#fra volantino
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dueminuti · 10 months ago
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NOTO. "UN'APP RELIGIOSA PER.. INTERPRETARE I SEGNI DALL'ALTO".
L’hanno sviluppata i frati poveri e il nostro frà Volantino ce la spiega. Col suo solito sorriso di saggezza, si rivolge a tutti, anche ai laici (il nostro network è laico ed aperto a ogni istanza del territorio n.d.r). Lo fa senza ricorrere a teologismi o concetti difficili. Guarda il servizio video di 2minuti E in un mondo così stressato, frammentato, la sua voce rassicurante, il suo impegno…
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piusolbiate · 6 months ago
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Più Solbiate - Presentazione Candidati e Programma
"A mangiarsi il palco arrivano i giovanissimi, osservati con un sorriso compiaciuto da Ghioldi e dal resto della squadra"
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da Varesenews: Il programma è raccontato ai cittadini presenti al Centro Socio-Culturale di Via Patrioti a più voci: ogni punto è affidato a ciascun candidato, che si rivolge al pubblico presentando in primis se stesso e la propria voglia di fare.
L'articolo completo lo travate qui:
da il Bustese: La formazione civica punta alla staffetta Saporiti/Ghioldi per dare continuità a un’azione amministrativa fondata su «squadra affiatata, programma concreto, visione del futuro». Sette linee guida, tante declinazioni, una certezza: conti in ordine
L'articolo completo lo travate qui
da La Settimana:  Giovani, nuove sfide, stile e lavosoda proseguire
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PROGRAMMA – LINEE GUIDA
Sono sette le aree di azione che abbiamo individuato per proseguire nel percorso impostato nei cinque anni di mandato amministrativo portati a termine da Più Solbiate (2019 – 2024). La Solbiate che ci immaginiamo nel 2030 è una Solbiate che continua a dedicare attenzioni alla qualità della vita di tutte e tutti, dai più piccoli agli anziani.
Le linee guida, che troverete nel volantino guardano al futuro, grazie all’ascolto e alla collaborazione con tutte e tutti coloro che hanno a cuore il nostro paese, ma sono anche impegni concreti che si basano sull’esperienza amministrativa che la nostra squadra ha accumulato. A guidarla, come candidato sindaco, ci sarà Lucio Ghioldi.
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natsuyuki-w · 1 year ago
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Serenitea Shop | Boreal Watch
Kaedehara Kazuha x f!reader
italiano
Modern AU
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Serenitea shop >
Seduti ai nostri posti io e Xingqiu aspettavamo che il docente finisse di preparare il materiale per la lezione. Presi a due mani la tazza di ceramica e portandomela alla bocca lanciai dei fugaci sguardi alla mia crush.
"Menta,... E mirtilli neri" inspirò sognante il ragazzo col codino. - Aye! Kazuha? Heyyyy...Hey!- lo svegliò la vicina di banco con forti schiocchi di dita davanti alla faccia. - Mh? - chiese ancora un po' dall'altra parte il ragazzo albino. - Mah, come si dice a casa mia, avevi proprio uno sguardo da pesce lesso.- affermò la ragazza. Non perdeva mai l'occasione di punzecchiare l'amico sognatore, o chiunque a dirla tutta.
- A volte anche il samurai più inarrestabile può cedere alle sfide del suo cammino.- le disse con un sorriso affettuoso. - Ma non dir cazzate! Quando mai ti ho trovato stanco? Non so come sia possibile, ma comunque, sono sicura ti stessi facendo una delle tue solite seghe mentali.-
Non esattamente, era però vero che non fosse per la stanchezza il suo attimo di distrazione. Era da un po' che il ragazzo si sentiva in quel modo. Strette al petto, farfalle nello stomaco, guance rosse e il suo naso a guidarlo sempre verso la stessa persona.... Sì naso!
La ragazza dal profumo di caffetteria gli stava facendo girare la testa. Ma purtroppo, letteratura era l'unico corso che avevano in comune ed ogni volta che le volesse parlarle era a trattenuta da qualcun'altro, di corsa, o impegnata con il docente.
La sua morale gli impediva di andare ad indagare (stalkerare) sulla sua persona, al contrario di ciò che gli avrebbero fatto fare i suoi amici. Dunque per evitare approcci indelicati, stava mantenendo calme le acque e tenendo per sé la cosa. Ma aveva decisamente sopravvalutato la sua discrezione e sottostimato l'occhio vigile della vicina. - Sì! Ha la mia benedizione.- disse compiaciuta Beidou che annuì con le braccia incrociate al petto e poggiò la schiena alla panca dell'aula. - Benedizione? - chiese confuso il ragazzo Giapponese. Ma lei stava già girando la testa verso il docente sussurrandogli come ultime parole: - Serenitea shop, domani alle 10:00.-
Che gli chiedesse di frequentare un posto del genere lo rendeva a dir poco perplesso. Lo stile dell'amica era più da vecchio ubriacone che da hipster. Ma decise di lasciare il tempo che correva ed apprezzare l'offerta di buona compagnia.
A lezione finita corsi via per portare le compere che avevo fatto per strada e  prepararmi ad una serata con Venti all'insegna di forti bevute e sostegno emotivo. - A domani ragazzi, se volete aggiungervi io sono all'Angel's Share, dovrebbe essere serata karaoke.- e dopo un'ultima fugace occhiata al mio compagno di classe me ne andai. Mi svegliai presto ad aiutare i miei genitori, un gruppetto di superstiti della serata precedente aveva deciso di farmi visita e si era accampato a scroccare l'ospitalità di mio padre.
Fra accogliere ed informare i clienti si erano fatte le 10. - Benvenuti al serenitea shop. - dissi con voce gentile alla famigliola appena arrivata. - C'è posto? - chiese incerta la signora. I due monelli trattenuti dal fiondarsi verso il bancone imbandito di dolci. - Sì, assolutamente. Non sembra ma ci stiamo in tanti! - - Ah bene allora con permesso -  rispose la donna. - Vi informo però che oggi ci sarà l'art showcase quindi siamo tutti un po' in fermento. - ridacchiai porgendo un volantino dalla pila fra le mie braccia. - Sarà divertente. Siete liberi di semplicemente assistere o potete partecipare. Basta che mi dite e vi metto in lista. - Nonostante l'entusiasmo dei figli la madre declinò gentilmente l'offerta e si fece indicare il primo tavolo a disposizione.
