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"Figlie del silenzio": il nuovo romanzo di Francesca Silvestri riscopre una storia femminile dimenticata
Dopo l’esordio in narrativa avvenuto nel 2022, la giornalista ed editor Francesca Silvestri torna in libreria il 28 marzo con il romanzo Figlie del silenzio, sempre per Les Flâneurs Edizioni nella collana Montparnasse. Perché una donna finisce nell’oblio della memoria familiare? Che significato può avere il silenzio su una vicenda biografica, quella di Alaide, che ha attraversato tre generazioni…
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Vedete questa donna bellissima? Si chiamava Zelda Fitzgerald. Fu tradita dall’uomo che amava e rinchiusa in un manicomio. La sua colpa? Essere una donna libera.
Ancora oggi, Zelda è ricordata solo come la "moglie" di Fitzgerald. Pochi sanno che era anche una pittrice e una scrittrice di talento. Ma, soprattutto, era una donna troppo libera per il suo tempo. Guidava da sola, portava i capelli corti, amava senza paura.
Fu così che incontrò Francis Scott Fitzgerald, destinato a diventare leggenda. Lui si innamorò perdutamente di quella donna così piena di vita. Molte delle sue opere furono ispirate da Zelda, perché una donna libera è come un uragano, una tempesta: travolge tutto ciò che incontra.
Ma Scott non sopportava che potesse oscurarlo. Non accettava che volesse essere più di una semplice musa. Con il tempo, divenne sempre più geloso, iniziò a ostacolarla, le impedì di dipingere, le rubò pagine del diario e le fece passare per sue.
Ma una donna libera non può essere rinchiusa in una gabbia: soffoca. Non può essere messa da parte, né ridotta al silenzio con la forza.
Un giorno Zelda scrisse un libro, Lasciami l’ultimo valzer. Non era solo un romanzo, era la loro storia. La storia di un uomo incapace di amare, convinto che amare e possedere siano la stessa cosa, e di una donna che, nonostante tutto, non voleva rinunciare a essere se stessa.
Fu allora che Scott decise di farla internare. La rinchiuse in un manicomio, dove fu sottoposta a numerosi elettroshock. Zelda non si riprese mai del tutto. Fitzgerald si rifiutò sempre di farla uscire, e così questa donna straordinaria trascorse il resto della sua vita chiusa in un ospedale psichiatrico. Privata della sua voce, della sua arte, della sua libertà.
Le era rimasto solo il suo cognome: Fitzgerald.
E oggi voglio dire una cosa a tutte le donne:
Non permettete mai a nessuno di spegnere la vostra voce.
Urlate. Lottate. Brillate. Ma non lasciate che vi chiudano in una gabbia.
Perché, tra tutte le cose che una donna può fare, far sentire la propria voce resta la più rivoluzionaria
Buongiorno!!!
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AMALIA
Nel centro della Città Vecchia, a Riga - meno sette gradi sotto lo zero - troviamo un bar per riposarci dal freddo e riprendere fiato. Il bar si chiama Libertà. Esiste. Potete cercarlo sulle mappe, se volete: Kungu iela (il nome della via) o giù di lì.
Per pagare le poltrone e il tepore, ordiniamo due bicchierini del loro balsamo liquoroso, prodotto tipico della città, che odorano di manicomio ed hanno il sapore del metano. Beviamo, e alla radio passano - esperanto della Terra - un pezzo classico del rock anni ’80 e che ai tempi in cui il pezzo è stato scritto, qui lo si poteva ascoltare solo se qualche eroe, in odore di martirio, riusciva a passarti sottobanco la sua cassetta registrata intercettando una radio della Germania Ovest, oppure se eri uno psicopatico al soldo di altri psicopatici che ti avevano assunto nel KGB per mantenere un ordine, che nelle regole dell’universo e nelle fantasie del dio che avevano ammazzato non sarebbe mai potuto esistere. Se avevi questa attitudine per la macelleria industriale, oltre al disco di Under Pressure, ti era concesso anche un hamburger e un pacchetto di Lucky Strike per digerirlo meglio.
Le nostre mani, comunque, al bar Libertà, possono permettersi il lusso di muoversi a inseguire il mistero delle note intrecciate che colano dalla bocca di Bowie e di Mercury quando raggiungono il picco del sublime.
