#cinema lisbona
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isolaideale · 10 months ago
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cristinaitaliani · 2 years ago
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Laureata giovanissima in flauto presso il Conservatorio Statale di Musica ‘Luisa d’Annunzio’ di Pescara, ha seguito corsi di perfezionamento in Italia, in Francia e in Germania con flautisti tra i quali Alain Marion e Conrad Klemm. Dalle prime partecipazioni ai festival musicali estivi (Spoleto, Roma, Bayreuth) si e’ velocemente unita ad alcune orchestre italiane e straniere (Orchestra Sinfonica Schleswig Holstein, Orchestra del Teatro all’Opera di Roma etc.). Ha fatto parte di numerosi Collettivi jazz (o di musica creativa ) tra i quali Da-i-Da Orchestra, Polaroid Orchestra, Associazione Musicisti Riuniti e Modigliani Suite Free Jazz Trio. Attiva nell’ambito dell’interdisciplinarieta’ artistica ha realizzato numerosi lavori di creazione e sonorizzazioni per eventi teatrali (Theatre de Nanterre e Friche de La Belle de Mai a Marseille )spettacoli di danza (Florence Dance Festival al Teatro Romano di Fiesole, Gaia Scuderi alla Limonaia di Villa Strozzi e Teatro Instabile di Firenze) spettacoli di mimo (con Bianca Francioni ) reading musicali (sonorizzazioni live al Caffè Letterario Le  Murate di firenze in occasione di presentazione di libri ), perfomance di improvvisazione con visual performers (vernissage d’arte come ‘’studi aperti in via degli artisti’’ e mostre in italia e all’estero) Da febbraio 2014 entra a far parte del collettivo Improvvisatore Involontario.Dal 2015 è membro del Duo Hayet  col virtuoso di oud  algerino Hafid  Moussaoui  con cui si esibita in importanti festival  rassegne ed è stata ospite di trasmissioni radio ( Terra Mia, Piazza Verdi su Rai Radio 3 , Orchestra Mediterranea ).Nel 2019 ,col Duo Hayet ha composto la colonna sonora della mostra Sguardi globali. Mappe olandesi, spagnole e portoghesi nelle collezioni del granduca Cosimo III de’ Medici”organizzata da Angelo Cattaneo e Sabrina Corbellini e , come solista ha partecipato al Convegno organizzato in occasione della Mostra , interpretando musiche di Bitti , Rousseau e Vivaldi.
Recentemente ha fondato l' Ensemble '' Shababik '' con l'Associazione Good World Citizen con cui  è risultata vincitrice  di un grant dalla Fondazione Anna Lindh Foundation per il Mediterranean Day che si è tenuto il 28 novembre 2022 a Firenze
 Alcuni suoi brani , col Duo Hayet fanno parte della colonna sonora di '' La cinquieme saison'' del grande regista algerino Ahmed Benkalma per il Centro di Cinematografia dell ' Algeria.
L'artista  sta proseguendo la sua attività con progetti interculturali, collaborando sia con l' Associazione Good World Citizen che con l'Università degli Studi di Firenze.Ultimamente ha partecipato insieme all' Associazione Good World Citizen ied il prof. Angelo Cattaneo ( Isem Cnr - Unifi ) ad un importante evento su Muhammad Al Idrisdi e il Mediterraneo organizzato dal Dipartimento Sagas - Unifi .Nel mese di maggio ha vinto un bando di concorso per un programma di mobilità della Anna Lindh Foundation con il progetto '' Voix Invisibles ''con una  Residenza  Artistica in Marocco insieme  a Giulia Gallina , sound artist di Lisbona ,.
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chez-mimich · 11 months ago
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POVERE CREATURE!
In una Londra da "futuro anteriore" (probabilmente vittoriana), il dottor Godwin Baxter (Willem Dafoe), un Frankestein con ambizioni fantascientifiche restituisce la vita all'aspirante suicida Bella (una credibilissima Emma Stone) che da aspirante diventa poi effettivamente suicida nelle torbide acque del Tamigi; in realtà il suicidio riesce a metà, poiché questo Dottor Calligari alla rovescia, invece di farsi i fatti suoi, raccoglie il cadavere della sventurata che è pure incinta e la porta nel suo laboratorio dove, con una operazione in day-hospital, preleva il cervello del nascituro e lo inseirsce nella scatola cranica della giovane donna. Il risultato finale è un corpo di donna con il cervello di un neonato. Del resto anche Goldwin Baxter non dovrebbe aver avuto un'infanzia tranquilla, in considerazione del suo aspetto a dir poco inquietante. A sorvegliare i progressi della donna-bambina vien chiamato Max McCandles, giovane studente di medicina che la aiuterà a districarsi nel mondo, compreso quello dell'eros, tanto che il dottor Baxter decide di darla in moglie al giovane studente. "Bella" però si invaghisce di Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), un avvocato capitato per combinazione in casa Baxter. Con