- Buondì benvenuto... Al serenitea shop. -  quello che non mi sarei aspettata, era di ritrovarmi faccia a faccia con la mia crush. Ci guardammo increduli per qualche istante ma lui si ricompose dopo poco per salutarmi. "HA DETTO IL MIO NOME SA CHE ESISTO??????" Urlai internamente. - Ora capisco... Sembra che solo spinto dalle tempeste i nostri cammini potessero incrociarsi. - pensò lui ad alta voce. -...non so cosa tu abbia detto, ma suonava benissimo... Vuoi partecipare? - gli porsi il volantino. - Sono sicura che i tuoi haiku saranno molto apprezzati. So che a me piace ascoltare la tua v...POESIA, volevo dire poesia. - mi raddrizzai rossa come i suoi occhi. - No d-davvvero, sei incredibile. I tuoi testi sono immersivi,... E come se attivassero i cinque sensi ed hai un archivio di metafore infinito. N-non è solo perchè m-mi piace la tua voce...cioè sì....però sei bravissimo...-
Ero proprio una fangirl, e nel tentativo di spiegarmi avevo solo peggiorato le cose, qualcuno doveva seppellirmi per la vergogna.
Alzai di nuovo lo sguardo, stava sorridendo misteriosamente, ma un rossore era comparso anche sul suo volto. - Come potrei negare, dopo questi sentiti complimenti dalla persona che smuove i miei testi in tempi recenti. - e prese dalla mia mano il foglio facendo bene attenzione di sfiorarla. Prima che il mio cervello potesse riattivarsi nel chiedere approfondimenti, il telefono di Kazuha squillò e fece un cenno per scusarsi.
- È lui? - arrivò di soppiatto Venti facendomi balzare. - Chi? - risposi facendo la finta tonta. -  I tuoi occhi a cuoricino si vedono da in fondo alla sala. Non mi inganni signorina. - rispose con un sorriso ad occhi chiusi. - Non. Fare. Niente. - lo minacciai serrando i denti. - Cooosa~? - disse innocente cingendomi le spalle. - Stai già facendo un ottimo lavoro da sola. - e mi pizzicò le guance ancora rosate. Il ragazzo Giapponese si rigirò, le sue sopracciglia leggermente aggrottate. - V-va tutto bene Kazuha? - chiesi incerta. - Sembrerebbe che la mia uscita abbia preso una via solitaria, la mia amica Beidou mi ha gentilmente comunicato l'imminente ritiro.- - Puoi stare con m... Cioè no. Io devo lavorare, però se vuoi i miei amici ti accoglierebbero volentieri. Sono dei totali idioti ma almeno simpatici.- gli dissi d'un fiato - A volte. - conclusi guardando Venti. - Ti farò ricredere subito. - disse Venti girando i tacchi verso il bancone del caffé e facendomi una linguaccia.
Sentii ridacchiare il mio interlocutore, cristallina, soffice ma non timida. Basta palpitare stupido cuoricino. - Siete molto vicini. - commentò. - Gli voglio un bene dell'anima, siamo come fratelli,... Mi fa pure imbestialire come se lo fosse. - mormorai a denti stretti e Kazuha mi donò nuovamente quella splendida risata. - Eccomi! Bene ora entrate, corse il ragazzo cone le treccine blu per spingerci entrambi all'interno. - Ma che fai? - guardai verso mio padre e mi lanciò un okay con le lacrime agli occhi.
- Che cosa gli hai detto? - in modo inquisitorio assottigliai gli occhi sul mio amico. - Solo che ti ho combinato un appuntamento con il tuo amore segreto. - disse con nonchalance. E in quel momento mi resi conto che la spinta mi aveva portata braccio contro braccio a Kazuha, che ovviamente aveva sentito tutto. - HAHAHAHA no-n non so di cosa parla,... Cioè ovviamente sei molto carino... ma cioè sarebbe stupido da parte mia... Non ci conosciamo e... Ecco scusami,... P-puoi andare visto che Beidou non c'è,...-
- Come funzionava l'art showcasing? - fermò Venti, e chiese guardandomi dritto negli occhi con un sorriso dolce e le punte delle orecchie un po' rosee. - Sei iscritto! - esclamò l'altro portandolo al palchetto nell'angolo. Era accanto al nostro tavolo, e il ragazzino tedesco mi trascinò a sedere nel punto più vicino possibile.
Kazuha si sedette e prese un profondo respiro portando la mano al mento.
Poi avvicinò le labbra al microfono e recitò un singolo Haiku. - Profumo dolce Nell'aria sospeso, Sussurri di té. - Così breve, eppure il tempo sembrò dilatarsi. Non avevo mai ricevuto l'attenzione di uno sguardo così intenso. Poi il ragazzo si alzò e venne a sedersi accanto a me. Non avevo capito molto, nussuno aveva capito molto ma un applauso si alzò comunque e il forte Bum Bum Bum nel mio petto forse segnalava che qualcosa era successo.
- C-cosa vorresti? - Gli chiesi in procinto di  ordinare al bancone. Lui allungò la mano e delicatamente mi tirò il braccio per riavvicinarmi. Poi a bassa voce nel mio orecchio disse: - te -.
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gregor-samsung · 2 years ago
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“ Dovevo ben insegnare come il cittadino reagisce all’ingiustizia. Come ha libertà di parola e di stampa. Come il cristiano reagisce anche al sacerdote e perfino al vescovo che erra. Come ognuno deve sentirsi responsabile di tutto. Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande «I care». È il motto intraducibile dei giovani americani migliori. «Me ne importa, mi sta a cuore». È il contrario esatto del motto fascista «Me ne frego». Quando quel comunicato* era arrivato a noi era già vecchio di una settimana. Si seppe che né le autorità civili, né quelle religiose avevano reagito. Allora abbiamo reagito noi. Una scuola austera come la nostra, che non conosce ricreazione né vacanze, ha tanto tempo a disposizione per pensare e studiare. Ha perciò il diritto e il dovere di dire le cose che altri non dice. È l’unica ricreazione che concedo ai miei ragazzi. Abbiamo dunque preso i nostri libri di storia (umili testi di scuola media, non monografie da specialisti) e siamo riandati cento anni di storia italiana in cerca d’una «guerra giusta». D’una guerra cioè che fosse in regola con l’articolo 11 della Costituzione. Non è colpa nostra se non l’abbiamo trovata. Da quel giorno a oggi abbiamo avuto molti dispiaceri. Ci sono arrivate decine di lettere anonime di ingiurie e di minacce firmate solo con la svastica o col fascio. Siamo stati feriti da alcuni giornalisti con «interviste» piene di falsità. Da altri con incredibili illazioni tratte da quelle «interviste» senza curarsi di controllarne la serietà. Siamo stati poco compresi dal nostro stesso Arcivescovo (Lettera al Clero 14.4.1965). La nostra lettera è stata incriminata. Ci è stato però di conforto tenere sempre dinanzi agli occhi quei 31 ragazzi italiani che sono attualmente in carcere per un ideale. Cosi diversi dai milioni di giovani che affollano gli stadi, i bar, le piste da ballo, che vivono per comprarsi la macchina, che seguono le mode, che leggono giornali sportivi, che si disinteressano di politica e di religione. Un mio figliolo ha per professore di religione all’Istituto Tecnico il capo di quei militari cappellani che han scritto il comunicato. Mi dice di lui che in classe parla spesso di sport. Che racconta di essere appassionato di caccia e di judo. Che ha l’automobile. Non toccava a lui chiamare «vili e estranei al comandamento cristiano dell’amore» quei 31 giovani. I miei figlioli voglio che somiglino più a loro che a lui. “
* L'11 febbraio 1965 un gruppo di cappellani militari in congedo della Toscana, riunitisi in assemblea a Firenze nell’anniversario della conciliazione tra Stato e Chiesa, votarono un ordine del giorno in cui dichiaravano, fra l’altro, di considerare «un insulto alla Patria e ai suoi Caduti la cosiddetta “obiezione di coscienza”, che, estranea al comandamento cristiano dell’amore, è espressione di viltà». L’ordine del giorno, pubblicato dal quotidiano «La Nazione» di Firenze, fu fatto conoscere a don Lorenzo da alcuni giovani di San Donato e da un amico professore di Prato saliti a Barbiana la domenica successiva. Il Priore stava facendo scuola. Lesse il ritaglio del giornale insieme ai ragazzi. Se ne discusse un’intera serata, e maturò così la «Lettera ai cappellani militari toscani che hanno sottoscritto il comunicato dell'11 febbraio 1965». La Lettera, firmata da don Lorenzo, venne diffusa a stampa in forma di volantino e fu riprodotta parzialmente da vari giornali e per intero dal settimanale del P.C.I. «Rinascita» [ Nota del curatore ].