Poi, senza accorgercene, le mani continuano a muoversi e tutti lì dentro capiscono: siamo italiani. I gesti, però, non sono sguaiati. In tono calmo, rilassato, riflessivo, mettono delle linee e pongono degli accenti melodici sotto le nostre parole. Parole sottili, che si raccontano le brutture, le banalità e le meraviglie di un’amicizia pluridecennale.
Le nostre voci, in qualche strano modo, diventano come un caminetto acceso nel pallido pomeriggio di Riga.
E qualcuno sente freddo.
La ragazza che ci ha servito pochi minuti prima i bicchieri di Riga Balzam - un donna che in Italia avrebbe tappeti rossi stesi davanti ad ogni bettola, o casa, o raccapricciante postribolo dove il potere si mesce in carte intestate con lo stemma della Repubblica, e che qui, dove la bellezza sui visi delle donne abbonda, come se a dio fosse scappata la mano, è solo una tra le tante - questa donna di vent’anni, che De Gregori avrebbe descritto come una ragazza la cui espressione del viso somiglia alla frana di una diga, si avvicina.
Inizia con il parlare del liquore che ci ha servito. Dice che ne esiste una versione migliore, benché la ricetta non sia quella della tradizione, che ha un sapore fruttato, più aromatico, più bevibile e che ti trita il cervello allo stesso modo dell’originale. Dice anche che è quello che beve quando stacca dal lavoro.
Lei è rilassata e accogliente, e noi le chiediamo della Lettonia. Le chiediamo come mai alle undici della sera le strade diventano un deserto. E lei risponde che il motivo risiede nel fatto che qui si inizia a uscire e a far baldoria alle due di notte. Poi è lei a chiederci dell’Italia. E noi rispondiamo alla sua domanda. Finisce che passiamo due ore - mentre lei ogni tanto si allontana per lavorare - a conversare, in inglese - esperanto del potere - su Dante, la perestrojka, i russi, di come io sia diventato maggiorenne e del perché lei voglia diventare un medico e come mai, invece, io non ho voluto.
D’un tratto le sorge un dubbio. Ci fa - lei, la donna per cui gli Achei avrebbero spostato le loro navi fino alla cima del monte Olimpo per muovere guerra a Zeus in persona se solo avesse osato violarla, come aveva già fatto con Europa e Aracne - ci fa: non è che forse sono di troppo? Che magari sto violando i vostri spazi e il vostro tempo?
E mentre lo dice, arrossisce; le sue mani bianche e grandi davanti al petto come a volere farsi già lontana. E a noi pare ancora più bella, ed estranea, forestiera, straniera, in una maniera ormai irreparabile, in un mondo di ombre e panini al salmone del baltico e kvas, venduti solo per fottere i turisti. Straniera in Italia, e in Lettonia e sulla Terra e, forse, anche in cielo.
Ma il balsamo finisce.
E’ ora di pagare, ché Riga domani tramonta, e anche Amālija - questo il suo nome - dietro agli uffici, alle maschere e ai sogni americani.
Non ero mai andato all’estero, prima d’adesso. Mi faceva paura volare, mi faceva paura il mondo. Ma, aprendo finalmente la scatola cranica del pianeta, come prima figura, ci ho trovato dentro questa Elena di Troia che invece di spargere guerre, semina i campi di domande e di risposte feconde.
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Di partenza, in assoluto, manca la sanità mentale dalle più alte poltrone nel Consorzio fino al personale che opera prevalentemente in ufficio.
GABRIELLA BON è la peggior FECCIA, criminale più spudorata, nullità, psicopatica, raccomandata, pezzo di ignorante bifolca assoluta e ladrona. Alla veneranda età di 70 anni si trova ancora a gambe aperte, anche in cooperativa sociale.
False malattie usate come scusanti per giustificare le violazioni diritti e di leggi.
L'avvocato, consigliere del Consorzio, che va a letto con la presidente Gabriella Bon, consiglia esattamente come violare diritti e leggi.
E la collaboratrice, malata mentale e criminale e corrotta, mente ed esegue il lavoro sporco della discriminazione e dell'atto fraudolento.
I PIÙ GRAVI PSICHIATRICI VERI E CRIMINALI COMPROVATI E RIPROVATI TALI, PERENNEMENTE IMPUNITI E ABILITATI.
