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Non Stiamo Tutti al Mondo Nello Stesso Modo: Un Romanzo di Jean-Paul Dubois sul Destino e le Sfide della Vita. Recensione di Alessandria today
Un racconto intenso e commovente sull’esistenza, l’amore e la resilienza, attraverso gli occhi di un uomo che riflette sulle scelte e le conseguenze della vita.
Un racconto intenso e commovente sull’esistenza, l’amore e la resilienza, attraverso gli occhi di un uomo che riflette sulle scelte e le conseguenze della vita. Non Stiamo Tutti al Mondo Nello Stesso Modo di Jean-Paul Dubois è un romanzo toccante e profondamente umano che esplora le sfide dell’esistenza e la diversità dei percorsi di vita. Il protagonista, Paul Hansen, si trova a riflettere…
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Due di Denari
"La sacra Fiducia nel domani".
Il Dono è una dimensione dell'Essere, non del Fare.
Rappresenta una meravigliosa co-creazione tra Spirito ed Individuo.
Si esprime nell'Umano in molteplici forme di manifestazione materiale e immateriale.
E' magia, è dialogo, è connessione profonda.
E' proprio per l'originalità e unicità di questo dialogo che siamo così diversi l'uno dall'altro.
Nessuno è uguale a nessuno. Non su questo piano di Coscienza.
Ed è una ricchezza immensa.
Anche il Dolore è una "dimensione unica ed originale".
Ci sono mille modi per soffrire. Esistono mille ragioni diverse per sentirsi feriti e tristi, mille frequenze della stessa condizione di malessere, mille storie di tradimento ed altrettante formulazioni recettive secondo cui sperimentarne l'intensità del dolore nel corpo fisico e psichico.
E' proprio in funzione di tanta "bio-diversità" che non ci sono mai domande uguali ad altre e nemmeno "risposte giuste o sbagliate" che possano risolvere a priori i dilemmi interiori di ogni singolo "ricercatore esistenziale".
Ma proveniamo dalla stessa Fonte. E il Cuore Cristallino è uno ed uno solo. E' uno strumento Universale.
Si collega direttamente all'Origine, là dove tutto esiste nell'indefinita e indefinibile Coscienza Primordiale.
E' quel Diapason così familiare all'orecchio interiore, che tocca anche i Cuori più congelati e chiusi, spalanca le porte al dubbio, scuote le viscere, destabilizza per qualche istante anche strutture fortemente compromesse dalla fragilità e prigionia psichica ed emotiva.
Questo però non significa che può trasformare un disturbo di personalità consolidato e invalidante in un "miracolo".
In queste strutture così umanamente compromesse, il "dialogo" tra Cuore e Anima è interrotto.
Per dialogare con lo Spirito e trasformare il rapporto con se stessi in piena Guarigione, l'Umano deve essere presente a se stesso, strumentato, radicato nella propria disponibilità al cambiamento ed emotivamente equilibrato.
Alcune strutture, per quanto mosse da sinceri intenti di Guarigione, non sono in grado di reggere a livello strutturale cambiamenti troppo radicali. Dovrebbero impegnarsi a destrutturare per anni schemi altamente invalidanti e patologici.
Dovrebbero assumersi coscientemente il rischio di destrutturare interiormente la propria "identità malata" e fidarsi nel sostegno terapeutico della ricomposizione dei pezzi interiori deflagrati nell'atto estremo di rottura.
Ma magari è proprio la Fiducia la grande ferita che portano dentro. Le figure di riferimento hanno "tradito" più volte i loro bisogni nell'infanzia, o si sono rivelate espulsive, maltrattanti, ambivalenti, respingenti o manipolatorie e strumentali nella gestione del rapporto con il figlio.
Risulta inimmaginabile affidare nelle mani di qualcun altro la loro vulnerabilità.
Senza fiducia però non si matura, si resta chiusi nel proprio fortino di solitudine e le relazioni muoiono.
Con la ferma convinzione che "se basto a me stesso, sono al sicuro".
L'iper-indipendenza è una delle più gravi patologie dei nostri tempi, tanto quanto la dipendenza.
Rappresentano le facce della stessa medaglia. E non ci permettono di rompere gli schemi distorsivi della nostra realtà percepita.
Nell'iper-indipendenza, se non ricostruiamo un "sano rapporto con la fiducia" dentro noi stessi, tenderemo ad allontanare perennemente le opportunità di relazione e a respingere la presenza dell'Altro.
Le persone si sentiranno energeticamente tenute a debita distanza, obbligate a fermarsi qualche passo prima, bloccate da un muro di protezione, obbligate ad osservarci da lontano senza mai potersi realmente avvicinare.
Questo è sano se fa parte di un primo approccio di conoscenza. Ma non se diventa la "normalità".
E' assolutamente necessario e corretto vagliare energeticamente le intenzioni dell'Altro, prima di consentirgli di entrare nel nostro sacro luogo di intimità.
Ma perseverare in questa "distanza di sicurezza" anche se in assenza di un reale pericolo per la nostra incolumità, a lungo andare, organizza le nostre vite intorno alla povertà di scambio, alla solitudine e alla carenza di opportunità esterne.
Osservate il vostro Campo Energetico. Quanto è aperto alla Vita?
Se avete paura di soffrire, di accogliere, di coinvolgervi affettivamente, se sentite la perenne sentinella di allerta vibrare dentro di voi, provate a lavorare sulla "Ferita del Tradimento".
Essa è complessa da affrontare. Ma rompe schemi e strutture che spesso negano a priori una Vita piena e appagante dal punto di vista relazionale e di realizzazione.
Dalla fine del recente tunnel di questi giorni alla prossima movimentazione astrale, saremo chiamati a ripristinare dentro di noi "pezzi perduti dell'Infanzia". Ad incastonarli definitivamente al Cuore Cristallino. A portarli a funzionamento nuovo.
Sarà un movimento commovente.
Riguarderà la "fiducia".
E quando si entra in questo delicato campo, potremmo ancora sentire la Terra tremare sotto i nostri piedi. Ma oggi sappiamo che è un ricordo associativo. Che non è la realtà. E siamo pronti a lasciarci smentire dai fatti.
Buon viaggio di "ricostruzione" e di grandi "sorprese affettive".
Mirtilla Esmeralda
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"I FIORI DEL MALE" (Les Fleurs du mal) di CHARLES BAUDELAIRE è una delle opere più celebri e influenti della letteratura francese, pubblicata per la prima volta nel 1857. Questa raccolta di poesie rappresenta un viaggio profondo e oscuro nell'animo umano, esplorando temi come la bellezza, la decadenza, l'amore, la morte e la ribellione.
Baudelaire utilizza un linguaggio ricco e simbolico per descrivere la sua visione del mondo, spesso caratterizzata da un senso di spleen, un termine che indica una profonda malinconia e noia esistenziale. Le poesie sono suddivise in sei sezioni principali: Spleen e Ideale, Quadri Parigini, Il Vino, I Fiori del Male, La Rivolta e La Morte.
Ogni sezione rappresenta una fase del percorso esistenziale del poeta, dalla consapevolezza della propria diversità rispetto al mondo esterno, alle esperienze nella vita degradata della metropoli, fino al desiderio di fuga nell'alcol e nelle droghe, e infine alla ribellione contro Dio e al rifiuto totale del mondo attraverso la morte.
Baudelaire riesce a trasformare la corruzione e la volgarità della società contemporanea in arte, creando una bellezza che solo la poesia può realizzare. La sua capacità di vedere oltre le apparenze e di rivelare una realtà più profonda e autentica è uno degli aspetti più affascinanti della sua opera.
Charles Pierre Baudelaire nacque il 9 aprile 1821 a Parigi, figlio di Joseph-François Baudelaire, un funzionario pubblico e artista dilettante, e Caroline Dufaÿs. La morte precoce del padre e il successivo matrimonio della madre con il tenente colonnello Jacques Aupick influenzarono profondamente la sua vita e la sua opera.
