#gestore unico acqua
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Amag: Sindacati Preoccupati per il Futuro dell'Azienda e dei Servizi a Alessandria
Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil sollevano dubbi sulla vendita delle reti del gas e chiedono un piano industriale chiaro per garantire l'occupazione e i servizi.
Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil sollevano dubbi sulla vendita delle reti del gas e chiedono un piano industriale chiaro per garantire l’occupazione e i servizi. Le organizzazioni sindacali Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil, insieme alla RSU di Amag, hanno espresso preoccupazione per il futuro della società e dei servizi che attualmente fornisce alla città di Alessandria. In un…
#Alessandria#AMAG#azienda multiservizi#Consulenti esterni#consulenze esterne#crisi aziendale#crisi settoriale.#Energia rinnovabile#Femca-Cisl#Filctem-Cgil#gestione idrica#gestione servizi pubblici#gestore unico acqua#investimenti aziendali#Occupazione#Piano Industriale#Qualità servizi#relazioni industriali#riforma aziendale#Riorganizzazione Aziendale#risorse energetiche#RSU Amag#salvaguardia occupazione#servizi pubblici#settore energetico#Sindacati#strategie aziendali#tensione interna#Uiltec-Uil#utilities locali
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Regione Sicilia. Individuate risorse per 340 milioni di euro da destinare alle reti di distribuzione e agli invasi.
Regione Sicilia. Individuate risorse per 340 milioni di euro da destinare alle reti di distribuzione e agli invasi. Le azioni avviate per assicurare la piena funzionalità delle dighe siciliane, per individuare il gestore del servizio unico integrato in alcune province, per l'utilizzo delle acque reflue e i punti salienti del nuovo Piano regionale dei rifiuti. Questi i temi approfonditi nelle Giornate dell'acqua e dei rifiuti, duplice momento di confronto con esperti e operatori di settore voluto dalla Regione Siciliana, tramite l'assessorato dell'Energia e dei servizi di pubblica utilità all'interno della manifestazione Ecomed che si tiene nei padiglioni di FieraSicilia, a Misterbianco, nel Catanese. A illustrare le iniziative della Regione sui due fronti è stato l'assessore regionale all'Energia, che ha aperto i lavori di entrambe le Giornate. Eventi di confronto con esperti di ministeri, enti pubblici e privati chiamati ad esporre innovazioni e soluzioni in campo industriale, nella gestione delle risorse idriche e nel trattamento dei rifiuti urbani, approfondendo anche le iniziative finanziate dal Pnrr e le opportunità offerte dalle nuove tecnologie nel quadro delle normative nazionali e comunitarie. In tema di acqua, ha spiegato in mattinata l'assessore, il dipartimento è impegnato nella programmazione di interventi per assicurare la piena funzionalità delle dighe, sfruttando i fondi comunitari e del Pnrr. Sono state individuate risorse per 340 milioni di euro da destinare sia alle reti di distribuzione sia agli invasi. Inoltre, grazie a specifici progetti dalle dighe siciliane potranno essere recuperati 45 milioni di metri cubi di acqua in più ogni anno, da destinare a scopi potabili e irrigui, grazie a fondi Fsc. L'assessorato, inoltre, colmando un ritardo di anni sta completando l'affidamento del servizio idrico integrato in tutte le province dell'Isola: è in assegnazione l'ambito di Siracusa, è in corso la gara per quello di Messina, mentre per Trapani è stato richiesto l'intervento del governo nazionale. Quest'anno, inoltre, è stato emanato il decreto attuativo per l'utilizzo delle acque reflue depurate che consente l'effettivo impiego di questa risorsa per usi agricoli, industriali e nei cantieri. Sul fronte dell'emergenza idrica, inoltre, il governo regionale sta lavorando anche alla riattivazione dei dissalatori di Gela, Porto Empedocle e del Trapanese. Sui rifiuti, ha aggiunto nel primo pomeriggio l'assessore nel corso del talk di apertura dei lavori, il governo ha definito il nuovo Piano regionale, già apprezzato in giunta, il cui iter si completerà entro pochi mesi, così da avere uno strumento aggiornato e completo per dare una nuova fisionomia unitaria alla gestione del settore e porre fine ad alcune grosse criticità che ancora costringono a sostenere costi elevati per lo smaltimento. Questi gli obiettivi del nuovo Piano regionale: recupero di oltre il 65% dei rifiuti urbani; recupero energetico della frazione residua (fino a 600 mila tonnellate) e dei fanghi di depurazione; conferimento a discarica inferiore al 10%; eliminazione delle spedizioni fuori regione; implementazione delle piattaforme di recupero; riduzione di almeno il 40% dei costi di trattamento; produzione di biometano (70 milioni di mc) e di compost (10 mila tonnellate); valorizzazione del combustibile derivato dai rifiuti attraverso la sostituzione del pet-coke con CSS-C negli impianti energivori. Per raggiungere questi risultati il Piano regionale si basa sull'incremento del tasso di raccolta differenziata e sull'implementazione degli impianti destinati al trattamento. In sintesi: trasformazione dei Tmb pubblici esistenti (5 per complessive 720 mila tonnellate) in piattaforme pubbliche di selezione/recupero/affinazione; realizzazione di nuove piattaforme della stessa tipologia (11 per 829 mila tonnellate in totale); incremento degli impianti di valorizzazione dei rifiuti organici (fino a 54 per complessive 2 milioni 270 mila tonnellate); realizzazione di due termovalorizzatori pubblici nelle aree di Palermo e Catania (per 600 mila tonnellate nel complesso).... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Il giorno 2 novembre una delegazione di LasciateCIEntrare ha visitato il CAS di Pedemonte, un comune di 774 abitanti nell’Alto vicentino. La zona è isolata, poco prima degli altopiani trentini di Lavarone e di Luserna e ai piedi di una grande cava, pertanto l’ubicazione rende i collegamenti difficili e radi con i paesi limitrofi. Il centro d’accoglienza straordinaria è gestito dal Raggruppamento Temporaneo d’Impresa tra la srl Dimensione Impresa e la srl Casa Servizi, un unico ente gestore che nell’ultimo bando della prefettura [1] si è aggiudicato l’appalto di 170 posti per l’accoglienza suddivisi in diverse strutture. “Sulla carta è possibile ma servono delle competenze specifiche”, il pensiero di Enzo Miotti, socio fondatore di Dimensione Impresa in una intervista al giornale di Vicenza dell’agosto scorso [2]. L’accesso per verificare le condizioni della struttura non risulta agevole: l’ingresso è vietato anche se è presente un deputato, ordini dall’alto. Dopo un’attesa di due ore, intervallate dall’arrivo della responsabile del personale (dopo un’ora e mezza), e poi dalla direttrice, Antonella Ranzolin, e una funzionaria della Prefettura di Vicenza, la dott.ssa Daria Leonardi, viene spiegato alla delegazione che l’accesso è consentito solo al deputato e ad un suo collaboratore. La motivazione risiede nel fatto che "è vietato dalla legge" e che tempo fa, in un’altra struttura vicentina, Salvini “ci aveva fatto una piazzata”. Inoltre, temono l’incursione di gruppi fascio-leghisti che vivono in zona. Sicuramente la segretezza con cui sono gestite queste strutture e la difficoltà ad accedervi non facilita certo la trasparenza e l’inclusione. La casa Casotto La struttura appartiene ad un ordine di suore che ne aveva fatto una casa vacanze. Dall’agosto 2016, la srl Dimensione Impresa / Casa Servizi l’ha riconvertita in un CAS e si fa carico dei lavori di ristrutturazione che si rendono necessari. Gli ospiti sono 35 per 40 posti circa disponibili. Sono tutti uomini e provengono dall’Africa subsahariana ma anche dal Bangladesh e dal Pakistan. Le camere sono piccole con un posto letto o, più grandi, con due. I muri sono abbastanza fatiscenti e umidi. I bagni/doccia sono 9, tre sono in ristrutturazione avanzata (piastrellatura), gli altri sono puliti, ma rabberciati. C’è comunque acqua calda e riscaldamento. Diversi aspetti nell’accoglienza e nella gestione del CAS avevano