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Roggero, capogruppo Lega in Comune Alessandria, Amag: "Oggi via libera all'assunzione di un altro manager da 200 mila euro l'anno, nonostante il parere negativo del collegio sindacale e il rischio di esuberi del personale?"
Presentata comunicazione urgente al consiglio comunale
Presentata comunicazione urgente al consiglio comunale “Quanto sta succedendo in Amag in queste ore è assolutamente inaccettabile. Da un lato l’azienda, con comunicati surreali, attacca pubblicamente i sindacati, colpevoli di aver indetto per il 10 di febbraio una giornata di sciopero, con motivazioni e preoccupazioni legate al futuro dei lavoratori del gruppo non solo legittime, ma per quanto…
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Pnrr, Csel: "Progetti Tpl per 8,8 miliardi ma per quasi 2 miliardi si attingerà a risorse alternative"
(Adnkronos) - Il valore complessivo dei progetti che riguardano il trasporto pubblico locale e che sono beneficiari di risorse Pnrr è, alla data dell’11 ottobre 2023, pari a circa 8,8 miliardi. Questo ammontare non sarà però coperto interamente dalle risorse derivanti dal Next generation Eu. Pnrr e i progetti tpl Ai quasi 6,9 miliardi di costi ammessi a valere sul Pnnr dovranno infatti essere aggiunti poco meno di due miliardi di euro per realizzare effettivamente quanto prospettato. Come emerge da una ricerca del Centro Studi Enti Locali (Csel) elaborata per l'Adnkronos e basata sull’elaborazione di dati della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Mef-RgS (aggiornati al 12 ottobre 2023), la percentuale di cofinanziamento varia molto in relazione a una serie di elementi. Nel caso dei progetti approvati nelle graduatorie relative all’investimento M2C24.1, che punta a rafforzare la mobilità ciclistica, ad esempio, la quota parte coperta dal Pnrr è risultata pari all’89% contro il 92% di quelli riconducibili all’investimento M2C2I4.4 che riguarda il rinnovo del parco autobus e treni regionale per il trasporto pubblico locale attraverso mezzi con il minor impatto ambientale possibile. E ancora, guardando ai risultati delle elaborazioni di Centro Studi Enti Locali, che tengono conto della regione di appartenenza dei soggetti attuatori e sono state presentate a Bologna in occasione del Forum Fuels Mobility, è emerso che tendenzialmente la quota di risorse aggiuntive necessarie per completare i progetti che riguardano la mobilità urbana e simili, aumenta via via che si sale nella penisola passando dal 9% del sud (dove quindi i fondi Pnrr hanno coperto il 91% dell’ammontare dei costi previsti) al 25% del centro Italia e al 33% del nord. Nuovi progetti Tradotto in termini economici significa che, per mettere a terra i progetti in cantiere volti a migliorare la qualità e la sostenibilità dei trasporti pubblici locali nel sud Italia e nelle isole, serviranno complessivamente più di 3,1 miliardi e quasi 2,9 sono la quota parte che arriva tramite finanziamenti da Bruxelles e sono quindi rimasti “scoperti” poco meno di 290 milioni di euro. Al centro, per realizzare investimenti per circa 1,6 miliardi, occorreranno cofinanziamenti per quasi 419 milioni di euro. Al nord i finanziamenti europei si sono fermati a poco meno di 2,5 miliardi sui quasi 3,7 miliardi di investimenti totali ed è stato quindi necessario individuare forme di copertura alternativa per 1,2 miliardi di euro. Dove non sono necessari finanziamenti aggiuntivi? Calabria, Piemonte e Marche sono le uniche regioni in cui, allo stato attuale, non è emersa la necessità di ricorrere a finanziamenti aggiuntivi rispetto a quelli già previsti dalle graduatorie di assegnazione delle risorse Pnrr in tema di trasporto pubblico locale. E' quanto emerge dalla del Csel. Diametralmente opposta la situazione della Valle d’Aosta e della Liguria, dove invece i cofinanziamenti hanno superato la quota parte coperta dalle risorse comunitarie. Nello specifico, nel primo caso, questi hanno pesato per il 69% del totale (poco meno di 8,7 milioni di euro sui 12,5 milioni totali). Nel secondo, per il 53% del totale: circa 350 milioni di euro sugli oltre 660 totali. [email protected] (Web Info) Read the full article
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Dal Distretto Diffuso del Commercio importanti opportunità per comuni e attività commerciali di Ornavasso, Premosello Chiovenda e Vogogna
Il Distretto Diffuso del Commercio di Ornavasso, Premosello Chiovenda e Vogogna offre importanti opportunità per i comuni partner e per le attività commerciali con sede nei 3 comuni. Ecco il comunicato stampa ufficiale.
Contributi per le attività commerciali e per i comuni del Distretto Diffuso del Commercio di Ornavasso, Premosello Chiovenda e Vogogna
259 mila euro di finanziamento regionale, con contributi fino a 4 mila euro per esercizio commerciale
E’ stato pubblicato in questi giorni il Bando per le attività commerciali con sede nei comuni del Distretto Diffuso del Commercio di Ornavasso, Premosello Chiovenda e Vogogna per accedere ai contributi a fondo perduto previsti dal Progetto speciale presentato dal comune capofila di Ornavasso per conto dei tre comuni partner e di Confcommercio Alto Piemonte (Ascom VCO), enti promotori del Distretto riconosciuto dalla Regione Piemonte nel settembre 2022.
“Grazie a questo progetto riqualificheremo l’area di Piazza XXIV Maggio ad Ornavasso” – spiega il sindaco del comune capofila, Filippo Cigala Fulgosi – “il design urbano e gli spazi pubblici del comune di Vogogna e daremo anche un piccolo ma concreto aiuto alle attività commerciali dei tre comuni”.
“Il nostro Distretto Diffuso del Commercio” – spiega il Manager di Distretto, Antonio Longo Dorni, che ha curato la stesura dei progetti – “è stato tra gli ultimi riconosciuti dalla Regione Piemonte ma ci siamo comunque attivati per partecipare subito ai Bandi regionali e nel dicembre del 2022 siamo stati tra i primi Distretti ad ottenere l’approvazione di un progetto strategico per un importo di 323.750,00 euro, comprensivi delle quote di cofinanziamento”.