Wedderburn, Bella intraprende una sorta di "Grand Tour" del piacere e dei piaceri tra Lisbona, Alessandria d'Egitto e Parigi. Ma il viaggio insegna anche alla giovane cos'è la povertà e il bisogno, tanto che, quando a causa di una perdita al gioco Wedderburn finisce sul lastrico, Bella decide di prostituirsi in un bordello parigino, facendo così conoscenza con il cinismo degli uomini, ma anche con le necessità materiali. Tornata a casa Bella decide di sposare Max, ma al matrimonio si oppone Alfie Blessington, militare e militarista che fu il marito di Bella, prima del tragico quasi-suicidio. Sempre desiderosa di nuove esperienze Bella acconsente di vivere con l'uomo che presto si rivelerà un tirannico maschilista. Liberatasi di lui con una salutare pistolettata in un piede, Bella torna da Baxter, che nel frattempo è sul letto di morte, ma ancora abbastanza desideroso di sperimentazione, tanto da inserire il cervello di Blessington nella testolina di una deliziosa capretta. Raccontato così il film di Yorgos Lanthimos potrebbe sembrare una abominevole boiata, ma niente di più sbagliato poiché si tratta di un film visionario e neo-barocco di grandissima poesia, aggiungerei “sorprendentemente”, poiché bisogna ammettere che il plot narrativo, letto a tavolino, qualche ragionevolissimo dubbio lo può sollevare. “Poor Things!” si muove infatti in quell’ambito del cinema “fantasy” che è spesso un genere che, con una certa facilità, può scadere nella banalità. Lanthimos riesce nell’impresa di costruire una storia raccontata anche attraverso una ambientazione oltremodo affascinante e giocata tutta in una dialettica serrata tra scenografia (Zsuzsa Mihalek) e tecniche di ripresa inconsuete (come le lenti grandangolari della macchina da presa). Oltre a qualche irrinunciabile effetto speciale, ma usato con molta misura, sono assolutamente pregevoli le ricostruzioni delle città (Londra, Lisbona, Alessandria e Parigi), piranesiane ed eccessive, disneyane e langhiane. Non c’è infatti nel film solo la lezione di Robert Wiene, ma anche quella di Fritz Lang con qualche strizzata d’occhio allo Scorsese di “Hugo Cabret”. Il film veicola, con una stravagante originalità, anche un forte messaggio anti-patriarcale. Non nuovissima l’idea della sfasatura temporale dello sviluppo corpo-mente che ebbe già la sua apoteosi cinematografica nell’indimenticabile “L’Enfant sauvage” di Francois Truffaut. Sconsigliato ai deboli di stomaco, ma consigliatissimo alle menti immaginifiche.
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reginadeinisseni · 2 years ago
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La Belle Otero au Casino de Monaco - Visites privées
PAOLO DEL DEBBIO E' CON I PARENTI CON LA SPAGNA CON QUELLI CHE VORREBBERO IL MATRIMONIO COMBINATO PER FARMI TACERE LA PEDOFILIA DI EMILIA
IO HO AVUTO IN DONO DALLA MORTE LA MENOPAUSA A 47 ANNI PERCHE' C ERA RISCHIO DI UNJ MATRIMONIO COMBINATO A CAUSA DELLE MOLESTIE SUBITE A 9 ANNI (LA BELLA OTERO A 10) ACQUARIUM . IL TEATRO, LO SCANDALO, L' ALLONTANAMENTO DEL RUSSO
La Bella Otero (La Belle Otero), anche nota come Carolina Otero, pseudonimo di Agustina Carolina del Carmen Otero Iglesias (Valga, 4 novembre 1868 – Nizza, 10 aprile 1965), è stata una ballerina, attrice e cortigiana spagnola. Subì - a quanto rivelò in seguito - uno stupro all'età di 10 anni che la rese sterile, e a quattordici anni se ne andò di casa assieme al suo ragazzo e compagno di danza, Paco, per lavorare come cantante e ballerina a Lisbona.
Nell'agosto 1898, a San Pietroburgo, l'operatore cinematografico francese Félix Mesguich (che lavorava per la compagnia dei Fratelli Lumière) filmò uno spezzone di un minuto che mostrava un numero di danza della Otero (sulle note del "Valse Brillante"), facendo di lei probabilmente «la prima stella della storia del cinema». Nel filmato compariva anche un ufficiale dell'esercito zarista, e quando venne proiettato al music-hall Aquarium, lo scandalo fu tale che Mesguich venne espulso dalla Russia.[2]
ПАОЛО ДЕЛЬ ДЕББИО С РОДСТВЕННИКАМИ С ИСПАНИЕЙ С ТЕМИ, КТО ХОТЕЛ БЫ, ЧТОБЫ БРАК ПО ДОГОВОРЕННОСТИ ЗАСТАВИЛ МЕНЯ МОЛЧАНИЕ ПЕДОФИЛИИ ЭМИЛИИ
Я ПОЛУЧИЛ МЕНОПАУЗУ ПОСЛЕ СМЕРТИ В 47 ЛЕТ ПОТОМУ ЧТО C БЫЛ РИСК UNJ БРАК ПО ДОГОВОРЕННОСТИ ИЗ-ЗА ДОМОГАТЕЛЬСТВ, КОТОРЫМ ОНА ПОДВЕРГЛАСЬ В 9 ЛЕТ (БЕЛЛА ОТЕРО В 10) Аквариум . ТЕАТР, СКАНДАЛ, ОТЧУЖДЕНИЕ РУССКОГО
La Belle Otero; 4 ноября 1868, Валга – 10 апреля 1965, Ницца) - испанская танцовщица, актриса и куртизанка. Она пережила - как позже выяснилось-изнасилование в возрасте 10 лет, которое сделало ее бесплодной, и в четырнадцать лет она ушла из дома вместе со своим парнем и партнером по танцам Пако, чтобы работать певицей и танцовщицей в Лиссабоне.