scatenato le protesta di alcuni ospiti: la sala del refettorio era stata indicata come soggetta ad infiltrazioni di acqua in caso di pioggia, ma il soffitto di legno a trave e la bella giornata non hanno permesso di verificare la notizia. E’ stato poi constatato l’assenza di personale qualificato. La direzione ha ribadito che ci sono sempre due operatori diurni (ne è stato visto solo uno, l’altro, che era anche il cuoco, è arrivato dopo, anche se non può essere considerato un operatore sociale qualificato) e uno notturno che dorme nella struttura. La mediazione linguistica risulta carente nonostante gli operatori siano tutti cittadini stranieri. Il problema principale ravvisato dagli ospiti è che non parlano l’italiano e comunque le provenienze sono tante ed, in particolare, i bengalesi non hanno referenti se non un operatore che conosce la lingua a livello molto basico. Formazione ed assistenza legale Gli ospiti lamentano l’assenza di corsi di italiano con personale sufficientemente preparato nella mediazione linguistica. La direzione ha sottolineato che vengono svolte 6 ore di lezione in tre giorni settimanali. Si svolge inoltre un corso di giardinaggio e paesaggistica (!), benché scarsamente seguito. L’assistenza legale, sostengono i gestori, è fornita, seppure molti preferiscono affidarsi ad un loro avvocato (quando abbiamo rivolto questa domanda, evidentemente, ci riferivamo alla preparazione del colloquio in commissione territoriale); così come è offerta assistenza psicologica una volta alla settimana, anche se non arriva certamente alle 12 ore settimanali previste. Quest’ultima sarebbe importante, in quanto è piuttosto evidente il malessere dettato dalla sensazione di abbandono, di non accettazione del luogo ospitante, della difficoltà di intessere relazioni e di non poter parlare con nessuno. Vestiti La direttrice spiega che la settimana scorsa è stato consegnato a tutti un giaccone invernale ed ha mostrato anche alcuni maglioni ed un armadio pieno di scarpe usate, tuttavia molti ospiti indossano pantaloni corti ed infradito, forse per scelta personale. Le volontarie di Vicenza che accompagnano la delegazione nella visita sostengono di aver portato anche loro vestiti agli ospiti. Questi ultimi sostengono che è difficile reperire capi di abbigliamento e che sono stati costretti a cercare anche nella spazzatura. Molti hanno ricevuto dei capi invernali dopo oltre un anno di permanenza nel CAS. Pocket money e autobus Ai richiedenti asilo viene consegnato un pocket money mensile pari a 75 euro (2,50 per 30 giorni), mentre non viene fornito l’abbonamento ai mezzi pubblici, il cui utilizzo è necessario per raggiungere i paesi limitrofi. I gestori assicurano che viene dato un biglietto dell’autobus a chi va a portare il curriculum o a sbrigare pratiche. Invece, per quanto riguarda spostamenti più lunghi, come ad esempio fino a Vicenza, questi sono a carico degli ospiti utilizzando il pocket money mensile. Il costo del viaggio di andata e ritorno tra Pedemonte e Vicenza è di circa 11 euro. Assistenza medica Questo è un punto controverso: è presente un medico di base che ha lo studio a 20 metri dal CAS. Un infermiere, assicura la gestione, passa una volta alla settimana ed è sempre reperibile, ma non garantisce le 12 ore settimanali, ed in più c’è una convenzione con un medico privato. Non è chiaro chi sia la figura medica sempre disponibile. C’è anche un armadietto con medicinali da banco (antidolorifici, tachipirina…) ma vengono somministrati solo dopo il parere del personale medico. In caso di malessere, gli ospiti vengono accompagnati in ospedale ed in alcuni casi è stata chiamata l’ambulanza. I volontari però spiegano che hanno dovuto accompagnare personalmente un paio di persone all’ospedale, perché non avevano ottenuto altre risposte. Di sicuro, l’assistenza non è velocissima, dovendo informare prima l’operatore (che magari non c’è), questi la responsabile del personale, e questa l’infermiere, e questo prendere una decisione dopo essersi consultato con la direttrice. La prassi da seguire appare molto macchinosa. Cucina e cibo (e anche i vicini) La cucina è abbastanza pulita ed ordinata, ma le lamentele riguardano invece il cibo. La sera si cena con piatti tipici delle varie culture a rotazione. Il pranzo invece è italiano "per una questione di integrazione", dice la direttrice, tuttavia, non essendo un piatto gradito agli stranieri, viene purtroppo gettato in gran parte nella spazzatura, sollevando lo stupore del vicinato. I richiedenti asilo hanno più volte fatto presente questo disagio, ma c’è una certa ostinazione nel non capire esigenze culturali, accorgimenti semplici che tralaltro sono inseriti nel capitolato speciale d’appalto (“nella scelta degli alimenti il Gestore dovrà porre la massima cura nel proporre menù non in contrasto con i principi e le abitudini alimentari degli ospiti [...] [3] I vicini confermano che la struttura non ha mai dato problemi al paese, seppure la presenza di stranieri ha agitato le acque della paura e "molte ragazze non passano più per di qua la sera". "All’inizio non facevano la raccolta differenziata, sembravano lasciati a loro stessi, ma poi abbiamo parlato e ora l’ambiente esterno è migliorato. Sono gentili e ci salutano, i più timorosi sono i cittadini che non ci abitano vicino, noi abbiamo imparato a vederli tutti i giorni, a conoscerli”, replicano gli abitanti delle case vicine. Ci è parsa totalmente assente una proposta di incontro interculturale con la comunità di Pedemonte dell’ente gestore. Probabilmente basterebbe davvero poco... Residenza e carta d’identità L’attesa purtroppo è molto lunga: i gestori accusano velatamente il sindaco di allungare i tempi per non avere persone da “caricare” sui servizi sociali, la realtà comunque vede richiedenti asilo che attendono da 8 mesi/1 anno per il diritto all’iscrizione anagrafica. Lavoro Questo è uno dei punti più critici: la Dimensione Impresa srl lavora da vent’anni nel settore dell’occupazione. I gestori hanno spiegato che queste loro "conoscenze" sono un vantaggio per gli ospiti nel trovare lavoro. La direttrice spiega che i ragazzi lavorano volentieri per mandare qualcosa a casa e per avere qualche possibilità in più in fase di colloquio dimostrando il loro inserimento sociale (per questo fanno anche delle attività di "volontariato" spazzando strade e curando i boschi). Secondo la prefettura non è possibile pagarli più di 300 euro al mese perché se superano, con il pocket money, i 500 euro perdono il diritto all’accoglienza in struttura. Anche sui tempi di lavoro ci sono discordanze. La gestione cerca di assicurarsi che nei contratti di tirocinio non si superino le otto ore. I ragazzi dicono di lavorare, specie in una lavanderia di Canè, "dalle 8 di mattina alle 20 di sera, ma con la pausa pranzo". Alcuni giorni dopo la nostra visita, durante un incontro in prefettura, la dott.sa Daria Leonardi, spiegando l’isolamento del CAS di Pedemonte, utilizza un termine emblematico. Ci dice senza mezzi termini che è una struttura pensata “per far riflettere i richiedenti asilo”. Quale sia la “colpa” che devono espiare per finire in un centro così isolato e carente di servizi non ci è dato a saperlo. Note [1] http://www.prefettura.it/vicenza/news/Bandi_di_gara_e_contratti-6673443.htm#News_70776 [2] http://www.ilgiornaledivicenza.it/territori/thiene/gestione-profughi-non-c-%C3%A8-mai-statoalcun-business-1.5887660 [3] http://www.prefettura.it/FILES/allegatinews/1228/Allegato_1_-_Capitolato_speciale_di_gara.pdf
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Acqua non potabile, il gestore è obbligato a ricalcolarne il costo