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Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana, a cura di Michele Gesualdi, Mondadori (collana Oscar n° 431), 1976; pp. 213-214.
[1ª Edizione: 1970]
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s-memorando · 6 months ago
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La spesa sbagliata
Stamattina sono andata alla Coop con la mia brava listina della spesa, avevo guardato il volantino che era arrivato a casa nella cassetta della posta e mi ero segnata le cose che mi servono tenendo presente gli sconti, le offerte, da brava donnina di casa risparmiosa e felice. Quando sono stata fra i banchi del supermercato mi sono accorta che non c’era nessuna delle offerte che mi ero appuntata…
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lamilanomagazine · 7 months ago
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Verona. Al via i corsi online gratuiti promossi dal Comune per assistenza alle persone affette da demenza. 
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Verona. Al via i corsi online gratuiti promossi dal Comune per assistenza alle persone affette da demenza.  Per tutto maggio saranno proposti quattro incontri formativi rivolti in particolare ad assistenti familiari e caregiver. Inoltre, in distribuzione un volantino per orientare le famiglie nel mondo dei servizi e delle risorse presenti nel Comune di Verona. Promuovere gli strumenti e le strategie per chi si prende cura di persone con demenza e disturbi della memoria. E' questo l'obiettivo del percorso formativo gratuito per Assistenti Domiciliari e Familiari, strutturato in quattro incontri online tematici, in programma il giovedì dal 9 al 30 maggio, dalle 17 alle 18.30. Iscrizioni entro il 5 maggio al questo link - numero partecipanti massimo 30 persone. L'iniziativa, presentata nella mattina del 23 aprile a Palazzo Barbieri, rientra fra i progetti sostenuti dal Comune nell'ambito del "Tavolo per la qualità della vita nella demenza", che vede la partecipazione di diversi attori coinvolti sul tema: il Centro di Decadimento Cognitivo e Demenze dell'Ulss 9 Scaligera, l'Associazione Alzheimer Verona, l'Associazione Familiari Malati di Alzheimer, OMNIA Impresa Sociale e Sentemente® Modello. Lo scopo del tavolo è sensibilizzare la cittadinanza sul tema della qualità della vita nonostante la diagnosi di demenza e i disturbi della memoria; favorire l'integrazione e la cooperazione tra le realtà che lavorano da anni in questo ambito. "Ogni anno in occasione della Giornata Mondiale dedicata alle persone con Alzheimer – spiega l'assessora alle Politiche sociali - che si celebra la terza domenica di settembre, il Tavolo organizza un convegno pubblico che diventa occasione di riflessione condivisa, stimolo sul tema e momento di sensibilizzazione nei confronti della cittadinanza e dei professionisti. Quest'anno abbiamo scelto di sostenere una iniziativa diretta alla formazione, per dare un'opportunità in più per ampliare la conoscenza sugli strumenti e le strategie di presa in cura. L'anziano con demenza presenta notevoli difficoltà di gestione e di assistenza a domicilio, che causano spesso un considerevole turn-over tra gli assistenti familiari e di conseguenza gravi disagi per la famiglia e per lo stesso malato". Alla presentazione del progetto hanno partecipato oggi per il Centro per i Disturbi Cognitivi e Demenze AULSS 9 Scaligera Laura De Togni, per l'Associazione Familiari Malati di Alzheimer Giorgio Facci, per l'Associazione Alzheimer Italia Verona Maria Grazia Ferrari e Luca Faella, Elena Mantesso di Sente-mente® e Daniela Liberati dei Servizi per Adulti e Anziani Comune di Verona. Percorso formativo per assistenti domiciliari e familiari Prendersi cura di una persona con demenza per molto tempo è difficile e complesso. La malattia può richiedere un'assistenza per un periodo che può essere superiore anche ai 10 anni e questo impatta sulla vita personale in modo significativo causando momenti di stanchezza fisica e psicologica. Il corso è stato volutamente proposto in modalità online per garantire la maggior partecipazione di assistenti familiari e caregiver, che spesso non possono partecipare a formazioni in presenza, per la necessità di garantire l'assistenza alla persona ammalata. Gli appuntamenti saranno nella giornata di giovedì, dalle 17 alle 18,30, con il seguente programma: Il 9 maggio, "Prendersi cura di una persona con demenza: conoscere, comprendere e valorizzare" a cura di Elena Ferlini, Psicologa e Psicoterapeuta Associazione OMNIA Impresa Sociale. Il 16 maggio, "I dodici passi per un approccio positivo e corretto alla persona affetta da demenza" a cura di Paola Benetti, Educatrice, Formatrice "Approccio Capacitante" AFMA Associazione familiari malati di Alzheimer. Il 23 maggio, "Attività quotidiane da svolgere insieme all'anziano" a cura di Karin Garagna, Psicologa Psicoterapeuta Associazione Alzheimer Verona ODV. Il 30 maggio, "Disturbi del comportamento: sintomi o linguaggio?" a cura di Elena Mantesso, Educatrice e Felicitatore formatore Sente-mente® modello Distribuzione del volantino informativo "La persona con demenze quali servizi" Sul tema è stata inoltre prevista la distribuzione di una brochure cartacea, disponibile anche on line sui siti del Comune di Verona, dell'ULSS 9 e sui canali social. Una mappa per orientare le famiglie nel mondo dei servizi e delle risorse presenti nel territorio comunale. Un supporto in più per rispondere ad una richiesta delle famiglie che, di fronte ai primi sintomi della malattia, spesso non sanno dove e a chi rivolgersi per chiedere un aiuto. Si pensi che nel 2023 su 2732 primi accessi al Segretariato Sociale del Comune di Verona, 1669 hanno riguardato anziani, con richiesta di informazioni, orientamento e servizi. Nella brochure si troveranno informazioni sui Centri di Decadimento Cognitivo e delle Demenze (CDCD), sui Centri Diurni per anziani non autosufficienti, sui servizi offerti dal Comune di Verona e dagli enti del Terzo Settore. Verrà indicato anche il link per accedere al sito "Mappa delle Demenze della Regione Veneto", dove si possono ottenere ulteriori indicazioni ed informazioni.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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giancarlonicoli · 1 year ago
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23 nov 2023 12:17
BUBU-SETTIS – IN UN ARTICOLO SULLA "STAMPA", SALVATORE SETTIS MENA DURO SUL NEOPRESIDENTE DELLA BIENNALE DI VENEZIA, PIETRANGELO BUTTAFUOCO, E SUI RAPPORTI COL TERRORISTA NERO FRANCO FREDA TIMONIERE DI "ORDINE NUOVO" (STRAGE DI PIAZZA FONTANA, 1969) MA DIMENTICA DI CITARE DAGOSPIA. QUESTO DISGRAZIATISSIMO SITO GIA' IL 13 NOVEMBRE AVEVA FATTO LUCE SUI LEGAMI TRA LO SCRITTORE SICULO-MUSULMANO E FREDA... -
Salvatore Settis per “la Stampa” - Estratti
(...) Scrive dunque Ferrara: «Il centro internazionale delle nostre culture se la vedrà per una volta con uno del "cattiverio", ironica autodefinizione del nuovo veneziano »; e La Biennale di uno del Cattiverio è il titolo dell'articolo di Sgarbi. Ma a inventare la parola "cattiverio" non è stato Buttafuoco.
