#elezioni americane
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Non mi avrebbe rassicurato nemmeno la vittoria di quell'altra là, ma... benvenuti nella realtà più delirante.
MASS DEPORTATION NOW!
PEACE THROUGH STRENGHT!
È un mondo meraviglioso.
Mi sembra di essere nei favolosi anni '30 del secolo scorso.
Tanti fratelli stanno salendo sul carro vincente anche dalla minuscola Italia.
MAKE AMERICA GREAT AGAIN!
Ma forse siamo solo in un film di un regista sudafricano con cittadinanza canadese naturalizzato statunitense.
Va be', mi ritiro nella mia inutilità e nel silenzio che mi confà...
"Se ora soffrite per la vostra pochezza,
non datene la colpa agli dei: proprio voi
avete fatto grandi questi uomini,
dandogli potere, e adesso ne subite la schiavitù. […]
Siete sedotti dalla lingua e dalle parole di un uomo astuto
e non vi rendete conto di quello che succede."
Solone (Atene, 638 a.C. – 558 a.C.), Frammento 11
#trump#elezioni americane#harris#ellon musk#musk#solone#usa#atene#globalizzazione#donald trump#kamala harris#forza#immigrazione#guerra
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LA FOTO
Ho visto il video dell'attentato, ma questa foto mi colpisce con maggiore violenza per la sua terribile intensità, come un pugno nello stomaco.
È un'immagine che ha l'impatto devastante di un'esplosione stellare.
Il fotografo ha colto il fugace istante in cui Trump svetta col pugno chiuso rivolto al cielo (per inciso, questi fasci vogliono fregarci pure il pugno chiuso?). E proprio in quel momento nel cielo sventola la bandiera americana. Perché il ritratto dell'eroe, per essere emblematico, deve racchiudere tutti i simboli.
L'autore di questa foto già consegnata alla storia è certamente dotato di un talento che ha qualcosa di soprannaturale. Io fatico a farmi un mediocre selfie, anche se sto fermo e non mi corre dietro nessuno, mentre ci sono persone capaci di essere al posto giusto nel momento giusto per inseguire un fotogramma di storia che dura un millesimo di secondo, come se fossero in grado di prevederlo in anticipo. Neppure l'Ultra Istinto di Goku può competere con questa dote.
Provate a guardare il video: dopo l'attentato Trump mostra a più riprese il pugno alla folla, ma è quasi sempre coperto dagli uomini della sicurezza. Il fotografo ha colto l'attimo in cui Trump si è stagliato sul mondo con posa da conquistatore, e la scorta è stata declassata al ruolo del debole argine che non può trattenere il suo impeto guerriero.
Trump ha vinto. Quella foto, con la sua spaventosa potenza evocativa, ci fa intravedere un ciclo di estrema destra delirante e paranoica al vertice dell'Occidente.
So bene che Biden è pur sempre capitalismo e imperialismo. Non mi dovete spiegare nulla. Ma Trump fa davvero paura, perché sembra pronto a fare cose che non possiamo nemmeno immaginare. Ci aspetta una dura lotta.
[L'Ideota]
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Poi resto lo stesso sgomento
Poi, quando vince di nuovo il miliardario, quello che ha messo in discussione il diritto all’aborto, quello che vuole che le armi restino libere per tutti, quello che ha già dato prova di sé per quattro anni come presidente, e poi alle elezioni successive, ecco, nonostante le riflessioni che facevo ieri, resto lo stesso sgomento.
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Elezioni Americane: Trump in Vantaggio nei Sondaggi negli Stati in Bilico a Pochi Giorni dal Voto
I sondaggi mostrano un lieve vantaggio per Donald Trump negli stati chiave, mentre l'America si avvicina al giorno decisivo delle elezioni.