Molto interessante un articolo pubblicato da il Sole24Ore a fine gennaio sul costo dell’acqua che utilizziamo presso le nostre abitazioni. Una questione nota anche a Colleferro, in provincia di Roma, dove il prezzo dell’acqua (gestito da Acea) è uguale a quello che pagano altri comuni dove uno dei beni primari è, invece, potabile e consentito per usi umani. Nel piccolo comune alle porte di Roma nella maggior parte dei quartieri dai rubinetti sgorga, da sempre, acqua non potabile e spesso con ordinanze del sindaco, non utilizzabile per usi umani. #gallery-3 { margin: auto; } #gallery-3 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 50%; } #gallery-3 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-3 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
Ordinanza Colleferro
Ordinanza Artena In particolare il giudice di pace di Cagliari con la sentenza 1453/2018 ha stabilito che se l'acqua del rubinetto è sporca e magari ha colore e odore di ruggine non si paga a prezzo pieno, ma la tariffa va ricalcolata come quando si eroga acqua grezza. La controversia riguarda un residente del Medio Campidano e il gestore idrico unico Abbanoa. La vicenda inizia quando dai rubinetti di una casa sgorga acqua sporca e dall'odore di ruggine. L'utente preleva alcuni campioni di acqua e chiede un'analisi in un laboratorio. I risultati certificano la condizione di acqua non potabile. Non solo, l'acqua non può essere utilizzata né per uso domestico né per lavarsi. Da qui la segnalazione al gestore per risolvere il problema. Nel frattempo però l'utente riceve una bolletta da mille euro con canoni arretrati (compresi alcuni che sono però prescritti). Subito dopo presenta opposizione alla richiesta di pagamento e, facendo presente di essere disposto a pagare, chiede che vengano ricalcolati gli importi a causa della non potabilità dell'acqua. Quindi, attraverso gli avvocati Massimiliano Podda e Giacomo Cau, il ricorso davanti al giudice di Pace del tribunale di Cagliari. Un tentativo di conciliazione proposto dal Giudice viene però rifiutato dal gestore idrico. Segue il dibattimento in cui viene prodotta la documentazione relativa alla qualità dell'acqua e, inoltre, la testimonianza di un dipendente per alcuni dettagli tecnici relativi all'allaccio e alla condotta. Il giudice condanna il gestore: tariffa ridotta e mille euro di spese legali Read the full article
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I Nuotatori Tifernati Polisport hanno vinto i Campionati regionali umbri di nuoto master, che si sono svolti domenica scorsa a Umbertide. Con una squadra che ha schierato 53 atleti e addirittura 18 staffette, mettendo in acqua praticamente tutti i componenti del sodalizio, i portacolori di Città di Castello hanno vinto 43 medaglie d’oro, 22 d’argento e 10 di bronzo, aggiudicandosi il primo posto in classifica davanti agli Amatori Nuoto Li-bertas di Perugia e all’Accademia PDS di Terni. “In questi nuotatori c’è il vero spirito sportivo, per il quale si fanno sacrifici e si fanno chilometri in vasca, con il piacere di dedicarsi a una passione con sano agonismo, lontano da pressioni, ma con grande se-rietà”, sottolinea l’assessore allo Sport Massimo Massetti, che plaude “a una impresa bellissima, che ribadisce la leadership di Città di Castello nel nuoto in Umbria ed è frut-to del positivo clima che si è creato nella società guidata dal presidente Valentino Cer-rotti, che ha riscontri evidenti anche nella buona riuscita delle manifestazioni sportive di rilievo nazionale organizzate nel corso dell’anno, come in ultimo è stato per la 24 ore di fine anno promossa insieme al Cnat ‘99”. A incoraggiare gli atleti a bordo vasca, domenica oltre al presidente Cerrotti c’era anche l’amministratore unico di Polisport Stefano Nardoni, che segue sempre da vicino l’attività dei Nuotatori Tifernati. “E’ stata una vittoria entusiasmante, della quale siamo orgogliosi, perché rende merito all’impegno con cui i nostri atleti si allenano e gareggiano, andando anche a evidenzia-re come Polisport sappia bene interpretare non solo il ruolo di gestore dell’impiantistica sportiva, ma anche di promotore della pratica sportiva”, afferma Nardoni. Per il presi-dente Cerrotti l’affermazione di Umbertide “ha confermato appieno, non solo le carat-teristiche atletiche e agonistiche della squadra, ma soprattutto quelle partecipative, nel pieno rispetto della filosofia Master, della quale la nostra società è protagonista nel pa-norama natatorio amatoriale italiano”. Il prossimo impegno dei Nuotatori Tifernati Poli-sport sarà nientemeno che la partecipazione ai Campionati Europei di Nuoto Master che si terranno la prima settimana di giugno a Budapest, alla “Duna Arena”, uno degli impianti più importanti al mondo dove il sodalizio punta schierare un numero importan-te di atleti e, soprattutto, a presentare in vasca anche delle staffette. Subito dopo, scat-terà l’organizzazione della “Settimana del Nuoto” insieme al Cnat ‘99, nella quale si di-sputeranno il Meeting “Galluzzi”, secondo in Italia per longevità con la sua 35^ edizio-ne, e il Meeting di nuoto giovanile “Tifernum Tiberinum”, che festeggerà i 25 anni di vi-ta.
I nuotatori tifernati polisport campioni regionali master I Nuotatori Tifernati Polisport hanno vinto i Campionati regionali umbri di nuoto master, che si sono svolti domenica scorsa a Umbertide.
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ASA interessata a ElbaTunnel
Comunicato stampa con preghiera di pubblicarlo interamente.
La squadra del Progetto ElbaTunnel non va in vacanza.
In quest'ultimo periodo ha continuato a lavorare studiando piani di fattibilità e di realizzazione.
Il progetto realizzato dalla equipe capitanata dall'Architetto David Ulivagnoli dello Studio ADU, è stato ultimato a metà maggio.
Grandi aziende di servizi stanno abbracciando l'idea del Tunnel comprendendone l'essenzialità sia per i trasporti che per i servizi stessi.
Prima tra tutti ASA spa (Gestore Unico del Servizio Idrico Integrato per l'Autorità Idrica Toscana).
Con una lettera d'intenti inviata il 28 giugno alla Cacelli Group, si è dimostrata interessata alla grande possibilità di utilizzare
l'Elba Tunnel per poter approvvigionare l'isola di acqua e gas ed eliminare cosi’ il principale problema idrico elbano e fornire un ulteriore servizio domestico.
Riccardo Cacelli, Ceo della Cacelli Group Ltd e patron del progetto ha dichiarato:
"Da mesi, stiamo lavorando per trasmettere a grandi aziende italiane e non l'importanza che ElbaTunnel può avere sia a livello locale che regionale e nazionale. Locale per rendere l'isola sempre più indipendente, regionale perche’ gran parte dell’utenza utilizzatrice del Canale di Piombino e’ toscana, nazionale perche’ Elbatunnel, con la sua realizzazione, sarebbe un valido testimonial che puo’ permettere all’Italia di attrarre in infrastrutture strategiche importanti investimenti internazionali.”
“Per questo – continua Cacelli - ricevere la lettera di una grande azienda nazionale come ASA è la conferma che siamo "sulla strada" giusta ed è per noi impegno e stimolo a proseguire con sempre più determinazione, verso la presentazione del progetto."
"Ringrazio – conclude Riccardo Cacelli - ASA per la fiducia che ci ha accordato e posso sbilanciarmi nel dire che attendiamo nei prossimi giorni ulteriori lettere d'intenti anche da altre grandi aziende nazionali e internazionali."
ASA SPA
ASA Spa opera nel servizio idrico integrato (acquedotto, fognatura, depurazione) e nella distribuzione del gas.
Dal 2002 è gestore unico del servizio idrico nell’ATO 5 Toscana Costa, il cui bacino di utenza è di 370.478 abitanti suddivisi in 32 Comuni appartenenti a 3 province (Livorno, Pisa e Siena). Per la distribuzione gas, ASA è presente in 5 Comuni della provincia di Livorno con un bacino servito di 223.361 abitanti.
ASA è infine concentrata su linee strategiche nel campo della produzione energetica tradizionale (Gas naturale liquido) e alternativa (eolico e fotovoltaico).
Website: www.asaspa.it
Asa Dati
Territorio: 2.510 kmq
Comuni serviti32
Province: 3 (Livorno, Pisa, Siena)
Popolazione residente: 370.000 (al 31/12/2016)
Lunghezza rete acquedotto (in Km): 3.506
Numero di acquedotti gestiti: 97
Lunghezza di rete fognaria (in km): 1229
Impianti depurazione: 76
DISTRIBUZIONE GAS
Territorio: 511 kmq
Comuni serviti: 5 (Livorno, Collesalvetti, Castagneto Carducci, Rosignano Marittimo, San Vincenzo).