Baudelaire fu educato al Lycée Louis-le-Grand di Parigi, dove iniziò a mostrare un interesse precoce per la letteratura. Tuttavia, la sua vita scolastica fu irregolare, caratterizzata da periodi di grande diligenza alternati a momenti di indolenza. Durante la sua giovinezza, Baudelaire iniziò a frequentare i circoli bohémien di Parigi, sviluppando un gusto per la vita dissoluta e per le esperienze estreme, che avrebbero poi influenzato profondamente la sua poesia.
Nel 1841, su pressione della famiglia, intraprese un viaggio in India, ma tornò a Parigi dopo pochi mesi. Questo viaggio, sebbene breve, lasciò un'impronta duratura sulla sua immaginazione e sulla sua opera. Al suo ritorno, Baudelaire iniziò a scrivere e a pubblicare poesie, guadagnandosi una reputazione come uno dei poeti più promettenti della sua generazione.
La pubblicazione de "I fiori del male" nel 1857 fu accolta con scandalo e controversie. L'opera fu accusata di oscenità e sei delle poesie furono censurate. Nonostante ciò, "I fiori del male" consolidò la reputazione di Baudelaire come uno dei più grandi poeti del suo tempo. La sua capacità di esplorare i lati più oscuri dell'esperienza umana con una bellezza lirica senza pari lo rese una figura centrale nel movimento simbolista e un precursore del modernismo.
Baudelaire trascorse gli ultimi anni della sua vita in condizioni di salute precarie, afflitto da problemi finanziari e da una dipendenza crescente dall'oppio e dall'alcol. Morì il 31 agosto 1867 a Parigi.
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Impari a camminare da solo, ad andare a zonzo, a tirar tardi, a vedere senza guardare e a guardare senza vedere. Impari la trasparenza, l’immobilità, l’inesistenza. Impari a essere ombra e a guardare gli uomini come fossero pietre. Impari a restare seduto, a restare coricato, a restare in piedi. Impari a masticare ogni boccone, a trovare, in ogni briciola di cibo che porto alla bocca, lo stesso identico neutro sapore. Impari a guardare i quadri esposti nelle gallerie come fossero pezzi di muro, di soffitto e i muri e i soffitti vome fossero tele di cui segui, senza sforzo, i dieci mille sentieri, sempre ricominciati, labirinti inesorabili, testi che nessuno mai potrebbe decifrare, volti in decomposizione. . . . 🖌 Georges Perez, Un uomo che dorme . . . #seisolo #guardare #vedere #inesistenza #solitudine #lezionidivita #métissage #metis #meticcio #meticciato #diversità #birazziale #multirazziale #esistenziale #riflessioni https://www.instagram.com/p/CK6AeBjhdXZ/?igshid=rlsdoccr3xyq
#seisolo#guardare#vedere#inesistenza#solitudine#lezionidivita#métissage#metis#meticcio#meticciato#diversità#birazziale#multirazziale#esistenziale#riflessioni
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Ciao!
Disclaimer prima di iniziare: su questo blog si fa utilizzo della u al posto della schwa per una semplice ragione: la persona che sta scrivendo questo post usa prevalentemente il computer dove la schwa non è presente.
Secondo disclaimer: questo blog non ha alcun interesse in discourse di varia natura. Le donne trans sono donne, le terf non sono le benvenute, non si tollerano odio e discriminazioni di alcun tipo.
Se sei capitatu qui significa che sei italianu, sei queer (o u alleatu) e sei creativu. Se hai questi requisiti, questo spazio ti calza a pennello.
Come funziona? È molto semplice: scrivi un elaborato (non un libro, diciamo), una poesia o qualsiasi cosa tu voglia riguardante l’identità queer e/o personaggi queer e mandalo via mail a [email protected] (assieme possibilmente ma in modo facoltativo a nome, pronomi, identità e social media oppure in modo totalmente anonimo). Esso verrà pubblicato qui su Tumblr e “pubblicizzato” sulla nostra pagina Instagram.
Molto semplice, vero?
Ci sono, tuttavia, un paio di regoline da rispettare:
tuttu possono partecipare, a patto che siano italianu e queer/alleatu. Questo ovviamente significa che varie intersezioni (ad esempio gen2, persone disabili e diversità religiose) sono più che benvenute. Nessun tipo di odio è permesso sia all’interno dei commenti/tag che degli elaborati stessi. La punizione è il block nei commenti e il mancato posting dell’elaborato in questione.
sono permessi tutti i generi letterari, poesie, non-fiction e semplici sfoghi.
È permesso il linguaggio esplicito, ma niente descrizioni troppo nsfw di atti sessuali (descrizioni vaghe sono permesse)
oh, anche le metafore sono le benvenute!
come regola generale per il contenuto, se non hai una determinata identità non scrivere un elaborato con quella come principale tema (questo vale anche per le intersezionalità)
esempio: “sono una donna cis ed etero, posso scrivere una storia dove la protagonista è una donna trans lesbica che, con la sua ragazza nonbinary e suo fratello trans e omnisessuale, salva una principessa/clone da una prigione di ghiaccio per guidare una ribellione contro un impero galattico malvagio?” sì, perché il centro della storia non è l’identità dei protagonisti.
altro esempio: “sono una donna cis ed etero, posso scrivere una storia dove la protagonista è una donna lesbica e cis che, dopo aver avuto una crisi esistenziale a causa della sua identità, viene sbattuta fuori casa dai genitori omofobi?” anche no, perché il centro della storia è l’identità (e la sofferenza che essa porta) della protagonista. Sono tematiche delicate che solo una persona con la medesima identità può capire a fondo e ritrarre senza stereotipi.
Stiamo anche cercando mods, quindi se conoscete qualche amicu che potrebbe essere interessatu condividete!
Se avete domande di qualsiasi genere (eheh le battute divertenti) non esitate a scriverle qui sotto!
Non vediamo l’ora di ricevere i vostri elaborati! A presto e buona creazione!
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Perché? (Crisi Esistenziale)
Perché vivere? Perché il cielo? Perché il caldo? Perché il freddo? Perché il sonno? Perché la veglia? Perché la luce? Perché il buio? Perché i ricchi? Perché i poveri? Perché Dio non ci dimostra che c'è davvero? Perché poche persone pensano? Perché le persone sono egoiste? Perché le persone sono cattive? Perché gli altri sono tristi solo quando sono costretti ad abbandonare una persona? Perché studiare e ottenere delle qualifiche senza essere poi considerati? Perché studiare se nessuno poi ha il coraggio di rivoluzionare sto mondo? Perché lavorare per far fare soldi ad altri? Perché lavorare per comprare la macchina per andare a lavorare? Perché lavorare per mangiare? Perché fare un bambino in un mondo del genere? Perché la donna spesso è ancora inferiore all'uomo? Perché Dio e non Dia? Perché uno non può amare chi gli pare? Perché a molti non gliene frega niente di tutto questo? Perché solo io mi rattristo nel farmi certe domande? Perché impegnarsi in un mondo che fa schifo? Cos'è la morte?
#perché?#esistenzialismo#tristezza#me#io e me#diversità#capire#cos'è la felicità#vita#morte#domande#mondo sbagliato#società#male#crisi esistenziale
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Antiche ceramiche siciliane in un arredamento moderno.
Il bianco, come il rosso il giallo o il verde e in genere tutti i colori puri, se colorano tutta una casa, sono una negazione. Nel loro assolutismo cancellano ogni altro colore. La vita è vita grazie alla diversità dei colori; la diversità dei colori porta alla molteplicità dei messaggi e quindi alla comunione tra tutte le diverse unità viventi e questo riassume la vita. Per questo vivere nella dominante unicità di un solo colore porta a dimenticare il senso della vita, che non è cancellare tutto a favore dell’unico ne fare di tutto una sola unità malgrado la possibile molteplicità di ogni nostra più piccola parte. Circondandoci di un unico colore, creiamo quindi un riassunto monocromatico esistenziale con cui non possiamo allargare il nostro vivere, anzi lo soffochiamo nella monotonia di una sola nota. Per questo i colori e in particolare quelli splendenti della ceramica, indicano la vita. Su una parete o su un pavimento, creano la stessa confusione del centro di una città, o la solitaria bellezza di un roseo albero di ciliegio in fiore nel mezzo di un verde campo di erba nuova. Per questo si ama la ceramica colorata e spesso se ne abusa, perché ci ricorda la natura i suoi molteplici colori che le stagioni rinnovano e la memoria trattiene. Grazie a loro, facciamo di una dimora l’alcova della gioia, il riassunto della vita.
