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#mercati finanziari
santeptrader · 2 months
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Mercati Finanziari in Crisi: Opportunità o Pericolo?
I mercati mondiali crollano: come affrontare la volatilità e proteggere i tuoi investimenti? Lunedì 5 agosto 2024, i mercati finanziari globali hanno vissuto una delle giornate più turbolente degli ultimi anni. L’indice giapponese Nikkei ha registrato una drammatica caduta del 12%, innescando una reazione a catena che ha travolto le borse europee e americane. Il Ftse Mib, indice di riferimento…
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PRIMA PAGINA Milano Finanza di Oggi venerdì, 09 agosto 2024
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ma-come-mai · 7 months
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Sanzioni flop, mosca cresce 6 volte l’europa
DUE ANNI DI PROPAGANDA E DATI IGNORATI - Crescita, Pil, Borse e banche (non il gas): i numeri sull’economia russa indicano che è ancora lontano l’obiettivo perseguito dall’Unione. Si va verso il 14° pacchetto
DI MARCO MARONI
Con il 13° pacchetto di sanzioni approvato dall’Unione europea ed entrato in vigore ieri, con misure restrittive su altre 1056 persone e 88 entità, il volume delle iniziative messe in campo per frenare l’economia russa e la sua capacità di finanziare la guerra in Ucraina ha raggiunto lo straordinario volume di oltre 19 mila. I bandi all’importazione e all’esportazione, il price cap sui prezzi energetici, la stretta su sistemi di pagamento e intermediari finanziari, il congelamento di beni pubblici (300 miliardi di dollari di riserve valutarie) e privati all’estero, fanno della Russia il Paese più sanzionato al mondo e il più sanzionato della storia. Ma dopo due anni di guerra economica scatenata dai Paesi ai due lati dell’Atlantico, e mentre il presidente Usa Biden studia un ulteriore pacchetto da 500 nuove sanzioni, sembra essere senza precedenti anche lo scostamento tra l’obiettivo che si voleva raggiungere e la realtà dei fatti.
Partiamo dalle macro cifre. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) che nel settembre 2022 stimava un’economia russa in contrazione del 6% per quell’anno e del 3,5% nel 2023, ha dovuto fare un notevole lavoro di revisione: gli ultimi dati pubblicati indicano che nel 2023 il Prodotto interno lordo (Pil) russo è cresciuto del 3%, e la previsione per il 2024 è del +2,6%. La crescita è la migliore di tutti i Paesi dell’area dell’euro, quasi in stagnazione: più 0,5% nel 2023 e una previsione dello 0,9% per quest’anno. Peggio di tutti la Germania; l’economia della cosiddetta locomotiva europea, prima vittima del caro energia e dei cali nell’export, l’anno scorso è entrata in recessione, con un Pil a meno 0,3% che quest’anno potrebbe risalire allo 0,5%. Peggio di Mosca hanno fatto anche gli Stati Uniti, più al riparo dagli effetti delle sanzioni: più 2,5% l’anno scorso e una previsione del 2,1% quest’anno. Riguardo ai mercati finanziari, la Borsa di Mosca ha guadagnato il 27% rispetto a due anni fa, il cambio del rublo ha recuperato le perdite subite, tornando ai livelli del 2021. A sperimentare una crescita da record è il sistema bancario. Grazie alla corsa ai nuovi mutui sussidiati dallo stato e ai finanziamenti per acquistare le attività delle imprese occidentali che lasciano il Paese, le banche russe l’anno scorso hanno fatto profitti per 37 miliardi di dollari, 16 volte quelli dell’anno precedente. I buoni dati economici, insieme a una propaganda che è riuscita a descrivere la guerra come una necessità esistenziale, contribuiscono peraltro al consenso, con la popolarità di Putin ai massimi da sette anni, è all’85% di gradimento.