Popolazione residente: 223.361 al 31/12/2015
Rete di distribuzione: 701 km
Volume di gas distribuito nel 2015: 89.823.605 Smc
ELBATUNNEL
Durante un piovoso pomeriggio nel suo ufficio nel cuore della City di Londra, Riccardo Cacelli lesse ad alta voce una news riguardante il mancato collegamento marittimo tra l’Isola d’Elba e Piombino.
Ci fu un commento: “Un tunnel eliminerebbe il problema”.
E, grazie all'Architetto David Ulivagnoli ADU e tutto il suo Staff, tunnel fu.
Il tunnel sotterraneo percorribile h24 e’ la soluzione per garantire la vera continuita’ territoriale alle persone, alle merci ed ai servizi.
Lunghezza: 18 km circa
Velocita’ massima: 70km/h
Distanza tra veicoli: 150m
Tempo di percorrenza: 18’ circa
Impatto ambientale: bassissimo
Per qualsiasi ulteriore informazione
0Responsabile Comunicazione e Marketing Dott.ssa Santoro Daniela 338.5355135
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Sistema idrico integrato. Incarnato (Sorical): “ritardi e inefficienze, soluzione è la Legge Galli”
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/sistema-idrico-integrato-incarnato-sorical-ritardi-e-inefficienze-soluzione-e-la-legge-galli/
Sistema idrico integrato. Incarnato (Sorical): “ritardi e inefficienze, soluzione è la Legge Galli”
Sistema idrico integrato. Incarnato (Sorical): “ritardi e inefficienze, soluzione è la Legge Galli”
“E’ più che condivisibile l’allarme lanciato dal Procuratore di Cosenza, Mario Spagnuolo, in Commissione parlamentare Ecomafie, sul sistema depurativo del Cosentino. Ora, però, è giunto il momento di trovare una soluzione risolutiva, e non tampone, ad una problematica che si protrae da troppi anni”. Lo dice Luigi Incarnato Commissario Liquidatore Sorical. “E’ noto che la gestione commissariale, a partire dal 1999, ha realizzato centinaia di depuratori non tenendo conto dei gravosi costi di gestione. Parliamo di oltre 640 impianti, in grandissima parte gestiti in economia dai Comuni e con non adeguate risorse finanziare. Questo problema, che è strutturale, può essere risolto attraverso la definizione di un progetto industriale di Servizio Idrico Integrato affidato ad un unico Gestore, percorso già individuato dal Legislatore Nazionale da oltre 25 anni”. “E’ noto che il Servizio Idrico Integrato, – avanza ancora Incarnato – così come avviene in altre regioni, si regge con un adeguato sistema tariffario che deve assicurare un efficiente gestione ed una corretta copertura dei costi. Già dal 2010 il Sistema Idrico Integrato è regolato da un’autorità indipendente (l’Arera) che, oltre a stabilire i criteri di adeguamento e applicazione delle tariffe, assicura l’efficienza e la diffusione del servizio con adeguati livelli di qualità a tutela dei consumatori”. “La soluzione per gli amministratori, sia comunali che regionali, quindi c’è ed è nella rapida attuazione della “legge Galli”, norma disattesa in Calabria da mezzo secolo. Per capire la gravità della situazione e l’impatto negativo che tutto questo sta avendo in Calabria, basta dare uno sguardo alla vicina Basilicata e, soprattutto alla Puglia. Quest’ultimo territorio, – continua – storicamente carente di acqua, è oggi un modello gestionale per tutto il Mezzogiorno. Addirittura l’acqua depurata viene utilizzata per l’agricoltura, ed il servizio idrico vanta standard di qualità in linea con le gestioni presenti nelle Regioni del nord. Purtroppo i forti ritardi accumulati in Calabria hanno generato gravi difficoltà finanziarie all’intero sistema che rischia di pregiudicare un adeguato servizio per le prossime generazioni”. “In ragione di ciò, credo che sia venuto il momento di un’assunzione di responsabilità collettiva: Regione e Comuni, insieme, affrontino il problema accelerando il processo di riforma del Servizio Idrico Integrato. Al riguardo non si può non tener conto che i principali adempimenti sono in capo all’Autorità Idrica Calabrese (l’Aic) e quindi ai sindaci. Procrastinare ancora le decisioni – conclude la nota – non serve più a nessuno. Men che meno ai calabresi.”
“E’ più che condivisibile l’allarme lanciato dal Procuratore di Cosenza, Mario Spagnuolo, in Commissione parlamentare Ecomafie, sul sistema depurativo del Cosentino. Ora, però, è giunto il momento di trovare una soluzione risolutiva, e non tampone, ad una problematica che si protrae da troppi anni”. Lo dice Luigi Incarnato Commissario Liquidatore Sorical. “E’ noto che la gestione commissariale, a partire dal 1999, ha realizzato centinaia di depuratori non tenendo conto dei gravosi costi di gestione. Parliamo di oltre 640 impianti, in grandissima parte gestiti in economia dai Comuni e con non adeguate risorse finanziare. Questo problema, che è strutturale, può essere risolto attraverso la definizione di un progetto industriale di Servizio Idrico Integrato affidato ad un unico Gestore, percorso già individuato dal Legislatore Nazionale da oltre 25 anni”. “E’ noto che il Servizio Idrico Integrato, – avanza ancora Incarnato – così come avviene in altre regioni, si regge con un adeguato sistema tariffario che deve assicurare un efficiente gestione ed una corretta copertura dei costi. Già dal 2010 il Sistema Idrico Integrato è regolato da un’autorità indipendente (l’Arera) che, oltre a stabilire i criteri di adeguamento e applicazione delle tariffe, assicura l’efficienza e la diffusione del servizio con adeguati livelli di qualità a tutela dei consumatori”. “La soluzione per gli amministratori, sia comunali che regionali, quindi c’è ed è nella rapida attuazione della “legge Galli”, norma disattesa in Calabria da mezzo secolo. Per capire la gravità della situazione e l’impatto negativo che tutto questo sta avendo in Calabria, basta dare uno sguardo alla vicina Basilicata e, soprattutto alla Puglia. Quest’ultimo territorio, – continua – storicamente carente di acqua, è oggi un modello gestionale per tutto il Mezzogiorno. Addirittura l’acqua depurata viene utilizzata per l’agricoltura, ed il servizio idrico vanta standard di qualità in linea con le gestioni presenti nelle Regioni del nord. Purtroppo i forti ritardi accumulati in Calabria hanno generato gravi difficoltà finanziarie all’intero sistema che rischia di pregiudicare un adeguato servizio per le prossime generazioni”. “In ragione di ciò, credo che sia venuto il momento di un’assunzione di responsabilità collettiva: Regione e Comuni, insieme, affrontino il problema accelerando il processo di riforma del Servizio Idrico Integrato. Al riguardo non si può non tener conto che i principali adempimenti sono in capo all’Autorità Idrica Calabrese (l’Aic) e quindi ai sindaci. Procrastinare ancora le decisioni – conclude la nota – non serve più a nessuno. Men che meno ai calabresi.”
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Il sogno di ANTONIO RIZZI AUTOSPURGHI inizia da una curiosità:
scoprire i segreti dell’ AUTOSPURGO, 3355765610 Antonio Rizzi e capire le complesse dinamiche del funzionamento di generatori di aspirazione. Da qui, nel 1972, giovanissimo, a dire il vero l’idea di unire nozioni tecniche ed applicazioni pratiche sfruttando una proficua permanenza presso l’Azienda di famiglia presente da generazioni sul settore da molti lustri in ITALIA. Consoliderà presto le proprie esperienze diventando un professionista specializzato. La tenacia e la grande passione sempre crescente nel proprio lavoro, forgeranno la chiave per consolidare gli ambiziosi progetti futuri.
Chiarezza e trasparenza nei rapporti con ogni singolo cliente, la creazione di un ambiente di lavoro motivante per i propri collaboratori e non ultimo, la promessa di erogare servizi qualificati e di prestigio.
LA NOSTRA STORIA
– dal 1972 ad oggi –
LA STORIA DI UN SUCCESSO AZIENDALE
ANNI 70
ANNI 80
ANNI 90
Sinistra
Centrale
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Nuovo mezzo aziendale di videoispzioni fognature robot
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Ilaria Palomba è il Vate della rivalsa, la prima e più tenace portavoce delle istanze di quella generazione X che il potere sperava di aver cancellato per sempre dai radar. “Disturbi della luminosità” è un capolavoro alieno
Disturbi di luminosità è stato brevettato il tredici febbraio del 1895, a Parigi.