White, like red, yellow or green and in general all pure colors, if they color a whole house, are a negation. In their absolutism they cancel every other color. Life is life thanks to the diversity of colors; the diversity of colors leads to the multiplicity of messages and therefore to communion between all the different living units and this sums up life. For this reason, living in the dominant uniqueness of a single color leads to forgetting the meaning of life, which is not to cancel everything in favor of the only one, to make a single unity of everything despite the possible multiplicity of each of our smallest parts. By surrounding ourselves with a single color, we therefore create an existential monochromatic summary with which we cannot enlarge our life, rather we suffocate it in the monotony of a single note. For this reason the colors and in particular the shining ones of the ceramic indicate life. On a wall or on a floor, they create the same confusion as the center of a city, or the solitary beauty of a rosy cherry blossom tree in the middle of a green field of new grass. This is why we love colored ceramic and we often abuse it, because it reminds us of nature, its multiple colors which the seasons renew and memory retains. Thanks to them, we make a home the alcove of joy, the summary of life.
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“Dove non arrivi la parola del nostro mondo”. Pier Paolo Pasolini: nel giorno della morte parliamo di lui bambino, ragazzo
Il corpo di Pier Paolo Pasolini, dicono, muore il giorno dei morti del 1975, teatralmente scannato. Per ricordare il morto, voglio sondare gli esordi, l’utero poetico, la parola per sempre ulteriore, da subito. La parola bambina, bambolina. Nel 1990 Pier Vittorio Tondelli per l’allora “Premio Riccione Ater Teatro” organizzò una mostra, Ricordando Fascinosa Riccione, dove immaginava – questo è il bello – un canone ‘alternativo’ della letteratura italiana, coagulatosi lì, sulla Riviera romagnola, lungo l’Adriatico. Nel suo studio (titolo: Cabine! Cabine! Immagini letterarie di Riccione e della riviera adriatica; il catalogo fu pubblicato da Grafis, poi ripreso, con altri materiali, da Guaraldi, nel 2005) antologizza Giorgio Bassani e Giovanni Guareschi, Filippo De Pisis, Sibilla Aleramo, Mario Luzi, Alfredo Panzini, Raffaello Baldini, Valerio Zurlini e Ippolito Nievo. C’è anche Pier Paolo Pasolini. Con una cartolina. Del 1930. Al padre. Dalla riviera di Riccione. “Forse sono le prime righe che possediamo di Pasolini. Certo non hanno alcun valore letterario, ma ci inteneriscono, chiedono quasi la nostra protezione, ci fanno immaginare il bambino Pier Paolo al mare con la madre, perso nei giochi di spiaggia, un po’ nostalgico della figura paterna”. “Carissimo babbo… conto i giorni che ci mancano per la partenza con le dita!… Arrivederci al mare! Desidero che venga questo momento per abbracciarti”. Carlo Alberto Pasolini morirà nel 1958, “passionale, sensuale e violento di carattere: era finito in Libia, senza un soldo; così aveva cominciato la carriera militare; da cui sarebbe poi stato deformato e represso fino al conformismo più definitivo”, ricorderà, adulto, PPP. Da Riccione, la moglie dettava lettere oblique: “…se ti sono proprio diventata così antipatica, come dimostri spesse volte, a causa della mia incapacità di trovare risorse contro il tuo disgusto”. Al mare si consumavano peripezie psichiche, plastiche crudeltà, esordi d’astio.
Sul ciglio dell’ultimo fiato, nel 1975, mentre monta Salò, termina La Divina Mimesis e si orienta alla morte, Pier Paolo Pasolini pubblica La nuova gioventù, con Einaudi. Ora il cerchio – l’anello o il cappio – è chiuso: Pasolini ripubblica La meglio gioventù come era uscito per Sansoni, nel 1954, il resoconto dell’alba poetica, la raccolta delle poesie friulane scritte dal 1941, meno che ventenne, al 1953. A questo mette altro, il sigillo. L’alba viene tumefatta di stimmate.
L’ultima raccolta poetica di Pasolini è la prima: ricalcata e rifatta. Il canonizzatore Pier Vincenzo Mengaldo ne parla come di “tenebroso rifacimento”, dove “il lettore non può non scoprire la dolorosa pulsione masochistica a ferire la propria immagine giovanile, come di un pittore che s’induca a sfregiare i suoi antichi dipinti”. Come se un pittore di beatissime Madonne tornasse sul loro immacolato corpo stuprandole, storpiandole, passando dai modi del Beato Angelico a quelli di Francis Bacon.
In realtà, più che lo scandalo (d’altronde, questo è Giovanni Giudici, “Pasolini è il poeta che dà ‘scandalo’, che vuole ‘dare scandalo’, perché senza ‘scandalo’ non si dà poesia”) oggi siamo rinvigoriti di meraviglia: ogni poeta, intuendo il proprio tramonto, profetizzando la morte, vorrebbe ritornare nell’utero della propria opera, scassandola, scassinandola. L’ultimo gesto poetico di Pasolini è in friulano, è la poesia Saluto e augurio, testamentaria, congedo dal linguaggio proprio – non natio, connaturato, ma della stirpe e del mito – e perciò dalla patria, dalla Storia, dalla vita: “A è quasi sigùr che chista/ a è la me ultima poesia par furlàn”. Il testo, prima di deporsi in volume, esce sull’“Almanacco dello Specchio”, nel marzo del 1975. Ha dei passaggi di tenera bellezza (che calchiamo nella traduzione italiana): “Tu difendi, conserva, prega:/ ma ama i poveri: ama la loro diversità./ Ama la loro voglia di vivere soli/ nel loro mondo, tra prati e palazzi// dove non arrivi la parola/ del nostro mondo; ama il confine/ che hanno segnato tra noi e loro;/ ama il loro dialetto inventato ogni mattina// per non farsi capire”. Pare un ritratto di Pasolini con l’autoscatto, il programma estetico e dunque esistenziale. Pasolini povero al mondo, che percorre l’esilio, mordendo il fango, odorando la stella.
Due parole ne bloccano l’atto: cunfìn, confine, e poi diversitàt, diversità. Di Pasolini, scrittore sconfinato, in effetti, sappiamo tutto, troppo, ne abbiamo scartavetrato la vita, già nudo lo abbiamo dissezionato, organizzando un ‘mostro’. Dimenticando le origini. Nato a Bologna, celebrato a Roma, Pasolini scopre la poesia in Friuli, a Casarsa della Delizia, la terra materna, dove nasce, appunto, poeta. E la poesia, per Pasolini, parla già una lingua ‘diversa’ e della magnetica diversità, si esprime in friulano, esercitando versi edenici, liquidi (la Dedica è alla “Fontana d’acqua del mio paese”, Fontana di rustic amòur), tesi tra Pascoli e Rimbaud, assoluti. In effetti, lo scopo di Pasolini, che nel 1945 fonda, a 23 anni, l’“Academiuta de lengua furlana”, con tanto di rivista fraterna (“Stroligut”) e dichiarazione d’intenti letterari (“Il Friuli si unisce, con la sua sterile storia, e il suo innocente, trepido desiderio di poesia, alla Provenza, alla Catalogna, ai Grigioni, alla Rumenia, e a tutte le Piccole Patrie di lingua romanza”), era quello di creare “una specie di linguaggio assoluto, inesistente in natura” (così nella Nota a La meglio gioventù). Da una parte Pasolini agisce come un nuovo ‘trovatore’, dall’altra esplicita una furia linguistica onnivora, joyciana, che tende all’“epoca inconsumata della coscienza” a “cose e fatti di una verginità sicura” (“Stroligut”, aprile 1946), una lingua propria, appropriata, privata, capace perfino di annientare l’italiano (“le versioni in italiano a piè di pagina”, ci spiega PPP, non sono sterili calchi ma “parte integrante del testo: stese con cura e quasi, idealmente, contemporaneamente al friulano”).