I sondaggi mostrano un lieve vantaggio per Donald Trump negli stati chiave, mentre l’America si avvicina al giorno decisivo delle elezioni. A pochi giorni dalle elezioni americane, l’attenzione di tutti è concentrata sugli stati in bilico, che determineranno probabilmente il prossimo presidente degli Stati Uniti. Secondo gli ultimi sondaggi, Donald Trump sembra avere un leggero vantaggio nei…
#affluenza elettorale#battaglia elettorale USA#bilancio sondaggi#cambiamenti nei sondaggi#cambiamento voti#campagne elettorali#colpi di scena elezioni#Donald Trump#economia Trump#elettori indecisi#Elezioni 2024#elezioni americane#elezioni americane 2024#elezioni presidenziali#Georgia sondaggi#incertezza elettorale#Michigan swing state#Nevada elezioni#North Carolina sondaggi#opinioni elettori#ottobre sorprese#Pennsylvania elezioni#politica americana#record affluenza voto.#risultati elettorali#sicurezza USA#sondaggi elezioni USA#stati chiave elezioni#stati in bilico#strategia elettorale USA
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Blog: le elezioni americane secondo ChatGPT
Ho chiesto a ChatGPT di scrivere un racconto di 2000 battute sulle elezioni americane che fosse divertente. Questo il risultato. Era l’anno delle elezioni presidenziali americane e il caos regnava sovrano. I candidati erano un gruppo variegato e, diciamolo, piuttosto bizzarro. Il dibattito in diretta TV prometteva scintille, e il pubblico, armato di popcorn e sarcasmo, non vedeva l’ora di…
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20 anni di “American Idiot”
Il 21 settembre del 2004 i Green Day pubblicano il loro settimo album, “American Idiot“, che nel giro di poco tempo raggiunge la vetta delle classifiche mondiali, oltre alla classifica dei 500 migliori album di sempre stilata dai Rolling Stones. Dalle tonalità decisamente rock e punk, è un concept album che attacca (appunto) l’Idiota Americano che vive sotto la paranoia e l’isteria infusa dai…
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#billie joe armstrong#elezioni americane#george bush#george w bush#green day#greenday#lyrics#mike dirnt#tré cool#video#video ufficiale
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Bill e Hillary Clinton appoggiano Kamala Harris
NEW YORK, 21 LUG – Bill e Hillary Clinton appoggiano Kamala Harris. “Siamo onorati di unirci al presidente nell’appoggiare la vicepresidente Harris e faremo qualsiasi cosa per sostenerla”, affermano in una nota.The post Bill e Hillary Clinton appoggiano Kamala Harris appeared first on La Sicilia. Bill e Hillary Clinton appoggiano Kamala Harris YouTube: da guardare il video denuncia di Alessandro…
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Ho scritto questo post ormai più di 5 anni fa.
È rimasto tutto uguale: sostituite Hillary Clinton con Kamala Harris e vale perfettamente ancora oggi.
Mi fa sempre piacere constatare che la sinistra non impara mai, mai, mai, mai.
La svolta a destra del Wisconsin
Provo un affetto particolare verso lo stato del Wisconsin. Ho avuto il piacere di visitarlo nel 2011, per uno scambio culturale durante le scuole superiori. Sono stato ospite di una famiglia nelle campagne di Mazomanie, una cittadina di sì e no 1200 abitanti. Qui la vita è molto diversa dalle spiagge della California e dall’Upper East Side di Manhattan che siamo abituati a vedere in TV.
Come prove dello stereotipo americano, ecco il pullman giallo della scuola e la lezione su come sparare con un fucile (2011)
La notte del 4 novembre 2016, Donald Trump vince le elezioni in Wisconsin, guadagnandone i 10 Grandi Elettori. Per la prima volta dal 1984, il Wisconsin ha votato per un Presidente repubblicano. Vediamo perché.
Il Wisconsin è uno stato grande la metà dell'Italia, con soltanto 6 milioni di abitanti. La città più grande dello Stato, Milwaukee, conta 600 mila abitanti, grande circa quindi come Genova. È coperto per quasi metà da foreste. Città e villaggi sono, in media, sparpagliati e di piccole/medie dimensioni.
