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Fine settimana a Lisbona, eventi 5-7 aprile
Fine settimana a Lisbona, eventi 5-7 aprile 2019 #lisbona #portogallo
Buongiorno a tutti e bentrovati al nuovo appuntamento del giovedì con i miei consigli sugli eventi imperdibili di questo fine settimana a Lisbona. Un fine settimana che pare sarà piovoso ma che io rischiarerò con numerosissimi eventi che vi faranno dimenticare la pioggia. Pronti a prender nota?
Venerdì, 5 aprile
Per gli amanti del nettare di Bacco e per i curiosi dell’enologia portoghese,…
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Vicenza, “Un sogno per la testa”: l’arrivo in città di Loretta Pavan dopo 10 mila chilometri in bici attraverso 19 Stati Europei
Vicenza, partita in bici il 2 agosto dall'ospedale San Bortolo di Vicenza per un'impresa di 10 mila chilometri e 55 tappe in 19 Stati Europei, Loretta Pavan arriverà domenica 26 settembre, alle 15, in piazza Matteotti. Ad accoglierla sarà il vicesindaco con delega alle attività sportive Matteo Celebron insieme con tanti sostenitori che in questi mesi hanno seguito con passione ed ammirazione il suo “sogno per la testa”: due mesi in bicicletta toccando 19 capitali europee per veicolare un messaggio di speranza e raccogliere fondi per sostenere un progetto della Fondazione San Bortolo a favore della Divisione di Neurochirugia di Vicenza. Loretta Pavan è vicentina, ha 60 anni. Ex imprenditrice, è diventata ciclista per passione dopo che, nel 2006, le è stato diagnosticato un tumore al seno, malattia che si è portata via, in giovane età, le sue due sorelle, morte a 9 mesi l’una dall’altra. “Un sogno per la testa” È il nome dell’impresa che ha visto protagonisti Loretta Pavan e Giorgio Murari, compagno di pedalate, in un percorso di 10.000 chilometri, con un dislivello di 80.000 metri affrontato in 60 giorni, 55 tappe,19 Capitali europee accompagnati da un camper dove poter riposare alcune ore. Il driver, Nicodemo Valerio, si è occupato anche di girare alcuni filmati che diventeranno, successivamente, un docu-film.Partiti il 2 agosto dall’Ospedale San Bortolo di Vicenza, hanno raggiunto Madrid, per poi proseguire fino a Lisbona. Poi Parigi, Bruxelles, Amsterdam, Berlino, Praga, Vienna, Bratislava, Budapest. Hanno proseguito passando per Belgrado, Pristina, Skopje fino a raggiungere Atene. Dopo 60 giorni di pedalate, raggiungeranno Vicenza domenica 26 settembre. “Dietro ad ogni problema c’è un’opportunità”: questo lo spirito con cui Loretta e Giorgio hanno deciso di costruire il loro viaggio e trasformare l’avventura in un forte abbraccio simbolico all’Europa così duramente colpita dalla pandemia. Un messaggio di speranza, un ritorno all'essenziale: respirando la forza della libertà, l’attaccamento alle radici, la consapevolezza della propria identità. Il ritrovo per i ciclisti che vorranno percorrere gli ultimi 35 chilometri con Loretta e Giorgio Murari, il ritrovo è domenica 26 settembre verso le 13.30 a Bassano del Grappa, alla caffetteria Angarano Bar. Radio Vicenza trasmetterà in diretta da Piazza Matteotti. Le altre imprese E’ il 2008 quando Loretta sale in sella; da allora non ha più smesso di pedalare, chilometro dopo chilometro entra nel mondo randonnée: né forte né piano ma lontano. Porta a termine sfide incredibili come la Parigi-Brest-Parigi (1.200 chilometri con 12.000 metri di dislivello) in 78 ore oppure la Pinerolo-Barcellona-Pinerolo (1.600 chilometri con 20.000 metri di dislivello) in 145 ore. Nel 2017 scala 56 volte il Monte Grappa, un posto magico che lei chiama “la mia montagna”. Nel 2018 conquista Capo Nord, 4.200 chilometri in venti giorni: una soddisfazione incredibile che le dà la carica per continuare a pedalare. In sella, Loretta, riassapora il piacere di stare a contatto con la natura e la sua spiritualità, allontana i cattivi pensieri e sogna il futuro. Il 23 aprile 2019 parte per il giro delle Repubbliche Marinare, un meraviglioso percorso di 2.300 chilometri con 20.000 metri di dislivello che tocca Venezia, Genova, Pisa e Amalfi. Dieci giorni in giro per l’Italia con il compagno di avventure Giorgio Murari in totale autonomia, senza nessun tipo di supporto. Il 3 agosto dello stesso anno affronta un giro incredibile alla volta di Tarifa: 3.000 chilometri con 28.000 metri di dislivello. Lo scorso anno decide di pedalare, sempre con l’amico Giorgio Murari, lungo tutto il perimetro dello Stivale così colpito dal Covid. L’avventura, “Abbracciamo l’Italia”, li ha visti impegnati in un percorso di 7.000 chilometri, con un dislivello di 70.00 metri affrontato in 40 giorni, in totale autonomia, attraverso tutto il Bel Paese. Tanti, tantissimi i chilometri macinati e tante anche le difficoltà: i 45 gradi della Sardegna, la pioggia delle Alpi, le ruote forate, i crampi, la fatica che si faceva sentire ma l’entusiasmo di tornare in sella ad ogni alba. L’obiettivo “Pedalando ho imparato ad affrontare la malattia e a dedicarmi alle persone che vivono la mia stessa situazione” racconta “lotto per me e per gli altri”; Loretta, infatti, da anni sostiene, con le sue imprese, gli “Amici del 5 Piano”: un gruppo di volontari nato con l’obiettivo di sostenere i malati oncologici, gli ex malati e i loro familiari attraverso il coinvolgimento degli stessi in attività legate alla cultura, al benessere, all’alimentazione e alla promozione dei diritti del malato. Grazie anche alle sue pedalate, è stato possibile finanziare la nascita di due ambulatori