellata dal popolo sardo) occorre percorrere a ritroso la storia fino al periodo in cui i Catalano-Aragonesi presero possesso della Sardegna. Lo stemma dei quattro mori compare per la prima volta nei sigilli in piombo della Cancelleria Reale aragonese. Nell' archivio storico comunale di Cagliari sono conservati alcuni documenti chiusi con tali sigilli, appartenuti a Giacomo II° e Alfonso il Benigno entrambi re d' Aragona. Gli Aragonesi divennero re di Sardegna a seguito della creazione (avvenuta il 4 aprile 1.297) da parte del Papa Bonifacio VIII del regno di Sardegna. Lo stesso Bonifacio VIII dopo la creazione del regno accordo la "licentia invadendi" agli Aragona per permettere agli stessi di legittimare il possesso dell' isola. A seguito della conquista di fatto dell' isola ad opera del sovrano aragonese Alfonso IV nell' anno 1.323 lo stemma con i quattro mori in campo bianco con croce rossa, fu adottato per il nuovo regno di Sardegna. Regno creato dal nulla e poi regalato da generoso Papa Bonifacio VIII alla casata Aragonese. Questo stemma fu in uso dalla casata iberica degli Aragona fin dal XIII secolo. Sul significato intrinseco dei quattro mori raffigurati nello stemma che era in uso da molto tempo da parte degli Aragona vi sono le più disparate versioni. Tutte caratterizzate dal mito e dalla leggenda. Non esiste nessun documento che riporti dati sufficienti che permettano di stabile in che periodo inizio l' adozione di tale stemma a stemma identificativo della casata. Tra le tante versioni conosciute è da mettere in risalto quella che riconduce alla battaglia di Alcoraz combattuta dagli Aragonesi contro i mori (19 novembre 1.096). Nella battaglia il Re Pietro I° sconfisse pesantemente i mori guidati dal saraceno Abderramen. La leggenda narra che dopo la vittoria le truppe aragonesi issarono insieme alle insegne dei Conti di Barcellona (scudo con quattro pali rossi in campo giallo) uno stemma che riportava nei quattro quarti bianchi formati dalla croce rossa (la croce di San Giorgio) la testa di un moro con la benda sulla fronte. La motivazione sulla comparsa di tale stemma fu probabilmente legata al ricordo della battaglia e alla vittoria sui saraceni. Quando gli Aragonesi ricevettero "in dono" la Sardegna decisero di assumere lo stemma con i quattro mori come bandiera del regno di Sardegna.
Il vessillo con i quattro mori fu innalzato dalle truppe aragonesi durante la battaglia (infausta per i sardi) combattuta a Sanluri la domenica mattina del 30 giugno del 1.409 in una località tristemente nota come Su Occidroxiu (il mattatoio). Le truppe sarde innalzavano la bandiera con raffigurato l’albero eradicato (stemma del giudicato d’Arborea (l' ultimo dei quattro regni che ancora teneva testa agli Aragonesi). Istintivamente si può pensare che il vessillo degli Arborea fosse la bandiera in cui tutti i sardi si riconoscevano. Ma non è cosi. La Sardegna medievale era divisa in quattro giudicati indipendenti. Ogni giudicato (un regno a tutti gli effetti) aveva la sua bandiera, il proprio vessillo.
L’albero eradicato era il vessillo di uno dei quattro giudicati, quindi di una parte della Sardegna. Come ben noto tre dei quattro giudicati dopo la regalia fatta alla casata aragonese dal Papa Bonifacio VII, persero l' indipendenza. L' unico giudicato che poteva esprimere la propria piena autonomia e indipendenza nei confronti degli Aragona era il giudicato d' Arborea. In quel preciso momento storico quasi tutta la Sardegna era unificata sotto il controllo di una unica entità statuale: il giudicato d' Arborea. Agli aragonesi rimasero ben pochi lembi di territorio sardo da controllare. Quindi è normale che quel vessillo venisse visto da quei sardi che affiancarono gli Arborensi come la bandiera di tutti i sardi.
La bandiera di BATTEROS MOROS stemma della Sardegna viene sventolata con orgoglio dai sardi dentro e fuori dall' isola. Viene considerata come simbolo di appartenenza alla Sardegna. Ai detrattori della bandiera dei BATTEROS MOROS direi di chiedere a quanti più sardi possibile se non amano questa bandiera, e se intendono cambiarla. Do per scontato che prevalga nelle risposte all' amore e l' insostituibilità dei BATTEROS MOROS.''