В августе 1898 года в Санкт-Петербурге французский кинооператор Феликс Месгич (работавший в труппе братьев Люмьер) снял одноминутный отрывок, в котором был показан танцевальный номер Отеро (на мелодию "Valse Brillante"), что сделало ее вероятно, «первой звездой в истории кино». В кадре также фигурировал офицер царской армии, и когда он был показан в аквариуме мюзик-холла, скандал был таким, что Месгуича изгнали из России.[2]
#DONALDTRUMP #TRUMP #BOLSONARO #GHEZZI #DORIGHEZZI #STRISCIALANOTIZIA #FRANCESCO #RUTELLI #PROPAGANDALIVE #ELUANA #ENGLARO #ELUANAENGLARO #CRISTIANO #DEANDRE #CRISTIANODEANDRE #twitter #facebook #skyrock #linkedin #instagram #okru #tiktok
ODIO I GIORNALISTI SONO SENZA COSCIENZA INCOMPETENTI COME GLI PSICHIATRI
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carmenvicinanza · 5 months ago
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Justine Triet
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Justine Triet, regista e sceneggiatrice, è tra le figure più interessanti e premiate del nuovo cinema francese.
Col suo film Anatomia di una caduta, ha vinto l’Oscar alla miglior sceneggiatura originale, la Palma d’oro al Festival di Cannes, due Golden Globe, un Critics Choice Award e un Premio BAFTA.
Le sue sono piccole storie che si agitano dentro la Storia. Nei suoi film cortocircuitano finzione e realtà, pubblico e privato, video arte e performance.
Nata a Fécamp, in Normansia, il 17 luglio 1978, si è laureata all’École nationale supérieure des beaux-arts di Parigi, nel 2003.
Dopo la laurea, si è fatta presto notare con le sue prime opere che hanno partecipato a diversi concorsi cinematografici. Il cortometraggio Trasverse (2004) è stato selezionato ai Rencontres Internationales Paris/Berlin e L’amour est un chien de l’enfer (2006) è stato proiettato alla Biennale d’arte contemporanea di Lione. Entrambi i film affrontano aspetti legati all’attualità sociale e politica, concentrandosi sulla “coreografia” delle manifestazioni politiche e degli assembramenti pubblici.
Sur Place, del 2007, che ha ricevuto la menzione speciale al Festival di Brive è stato inserito nelle collezioni del Centre Pompidou e del Museu Berardo di Lisbona. Girato da una finestra durante le proteste studentesche anti CPE a Parigi nel 2006, il suo sguardo è sul conflitto e sul ruolo dell’individuo all’interno di un gruppo, l’ambiguità e la visione stereotipata che i media rilanciano di questi eventi. La cittadinanza diventa protagonista pur restando una massa compatta e uniforme.
Nel 2009 ha diretto il cortometraggio-documentario Des ombres dans la maison, ambientato nella periferia di San Paolo, in Brasile, che racconta la storia del quindicenne Gustavo, della madre alcolista e dell’assistente sociale, pastore della chiesa evangelica, che deve deciderne o meno l’affidamento. Questo film rappresenta una svolta nel suo lavoro, perché pur confermando il suo interesse per i fenomeni di massa, come quelli che hanno al centro i predicatori, introduce una più marcata attenzione e un’intimità con i personaggi di cui narra la storia.
Vilaine fille, mauvais garçon, il suo primo cortometraggio di finzione ispirato nel titolo a una canzone di Serge Gainsbourg, è la storia di  due trentenni che la solitudine fa incontrare per caso a una festa, Thomas e Laetitia. Tra dramma e leggerezza, per loro è l’inizio di una notte “fuori orario” sulla strada della felicità. Il corto, nominato ai César nel 2012 ha vinto numerosi premi in vari festival francesi e internazionali, candidato all’Orso d’oro per il miglior cortometraggio, ha vinto il Prix UIP Berlin.
Il suo primo lungometraggio è stato La Bataille de Solférino del 2013, candidato ai César per la migliore opera prima, selezionato all’ACID di Cannes, Premio del Pubblico al Festival Paris Cinéma, considerato dai Cahiers du cinéma uno dei dieci film più belli dell’anno, è la storia di una giornalista che affronta la giornata delle elezioni vinte da François Hollande in Rue de Solferino, storica sede del Partito socialista francese. Girato in presa diretta tra i sostenitori che aspettano il risultato delle urne, il film si immerge nella realtà di un grande evento nazionale facendo rimbalzare la “guerra” politica con quella famigliare della protagonista che, per assicurare i servizi alla rete ha lasciato a casa le sue bambine, proprio il giorno in cui il padre separato vuole vederle. Un pezzo di metatelevisione e metacinema che fotografa angosce private e pubblici conflitti.
Anche Victoria, commedia sofisticata presentata in anteprima mondiale alla Settimana della Critica del Festival di Cannes 2016 è il ritratto di una donna complessa, contesa tra vita professionale e personale. Un film cinico e romantico sulla spirale emotiva di una donna che cade, sbaglia e si rialza, e sulle ossessioni della regista: le difficili relazioni tra i sessi, la solitudine, i figli, la giustizia, i soldi, il sesso.