Il precoce esito, delicatissimo, di questa catabasi linguistica sono le Poesie a Casarsa, stampate in privato a Bologna, nel 1942, presso la Libreria Antiquaria Mario Landi, riconosciute immediatamente da Gianfranco Contini, che scrive sul “Corriere del Ticino” nel 1943, un articolo che ne benedice il genio (“in questo fascicoletto si scorgerà la prima accensione della letteratura dialettale all’aura della poesia d’oggi”) e poi, tra l’altro, su “L’Approdo”, nel 1954 (Dialetto e poesie in Italia): “Ciò che fa di lui un autentico félibre, come in Provenza o in Catalogna […] è che attorno a una linea melodica e concettuale carica ma semplice […] l’autore inventa una nuova fisicità verbale, una materia di poesia nel senso più letterale e artigianale”. A quella latitudine cronologica, comunque, Pasolini ha già compiuto il suo titanico atto intellettuale, la composizione, per l’editore Guanda, dell’antologia sulla Poesia dialettale del Novecento (1952). Prima di lui, il nulla o quasi, reperti folcloristici, raccolte più utili all’antropologia che alla letteratura. Nell’introduzione oceanica, che intende giustificare i dialetti come lingua ‘patria’ per davvero e non sibilo sinistro, carnevalesco, buono per la fiera e oppresso dall’educazione scolastica, PPP ci dice due cose (parlando di sé in terza persona, augusteo).
Primo: che il friulano era “una lingua non sua, ma materna, non sua, ma parlata da coloro che egli amava con dolcezza e violenza, torbidamente e candidamente”. Quindi: il friulano è frullato di linguaggio, invenzione alchemica. Secondo: che il friulano versificato dai ‘suoi’, i “félibri casarsesi”, non ha alcun legame “con le forme per definizione dialettali: il loro apprentissage poetico si compie tutto al di fuori del dialetto”. Al di là di “una educazione sentimentale condizionata quasi morbosamente dall’amore-nostalgia per il loro dialetto e la loro terra” ci si è educati alla corte di Pascoli, di Mallarmé, dei provenzali, di Machado, di Joyce (che muore appena Pasolini comincia a dar versi). Pasolini, poi, farà esplodere altri linguaggi, pressoché tutta la gamma della comunicazione, dal saggio al romanzo, dalla poesia al cinema, diventando avanguardia a sé, senza scuole né scolari. Bagliori di quella ferocia friulana si leggono sul rasoio di alcuni estratti autobiografici.
Nel 1953 Pasolini scopre un giovanissimo lirico. Ha sedici anni, viene dalla provincia di Verona, si chiama Cesare Padovani, scrive in dialetto veneto ed è un handicappato. Pasolini lo legge su “Oggi”, è a Roma, gli scrive, “sconosciuto e irrichiesto”, impulsivamente. “Non c’è niente di peggio di divenire subito ‘merce’. Se tu dipingi e scrivi poesie sul serio, per una ragione profonda e non solo per consolarti delle tue disavventure fisiche (o magari, come dicono, per ragioni terapeutiche…), sii geloso di quello che fai, abbine un assoluto pudore”. Poi instaura una fratellanza, “devi sapere che anche io a diciotto anni ho cominciato a scrivere dei versi in dialetto (friulano)”, sancisce un contatto-contratto tra diversità (“la mia malattia non era fisica né nervosa, ma psicologica”), invia al giovane Padovani la raccolta in versi Tal còur di un frut, pubblicata quell’anno, con una dedica cannibale (“A Cesarino Padovani come a un antico me stesso miracolosamente nuovo”), si designa, da diverso a diverso, in contrariata innaturalità, maestro. In altre lettere Pasolini disciplina i versi in dialetto di Padovani (“c’è implicitamente, dietro le tue parole, l’opinione errata che il dialetto debba servire a trasporti affettivi convenzionali e senza mordente”), gli indica gli studi da percorrere (“ti consiglio senz’altro il Ginnasio e il Liceo: le difficoltà le supererai”) e ne battezza il destino intellettuale (“credo di capire che in te prevarrà la vocazione critica su quella poetica”). Poi si scorda di lui, e della malia del friulano. Vi torna, appunto, prefigurando la fine, alla fine, come una stanza ancora virginea nello squallore della Storia, come una definitiva malinconia, tra la pugnalata e la salvezza. (d.b.)
*In copertina: ritratto di Pier Paolo Pasolini realizzato da Sandro Becchetti (la fotografia è tratta da qui)
L'articolo “Dove non arrivi la parola del nostro mondo”. Pier Paolo Pasolini: nel giorno della morte parliamo di lui bambino, ragazzo proviene da Pangea.
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Sembra che Pixar abbia prestato attenzione a tutto ciò che esiste: giocattoli, automobili, robot e persino emozioni. Ma non hanno ancora finito e stanno dando alle anime umane una mente propria con il loro nuovo film "Soul". Questo era un altro film che avrebbe dovuto uscire nelle sale, ma sfortunatamente è stato perso a causa della pandemia. Quindi, ha ottenuto un posto nel servizio di streaming della Disney. "Soul" vede Jamie Foxx nei panni di Joe Gardner, un residente di New York che ha la possibilità di suonare in una famosa band jazz. Ma, dopo che muore improvvisamente, deve trovare un modo per tornare al suo corpo prima dell'inizio del concerto ed evitare di andare al Great Beyond. Lungo la strada, fa amicizia con un'anima dispettosa, 22 (doppiata da Tina Fey) che rifiuta di trasferirsi sulla Terra. La Pixar brillerà ancora una volta con la sua ultima entrata, e spero che venga ripubblicata una volta che i cinema riapriranno. È un film adorabile e commovente. Jamie Foxx offre una voce fantastica recitando come l'insegnante che viene continuamente rifiutato da vari gruppi jazz in cui vuole disperatamente suonare, per incontrare la sua fine prematura una volta che arriva la sua grande occasione. È subito piacevole e le sue motivazioni sono del tutto comprensibili. Anche 22 è carino, ma per un motivo diverso: è sfacciato e trasporta la maggior parte dell'umorismo quando racconta i suoi precedenti mentori, tra cui Abraham Lincoln e Madre Teresa. Più avanti nel film, molte delle battute sono buffonate, e questo funziona anche a causa delle personalità opposte. Joe è così disperato di tornare sulla Terra mentre 22 non ha alcun interesse. Tuttavia, il duo funziona perfettamente. Qualcosa di cui parlo raramente quando parlo di un film è la diversità. Tuttavia, questo dovrebbe essere menzionato. La maggior parte del cast è nera o di lingua spagnola, cosa che ammiro. Mostra che la Pixar vuole essere più diversificata con ogni film che realizza; il suo ultimo film è stato il messicano "Coco", che è ancora il mio film Pixar preferito. E, come "Coco", anche la colonna sonora è importante per la storia; È ciò che guida Joe Gardner nella vita. Pertanto, non dovrebbe essere solo buono, ma anche significativo. "Soul" ha sicuramente la colonna sonora più interessante, con un mix di soft jazz e musica elettronica. Questi generi sono usati per separare il mondo reale e il mondo degli spiriti, dando al mondo già sognante un senso di meraviglia rispetto al mondo reale più radicato. Come accennato all'inizio, mi aspetto che "Soul" venga rilasciato di nuovo nelle sale per un solo motivo: le immagini. La divisione tra la Terra e il mondo degli spiriti è chiara, non solo attraverso la sua musica ma anche attraverso le immagini: The Great Before sembra sognante e liscio per adattarsi alla natura delle anime non nate, mentre che la scala per il Grande Al di là è meravigliosa e rara, dandole un'aura misteriosa. Questa scena in particolare era la mia preferita, così come le linee di schizzo in bianco e nero dell'autunno tra le due grandi aree. Il mix di stili di animazione impressionanti è meraviglioso da guardare e rende questo film visivamente unico. Anche l'animazione dei personaggi è interessante e unica; Mentre la Pixar ha iniziato a clonare Andy più volte come un modo per rallegrare i suoi amici in "Toy Story", questo film mostra davvero quanto sia arrivata la società da allora in termini di animazione delle persone. Nessuno ha lo stesso aspetto qui e ognuno ha il proprio aspetto e le proprie peculiarità. E le anime sembrano ultraterrene ma ancora identificabili; puoi dire chi erano quando vivevano sulla Terra. Nel complesso, la Pixar ha realizzato un altro classico animato con "Soul". Era un film che originariamente non mi interessava, ma sono contento di averlo visto. La musica e l'animazione rendono questo film Pixar unico e spero davvero che venga girato al cinema quando sarà il momento, perché questo è un film che merita di essere visto sul grande schermo. Non solo, ma è chiaro che la Pixar sta diventando culturalmente diversificata con le loro recenti voci e questo è qualcosa che ammiro davvero e spero che continuino a fare in futuro. L'ultima animazione della Pixar sembra un compagno ideale del suo precedente successo esistenziale Inside Out. Soul segue il musicista jazz e insegnante Joe Gardner (Jamie Foxx), che ha trascorso gran parte della sua vita insegnando agli studenti come abbracciare il potere della musica mentre desideravano il successo della propria carriera jazz.