Ciò che analisti e politici cercano di capire è come mai le sanzioni non sortiscano l’effetto sperato. I motivi sembrano risiedere in una notevole capacità della Russia e dei suoi partner commerciali di aggirare le sanzioni, e in una riconversione nell’economia e nei rapporti finanziari internazionali. Mosca ha spinto su nuovi mercati, alleato cinese innanzitutto. L’anno scorso l’interscambio commerciale tra Cina e Russia è stato di 240 miliardi di dollari, in aumento del 26,3 % sull’anno precedente. A seguire gli scambi in valuta, con la yuan cinese che sta sostituendo il dollaro.
Capitolo importazioni, ambito sensibile per i partner Nato in quanto funzionali anche all’industria degli armamenti. Dopo il brusco arresto nei primi mesi dell’invasione, con le consegne dall’Europa calate del 52%, ora si è tornati ai livelli pre-guerra. È aumentato l’import dai fornitori esistenti, sono stati sostituiti prodotti, fatti accordi con nuovo fornitori e, soprattutto si è seguita la strada delle importazioni parallele. Crescite dell’export si sono registrate dalla Turchia e da una serie di Paesi dell’ex blocco sovietico, come Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirgizistan.
In molti casi questi Paesi fanno da tramite, riesportando in Russia prodotti importati da altri che adottano la politica sanzionatoria. Per avere un’idea di come funziona, basti pensare al boom dei cellulari (i cui chip possono essere usati anche per gli armamenti) in Armenia, dove le importazioni sono decuplicate in valore.
Qualche effetto positivo sembrano invece aver avuto le misure su gas e petrolio, prima voce dell’export russo. Se nell’estate del 2022 i prezzi del gas erano arrivati a 340 euro per Megawattora, una manna per le casse russe impegnate a finanziare la guerra, la quotazione ora è a 23 euro. Mentre il petrolio è sceso dai 120 dollari al barile dell’estate 2022 a 76 dollari. Ma anche qui, Mosca non è stata messa fuori gioco. Prima del price cap, che ha proibito agli importatori occidentali di trattare petrolio russo a più di 60 dollari al barile, il 60% dell’export russo era trasportato da petroliere europee. Oggi gran parte di quel petrolio è trasportato da compagnie con sedi in Paesi non sanzionatori.
Le prossime misure, secondo quanto annunciato da Biden, dovrebbero colpire di più le banche e i loro affari, spesso poco rintracciabili con le imprese che riforniscono la Russia. Ma secondo gli analisti, il rischio qui è di mettere in pericolo la stabilità del sistema finanziario internazionale.
Chi dubita sulla reale ripresa del sistema produttivo russo argomenta che la crescita è dovuta soprattutto alla riconversione di parte della sua economia in un’economia di guerra, non sostenibile sul lungo periodo. Un ragionamento che sembra non considerare che, nella storia, la guerra è ciò che ha fatto fare un balzo in avanti produttivo alle economie in crisi.
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curiositasmundi · 4 months
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Non c’è in giro nessuno di votabile. Questa politica ormai non ha più senso. Strillano e litigano ma alla fine non cambia mai nulla. Chi comanda davvero del resto oggi è ben lontano da Roma, a regnare sono i mercati finanziari, i grandi fondi d’investimento. Se paeselli come l’Italia alzassero la testa ed osassero occuparsi seriamente di povertà, di giustizia sociale e di vera qualità della vita sarebbero nei guai. Gli sciacalli si siederebbero al tavolo verde del casinò finanziario globale a puntare sul loro fallimento. Paesi come l’Italia sono sotto ricatto e quindi del tutto impotenti sulle cose che contano davvero. A Roma sono lasciate giusto le beghe di condominio come si vede tutti i giorni. Una caciara sui dettagli e poi non cambia mai niente. Nessun uomo nero, nessun complotto. Idee dominanti che si fanno sistema. Capitalismo finanziario globale. Entità ormai sovranazionali come i fondi d’investimento che controllano di fatto le economie e quindi i destini nazionali oltre che lobbismo fuori controllo. Se un paese osasse ribellarsi alla logica del profitto prima di tutto e ad ogni costo, se un popolo osasse