In questo progetto strategico è stato inserito anche un intervento significativo a favore delle esteriorità delle attività commerciali, come ad esempio l’installazione di tende, dehor, sostituzione di insegne, sistemi di video-sorveglianza o complementi di arredo esterni.
Il bando per le imprese commerciali ammonta complessivamente ad euro 93.750,00 di cui 75.000 euro di finanziamento regionale ed euro 18.750 di cofinanziamento privato.
Ogni attività commerciale potrà presentare una domanda di finanziamento da due a cinquemila euro, di cui l’80% sarà coperto dal finanziamento regionale. La restante quota sarà a carico del commerciante. Le domande devono essere presentate entro il 31 agosto, scaricando bando e modulo di domanda dai siti internet dei comuni del Distretto.
L’istruttoria sarà curata da Confcommercio Alto Piemonte (ASCOM VCO) a cui le attività commerciali possono rivolgersi per ulteriori informazioni.
Tra i beneficiari sono ammesse anche le farmacie, le rivendite di generi di monopolio e gli artigiani, purché dotati di autorizzazione alla vendita al dettaglio.
Il Distretto Diffuso del Commercio di Ornavasso, Premosello Chiovenda e Vogogna è stato istituito al termine di un’attività di studio e censimento delle attività locali, che ha visto il coinvolgimento e la condivisione oltre che degli enti promotori anche del Parco Nazionale Val Grande, Coldiretti Novara e Verbano Cusio Ossola, Confartigianato, API Novara, Vco e Vercelli.
“La Regione Piemonte ha deciso di supportare la nascita dei Distretti del Commercio per sostenere gli esercizi di vicinato e riqualificare gli ambiti urbani” – conclude Longo Dorni – “e per questo come cabina di regia abbiamo ritenuto importante partire proprio da un sostegno economico per le attività commerciali e dai progetti dei comuni per rendere più accoglienti le aree destinate al commercio”
Per scaricare il Bando e il Modulo di Domanda: https://www.comune.ornavasso.vb.it/it-it/avvisi/2023/commercio-e-mercati/bando-per-la-concessione-di-contributi-alle-imprese-del-commercio-283749-1-f2aea2edc5e5bb89649b6f18aa4716a1
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Storie Piccine 2023
Con il mese di marzo tornano alla biblioteca di Arona gli appuntamenti della settimana di Storie piccine, proposta da Nati per Leggere Piemonte fino al 19 marzo, dedicata alle letture per bambini e bambine fino a 6 anni. I Comuni e le Biblioteche del Coordinamento Nati per Leggere promuovano una serie di letture e attività dedicate ai più piccoli che si svolgeranno secondo un calendario in continuo aggiornamento. E’ dal 2008 che le biblioteche del coordinamento Ovest Ticino aderiscono all’iniziativa Storie Piccine, promossa dal Centro di Cultura per l’infanzia di ITER in collaborazione con le Biblioteche civiche torinesi. Dal 2006 l’appuntamento si svolge contemporaneamente a Torino e a Roma, città partner del Progetto Torino capitale mondiale del libro con Roma. Questa iniziativa, allargata alla altre realtà locali che partecipano all’iniziativa Nati per Leggere, prevede una settimana dedicata a Storie piccine, che cade quasi sempre nella seconda settimana di marzo. Il Coordinamento Ovest Ticino è nato nel 2004 e attualmente coinvolge 14 Comuni dell’area Ovest Ticino che da Arona si estende fino a Trecate, e comprende Arona, Bellinzago Novarese, Borgo Ticino, Cameri, Castelletto Sopra Ticino, Cerano, Galliate, Marano Ticino, Mezzomerico, Oleggio, Romentino, Sozzago, Trecate e Varallo Pombia, arriva a coinvolgere un bacino d’utenza di circa 120.000 abitanti di cui 6.845 bambini compresi tra 0 e 6 anni. Il Coordinamento ha una stretta collaborazione con la Regione Piemonte e si è posto in relazione con tutti gli enti territoriali che si intrecciano a vario titolo con le famiglie con figli nella fascia 0/6 anni, in particolare con l’ASL Novara, a cui i 14 i Comuni afferiscono con la quale è stato sottoscritto un protocollo d’intesa nel 2022 che comprende anche la sezione novarese della Federazione italiana Pediatri. Read the full article
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Next Generation EU: un’occasione mancata? Lettera aperta • al Presidente della Regione Piemonte Cirio • ai Sindaci dell’area metropolitana omogenea 11
7 aprile 2021
Next Generation EU: un’occasione mancata?
In competizione fra loro campanilismi e una visione coraggiosa del nostro futuro.
Come hanno progettato di utilizzare la Regione Piemonte e i Sindaci dei Comuni le ingenti somme?
Da fonti stampa apprendiamo che il prossimo 8 aprile il Presidente Cirio presenterà a Draghi un elenco di 1.200 progetti, per un finanziamento complessivo di 27 miliardi di euro.
Si tratta di una “progettazione dal basso”, che in gran parte arriva dai Comuni.
Quali sono le linee guida del Next Generation EU?
Basta aprire il sito del MEF, Ministero di Economia e Finanza, per leggere il titolo: “Next Generation Italia, il Piano per disegnare il futuro del Paese”, una frase che racchiude in poche parole chiave gli obiettivi di questa importante iniziativa. E se si prosegue la lettura sono indicate chiaramente le linee guida che definiranno l’approvazione o la bocciatura dei progetti presentati.
Il PNRR (Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza) si articola infatti in 6 missioni:
- Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura
- Rivoluzione verde e transizione ecologica
- Infrastrutture per una mobilità sostenibile
- Istruzione e ricerca
- Inclusione e coesione
- Salute
E’ evidente, da quanto detto precedentemente, che i progetti che possono avere possibilità di approvazione e realizzazione debbano avere caratteristiche tali da rientrare in queste linee guida e devono integrarsi in una visione Paese più ampia.
Viene da domandarsi: ha senso che la Regione Piemonte basi le sue proposte su un elenco di migliaia di progetti polverizzati sul territorio, scollegati tra di loro, che vanno dalla riqualificazione di strade alla ristrutturazione di scuole, dal restauro di chiese alla realizzazione di musei, senza una visione di insieme e molto spesso lontani dalle linee guida del PNRR?