Sempre a Cannes, in concorso, ha presentato Sibyl – Labirinti di donna nel 2019 a cui è seguito il pluripremiato Anatomia di una caduta del 2023, un legal drama che ha come protagonista una scrittrice sospettata della morte del marito in una remota località di montagna.
Un film appassionante, femminista, sfaccettato, intimista e pieno di colpi di scena. Un’opera di alto livello sull’ambiguità del reale. Un grande lavoro sull’infanzia rubata, violentata, sulla lotta estrema di un adolescente per riappropriarsi il più possibile di quanto stanno cercando di sottrargli. L’opera era stata anche candidata agli Oscar per la miglior regia.
Justine Triet non smette di sorprendere e di collezionare critiche positive per il suo sguardo che penetra nel profondo delle cose e delle persone, per la grandezza nel mostrare i diversi punti di vista. Un’artista che si dà tanto e che in ogni sua fatica riesce a sorprendere e incantare il pubblico.
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A Lisbona si chiude 17º Moltelx, festival del cinema horror
Finisce oggi, 18 settembre, la 17ª edizione di Motelx, il festival internazionale del cinema horror di Lisbona, con una sorpresa italiana nel palmarès: il premio al miglior cortometraggio portoghese va a un film scritto e diretto dall’italiano Alessandro Novelli. Lanciato un mese fa al festival di Locarno, il film “De Imperio” ha sorpreso la giuria anche perché si trattava dell’unico horror…
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lillyslifestyle · 5 years ago
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Fine settimana a Lisbona, eventi 6-8 marzo 2020
Fine settimana a Lisbona, eventi 6-8 marzo 2020
Buon giovedì a tutti! Come ogni settimana siamo giunti al nostro consueto appuntamento con la rubrica dei miei consigli sugli eventi imperdibili a Lisbona durante il fine settimana. Siete pronti a prender nota?
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Cosa fare questo fine settimana?
Veleggiare sul fiume Tago con aperitivo
Brunch dai sapori portoghesi (sabato)
Imparare a cucinare il pastel de nata (sabato)
Vedere Lisbona da un…
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gregor-samsung · 4 years ago
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António Um Dois Três [Antonio one two three] (Leonardo Mouramateus - 2017)
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donaruz · 3 years ago
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ACCADEVA OGGI
23 LUGLIO 1920 nasceva AMALIA RODRIGUES
"Sono nata così, alta un metro e cinquantotto, né brutta né bella, un tipo così così, con questo modo di essere triste, senza speranza e solitaria, come il fado".
Amalia Rodrigues è ricordata come la maggior esponente del genere musicale "fado": a livello internazionale è riconosciuta come la più nota cantante portoghese di sempre. Nasce nella regione delle Beira Baixa (Portogallo) il 23 luglio del 1920. La sua data di nascita resta incerta e misteriosa, perché Amalia è solita festeggiare il suo compleanno non il ventitre, ma il primo luglio. La famiglia della futura cantante e attrice, è povera e molto numerosa: ha due fratelli e quattro sorelle. Proprio a causa delle ristrettezze economiche, i genitori la mandano a vivere a Lisbona dalla nonna, Ana do Rosario Bento. Ma anche la nonna non vive in condizioni migliori: ha infatti ben sedici figli e almeno un numero doppio di nipoti.
Amalia non riceve, dunque, l'affetto necessario ad educare alla gioia il suo spirito malinconico. Presto le doti canore della piccola vengono notate da parenti e amici, davanti ai quali si esibisce per riceverne in cambio caramelle e qualche spicciolo. Canta soprattutto canzoni popolari e i tanghi di Gardel che impara al cinema. Frequenta la scuola in maniera regolare fino a dodici anni. Poi la nonna la costringe a trovarsi un lavoro.
Il primo impiego è in una fabbrica di caramelle, dove incarta caramelle e sbuccia frutta. Dopodiché passa, a quindici anni, a lavorare in una bancarella sul molo di Lisbona da cui dispensa frutta, vino e souvenir ai turisti. Nel 1940, a soli vent'anni sposa un chitarrista amatoriale, il cui vero lavoro è quello di meccanico tornitore. Si tratta in realtà di un matrimonio riparatore, perché è incinta.
L'uomo inizialmente non vuole saperne e Amalia è così disperata da tentare il suicidio con del veleno per topi. Il matrimonio dura appena tre anni. Quel bambino non verrà mai alla luce, né in seguito la sua vita sarà rallegrata da alcuna nascita. Troverà però la stabilità amorosa accanto ad un industriale brasiliano, Cèsar Séabra, che sposerà dopo quindici anni di vita comune nel 1961.
Nel 1938 Amalia Rodrigues partecipa ad un concorso, la cui vincitrice sarebbe stata incoronata come nuova Regina del Fado portoghese. Non vince il concorso, ma la sua voce si fa notare: entra così in una delle maggiori Case di Fado di quel periodo: "O retiro da Sevra".
Da questo momento ha inizio la carriera di cantante, che si ritrova a dividere il palcoscenico con i maggiori cantanti e musicisti di fado portoghese, tra cui Armando Augusto Freire, Jaime Santos, José Marque. Purtroppo si ritrova, allo stesso tempo, a dover lottare contro l'opposizione della sua famiglia, convinta che quel mondo sia fatto esclusivamente di perdizione e degrado. Solo il fratello Felipe e la fidata zia Idalina, che le sarà sempre vicina nei momenti di difficoltà, appoggiano la sua scelta.