alzare la testa rifiutando lavori usuranti perfino dentro che servono giusto per sopravvivere e pagarsi qualche dipendenza per dimenticare, si scatenerebbero gli sciacalli tra gli applausi di altri presunti alleati pronti ad approfittarne. La legge del mercato che è quella della giungla. E più un paese è indebitato, più è ricattabile. Proprio come l’Italia che infatti non conta nulla a livello internazionale e nonostante decenni di campagne elettorali e di alternanza, non cambia mai nulla di sostanziale. Paesi come l’Italia devono lavorare per restare lontano dal baratro finanziario e per riuscire a pagare i debiti. Punto. Con la grottesca aggravante che l’Italia si è specializzata nel produrre beni di lusso per soddisfare l’ego bulimico dei pochi ricchi del pianeta mentre la povertà domestica dilaga. Emblematiche poi le guerre degli ultimi anni decise da chissà chi e chissà per cosa, con l’Italia che si è sempre arruolata senza fiatare ed ignorando la volontà popolare. Perché conviene ma anche per restare nel prestigioso club del pensiero unico e del lobbismo fuori controllo. Profitto prima di tutto e sopra ogni cosa. Legge della giungla. Nessun complotto, idee dominanti e egoistico conformismo di classi dirigenti sempre più schiettamente interessate solo alla propria carriera poltronistica. Per questo tu voti Caio e Sempronio che promettono miracoli, poi arrivano nei palazzi e non fanno nulla oppure si rimangiano tutto. La Meloni è solo l’ultimo caso di una lunghissima serie. Eppure nessuno parla delle cause. I cittadini che ancora abboccano ai partiti si scannano tra loro dando la colpa ai nemici e difendendo i propri beniamini, senza rendersi conto che il problema è a monte e li riguarda tutti. È un problema di democrazia che è stata fagocitata da poteri economici molto superiori agli staterelli da secolo scorso, con classi dirigenti ridotte a rappresentanti del pensiero unico che fanno giusto finta di litigare sotto elezioni per mantenere una parvenza di democrazia. La vera politica oggi la fanno i cittadini più che i politicanti. Con le loro scelte quotidiane controcorrente. Informandosi, selezionando, tentando vie nuove. La vera politica oggi la fanno le associazioni che nella realtà sociale s’impegnano a colmare i fallimenti di questa fasulla democrazia, più che i partiti. E la vera politica la fanno le aziende innovative che cercano alternative all’autodistruzione consumistica personale e del pianeta. Sta emergendo una nuova coscienza che ha capito come il pensiero unico capitalista ci sta trascinando in un pericoloso vicolo cieco. Il profitto non è il motore di una società ma il suo cappio.
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der-papero · 10 months
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Mi viene sempre da sorridere amaro, quando leggo, sui media in generale, eh, non solo qui, uscite pseudo-anti-capitaliste e su come molti vedano la nostra vita come un pollaio, e allo stesso tempo penso che c'è tutta una catena fatta circuiti, bit, segnali inviati in giro per il mondo, router che devono smistare i messaggi, sistemi che devono processarli, una catena infinita di processi, sistemi, connessioni, mercati finanziari che devono sorreggere tutta questa impalcatura, decisioni politiche che permettono lo scambio di informazioni, un popolo immenso di persone, tecniche e non, che devono governare tutto ciò, insomma tutto un universo di galline che, se smettessero di beccare, non ti permetterebbero più di fare le uscite di prima, riducendoti ad una gallina che può solo beccare e basta.
Il mio non è un elogio o una difesa del capitalismo, sia chiaro, è solo una personale condanna di una narrazione a senso unico.
Il mondo moderno è tantissime cose, ma soprattutto la forma più paradossale di ipocrisia.
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mezzopieno-news · 9 months
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LA SOMALIA OTTIENE LA CANCELLAZIONE DEL DEBITO INTERNAZIONALE
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La Somalia ha raggiunto un accordo per cancellare 4,5 miliardi di dollari di debito con i creditori internazionali.