IN ITALIA SI PUò TUTTO GRAZIE ALLA RACCOMANDAZIONE E ALLA CORRUZIONE, ANCHE ESSERE ABILITATI NEL SETTORE SOCIALE E SANITARIO DOPO ESSERSI PROVATI DISTURBATI PSICHIATRICI GRAVI E CRIMINALI INCONFUTABILMENTE.
RESTARE IMPUNITI COME SE NULLA FOSSE AVENDO VIOLATO DIRITTI E LEGGI, PER I PROPRI DISTURBI PSICHIATRICI CHE SIEDONO IN POLTRONA.
GABRIELLA BON E' LA PEGGIOR PSICHIATRICA DA MANICOMIO, CRIMINALE DA GALERA E MALATA DI CAZZO TANTO DA SCEGLIERE IL PERSONALE DA ASSUMERE NEL PERSONALE DELLA SUA COOPERATIVA SOCIALE ESCLUSIVAMENTE PER QUESTO, LE "DONNE" SONO ASSUNTE PER COMPENSARE E MANTENERE UNA FINTA FACCIATA PERBENISTA, MA LA PUTTANA E' PUTTANA 360 GRADI. 70ENNE PSICHIATRICA, RACCOMANDATA, CRIMINALE, VIZIATA, CAPRICCIOSA E ANCORA BISOGNOSA DI ATTENZIONI MASCHILI E DI CAZZI IN FACCIA.
VEDERE MORTI SGOZZATI CRIMINALI E PSICHIATRICI COME VOI SARà ASSOLUTA GIOIA E LIBERAZIONE.
#fvg#friuli venezia giulia#raccomandazione#corruzione#prostituzione#malata mentale#psicopatia#narcisismo#psicopatica#gabriella bon#francesca angelucci#confcooperative fvg#confcooperative#giampiero costantini#maria tudech henke#criminale#ladri#ladra#malati mentali abilitati#psichiatrici abilitati#trieste#cooperativa sociale tea#consorzio fhocus#malati mentali criminali#presidente gabriella bon#responsabile gabriella bon#puttane#FRODE#Frode#atti fraudolenti
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E le uniche cose che vi verranno in mente di fare sono :
Piantarmi un paletto
Guardare il mio pc
Incollarmi il telefono
Stare sopra di me
Mettere i cani in ogni luogo
Schiacciate i gatti
Rompere I coglioni alle donne online
Pretendere che le donne online facciano sesso con voi
Proprio perché, più togliete da casa mia, e più replicate il comportamento del mio vicino pensionato
Sarebbe sufficente smettere di bloccare casa mia ma non lo farete
Se il pensionato non cambia linea di pensiero finirete tutti in fallimento oppure al manicomio
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Alice Neel

Alice Neel, artista visiva statunitense, è stata tra le più celebri ritrattiste del Novecento e la più amata dal femminismo della seconda ondata. Una carriera che, tra alti e bassi, si è dipanata dagli anni Venti agli anni Ottanta.
Ha vissuto tra Cuba e gli Stati Uniti scegliendo New York come meta d’elezione, ha disegnato e dipinto per tutta la vita stabilendo un nuovo standard per l’uso del colore e la rappresentazione dei soggetti.
Rifiutando di conformarsi ai dettami stilistici e sociali dei tempi, con la sua arte figurativa ha espresso al meglio i suoi ideali sociali e politici.
Più di ogni altra cosa, capiva le persone e amava raccontarne le storie.
Ha ritratto la miseria della comunità ispanica, attivisti e persone comuni per raccontare di coloro che non compaiono nei libri di storia, come la vicina di casa picchiata dal marito, le proteste di piazza e la comunità queer. Anche per questo le prime a riprendere la sua opera e divulgarla sono state le femministe negli Anni Settanta, portandola al Whitney Museum e aprendo la strada al recupero della sua arte.
I suoi dipinti hanno un uso espressionistico di linea e colore, acume psicologico e intensità emotiva. Ha intrapreso una carriera come pittrice figurativa durante un periodo in cui l’astrazione era favorita e non ha iniziato a ottenere elogi critici per il suo lavoro fino agli anni ’60.
Il suo lavoro contraddice e sfida le tradizionali e oggettificate raffigurazioni di donne nude da parte dei suoi predecessori maschi. Ha ritratto le donne attraverso lo sguardo femminile, illustrandole come consapevoli dell’oggettivazione da parte degli uomini e degli effetti demoralizzanti dello sguardo maschile.