Amalia intanto riesce anche a stabilire un rapporto di lavoro con un impresario, José de Melo, che però, dato il grande successo dei suoi spettacoli, le impedisce inizialmente di incidere dischi temendo che questo avrebbe comportato una minore partecipazione di pubblico alle serate dal vivo. Incide il primo disco solo nel 1945, ottenendo da questo momento la collaborazione di grandi chitarristi e parolieri tra cui i poeti: Linhares Barbosa e Amadeu do Vale. Il fado diventa la sua ragione di vita e con questa musica trova sfogo la sua anima tormentata, inquieta e malinconica. Lei stessa afferma che è il fado a cantare attraverso di lei e non viceversa.
Il primo vero concerto risale al 1945 a Rio de Janeiro, presso il Casinò di Copacabana. A contribuire a renderla ancora più famosa è il film di Henri Verneuil "Les amants du Tage". Il successo del film le apre le porte del teatro Olympia di Parigi consacrandola a livello internazionale. Dopo il matrimonio pensa di ritirarsi dalle scene, ma due anni dopo ritorna con un disco su misura creato per lei da Alain Oulman. La sua carriera la porta anche all'estero: in Spagna, in Brasile, Negli Stati Uniti e in Italia, dove rifà alcune canzoni della tradizione popolare del Bel Paese, tra cui la calabrese "Vitti na crozza" e la napoletana "La tarantella", oltre a due duetti con Roberto Murolo sulle note di "Dicintincello vuje" e "Anema e core".
A metà degli anni settanta a seguito della "Rivoluzione dei garofani" vive un periodo di declino per l'identificazione con la dittatura di Salazar, da lei non voluta e non cercata. In questo periodo intensifica le tournée all'estero fino a quando non scopre di essere malata di cancro.
Muore il 6 ottobre del 1999, all'età di 79 anni.
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#noisiamoquellichecredonoancoraaquesteemozioni
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pangeanews · 6 years ago
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“Sulla sua tomba soltanto fiori rossi”: dall’Argentina a Rimini, cercando Federico Fellini, a 25 anni dalla morte
25 anni dalla morte di Federico Fellini, tra i grandi registi del cinema mondiale; tra i più amati a Hollywood. In 25 anni, tanto s’è visto, molto s’è fatto, ma l’esito, in sintesi, è un poco sconcertante: basta pensare che il mitologico “Libro dei sogni”, testimonianza artistica pazzesca, è irreperibile. 25 anni dopo, tiepidamente, si ricorda Fellini. Soprattutto, la sua città, Rimini, ha varato il Fulgor, sta pensando a un immane Museo Fellini. Doveroso. Troppo tardi, vien da malignare – meglio tardi che mai, rispondono gli ottimisti. Resterebbe da fare la cosa più semplice: far vedere i film di Fellini in tivù, per tutti. Quando mai. Fellini è troppo bravo, imbarbarirebbe le strategie di chi vuol farci restare imbecilli. In un recente viaggio a Buenos Aires – città decisamente felliniana, onirica, pericolosa, stramba, rosolata nella nostalgia – ho incontrato un uomo – portoghese alloggiato laggiù da decenni – che di Fellini sapeva tutto, perfino le frasi più celebri dei suoi film. Conosceva la Rimini felliniana meglio di un riminese: all’altro capo della terra ho scoperto più cose, del miracoloso regista, che abitando dieci anni in Romagna. L’anno scorso, la brava scrittrice Maria Soledad Pereira ha fatto un tour a Rimini sulle tracce di Fellini, ricavandone un reportage pubblicato su ‘La Nacion’, il massimo quotidiano argentino. Da quell’articolo abbiamo estratto alcuni passaggi, in memoria di Fellini. Affascinante, piuttosto, è lo sguardo ‘oltreoceanico’ che viene dedicato al maestro. Che percezione si ha di Fellini nella sua città natale? Che percezione dell’onore, del valore, della dedizione riguardo ai propri grandi ha uno straniero, quando sbarca in Italia?  
***
Pomeriggio di maggio, Caffè Commercio – Rimini, di fronte a Piazza Ferrari – i tavoli sulla strada sono pieni. Nell’aria, un clima che precede l’estate e in qualsiasi caffè italiano ci si siede davanti a uno spritz o a un aperol a parlare con gli amici. All’interno del caffè, il pubblico si divide in due: chi ordina un espresso, lo prende, scappa via e chi è piegato su un banco a leggere ‘la Repubblica’.
Probabilmente, nessuno sa che il ‘Commercio’ esiste dalla fine del XIX secolo; che da allora ha cambiato posto tre volte; che il caffè che sto cercando – quello che appare su una grande insegna in neon blu, durante la scena delle Mille Miglia, nella pellicola Amarcord – non è, in senso stretto, né questo né alcun altro; probabilmente, nessuno lo sa, ma Lenny, responsabile di sala, lo sa, me lo racconta.
“Il primo Caffè Commercio”, dice, prendendo un pezzo di carta e tracciando un rapido schizzo del centro storico della città, “era qui, in questo angolo di Piazza Cavour. Negli anni Sessanta si è installato dove adesso c’è il Caffè La Galleria, dall’altro lato della piazza. Lì andava Fellini. Noi abbiamo aperto solo nel 1996”.