Noi Comitati di Italia Viva pensiamo che si rischi di perdere una grande occasione per alzare lo sguardo e ragionare con una visione più ampia, trasversale e sinergica, puntando su poche opere di grande interesse sovracomunale e alto impatto sul territorio. Su progetti davvero straordinari che normalmente non trovano copertura nei bilanci degli enti locali.
Noi Comitati di Italia Viva pensiamo che sarebbe stato più utile e produttivo vedere seduti intorno ad un tavolo i 40 sindaci dell’AslTO5 per richiedere congiuntamente la realizzazione dell’ospedale unico di Moncalieri unito ad un progetto organico di riorganizzazione della medicina del territorio, puntando sui presidi territoriali ma anche sull’uso della tecnologie innovative (prima fra tutte le telemedicina) e sulla formazione continua del nuovo personale sanitario, per ridisegnare realmente la nostra sanità del futuro e quindi delle prossime generazioni con incremento anche di occupazione qualificata.
Noi Comitati di Italia Viva, allo stesso modo, avremmo preferito vedere lavorare insieme i 25 sindaci interessati alla costituzione del distretto del cibo del chierese e carmagnolese per chiedere risorse per far partire il progetto, per la riconversione delle produzioni delle aziende agricole, per dare nuovi canali al commercio dei prodotti agro alimentari del territorio e per sviluppare il turismo 4.0 che realmente possa competere nel nuovo scenario post Covid19, con un restyling dell’intero layout del nostro territorio su basi omogenee che determini nuove occasioni di lavoro stabile.
Osserviamo invece come spesso prevalgano piccoli interventi locali, che probabilmente soddisfano interessi particolari ed elettorali, ma che non sono in grado di garantire il salto di qualità che il “Next Generation EU” richiede.
Ripiegare sulla scorciatoia di “svuotare i cassetti” con tante proposte “ordinarie” ha reso il compito estremamente facile ma molto debole il risultato e con scarse possibilità di ottenere il finanziamento.
Serve coraggio ed una assunzione di responsabilità dei nostri amministratori, condivisa a livello sovracomunale, per puntare su opere davvero strategiche per lo sviluppo del territorio che garantiscano ricadute occupazionali forti e tangibili in grado di bilanciare l’onda lunga della crisi in atto.
E allora perché buttar via questa occasione storica ed irripetibile?
Per i Comitati di Italia Viva del Chierese e Carmagnolese
Federica Zamboni e Pier Antonio Pasquero
I Coordinatori Italia Viva per la Provincia di Torino
Mariangela Ferrero - Roberto Gentile
Foto di Via Indipendenza a Poirino: il suo rifacimento è compreso fra le 1273 opere inserite dalla Regione Piemonte nel piano Next Generaion Italia.
#italia viva#italiaviva#italiashock#italiasemplice#next generation#next generation eu#nextgenerationeu#chierese#carmagnolese#distrettodelcibo#ospedale#ospedale unico#ospedaleUnico#ospedale di moncalieri
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Regione Salento: un sogno durato lo spazio d’una sera
di Nazareno Valente
Con telegramma del 18 dicembre 1946, il deputato Vito Mario Stampacchia comunicava con esultanza al sindaco di Brindisi, Francesco Lazzaro, che la sottocommissione costituente aveva deliberato l’istituzione della Regione Salento.
Dal tono del telegramma sembrava che fosse ormai cosa fatta, invece così non era, tanto è vero che, nel prosieguo dell’iter, la proposta si arenò o, per essere più precisi, fu fatta sparire, perché depennata dall’elenco.
In conclusione, non se ne fece nulla.
Ciò che avvenne si tinge in effetti di giallo. Un giallo tuttora da risolvere, considerato che l’assassino rimane avvolto nell’ombra. Certo si conosce l’organismo che, al momento opportuno, tolse la Regione Salento dall’elenco, ma è avvolto nel mistero chi fu il reale mandante di questa decisione. C’è però qualche sospetto, ed i più sono propensi a credere che fu Aldo Moro, allora deputato della Costituente, l’autore dell’intervento che mortificò le aspirazioni della nuova regione.
In effetti, tutti gli indizi fanno credere che Aldo Moro non fu estraneo ai fatti, anzi ne fu uno dei più ragguardevoli artefici. Ma non certo il solo. Né forse quello principale. Ci furono varie circostanze sfavorevoli che tramarono contro il progetto ma, in maniera preponderante, pesò sulla decisione la dura posizione assunta a riguardo da un’altra forza politica, che Moro sfruttò per salvaguardare gli interessi dell’elettorato barese.
Almeno questo a mio parere; parere maturato dopo attenta lettura dei verbali dei vari organismi della Costituente che deliberarono sull’autonomia regionale.
Per poterci capire qualcosa è necessario ritornare a quei tempi e ricostruire la situazione politica d’allora e le modalità con cui l’organo costituente decise di operare.
In merito a quest’ultimo punto, l’Assemblea Costituente si riunì per la prima volta il 25 giugno 1946, senza che il governo avesse in precedenza elaborato un progetto di Costituzione. Ciò rese necessario che fosse preliminarmente definito un progetto organico ed articolato da sottoporre poi alla discussione delle sedute pubbliche dell’Assemblea. Per questo motivo la Costituente nominò al proprio interno una “Commissione per la Costituzione”, incaricata di redigere uno schema che l’Assemblea avrebbe poi valutato articolo per articolo. Tale commissione, composta da 75 deputati della Costituente in modo da rispecchiarne la composizione partitica, prevedeva al proprio interno tre rappresentanti eletti nella circoscrizione salentina Lecce-Brindisi-Taranto, vale a dire Giuseppe Codacci Pisanelli (Democrazia Cristiana, nel seguito DC), Giuseppe Grassi (Unione Democratica Nazionale, che accorpava centristi e liberali) e Ruggero Grieco (Partito Comunista Italiano, PCI), oltre ad altri personaggi politici di spicco, quali, ad esempio, Nilde Iotti e Palmiro Togliatti del PCI e Aldo Moro della DC.