Nata il 28 gennaio 1900, a Merion Square, in Pennsylvania, nella numerosa famiglia di George Washington Neel e Alice Concross Hartley, era cresciuta in un ambiente perbenista di classe medio-bassa in un periodo in cui le aspettative e le opportunità per le donne erano limitate.
Mentre lavorava per aiutare la famiglia, di notte studiava belle arti alla Philadelphia School of Design for Women dove ha vinto diversi premi prima di laurearsi, nel 1925.
La coscienza politica e il conseguente impegno si sono sviluppati a Cuba dove si era trasferita nel 1926, dopo il matrimonio col ricchissimo Carlos Enrique, che aveva conosciuto alla scuola d’arte di Chester Springs. Avvicinatasi agli ambienti comunisti e socialisti, la consapevolezza delle forti ingiustizie sociali divenne la lente attraverso la quale vivere e dipingere.
Stabilitasi a New York durante la Grande Depressione, la nascita della prima figlia e la sua precoce morte, evento sconvolgente e determinante per la sua prospettiva di donna e artista, l’aveva portata a ritrarre come nessuno prima la condizione della maternità, nel duro Futility of Effort.
Isabetta, la sua seconda bambina, nata nel 1928, le aveva invece ispirato Well Baby Clinic, un cupo ritratto di madri e bambini in una clinica per la maternità che ricorda più un manicomio che un asilo nido.
Negli anni Trenta, dopo la separazione dal marito e dalla figlia, ebbe un crollo nervoso e venne ricoverata in una struttura psichiatrica.
Nel 1934, ha dato alle fiamme 350 dei suoi acquerelli, dipinti e disegni.
Frequentava artisti, intellettuali e leader politici del Partito Comunista, tutti soggetti dei suoi dipinti. In quegli anni viveva a Spanish Harlem e dipingeva i suoi vicini, in particolare donne e bambini. Il suo lavoro glorificava la sovversione e la sessualità, raffigurando scene stravaganti di amanti e nudi, come un acquerello del 1935, Alice Neel e John Rothschild nel bagno, che mostrava la coppia nuda mentre faceva pipì.
Nei suoi nudi ha catturato e nobilitato il punto di vista psicologico e interiore delle sue modelle, ritratti veritieri e onesti, che mettevano in discussione il ruolo tradizionale delle donne che dipingeva in interazioni sociali o in spazi pubblici, cambiando radicalmente il modo in cui l’establishment artistico vedeva le potenzialità del nudo femminile, raffigurando una gamma senza precedenti dell’esperienza femminile. Corpi sfatti, seni cadenti, ventri flaccidi, espressioni di vulnerabilità che infastidivano critica e pubblico.
Negli anni Quaranta ha realizzato illustrazioni per la pubblicazione comunista Masses & Mainstream e continuato a dipingere ritratti dalla sua casa di periferia. Fu un periodo duro in cui nessuno voleva esporre i suoi lavori e viveva di assistenza sociale per poter sopravvivere.
Nel decennio successivo, la sua amicizia con Mike Gold e la sua ammirazione per il suo lavoro di realismo sociale le fecero guadagnare uno spettacolo al New Playwrights Theatre di ispirazione comunista. Nel 1959 il regista Robert Frank le chiese di apparire accanto a un giovane Allen Ginsberg nel suo film beatnik, Pull My Daisy. L’anno seguente, il suo lavoro fu riprodotto per la prima volta sulla rivista ARTnews.
Nei primi anni Sessanta ha iniziato la serie di nudi in gravidanza con Pregnant Maria in cui ha dipinto una donna ordinaria in modo rivoluzionario, come un’odalisca, sottolineandone la fatica della maternità e la deformazione del corpo. Anche per la radicalità di questo sguardo che non ritraeva le donne come oggetto di desiderio ma come persone a sé stanti, era stata presa a esempio dai movimenti femministi che vi ritrovavano una prospettiva completamente diversa rispetto ai dipinti degli uomini.
Nel 1970 ha dipinto Kate Millett, l’autrice di Sexual Politics, la Bibbia del femminismo della seconda ondata.
La sua immagine è inclusa nell’iconico poster del 1972 Some Living American Women Artists di Mary Beth Edelson.
Verso la metà degli anni Settanta c’è stato finalmente un periodo di rivalutazione del suo operato e, nel 1979, il presidente Jimmy Carter le ha conferito il National Women’s Caucus for Art.