Rimini, Borgo San Giuliano, 2017: una fotografia di Maria Soledad Pereira
Mi pare curioso, però, che nel Caffè La Galleria – dove andrò più tardi – non ci siano riferimenti del tipo, ‘Questo è il caffè frequentato da uno dei registi più insigni della settima arte’, come accade, ad esempio, a Les Deux Magots, a Parigi, dove si fermavano abitualmente Sartre e Simone de Beauvoir, a al Martinho de Arcada, a Lisbona, che esalta Fernando Pessoa come un cliente molto speciale. In effetti, nessuno dei luoghi legati alla storia personale dell’artista italiano, come la casa in via Dardanelli 10 o quella in via Clementini, ha insegne che ne ricordano il passaggio, ad eccezione del Grand Hotel di Rimini. Quello che non manca sono i nomi dei locali che si riferiscono ai film del maestro: Caffè La Dolce Vita, negozi di souvenir o di prodotti locali che si chiamano Amarcord, l’Hotel La Gradisca, il ristorante ‘dalla Saraghina’.
*
“Il fatto evidente – confessa Fellini nel suo libro – è che non mi piace tornare a Rimini. Lo devo ammettere, è come una paralisi… Quando torno a Rimini mi sento invaso dai fantasmi”. Eppure, Fellini è tornato. “Sono andato via nel ’37. Sono tornato nel ’46. Trovai una marea di macerie…”. Credeva che l’oltraggio della guerra fosse incommensurabile. Tornando nel 1967, per scrivere il suo libro su Rimini, ha avuto la stessa sensazione di quando era passato vent’anni prima. Prima, aveva trovato un mare di macerie. Ora, vicino al mare di luci e di hotel, scopriva quell’atmosfera falsa e felice che si percepisce nell’aria. Fu attraversato da una fitta mortificazione. Nel frattempo, Fellini aveva scoperto un’altra Rimini vicino a Roma. “Rimini a Roma è Ostia”, diceva.
Ma Rimini desidera ancora il suo ‘figlio maggiore’? Paolo Fabbri – riminese, professore di semiotica e ultimo direttore della Fondazione Federico Fellini – mi dice in una mail che è una domanda difficile a cui rispondere. “Rispetto ad altre città culturali, Rimini è turistica, per questo la sua memoria è a breve termine, è stagionale”… La presenza del maestro nella sua città natale è innegabile, ma impalpabile. L’ammiratore riconosce la fontana ‘della Pigna’ in piazza Cavour, nel centro di Rimini, visibile in Amarcord, ma forse non localizza il luogo della ‘fogheraccia’… non ci sono riferimenti, non c’è – ancora – un museo, ma ci sono diversi appassionati disposti a parlare di Fellini. Su indicazione di un commerciante, ho attraversato il ponte di Tiberio per andare a San Giuliano, che fu un quartiere di pescatori, con le case colorate e dipinti felliniani. Su suggerimento di Lenny ho visto la Chiesa dei Servi, che Fellini ricorda nel suo libro come un edificio buio e tenebroso. Passo davanti al cinema Fulgor, con il proprietario il futuro vincitore di cinque premi Oscar aveva fatto un accordo: realizzare caricature dei divi e dei personaggi delle pellicole in cartellone, in cambio di biglietti gratis per lui e per gli amici. Poi vado al cimitero. Benché a Fellini non piacesse tornare a Rimini, infine vi è tornato. Qui c’è la sua tomba: e quella della moglie e del figlio. La tomba è all’ingresso del cimitero monumentale, ha la forma di una vela che viaggia nel tempo e, secondo lo scultore Arnaldo Pomodoro, che l’ha realizzata, rappresenta la gloria e la grandezza del regista.
“Se sono per Fellini – mi dice, qualche minuto prima, il fioraio – che siano rossi”.
Maria Soledad Pereira
L'articolo “Sulla sua tomba soltanto fiori rossi”: dall’Argentina a Rimini, cercando Federico Fellini, a 25 anni dalla morte proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/2Qd0ode
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ritasharapova · 4 years ago
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Высматриваю Чёрную дыру. Estou a buscar um Buraco Negro. . #lisboa #lisbon #lisbonne #lisbona #portugal #margaritasharapova #escultura #busto #jeanmonnet #лиссабон #португалия #маргариташарапова (at Cinema São Jorge) https://www.instagram.com/p/CPGOiFkp3oM/?utm_medium=tumblr
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giallofever2 · 7 years ago
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Happy Birthday/ Buon Compleanno Marilù Tolo Marilù Tolo (born 16 January 1944) is an Italian film actress. She appeared in 64 films between 1960 and 1985.
La sua lunga carriera comincia negli anni ‘60: spazia dal western all'horror, dai film di spionaggio alla commedia italiana. Ha avuto un grande successo fino agli anni '70, per poi dedicarsi a film minori, spesso soltanto B-movie. Dal 1975 è sposata con il produttore cinematografico Robert Velin, si divide fra Messico e Stati Uniti.