L’iniziativa fa parte del programma di remissione del debito, chiamato Heavy Indebted Poor Countries della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale e altri creditori multilaterali, bilaterali e commerciali che hanno avviato nel 1996 un processo per garantire che i Paesi più poveri del mondo non siano sopraffatti da oneri finanziari insostenibili. Il programma punta a ridurre il debito delle nazioni più bisognose ma che soddisfano criteri rigorosi e porterà il debito estero somalo a meno del 6% del prodotto interno lordo entro la fine di quest’anno, dal 42% precedente. L’obiettivo è che la nazione dilaniata dalla guerra da quasi 20 anni possa ricominciare a crescere e a investire nel suo futuro e ad accedere ai mercati internazionali e finanziari dopo decenni di stagnazione economica. L’intesa dà alla Somalia l’opportunità di normalizzare i suoi rapporti con il resto del mondo, far crescere la sua economia e migliorare la sua sicurezza interna.
“Il processo di riduzione del debito della Somalia è il risultato di quasi un decennio di sforzi intergovernativi che hanno abbracciato tre amministrazioni politiche. Questa è una testimonianza del nostro impegno nazionale e della priorità di questa agenda cruciale e abilitante”, ha dichiarato il Presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud. Esistono una ventina di Paesi africani candidati per ottenere la cancellazione del debito estero ma la Somalia ha raggiunto, nel 2020, i parametri necessari per iniziare a ricevere la riduzione del debito, approvando riforme politiche e sociali per la riduzione della povertà.
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Fonte: Fondo Monetario Internazionale; World Bank; foto di Marek Studzinski
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anchesetuttinoino · 3 months
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La sudditanza verso Parigi
Sul Post si scrive: «I principali sindacati del settore bancario e finanziario – Fabi, First Cisl e Fisac Cgil – hanno annunciato uno sciopero dei lavoratori di Borsa italiana, la società che gestisce i mercati finanziari italiani e che è conosciuta anche come Piazza Affari, dal luogo in cui ha la sua sede a Milano: i dipendenti dovrebbero scioperare dalle 15.30 alle 17.30 di giovedì 27 giugno e limiteranno poi in altri modi l’attività fino al 14 luglio, per protestare contro il loro perenne lavoro in straordinario e contro alcune scelte della società, che sembra aver intenzione di delocalizzare parte dell’attività all’estero».
Finita la stagione di quel vero europeista e atlantista che fu François Mitterrand, già con Jacques Chirac si ebbero segnali di una rottura francese dell’unità atlantica rispetto all’amministrazione Bush jr travolta dall’11 settembre 2001. Un salto di qualità nei confronti di Roma fu, poi, attuato nel 2011 da Nicolas Sarkozy, come spiega lui stesso nelle sue memorie quando ricorda che fu necessario massacrare la Grecia per far fuori Silvio Berlusconi, messo apertamente nel mirino dai sorrisini sarkoziani d’intesa con quell’altra imbrogliona di Angela Merkel. Alla fine però Parigi sta pagando la sua scelta di declassare l’Italia e concentrare sull’asse franco-tedesco tutto il potere bruxellese: alla fine è risultato che l’influenza francese economica conquistata negli ultimi decenni, soprattutto grazie alla subalternità italiana dimostrata da larghi settori del nostro establishment e dal nostro ceto politico di sinistra, tende a indebolirsi invece che rinforzarsi: vedi Borsa, Eni, Tim, Stellantis. Chissà se torneranno mai i tempi delle intese tipo Mediobanca e Lazard che aiutarono a crescere insieme sia la nostra economia sia quella d’Oltralpe.
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abr · 1 year
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E due (colossi), nello spazio di una settimana. Prima hanno esportato il covid, ora ci riprovano col crollo dei mercati finanziari ?
Cetero censeo Cinam esse delendam.
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La Cina preoccupa i mercati finanziari: Istituto Elvetico di Garanzia spiega come la crescita cinese minaccia la stabilità dell’economia mondiale.