Lo ha dichiarato lui stesso alla rivista Tempi in un dialogo con Cristiana Della Rocca del 18 aprile 2004. Alla domanda «Lei ha usato il termine "cattiverio". Cosa significa?», Buttafuoco risponde: «Non è mio purtroppo, magari fosse mio. L'ha coniato un mio amico, Franco Freda, in risposta a Gianni Vattimo, in un capitoletto "Il cattiverio e le beatitudini" all'interno di un suo libro, "La disintegrazione del sistema", in cui poneva se stesso nel "cattiverio" rispetto alle beatitudini altrui».
Buttafuoco precisa che "cattiverio" vuol dire "Stare fuori dal sistema borghese" del tutto pulito, del tutto per bene per farlo implodere attraverso una scrittura che scava e coglie l'essenziale, scoprendo nuovi punti di vista mai contemplati prima". Insomma, per Cattiverio dobbiamo intendere la stanza dei giochi di ragazzacci un po' scapestrati e inclini alla monelleria.
Ma quali monellerie? Per capirlo percorriamo all'indietro la pista del Cattiverio: Sgarbi cita Ferrara che cita Buttafuoco che cita Franco Freda. Il quale ultimo, secondo la sentenza definitiva della Cassazione (nr. 470 del 3 maggio 2005), organizzò con Giovanni Ventura la strage di piazza Fontana, 17 morti e 88 feriti. A Freda fanno capo le Edizioni di Ar (che pare voglia dire "Aristocrazia Ariana"), lanciate nel 1964 con il "Saggio sull'ineguaglianza delle razze umane" di Gobineau e poi nel 1971 con la raccolta degli ultimi discorsi di Hitler.
Un recente studio di Caterina Prever (in Italia contemporanea, nr. 302, 2023) ricostruisce le tappe del gruppo Ar ai suoi esordi: per esempio il Manifesto antisemita del 1966, accompagnato dalla diffusione per posta fra gli ebrei di Padova di un volantino con la scritta "Hitler aveva ragione"; libri del teorico nazista Hans Gunther e del rumeno Corneliu Codreanu, fondatore della Guardia di Ferro filo-nazista e antisemita. Eccetera.
Per le Edizioni di Ar gestite da Freda Buttafuoco pubblicò nel 2002 un libro, "Fogli consanguinei" (non citato da Sgarbi). Esso si apre con una pagina firmata dallo stesso Freda e continua con una Prefazione di Giuliano Ferrara, dove si legge che «il fascismo di questo straordinario scrittore civile (cioè Buttafuoco) funziona da anni come un antidoto allo sperpero retorico della nostra democrazia repubblicana, e delle idee universali ad essa collegate». Il fascismo di Buttafuoco, aggiunge Ferrara, è un contravveleno che «la fa funzionare, la democrazia, ma solo perché sa come incepparla, come intorpidirla di fronte alla vitalità di un pensiero nemico».
(...)
Qualche domanda è ora d'obbligo. È possibile che chi milita a destra sia competente a dirigere un'istituzione culturale? L'ovvia risposta è "sì". Buttafuoco ha il curriculum ideale per la Biennale? La mia risposta è "non lo so", giacché di lui non so abbastanza. Ma il Ministro avrà certo valutato questo aspetto essenziale, e certo conosce le peculiarità della Biennale (e i suoi recenti successi) e di Venezia (e le sue recenti crisi).
Anzi, continuo a credere che «l'impronta negativa» di una designazione fatta all'insegna delle appartenenze di parte (come indicato da Speranzon) «danneggia lo stesso Buttafuoco, che potrebbe avviarsi a guidare la Biennale con più serenità se non vi fosse nemmen l'ombra del sospetto che a un tal ruolo è stato chiamato solo o soprattutto perché "di destra"».
C'è però un'ultima e più importante domanda da fare. E va molto al di là della Biennale. Chi abbia praticato e vanti frequentazioni con terroristi e/o suprematisti ariani (come Freda); chi rivendica i meriti del fascismo e non dice sillaba sulle sue documentate infamie; chi diffonde teorie razziste o negazioniste, è in linea con la Costituzione? Non dovrebbe, se assume cariche pubbliche (anche un seggio alle Camere, la guida di un dicastero...), spiegarci se coltiva ancora quei pensieri, e perché? O, se ha cambiato idea, fare ammenda dicendo in pubblico da quando, e perché, non nega più l'Olocausto, non predica più la superiorità degli "ariani"? Non dovrebbe dissipare il timore che sia ancora e sempre nazista e razzista (o perfino stragista) nel cuore, e ostenti di stare alle regole della democrazia per mera convenienza?