Quando ha compiuto ottanta anni si è ritratta nuda, coi capelli bianchi e le pieghe della pelle. Il quadro, esposto alla Harold Reed Gallery di New York, ha attirato notevole attenzione perché ancora una volta sfidava le norme sociali di ciò che era accettabile da rappresentare nell’arte. Il suo autoritratto è stato uno dei suoi ultimi lavori prima di morire.
Si è spenta il 13 ottobre 1984 a New York, per un cancro al colon.Sulla sua vita e opere di Neel è stato girato il documentario Alice Neel, diretto dal nipote Andrew Neel e presentato allo Slamdance Film Festival del 2007. Numerose sono state le mostre collettive e le retrospettive dedicatele dopo la sua morte.Nel marzo 2021, al Metropolitan Museum of Art è stata inaugurata la sua più importante retrospettiva che abbraccia la sua intera carriera dal titolo Alice Neel: People Come First, contenente più di 100 opere. La mostra è stata poi allestita al Guggenheim di Bilbao.Nel 2024 è stata inaugurata, alla David Zwirner Gallery, Alice Neel: At Home, la prima grande mostra incentrata sulle comunità queer che aveva frequentato e ritratto potentemente grazie a Andy Warhol.La sua cocciutaggine nel restare figurativa mentre diverse correnti artistiche si intervallavano nella sua lunga carriera, l’ha ostracizzata, le ha portato gravi difficoltà economiche e l’isolamento, ma è rimasta fedele al suo principio di umanesimo.
È stata una donna e un’artista fuori dal comune che ha sempre messo a disposizione il suo talento e la sua visione per le categorie più svantaggiate della società, la sua arte è stata politica, rivoluzionaria, non si è mai piegata a tempi e mode, così come le sue idee.
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Fatto.
Ci sono donne che vanno a giocare a pallone, altre a carte, altre si dedicano al tennis, altre all'uncinetto, altre ai panneggi di casa (tende, tovaglie , coperture varie, biancheria letto ed altre amenità del genere) altre alla palestra, altre cornificano i mariti mattina, pomeriggio e sera con tre amanti diversi, altre trascorrono le loro giornate libere dal parrucchiere, altre ancora a fare shopping, potendo pagare, loro o il loro accompagnatore.
Ognuna, insomma, impiega il tempo libero a modo suo.
Poi ce ne sta una che invece ama calarsi negli abissi della terra, tra impervie grotte composte da cunicoli all'interno dei quali non passano nemmeno gli anellidi (i vermi, per quelli che non hanno studiato biologia) o che sono soggetti a frane, smottamenti.
Insomma, posti dove è facile crepare, pericolosi.
Commento al fatto: Lo ha già fatto, nella stessa fottuta grotta, è rimasta intrappolata anni fa, e la dovettero salvare, a SPESE NOSTRE.
Lo ha rifatto, un'altra volta, sempre nella fottutissima grotta di cui sopra, è rimasta nuovamente incastrata, l'hanno dovuta salvare, IN CENTO si sono mobilitati tra protezione civile, pompieri e speleologi, SEMPRE A SPESE NOSTRE.
Ora, questa qui, è celebrata dai giornali come un'eroina e ci stanno raccontando tutti i suoi cazzi, come a se a noi ce ne fottesse una minchia di qualcosa, di lei.
Ma io mi domando e dico: E' davvero un'eroina, o è solo una fottuta, squilibrata pazza demenziale? E anche, consentitemi, abbastanza incapace, che andrebbe rinchiusa in un manicomio affinché non arrechi più danni alla collettività!
A. S
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Il nuovo singolo della cantautrice è un brano introspettivo e profondo che affronta il tema dell’amore e della perdita
"Stringimi ancora" è il nuovo singolo di Chiara Ceriali, un brano scritto da Agostino Poggio nell'estate del 2022 per le fasi finali del Premio Mia Martini. Inizialmente concepito come una versione acustica di solo piano, il brano ha subito una trasformazione significativa grazie al coinvolgimento del produttore coazzese Salzo e del musicista Samuele Fuso, che hanno collaborato con la cantautrice per creare un nuovo arrangiamento. Decisiva anche la collaborazione di Concy Giacomantonio, insegnante di Chiara, che si è occupata della linea melodica e vocale del brano.