importanti nel reparto di oncologia: "SETA - Servizio di Terapia Alimentare", nato dall’idea di attivare un servizio di consulenza nutrizionale all’ interno del reparto di Oncologia di Vicenza aperto gratuitamente sia a pazienti in trattamento attivo che in follow-up. L’ambulatorio, attivo dal 2017, è gestito dal dottor Renato Giaretta che in questi 3 anni di attività ha effettuato 900 visite per un totale di 366 pazienti seguiti. “Spes - Servizio Psicologico Empatico Solidale” nato per dare sostegno psicologico al paziente oncologico e alla sua famiglia. Gestito dalla dottoressa Onestini, l'ambulatorio, nato nel 2018, ha seguito fino ad adesso 160 pazienti per un totale di 700 sedute. Quest’anno i fondi raccolti andranno a sostenere un progetto della Fondazione San Bortolo a favore della Divisione di Neurochirurgia dell’Ospedale di Vicenza. L’obiettivo è consentire la prosecuzione degli interventi attraverso l’utilizzo di una speciale apparecchiatura laser, unica al mondo, che grazie all'uso di cateteri introdotti nel cervello con sistemi di navigazione, può distruggere, con la erogazione di calore, lesioni patologiche di diversa natura. L’utilizzo del laser è previsto per il trattamento di queste patologie: le epilessie farmacoresistenti dovute a focolai non operabili in modo tradizionale per sede pericolosa o inacessibile; tumori cerebrali primitivi e metastatici piccoli e profondi nel cervello non raggiungibili con la microneurochirurgia tradizionale. Il reparto di Neurochirugia, diretto dal dottor Lorenzo Volpin, sarà uno dei pochissimi in Italia a usufruire di questa apparecchiatura rivoluzionaria. La raccolta fondi Questi 10.000 chilometri di pedalate si sono trasformati in 10.000 euro raccolti grazie alle tantissime donazioni di ciclisti appassionati e generosi cittadini. L’obiettivo è estendere la raccolta fondi fino a fine anno attraverso serate ed eventi collaterali organizzati per raccontare questa fantastica avventura. È possibile, quindi, continuare a donare andando sul sito www.amicidelquintopiano.it oppure sul sito della digital-start up innovativa Bikeen https://unsognoperlatesta.bikeen.eu/. Sempre qui https://unsognoperlatesta.bikeen.eu/ è ancora possibile provare ad aggiudicarsi con una o più offerte riservate (viene garantita completa riservatezza per l’offerente) la bici con cui Loretta ha percorso tanti chilometri lo scorso anno. “Sono orgogliosa del fatto che le mie pedalate possano in qualche modo ispirare queste iniziative e sono ancora più felice che Bikeen abbia deciso di aiutare il Gruppo Amici del Quinto Piano. Ho pedalato 30.000 chilometri in sella a questa bici che mi ha accompagnato in momenti belli ma anche difficili” racconta Loretta “venderla significa raccogliere fondi per la Neurochirurgia, un reparto eccellente del nostro Ospedale. Le sinergie che nascono tra il mondo dell’imprenditoria e del volontariato sono davvero preziose e proficue”. Il miglior offerente, a fine anno, si aggiudicherà la bicicletta. Sponsor e collaborazioni Numerose le aziende che in questi anni hanno sempre supportato Loretta e le sue imprese con il patrocinio del Comune di Vicenza e del Consiglio Regionale del Veneto: Ferretto Group, Bikeen, MA Impianti, Belluscio Assicurazioni, Cybex, Cicli Rossi, Zenato Wines, Banca del Veneto Centrale, Riva Carrozzeria, Pircher s.s, Ristorante Ai Cigni, Bonometti, Agri-ristorante Le Vescovane. Read the full article
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Con l’inizio del 2020, gli amanti dei viaggi iniziano a sfogliare il calendario per organizzare le ferie dei prossimi 12 mesi. Con otto giorni di ferie si potrà partire addirittura per 30 giorni di vacanza. Gli italiani, si sa, amano approfittare dei ponti: tra i più appetibili saranno quello di Pasqua e quello del prossimo Capodanno. Secondo un’analisi condotta da Volagratis, viaggerà il 64% in più rispetto al 2019. Ecco il calendario dei ponti, per sfruttare al meglio tutte le occasioni, e qual è il momento migliore per acquistare voli e soggiorni risparmiando fino al 70%. Pasqua e Pasquetta: 3 giorni Dall’11 al 13 aprile 2020 si potrà partire per tre giorni senza dover prendere ferie. Nel 2020 Pasqua si festeggerà domenica 12 aprile: considerando anche il lunedì dell’Angelo, ecco servito un city break, magari a Lisbona. In occasione di questa festività, la città si riempie di mandorle, cioccolatini e Folar, un dolce tradizionale a forma di corona di pane servita con un uovo sodo al centro. Un ottimo motivo, da aggiungere alla sua storia e alla sua musica, per visitarla. Quando prenotare: con tre mesi di anticipo per risparmiare fino al 46%. Festa del lavoro: 3 giorni Dall’1 al 3 maggio 2020, tre giorni senza dover prendere ferie. Il Primo maggio 2020 cadrà di venerdì: l’ideale per un weekend lungo, magari all’estero. La primavera, infatti, è la stagione perfetta per volare verso il Belgio e la sua Capitale, Bruxelles, che in quel periodo di riempie di fiori e di profumi. In tre giorni la città si può scoprire in un lungo e in largo, dalla meravigliosa Grand’ Place fino all’Atomium. Quando prenotare: con quattro mesi d’anticipo per risparmiare fino al 57%. Festa della Repubblica: 4 giorni Dal 30 maggio al 2 giugno 2020. Con un giorno di ferie si potrà partire per quattro giorni di vacanza. Il 2 giugno cadrà di martedì: i più organizzati potranno organizzare un viaggio di quattro giorni prendendo un solo giorno di ferie, il lunedì. Con l’arrivo della bella