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tecnoandroidit · 1 year ago
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MediaWorld FOLLE, i prezzi al 90% di sconto distruggono Unieuro e LIDL
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Per vincere su tutti, MediaWorld ha sfoderato una delle migliori campagne promozionali degli ultimi anni, una soluzione veramente ricca di occasioni e di prezzi fortemente più bassi del normale, con la quale avere libero accesso a prodotti di ottimo livello, senza mai essere costretti a spendere cifre troppo elevate. Il risparmio da MediaWorld è davvero eccellente, in questi giorni gli utenti possono godere di tutti gli sconti, che troverete poco sotto, con accessibilità diretta tramite il sito ufficiale ed anche i vari punti vendita fisici. Le differenze di prezzo sono pressoché inesistenti, l'unica cosa da sapere riguarda l'eventuale pagamento delle spese di spedizione per la consegna a domicilio, da aggiungere al listino. Per i codici sconto Amazon, non perdetevi le offerte ed i tantissimi sconti che trovate in esclusiva assoluta sul canale Telegram di TecnoAndroid.   MediaWorld, quali sono i nuovi prodotti in promozione Con MediaWorld gli utenti possono assolutamente dormire sonni tranquilli, i prezzi attivati dall'azienda sono sempre più bassi e dal risparmio assicurato, anche nel momento in cui si volesse effettivamente accedere alla fascia più alta della telefonia mobile. Tra i modelli che non dovete assolutamente mancare, troviamo tutti i top di gamma di casa Samsung, tra i quali spiccano Samsung Galaxy Z Flip 4, disponibile a 899 euro, oppure anche Galaxy S23 Ultra, in vendita a 1299 euro, ma anche il bellissimo Samsung Galaxy S23+, il cui prezzo è di 1029 euro. Il più economico fra tutti resta chiaramente il Galaxy S23, in vendita alla modica, si fa per dire, cifra di 879 euro. Le occasioni del volantino MediaWorld sono tantissime e molto varie tra loro, non potendole riassumere in un unico articolo, consigliamo comunque di aprire sin da subito le pagine che trovate nel nostro articolo. Read the full article
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autolesionistra · 3 years ago
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Fra i crimini di guerra russi oltre all’ultimo singolo dei pink floyd (cit nipresa che però mannaggiallui mi ha spinto ad ascoltarlo e stavo meglio senza) annoveriamo anche l’aver anticipato la stagione venatoria di caccia all’ANPI. Tipicamente iniziava intorno al 20 aprile con le solite tematiche criptonazi che neri e rossi sono tutti uguali e mica vuoi che si offendano i fasci in parlamento e tutte quelle cose lì, per concludersi il 1 maggio, giorno destinato a criticare il concertone. Quest’anno però è partito tutto troppo presto, realisticamente per l’eccitazione di avere l’arma definitiva: come si pone un’associazione partigiana verso una guerra di invasione? Qualsiasi posizione è attaccabile. Poi col congresso nazionale di mezzo, sai quante cose puoi travisare? C’è un mondo. Smuraglia e Pagliarulo si sono messi a lavorare di cesello per correggere tutte le varie minchiate circolate finora (in particolare dal corriere, che con la sua aria progressista, mai reazionaria o filogovernativa pare aver fatto voto di fare fan fiction di ogni comunicato stampa ANPI), e tutto sembrava più o meno reggere  (pur scricchiolando) fino ad un grossolano errore: la pubblicazione di un volantino per il 25 aprile.
Un manifesto colorato. Sul 25 aprile. Con anche la bandiera della pace. E, diononvoglia, dei tricolori. La mattina del 10 aprile, preannunciata da tanti piccoli scoppiettii, come delle coronarie ostruite di giornalisti anziani che cioccano per la pressione arteriosa, si è aperta una diga di melma di provenienza politica abbastanza chiara a cui credo manchi giusto un botanico che critichi la presenza di pini marittimi nel disegno (ma non vorrei dare idee al corriere).
Il premio per la vetta qualitativa di questi interventi, manco a dirlo, va a Gramellini che regala un’entropia di grassetti e nessi logici a cui va riconosciuto se non altro un certo estro artistico.
L’ANPI ha una buccia abbastanza dura ma un pensiero mi è andato ad Alice Milani (che ha disegnato il volantino) che uno magari fa certe cose con un certo spirito (e, ipotizzo, con certi magri compensi) e poi ti ritrovi un gramellini in schiena che non lo auguro a nessuno. Comunque pare l’abbia presa bene:
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paoloxl · 4 years ago
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14 gennaio 1980: FPLP e l'arresto di Pifano | Palestina Rossa
Giorgio conosce bene "Fausto", con il quale aveva collaborato anni addietro in più occasioni per la raccolta di medicinali da inviare nei campi profughi palestinesi, da sempre bersaglio delle rappresaglie aeree degli israeliani. Questa volta, Giorgio deve recuperare d'urgenza una grossa cassa depositata in un punto preciso dell'autostrada Roma – Pescara e trasportarla ad Ortona, in provincia di Chieti. Per farlo decide di farsi aiutare dal altri due compagni di Via Dei Volsci, Daniele Pifano e Luciano Nieri, con i quali imbocca il casello dell'autostrada Roma – Pecara intorno alle 21,30. Giorgio, che nella fretta ha dimenticato a casa tutti i documenti, patente compresa, è alla guida di un camper piuttosto malandato insieme a Luciano, mentre Daniele guida una fiat 500.
La cassa viene recuperata in autostrada e portata nella piazza di Ortona dove sarebbe dovuto avvenire lo scambio, la stessa piazza dove, pochi giorni prima, era stata rapinata una banca. E' per questo motivo che un metronotte, insospettito dalla presenza dei tre, decide di avvisare i carabinieri locali; Giorgio, Daniele e Luciano vengono così fermati poco prima dello scambio senza che la perquisizione dei due veicoli risulti positiva e portati in questura per accertamenti dal momento che Giorgio era sprovvisto di documenti. Il nome di Pifano, comunicato in centrale, fa sì che venga richiesto un controllo più accurato: a questo punto nel camper viene rinvenuta la cassa contenente due lanciamissili SA-7 Strela. Insieme ai tre militanti viene anche arrestato Saleh Abu Anzeh, militante dell'FPLP incaricato di gestire il travagliato passaggio di mani dei lanciamissili.