Il ventotto dicembre di quello stesso anno, Ilaria Palomba si trovava tra gli attoniti spettatori del Salon indien del Gran Cafè, al 14 del Boulevard des Capucines. Dall’inquieta mente saettava la scintilla. Il seme della sua poetica, da cui sarebbe germogliato il memoir, fu ben conficcato nel fertile terreno del protocinema.
Protagonista del libro, vi allude il titolo, è la luce. Luce filtrata dalla pellicola e ordinatamente proiettata sul grande schermo dal dialogo tra l’inventore e l’ispirazione. Il primo della lunga teoria di artisti, cui Ilaria si rivolge come postulante ad altrettanti Oracoli, è Chuck Palahniuk. Manifesto l’argomento principe della narrazione: l’estasi ingestibile, la visione mistica invalidante.
Tyler (Durden, nel romanzo di Palahniuk) consegue la propria visione, attraverso il medesimo strumento utilizzato dagli apache per l’iniziazione del giovane guerriero: privazione del sonno. Nel film cult di David Fincher, uscito nelle sale il ventinove ottobre del 1999, Edward Norton e Brad Pitt, due corpi monumentali animati da talento e lavoro incommensurabili, si contendono la mente del protagonista. L’espediente metafilmico adoperato da Fincher, per rendere in funzione espressiva il corto circuito sinaptico, causa dello sdoppiamento del proprio personaggio, è l’innesto di un singolo fotogramma avulso alla scena. Il terrorismo culturale, cui si fa riferimento in una delle scene, prevede per esempio l’innesto dell’immagine di un pene, fra quelle animate di un lungometraggio per bambini. Palese il riferimento al messaggio subliminale, argomento molto in voga nel pubblico dibattito di quel periodo.
Questi fotogrammi incoerenti, sbagliati, decontestualizzati e strappati a un insieme indicibile e recondito, squarciati dal ventre imbottito della bambagia da pupazzo, di tabù scorticati e sbugiardati feticcio sovrano e Lare (per la bambina che Ilaria non è mai stata), spalmati su pagina con perizia inarrivabile e precisione ossessiva, la scrittrice ha poetato “Disturbi di luminosità” (Gaffi, 2018).
La copia di Luca Perrone di “Disturbi di luminosità”: corrosa dalla gioia dell’uso e dell’abuso
Il lemma “luce” compare una prima volta a pagina 14, ci offre lo spunto per analizzare uno stilema della scrittrice, che ha molto da insegnare ai colleghi della presente generazione e di quelle precedenti, fatti salvi pochi maestri: “Lascia entrare la luce. Il buio. La luce. Il buio. La luce.”
La copia di “Homo Homini Virus” (Meridiano Zero, 2015), il romanzo che ha consacrato la Palomba, oltre a spedirla direttamente in vetta alle mie preferenze di lettura, si trova molto opportunamente sopra una di due copie de I signori e le nuove creature, sillogi del poeta americano James Douglas Morrison, doppio della scomposta e disturbata rockstar americana. In esergo a questa preziosa edizione: “Mi sono sempre piaciuti i rettili… Immagino l’Universo come un mastodontico serpente, con tutte le persone, le cose, i panorami alla stregua di minuscole immagini sulle sfaccettature delle squame. E penso che la contrazione peristaltica sia il movimento basilare della vita: l’inghiottire, il digerire, il ritmo del rapporto sessuale. Del resto, la lucertola e il serpente si identificano con l’inconscio, con le forze del male…”.
Ilaria porta il moto peristaltico sulla pagina, attraverso l’espediente della ripetizione, ossessionante e ossessionata, delle proprie idiosincrasie. Le pagine di “Disturbi di luminosità” sono ricche di quest’inviti all’attenzione, alla sottolineatura animica, di queste metafore stilistiche dell’inquietudine. Pagina 17: “La pancia si crepava. Gli arti prosciolti nella luce. Sotto le palpebre geometrie Maya.”
Emerge dall’ansia, la colpa autoinflitta e così il castigo, danza salvifica e redentrice, al termine della notte, fluorescenze e fosfeni atavici. Disturbi di luminosità è una miniera d’immagini, tutte cariche di questa vis, tutte pronte a stravolgere l’immaginazione, a prenderla per mano e concupirla tra rovi e bacche, profumate un istante, rancide e fetide in quello successivo.
Sono sincero nel comunicare al lettore una suggestione. La premessa è che quando ebbi tra le mani “Infinite Jest”, di David Foster Wallace, pensai di essere intento nella lettura dell’unico romanzo che fosse mai stato scritto. Considerai per la prima volta l’esperimento mentale dell’isola deserta. Se avessi potuto portare un unico libro, si sarebbe trattato di IJ. Trattasi, come suggerisce il titolo, di un intrattenimento infinito. “Infinite Jest” può essere letto lungo l’arco intero della propria esistenza, suggerirà sempre la novità e stimolerà nuove comprensioni. Il libro di Ilaria Palomba è impastato di quella stessa materia, cangiante e caleidoscopica, di cui il grande maestro di Ithaca fu avvezzo a imbrattare le proprie mani. Non mancano persino prossimità di argomento, contenuti, i riferimenti alle farmacopee psicotropa e psicoterapeutica, ma soprattutto alla funzione dell’arte, sempre presente, imprescindibile.
La parola “luce”, declinata come sostantivo-soggetto, o in forma di derivata-attributo, compare nell’opera non meno di trenta volte. Non intendo effettuare una verifica per i sinonimi o per i lemmi che vi alludono. Voglio solo sottolineare come in principio fu il verbo e poi “fiat lux”. Come Ilaria prenda soavemente e delicatamente a calci la divina creazione, con il cranio affondato nell’abisso della comprensione, in cerca dell’origine di Natura. Il testo è definitivamente troppo pregno di riferimenti culturali, filosofici e artistici, per concederci in questo spazio di citarli tutti. Pagina 18: “Ricordo Spud raccontare di aver visto le porte della percezione di Huxley dipanarsi come acqua”.
Al netto del riferimento al personaggio welshiano, per cui rimando il lettore curioso all’approfondimento di “Trainspotting”, di fronte a questa frase ci troviamo costretti a macinare una riflessione, ch’è la chiave di una voragine.
Ilaria sa che “the doors of perception” è immagine creata da William Blake, nel proprio capolavoro “The marriage of Heaven and Hell”; la scrittrice conosce vita, opera, morte e miracoli, del gruppo rock teatrale per antonomasia, che scelse di omaggiare il poeta e illustratore inglese, marchiando la band per mezzo della sua poetica. Eppure in questa frase, che dice del racconto di uno sperimentatore di sostanze psicotrope, in merito all’estasi e alla conoscenza, alle differenti dimensioni del reale, la pensatrice barese connota l’esperienza nel contesto del saggio sulla mescalina del genio di Godalming, Aldous Huxley per l’appunto. In una sola frase Ilaria suggerisce un trattato di antropologia, uno di psichiatria, un saggio sulle religioni e considerazioni sullo sciamanesimo. Tratta di poesia estatica, di artisti rock della contestazione americana, di un’opera orecchiata ma a noi misconosciuta, dell’autore de Il nuovo mondo, apre su Welsh e sulla riduzione cinematografica di Danny Boyle.
Suggerisce strade diverse per raggiungere la visione. Riassume la sete di conoscenza dell’umanità d’ogni latitudine con pochi graffi d’una penna acuminata e tagliente come acciaio nipponico. Ilaria è una samurai dell’espressione. A conferma dell’affermazione in merito alla frequentazione della musica dei The Doors, da parte della scrittrice, riporto l’ultimo rigo di pagina 25: “Quando la musica finisce, spegni la luce”.
“When the music’s over, turn off the light”. Ancora la luce. Ancora J. D. Morrison. Il cantante compose questo verso nel corso di un’improvvisazione, con la quale il gruppo chiudeva le serate al London Fog. Si trattava di proposizione deittica: il gestore del locale doveva realmente spegnere le luci quando fosse terminata la musica, per creare l’effetto scenico immaginato dal giovane istrione e studente di cinema. La canzone è un’altalena di sensualità, una fra tante danze peristaltiche del suo autore e interprete.