Nella prima riunione del 20 luglio la Commissione dei 75 si suddivise in tre sottocommissioni, ciascuna incaricata di definire il testo riguardante specifici argomenti istituzionali. La trattazione dell’autonomia regionale toccò alla seconda Sottocommissione che iniziò ad esaminare una prima bozza redatta da un gruppo di lavoro di dieci suoi componenti coordinati dal deputato Ambrosini (DC).
Sin dall’inizio dei lavori sorsero non banali conflitti di competenza tra le varie sottocommissioni, per cui la Commissione dei 75 decise la costituzione di un comitato di 18 suoi componenti, incaricato di esaminare i testi prodotti dalle tre sottocommissioni e di compilare un progetto organico ed unitario. Questo comitato fu chiamato “Comitato di redazione” o anche “Comitato dei 18” e tra i suoi componenti comprese, tra gli altri, Giuseppe Grassi e Ruggero Grieco eletti nella circoscrizione salentina, Aldo Moro e Palmiro Togliatti, come già riportato esponenti di rilievo dei partiti allora maggioritari, vale a dire la DC ed il PCI.
La situazione politica era infatti condizionata da questi due partiti di largo seguito. Il PCI poteva contare sull’appoggio dei socialisti, presentatisi alla consultazione avendo messo d’accordo le varie anime del partito, da quella più moderata a quella più radicale. La sigla stessa (PSIUP, Partito Socialista di Unità Proletaria) esprimeva però una qual certa preponderanza della corrente vicina alle posizioni comuniste. Il rapporto di forza era così quasi equamente controbilanciato: la DC aveva 207 dei 556 seggi disponibili, il PCI ed il PSIUP, rispettivamente 104 e 115, e, quindi, nel totale 219 seggi. Ciascuno di questi due blocchi cercò naturalmente di far prevalere il proprio indirizzo.
Come detto il governo non aveva fornito alcuno schema sul decentramento dei poteri dello Stato, tuttavia per questioni di opportunità un paio di settimane prima che si costituisse la Repubblica, i moti di separatismo avviati in Sicilia avevano fatto già decidere la costituzione della regione Sicilia. In aggiunta, nel settembre 1946, a seguito dell’accordo De Gasperi-Gruber, fu costituita la regione autonoma Trentino-Alto Adige. Come dire che, sebbene l’ordinamento statale non prevedesse neppure l’esistenza delle Regioni, ma solo quella delle Province e dei Comuni, erano già state costituite due regioni, e in più ad ordinamento autonomo. Di fatto le regioni, che sino ad allora erano esistite solo come entità statistiche di rilevazione, furono introdotte nell’organizzazione statale prescindendo da un qualsiasi preliminare giudizio di merito dell’organo preposto alla stesura della Costituzione. In definitiva la Costituente si trovò di fronte ad un fatto compiuto: il riconoscimento che la Regione fosse uno degli enti locali attraverso cui si sviluppasse l’articolazione autonomistica dello Stato, che fino ad allora s’era incentrato sui soli Comuni e Province.
Proprio su questo versante s’innescò la contrapposizione tra le diverse tendenze politiche dei due principali partiti del tempo.
Sulla definizione della regione si scontrarono quindi concezioni politiche e culturali diverse, già delineate in età liberale e nel periodo fascista ed in linea con il processo di trasformazione della società avviato nel corso della Resistenza.
Se i cattolici consideravano la regione uno strumento per superare un impianto fortemente gerarchico e centralistico e per meglio rappresentare gli interessi emergenti dal territorio, le sinistre manifestavano, invece, ferma avversione alla realizzazioni di troppe regioni che potessero minare l’unità dello Stato. Alla fin fine si cercò quindi una via di mezzo facendo prevalere le ragioni politiche contingenti rispetto ad un augurato effettivo rinnovamento. Per altro tutti sembrarono inizialmente propensi a prevedere l’istituzione delle regioni, ed in tal senso furono tutti d’accordo, tranne un deputato, previa però abolizione – o quanto meno ridimensionamento giuridico – delle province.
Sicché già dal 14 novembre 1946 la seconda sottocommissione approva che «Il territorio della Repubblica è ripartito in Regioni e Comuni. La Provincia è una circoscrizione amministrativa di decentramento regionale». In definitiva la Provincia, da sede di decentramento dell’amministrazione statale, viene declassata a circoscrizione amministrativa di decentramento regionale. Il che condizionò le successive discussione, in quanto tra Comune e Regione pareva a taluni mancare un ente intermedio, e spostò il problema dalla pura e semplice istituzione delle regioni alla loro composizione territoriale nelle quali si cercava di recuperare la persa autonomia provinciale.
Come già riportato, sino ad allora il termine “regione” non era mai stato definito in termini istituzionali, ma solo ai fini statistici e, a tale scopo, utilizzato per la prima volta nell’Annuario statistico italiano del 1912. Era pertanto una ripartizione dello Stato che, pur tenendo conto delle tradizioni storico-geografiche, obbediva in prevalenza ad un criterio burocratico di suddivisione. Cosa questa riscontrabile, ad esempio, nel non considerare a sé stanti la Valle d’Aosta ed il Friuli, inserite per questioni quantitative rispettivamente nel Piemonte e nel Friuli, oppure nel non nominare neppure la Romagna, inclusa anonima nell’Emilia. Ma anche desumibile in alcune denominazioni scelte: tipico il plurale, “Puglie”, adottato per la nostra regione, probabilmente ad indicare un accorpamento di zone con tradizioni non certo del tutto omogenee.
Pur tuttavia, come vedremo, nella discussione il criterio statistico divenne, soprattutto quando convenne, pure storico-geografico e richiamato da chi – non del tutto a torto – temendo che il fiorire delle richieste regionalistiche potesse frantumare l’unità del paese appena conquistata con la guerra di liberazione, preferì il rigido mantenimento delle suddivisioni regionali stabilite dai demografi. Fatte naturalmente salve le eccezioni dovute a ragioni di opportunità politica.