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Facciamo un po’ di chiarezza
Articolo di Giorgio Nardone (psicoterapeuta).
C’è molta confusione in giro e, a dire il vero, proprio a partire dagli stessi counselor, coach, psicologi o psicoterapeuti, molti fanno ciò non che non dovrebbero, come spesso succede quando si sente odore di business, purtroppo anche chi organizza corsi come noi fa la sua parte per creare un gran fumo. Da parte nostra vorremo contribuire a dare qualche chiarimento utile.
Cominciamo con il Counselor
COUNSELOR: il Counselling è una “relazione d’aiuto”, professione disciplinata dalla Legge n°4 del 14 gennaio 2013. Essa consiste nell’applicazione da parte del professionista di un insieme di tecniche, abilità e competenze tese a facilitare il Cliente nell’uso delle sue risorse personali, affinché questi possa trovare la soluzione per un problema che crea disagio esistenziale e per migliorare complessivamente la qualità della sua vita.
Lo scopo del Counselling è quello di offrire al Cliente l’opportunità di esplorare e riconoscere i propri schemi d’azione e di pensiero e aumentare il livello di consapevolezza, così da saper utilizzare al meglio le proprie risorse personali per gestirsi in modo efficace e raggiungere un maggiore benessere.
Il Counsellor opera nel campo della prevenzione della malattia e in quello della promozione della salute, così come intesa e definita dalla Carta di Ottawa nel 1986. Il Counsellor possiede competenze specifiche per la promozione del benessere dell’individuo e non esercita attività sanitarie.
Per il suo specifico settore di intervento il counselor non va confuso con altre figure professionali, quali lo psicologo, lo psicoterapeuta, etc. . Infatti l’attività di counseling non prevede l’utilizzo di tecniche e metodologie di intervento proprie delle figure professionali citate, come: la somministrazione o prescrizione di farmaci, l’utilizzo di test psicodiagnostici e quelle attività che nel dettaglio sono proprie della figura dello psicologo o dello psicoterapeuta.
I Counselor si occupano di persone sostanzialmente sane che hanno bisogno di colloqui di sostegno o di aiuto per affrontare problemi relazionali o decisionali senza la necessità di una cura di tipo psicoterapeutico o farmacologico che richiede competenze e specializzazioni diverse.
<Quando stai vivendo un momento ingarbugliato e hai bisogno di rimettere le cose a posto, un counselor, attraverso l'ascolto e specifiche tecniche di colloquio, (nel nostro caso attraverso il dialogo strategico) ti sostiene nel ritrovare le tue energie interiori per ripartire. Ad ognuno di noi può capitare di attraversare momenti difficili e confusi in cui capiamo di avere bisogno di un sostegno più efficace del semplice “momento di sfogo con l'amico del cuore”. Un counselor, dunque, ti aiuta a scegliere senza scegliere al posto tuo. Ti aiuta a ripartire lasciandoti la responsabilità dei tuoi passi. Ti sostiene nel cambiamento e nel recupero delle tue “energie sopite” nei momenti chiave della tua vita. Il percorso di counseling è quindi per definizione legato ad un obiettivo di cambiamento specifico e può essere applicato alle diverse dimensioni della vita: relazioni familiari e/o di coppia, vita professionale, ecc.>
Quello che comunque ci preme sottolineare è che aiutare le persone, in qualunque modo venga fatto e in qualunque contesto, è un’attività difficile e delicata, in cui la buona volontà, l’altruismo e la pazienza non bastano. A volte con le migliori intenzioni si creano gli effetti peggiori. CHI È COACH E COSA È COACHING ? Come per il counseling in Italia non è una professione regolamentata: lo Stato non indica cioè i requisiti minimi necessari per fare il Coach. Non esiste alcuna normativa di riferimento, nessun percorso formativo obbligatorio, né tanto meno l’obbligo per il professionista di iscrizione ad un albo professionale. In tale quadro normativo “chiunque può definirsi coach” .
La parola “coaching” è apparsa per la prima volta sul finire del ‘900 negli Stati Uniti per indicare quell'attività specifica che vede un allenatore impegnato a sostenere, guidare e motivare una squadra o un singolo atleta per migliorarne le prestazioni in vista delle future competizioni. Da circa una decina di anni, però, questo termine si è esteso e generalizzato al di fuori dell'ambito sportivo in cui era nato, venendosi a configurare come un intervento indirizzato a un individuo o a un gruppo, con lo scopo di aiutarlo a ottenere risultati ottimali in ambito sia lavorativo che personale. Diffusosi ultimamente soprattutto in ambito manageriale, il coaching si differenzia dagli interventi di psicoterapia e consulenza poiché non è orientato alla cura di disturbi psicologici o alla risoluzione di specifici problemi, bensì allo sviluppo dei talenti, nella direzione di fare emergere a pieno le potenzialità degli individui a vantaggio di una competenza da sviluppare o di un risultato da migliorare. Professione in rapida e crescente espansione, il coaching trova applicazione nei più diversi ambiti personali e professionali.
In ambito imprenditoriale - dai business tradizionali all’e-commerce; da imprese consolidate a imprese in fase di lancio – il coach focalizza il proprio intervento nell’aiutare l’imprenditore a sviluppare business plan specifici e personalizzati. In situazioni come coppie, famiglie, team (sportivi o di lavoro) e comunità, il coach è invece chiamato per migliorare la qualità dell’interazione e dei risultati attraverso la rilevazione delle forze e delle debolezze del contesto e il conseguente sviluppo di piani adeguati per produrre i cambiamenti necessari.
Il coaching individuale - il più noto e frequente (chiamato anche “life coaching”) – si caratterizza per un rapporto esclusivo tra due persone - il coach e il “coachee” (manager, atleta, personaggio dello spettacolo…) -, in cui il primo aiuta il secondo a focalizzare i propri obiettivi e priorità e lo supporta, in termini prevalentemente motivazionali, nel mantenere e portare a termine il programma stabilito.
E la lista delle diverse tipologie di coaching potrebbe allungarsi a dismisura. Il termine coaching, infatti,ha raggiunto in pochissimo tempo una molteplicità di significati ed applicazioni che, secondo le leggi mediatiche più tipiche della nostra epoca, ha visto anche un contemporaneo proliferare di dissertazioni teoriche ed estese bibliografie sul tema.
Un'ampia schiera di professionisti, provenienti dalle più diverse discipline, ha trovato la possibilità di proporsi e proporre la propria idea al riguardo. Una sorta di “corsa verso l’ovest”, alla conquista di territori inesplorati e suggestivi per la possibilità di interventi e per le opportunità percepite. Una corsa velocissima, ognuno con la propria bandiera da conficcare e tutti diversi l’uno dall’altro per le risorse, i mezzi, gli strumenti, le conoscenze e le esperienze da mettere in gioco. Ma a differenza della vecchia corsa all’oro, prevalentemente individuale, questa è una corsa in cui i partecipanti sono costretti ad interagire e a collaborare l’uno con l’altro nel creare questa nuova professionalità, prevedendo il rispetto di alcune regole fondamentali.