stagione, il consiglio è quello di volare in Sicilia per ammirare le bellezze della colorata Palermo, tra mercati e opere d’arte, o dell’affascinante Catania, ai piedi dell’Etna, e, perché no, per concedersi un primo tuffo al mare, meteo permettendo. Quando prenotare: con un mese di anticipo per risparmiare fino al 26%. Santi Pietro e Paolo (Roma): 3 giorni Dal 27 al 29 giugno 2020. Tre giorni di vacanza senza dover prendere ferie. I romani che festeggiano i Santi Pietro e Paolo possono approfittare di lunedì 29 giugno e fuggire tre giorni, magari su un’isola, per lasciare alle spalle il caos della Capitale. Rodi, in Grecia, è la meta ideale per staccare la spina a metà 2020 e a giugno lo si può fare senza ancora la confusione che la caratterizza a luglio e agosto. L’isola ha una natura incontaminata e una storia ricchissima, spesso legata alla mitologia: un mix davvero affascinante. Quando prenotare: con quattro mesi di anticipo per risparmiare fino al 60%. Immacolata Concezione e Sant’Ambrogio: 4 giorni Dal 5 all’8 dicembre 2020. Quattro giorni di vacanza con uno solo di ferie. Nel 2020 l’Immacolata cadrà di martedì. Assicurandosi il lunedì di ferie, si può organizzare un viaggio di quattro giorni. Non solo, i milanesi che festeggiano Sant’Ambrogio (lunedì 7 dicembre) non avranno neanche bisogno di chiedere permessi. A inizio dicembre la meta ideale è Edimburgo, in Scozia, uno dei regni dei mercatini di Natale nel Regno Unito, con alberi addobbati, musiche ed eventi. Quando prenotare: con quattro settimane di anticipo per risparmiare fino al 45%. Natale: 3 o 7 giorni Dal 25 al 27 dicembre 2020. Tre giorni di vacanza e nessuno di ferie oppure si può anticipare la partenza al 21 dicembre prendendo quattro giorni di ferie. Nel 2020 Natale cadrà di venerdì, concedendo, anche a chi normalmente non ha ferie, di trascorrere in viaggio il 27 dicembre. Per chi è alla ricerca di una destinazione da vivere in pochi giorni l’ideale è Vienna. La città della Principessa Sissi e di Mozart, è una città regale ed elegante che permette di entrare nel clima natalizio tra cioccolata, musica e storiche sale da ballo. Per più giorni il consiglio è di andare a Parigi, al primo posto tra le città Travel Trends di Volagratis.com per il 2020. Quando prenotare: Vienna con quattro mesi di anticipo per risparmiare fino al 70%, Parigi tre mesi prima per risparmiare fino al 40%. Capodanno: 4 o 7 giorni Dal 31 dicembre 2020 al 3 gennaio 2021). Quattro giorni di vacanza con uno solo di ferie oppure sette giorni di viaggio con quattro di ferie. Con venerdì Primo gennaio 2020, il consiglio è quello di prendere un giorno di ferie (giovedì 31 dicembre) e partire per un viaggio di quattro giorni per festeggiare il primo dell’anno all’estero. Valencia è una meta adatta a tutta la famiglia, compresi i bambini che sono a casa da scuola e che potranno meravigliarsi di fronte alle straordinarie creature del Parco oceanografico o sperimentare divertendosi alla Città della scienza e della cultura, una delle più belle d’Europa. Per chi può prendersi più giorni e stare via una settimana intera, Epifania compresa (mercoledì 6 gennaio), la meta perfetta è New York. A Capodanno la città che non dorme mai dà il meglio di sé. Ci sono tantissimi appuntamenti, fuochi d’artificio e, soprattutto, la grande festa di Times Square che permette di festeggiare il nuovo anno con gli sguardi rivolti verso la grande sfera luminosa che scende seguendo il conto alla rovescia. Quando prenotare: Valencia con due mesi di anticipo per risparmiare fino al 32%, mentre New York è meglio prenotare quattro mesi prima, si risparmia fino al 43%. @123rf https://ift.tt/2QmHfXH Ponti 2020: quali sono e quando è meglio prenotare Con l’inizio del 2020, gli amanti dei viaggi iniziano a sfogliare il calendario per organizzare le ferie dei prossimi 12 mesi. Con otto giorni di ferie si potrà partire addirittura per 30 giorni di vacanza. Gli italiani, si sa, amano approfittare dei ponti: tra i più appetibili saranno quello di Pasqua e quello del prossimo Capodanno. Secondo un’analisi condotta da Volagratis, viaggerà il 64% in più rispetto al 2019. Ecco il calendario dei ponti, per sfruttare al meglio tutte le occasioni, e qual è il momento migliore per acquistare voli e soggiorni risparmiando fino al 70%. Pasqua e Pasquetta: 3 giorni Dall’11 al 13 aprile 2020 si potrà partire per tre giorni senza dover prendere ferie. Nel 2020 Pasqua si festeggerà domenica 12 aprile: considerando anche il lunedì dell’Angelo, ecco servito un city break, magari a Lisbona. In occasione di questa festività, la città si riempie di mandorle, cioccolatini e Folar, un dolce tradizionale a forma di corona di pane servita con un uovo sodo al centro. Un ottimo motivo, da aggiungere alla sua storia e alla sua musica, per visitarla. Quando prenotare: con tre mesi di anticipo per risparmiare fino al 46%. Festa del lavoro: 3 giorni Dall’1 al 3 maggio 2020, tre giorni senza dover prendere ferie. Il Primo maggio 2020 cadrà di venerdì: l’ideale per un weekend lungo, magari all’estero. La primavera, infatti, è la stagione perfetta per volare verso il Belgio e la sua Capitale, Bruxelles, che in quel periodo di riempie di fiori e di profumi. In tre giorni la città si può scoprire in un lungo e in largo, dalla meravigliosa Grand’ Place fino all’Atomium. Quando prenotare: con quattro mesi d’anticipo per risparmiare fino al 57%. Festa della Repubblica: 4 giorni Dal 30 maggio al 2 giugno 2020. Con