L'episodio fornì lo spunto per far sbizzarrire tutti gli organi di stampa e i soliti policanti, primo fra tutti il Presidente del Consiglio Francesco Cossiga, soddisfatto di poter finalmente avvallare, con la complicità dei servizi segreti e del nucleo speciale del generale Dalla Chiesa, il teorema del definitivo passaggio di Autonomia Operaia alla lotta armata. Le ipotesi più bizzarre si susseguirono senza sosta nei giorni successivi agli arresti: secondo alcuni i missili sarebbero serviti per attentare alla vita del papa, secondo altri per colpire l'aereo di Kossiga, altri ancora pensavano ad un assalto ad una base Nato o ad un carcere speciale. La realtà, come sempre, è a dir poco lontana dalle ingegnose ipotesi dei media e dalle congetture fantapolitiche di chi vedeva nella diffamazione il modo più semplice per screditare la lotta politica di un intero movimento. Certo, trovarsi tra le mani tre esponenti di spicco di Via dei Volsci che trasportavano missili terra-aria faceva comodo a tutti, perché l'ipocrisia del potere può tollerare che certi traffici vengano compiuti dai partiti, dai sindacati o da chiunque altro non si professi a favore dell'internazionalismo proletario, dei movimenti rivoluzionari a favore dei popoli oppressi e soprattutto, che lo riveli apertamente con la propria militanza politica. Ancora più imbarazzanti furono le prese di posizione dell'area anarco-sindacalista romana, a metà fra il sarcasmo e la stizza, soprattutto nel momento in cui vennero pubblicamente smentiti dopo aver diffuso un volantino in cui si accusava, senza mezzi termini, il collettivo di Via dei Volsci di essere "amico di Mosca" (a causa dei due missili di fabbricazione sovietica).
Fu così che nel mezzo del processo ai quattro imputati, Giorgio Baugartner, Luciano Nieri, Daniele Pifano e Saleh Abu Anzeh, iniziato ufficialmente il 14 gennaio 1980 dopo svariati rinvii, arrivò, per mezzo dell'avvocato Mauro Mellini, la smentita ufficiale dell'FPLP alle innumerevoli ipotesi che erano state avanzate dopo il 7 novembre. Nel comunicato si assicurava che i missili erano di proprietà del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, che si trattava di missili inefficienti, in quanto rotti, il cui utilizzo in territorio italiano non era mai stato contemplato; si precisava inoltre che la presenza di Pifano e Nieri non era stata richiesta dall'FPLP, il quale aveva contattato esplicitamente solo Giogio Baumgartner, e che queste informazioni furono recapitate al Governo Italiano pochi giorni dopo l'accaduto. Si chiedeva infine l'immediata liberazione dei quattro detenuti.
Al termine della sua requisitoria, il Pm Abrigati richiese 10 anni di reclusione per ogni imputato, su cui pesavano le accuse di introduzione nel territorio nazionale e detenzione e trasporto di armi, anche se dal primo reato, il più grave, gli imputati furono assolti per insufficienza di prove. La sentenza definitiva, emessa il 25 gennaio, con un'insolita efficienza della macchina giudiziaria italiana, condannò tutti e quattro gli imputati a sette anni di reclusione, provocando più di una polemica in ambienti giudiziari poiché il capo d'accusa solitamente non prevedeva più di cinque anni. Una sentenza già scritta da tempo, volta a colpire non solo l'Autonomia romana, ma tutto il movimento rivoluzionario, compresi gli stessi compagni Palestinesi, rei di non aver mai smesso di lottare per la liberazione della loro terra.
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alepagni · 4 years ago
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...di come le cose dovrebbero andare
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Riguardo al Settembre del 2018.
Sopra di noi, il cielo è un magma di zucchero filato a colori e il sole un uovo al tegamino che scivola via dall'orizzonte dietro il campanile del Duomo, trasformando lo skyline della città in una silhouette stilizzata, che la gente ama tatuarsi intorno al bicipite come una corona.
Ho la testa elettrica dalle troppe persone incrociate. Gli occhi stanchi e rossi.
Mentre sfilano davanti al mio sguardo arreso, ciabattando con tracotanza, eserciti di Birkenstock puzzolenti e infradito diamantate, le mie ultime energie della giornata le spendo a sognare carta e penna, un kleenex umido, un A4 da stampante piegato a metà o l'angolo di un volantino e un altrove, una volontaria, isolata e salvifica reclusione, per fare ciò che meglio riesco a fare.
Ma poi quando entro in casa, tolte le scarpe e indossata la t-shirt scolorita di Darth Vader, come colto da un inatteso down di adrenalina, scelgo il divano, la resa incondizionata del telecomando alle proposte Sky.
Allora la realtà delle mie giornate (e con lei il demone pigro e inconcludente che abita le sere) mi arriva dritta allo stomaco come una ginocchiata. E mi sento perso, indifeso, in balia dell'assenza di onde, dell'immobilità tombale, dentro una barca sistemata sopra un mare piatto, che non va da nessuna parte. Un mare fatto di tappetini di gomma dozzinale, azzurri o rosa, contro la “minaccia gender“ che insidia le favole dei piccoli italiani. Azzurro per i maschietti. Rosa per le femminucce. Perché gli incubi ormai li fabbricano a colori. Qualche anno fa, per inciso, un fotografo nordeuropeo ha messo insieme un portfolio di carattere seriale, incentrato sulle camerette dei bambini nella cultura occidentale. Il risultato fu un catalogo da romanzo distopico di acquari monocromatici svuotati, dove perfettamente centrali, si stagliavano, circondati da una bulimia di oggetti e giocattoli indispensabili, piccoli cuccioli rimbambiti d'uomo. Un mare piatto - dicevo - lastricato di questi materassi gommosi disposti come fossero tasselli bidimensionali di un gigantesco Tetris proiettato sul pavimento. Quei tappeti sempre troppo corti o stretti, sopra a cui la sera impreco, nei nostri a volte stitici dopocena, durante il tedio degli esercizi di fisioterapia per le anche, le ginocchia e la schiena. E penso che prima non era così, niente era in questo modo e se lo imputi agli anni, se dai la colpa al tempo, fai un errore da pulcino e la dai vinta a loro.
Mentre corro lungo il fiume, la sera ormai è scesa come una tenda azzurra e i pipistrelli già descrivono traiettorie sempre più eroiche e ubriache intorno alla mia testa.
Ieri notte, mentre il respiro si è fatto calmo e si è asciugato il sudore, la luce proiettata sul muro ha disegnato una sola ombra fatta di te e di me, una sintesi grossolana del nostro abbraccio, mentre paziente cominciava a corteggiarci il sonno. Lì ti ho trovata, fra il lenzuolo e il libro aperto, abbandonato all'angolo del letto, e ho riconosciuto anche me, nonostante i travestimenti dei lunghi sterili intervalli in cui per qualche dannata ragione siamo altri, con maschere di cuoio scomode che ci fanno sentire stupidi e ci rigano la pelle.
C’è un sacco nero lungo il percorso, appena sotto il ponte della ferrovia, fra la macchia di rovi e la scritta quasi sparita sui mattoni Fammi un pompino, te l'ho detto che ti amo!
L'avevo notato all'andata e anche nei giorni passati, quel sacco di plastica. Era come una virgola messa al posto sbagliato dentro a una frase memorabile. Uno sgambetto che spezza il ritmo delle associazioni mentali.
Mi fermo. C'è qualcosa che spunta fuori. Una gang di bestiole nella notte deve averlo frugato e rivoltato. Un brandello di pelo secco fa capolino. Con la punta del piede cerco di muovere la plastica e dall'interno rotola fuori, di fianco, un minuscolo cranio delle dimensioni di una pallina antistress. Per il resto, l'involucro è stato depredato dai morsi della fame di qualche cinghiale. Il teschio è grigio, pulito come un fossile pronto per la teca, con appena un residuo di carne sotto l'occhio destro.