L'economia del Wisconsin è basata in larga parte su agricoltura e industria manifatturiera. Lo stato è molto famoso per la sua produzione di formaggi e latticini, e si classifica tra i primi dieci stati americani per reddito agricolo. L'industria manifatturiera genera circa il 20% del PIL, uno dei dati più alti negli Stati Uniti; la produzione, generalmente, è di macchinari agricoli e macchine pesanti. A differenza di altri stati, l'economia è qui più basata su industrie medio/piccole; sono soltanto due le grandi aziende che spiccano a livello internazionale, la Manpower e la Harley-Davidson.
Fattorie e campagne intorno a Mazomanie, WI (2011)
Il Wisconsin, insomma, è uno stato con una grossa percentuale di comunità rurali, di agricoltori e di operai; è uno stato mediamente ricco e con un PIL nella media. E come tutte le cose troppo “medie”, è facile ignorarlo.
Durante le lezioni del 2016, infatti, il Wisconsin ha dato per la prima volta in più di 30 anni i suoi 10 Elettori al candidato repubblicano, Donald Trump. L'ultima volta che aveva vinto la destra, nello stato, erano state le elezioni del 1984 con Ronald Reagan. Questo perché, tradizionalmente, il Wisconsin ha sempre votato a sinistra nelle elezioni presidenziali: veniva infatti considerato parte del blue wall, l'insieme di stati dove, indipendentemente dalle circostanze, i democratici avrebbero sempre vinto. E così non è stato.
Mazomanie, WI
La sconfitta in Wisconsin non è stata l'unica causa del fallimento della campagna presidenziale di Hillary Clinton, ma è stata sicuramente una delle docce fredde peggiori per la ex First Lady. Fino al giorno prima delle elezioni i sondaggi la davano in testa dell’8%. Il voto ha però portato con sé numeri ben diversi: con appena 28mila voti (lo 0,8%) in più della sua rivale, Donald Trump ha vinto. E i democratici sono rimasti a leccarsi le ferite.
Il successo di Trump nello stato è centro di forti dibattiti, e ci sono svariate teorie a riguardo, ma due sono stati gli elementi che, più degli altri, lo hanno portato a vincere: la disillusione dei blue-collar workers (lavoratori, operai e agricoltori) verso la classe politica, e il disinteresse del Partito Democratico nei confronti del Wisconsin.
Molti blue-collar workers, infatti, si sentivano ingiustamente lasciati indietro da un sistema che non si curava di loro. Non vedevano grandi prospettive di futuro nel loro lavoro, in larga parte agricolo o industriale. La ripresa economica li aveva ignorati, le loro condizioni di vita non erano migliorate, gli stipendi non si erano alzati.
E nonostante molti di loro avessero votato principalmente a sinistra prima di allora, faticavano a riconoscersi nel Partito Democratico. Hillary Clinton era una candidata estremamente impopolare, una politica di professione percepita lontana dai problemi quotidiani degli americani qualunque.
Agli occhi di un operaio bianco, il sistema si stava facendo beffa di lui. Le politiche identitarie della sinistra, che combattevano per maggiori diritti alle donne e alle minoranze nere e latine, avevano iniziato ad additare i bianchi come privilegiati.
E né l'operaio di Darlington né l'agricoltore di Black Earth si sentivano rappresentati, o, tanto meno, privilegiati.
La Clinton inoltre non ha visitato lo stato del Wisconsin nemmeno una volta durante la sua campagna elettorale. Donald Trump, d'altro canto, ha visitato lo stato 6 volte.
Capitol Hill e University of Wisconsin’s Red Gym nella capitale Madison, WI (2011)
Nei suoi comizi, il candidato repubblicano aveva promesso un aumento dei posti di lavoro nell'industria manifatturiera, un miglioramento dei salari e migliori prospettive per il futuro. E mentre il silenzio dei democratici si faceva assordante, Trump prometteva alle folle disilluse un futuro migliore.