“Disturbi di luminosità” è anche un libro politico. Non mancano i riferimenti alla seria riflessione e all’impegno, declinati attraverso una pars destruens, la critica, e una pars construens, l’affermazione propositiva, sempre per mezzo di quella prosa lirica ch’è marchio di fabbrica di quest’artista totale, accidentalmente coinvolta nel suo passato, in un percorso filosofico accademico. Pagina 45: “Pensaci, tu che mi leggi, come fai a non considerare il tuo male il male del mondo? Come fai a dire malattia invece che società? Come fai a vedere davvero le scissioni tra le cose? Forse è questo l’esistere, un filo invisibile di corpi, che tutti li unisce”.
Il coincidere sinonimico di queste due attente elezioni lessicali, malattia e società, rimanda immediatamente a due questioni. Una più attuale e contingente, inerente all’aberrazione disumana del vivere contemporaneo, stravolto dal presunto progresso tecnologico, che usa la carne come bersaglio dell’interminabile sventagliata di immagini e informazioni, utili a ridurre la vita umana a incredula immobilità. L’altra di natura classica e intramontabile, perché affonda le radici nella critica marxista al capitalismo e in particolare alle istanze e ai ragionamenti relativi all’alienazione che deriva dall’automazione del lavoro. In definitiva si tratta di un libro che tratta la sofferenza emotiva e razionale. Assimilabili e interagenti in un complesso rapporto di causa ed effetto, che per la mente meravigliosa di Ilaria è acquisito.
Le “scissioni” della frase successiva, non sono solo i vuoti innestati sui “vincoli”, dimostrati dalla penna di Giordano Bruno, da tutto il pensiero ermetico medievale e protomoderno. Non si tratta solo di acquisire, interiorizzare e metabolizzare il pensiero orientale, cui Ilaria si riferisce spesso, in urla sussurrate e disperate, che invocano comprensione e clemenza al mostro esiziale che la legherà al letto d’ospedale (urla che si giustificano per il genio), per sperare di conoscere un po’ meglio il reale è necessario un atto di fede.
Il filo invisibile dei corpi, che tutti li unisce, non conosce scissione tra anima e corpo, non c’è schizofrenia, termine obsoleto appena valido oramai per i discorsi da bar del popolo, sempre più oppresso dalla tragedia della sofferenza di un parente, preso in carico al CIM. E=mc2. La materia è energia. Ilaria, reduce dalle proprie peregrinazioni negli spazi sterminati delle molteplici dimensioni, ne ha coscienza efficace, la consapevolezza sublime, sa esprimerla attraverso la propria arte, che padroneggia da immortale, si tratti di quella performativa o di quella narrativa.
*
Ilaria Palomba è la prima e più tenace portavoce delle istanze di quella generazione X, che il potere sperava di aver cancellato per sempre dai radar, con droghe scadenti e le televisioni commerciali prima, con la riforma del lavoro e il precariato poi. Ilaria è a capo della protesta contro la repressione che abbiamo subito negli anni d’oro della nostra giovinezza, quando dovevamo sperare e progettare, quando, appena concluso il tempo della prima formazione, eravamo pronti a rivoluzionare il gusto e il mondo. Quando eravamo abbastanza forti e coraggiosi da immaginare un Universo unito e pacifico, un pianeta Terra costernato dall’amore dei suoi abitanti e dal suono cristallino delle risa di bambini che non nasceranno mai. Ilaria raccoglie preziosi oggetti usati inestimabili, libri, audiocassette, videocassette, dvd, cd, direttamente nei gloriosi anni ’90, quelli della Rinascita Inosservata.
I monopolisti dell’italica cultura possono proseguire tranquillamente con le loro politiche economiche di produzione di carta da culo usata, possono ignorare chi crea opere d’arte e contribuisce con apporti significativi alla cultura. L’establishment, anzi, deve necessariamente mirare all’autoconservazione e al proprio perpetuarsi, plasmato e informato di presunzione, ignoranza, incompetenza, malafede, piaggeria, connivenza e clientelismo. D’altronde “il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura”.
Gli artisti liberi, che si rivolgono a Ilaria Palomba come al Vate della rivalsa, Oracolo pervaso di stile impeccabile e traspirante bellezza, potranno morire in un giorno non molto lontano, perché il loro cuore non reggerà la fatica.
Nonostante l’apparente gratuità del sacrificio però, sarà la Storia a versare il suo tributo all’arte, come è sempre stato. Non abbiamo paura. Il giorno del boom al petto, sarà stato senza dubbio un buon giorno per morire. Una pagina: “L’Oracolo ti disse: Non è mica facile stare con te. E tu hai avuto paura di essere solo una terra di passaggio in cui ciascuno semina fiori che nessuno raccoglie”.
Luca Perrone
*
Il lavoro intellettuale speso con felicità sul libro di Ilaria mi ha ispirato alcuni versi. Nell’intento, il riportarli in questa sede vuol essere un omaggio all’autrice e un ulteriore messaggio per il pubblico che leggerà “Disturbi di luminosità” (Gaffi, 2018). Spero di non essere frainteso.
Scava la deflagrazione.
Il cratere luccica agli astri sovrappensiero e brillo erutta l’atro meteorite scova diamanti la tenebra
torbide come ascessi neonatali mietono cinque sfingi
spoglie galere vestono immane riverbero lunare accosta il palmo e quieta genuflette ai posteri la miseria
Ricuci attenta ogni assenza
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MACERATA – L’adeguamento dello statuto della società per l’acquedotto del Nera alle disposizioni della legge Madia, in merito al rapporto tra componenti del Cda e dipendenti della spa, è stato occasione di ampio dibattito per il Consiglio comunale riunito ieri pomeriggio nella sala della Provincia.
La delibera prevede la diminuzione del numero dei consiglieri di amministrazione della società, costituita da 22 Comuni delle provincie di Macerata e Ancona, nata per realizzare la rete idrica che dalla sorgente del Nera dovrà portare l’acqua potabile in tutti i Comuni soci tra cui anche Osimo, Castelfidardo e Numana. Il sindaco è intervenuto in aula per riferire al Consiglio comunale un problema sorto tra la società Acquedotto del Nera e la Regione Marche in merito alla captazione dell’acqua ora limitata a 150 litri al secondo, una portata che però non basta a farla arrivare in tutti i territori.
“Dobbiamo rivendicare con forza verso la Regione Marche la possibilità di attingere più quantità perché ci sono Comuni che hanno investito nelle infrastrutture del progetto e non riescono ad avere la portata di acqua sufficiente per il loro fabbisogno” ha sostenuto il sindaco Romano Carancini “Il diniego della Regione alla richiesta della Società Acquedotto del Nera di aumentare il prelevamento è stato motivato con un possibile ricorso da parte dei Comuni della vallata del Tevere verso il restringimento della captazione nella regione Lazio. Questo non è accettabile.” Ha concluso il sindaco.
Sulla stessa lunghezza d’onda di Carancini Carla Messi, capogruppo dei 5 Stelle, che ha evidenziato come “il vero obiettivo del Governo e della Regione Marche sia quello di giungere a un gestore unico dell’acqua con il gruppo Hera e di ostacolare quindi la gestione pubblica della rete idrica”. L’ esortazione ad un chiarimento con la Regione Marche è invece giunto dagli interventi di Paolo Micozzi e Maurizio Del Gobbo (entrambi del Pd). “Non ritengo che la questione debba essere estesa ad un alterco con la Regione” ha detto il capogruppo Pd Del Gobbo “anzi credo che la questione possa essere risolta in collaborazione con il governo regionale”. Andrea Marchiori (Forza Italia) ha poi presentato un ordine del giorno, approvato con 20 voti favorevoli e 5 astenuti (Contigiani, Ottaviani, Orazi, Rogante, Scoccianti del Pd), che va verso un maggior controllo della gestione delle reti da parte della Direzione tecnica e l’installazione delle centraline idroelettriche già progettate perché dalla vendita di energia elettrica si possa produrre un ricavoda reinvestire nelle strutture o nella diminuzione delle tariffe per l’utenza.
La delibera è stata poi votata con 21 voti di maggioranza e opposizione e 4 astensioni ( Anna Menghi dell’omonimo Comitato, Riccardo Sacchi, Andrea Marchiori di Forza Italia e Francesco Luciani di Fratelli d’Italia). Voto unanime del Consiglio sulla mozione di Anna Menghi (Comitato Anna Menghi) riguardante la sosta in centro storico per i titolari del contrassegno per disabili. Il documento impegna l’amministrazione comunale, insieme alle commissioni consiliari competenti, a fare un monitoraggio degli spazi riservati alla sosta per disabili oggi esistenti e a rivedere la posizione di alcuni di essi.