un giorno di ferie si potrà partire per quattro giorni di vacanza. Il 2 giugno cadrà di martedì: i più organizzati potranno organizzare un viaggio di quattro giorni prendendo un solo giorno di ferie, il lunedì. Con l’arrivo della bella stagione, il consiglio è quello di volare in Sicilia per ammirare le bellezze della colorata Palermo, tra mercati e opere d’arte, o dell’affascinante Catania, ai piedi dell’Etna, e, perché no, per concedersi un primo tuffo al mare, meteo permettendo. Quando prenotare: con un mese di anticipo per risparmiare fino al 26%. Santi Pietro e Paolo (Roma): 3 giorni Dal 27 al 29 giugno 2020. Tre giorni di vacanza senza dover prendere ferie. I romani che festeggiano i Santi Pietro e Paolo possono approfittare di lunedì 29 giugno e fuggire tre giorni, magari su un’isola, per lasciare alle spalle il caos della Capitale. Rodi, in Grecia, è la meta ideale per staccare la spina a metà 2020 e a giugno lo si può fare senza ancora la confusione che la caratterizza a luglio e agosto. L’isola ha una natura incontaminata e una storia ricchissima, spesso legata alla mitologia: un mix davvero affascinante. Quando prenotare: con quattro mesi di anticipo per risparmiare fino al 60%. Immacolata Concezione e Sant’Ambrogio: 4 giorni Dal 5 all’8 dicembre 2020. Quattro giorni di vacanza con uno solo di ferie. Nel 2020 l’Immacolata cadrà di martedì. Assicurandosi il lunedì di ferie, si può organizzare un viaggio di quattro giorni. Non solo, i milanesi che festeggiano Sant’Ambrogio (lunedì 7 dicembre) non avranno neanche bisogno di chiedere permessi. A inizio dicembre la meta ideale è Edimburgo, in Scozia, uno dei regni dei mercatini di Natale nel Regno Unito, con alberi addobbati, musiche ed eventi. Quando prenotare: con quattro settimane di anticipo per risparmiare fino al 45%. Natale: 3 o 7 giorni Dal 25 al 27 dicembre 2020. Tre giorni di vacanza e nessuno di ferie oppure si può anticipare la partenza al 21 dicembre prendendo quattro giorni di ferie. Nel 2020 Natale cadrà di venerdì, concedendo, anche a chi normalmente non ha ferie, di trascorrere in viaggio il 27 dicembre. Per chi è alla ricerca di una destinazione da vivere in pochi giorni l’ideale è Vienna. La città della Principessa Sissi e di Mozart, è una città regale ed elegante che permette di entrare nel clima natalizio tra cioccolata, musica e storiche sale da ballo. Per più giorni il consiglio è di andare a Parigi, al primo posto tra le città Travel Trends di Volagratis.com per il 2020. Quando prenotare: Vienna con quattro mesi di anticipo per risparmiare fino al 70%, Parigi tre mesi prima per risparmiare fino al 40%. Capodanno: 4 o 7 giorni Dal 31 dicembre 2020 al 3 gennaio 2021). Quattro giorni di vacanza con uno solo di ferie oppure sette giorni di viaggio con quattro di ferie. Con venerdì Primo gennaio 2020, il consiglio è quello di prendere un giorno di ferie (giovedì 31 dicembre) e partire per un viaggio di quattro giorni per festeggiare il primo dell’anno all’estero. Valencia è una meta adatta a tutta la famiglia, compresi i bambini che sono a casa da scuola e che potranno meravigliarsi di fronte alle straordinarie creature del Parco oceanografico o sperimentare divertendosi alla Città della scienza e della cultura, una delle più belle d’Europa. Per chi può prendersi più giorni e stare via una settimana intera, Epifania compresa (mercoledì 6 gennaio), la meta perfetta è New York. A Capodanno la città che non dorme mai dà il meglio di sé. Ci sono tantissimi appuntamenti, fuochi d’artificio e, soprattutto, la grande festa di Times Square che permette di festeggiare il nuovo anno con gli sguardi rivolti verso la grande sfera luminosa che scende seguendo il conto alla rovescia. Quando prenotare: Valencia con due mesi di anticipo per risparmiare fino al 32%, mentre New York è meglio prenotare quattro mesi prima, si risparmia fino al 43%. @123rf Con otto giorni di ferie, nel 2020 si potrà partire addirittura per 30 giorni di vacanza. Ecco le feste e i ponti e con quanto anticipo bisogna prenotare il viaggio.
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Chi, da bambino, con l’indice del destino, non ha percorso la rotta di Magellano, non conosce i confini del sogno. A 500 anni dall’impresa del grande navigatore, un racconto di Gianluca Barbera
10 agosto 1519. 500 anni fa. Una data importante non soltanto per la Storia, ma per gli effluvi dei nostri sogni infantili. Ferdinando Magellano parte da Siviglia con l’idea di fare il giro del mondo, a bordo della “Trinidad”, alla guida di cinque navi. Una impresa che sconvolge il regno dell’immaginario, mito fatto uomo, legno, ambizione, ispirazioni. Chi, da bimbo, con il dito indice a declinare destini, non ha percorso la rotta oceanica ipotizzata da Magellano, semplicemente, non ha vissuto, non conosce l’ipnosi della leggenda. Gianluca Barbera a “Magellano” (Castelvecchi, 2018) ha dedicato un romanzo di successo, tradotto in Brasile e in Portogallo. Proprio oggi, 10 agosto, il “Diárío de Notícias”, il quotidiano portoghese più autorevole, con sede a Lisbona, intervista il nostro in un inserto speciale dedicato all’impresa di Magellano. Uno scrittore italiano che parla dell’eroe portoghese. Qui, con consueto brio, mescolando la storia alla narrazione, Barbera ci racconta “La tragica fine di Magellano”, accaduta a Mactan, nelle Filippine, era l’aprile del 1521. L’ultimo romanzo di Barbera, invece, è dedicato alle avventure di “Marco Polo” (Castelvecchi, 2019).