"Stringimi ancora" è nata dal dolore per la perdita prematura di un amico dell’autore, ma il testo è versatile e si presta a diverse situazioni e stati d'animo. La canzone parla di un amore, in qualsiasi forma esso sia, finito troppo presto, dei ricordi che ha lasciato e del bisogno di sentire ancora l'affetto di quella persona.
Il brano ha uno stampo “antico” che riflette gli interessi musicali della cantautrice, reinterpretati in una chiave moderna. Questo singolo rappresenta un connubio tra tradizione e innovazione, creando una melodia avvolgente che trasporta l'ascoltatore in un viaggio emotivo.
Chiara Ceriali ha 23 anni e viene da Coazze, un paesino in provincia di Torino. Da anni, anche grazie al promoter Agostino Poggio, ha fatto moltissime esperienze tra cui diversi concorsi arrivando alle fasi finali del Premio Mia Martini nel 2022 e alle fasi nazionali (2022) ed europee (2023) del Performer Cup a Roma. Per due anni si è esibita a Casa Sanremo nella vetrina “Live Box” e a novembre 2023 è uscito il singolo “Brucia Ancora” in collaborazione con il rapper giavenese Cuba e il produttore coazzese Salzo, presentato al programma di Enrico Peyretti “Casa Peyretti” (dove ormai è ospite fisso). A settembre, a seguito di una selezione, ha avuto la possibilità di partecipare al seminario di Laura Valente a Finalborgo in Liguria. Da anni collabora con diverse tribute band dei Pink Floyd e ha avuto anche l’onore di condividere il palco con Durga McBroom, la corista storica del gruppo originale. Da 3 anni fa parte anche della compagnia teatrale giavenese “Ij Camölà” e porta in scena 2 spettacoli: “Amore con la A maiuscola” (storia di 4 madri e delle rispettive 4 figlie) dove recita e canta e “Dum Spiro Spero” (storia di donne in manicomio) entrambe opere autoriali della regista Stefania Barone Cabanera. “Stringimi ancora” è il suo nuovo singolo, in radio dal 22 novembre 2024.
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"L'altra verità. Diario di una diversa" di Alda Merini. Un viaggio tra orrore e poesia: il racconto di un'anima sopravvissuta. Recensione di Alessandria today
"L'altra verità. Diario di una diversa" è un'opera intensa e struggente, in cui Alda Merini ripercorre il lungo periodo trascorso nei manicomi, tra abusi, solitudine e alienazione, ma anche tra momenti di profonda lucidità e resilienza.
Informazioni sul libro Titolo: L’altra verità. Diario di una diversa Autore: Alda Merini Genere: Biografia, narrativa autobiografica, poesia Formato: Copertina flessibile Valutazione: ⭐⭐⭐⭐✰ (4,4 su 5 – 2.298 voti) Pubblico consigliato: Lettori appassionati di narrativa esistenziale e poesia Analisi dell’opera “L’altra verità. Diario di una diversa” è un’opera intensa e struggente, in…
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C'è una soluzione equa a tutto questo: vi tagliamo il cazzo a tutti - e fine della polemica, oltre che degli stupri.
Possibile, porcoddio!, che non capite che a rischiare la pelle in questo delirio multiculturale radical chic SIAMO NOI DONNE COMUNI, che non giriamo scortate?

Non c'è niente da supporre quando nel Paese d'origine d'un immigrato la vita vale zero e la vita di una donna vale meno di zero: nascere e crescere in un contesto del genere non ti rende un essere umano.
Si sono civilizzate le famiglie islamiche che vivono in Italia da anni? NO! Nel mio condominio passa gente vestita ordinariamente come le statuine del presepe, davanti alla grotta del bambinello: sembra che ogni giorno sia natale; ma come cazzo puoi pretendere che persone intelligenti debbano convivere con trogloditi fermi nella mentalità a oltre 2000 anni fa, che non hanno nessuna intenzione di EVOLVERSI, ma educano a forza figli e figlie ad essere trogloditi come loro?
E tutto per cosa? Per bontà? No! Solo per la paura di qualche demente che nessuno gli paghi la pensione perché "non facciamo figli"; per rendere ricca una manciata di letame sfruttatore locale che si fa chiamare "imprenditore".
ROBA DA MANICOMIO!