“C’è la necessità di aprire un confronto perché parcheggi in centro storico non sono molti e i nuovi stalli creati ad esempio nella zona dell’ex ParkSì sono scomodi per i portatori di handicap”. L’assessore Mario Iesari nella sua risposta ha evidenziato come in realtà con il via libera alla pedonalizzazione del centro storico, i posteggi riservati siano aumentati passando da uno ogni 50 posti a uno stallo ogni 35. Anche il sindaco, pur rimanendo disponibile ad un confronto con le associazioni di categoria, ha ribadito che il disabile che entra in centro storico può sostare liberamente sui posteggi riservati alla categoria, sugli stalli per i residenti e in più può parcheggiare la macchina in qualsiasi posto purchè non arrechi intralcio alla circolazione.
Voto corale, con la sola astensione del consigliere Aldo Tiburzi (Pd), anche per l’altra mozione del Comitato Anna Menghi, trasformata poi in Ordine del Giorno, riguardante gli “Info Point” turistici. Con l’atto si impegna l’amministrazione comunale ad avviare un piano di valorizzazione turistica dell’area Piazza Mazzini-Sferisterio. “Stiamo già lavorando nella direzione tracciata dalla mozione” ha affermato l’assessore alla Cultura e al Turismo Stefania Monteverde “Abbiamo punti di informazione turistici al Buonaccorsi, allo Sferisterio che riescono a intercettare il flusso di turisti che giungono con il pullman proprio a ridosso dei due luoghi culturali. Ne stiamo creando ora un terzo in piazza della Libertà, nella Galleria Mirionima che l’Accademia di Belle arti sta lasciando libera. In questo modo orientiamo il turista verso itinerari diversi e intercettiamo coloro che arrivano in piazza della Libertà con gli ascensori del Parcheggio Centro storico”. L’assessore ha poi spiegato che con il prossimo Bilancio sarà finanziato anche il progetto per la nuova segnaletica turistica che valorizzi al meglio le nostre peculiarità.
Ultimo argomento all’attenzione del Consiglio comunale di ieri, la sospensione dei provvedimenti di chiusura di piazza XXX Aprile portata in aula da una mozione a firma di Anna Menghi, Riccardo Sacchi e Andrea Marchiori. Prendendo spunto dalla recente riordino delle aree di sosta nel centro storico e considerato che la piazzetta antistante la chiesa di san Giorgio è sempre stata utilizzata per la momentanea sosta delle autovetture, per il carico e scarico merci e per la sosta dei disabili, il documento invita l’amministrazione comunale ad adottare soluzioni più ponderate rispetto alla completa pedonalizzazione della piazza. Ad illustrare la posizione dell’Amministrazione l’assessore ai Lavori pubblici Narciso Ricotta che ha spiegato che piazza XXX Aprile è sempre stata pedonale, tranne nel breve periodo in cui erano in corso i lavori in via Berardi e gli interventi che sono in programma non modificano nulla rispetto alla situazione precedente. “Sarà garantito un posto per il carico e scarico, uno per i disabili, assicurato il passaggio per il garage che insiste sulla piazza. In più prevediamo l’installazione di due colonne unite da una catena e la sistemazione di due panchine, nel tentativo di dare risalto e rendere più accogliente questo angolo del centro storico”. Dopo l’intervento del consigliere Paolo Manzi volto a sollecitare una profonda pulizia e messa in sicurezza del palazzo prospiciente la chiesa di San Giorgio, accogliendo la richiesta di Ricotta la mozione è stata ritirata dagli stessi presentatori per approfondire gli aspetti riferiti dall’assessore.
Oggi, 24 ottobre, invece dopo il terzo appello andato a vuoto, il vice presidente del Consiglio comunale Francesco Luciani , verificata la mancanza del numero legale, ha dichiarato deserta la seduta rinviando a giovedì 26 ottobre, alle ore 16, i lavori dell’assemblea cittadina.
In discussione ancora diversi punti iscritti all’ordine del giorno dei lavori. Due le delibere da prendere in esame che altrettante varianti al Prg, due mozioni inerenti alla riqualificazione del parcheggio Centro storico (Mincio di Città viva e altri consiglieri di minoranza) e alla richiesta di adesione all’associazione “Comuni virtuosi” (Messi, Boccia e Cherubini del Movimento 5 stelle).
In discussione anche due ordini del giorno in merito alla solidarietà e apprezzamento per l’Amministrazione di Noli (Menghi del comitato Anna Menghi e altri consiglieri di minoranza) e all’approvazione dei provvedimenti per l’emergenza terremoto (Renna di Fratelli d’Italia – An e altri consiglieri di minoranza).
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Oggi vi porto a Scario, in Italia , alle coordinate: 40°03′00″N 15°29′09″E Ci si arriva con l’autostrada A3 da Napoli direzione Salerno e si prosegue sull’A2 sino all’uscita di Buonabitacolo – Padula per poi prendere la SS517var sino al termine e seguendo poi le indicazioni per Scario (meno di 4 km).
Scario, piccolo borgo del Cilento, di definizioni ne ho sentite varie durante la mia settimana di vacanza, ma credo che la più significativa sia proprio quella del titolo di questo post: è un paesino in riva al mare che conta circa 1200 residenti con a ridosso le colline e il Monte Bulgheria (1225 metri), che svetta maestoso come a protezione, detto anche la leonessa addormentata.
Percorrendo gli ultimi chilometri in discesa dai monti che circondano il Golfo di Policastro, arrivando con l’auto, si avrà la sensazione di andare incontro al mare. Arrivati a Scario, il colpo d’occhio è davvero unico: il paese si protende sul mare e ci si ritrova in un tempo sospeso dove la fretta e gli orari sono banditi. Vedremo però che un caso in cui gli orari vanno rispettati esiste, ma per un ottimo motivo! Perché fare una vacanza a Scario? Per il mare, ovviamente! Ora, se siete amanti delle belle spiagge di sabbia, con l’acqua che lentamente diventa più profonda e due lettini sotto l’ombrellone… fermatevi qui, non andate oltre! Non sono spiagge per voi 🙂 Qui il mare e le calette sono di una bellezza prorompente, incontaminate, selvagge, dai colori intensi e mediterranei ma scomode – e tanto – perché raggiungibili unicamente con barche private o con un servizio di trasporto affidato a società approvate dall’Ente Parco che cerca così di promuove un turismo responsabile per tutelare un patrimonio unico.
Per alloggiare non posso che consigliare uno dei tanti B&B che sono disseminati sulle colline intorno al paese perché a Scario gli alberghi sono solo due e non in paese e poi perché vi perdereste il piacere di svegliarvi lontano dalla “confusione” e immersi nel verde. Sono infatti tutte strutture piccole, nella macchia o in qualche uliveto, silenziosi e molto confortevoli; un’auto è però necessaria per potersi spostare su e giù e nei dintorni.
Quando sono in vacanza è un po come se ogni giorno fosse sabato e poi l’ultimo mi sembra domenica. Anche a voi fa lo stesso effetto? Il mio primo sabato con ancora un vago sentore di lunedì, decido di iniziarlo proprio dal mare per capire quanto ci sia di vero dietro la fama di “costa più bella del Cilento” e “mare incontaminato”. Come dicevo all’inizio, per andare alle spiagge lungo la costa serve una barca – propria, a noleggio o come servizio navetta per le calette – o delle buone braccia per noleggiare una canoa. Io mi sono risparmiato le braccia e ho preferito un passaggio sul “barcone” in modo da poter portare qualche piccola comodità come l’ombrellone, uno spuntino per il pranzo, la reflex per queste foto e ovviamente acqua in abbondanza: non crediate infatti di trovare sulle spiagge il chioschetto con bibite e gelati…! Il biglietto si fa al porto la mattina stessa e le barche della società Marina di Scario partono ogni ora dalle 09.00 alle 13.00 e poi ci sono i rientri a partire dalle 14.30 sino alle 18.00 quando più o meno su tutte le spiagge il sole tramonta. Il viaggio dura dai 30 minuti a poco meno di un’ora a secondo di quale spiaggia si vuole raggiungere. Quale vedere? Tutte, una diversa ogni giorno…! Se ci sono dei bimbi credo che le migliori siano quella dei Gabbiani e ancor meglio la Sciabica che offrono un fondale che degrada più dolcemente e l’ombra al pomeriggio arriva un poco prima. E aggiungo che ho sperimentato anche diversi orari: dalle 09.00 del primo giorno alle 13.00 dell’ultimo quando ormai ero entrato in modalità vacanza! Ecco il caso a cui accennavo inizialmente per il quale esiste un orario 🙂
Cosa dire allora del mare di questo posto? Giudicate voi… e ricordate che siamo in un’area marina protetta, niente pesca e portate via i vostri rifiuti perché nessuno passa a prenderli.