La Cina preoccupa i mercati finanziari: Istituto Elvetico di Garanzia spiega come la crescita cinese minaccia la stabilità dell’economia mondiale - Prima Como
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santeptrader · 4 months
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Wall Street in calo: timori Fed frenano l'ottimismo
Wall Street chiude in rosso, Dow Jones -1%, Nasdaq -0,6%. Timori di un rinvio del taglio dei tassi da parte della Fed frenano l’ottimismo. Rendimenti Treasury in aumento, incertezza sui tagli tassi alimenta la volatilità Il mercato azionario statunitense ha chiuso in ribasso mercoledì, con i principali indici che hanno registrato perdite significative. Il Dow Jones ha perso l’1%, l’S&P 500 lo…
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mirendifelice · 1 year
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Immaginate andare ad un esame e sentirvi chiedere IL COLLEGAMENTO TRA IL MULTIVERSO E I MERCATI FINANZIARI
A bucchin e mammt
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hotspace64 · 1 year
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Mercati Finanziari Dow Jones 2023 La Storia si ripete ? 34ma Parte
36ma Video Analisi del 2023 con un richiamo storico a quanto avvenne nel 1963 sul Dow Jones e quanto potrebbe accadere nel 2023 AD MAIORA !
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easybalkans · 14 days
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L'impatto finanziario dell'espansione della tua attività all'estero: cosa devi sapere
Espandere la tua attività a livello internazionale è un'entusiasmante opportunità che può portare a maggiori entrate, una base di clienti diversificata e un maggiore riconoscimento del marchio. Tuttavia, apertura di una società all'estero comporta anche implicazioni finanziarie significative che richiedono un'attenta considerazione. Dai costi di avvio e dalle normative fiscali all'adattamento e alla conformità del mercato, ecco cosa devi sapere sull'impatto finanziario dell'espansione della tua attività nei mercati esteri, comprese informazioni su aprire Società in Romania.
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1. Investimento iniziale e costi di installazione
Uno dei primi ostacoli finanziari di apertura di una società all'estero sono i costi di installazione iniziale. Questi variano molto a seconda del paese che scegli e del settore in cui operi. Ad esempio, se stai considerando aprire Società in Romania, scoprirai che le tasse di registrazione e il processo legale sono più accessibili rispetto a molti paesi dell'Europa occidentale. La Romania offre un'aliquota fiscale aziendale relativamente bassa e il costo della vita è più basso, il che potrebbe ridurre le spese relative a manodopera e spazio ufficio.
Tuttavia, aprire un'azienda in un paese più sviluppato come il Regno Unito o la Germania potrebbe comportare investimenti iniziali più elevati, soprattutto in termini di spese legali, conformità normativa e garanzia di partnership locali.
2. Implicazioni fiscali
Ogni paese ha le sue leggi fiscali, e saperle interpretare è fondamentale per il successo finanziario. Quando apertura di una società all'estero, comprendere gli obblighi fiscali e gli incentivi locali può avere un impatto significativo sulla tua redditività. In Romania, for instance, l'aliquota dell'imposta sulle società è del 16%, inferiore alla media UE. Ci sono anche incentivi fiscali specifici per settori come IT e ricerca, rendendo la Romania una destinazione favorevole per certi tipi di attività.
Prima di espanderti, consulta esperti fiscali internazionali per assicurarti di essere a conoscenza di IVA, imposte sulle società e qualsiasi trattato sulla doppia imposizione che potrebbe influire sui tuoi guadagni. Avere la giusta strategia fiscale può farti risparmiare denaro e prevenire complicazioni legali.
3. Cambio e fluttuazioni della valuta
Quando operi in un paese straniero, probabilmente dovrai gestire la valuta estera. Le fluttuazioni del tasso di cambio possono influenzare significativamente i tuoi ricavi, i costi operativi e i margini di profitto. Ad esempio, le aziende che aprono in Romania devono gestire il tasso di cambio tra il Leu rumeno (RON) e altre valute, in particolare l'euro.