La prima è quella per cui ogni intervento di coaching trova significato e valore solo attraverso il riscontro oggettivo degli obiettivi e dei traguardi progressivamente raggiunti. In altri termini, non esiste un intervento di coaching se non ci sono successi. Il coaching, dunque, è innanzitutto l’espressione di una professionalità assolutamente pragmatica e come tale impone, ai coach e ai loro interlocutori , l’assunzione di responsabilità precise e a volte impegnative. Un buon coach deve sapere guidare il cliente a sviluppare i propri talenti in vista del raggiungimento di specifici obiettivi, e lo deve fare nel modo il più possibile rapido ed efficace. Ecco quindi che i criteri pragmatici di efficacia ed efficienza si configurano come elementi fondamentali nella scelta del modello di coaching da utilizzare.
Un secondo elemento distintivo, che accomuna tra loro anche i più diversi modelli di coaching, è l'estrema enfasi posta nel sottolineare la diversità teorica e metodologica del coaching rispetto ad altre forme di intervento, come le attività terapeutiche o di consulenza. Dalle prime il coaching si vuole distinguere evidenziando il suo essere rivolto a persone libere da disturbi psicologici invalidanti, ovvero persone sostanzialmente indipendenti ed autonome che desiderano migliorare le proprie prestazioni (personali o lavorative) e ricercano quindi un aiuto esterno che possa facilitare questo processo di miglioramento.
Dall’attività di consulenza, invece, il coaching tende a distinguersi non presupponendo come necessario per il coach il possedere competenze specifiche sul contesto aziendale (o sportivo) d’intervento. Certo, tali competenze se presenti possono facilitare il processo di coaching, ma dal coach stesso non vengono usate per fini diagnostici o valutativi.
In quest’ottica la natura e lo scopo del coaching più tradizionale tendono a concretizzarsi in una sorta di partnership tra coach e cliente, mirata al raggiungimento di obiettivi, condivisi e misurabili, generalmente inerenti l’incremento delle conoscenze, del livello di performance e della qualità della vita delle persone coinvolte. Processo che, nel suo evolversi, ha come caratteristiche distintive l'essere orientato sul presente e sul futuro e il focalizzarsi prevalentemente sullo sviluppo delle risorse del cliente, evitando di affrontare la risoluzione diretta di eventuali problematiche emotive o cognitive.
CHI È LO PSICOLOGO E COSA FA ? PSICOLOGO: è necessaria una laurea in Psicologia legalmente conseguita presso un’Università Italiana, un Tirocinio Formativo della durata di un anno effettuato con la supervisione di un tutor professionista iscritto all’Ordine Nazionale degli Psicologi Italiani e il superamento dell’Esame di Stato che consente l’iscrizione all’Albo degli Psicologi della Regione di appartenenza, obbligatoria per esercitare.
Tale qualifica gli permette di intervenire su problematiche affettive, relazionali e sociali, sia in età evolutiva (infanzia e adolescenza), sia in età adulta (individuale, coppia, gruppo o famiglia). Lo psicologo può fare diagnosi, valutazioni, interventi di prevenzione, ma non "cura", non prescrive farmaci, ma utilizza la relazione, l’ascolto, l’empatia, la parola, come strumenti, naturalmente utilizzandoli secondo specifiche tecniche basate sulle teorie fondamentali alle quali fa riferimento il professionista.
CHI È E COSA FA LO PSICOTERAPEUTA ? PSICOTERAPEUTA: è un laureato in psicologia o in medicina con una specializzazione di almeno quattro anni in una scuola riconosciuta ufficialmente dallo stato italiano. Questo consente l’iscrizione all’elenco degli psicoterapeuti dell’Ordine degli Psicologi. Lo Psicoterapeuta è colui che "cura" la patologia, e aiuta la persona a tornare ad una condizione di benessere, magari migliore di quello precedente come problemi di origine esistenziale (fobie, traumi, lutti, separazioni, timidezza, complessi, ecc.) o psicopatologie(disturbi d’ansia, attacchi di panico, depressione, disturbo ossessivo compulsivo, ipocondria, ecc.). Non utilizza farmaci, benché possa prevedere la combinazione di psicoterapia e psicofarmacologia.
La differenza tra gli psicoterapeuti sta nella loro formazione a Modelli diversi di terapia, esistono diverse Scuole di specializzazione che propongo percorsi riferiti ad approcci teorici e metodologici anche molto differenti tra loro, come per esempio il modello di terapia breve strategica, di terapia psicoanalitica, psicodinamico, sistemica, cognitiva, comportamentale, etc. etc.
Per questo i Modelli di riferimento seguiti dallo psicoterapeuta possono condurre a terapie con tempi ed esiti estremamente diversi.
Fonte: http://rolandociofi.blogspot.it/2013/08/differenze-tra-counselour-coach.html
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https://bookabook.it/libro/le-vite-concentriche-pablo-fortuna/
La questione del genere, complicata di per sé quando la si affronta in relazione all’identità sessuale, diventa ancor più problematica se applicata ai libri.
Normalmente è l’individuo stesso a identificarsi in una determinata “categoria” (com’è giusto che sia) – sempre tenendo conto che, considerata la difficoltà di autodeterminazione in qualunque percoso esistenziale, non sempre è possibile o doveroso –, mentre la letteratura, la musica e il cinema non soggiacciono a simili imperativi né devono combattere quotidianamente per ottenere il beneplacito di chicchessia.
È l’eterno paradosso della critica: c’è veramente bisogno di etichettare tutto quel che abbiamo di fronte?
A mio parere può essere utile, posto che non ci si prenda troppo sul serio (onde evitare equivoci: parlo di parole, non di persone); ragion per cui proverò a fare dell’autoanalisi, ma senza un approccio da anatomopatologo.
In “Loro”, il mio primo romanzo, una relazione di natura apparentemente romantica fungeva da pretesto per raccontare una storia costellata di invenzioni satiriche – se vogliamo parodistiche –, dove a spiccare erano soprattutto gli elementi fantastici.
Con “Le vite concentriche di Pablo e Fortuna” ho imboccato il sentiero diametralmente opposto: è una vicenda imperniata su elementi fantastici, che però non costituiscono che un mero pretesto per raccontare l’evolversi di una relazione diversamente romantica.
Non si tratta di una semplice inversione di paradigma, ma di un’effettiva trasmutazione formale: in pratica, è come se il mio stile di scrittura avesse compiuto un’autentica transizione.
Banalmente, “Loro” è lo sguardo maschile (o lo yin), “Le vite concentriche di Pablo e Fortuna” è lo sguardo femminile (o lo yang).
Questa diversità si può ravvisare anche nelle categorie di appartenenza dei due libri, col primo ascrivibile ai filoni science fantasy e umoristico; e il secondo che potremmo catalogare come surrealista e romantico, ma costituito da un cuore pulsante che è una moltitudine di generi, anche “estremi” (e spesso in contrasto).
Le prime impressioni che sto ricevendo in questi giorni parlano di un’opera appassionante e scorrevole (il miglior complimento che si possa fare a un autore), non di un polpettone indigesto, quindi – definizioni a parte – in realtà lo spirito del romanzo pare non discostarsi troppo da “Loro”.
Lo potete preacquistare direttamente da qui! à Le vite concentriche di Pablo e Fortuna - bookabook
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Fante di Coppe
"La Fine di un Epoca interiore".
Opporci alle scelte che abbiamo compiuto è presuntuoso.
Giudicare ciò che abbiamo vissuto con l'occhio della moralità, della contestazione etica e morale, del senso di colpa, ci distoglie dall'essenza dell'Esperienza.
L'Esperienza non ha giudizio.
E non ha colpa.
La "Colpa" è un vissuto puramente umano.
Non esiste come costrutto d'Anima.
La "Colpa" e le "sensazioni" che essa attiva sui diversi livelli della psiche e del sentito, rappresentano, nella loro composizione più profonda, la contraddizione dei piani di integrazione emozionale.
Il suo movimento strisciante e ambivalente ci riporta alla separazione dalla Verità interiore.
All'allontanamento dall'Amore.