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La tragica fine di Magellano
Venerdì 26 aprile 1521 Zula, signore dell’isola di Mactan, mandò suo figlio con due capre per offrirle a Magellano. Fece dire che non aveva potuto mantenere la promessa per intero perché l’altro re dell’isola, Silapulapu, non voleva obbedire al sovrano di Spagna. Chiedeva pertanto che il nostro comandante mandasse un battello pieno di uomini per aiutarlo a combattere il re ribelle.
Era l’occasione che Magellano attendeva.
«Ma certo» rispose a re Zula. «Sarò io stesso a guidare la spedizione» aggiunse poi, rivolto a noi.
Sentendo quelle parole, fui pervaso da un’oscura sensazione, come di un male in arrivo.
Il mastro d’armi si fece avanti affermando che spettava a lui comandare le truppe. Era fin troppo palese la preoccupazione nei suoi occhi.
Magellano scoppiò a ridere.
“Non se ne parla nemmeno. E poi basterà sparare qualche colpo di bombarda per metterli in fuga!”.
Vidi sul volto del mastro d’armi un’espressione dubbiosa, quasi di raccapriccio.
«Voglio dimostrare a questa gente» aggiunse un attimo dopo Magellano posandogli una mano sulla spalla «che uno solo di noi è capace di mettere in fuga cento di loro. Dopo saremo ritenuti invincibili, e tutti si sottometteranno con un solo cenno del capo. Se impiegassi tutti gli uomini disponibili, o mi facessi aiutare da re Humaubon, perderemmo la faccia».
Fatti i necessari preparativi, a mezzanotte Magellano era alla testa di sessanta uomini armati di corsaletti e celate. Dietro di lui venivano trenta balangai con a bordo re Humaubon, signore di Cebu e suo alleato, alcuni principi e un migliaio di guerrieri.
Magellano aveva preteso però che si tenessero in disparte, nel ruolo di spettatori.
Humaubon si era mostrato scontento di quella decisione, tuttavia, avendo visto coi propri occhi di cosa erano capaci gli spagnoli, non aveva osato opporsi. Come poteva dimenticare lo spettacolo offerto da dieci dei suoi che con coltelli e lance avevano assalito un solo spagnolo armato di corazza senza riuscire a vincerlo e nemmeno a scalfirlo?
*
Tre ore prima che facesse giorno arrivammo a Mactan. Magellano mandò avanti Barbosa, suo cognato, per un’ultima offerta di pace.
«Se Silapulapu accetterà di obbedire al re di Spagna e riconoscere re Humaubon quale suo signore, e di pagare il tributo, si assicurerà la nostra amicizia. Altrimenti sarà la guerra… Se rifiutate» concluse Barbosa in qualità di portavoce «il capitano generale fa sapere che assaggerete le lance e le balestre spagnole».
Silapulapu, ritto al centro della sua capanna, le quattro mogli e i ventidue figli seduti alle sue spalle, rispose piccato: «Le nostre lance, benché di canne, sono aguzze quanto le vostre» e fece per mandare via il messaggero di pace. Poi però lo richiamò: «Dite al vostro signore un’ultima cosa: che attenda il giorno per attaccare, perché sto aspettando rinforzi».
Disse così per farlo cadere in un tranello inducendolo ad affrettare i tempi: aveva infatti scavato grossi fossi tra la riva e le case per farvi precipitare i nemici mentre ancora era buio.
Magellano era così convinto che avrebbe avuto partita vinta che diversamente dal solito non aveva fatto somministrare i sacramenti ai soldati. E pure lui se ne era astenuto.
«Che avete da guardarmi in quel modo!» ci aveva redarguito un attimo prima di salire sui battelli, leggendo il turbamento nei nostri occhi. «Dio è con noi, non lo vedete? Vi sarete resi conto di quante conversioni abbiamo ottenuto in pochi giorni senza spargere una goccia di sangue!».
Ma aveva sbagliato i suoi calcoli.
*
Quando si accorse che le scialuppe non potevano accostarsi a riva a sufficienza per scaricare bombarde, moschetti e balestre, nemmeno allora si preoccupò. E invece avrebbe dovuto. Con quelle armi sarebbe stato facile mettere in fuga i guerrieri che ci attendevano sulle rive scuotendo gli scudi e lanciando grida atroci.
Spuntate le prime luci del giorno, saltammo giù dalle scialuppe trovandoci immediatamente con l’acqua alla cintola, impediti nei movimenti dalle corazze, Magellano alla nostra testa. Io mi tenevo alle sue spalle, a protezione. Accanto a me, il fido Pigafetta. Undici di noi restarono a presidio dei battelli.
L’acqua fin sopra le cosce ci rese subito difficile avanzare. Il tratto che ci separava dalla spiaggia dove i nemici erano in attesa era lungo oltre dieci tiri di balestra: percorrerlo in quelle condizioni ci tolse energie.
Quando arrivammo in prossimità della riva, vedemmo che i nemici si erano divisi in tre squadroni, in tutto più di millecinquecento guerrieri, come seppi poi.
Ecco all’improvviso alzarsi un unico grido altissimo, assordante, e una massa imponente di sagome lanciarsi verso di noi con furia selvaggia. Il cuore per un attimo mi mancò. Guardai Magellano, che mi ricambiò con un’occhiata tragica e piena di esitazione. Per la prima volta lo vedevo smarrito. Bastò a farmi andare via le forze residue.