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Di partenza, in assoluto, manca la sanità mentale dalle più alte poltrone nel Consorzio fino al personale che opera prevalentemente in ufficio. GABRIELLA BON è la peggior FECCIA, criminale più spudorata, nullità, psicopatica, raccomandata, pezzo di ignorante bifolca assoluta e ladrona. Alla veneranda età di 70 anni si trova ancora a gambe aperte, anche in cooperativa sociale. False malattie usate come scusanti per giustificare le violazioni diritti e di leggi. L'avvocato, consigliere del Consorzio, che va a letto con la presidente Gabriella Bon, consiglia esattamente come violare diritti e leggi. E la collaboratrice, malata mentale e criminale e corrotta, mente ed esegue il lavoro sporco della discriminazione e dell'atto fraudolento. I PIÙ GRAVI PSICHIATRICI VERI E CRIMINALI COMPROVATI E RIPROVATI TALI, PERENNEMENTE IMPUNITI E ABILITATI.
IN ITALIA SI PUò TUTTO GRAZIE ALLA RACCOMANDAZIONE E ALLA CORRUZIONE, ANCHE ESSERE ABILITATI NEL SETTORE SOCIALE E SANITARIO DOPO ESSERSI PROVATI DISTURBATI PSICHIATRICI GRAVI E CRIMINALI INCONFUTABILMENTE.
RESTARE IMPUNITI COME SE NULLA FOSSE AVENDO VIOLATO DIRITTI E LEGGI, PER I PROPRI DISTURBI PSICHIATRICI CHE SIEDONO IN POLTRONA.
GABRIELLA BON E' LA PEGGIOR PSICHIATRICA DA MANICOMIO, CRIMINALE DA GALERA E MALATA DI CAZZO TANTO DA SCEGLIERE IL PERSONALE DA ASSUMERE NEL PERSONALE DELLA SUA COOPERATIVA SOCIALE ESCLUSIVAMENTE PER QUESTO, LE "DONNE" SONO ASSUNTE PER COMPENSARE E MANTENERE UNA FINTA FACCIATA PERBENISTA, MA LA PUTTANA E' PUTTANA 360 GRADI. 70ENNE PSICHIATRICA, RACCOMANDATA, CRIMINALE, VIZIATA, CAPRICCIOSA E ANCORA BISOGNOSA DI ATTENZIONI MASCHILI E DI CAZZI IN FACCIA.
VEDERE MORTI SGOZZATI CRIMINALI E PSICHIATRICI COME VOI SARà ASSOLUTA GIOIA E LIBERAZIONE.
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“ Oggi ancor piú ho precisato il mio collega Brizzi: il suo sacrario è la famiglia, in lei ritorna candido; fa tutto per i figli, perché non soffrano, perché si istruiscano, perché il plebeo non li ferisca. L'uomo è come un buco dentro la terra, ogni volta che si scava piú profondo vien fuori altra sostanza e terra piú nera o piú scialba o ghiaia o roccia o squama e ogni volta è un mistero che genera meraviglia. Avevo sempre frequentato Brizzi qui al manicomio ed anzi mi era sembrato che piú volte avesse voluto praticamente indicare, a me piú giovane, le sue definitive conclusioni, cioè che gli uomini sono disposti al peccato, che è necessario adattarsi alla ferocia dei tempi, e chi si abbandona alla generosità è debole o sciocco; ridicola ogni speranza. Oggi �� Natale, ero solo, non sapevo dove andare e non mi riusciva scacciare, mentre si avvicinava mezzogiorno, una sconsolazione che sempre piú mi pungeva come volesse farmi arrivare al pianto. Proprio lui, Brizzi, oggi, Natale, è venuto apposta al manicomio, mi ha cercato, mi ha invitato a casa sua, nella quale non invita nessuno. Gli sono grato. Tre ore sono passate fuggendo, cosa per me fino ad ora rarissima durante i pranzi dei giorni celebrativi. Il merito è anche dei suoi due figli, educati ammirevolmente e di anima limpida, Vincenzo e l'altro minore che ora, dopo essersi laureato in medicina, si specializza in pediatria. Il padre era cosí felice in mezzo ai suoi figli da divenire timido e rincantucciava le membra in un gongolamento che gli toglieva ogni pensiero. Il giorno di Natale, oggi, io solo come un cane da pagliaio, come la Lella che oggi ha mangiato col gatto e quando ha saputo che anch'io sono stato invitato si è messa a piangere, Brizzi mi ha detto di andare a casa sua e io ho sentito che era sincero e ci sono stato con quella felicità che si intende dopo che è passata. Ma dunque è sera, sono le sei e mezzo, fuori è il plumbeo cielo del Natale ormai scuritosi in notte, io ho fra ventidue giorni quarantatré anni e il Brizzi mi ha fatto testimone della sua battaglia: crede invece segretissimamente al futuro, segretissimamente violenta si risolleva la sua religione, la piú nascosta; forse ripete, tentacolando cieco, e nello stesso tempo chiarissimo, che dobbiamo iniziare dalla famiglia. “
Mario Tobino, Le libere donne di Magliano, introduzione di Geno Pampaloni, A. Mondadori (collana Oscar n° 90), 1969²; pp. 190-192.