Ci ingabbia attraverso un profondo e denso Dolore interiore e si dondola a cavallo tra la morte dell'Ego, lo svilimento dell'identità e la vergogna di esistere.
Si espande e si cristallizza nella Paura di non essere mai abbastanza e nel terrore della Punizione e del Rifiuto.
La "colpa" ci rende piccoli. Ci umilia. Ci costringe a stare all'angolo. Emarginati, indifesi, reietti e colpevoli.
Ci porta a non sentirci meritevoli di nulla. Di nessun eredità, di nessun gesto d'Amore vero, di nessuna espressione di "Vincita".
Ci fa restare immobili, fermi, impotenti, in punizione, all'angolo per un'intera esistenza, separati dai nostri talenti e dalla nostra generatività. Dal nostro Corpo fisico. Dalla nostra voglia di condividere, brillare, muoverci, risplendere. Dalla nostra Vita.
Dicembre ci porge la mano.
Ci invita a separarci dal nostro "angolo di Dolore". A salutare la malattia dell'"invisibilità", della "solitudine interiore", della "espiazione dei nostri presunti peccati".
Per risplendere.
Per ritornare alla Vita.
Per celebrare i nostri Doni e porgere un saluto ed un inchino di accettazione ed armistizio a coloro che li hanno calpestati. Con o senza consapevolezza.
Ogni nostro "incontro ravvicinato" con l'Impotenza e il Rifiuto ha attivato e foraggiato la nostra menzogna, la nostra bugia interiore, il nostro "Sdegno incarnazionale".
La Colpa è la rappresentazione antica del "peccato originale" ed è un'eredità "collettiva", non solo "individuale". Va risolta attraversando tutti i diversi piani della Coscienza.
Ciascuno di noi detiene tra le pieghe dell'Inconscio, nel Cuore Cristallino, oltre la Paura e il Senso di Colpa, il "Diritto all'Esistenza".
Esso sta guarendo. Si sta risvegliando e radicando nel Corpo e nella Psiche.
Avete Diritto di Esistere. Tutti. Indistintamente. Vittime e Carnefici.
Non siete colpevoli di nessun "reato esistenziale". Non siete obbligati a morire o ad ammalarvi di Dipendenza e di Dolore.
Anche se nessuno vi voleva. Anche se non eravate visti o amati. Anche se i vostri bisogni non erano contemplati all'interno delle relazioni di cura dell'Infanzia.
Siate onesti. Non è una "colpa" venire al mondo. E' un'opportunità d'Amore.
E se affronterete con integrità, compassione e bellezza i vostri prossimi passi nella Direzione dei saluti, vi accorgerete che la Guarigione emozionale non passerà attraverso la negazione, il rigetto, il rifiuto violento o il giudizio impietoso verso voi stessi o verso l'Altro, ma nella pienezza di Gratitudine.
Dicembre pone fine all'isolamento. Si porta via con sé quel senso di abbandono e di emarginazione che tanto ha ferito i Cuori nella "diversità di sentito".
"Tornerete ad amare". Dopo millenni di "separazione".
E questo è l'annuncio più bello che il vostro Sistema interiore possa mai ricevere.
Lo aspettavamo da tempo questo Amore condiviso con la nostra Anima.
Per noi stessi e per l'Altro. Da Cuore a Cuore. Da Anima ad Anima.
Ma non potevamo viverlo da Vittime. O da Carnefici.
L'Amore doveva risplendere libero dalle "colpe", dai ruoli, dagli schemi.
Non avrà più bisogno di ricatti e costrutti disfunzionali.
E lo scopriremo presto.
Gennaio è alle porte. Preparate lo slittino. Nei prossimi potenti e scoppiettanti giorni si scivola via ancora più spediti e veloci.
Mirtilla Esmeralda
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"I fiori del male" (Les Fleurs du mal) è una delle opere più celebri e influenti della letteratura francese, pubblicata per la prima volta nel 1857. Questa raccolta di poesie rappresenta un viaggio profondo e oscuro nell'animo umano, esplorando temi come la bellezza, la decadenza, l'amore, la morte e la ribellione.
Baudelaire utilizza un linguaggio ricco e simbolico per descrivere la sua visione del mondo, spesso caratterizzata da un senso di spleen, un termine che indica una profonda malinconia e noia esistenziale. Le poesie sono suddivise in sei sezioni principali: Spleen e Ideale, Quadri Parigini, Il Vino, I Fiori del Male, La Rivolta e La Morte.
Ogni sezione rappresenta una fase del percorso esistenziale del poeta, dalla consapevolezza della propria diversità rispetto al mondo esterno, alle esperienze nella vita degradata della metropoli, fino al desiderio di fuga nell'alcol e nelle droghe, e infine alla ribellione contro Dio e al rifiuto totale del mondo attraverso la morte.
Baudelaire riesce a trasformare la corruzione e la volgarità della società contemporanea in arte, creando una bellezza che solo la poesia può realizzare. La sua capacità di vedere oltre le apparenze e di rivelare una realtà più profonda e autentica è uno degli aspetti più affascinanti della sua opera.
Charles Pierre Baudelaire nacque il 9 aprile 1821 a Parigi, figlio di Joseph-François Baudelaire, un funzionario pubblico e artista dilettante, e Caroline Dufaÿs. La morte precoce del padre e il successivo matrimonio della madre con il tenente colonnello Jacques Aupick influenzarono profondamente la sua vita e la sua opera.
Baudelaire fu educato al Lycée Louis-le-Grand di Parigi, dove iniziò a mostrare un interesse precoce per la letteratura. Tuttavia, la sua vita scolastica fu irregolare, caratterizzata da periodi di grande diligenza alternati a momenti di indolenza. Durante la sua giovinezza, Baudelaire iniziò a frequentare i circoli bohémien di Parigi, sviluppando un gusto per la vita dissoluta e per le esperienze estreme, che avrebbero poi influenzato profondamente la sua poesia.
Nel 1841, su pressione della famiglia, intraprese un viaggio in India, ma tornò a Parigi dopo pochi mesi. Questo viaggio, sebbene breve, lasciò un'impronta duratura sulla sua immaginazione e sulla sua opera. Al suo ritorno, Baudelaire iniziò a scrivere e a pubblicare poesie, guadagnandosi una reputazione come uno dei poeti più promettenti della sua generazione.
La pubblicazione de "I fiori del male" nel 1857 fu accolta con scandalo e controversie. L'opera fu accusata di oscenità e sei delle poesie furono censurate. Nonostante ciò, "I fiori del male" consolidò la reputazione di Baudelaire come uno dei più grandi poeti del suo tempo. La sua capacità di esplorare i lati più oscuri dell'esperienza umana con una bellezza lirica senza pari lo rese una figura centrale nel movimento simbolista e un precursore del modernismo.
Baudelaire trascorse gli ultimi anni della sua vita in condizioni di salute precarie, afflitto da problemi finanziari e da una dipendenza crescente dall'oppio e dall'alcol. Morì il 31 agosto 1867 a Parigi.