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Ogni giorno mi sono goduto il tragitto dal paese alla spiaggia e poi al ritorno con il sole al tramonto che con il regolare andare della barca lungo la costa concede una mezz’ora di assoluto relax.
Un regalo inaspettato mi è arrivato quando una mattina mi sono ritrovato ad essere l’unico passeggero in partenza. Quale occasione migliore per fare due chiacchiere con chi gestisce questo servizio e saperne qualcosa di più sul Parco Nazionale del Cilento, Valle di Diano e Alburni, sulle spiagge e chiedere un paio di consigli?
Ho fatto così la conoscenza di Pippo che insieme al padre Guerino gestiscono la loro società di trasporto passeggeri “Marina di Scario” per le spiagge e le gite fino a Porto Infreschi con le due barche Orca Bianca e Vagabonda. Pippo si è gentilmente prestato a farmi da guida e devo dire che di consigli ne sono venuti fuori un paio niente male. Pippo che è un biologo marino, ama la sua terra e soprattutto il suo mare, mi ha spiegato che il Parco tutela questo tratto di costa meravigliosa e incontaminata e lo ha reso Area marina protetta. La Capitaneria di Porto controlla e sorveglia la costa affinché non vi siano abusi e sia effettivamente un’area sicura per tutti e che le barche per questo servizio siano moderne e con impatto ambientale ridotto. Lui ha fatto della sua passione un lavoro, come suo padre e suo nonno.
Qui l’andare al mare comincia dal viaggio, durante il tragitto apprezzi la costa rocciosa e piena di grotte, tutte abitate fin dalla Preistoria, e ti stupisci ad immaginare come poteva apparire questo luogo migliaia di anni fa. Quando ti portano in spiaggia si ha la sensazione di essere immersi nella natura e di esserne ospiti.
Ma come ci vedono gli scarioti a noi turisti? Mi dice che il turismo negli ultimi anni è cambiato e anche i turisti sono più sensibili a quello che è l’aspetto naturalistico della zona. L’Ente Parco ha difatti aperto e sistemato alcuni sentieri da tracking che da Scario vanno alla Grotta della Molara e alla Grotta dell’Acqua e verso il belvedere di Ciolandrea. Questo mi offre uno spunto interessante per i prossimi giorni… E se volessimo mettere il naso fuori Scario? Volendosi allontanare un pochino ci sono: i borghi di San Giovanni a Piro, Bosco (Museo di Ortega), Acquavena, le grotte del fiume Bussento a Morigerati e le sorgenti dei capelli di Venere a Casaletto Spartano. Insomma come al solito, molto da vedere e poco tempo! Ultimo immancabile consiglio riguarda le tradizioni culinarie: non devo assolutamente andar via senza aver assaggiato la cianfotta e le alici ‘mbuttunate, più difficili da trovare. Ma ora finalmente un bel tuffo al largo della spiaggia della Carcarella con la sua inconfondibile pozza bianca incastonata in un mare smeraldo!
E se oggi volessi andare al mare a piedi seguendo uno dei percorso di tracking? Cambiamo per un giorno e guadagniamoci la spiaggia a forza di gambe e zaino in spalla! Ho voluto provare uno dei sentieri che da Scario, a mezza costa, portano ad una delle sue calette conosciuta come la Grotta dell’Acqua.
Il sentiero inizia in prossimità del Villaggio “La Francesca” – ben indicato dalla segnaletica in paese – dove è necessario lasciare l’auto e proseguire per venti minuti (come da segnaletica CAI) a piedi. Lo dico subito: vuoi per il caldo – nonostante parte sia in penombra – vuoi perché mi sono fermato a fare delle foto, io ho impiegato più di trenta minuti. E’ ben tenuto, pulito e con diverse panchine all’ombra con indicazioni su flora e fauna. Il dislivello non è assolutamente impegnativo salvo che nella parte finale dove con delle scale scavate nel terreno si scende verso la spiaggia passando accanto alla grotta omonima.
Non credo dentro sia ancora attiva l’antica fonte che si racconta ci fosse anni fa, ma di certo si gode di un piacevole fresco fermandosi fuori. Comunque, ultimo sforzo e finalmente sulla spiaggia, completamente immersa nella macchia mediterranea, selvaggia e con ciottoli mediamente scomodi ai lati per cui vi consiglio di arrivare per tempo e prendere posto al centro a ridosso della parete rocciosa che offre un minimo di riparo dal sole fino a poco prima di ora di pranzo. Però che acqua…
E se invece volessi prendere una pausa dal mare e stare al fresco…? Semplice, vado a Casaletto Spartano e mi fermo alle cascate dei Capelli di Venere che sono come un’oasi anche nella più torrida delle giornate estive.
In base a quanto di Robinson Crusoe c’è in noi, si può fare un spuntino sulla ghiaia in prossimità della cascata o lungo l’argine del torrente, usufruire di tavoli e panche sistemati dall’ente che gestisce il parco sotto gli alberi o una braciata in una casetta attrezzata a pagamento (portate il carbone perché non è compreso). Per accedere all’oasi si paga un biglietto di tre euro per adulto che da diritto alla visita libera e al fresco 😉 Questa volta non portate l’acqua con voi perché c’è una fonte gelata con acqua leggerissima da cui bere a volontà; vi basterà un bicchiere o una bottiglia vuota. Si si, tranquilli, è potabile e vengono anche dai paesi vicini a prendere l’acqua…
Fate attenzione perché potrebbe essere aperto il piccolo museo con quello che resta del vecchio mulino per la macina ad acqua e magari se siete doppiamente fortunati, trovare il signor Antonio Amato, amabile narratore di tempi passati e ultimo gestore dell’impianto quando ancora funzionava e macinava il grano e vigeva il baratto per cui in cambio di una misura di grano si otteneva la macinatura. Eppure eravamo già all’inizio degli anni ’70!
Si ma quando si mangia? In spiaggia mi sono fatto bastare un panino o della frutta ma la sera mi è piaciuto provare qualche locale caratteristico cercando di assaggiare la cianfotta e le alici ‘mbuttunate consigliate da Pippo 😉 E così tra una serata a casa di amici e un paio di nuovi locali che si sono rivelati appena decenti, mi sento di consigliarvi quello che per me è risultato il migliore e per il quale vale assolutamente la pena fare i quasi 8 km da Scario per arrivarci: U Trappitu ad Acquavena. Sembra una grande baita e offre pizza a legna e piatti di terra preparati con prodotti di stagione. Ho assaggiato un antipasto di salumi veramente buono con una loro specialità che è la ricotta passata qualche minuto nel forno a legna e poi dei maltagliati integrali fatti in casa con zucchine, fiori di zucca e polvere di ulive nere.
Mi avrebbero tentato anche degli spaghetti quadrati con crema di melanzane, pomodori secchi e ricotta stagionata ma le porzioni non consentono assolutamente un doppio primo! Alla cianfotta però non ho detto no: in umido è assolutamente da assaggiare.
Spero di avervi dato qualche spunto utile se vorrete trascorrere qualche giorno a Scario e ricordate di rispettare il mare e le sue coste e tutta la natura che in questi posti ancora è quasi intatta. Buon viaggio!
Scario, dove i monti incontrano il mare Oggi vi porto a Scario, in Italia , alle coordinate: 40°03′00″N 15°29′09″E Ci si arriva con l'autostrada A3 da Napoli direzione Salerno e si prosegue sull'A2 sino all'uscita di Buonabitacolo - Padula per poi prendere la SS517var sino al termine e seguendo poi le indicazioni per Scario (meno di 4 km).
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