Gli Indii ci assalirono da ogni parte, venendoci addosso in numero di cinque per ciascuno, due ai fianchi e uno in testa, e tuttavia tenendosi a rispettosa distanza per il timore che avevano delle nostre armi.
Il comandante ci divise in due gruppi e ordinò di fare fuoco. Tirammo coi moschetti e le balestre per oltre mezz’ora, ma senza costrutto, poiché la distanza era grande e i selvaggi si muovevano di qua e di là sottraendosi ai colpi o parandoli coi loro scudi di canne intrecciate.
Il capitano generale, vedendo che i nostri colpi andavano a vuoto, non smetteva di gridare: «Non tirate! Risparmiate le forze!».
Ma i soldati spaventati continuavano a menare colpi a vanvera.
Allora i selvaggi presero coraggio e si fecero più sotto, scaricandoci addosso una gragnola di frecce e lance di canna, oltre a pietre scagliate da fionde e grosse zolle staccate da terra.
Magellano ordinò ad alcuni di dirigersi verso le capanne per appiccare il fuoco e vedere se fosse possibile scoraggiarli. Ma questo li rese ancora più furiosi. Due dei nostri furono abbattuti e poco dopo lo stesso nostro comandante fu raggiunto alla coscia destra da una freccia avvelenata.
Vista la mala parata Magellano ordinò: «Ritiriamoci, ma in buon ordine e senza mostrare paura, o ci verranno addosso in massa».
All’inizio fu così, ma a poco a poco, incalzati dai selvaggi, ai più mancò il sangue freddo. Molti se la diedero a gambe, correndo a più non posso, per quanto l’armatura lo consentisse, verso le scialuppe. Il comandante trascinava la gamba lentamente, sempre più in ambasce. Solo in sette o otto gli restammo al fianco, pronti al sacrificio.
Ma egli non voleva saperne di ritirarsi, se non dopo che tutti noi fossimo stati in salvo. Per questo continuava a voltarsi gridando al nostro indirizzo: «Su, andate!».
*
Dalle barche i nostri compagni osservavano impotenti lo svolgersi degli eventi. Le bombarde erano troppo lontane per servire a qualcosa.
Nel frattempo la tempesta di frecce, pali appuntiti, sassi e zolle non cessava. Quelli scagliavano le lance e poi le ripigliavano per rilanciarle ancora sei o sette volte. E tiravano soprattutto alle gambe, perché erano nude.
Avendo compreso chi fosse a comandarci, era su di lui che concentravano i loro sforzi, assalendolo da più parti e sempre più numerosi. Eppure Magellano teneva duro respingendo gli assalitori anche quando questi erano in numero superiore alle dita di una mano.
Poi un paio di selvaggi gli fu addosso; riuscirono a cavargli l’elmo dalla testa in modo da renderlo più vulnerabile e colpirlo con furia.
Da un’ora e più combattevamo tenendo testa a quella massa quando una lancia colse il comandante di striscio a una gota. Magellano piombò su quello che l’aveva colpito trafiggendolo con la picca, ma così a fondo che non poté più estrarla dal corpo. Allora tentò di sguainare la spada, impedito in ciò dal veleno di una freccia che gli aveva quasi paralizzato il braccio.
Quando videro che non poteva muoverlo tutti gli furono addosso.
Ricordo che, rivolgendomi un ultimo sguardo, alzò la mano come per farmi un cenno e vidi le sue labbra pronunciare alcune parole che non potei intendere: forse addio o aiuto. Non potrò mai saperlo.
Quando mi accorsi che non c’era via di salvezza, mi volsi e mi misi a correre verso i battelli.
Anche se era l’unica cosa che restava da fare, comunque sia lo abbandonai.
Mentre correvo trovai la forza di voltarmi un’ultima volta: fu allora che vidi Magellano incalzato da ogni parte e d’un tratto una specie di scimitarra calargli addosso e colpirlo di netto alla gamba sinistra; lo vidi cadere in avanti con il volto nell’acqua. E subito gli furono addosso con lance di ferro e di canna e con decine di spadoni finché l’acqua si tinse di rosso.
Smisi di guardare e mi allontanai più in fretta che potevo; percorsi l’ultimo tratto quasi senza rendermene conto. Ancora oggi non ricordo di essere giunto ai battelli.
Come appresi in seguito, vedendomi in quello stato Pigafetta mi era corso incontro, mi aveva trascinato per un braccio e issato a bordo.
*
Anche dopo essere stato ferito, il capitano generale non aveva smesso di preoccuparsi per noi. Senza di lui nessuno sarebbe tornato da quella spedizione, io credo. Ma ben pochi erano disposti a riconoscerlo, e i più lo accusarono – accusarono un morto! – di non aver saputo condurre le cose.
Sia come sia, Magellano era caduto, e con lui altri sette dei nostri e quattro Indii venuti a darci soccorso. Molti erano feriti. Dei nemici ne restavano a terra non più di quindici. Ma il peggio era che la disfatta era avvenuta sotto gli occhi di re Humaubon il quale, lo vidi bene, piangeva come se avesse perduto un fratello.
Ce ne tornammo alle navi con una pena nel cuore che non si può raccontare.
Dopo aver pranzato re Humaubon mandò, col nostro consenso, alcuni dei suoi da Silapulapu per chiedere la restituzione dei corpi, specialmente quello Magellano. Ma quello rispose che mai si sarebbe privato di un simile trofeo, nemmeno per tutta la ricchezza del mondo.
«Per tutte le isole qua attorno, nel raggio di molte leghe, si è sparsa la voce della mia vittoria, e il mio nome ora risuona alto e splendente tra le mie genti e tra quelle vicine. Il corpo del vostro comandante, signore del tuono, è un trofeo prezioso. Io l’ho ucciso come fosse un uccello, lui che si credeva un dio, e ora il suo corpo mi appartiene e ne disporrò a piacimento. Andatevene e non tornate mai più».