In ogni caso, il declassamento della Provincia fece lievitare il numero di proposte di istituzioni di regioni che s’aggiungevano a quelle previste dagli annuari statistici, che per la cronaca allora erano le seguenti: Piemonte, Lombardia, Venezia Tridentina (Trentino-Alto Adige), Veneto, Venezia Giulia, Liguria, Emilia, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzi e Molise, Campania, Lucania, Puglie, Calabrie, Sardegna e Sicilia.
Così, tra le tante, alla seconda sottocommissione arrivò anche la proposta d’istituzione della Regione Salento.
Ne fu relatore Codacci Pisanelli (DC), incaricato dalla sottocommissione stessa di riferire anche sulla proposta della Regioni Daunia.
Nella seduta pomeridiana del 16 dicembre 1946 ed in quella antimeridiana del giorno successivo, Codacci Pisanelli illustrò la proposta della regione salentina, non nascondendo di essere uno dei sette deputati della circoscrizione di Lecce, Brindisi e Lecce firmatari dell’istanza. Sebbene ne nominasse poi, oltre sé, solo altri cinque, vale a dire Beniamino De Maria (DC), Vincenzo Cicerone (Blocco Nazionale delle Libertà, d’ispirazione monarchica), Giuseppe Grassi (liberale), Luigi Vallone (liberale), Vito Mario Stampacchia (socialista), le successive votazioni avvenute in Assemblea evidenziarono che il settimo era Antonio Gabrieli (DC).
Erano in pratica quasi tutti deputati votati in prevalenza a Lecce, tranne proprio Stampacchia, eletto grazie ai voti ottenuti per quasi il 95% a Brindisi e Taranto. Degli altri eletti nella stessa circoscrizione salentina ci fu chi mantenne sempre le distanze dalla proposta — Alfonso Motolese (DC), Italo Giulio Caiati (DC), Giuseppe Ayroldi (Blocco Nazionale delle Libertà) e Pasquale Lagravinese (Blocco Nazionale delle Libertà) — senza però manifestare neppure dissenso, e chi, Ruggero Greco (PCI), la osteggiò in maniera palese, ma non dalle primissime battute.
La proposta tuttavia nacque in parte debole, sottoscritta com’era dai soli deputati leccesi, ma, almeno in prima istanza, godeva del vantaggio di non essere osteggiata dai democristiani e di non sollevare troppe critiche tra i comunisti. Il fatto che fosse stata sottoscritta da Codacci Pisanelli la salvaguardava da eventuali attacchi in massa dei democristiani eletti nelle circoscrizioni diverse da quella di Bari; l’appoggio incondizionato di Stampacchia serviva invece a smussare l’opposizione ideologica delle sinistre in genere e dei comunisti in particolare.
Infatti unica tra le proposte presentate ottenne anche l’espressione favorevole del deputato comunista Nobile, che per l’occasione si disallineò dalle posizioni di principio del suo partito, tanto da essere ripreso in maniera evidente da Terracini (PCI) il quale per l’appunto, riguardo tale intervento, osservò «che esso è in contrasto con quanto, in altre occasioni, lo stesso onorevole Nobile ha affermato a proposito delle varie disposizioni contenute nel progetto sulle autonomie locali».
La reprimenda servirà a far rientrare tra i ranghi il deputato Nobile che, al momento della votazione della proposta, a scanso di equivoci, dichiarerà espressamente di volersi astenere. Spontanea o meno che sia stata questa astensione, la proposta non sollevò se non l’opposizione d’un paio di deputati e la contrarietà di principio di Terracini (PCI). Per cui la seconda sottocommissione della Commissione dei 75 approvò l’istituzione della regione Salento, senza che fossero sollevati rilevanti ostacoli.
I primi problemi di fondo emergono però nel corso della stessa seduta, quando s’inizia a discutere la proposta di «costituire la Regione della Romagna e la Regione emiliano-appenninica» che, di fatto, significava spaccare in due l’Emilia e Romagna. Nel dettaglio s’intendeva unire la Lunigiana ed il porto di La Spezia alle province di Modena, Reggio, Parma e Piacenza, costituendo la Regione denominata a volte Emiliana-Lunense, altre Emilia-Appeninica, mentre le province di Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì avrebbero costituito la regione Emilia e Romagna.
La proposta della Regione Emiliana-Lunense trovò favorevoli gli esponenti democristiani e fortemente contrari i comunisti che tentarono in tutti i modi di far rinviare la proposta senza però riuscirci. Dopo animata discussione, venne infatti approvata.
Il giorno successivo, 18 dicembre, esaurita la discussione su tutte le nuove proposte, risultano approvate le seguenti regioni: «Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli, Liguria, Emilia-Appenninica, Emilia e Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzi, Molise, Campania, Puglia, Salento, Lucania, Calabria, Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta».
A questo punto però si ravvisa necessario che sulle nuove proposte (vale a dire Molise, Salento, Emilia-Appeninica, Emilia e Romagna, Friuli) venga acquisito il parere alle amministrazioni comunali e provinciali interessate.
Sicché la seconda Sottocommissione, nell’approvare l’elenco delle regioni, «esprime il voto che le sue delibere relative alla costituzione di nuove Regioni… vengano comunicate ai Comuni, alle Deputazioni provinciali ed alle Camere di commercio delle Regioni nelle quali le Regioni costituende sono attualmente comprese, perché, volendo, esprimano su tali delibere il loro voto».
Poiché comunque i suddetti pareri non sono vincolanti, la costituzione della Regione salentina non pare debba correre soverchi pericoli, tant’è che uno dei proponenti, il deputato Stampacchia, è così certo della buona riuscita dell’iniziativa da darne comunicazione a tutte le autorità interessate la sera stessa del 18 dicembre.
(1 – continua)
#Giuseppe Codacci Pisanelli#Nazareno Valente#Regione Salento#Vito Mario Stampacchia#Pagine della nostra Storia#Spigolature Salentine
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Maltempo, nuova allerta meteo in 8 regioni. Piemonte impazzito per la neve: una vittima
Maltempo, nuova allerta meteo in 8 regioni. Piemonte impazzito per la neve: una vittima
La Protezione civile ha diramato un avviso per indicare possibili situazioni di pericolo legate al maltempoAttualità, Enti locali, Piemonte Il maltempo continua a colpire l’Italia anche alle porte dell’inverno. La Protezione civile, infatti, ha diramato per venerdì 16 dicembre un’allerta arancione per alcune aree di Emilia Romagna e Toscana. L’allerta sarà invece gialla su altre zone di queste…
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Rossi (PD): Al via le consultazioni per la PDL n.54 sulla pianificazione degli insediamenti logistici
Un passo importante per la regolamentazione del territorio piemontese e la tutela ambientale.