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CONTEST 2023 @allaricercadellanimapoetica
Libro preferito...
Ne ho talmente tanti che scegliere è difficile.
Uno su tutti 'Il nome della rosa', di Umberto Eco.
Un giallo a tutti gli effetti.
In epoca medievale.
Immagino che la storia sia nota a tutti.
L'ambientazione, un monastero benedettino. Una serie di omicidi che mettono alla prova frate Guglielmo da Baskerville, un insolito investigatore.
Non mancano riferimenti al periodo storico, alla santa inquisizione, ai processi svolti al solo scopo di confermare la colpa dell'imputato, che, sotto tortura, avrebbe finito per confessare seppur innocente.
Geniale la soluzione del mistero.
Grande delusione il film.
Barbara
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Il furto della Divina Commedia di Dario Crapanzano: Un giallo nella Milano degli anni '50 con l'ispettore Fausto Lorenzi. Recensione di Alessandria today
Dario Crapanzano ci trasporta nella Milano vintage degli anni '50 con un giallo intrigante e un nuovo, affascinante investigatore.
Dario Crapanzano ci trasporta nella Milano vintage degli anni ’50 con un giallo intrigante e un nuovo, affascinante investigatore. “Il furto della Divina Commedia” di Dario Crapanzano è un romanzo che ci riporta nella Milano degli anni Cinquanta, un’epoca in cui il mistero e il fascino delle vecchie librerie, dei cinema fumosi e degli antichi vicoli milanesi offrono lo sfondo perfetto per un…
#ambientazione anni 50#Atmosfera Vintage.#atmosfere anni Cinquanta#colpi di scena giallo#Crapanzano autore#Crapanzano gialli#Dario Crapanzano libri#delitti Milano#Fausto Lorenzi investigatore#gialli storici#Giallo Italiano#Giallo storico#Il furto della Divina Commedia recensione#incunabolo Divina Commedia#indagine Divina Commedia#indagine poliziesca#investigazione classica#investigazione psicologica#ispettore Lorenzi#libri antichi#libro giallo Mondadori#libro Mondadori#Milano anni ’50#Milano vintage#mistero e omicidio#mistero in libreria#narrativa italiana#nostalgia Milano#Personaggi iconici#polizia milanese
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Se fossi stata io ai vertici del comune di Roma qualche anno fa in previsione del Giubileo di merda:
"Allora regà, ce tocca. Purtroppo la città è anche quella del Papa, ce ne siamo fatti una ragione, sempre ce lo prendermo nel culo per 'sta storia ma ok, siamo sopravvissuti ai papaboys col cappelletto giallo, sopravviveremo anche a questo. Adesso ascoltatemi bene: IL PRIMO CHE SPOSTA UN SAN PIETRINO, CHE FA UNA BUCA, CHE PURE PER SBAGLIO PORTA IL CANE FUORI E IL CANE TIRA DUE ZAMPATE ALLA TERRA PER SCAVARE, VERRA' PRIMA ESPOSTO ALLA BERLINA POI UCCISO E IL SUO CORPO IMPALATO. I CORPI DEI TRASGRESSORI VERRANNO MESSI TUTTI INTORNO AGLI ACCESSI DEL RACCORDO, COME MONITO. NON DOVETE SPOSTARE NIENTE CHE QUI NON POSSIAMO RISCHIA' DI TROVARE ROBA. QUESTO NON E' IL MOMENTO DI TROVARE COCCI. RIPETO: MO' NON DOBBIAMO TROVARE COCCI. CHIARO? SE INCIAMPATE IN QUALCOSA CHE SEMBRA UN COCCIO, FATE FINTA DI NIENTE E ANDATE AVANTI. DOBBIAMO SOPRAVVIVERE ALL'INVASIONE, QUESTO NON E' IL MOMENTO DI FAR FINTA CHE SAPPIAMO GESTIRE IL PATRIMONIO STORICO DELLA CITTA', OK? SONO STATA CHIARA?"
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🔴 THE APOTHECARY DIARIES: L'ANIME DEBUTTERÀ SU CRUNCHYROLL IL 21 OTTOBRE CON I PRIMI TRE EPISODI!
Confermato inoltre il format di due cour, questo vuol dire che la serie ci terrà compagnia per due stagioni consecutive.