Questo disse Silapulapu, circondato dai più fidati dei suoi guerrieri.
Gli ambasciatori s’inchinarono e tornarono da noi a mani vuote.
Si fanno molte supposizioni, ma cosa sia realmente toccato in sorte al corpo di Magellano nessuno ha mai potuto scoprirlo.
Gianluca Barbera
L'articolo Chi, da bambino, con l’indice del destino, non ha percorso la rotta di Magellano, non conosce i confini del sogno. A 500 anni dall’impresa del grande navigatore, un racconto di Gianluca Barbera proviene da Pangea.
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Fine settimana a Lisbona, eventi 26-28 aprile 2019
Fine settimana a #Lisbona, #eventi 26-28 aprile 2019
Buon 25 aprile a tutti! Bentrovati al nostro appuntamento settimanale con i miei consigli sugli eventi imperdibili del fine settimana a Lisbona. Molti gli appuntamenti per celebrare la liberazione del Portogallo del 1974, pronti a prender nota?
Prima di comicniare l’elenco, diviso per giorni, vi ricordo che durante l’intero fine settimana a Lisbona potrete partecipare al Festival Política…
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Fine settimana a Lisbona, eventi 19-21 aprile 2019
Fine settimana a #Lisbona, #eventi 19-21 aprile 2019
Siamo giunti al fine settimana pasquale di questo 2019. Avete già letto il mio articolo sulle tradizioni ed i piatti tipici in Portogallo in questo periodo? Cliccate qui se siete curiosi, ma adesso torniamo ai miei consigli sugli eventi imperdibili del fine settimana a Lisbona.
L’intero fine settimana sarà, per me dedicato, alle opere dell’artista urbano Mário Belém. Potrete vedere numerose…
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Fine settimana a Lisbona, eventi 12-14 aprile 2019
Fine settimana a #Lisbona, #eventi 12-14 aprile 2019. La mia personale selezione.
Buon giovedì a tutti e bentrovati al nostro appunatamento settimanale con i miei consigli sugli eventi imperdibili del fine settimana a Lisbona. Pronti a prender nota?
Venerdì, 12 aprile
Questo fine settimana sarà l’ultima possibilità di quest’anno per partecipare ad un evento golosissimo per gli amanti del pesce. A Lisbona torna l’attesissimo appuntamento annuale con Peixe em Lisboa.…
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Fine settimana a Lisbona, eventi 15-17 marzo 2019
Fine settimana a Lisbona, eventi 15-17 marzo 2019
Rieccoci nuovamente all’appuntamento del giovedì con i miei consigli sugli eventi imperdibili del fine settimana a Lisbona. Pronti a prender nota?
AVVISO: Prima di cominciare la lista voglio informarvi che i prossimi giovedì 21 e 28 marzo questa rubrica settimanale non sarà pubblicata per motivi tecnici. Riprenderà regolarmente giovedì 4 aprile.
Vi ricordo che questo fine settimana è dedicato a…
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Il baccalà in Portogallo è il re delle tavole. I portoghesi dicono che hanno più ricette di baccalà che giorni dell’anno, ma se a Lisbona arrivasse il “baccalà alla vicentina“? Oggi vi racconto della mia esperienza durante un worksho di cucina regionale con lo Chef Antonio Chemello presso l’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona.
Di baccalà e ricette vi ho già parlato in passato, dopo essermi cimentata con il bacalhau com natas e il bacalhau à Braz è giunto il momento per me di imparare a preparare il baccalà alla vicentina o per meglio dire “la polenta e baccalà alla vicentina” (quella della Venerabile Confraternita).
Forse non tutti sanno che nelle mie vene scorre 1/4 di sangue vicentino, mio nonno era di “sù”, di Vicenza per l’appunto. Come onorare la sua memoria se non imparando una ricetta della sua terra?
I workshop di cucina italiana
Sin dallo scorso anno, presso l’Istituto Italiano di Cultura, sono organizzati i Corsi di Cucina dell’Istituto Italiano di Cultura nel nuovo Spazio Cucina do Salitre, progettato dall’architetto Nadir Bonaccorso. Nell’ambito del ciclo, diretto da Luisa Violo (direttrice dell’istituto), gli eventi hanno lo scopo di far conoscere parte della cultura italiana “a tavola” grazie anche alla collaborazione di alcune scuole alberghiere italiane e ristoratori locali.
Questo mese di febbraio 2019 vede però la presenza di un famoso chef italiano che ha vinto più volte la Prova del Cuoco in Tv. Di chi parlo? Dello chef Antonio Chemello.
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Chi è lo Chef Antonio?
Antonio Chemello Ambasciatore dello Stoccafisso di Norvegia in Italia
Antonio Chemello, un nome da ricordare. Alla terza generazione di chef amanti di Stoccafisso, Antonio è un appassionato che ha sfidato le acque nordiche per ripetere, in barca a vela, la rotta del navigatore Pietro Querini, scopritore (casuale) dello stoccafisso che fece arrivare a Venezia. Due mesi di viaggio trascorsi in mare sulla rotta che parte da Sandrigo ed arriva all’isola di Rost.
A tavola, luogo dove sono avvenute sempre grandi gesta, nasce un’idea: creare la “Venerabile Confraternita del bacalà alla Vicentina” (la mancata seconda “c” è voluta) di cui Antonio Chemello, chef del Palmerino, ne è un illustre componente. Da allora la sua passione per questo nordico pesce non ha fine e lo porta anche alla nomina di Ambasciatore dello Stoccafisso di Norvegia in Italia.
progetto “Via Querinissima”
progetto enogastronomico culturale del Bacalà
La “Venerabile Confraternita del Bacalà alla Vicentina” nasce nel 1987 a Sandrigo (Vicenza) su iniziativa dell’avv. Michele Benetazzo. L’idea di base è costituire un qualificato cenacolo di personaggi vicentini che eleggano il “bacalà” come tema di unione di diversi Paesi europei (in questo momento ne sono 14).