Un passo importante per la regolamentazione del territorio piemontese e la tutela ambientale. La Proposta di Legge n.54 dal titolo “Norme per la pianificazione degli insediamenti logistici a rilevanza sovracomunale”, promossa dal gruppo del Partito Democratico e firmata dal consigliere regionale Domenico Rossi, è ufficialmente entrata nella fase operativa. Oggi, nella commissione competente del…
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🔝🔝🔝 Il Partito Democratico del Piemonte si congratula con i candidati sindaci e tutti i candidati del centro sinistra, iscritti o simpatizzanti, che si sono battuti per il buon governo delle loro città e dei loro paesi. In particolare siamo felici per la vittoria netta di ✔Paolo Montagna Sindaco a Moncalieri, quinta città del Piemonte e ✔Pasquale Mazza a Castellamonte, ma anche per i risultati di ✔Rossana Schillaci Sindaca a Venaria, ✔Steven Palmieri candidato Sindaco a Alpignano e ✔Luca Ballerini a Valenza: spetta loro un importante battaglia ❌al ballottaggio❌ Si tratta di risultati in ogni caso importanti, anche perché l'esito delle ultime elezioni politiche del 2018 e regionali del 2019 destavano legittime preoccupazioni nel campo del centro sinistra. ✔Nei prossimi giorni la Direzione Regionale del Partito si incontrerà per commentare l'esito parziale delle elezioni amministrative, nel più ampio contesto delle dinamiche nazionali. Una cosa sin d'ora va detta: fino ad un anno fa molti dicevano che in Italia si sarebbe affermato un bipolarismo nuovo, tra Lega da una parte e 5Stelle dall'altra; i dati di queste elezioni regionali e amministrative invece ci dicono che 🔴il Partito Democratico è il perno dell'alternativa alle destre🔴. Ora tocca essere all'altezza dei risultati conseguiti, in particolare al governo del Paese, dove le istanze del PD devono essere accolte, a partire dall'accettazione del MES, così importante per le politiche sanitarie anche nel nostro Piemonte. Paolo Furia, Segretario PD Piemonte Maurizio Perinetti, Responsabile Enti Locali PD Piemonte (presso Asti) https://www.instagram.com/p/CFcVZ22BqM1/?igshid=pjaerixavw0x
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Acqua, imu e tari: mancati pagamenti per 7,6 miliardi
Tra l’evasione dell’Imu-Tasi, della Tari e il mancato pagamento delle bollette dell’acqua, gli italiani “risparmiano” indebitamente 7,6 miliardi di euro all’anno.
A pagare il conto sono i Comuni e le società che si occupano della gestione dei rifiuti urbani e/o erogano il servizio idrico, spesso controllate dalle stesse Amministrazioni comunali dove operano. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA che ha stimato l’ evasione e le morosità degli italiani dopo aver elaborato gli ultimi dati disponibili del Ministero degli Interni (per Imu-Tasi), Laboratorio REF Ricerche, CRIF Ratings (per la Tari) e Utilitatis (per l’acqua). Segnala il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA, Paolo Zabeo: “Se una gran parte di questi mancati pagamenti fosse recuperato, molto probabilmente ci sarebbe la possibilità di abbassare le tasse locali e le tariffe dell’acqua a tutti. Soprattutto nel Mezzogiorno che presenta un’incidenza sul mancato pagamento totale pari al 40 per cento: 10,5 punti in più della media registrata al Centro e 11 in più rispetto a quella del Nord”. Nonostante l’evasione, il blocco degli aumenti dei tributi locali avvenuto tra il 2015-2018 e il taglio ai trasferimenti dello Stato centrale, i Sindaci hanno comunque trovato il modo di compensare, almeno in parte, queste mancate entrate agendo sulle tariffe locali. “Con lo stop agli aumenti delle tasse locali avvenuto negli anni scorsi – dichiara il Segretario della CGIA Renato Mason - molti amministratori hanno comunque continuato ad alimentare le proprie entrate incrementando le bollette dell’acqua, le rette degli asili, delle mense e i biglietti del bus. E tutto ciò, senza gravare sul carico fiscale generale, visto che i rincari delle tariffe, a differenza degli aumenti delle tasse locali, non concorrono ad appesantire la nostra pressione fiscale, anche se in modo altrettanto fastidioso contribuiscono ad alleggerire i portafogli di tutti noi”. Con la legge di bilancio 2020 le cose sono destinate a cambiare. La manovra, infatti, prevede la "Riforma della riscossione degli enti locali" che consentirà alle amministrazioni locali di recuperare i mancati pagamenti senza attendere i tempi di iscrizione a ruolo del debito o di predisposizione dell'ingiunzione. “In buona sostanza – afferma il ricercatore dell’Ufficio studi Andrea Vavolo - dall’ 1 gennaio 2020 ai Sindaci servirà un solo atto, anziché due, ovvero l’accertamento e l’ingiunzione, per arrivare alla soluzione estrema: l'esecuzione forzata”. Parliamo dell'atto unico di accertamento che - al pari di quanto già oggi vale per l'Agenzia delle Entrate-Riscossione a livello di tributi erariali - contiene in sé tutti gli elementi di titolo idoneo anche al pignoramento del conto corrente o del quinto dello stipendio. Forte divario Nord- Sud Secondo i dati del Ministero dell’Interno riferiti al 2016 (ultimo anno disponibile), a fronte di 22,1 miliardi di gettito complessivo, la stima dell’evasione Imu-Tasi ammonta a 5,1 miliardi di euro, di cui 1,87 miliardi sono ascrivibili ai proprietari degli immobili delle regioni del Nord, 1,81 miliardi a quelli del Sud e 1,4 miliardi a quelli del Centro. Per quanto riguarda la propensione all’evasione (o propensione al tax gap ) spicca il dato della Calabria pari al 43,2 per cento, quello della Campania attestatosi al 38,5 per cento e quello della Sicilia al 36,6 per cento. Le regioni più virtuose, invece, sono il Piemonte (tax gap al 21,7 per cento), la Lombardia (20,6 per cento), la Liguria (18,3 per cento) e l’Emila Romagna (tax gap al 17,8 per cento) che è la regione dove la propensione all’evasione è la più bassa in assoluto.