Quello ad opera di TOHO ANIMATION STUDIO e OLM (Summer Time Rendering, Komi Can’t Communicate), è l'attesissimo adattamento del premiato racconto seinen fra commedia, giallo e romanzo storico firmato da Natsu Hyuga, che qua in Italia conosciamo come IL MONOLOGO DELLA SPEZIALE o I DIARI DELLA SPEZIALE.
L'anime è scritto e diretto da Norihiro Naganuma (The Ancient Magus' Bride - Stagione 1, Yowamushi Pedal Movie).
#the apothecary diaries#i diari della speziale#il monologo della speziale#anime#serie tv#kusuriya no hitorigoto#crunchyroll#manga#light novel#giappone#animazione#cartoni animati#streaming#jpop manga#dokusho edizioni#news in the shell
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Creatività a colori Creativity in colour Museo Salvatore Ferragamo
a cura di / edited by Stefania Ricci con la collaborazione di/ with the collaboration of Stefano Fabbri Bertoletti, Colin McDowell
Fotografie/Photographs Stefano Biliotti, Christopher Broadbent, Roberto Quagli
Sillabe, Livorno 2006, 216 pagine,21,5 x 33,5 cm, 300 ill.a colori, ISBN 9788883473616
euro 40,00
email if you want to buy [email protected]
Mostra Museo Salvatore Ferragamo 2006
Il Museo Salvatore Ferragamo espone la collezione in rotazioni biennali, di oltre 10.000 scarpe, create dal noto stilista dalla fine degli anni Venti al 1960, anno della morte, selezionando di volta in volta le calzature secondo temi che permettono di affrontare argomenti inediti e di esplorare nuovi campi d’indagine. La mostra è stata allestita per celebrare gli 80 anni di attività della nota casa di moda e per presentare il nuovo riallestimento e ampliamento del Museo di Palazzo Spini Feroni. L’evento organizzato per l’occasione è incentrato sulle calzature create dal celebre ‘calzolaio delle dive’ scelte secondo il criterio del colore. Tema deciso per il grande fascino che ebbe sull’artista al momento delle sue creazioni e che implica una sensibilità e una conoscenza delle discipline come la fisica, la filosofia e la chimica. La scelta delle calzature da esporre per la mostra vanno dal Venti al Cinquanta del XX secolo e riguardano quelle dai colori decisi e forti (il nero, il bianco, il rosso, il verde, il blu e il giallo) senza tralasciare l’oro e l’argento, da soli o combinati tra loro in perfetta armonia geometrica e in un sinuoso movimento di tinte. Il volume è corredato dai contributi di due specialisti quali Coin Mc Dowell, illustre esperto di moda, e Stefano Fabbri Bertoletti, storico della filosofia, che aiutano a capire cosa realmente sia il concetto di ‘colore’ e l’uso importantissimo e distintivo di esso nella e per la moda.
29/06/23
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Apparentemente il miglior compromesso possibile per i quartieri cittadini, sia per residenti che per i negozianti, in linea con la "città in 15 minuti" (forse, non so): dalle 19.30 alle 8.00 parcheggio concesso ai soli residenti, nelle altre ore anche ai visitors. Okey? No, è il solito pensiero debole.
E i ristoranti? I teatri, i cinema, i locali serali? Le palestre e centri sportivi? Coprifuoco per i "foresti" alle 19.30, nessuna sosta la notte dall'amico o dalla fidanzata, babysitter serali e badanti solo col taxi. Manco a cena da mammà.
Sarebbero i residenti a imporre questa misura da quartiere dormitorio: han chiesto la cosa con quasi 500 firme. Come del resto i giardinetti sottocasa: incolti e pieni di merde e siringhe ma senza come si fa a scendere il cane e pisciarlo.
Dirgli che in Giappone un abitante di città per poter acquistare o noleggiare un'auto, deve dimostrare di avere un posto di proprietà dove lasciarla, è troppo da kapitalismo selvaggio dei paesi ricchi, vero?
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Sono usciti i nuovi iMac con M4: ecco tutti i dettagli
Come pre-annunciato la scorsa settimana, questo lunedì Apple inizia gli aggiornamenti dei Mac ad iniziare dal suo storico all-in-one. Nessuno stravolgimento, abbiamo sempre un unico modello con display Retina da 24″ nelle colorazioni: blu, viola, rosa, arancione, giallo, verde e argento. La novità in sintesi sono le seguenti: arriva il chip M4 in sostituzione del precedente M3 si parte da 16GB…
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