[1ª Edizione originale: Vallecchi, Firenze, 1953]
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Re: il tuo post->L'altra verità alda merini vs le libere donne di magliano mario tobino
Non ho letto nessuno dei due tbh but i trust alda merini with my life. Io stavo pensando a il bacio della medusa di melania g. mazzucco (letto anni fa, solamente una parte si svolge in un manicomio ma ricordo la sensazione di violenza e impotenza e ingiustizia) vs follia di patrick mcgrath (lo sto finendo adesso e mi sta facendo innervosire. what if a woman manipulated his psychiatrist until he let her go from the asylum in the hope that she fucks him) 🙄
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Grazie Corradini per aver dimostrato che l'unica cosa che vi interessa è il bombo club
I chi propietari parlavano con gianni
Dimostrando inoltre che il termine pensionato pervertito si addice perfettamente alladescrizione
Ed è inutile insistere perché I propietari dei night clubs riempiono di bastonate chi molesta le modelle
Per questo motivo il cognome Corradini è bandito dai night clubs
Corradini Claudio non ha mai trovato in vita sua e quando è andato su internet ed ha visto le donne nude è impazzito
Ossessione per il sesso online
Un'altra pataologaia
I Corradini dovrebbero stare in manicomio e non liberi per le strade
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Candida Carrino, Luride, agitate, criminali. Un secolo di internamento femminile (1850-1950), Carocci editore, 2018. Indice del libro
scheda editore: Luride, agitate, criminali Attraverso lo studio di un’ampia campionatura di cartelle cliniche, che custodiscono le relazioni dei medici, la corrispondenza fra la struttura sanitaria e le famiglie, i rapporti di istituzioni del territorio e di pubblica sicurezza, l’autrice racconta le storie di donne rinchiuse in manicomio tra il 1850 e il 1950. Il ricchissimo materiale…
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CAMILLE CLAUDEL fu la musa e l’amante di Rodin, ma anche una scultrice straordinaria, rinchiusa in manicomio in quanto donna libera. Fin da bambina manifesta un precoce talento per la scultura. All’epoca le donne non erano ammesse all'accademia di belle arti, ma per Camille viene fatta un’eccezione. Fu così che conobbe Auguste Rodin, celebre scultore affermato nei circoli artistici Parigini, divenendone prima l’allieva e infine l’amante. Quella con Rodin sarà una relazione travolgente ma anche tormentata dai pregiudizi della società e dal rifiuto della famiglia di Camille che disapprovava la sua relazione con Rodin.
Molti lavori di Rodin furono realizzati a quattro mani con Camille, ma mentre Rodin riceveva gli onori, Camille viveva all'ombra, accettando di condividerlo con un’altra donna, dalla quale aveva avuto un figlio. Alla fine Camille interrompe la sua relazione con lo scultore, fu allora che la madre di Camille, che aveva vergogna del comportamento della figlia, decise di farla rinchiudere in manicomio.
Non ne uscirà mai più: inutili i tentativi di far capire che non è pazza, questa donna brillante e geniale resterà segregate per oltre trent’anni in una misera stanzetta. “Mi si rimprovera di aver vissuto da sola, di avere dei gatti in casa, di soffrire di manie di persecuzione! È sulla base di queste accuse che sono incarcerata come una criminale, privata della libertà, del cibo, del fuoco. Da cosa deriva tanta ferocia umana?”
Alla fine, dimenticata da tutti, si spegne nel 1943, dopo trent’anni di prigionia. Il suo corpo viene seppellito in una fossa comune, senza che nessun membro della sua famiglia presenzi al suo funerale. Oggi finalmente le è stata resa giustizia e le sue opere vengono esposte accanto a quelle di Rodin.
( L'ABBANDONO di CAMILLE CLAUDEL 1888)
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