Le strategie di copertura valutaria possono aiutare a minimizzare i rischi associati ai tassi di cambio volatili. È fondamentale pianificare queste fluttuazioni e, se possibile, impostare conti bancari multivaluta per gestire le transazioni transfrontaliere in modo più efficiente.
4. Costi del lavoro e leggi sull'occupazione
I costi di manodopera sono spesso una parte significativa del budget operativo quando ci si espande all'estero. In Romania, il costo della manodopera è relativamente basso rispetto ad altri paesi europei, il che lo rende una destinazione attraente per le aziende che cercano di tagliare le spese. Il salario minimo in Romania è significativamente più basso rispetto all'Europa occidentale e il paese ha un bacino crescente di lavoratori qualificati, in particolare nella tecnologia e nell'ingegneria.
Tuttavia, ogni paese ha leggi sul lavoro diverse. Ad esempio, quando aprire Società in Romania, devi comprendere le normative locali in materia di contratti dei dipendenti, benefit e condizioni di lavoro. Le leggi sul lavoro in alcuni paesi sono più severe che in altri, quindi i costi di conformità possono variare.
5. Costi normativi e di conformità
L'ambiente legale nel paese da te scelto può facilitare o complicare la tua espansione. I paesi con quadri normativi rigidi potrebbero richiedere ampia documentazione, permessi e certificazioni prima di poter operare. Ad esempio, quando aprire Società in Romania, Le aziende beneficiano di una procedura di registrazione relativamente semplice, ma alcuni settori, come quello farmaceutico o finanziario, potrebbero comunque richiedere licenze e permessi aggiuntivi.
La mancata osservanza delle leggi locali può comportare pesanti sanzioni e danneggiare la reputazione aziendale, pertanto è importante destinare risorse alla consulenza legale e garantire che la propria azienda soddisfi tutti i requisiti normativi.
6. Costi di ingresso nel mercato e di marketing
Entrare in un nuovo mercato richiede spesso un approccio localizzato, soprattutto in termini di marketing. Il costo del branding e della promozione dei tuoi prodotti o servizi in un nuovo paese può variare notevolmente a seconda del mercato. Aprire Società in Romania, ad esempio, potrebbe non richiedere un budget di marketing enorme a causa della sua economia emergente. Il marketing digitale, le campagne sui social media e le partnership locali possono aiutarti a penetrare il mercato senza spese eccessive.
Nei mercati più competitivi come gli Stati Uniti o il Regno Unito, le aziende potrebbero dover spendere molto di più in marketing per stabilire un punto d'appoggio. Comprendere il comportamento dei consumatori e le preferenze culturali è fondamentale per dare forma a una strategia di marketing efficace.
7. Differenze culturali e operative
Le differenze culturali possono creare rischi finanziari se non sono comprese correttamente. Ogni paese ha il suo modo di fare affari e non adattarsi può comportare errori costosi. Ciò è particolarmente vero quando apertura di una società all'estero. Ad esempio, aprire Società in Romania richiederà una buona comprensione della cultura aziendale locale, delle aspettative dei clienti e degli stili di negoziazione. Assumere esperti o consulenti locali può aiutare ad attenuare queste sfide, ma ciò rappresenta un costo aggiuntivo che dovresti includere nella tua pianificazione finanziaria.
Allo stesso modo, i costi operativi come spazi per uffici, utenze e forniture possono variare in base alle infrastrutture locali e alle condizioni di mercato. La Romania, ad esempio, offre immobili a prezzi accessibili, ma potrebbero sorgere sfide logistiche se si prevede di espandersi in aree rurali dove le infrastrutture sono meno sviluppate.
8. Gestione del rischio e pianificazione delle emergenze
L'espansione in un mercato estero comporta rischi intrinseci, dall'instabilità politica alle crisi economiche. È essenziale sviluppare una strategia completa di gestione del rischio. Ciò include la stipula di un'assicurazione, la comprensione delle leggi locali che potrebbero influire sulle operazioni aziendali e l'esistenza di piani di emergenza per affrontare sfide impreviste..