Così, dopo una vita passata a votare il Partito Democratico, il Wisconsin ha voltato a destra. Senza nemmeno crederci troppo, e con una certa disperazione. Ma quei 10 Grandi Elettori andati al Partito Repubblicano sono stati uno degli schiaffi più sonori di una campagna elettorale destinata a fallire.
La stessa Clinton ha dichiarato, nel suo libro What Happened :
“… If there’s one place where we were caught by surprise, it was Wisconsin. Polls showed us comfortably ahead, right up until the end.”
Con le elezioni del 2020 alle porte, i due candidati alla presidenza, Donald Trump e Joe Biden, hanno fatto tesoro degli errori passati, ed entrambi hanno rivolto un'attenzione sempre crescente agli operai e agli agricoltori del Midwest.
Da questa storia, c'è una lezione da imparare: nessun candidato può pensare di vincere se non parla ai lavoratori.
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L'ossessione degli italiani (e degli europei) per le elezioni americane si spiegano perchè, al di là della falsa retorica, tutti sappiamo che la nostra politica si decide a Washington, non certo nelle capitali europee.
Noi sappiamo di essere delle colonie, solo non possiamo dirlo.
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Quindi, un popolo che preferisce non votare dei guerrafondai, dovrebbe essere etichettato come ignorante? Namo bene...
pensate ancora che ci siano differenze tra destra e sinistra? alle elezioni americane andava scelto semplicemente il male minore (in questo caso la harris) per far sì che quel folle di trump non potesse eliminare il diritto all’aborto, diritti LGBT+ ecc. (come sta facendo esattamente la meloni in italia).
per la questione ucraina sicuramente trump sì, farà terminare la guerra. ma solo perché non manderà nemmeno più un dollaro o una munizione a zelensky. su/l gaza/libano, invece, continuerà com’è stato già dichiarato dallo stesso trump. continuerà a sostenere quel nazifascista di netanyahu e, di conseguenza, la guerra, o meglio il genocidio, non cesserà:)
non sono un sostenitore di kamala harris ma, rispetto a quel maschilista, subumano e nazista di trump, avrei scelto lei. fatto sta che la politica, in special modo quella statunitense, è totalmente marcia<3
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Vivrò queste prossime elezioni con la stessa adrenalina con cui un reparto infiltrato dietro le linee nemiche vive lo svolgersi di una offensiva potenzialmente decisiva delle proprie truppe che si lanciano contro un nemico abominevole. Ma no, ma quali elezioni europee, intendevo quelle americane.
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La politica della demonizzazione morale dell’avversario ha sempre il fiato corto come dimostrano anche le recenti elezioni americane e, in un altro ordine di grandezza, il triste e fatale declino del Movimento 5 Stelle. Coloro che usano le parole come proiettili e come bastoni senza cogliere che in questo modo infrangono il fondamento più profondo della vita democratica, sono il vero terreno di coltura, politicamente trasversale, di ogni tipo di fascismo. Per questa ragione non ho mai sprecato il mio tempo per scrivere libri contro qualcuno o qualcosa, ma solo per qualcuno o per qualcosa. La destinazione ultima della parola non è mai la morte ma la vita.
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Cina e Stati Uniti: Tensioni, Strategia e Realpolitik tra Elezioni e Congresso
Un'analisi delle dinamiche tra Cina e USA in vista delle elezioni americ
Un’analisi delle dinamiche tra Cina e USA in vista delle elezioni americane e del Congresso cinese, con uno sguardo alla realpolitik e alle implicazioni economiche. L’articolo di Mariangela Pira offre una panoramica approfondita e attuale delle complesse relazioni tra Cina e Stati Uniti, contestualizzandole nel quadro degli eventi politici di novembre: le elezioni statunitensi e il Congresso…
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Vedendo le elezioni americane mi convinco sempre di più che se B fosse ancora vivo, sarebbe rieletto anche lui. La gente non impara mai.
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🇺🇸 CALIFORNIA APPROVA UNA LEGGE CHE VIETA LA RICHIESTA DI PRESENTARE DOCUMENTI D'IDENTITÀ DEGLI ELETTORI PRIMA DI VOTARE
⚫️Ilon Musk si è espresso sulla correttezza delle elezioni americane:
🗣“Hanno appena reso illegale la prevenzione dei brogli elettorali. Joker gestisce tutto”.