Non so perché, ma resta una profonda tristezza appiccicata alla pelle insieme all'affanno della corsa, come un tetro sudario.
Sono settimane che non piove.
Un ragazzo della Corea del Nord continua a dire che, un giorno di questi, spazzerà via un intero continente.
Io canto dentro alle orecchie una canzone vecchia di Nick Drake.
Non so granché della vita e di come le cose dovrebbero andare.
So solo che da un minuto all'altro qua sarà completamente buio.
Alessandro Pagni
Ascolto: Nick Drake, Day Is Done
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fotopadova · 6 years ago
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Rovolon per la fotografia palpabile.
di Carlo Maccà
 -- Sta davvero morendo d'indigestione, la fotografia? Sembrerebbe di sì, leggendo o ascoltando quello che ne dicono molti esegeti e cronisti della materia. Gonfiata fino a scoppiare dalla bulimia di milioni (miliardi?) di click quotidiani. Dai selfie che vorrebbero "eternare" un istante di vita, e svaniscono presto dalla "memoria" dell'autore e ancor più presto da quella del destinatario, alla congerie di siti e fototeche che conservano (fino a quando?) immagini di Autori maiuscoli, maiuscoletti e minuscoli. Qui per un estraneo è quasi impossibile districarsi, e un "non addetto" che ama le belle immagini non ne farà mai uso, anche perché, a salvaguardia della proprietà artistica, non troverà mai fotografie con una definizione sufficiente ad apprezzarle compiutamente sullo schermo del PC. Chi, privato cittadino, potrebbe poi sognarsi di formare una collezione di immagini virtuali, fatte solo di difetti di elettroni su di un disco di memoria? Quale fotografo che vive della propria arte venderebbe i suoi prodotti su dischetti subito piratabili?
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La fotografia, quella vera, è un oggetto: materiale, palpabile, "hard". Solo una frazione infinitesima diventa una stampa. Un autore ha completato il proprio lavoro quando tiene in mano una stampa di cui è soddisfatto, non solo se è partito da uno scatto analogico (caso ormai rarissimo, soprattutto per il colore), ma ancora più dopo aver elaborato l'immagine virtuale registrata sul sensore in funzione di quella materiale, palpabile, cioè della stampa che vuole ottenere.
Fino a non molti anni fa, fotografi professionisti e amatori evoluti che non avevano il tempo o l'esperienza sufficiente per curare personalmente la stampa potevano appoggiarsi a laboratori specializzati nel lavoro di qualità. Non sono lontani i tempi in cui cumuli di buste di stampe 30x40, alimento importante per i laboratori, partivano dai circoli fotografici verso i concorsi fotografici. I cataloghi delle foto ammesse e premiate, di qualità severamente valutata e in numero contingentato dallo spazio disponibile per l'esposizione, arricchivano le bibliotechine dei partecipanti. Ora invece fra amatori e organizzatori corre un flusso inarrestabile di elettroni, in andata per le sottomissioni e in ritorno per i cataloghi delle infinite fotografie ammesse, con spese irrisorie per gli uni e (con guadagni sproporzionati) per gli altri. Ma i laboratori raffinati uno alla volta, chiudono. Come recentemente il padovano Lambda Gallery. E chiudono i produttori di attrezzature e materiali. Fenomeno che ha fatto prevedere la fine della fotografia, per esempio a Ferdinando Scianna. Quella palpabile, che si può archiviare materialmente, incorniciare, comprare, collezionare, quella che abbellisce e vivifica una parete, che attira lo sguardo dei visitatori in casa, in un ufficio, in un locale pubblico.
Perciò sia lode a Rovolon, comune che col villaggio omonimo e con i centri più popolosi e frequentati di Bastia e Carbonara s'appoggia e s'adagia sul versante nord-occidentale dei Colli Euganei, alla sua amministrazione e all'associazione Rosa dei Colli, per l'iniziativa "Rovolon Fotografia - Libera Espressione". L'evento per la quinta volta sprona gli autori del circondario euganeo, e oltre, a eccitare gli elettroni che riposano indisturbati entro appropriati livelli dei loro hard-disk per trasformarli in materia viva e vivibile. Ridando così un po' di respiro alla fotografia vera e palpabile e a chi ne vive. E facendo intendere al pubblico locale e foresto che in questi tempo di Tutti Siamo Fotografi non esistono soltanto i selfie per mostrare agli amici Quanto Bella/o Sono , le fotografie dei bambini Quanto Sono Carini; che le foto di viaggio invece che Dove Sono Stato, Guardate Cosa Ho Visto, come anche quelle di ambiente locale (O Che Bel Tramonto, O Che Bella Nevicata), possono essere organizzate con criterio rigoroso attorno a un tema preciso.
Questa quinta edizione, visibile fino al 27 gennaio, presenta 38 autori di "livello socio-fotografico" vario: il puro e semplice dilettante, il semiprofessionale, l'esperto pluriesposto e pluripremiato, il fotografo-artista, fino al BFI (titolo FIAF: Benemerito della Fotografia Italiana per meriti organizzativi). La maggior parte si presentano come membri di circoli fotografici, pochi come indipendenti e liberi battitori (i free-lance evocati nel volantino sono un'altra cosa). Le opere si possono vedere, più o meno agevolmente a seconda della loro collocazione, all'interno di pubblici esercizi o nelle loro vetrine. Qui nascono i problemi. Non tanto per la visione dalla strada delle immagini protette da una vetrina con i suoi riflessi. Il cervello umano fra quanto gli comunica l'occhio sa selezionare quello che gli interessa ed eliminare molto di ciò che disturba la visione; quando ciò non basta, l'osservatore può aiutarlo con piccoli spostamenti o schermature di fortuna. (Nota 1) Ha un software molto migliore di quello con cui il cervello d'un apparecchio fotografico registra l'immagine trasmessa dell'obiettivo, che questi casi produce curiosi autoritratti ambientati, praticamente dei selfie.
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"Relazioni" in via Roma di Bastia di Rovolon
I fotografi ai quali è stato assegnato un spazio interno appaiono più fortunati, indipendentemente dal prestigio dell'esercizio. Un erbivendolo può essere più adatto d'un negozio di mode oppure più frequentato d'una gioielleria, un bar di un ristorante. Mentre il cromatismo d'una fioreria può sopraffare fotografie con riprese ravvicinate di fiori appese fra le scansie e sopra i banchi.
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"Sassi" e cipolle”
I ristoranti (ma pochi aderiscono, fra i tanti presenti in zona) possono offrire spazi privilegiati quando gli ingressi che mettono a disposizione sono ampi e ben illuminati. Fa piacere poter visionare agevolmente del bianco/nero diligentemente stampato in camera chiara casalinga, "ultima speme" per amatori privilegiati ed esperti.