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L'umanità è diventata una minaccia esistenziale alla propria esistenza. Negli ultimi 5000 anni abbiamo abbattuto più della metà delle foreste del mondo. Solo negli ultimi 50 anni l'attività umana ha contribuito alla perdita di quasi due terzi dei mammiferi, uccelli, pesci e rettili del mondo. Abbiamo eliminato la diversità vitale dalle nostre diete al punto che oggi tre quarti del cibo mondiale proviene da una dozzina di colture e da cinque specie animali. Le pratiche attuali continuano — entro il 2050 — ci sarà più plastica che pesci negli oceani del mondo. Le microplastiche sono state rilevate nella nostra acqua potabile, nella nostra catena alimentare e persino sotto la pioggia delle regioni più remote. La salute del pianeta, la salute degli ecosistemi e la salute umana sono strettamente collegate. Se combattiamo solo i sintomi come il cambiamento climatico e il collasso degli ecosistemi a cascata piuttosto che le cause alla base della nostra insostenibile visione del mondo, la nostra cieca fede nella tecnologia creerà tecnologie esponenziali in fuga che modellano un futuro distopico su un pianeta molto impoverito. I cambiamenti a monte che dobbiamo catalizzare sono prevalentemente cambiamenti del nostro cuore e della nostra mente che ci porteranno non solo a fare diversamente gli uni dagli altri e la Terra, ma ad essere diversamente come umili amministratori e attenti guaritori che co-creano condizioni favorevoli alla vita.
https://medium.com/age-of-awareness/regenerating-the-earth-and-her-people-76987ec8cd0
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La psicologia esoterica. Introduzione
La psicologia esoterica
Introduzione
Supercosciente
Negli ultimi cento anni il termine psicologia (dal greco psyché=spirito, anima e da logos, discorso, studio), come studio dello spirito e dell'anima, è profondamente mutato, adeguandosi alle nuove prospettive scientifiche e alla loro metodologia. La psicologia non è più lo studio dello spirito, ma piuttosto lo studio dei meccanismi che regolano le funzioni mentali, siano esse cognitive (memoria, intelligenza, percezione, ecc.), dinamiche (istinto, pulsione, attaccamento) o comportamentali. La psicologia è una disciplina della mente, intesa come il luogo dove questi fenomeni avvengono, mentre lo psicologo è colui che studia questi fenomeni applicando il metodo scientifico.
Secoli di discquisizioni sull'anima e sullo spirito non possono però essere relegati nel buio. Il sapere simbolico e segreto degli antichi, che pure si occupano dell'<<anima>>, intesa non solo come mente e cervello, ma anche come quell'essenza immateriale numinosa che è il fondamento dell'essere umano e della sua consapevolezza, deve essere recuperato per consentire alla psicologia di sopravvivere non solo come scienza, ma anche come disciplina di mondi interiori in cui l'anima è presente compie il suo viaggio.
La psicologia junghiana, ma anche quella freudiana, ci mostrano molto bene come esse siano approcci diversi ad una materia che spesso è la medesima delle discipline esoteriche. L'oggetto (o meglio il soggetto) di quella filosofia occulta, l'esoterismo che stentiamo a chiamare magia, è infatti similare all'anima, lo spirito. Cambiano le visuali e soprattutto i risultati. Se il risultato finale di una psicologia che si sviluppa in un ambito medico, cioè scientifico, è quello di dare vita ad una terapia psicoanalitica, nel caso di Freud, una psicologia esoterica che non parte dal progetto di verità proposto dal metodo scientifico, sia esso descrittivo o sperimentale, ha come obiettivo la guarigione spirituale, intesa come percorso soggettivo ed individuale che preserva oppure salva la persona dal malessere interiore.
Possiamo decidere quale di queste discipline sia più utile per la risoluzione dei nostri problemi, cercando però di non confonderle. Questo può avvenire solo se abbiamo ben chiaro che cosa sia la scienza e che cosa sia invece l'esoterismo.
La confusione dei termini e del linguaggio ha portato l'esoterismo a psicologizzarsi e una certa psicologia ad uscire fuori dal campo della scienza. Tutto ciò può essere auspicabile solo nel momento in cui esiste la consapevolezza della profonda diversità che passa tra un approccio esoterico e un approccio scientifico dell'uomo.
L'esoterismo è un termine che indica quelle dottrine di carattere segreto i cui insegnamenti possono portare non tanto alla <<verità>>, ma ad un'interpretazione personale di una verità che già sta in noi e che risiede in quella dimensione che noi chiamiamo spirito. La scienza, si propone di giungere ad una descrizione precisa della realtà del mondo delle cose per giungere ad una verità che sia universalmente condivisa.
Una psicologia esoterica si fonda sul presupposto, dell'infinita possibilità interpretativa rispetto alla verità del mondo interiore. A differenza di una terapia psicanalitica, essa non tenta una terapia dell'interpretazione, basata su un modello, ma un percorso di guarigione, in cui all'interpretazione è sostituita l'esperienza viva di simboli che sono in definitiva possibili da interpretare perché già immagini interiori di una dimensione che non appartiene al mondo delle cose, ma del soggetto che le incontra.
Il demone o l'angelo sono già simboli (e persino l'uomo stesso è un simbolo), modi in cui la verità dello spirito, della nostra essenza ci si consegna, con un messaggio che non può essere decifrato attraverso il logos, la ragione. Allo stesso modo pensare che nevrosi e psicosi siano originate da entità nefaste, come propone un certo esoterismo di maniera, o che la percezione di forze spirituali avverse non sia niente altro che la manifestazione di una nevrosi, come fa una psicologia altrettanto di maniera, sarebbe come chiedersi se sia nato prima l'uomo o la gallina.
Esiste quindi la necessità di determinare una psicologia che sia più affine al linguaggio esoterico, che integri alcuni elementi della psicologia dinamica, senza tuttavia creare sovrapposizioni. Chiameremo questo terreno di confine, ancora interno in realtà all'esoterismo, <<psicologia esoterica>>.
Nell'esperienza spirituale e quindi anche nell'esperienza degli <<spiriti>>, delle energie, delle forze che animano il Cosmo, siano esse una sensazione, un segno, o una manifestazione tangibile, dobbiamo porre al centro l'uomo che fa questa esperienza e l'anima che di questa esperienza è oggetto, salvando innanzitutto la percezione dell'esperienza, sempre soggettiva. Integreremo questa percezione con un atteggiamento che più che psicologico in senso tecnico dovremmo piuttosto definire esistenziale. Molte volte nel tentativo di interpretare non facciamo che ridurre l'esperienza, razionalizzarla, soprattutto perché la maggior parte di noi non possiede almeno all'inizio, quei riferimenti essenziali, che sono alla base dell'esperienza dell'interpretazione.
Questa è <<psicologia esoterica>>, il portare ad una disposizione d'animo che sia simile a quella dell'iniziato che si trova davanti alla domanda, cioè alla Sfinge. L'importanza non sta in realtà nel <<pensare>> la risposta, ma nel viaggio di ricerca. La ricerca del Graal, è una volta compreso questo autenticamente, il Graal appare senza essere pensato.
Di fronte a un sogno a ad una visione, la domanda fondamentale è piuttosto perché ho fatto o ho cercato questa esperienza in quel dato momento. Non andrò a dare un significato alle immagini o alle parole, semplicemente mi focalizzerò su di esse, le lascerò agire. I simboli hanno un loro potere indipendente dalla realizzazione, da qualsiasi interpretazione: questo, a differenza di quanto avviene in un'analisi, deve essere l'altro pilastro della psicologia esoterica che in questi anni ha dato prova di sè in una serie di lavori di settore che si sono occupati degli ambienti più disparati dello spirito, dalla reincarnazione al channeling, all'ecospiritualità, e molto altro di cui cercheremo di dare una panoramica nell'ambito dell'ottica che abbiamo ora esposto.
#Annalisa Lanci#psicologia esoterica#esoterismo#mente umana#spiritualità#anima#spirito#buio e luce#buio e luce tra cielo e terra#tra cielo e terra
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#28
Vivere in prima persona i propri momenti e quelli altrui, anche in maniera indiretta, vuol dire acquisire conoscenza; permette di scolpire e le proprie emozioni e la capacità di leggere la vita, per capirla. L'empatia, utilizzata nella maniera corretta, può essere uno strumento potente. Saper ascoltare, non per parlare bensì per apprendere.
Formulare la propria vita, osservando, filtrando, elaborando può risultare meccanico ma necessario. Vivere passivamente senza interessarsi, senza buttarsi nella mischia emozionale, non porta da nessuna parte.
Le nostre paure, incertezze, debolezze, trovano soluzione diretta ed indiretta negli altri.
Che si voglia o no, siamo legati gli uni agli altri perché a pensarci bene, le vicende della vita, nella loro diversità, alla fine si possono racchiudere in poche ma comuni tipologie:
Vita e morte
Gioia e tristezza
Amore e odio
Soddisfazione e frustazione
Tutto è canalizzato nello stesso flusso continuo ed esistenziale e comune a tutti noi. Ma per capire come funziona il tutto abbiamo bisogno del nostro vissuto e di quello altrui. Bisogna trovare la propria identità nel continuo confronto.
Dal teorico (recepito) al pratico (percepito)
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