Ad esempio, le aziende aprire Società in Romania dovrebbe essere consapevole dei fattori economici regionali, delle normative UE e dei potenziali cambiamenti nelle politiche di investimento diretto estero. Avere un cuscinetto finanziario può aiutare a gestire i rischi associati a spese impreviste, sfide legali o cambiamenti economici.
Conclusion
Apertura di una società all'estero offre interessanti opportunità di crescita, ma comporta anche notevoli considerazioni finanziarie. Che tu stia pianificando aprire Società in Romania o altrove, comprendere i costi di ingresso, conformità e operazioni in corso è essenziale per prendere decisioni informate. Pianificando attentamente la strategia fiscale, l'ingresso nel mercato e l'impostazione operativa, puoi posizionare la tua attività per un successo a lungo termine nel mercato globale.
Con la giusta preparazione, la tua espansione internazionale può sbloccare nuove opportunità di crescita e redditività, riducendo al minimo i rischi finanziari coinvolti.
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oraultima · 18 days
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ORA ULTIMA: L'andamento della borsa oggi: cosa aspettarsi? https://www.oraultima.com/notizie-mercati-borsa/
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Scopri l'analisi delle borse europee in calo e le prospettive future per Milano. Resta aggiornato sulle ultime tendenze finanziarie e investimenti.
Milano e le borse europee: un'analisi approfondita sul calo attuale e le prospettive future. Esplora l'andamento delle borse europee in calo e le implicazioni per Milano.
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eugeniosartorelli · 2 months
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Oggi ero a Giornale Radio con Manuela Donghi per parlare dei mercati Finanziari e di Cryptovalute
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cinquecolonnemagazine · 2 months
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La BCE e i tassi d'interesse nuovamente invariati
La BCE ha deciso di mantenere invariati i tassi d'interesse per la terza volta consecutiva in questo 2024. Il tasso sui rifinanziamenti principali rimane al 4,25%, quello sui depositi al 3,75% e quello sui prestiti marginali al 4,50%. La decisione, in linea con le aspettative della maggior parte degli analisti, è stata comunicata al termine della riunione del Consiglio direttivo dell'Eurotower. La BCE e i tassi d'interesse: inflazione ancora troppo alta La scelta di non aumentare i tassi in questa occasione è stata motivata principalmente dalla persistente preoccupazione per l'inflazione. Nonostante il leggero calo registrato a giugno (8,6% contro l'8,8% del mese precedente), il dato rimane ancora ben lontano dal target del 2% fissato dalla BCE. Inoltre, il Consiglio direttivo ha voluto prestare attenzione all'impatto che un rialzo dei tassi potrebbe avere sulla fragile ripresa economica in corso nell'area euro. Mercati in attesa del prossimo rialzo La decisione della BCE ha avuto un impatto modesto sui mercati finanziari. Lo spread tra BTP e Bund tedeschi è rimasto stabile, mentre la borsa di Milano ha chiuso in leggero rialzo. Gli analisti ritengono che la BCE aumenterà i tassi di nuovo a settembre, con un rialzo di 0,25 punti percentuali. Tuttavia, le previsioni per i prossimi mesi rimangono incerte e dipenderanno dall'andamento dell'inflazione e della crescita economica nell'area euro. Le conseguenze per famiglie e imprese Il mantenimento dei tassi fermi da parte della BCE ha conseguenze diverse per famiglie e imprese. Da un lato, le famiglie con mutui a tasso fisso vedranno una riduzione delle loro rate mensili. Dall'altro lato, le imprese potrebbero avere maggiori difficoltà ad accedere al credito. In generale, la decisione della BCE è stata accolta con cautela dagli operatori economici. Si attendono i prossimi mesi per capire se l'istituto riuscirà a domare l'inflazione senza soffocare la ripresa economica. Immagine di copertina: DepositPhotos Read the full article
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