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"Facce di Jazz" al ristorante Fardigo di Rovolon Rovolon.
Purtroppo in alcuni esercizi i fotografi vedono le proprie opere alloggiate in cima a scaffali o in altre posizioni lontane dalla vista e dalla possibilità di essere valutate ed eventualmente apprezzate e godute convenientemente. Va bene che in occasioni analoghe in località più "importanti" si è visto di peggio. Ma situazioni del genere mi sembra svalutino di fronte al pubblico interessato e soprattutto a quello occasionale le opere e i loro autori (che non dovrebbero accettare di esporre a tutti i costi a scapito della loro dignità) e offendano la serietà della fotografia come attività amatoriale e, volendo, come arte.
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"Il forno a legna" in una panetteria di Bastia.
Non entro nel merito della qualità fotografica delle singole mostre. Chi in una giornata di bel tempo gradisce una passeggiata salutare all'aria dei Colli Euganei, potrà respirare anche fotografia per le strade di Rovolon, Bastia e Carbonara seguendo le indicazioni chiaramente fornite dal volantino (disponibile in tutti i locali aderenti) e valutare con criteri propri che aria tira nell'ambiente fotografico para-Euganeo.
Nel complesso l'iniziativa è esemplare: dimostra che non è necessario essere un grande centro carico di storia culturale per propagandare cultura, e sarebbe utile che trovasse imitatori in altre sedi, in piccolo o in grande, anche dove da anni tutto (o quasi) tace.
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Nota 1. Si veda la mostra Gauguin e gli Impressionisti a Palazzo Zabarella di Padova, dove sul pavimento a fianco d'una tela di Gauguin è dipinto un cerchio con vicina una freccia che indica che quello è la postazione su cui situarsi per ammirare il quadro. I visitatori attribuiscono il consiglio a questioni di prospettiva. In realtà, quello è l'unico punto in cui spariscono alla vista i riflessi dovuti alla vandalica vernice spalmata da un mercante per soddisfare clienti inconsapevoli della preferenza del pittore per tinte e superfici opache.
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libroazzurro · 2 years ago
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QUESTO VISIBILE PARLARE – PARTE OTTAVA - SULLA CENSURA 
 Alcibiade aveva studiato dai sofisti, ma aveva capito che manipolare l’immaginazione degli uomini è pericoloso e controproducente. Non bastava che la gente pensasse quello che voleva lui: la gente, aveva capito Alcibiade, non doveva pensare punto e basta. Doveva ubbidire punto e basta. E, allora, una notte, Alcibiade mutilò tutte le erme di Atene. Le erme erano delle statue sacre, dei grossi rettangoli di pietra sormontate da un volto e fornite di un fallo, veneratissime in Grecia. Le erme erano sacre ad Hermes, e Hermes è il dio dell’immaginazione, il dio che ha inventato la scrittura, e che ha congegnato quale rapporto dovesse correre fra il sapere e la conoscenza, inventando la scienza e la cultura. La censura è questo: castrare quella forza erotica insita nel sapere quando si concede agli uomini come conoscenza. Una generazione dopo l’atto terroristico di Alcibiade, la Grecia crolla per sopravvivere come il sogno di una civiltà ancora da avverare: e questo sogno, cotto nel suo sangue dall’odio gnostico per gli dèi e i bei ragionamenti; dall’odio per le immagini e il loro potere erotico; dall’odio per i sabba femminili e ogni forma di incoercibile persistenza del continuo e del mutevole: questo sogno, cotto nel suo icore, continua e sopravvive a questa smania di censura che rende residuale il mondo.
 Nell’immagine, una xilografia a colori realizzata nel 1533 dall’incisore Erhard Schön da Norimberga per illustrare il testo di un volantino stampato con il titolo "Ein erschröcklich geschicht vom Tewfel und einer unhulden" ("Una storia terrificante del diavolo e di un demone"), cronaca del processo a una presunta strega (condannata poi a morte per rogo), accusata di essere responsabile, insieme al diavolo, dell'incendio della città di Schiltach nel 1531. Il documento è conservato preso la Biblioteca Centrale di Zurigo (Foto nel pubblico dominio, tramite Wikimedia Commons).
 Testo di Pier Paolo Di Mino.
Ricerca iconografica a cura di Veronica Leffe.
https://www.libroazzurro.it/index.php/note/questo-visibile-parlare/208
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salottoitalia · 2 years ago
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Volantino trovato (non si sa come) fra le pagine di un articolo della Gazzetta dello Sport che parlava del duello di mercato fra Milan e Inter per David Suazo.
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letteredalucca · 3 years ago
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Difendere da chi? Da cosa?
Difendere da chi? Da cosa?
Ieri mattina, proprio nel giorno dedicato alla giornata contro la violenza sulle donne, sono incappata in un volantino della destra locale (a quanto pare non c’è più neanche bisogno di distinguere fra destra moderata e destra estrema, visto che hanno fatto fronte comune), intitolato difendere Lucca. È un meccanismo piuttosto utilizzato e purtroppo non ancora liso. Creare il senso di insicurezza…
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silvia4studentcoach · 6 years ago
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Stamattina apro insta e guardo le storie di @cimdrp che racconta di un commento agghiacciante sotto una foto di un bimbo sull'aquarius "sterilizzateli per non farci intenerire dai bambini". Mi fa male il cuore. Cerco altri post e leggo il male, guardo la crudeltà fra i like e i repost. "Vergogna usare i bambini per intenerire". Non si tratta di "usare" i bambini, il punto è che i bambini lì ci sono davvero! Il punto è che non sono "altro" sono esseri umani. Vorrei sapere che senso ha studiare l'Olocausto e le grandi purghe, le foibe e i massacri sui libri di scuola se nella vita di tutti i giorni si vive così. Vorrei sapere con che coraggio queste persone riescono a dormire serene con la loro coscienza. Vorrei sapere come fare stamattina a spiegare storia si miei studenti in vista della maturità se il "ricordare per non ripetere" di Primo Levi ora è meno importante del volantino promozionale di un supermercato. Ma è tanto difficile capire che siamo tutti UGUALI? basta con questi pregiudizi ignoranti degli stranieri che stuprano e rubano.. vorrei sapere come si sentirebbero quelle persone che inneggiano a Salvini ad essere oggetto di anche solo mezzo pregiudizio. Non siamo etnie. Siamo abitanti della terra. Respiriamo allo stesso modo ma c'è chi non si può permettere di morire sereno nel suo letto a cento anni perché la vita gli viene stroncata prima dalla decisione di altri esseri umani esattamente come lui. La storia insegna.. si ma solo a chi la sa leggere. #aquarius #dirittiumani #vita #umano #vita @bossyitaly
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