Numerose sono le attività volte a difendere la buona cucina locale: stesura della ricetta per la preparazione del bacalà alla vicentina, attestati ai ristoratori che si impegnano a servire il tipico piatto locale, allacciare rapporti con altre regioni italiane ed approfondire ricerche sulle antiche ricette del baccalà.
Oggi leggiamo sul sito ufficiale che, “il lavoro della confraternita è conosciuto in tutta Italia ed all’estero sopratutto dopo il riconoscimento del Bacalà alla Vicentina fra i cinque alimenti della tradizione italiana nel circuito EuroFIR, finanziato dall’Unione Europea nel 2009 e alle imprese Queriniane che sono state intraprese con successo da alcuni membri della Confraternita: nel 2007 la tratta Venezia – Rost “Sulla Rotta del Querini” in barca a vela e nel 2012 la tratta Rost – Venezia “Via Querinissima” con una Fiat 500 “giallo Confraternita”.
Quando si parla di viaggi e sopratutto viaggi legati a terre lontane e gastronomia mi illumino. Durante il workshop, lo storico Massimo Andreoli ha raccontato la storia della Via Querinissima, storica rotta che ha fatto scoprire “per caso” al navigatore Pietro Querini il nostro amato baccalà, anzi il meluzzo nelle fredde acque in cima al circolo polare artico.
Ed ora cercate di contenervi mie care lettrici donne. Sapevate che il progetto è stato anche tema di una puntata di ULISSE su RAI3 con Alberto Angela? Il (vostro) amato ha parlato di Bacalà alla Vicentina, raccontando la storia del naufragio di Pietro Querini e della Via Querinissima. Per vedere la puntata cliccate qui. Ma torniamo a noi e al workshop di cucina veneta a Lisbona.
Il workshop
Arrivo all’Istituto Italiano di Cultura alle 10:30 visto che il workshop comincia alle 11. Odio arrivare in ritardo agli appuntamenti. Conosco Antonio e Massimo e ci si ritrova subito a parlare di cibo. Ha ragione Kévin quando dice sorridendo che “noi italiani abbiamo un problema”, parliamo sempre di cibo.
Dopo una breve ed interessante presentazione sul workshop, lo chef ci racconta la storia del merluzzo, la sua essicazione ed arrivo sulle nostre itaiche tavole (parte della spiegazione la troverete in basso nel video e nel video live pubblicato nella mia pagina Facebook).
Gli ingredienti del menù previsto per il workshop son presentati: radicchio e riso, stoccafisso e polenta e pere e ricotta per le frittelle.
A questo punto si affinano i coltelli e si comincia a preparare la famosa ricetta per la quale siamo venuti al workshop, il bacalá alla vicentina. Mi ha sempre affascinato vedere gli chef all’opera, la maestria e la rapidità con cui tagliano e preparano gli ingredienti. Sarà che amo cucinare ma io “pendo da… i coltelli….loro”.
Lo chef, infornato il baccalà, comincia a preparare il risotto al radicchio di Treviso e per concludere, visto che siamo in epoca di carnevale: le frittelle veneziane di carnevale (se volete la sua ricetta, scrivetemi in basso nei commenti).
Prima di lasciarvi, con l’acquolina in bocca, qui di seguito voglio condividere con voi la ricetta originale del Bacalà alla Vicentina dello chef. Fatemi sapere poi, nal caso vi cimentaste ai fornelli, come viene il risultato.
La ricetta originale
Ed ora se volete cimentarvi anche voi in cucina, vi presento in basso la ricetta del Bacalà alla Vicentina approvata dalla Venerabile Confraternita del Bacalà alla Vicentina.
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COSA SERVE (ricetta per 12 persone)
1 kg di stoccafisso secco, 250 gr di cipolle, mezzo litro di olio d’oliva non fruttato, 3 – 4 sarde sotto sale, mezzo litro di latte fresco, poca farina, 50 gr di formaggio Grana grattugiato, un ciuffo di prezzemolo, sale e pepe.
METTIAMOCI ALL’OPERA
Ammollare lo stoccafisso, già ben battuto, in acqua fredda, cambiandola ogni 4 ore, per 2-3 giorni. Levare parte della pelle. Aprire il pesce per il lungo, togliere la lisca e tutte le spine. Tagliarlo a pezzi quadrati possibilmente uguali.
Affettare finemente le cipolle; rosolare in un tegamino con un bicchiere d’olio, aggiungere le sarde dissalate, diliscate e tagliate a pezzetti; per ultimo, a fuoco spento, unire il prezzemolo tritato.
Infarinare i vari pezzi di stoccafisso, irrorarli con il soffritto preparato, poi disporli uno accanto all’altro, in un tegame di cotto o di alluminio, oppure in una pirofila (sul cui fondo si sarà versata, prima, qualche cucchiaiata di soffritto); ricoprire il pesce con il resto del soffritto, aggiungendo anche il latte, il Grana, il sale e il pepe.
Unire l’olio fino a ricoprire tutti i pezzi, livellandoli. Cuocere a fuoco molto dolce per 4 ore e mezza circa, muovendo di tanto in tanto il recipiente senza mai mescolare.
In termine vicentino questa fase di cottura si chiama “pipare”. Solamente l’esperienza saprà definire l’esatta cottura dello stoccafisso che, da esemplare a esemplare, può differire, di consistenza. Servire ben caldo con polenta in fetta (il Bacalà alla Vicentina è ottimo anche dopo un riposo di 12-14 ore).
prossime date
Il prossimo workshop di cucina italiana presso l’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona vedrà la Sardegna come regione invitata e si terrà il 4 aprile 2019. Per informazioni e/o prenotazioni scrivere un’email a [email protected]
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