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“ La Guerra fredda aveva un senso. Fu una guerra ideologica in cui il vincitore, verosimilmente, avrebbe imposto al nemico sconfitto, per usare parole ormai screditate dal troppo uso, la propria filosofia e i propri valori. Può sembrare retorico, ma vi era in quello scontro fra giganti una certa nobiltà. Due grandi idee – la dittatura del proletariato e il capitalismo democratico – offrivano al mondo due strade diverse verso un futuro migliore. Le due diverse prospettive hanno creato speranze, attese, impegno e sacrifici che non sarebbe giusto ignorare. Oggi ogni traccia di nobiltà è scomparsa. Il comunismo è fallito e, come accade sempre in queste circostanze, la memoria collettiva ricorda soltanto le sue pagine peggiori: i massacri della fase rivoluzionaria, la fame ucraina, la persecuzione del clero, le purghe, i gulag, il lavoro coatto, i popoli trasferiti con la forza da una regione all’altra. La democrazia capitalista non è in migliori condizioni. Il trasferimento del potere economico dai produttori di beni ai produttori di denaro ha enormemente allargato il divario fra gli immensamente ricchi e i drammaticamente poveri. Il denaro governa le campagne elettorali. Le grandi piaghe della prima metà del Novecento – nazionalismo, militarismo, razzismo – si sono nuovamente aperte. Il linguaggio della competizione politica è diventato becero e volgare. Le convention americane sono diventate un circo equestre in cui i candidati esibiscono i muscoli della loro retorica. Il meritato riposo e un busto nel Pantheon della nazione, che attendevano gli uomini di Stato alla fine della loro carriera politica, sono stati sostituiti da posti nei consigli d’amministrazione, laute consulenze e conferenze generosamente retribuite (come i 225.000 dollari pagati da Goldman Sachs a Hillary Clinton per un dibattito dopo i suoi quattro anni al Dipartimento di Stato). Anziché affidarsi a leader saggi e prudenti, molti popoli sembrano preferire i demagoghi, i tribuni della plebe, i caudillos. Anche Putin appartiene per molti aspetti a un club frequentato da Erdoğan, Al Sisi, Orbán, Jaroslaw Kaczyński, Bibi Netanyahu, Xi Jinping, Lukašenko, per non parlare dei loro numerosi cugini in Africa e in Asia. Ma ha anche altre caratteristiche.
Deve governare un enorme spazio geografico popolato da una moltitudine di gruppi nazionali e religiosi. È il leader di un grande Paese che ha interessi legittimi e ambizioni comprensibili. È responsabile di una potenza che è anche un tassello indispensabile per l’amministrazione di un mondo caotico e pericoloso. Possiamo deplorare molti aspetti del suo carattere e della sua politica. Ma vedo sempre meno persone in Occidente che abbiano il diritto di impartirgli lezioni di democrazia. Occorrono 541 giorni per formare un governo in Belgio. Occorrono due elezioni politiche a distanza di sei mesi per formare un governo in Spagna. Occorrono tre commissioni bicamerali e due riforme costituzionali approvate dal Parlamento, ma sottoposte a referendum popolare, per cercare di modificare la costituzione in Italia. Nell’Unione Europea sono sempre più numerosi i cittadini che invocano il ritorno alle sovranità nazionali, ma in alcuni Stati nazionali (Belgio, Gran Bretagna, Spagna) la sovranità nazionale è contestata da regioni che chiedono il diritto di secessione. Mi chiedo: la democrazia è ancora un modello virtuoso che l’Europa delle democrazie malate e gli Stati Uniti delle sciagurate avventure mediorientali e del nuovo razzismo hanno il diritto di proporre alla Russia? “
Sergio Romano, Putin e la ricostruzione della grande Russia, Longanesi, 2016¹. [Libro elettronico]
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