Anche per quanto concerne la stima dell’evasione della Tari, invece, le differenze territoriali sono evidentissime. Secondo le stime emerse dai dati del Laboratorio REF ricerche e CRIF Ratings, su 9 miliardi di gettito complessivo registrato nel 2018, il mancato incasso a livello nazionale è stato di 2,1 miliardi di euro, di cui poco più di 1 miliardo in capo ai cittadini/imprese del Sud, 817 milioni a quelli del Centro e 286 milioni di euro a quelli del Nord. A livello regionale svetta la mancata riscossione per abitante del Lazio pari a 121,8 euro. Seguono la Sicilia con 77,2 euro per abitante, la Campania con 63,2 euro e la Calabria con 45,3 euro. Diversamente, si segnalano i risultati ottenuti in Lombardia e Veneto, dove l’evasione per abitante è rispettivamente di 5,6 e di 5 euro. Pressoché nullo il mancato pagamento registrato in Trentino Alto Adige e in Valle d’Aosta.
I dati emersi nell’indagine condotta da Utilitatis, infine, ci consentono di stimare la morosità del servizio idrico erogato agli utenti domestici solo per ripartizione geografica. A fronte di una spesa idrica complessiva delle famiglie italiane pari a 4,6 miliardi di euro, ammonta a 364 milioni di euro la mancata riscossione registrata a 2 anni dall’emissione della fattura, di cui 226 milioni di euro fanno capo alle famiglie del Sud (11 euro per abitante), 80 milioni a quelle del Nord (3 euro per abitante) e 58 milioni a quelle del Centro (5 euro per abitante).
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La nascita del distretto del cibo del chierese e del carmagnolese è la soluzione per noi di Italia Viva contro la localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi a Carmagnola -Comunicato stampa -
Poirino 5 gennaio 2021
Comunicato stampa
La nascita del distretto del cibo del chierese e del carmagnolese è la soluzione per noi di Italia Viva contro la localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi a Carmagnola, occorre accelerarne la costituzione.
Oggi è stato reso noto dalla stampa nazionale che tra i 12 siti risultati più idonei ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, 7 sono stati individuati in Piemonte, 2 nella Città Metropolitana di Torino e in particolare uno a Carmagnola, nei pressi del confine con Poirino.
In seguito avremo modo di verificare la corretta applicazione dei criteri utilizzati per la selezione dei 67 siti risultati idonei ad ospitare l’impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività.
Tuttavia, scorrendo questi criteri per la selezione dei siti, uno di questi, il numero 11, afferma che per la scelta del sito occorre valutare con attenzione le zone con “produzioni agricole di particolare qualità e tipicità”.
Il chierese e il Carmagnolese sono già ora noti per le loro eccellenze nelle produzioni agricole di alta qualità e tipicità riconosciute e apprezzate a livello nazionale con manifestazioni di richiamo internazionale.
L’esistente è alla base di una alta progettualità di sviluppo e di crescita che configura la nostra zona a pieno titolo con “produzioni agricole di particolare qualità e tipicità”.
Tutta la nostra area omogenea 11, infatti, da anni ha manifestato l’intento a voler “Nutrire la Città Metropolitana” ed ha avviato l’iter per diventare "Il distretto del Cibo del Chierese e del Carmagnolese".
Il 13 novembre 2020 la Giunta regionale del Piemonte ha approvato il nuovo regolamento sull’individuazione, la costituzione, il riconoscimento e il funzionamento dei futuri “Distretti del cibo”.
Pertanto ora il distretto può diventare realtà ed essere uno dei motori della ripresa post Covid-19 e allontanare per sempre la localizzazione quale sito per i rifiuti radioattivi che è incompatibile con la documentata vocazione agricola/turistica del territorio.
Con l'approvazione del regolamento regionale è stato completato il quadro normativo per poterlo realizzare, ma oggi inizia la vera sfida: costruirlo mettendo insieme pubblico e privato, imprese piccole e grandi di tutta la filiera agroindustriale a partire dalle imprese agricole per sviluppare il nostro territorio.
Adesso chi davvero crede nell’alta qualità agricola e nella tipicità delle nostre produzioni è chiamato ad attivarsi in prima persona affinché si costituisca una società tra aziende, enti locali, altri soggetti associativi e privati per dare forma al “Distretto del cibo del Chierese e del Carmagnolese”.
Cosa occorre fare?
Ecco i prossimi passi:
● costituire una nuova società fra tutti i soggetti del territorio, una S.r.l. per esempio;
● conferire il capitale sociale;
● nominare un legale rappresentante;
● richiedere ed ottenere il riconoscimento di distretto del cibo;
● elaborare un Piano triennale di distretto.
Il nostro territorio ha lavorato per anni per impostare questo ambizioso progetto:
occorre accelerarne il processo che avrebbe potuto prolungarsi nel tempo mentre ora deve concretizzarsi necessariamente nel 2021.
Il lavoro inizia adesso! Dobbiamo dimostrare di saper lavorare insieme a vantaggio di tutta la comunità: un progetto che deve partire subito facendo tesoro di tutte le competenze e le risorse disponibili sul territorio senza campanilismi.
I referenti di Italia Viva del Chierese e Carmagnolese
Federica Zamboni e Pier Antonio Pasquero
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Adesione al progetto di lotta biologica ed integrata alle zanzare L.R. 75/95 – anno 2020
Al Sindaco del Comune di Poirino
All’Assessore competente
Poirino, 19 settembre 2019
Mozione ai sensi dell’art. 60 del regolamento del Consiglio Comunale
Oggetto: Adesione al progetto di lotta biologica ed integrata alle zanzare L.R. 75/95 – anno 2020
PREMESSA
Preso atto:
- che la proliferazione delle zanzare comporta disagi alla popolazione e rappresenta un fenomeno potenzialmente dannoso anche per la salute dei cittadini;
- che durante l’estate si sono, purtroppo, registrati anche dei casi di contagio di malattie, quali la c.d. “febbre del Nilo”, il cui virus si trasmette tramite le punture di tali insetti;
- che il problema è sentito sia dai nostri concittadini che dagli enti pubblici, come dimostrano – da un lato - le due interrogazioni presentate in data 10 luglio 2017 e in data 25 giugno 2018 dal consigliere Tosatto e – dall’altro - il fatto che la Regione Piemonte ha attuato interventi di prevenzione fin dagli anni 90.