Ha lavorato con i più “CulT” Registi iniziando da Lucio Fulci poi con Sergio Martino Duccio Tessari Alberto De Martino Umberto Lenzi Mario Caiano Giulio Questi Armando Crispino Tonino Valerii Mario Bava e …. Dario Argento
La sua principale attività nel mondo del cinema è quella di interprete e tra i lavori più interessanti possiamo citare la partecipazione nel film Matrimonio all'italiana (1964) di Vittorio De Sica dove ha interpretato la parte di Diana la giovane cassiera che si intromette nella relazione tra Marcello Mastroianni e Sophia Loren
Nel 1983 ha inoltre lavorato con Carlo Vanzina per la realizzazione del film Vacanze di Natale dove ha interpretato la parte di Grazia.
Il suo debutto nel cinema risale al 1960, con la partecipazione al film Urlatori alla sbarra, la sua filmografia è composta da decine di pellicole appartenenti prevalentemente al cinema di genere, anche se non mancano le eccezioni costituite da alcuni film d'autore come Giulietta degli spiriti di Federico Fellini, il sopracitato… Matrimonio all'italiana di Vittorio De Sica e Sogni e Bisogni di Sergio Citti
è anche l'unica attrice italiana a poter vantare una partecipazione come “guest star” nella serie cult “Charlie’s Angels TV Series” (nell'episodio Angeli in defaillance).
Nel 2001 ha preso parte al documentario-corto Superman Screen Tests . Ha posato nuda per l'edizione italiana di Playboy, le sue foto sono state pubblicate sul numero di novembre 1983.
Curiosità Ha avuto turbolente relazioni , una con il maestro Dario Argento
Cinema Dolci inganni, regia di Alberto Lattuada (1960) Urlatori alla sbarra, regia di Lucio Fulci (1960) I piaceri del sabato notte, regia di Daniele D'Anza (1960) La regina delle Amazzoni regia di Vittorio Sala (1960) Le ambiziose, regia di Tony Amendola (1961) Adultero lui, adultera lei, regia di Raffaello Matarazzo (1963) Shéhérazade - La schiava di Bagdad, regia di Pierre Gaspard-Huit (1963) Maciste gladiatore di Sparta, regia di Mario Caiano (1964) Il magnifico gladiatore, regia di Alfonso Brescia (1964) Matrimonio all'italiana regia di Vittorio De Sica (1964) Il trionfo di Ercole, regia di Alberto De Martino (1964) L'ultimo gladiatore, regia di Umberto Lenzi(1964) La Celestina P… R…regia di Carlo Lizzani (1965) Ossessione nuda, regia di Marcel Camus (1965) Giulietta degli spiriti regia di Federico Fellini (1965) Da 077: Intrigo a Lisbona regia di Tulio Demicheli (1965) Una raffica di piombo, regia di Paolo Heusch (1965) Le piacevoli notti regia di Armando Crispino Luciano Lucignani (1966) Le notti della violenza, regia di Roberto Mauri (1966) Perry Grant , agente di ferro, regia di Luigi Capuano (1966) Un colpo da mille miliardi, regia di Paolo Heusch (1966) Baleari Operazione Oro regia di Josè Maria Forquè (1966) Carnet per un morto, regia di Pierre Zimmer (1966) La bourse et la vie, regia di Jean-Pierre Mocky (1966) La Primula rosa , regia di Pierre Zimmer (1966) Sciarada per quattro spie regia di Jacques Deray (1966) Se tutte le donne del mondo…- Operazione paradiso, regia di Daniele Maiuri (1966) Il papavero è anche un fiore, regia di Terence Young (1966) La strega bruciata viva, episodio di Le streghe, regia di Luchino Visconti (1967) Ore violente, regia di Marcel Labro (1967) L'amore attraverso i secoli regia di Jean-Luc Godard (1967) Se sei vivo spara regia di Giulio Questi (1967) I dannati della terra, regia di Valentino Orsini (1967) Commandos, regia di Armando Crispino (1968) Un killer per sua maestà, regia di Maurice Cloche (1968) Candy e il suo pazzo mondo, regia di Christian Marquand (1968) I caldi amori di una minorenne regia di Jerome Buch (1969) L'età selvaggia, regia di Marcel Camus (1970) Roy Colt & Winchester Jack regia di Mario Bava (1970) Gradiva, regia di Giorgio Albertazzi (1970) Uccidete il vitello grasso e arrostitelo regia di Salvatore Samperi (1970) Confessione di un commissario di polizia al procuratore…, regia di Damiano Damiani (1971) Siamo tutti in libertà provvisoria, regia di Manlio Scarpelli (1971) La controfigura, regia di Romolo Guerrieri (1971) Romance of a Horsethief, regia di F. Anzekovic (1971) Viva la muerte… tua!, regia di duccio tessari (1971) Jus primae noctis, regia di Pasquale Festa Campanile (1972) Abuso di potere, regia di Camillo Bazzoni (1972) Meo Patacca, regia di Marcello Ciorciolini (1972) Mio caro assassino, regia di Tonino Valerii (1972) Barbablù, regia di Edward Dmytryk (1972) Il mangiaguardie, regia di Claude Faraldo (1973) Le cinque giornate, regia di Dario Argento (1973) Il trafficone regia di Bruno Corbucci (1974) Prigione di donne, regia di Brunello Rondi (1974) La paura dietro la porta (Au-delà de la peur), regia di Yannick Andréi (1975) Corrimi dietro che t'acchiappo, regia di Roger Pouret (1976) Il magnate greco, regia di J. Lee Thompson (1978) The Sleep of Death, regia di Calvin Floyd (1981) Assassinio al cimitero etrusco, regia di Sergio Martino (1982) Il tassinaro regia di Alberto Sordi (1983) Vacanze di Natale '83, regia di Carlo Vanzina (1983)
Televisione Retour à Bacoli, regia di Jean-Paul Sassy (1966) Testimone oculare, episodio di La porta sul buio (1973) La bufera, regia di Edmo Fenoglio (1975) Les malfaisants, regia di Jean Kerchbron (1975) Orlando furioso, regia di Luca Ronconi (1975) Le brigate del tigre (Les brigades du Tigre) (1975) Dimenticare Lisa, regia di Salvatore Nocita (1976) Charlie’s Angels - episodio Angeli in defaillance (1979) Marco Polo (1982) Le féminin pluriel, regia di Marcel Camus (1982) Gli ultimi giorni di Pompei (1984) Sogni e bisogni, regia di Sergio Citti - miniserie TV (1985)
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gogagif · 7 years ago
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DENSO live micro
Cinema Sao Jorge - Lisbona
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carmenvicinanza · 1 year ago
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Amália Rodrigues
https://www.unadonnalgiorno.it/amalia-rodrigues/
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Amália Rodrigues, cantante e attrice, regina assoluta del fado, è stata la più grande interprete della musica portoghese.