Rilevato:
- che il progetto regionale di lotta alle zanzare si articola in varie iniziative, alcune delle quali sono demandate agli Enti locali che vi possono aderire ricevendo un cofinanziamento pari al 50% di quanto ammissibile dalla legge regionale 75/1995 ed effettivamente speso;
- che non vi è alcun impedimento per il Comune di Poirino ad aderire al progetto IPLA, dal momento che l’art. 3 della citata legge prevede che “possono usufruire dei benefici previsti dalla legge le Amministrazioni Comunali e loro Consorzi o altre forme associative, le Comunità Montane, le Amministrazioni Provinciali, ricadenti in particolare nei territori di pianura, collina e lacuali”. Inoltre, il progetto viene ideato ed attuato prendendo in considerazione le caratteristiche del comune in cui si deve attuare, tant’è che è previsto, in primo luogo, uno studio del territorio e delle sue criticità.
Considerato:
- che il Sindaco e l’Amministrazione comunale hanno il dovere di garantire la salute pubblica e il benessere dei cittadini.
Il Consiglio Comunale impegna la Giunta:
a porre in essere tutte le azioni necessarie al fine di aderire – entro il termine del 15 ottobre 2019 - alla campagna di lotta alle zanzare per l’anno 2020 ai sensi della L.R. 75/95, chiedendo all’IPLA che il Comune di Poirino sia inserito nel relativo progetto regionale ed adottando, previa verifica con gli uffici comunali competenti, le misure occorrenti per destinare le risorse necessarie a tale scopo.
I consiglieri: Federico Basso Giovanni Crivello Silvia Avataneo
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Decreto siccità in arrivo: stato di emergenza e razionamento acqua
Decreto siccità in arrivo: stato di emergenza e razionamento acqua
Allarme rosso per il Po, ma l’irrigazione va avanti. La Valle d’Aosta è in crisi, non può aiutare il Piemonte. Zingaretti: provincia di Roma situazione grave.Attualità, Decreti legge, Enti locali, Leggi Caldo torrido e siccità continuano ad attanagliare l’Italia, in settimana si farà una valutazione della situazione di emergenza e di possibili misure di intervento. Il fiume Po è in secca in quasi…
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TORINO. INVESTIMENTI PER 158 MILIONI DI EURO PER GLI ENTI LOCALI.
TORINO. INVESTIMENTI PER 158 MILIONI DI EURO PER GLI ENTI LOCALI.
INVESTIMENTI SULLE PISTE CICLABILI Comune partners Importo Priorità Alessandria Comune Solero 420.000,00 1
158 milioni di euro per gli Enti locali
Domenico Ravetti (Pd): “Importanti investimenti per il Piemonte e l’Alessandrino”
Torino – 1 ottobre 2018 – “La Commissione Bilancio del Consiglio regionale ha dato, oggi, parere favorevole alla delibera che prevede la realizzazione di nuovi…
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Completato l’aggiornamento del sistema radar meteorologico di Monte Settepani per Liguria e Piemonte
Completato l’aggiornamento del sistema radar meteorologico di Monte Settepani per Liguria e Piemonte
Lunedì, 31 Luglio 2017
#meteorologia #radar #clima #arpal #arpa #piemonte #liguria #protezionecivile Collocato sull’Appennino Ligure ed installato nel 2002, il sistema radar meteorologico del Monte Settepani, gestito da Arpa Piemonte, Regione Liguria e Arpal, è di primaria importanza nell’osservazione in tempo reale delle precipitazioni per i territori piemontesi e liguri.
Il…
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#arpa#arpal#Enti Locali#Lavori Pubblici#liguria#Monte Settepani#Opere Pubbliche#Osservatorio Raffaelli#osservatorioraffaelli#Pianificazione di Protezione Civile#piemonte#Prevenzione#protezione civile#Pubblica Amministrazione#radar#radar meteorologico#regione liguria protezione civile#Ricerca#Tecnologia#unione europea#università e ricerca
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Lercaro: I Sindaci dell’Ovadese Uniti Contro la Vendita dei Terreni. Un appello collettivo per salvaguardare il patrimonio dell’I.P.A.B. Casa di Riposo Lercaro
A seguito dell’incontro convocato dal Sindaco di Ovada, Gian Franco Comaschi, i sindaci dell’Ovadese si sono riuniti giovedì 21 novembre 2024 per affrontare la questione legata alla vendita dei terreni dell’I.P.A.B. Casa di Riposo Lercaro.
A seguito dell’incontro convocato dal Sindaco di Ovada, Gian Franco Comaschi, i sindaci dell’Ovadese si sono riuniti giovedì 21 novembre 2024 per affrontare la questione legata alla vendita dei terreni dell’I.P.A.B. Casa di Riposo Lercaro. Durante la riunione, svoltasi presso la sala Giunta del Comune di Ovada, è emersa una forte posizione unitaria contro le decisioni prese dal Commissario…
#Alessandria today#amministrazione pubblica#Casa di riposo#Comune di Ovada#Comuni dell’Ovadese#comunità locale#conflitti istituzionali.#conflitto amministrativo#costituzione Fondazione#decisioni condivise#delibera regionale#democrazia locale#difesa del territorio#Enti pubblici#gestione enti pubblici#gestione trasparente#Gian Franco Comaschi#Google News#I.P.A.B. Lercaro#italianewsmedia.com#Ivana Nervi#Ovada#partecipazione collettiva#patrimonio collettivo#patrimonio pubblico#Pier Carlo Lava#polemiche locali#Politiche sociali#Regione Piemonte#rendicontazione finanziaria
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