Una carriera lunga quasi sessant’anni in cui ha registrato 170 album e esportato la musica lusitana in tutto il mondo.
Nata il 23 luglio 1920 a Lisbona, in una famiglia modesta, venne allevata dai nonni materni e frequentò solo tre anni di scuola elementare. Aveva iniziato presto a lavorare ma la sua passione era la musica. Sognava malinconicamente le storie che riusciva a vedere al cinema modificando e rielaborando testi e arie secondo il suo gusto.
La svolta è stata nel 1939, aveva diciannove anni quando, dopo essersi esibita in piccole manifestazioni locali, venne invitata a esibirsi al Retiro da Severa, uno dei locali più prestigiosi di Lisbona. La sua performance impressionò pubblico e critica segnando l’inizio di un repentino e enorme successo.
In un anno veniva già pagata venti volte più dei maggiori artisti del momento esibendosi in riviste teatrali e al cinema.
Ha inciso il primo disco, un 78 giri, nel 1945 quando era già ampiamente conosciuta e amata. Nel 1950 è partita per la prima tournée internazionale in Brasile, nel 1955 il film Gli amanti del Tago, le ha aperto trionfalmente le porte del mitico Olympia di Parigi.
Si è esibita nei maggiori teatri e sale da concerto di tutto il mondo.
La sua voce unica, potente e appassionata, trasmetteva in maniera incisiva e originale l’anima e l’emozione del fado, la forma d’arte che meglio esprime la saudade, il sentimento di malinconia e nostalgia tipico della cultura portoghese.
A metà degli anni settanta, la Rivoluzione dei garofani la prese a bersaglio, discriminandola duramente per esser stata, senza volerlo, un simbolo del Portogallo di Salazar, dopo dieci anni è stata, però, riabilitata dal nuovo governo socialista.
Ha vissuto i suoi ultimi anni in ritiro nella sua celebre casa di Rua São Bento, a Lisbona, dove è mancata il 6 ottobre 1999.
Alla sua morte vennero proclamati tre giorni di lutto nazionale, ai funerali parteciparono decine di migliaia di persone. La sua salma riposa nel Pantheon di Lisbona.
Numerosi sono stati i premi e riconoscimenti ricevuti, tra cui il prestigioso Ordine della Libertà conferitole dal presidente della Repubblica portoghese nel 1990.
La sua inconfondibile voce si era evoluta col tempo, dall’agile timbro cristallino della giovinezza, attraverso il recupero del colore speciale dei suoi suoni gravi, fino al timbro rugginoso, lacerato dalla tarda età, inconfondibilmente “suo” e incrinato da una ferita mai rimarginata: la malattia del vivere. Un suono remoto, metafisico, declinato dagli accordi della chitarra che scivola su melodie intrise di nostalgia.
Amália Rodrigues ha lasciato un’eredità immensa nella musica e nella cultura lusitana.
La sua voce straordinaria e il talento interpretativo hanno toccato i cuori di milioni di persone in tutto il mondo.
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Lisbona, gli eventi da non perdere nel 2023
di Ida Bini (ANSA) – LISBONA, 31 GEN – Cultura, sport, cinema, musica, spettacoli e festival gastronomici: sono tanti gli appuntamenti da non perdere quest’anno a Lisbona, una delle città più vivaci e carismatiche d’Europa, che invita a scoprire anche le ultime novità in campo artistico e urbanistico.    Chi ama la musica ha un ricco programma a disposizione con concerti e festival: tra i più…
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lillyslifestyle · 5 years ago
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Fine settimana a Lisbona, eventi 21-23 febbario 2020
Fine settimana a #Lisbona, #eventi 21-23 febbario 2020
Buon giovedì a tutti e buon pre-carnevale. Non sapete ancora cosa fare a Lisbona nei prossimi giorni? Ecco, come ogni giovedì, i miei consigli sugli eventi imperdibili del fine settimana a Lisbona. Pronti a prender nota?
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Cosa fare questo fine settimana?
Veleggiare sul fiume Tago con aperitivo
Brunch dai sapori portoghesi (sabato)
Imparare a cucinare il pastel de nata (sabato)
Vedere…
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