#disoccupazione e costo del lavoro
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Contrordine compagni.
Guardate cosa hanno scritto nel loro comunicato i sindacati, pronti a scioperare contro la crisi dell’automotive. Testuale: “Non si può accettare una transizione contro il lavoro e con costi sociali enormi”. Come, scusa? Finalmente la Cgil e i sindacati hanno capito che dalla Germania al Belgio, passando per Stellantis, complice anche l’auto elettrica, la crisi delle immatricolazioni rischia di bruciare milioni di posti di lavoro. Meglio tardi che mai, certo. Ma se oggi puntano il dito contro il costo dell’energia e contro una transizione portata avanti “contro il lavoro”, beh: allora l’ipocrisia regna sovrana. Era il maggio del 2022, governo Draghi, quando la Cgil e Maurizio Landini si riunirono con Paolo Gentiloni (commissario del governo Ue ideatore del green deal) e con l’allora ministro delle mobilità sostenibili per “allearsi con gli ecologisti di fronte alla sfida dell’auto elettrica”. Diceva Giorgio Airaudo, leader della Cgil piemontese: “A noi non convince la storia per cui elettrico significhi esuberi. Un recente studio tedesco ipotizza nell’automotive un saldo a somma zero tra posti di lavoro persi e posti di lavoro creati con le nuove tecnologie delle vetture a batteria e a guida autonoma: pensiamo solo alle reti di ricarica”. S’è vista come è andata. Volksvagen potrebbe arrivare a tagliare 15mila posti di lavoro. Bmw e Mercedes lanciano allarmi. Il fornitore di batterie, la svedese Northvolt, ha annunciato licenziamenti per 1.600 lavoratori e sospenderà gli investimenti per i nuovi stabilimenti. E Acea, l’associazione che riunisce i costruttori europei, ha denunciato la “riduzione della quota di mercato delle auto elettriche”. Se l’Ue non rivedrà le regole sulle emissioni, con l’addio al motore endotermico entro il 2035, il rischio - scrive Acea - è che altre famiglie restino senza la pagnotta da portare a casa. Domanda: ma era coì difficile capirlo? Domanda per Landini: quando nel 2022 preferiva le manifestazioni di Fridays for future a quelle degli operai, non poteva immaginare che l’addio al motore endotermico in così poco tempo avrebbe avvantaggiato Cina e Usa (tecnologicamente più avanti), portando al tracollo della maggiore industria del vecchio continente? Forse, quando sosteneva che le priorità della Cgil erano “la lotta al cambiamento climatico, una giusta transizione ecologica e sostenibile e il superamento dell’uso delle fonti fossili”, non aveva compreso fino in fondo quali sarebbero state le conseguenze. Ora la sveglia è suonata, e speriamo non sia troppo tardi. E pensare che Giancarlo Giorgetti lo andava spiegando dal lontano 2021: “Vogliamo scegliere la strada della transizione ecologica? - aveva detto in tempi non sospetti - Tutto questo avrà un prezzo sociale ed economico enorme in termini di disoccupazione. Chi lavora oggi in una fabbrica di motori diesel sa perfettamente” che è condannata a morte. Landini avrebbe fatto meglio ad ascoltare il ministro, invece di Greta Thunberg.
L'ipocrisia verde di Landini, la preghiera anti-partite iva e Putin: quindi, oggi... (msn.com)
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Sul populismo negli ultimi anni sono state scritte biblioteche (...). Sotto quell’etichetta sono stati raggruppati fenomeni politici molto eterogenei, il cui unico vero elemento comune consiste nel punto d’origine: sono scaturiti tutti da una reazione all’accelerazione esponenziale e all’apparente sempre maggiore incontrollabilità dei processi d’integrazione del Pianeta. I movimenti di protesta che abbiamo chiamato populisti hanno rappresentato insomma una risposta alla globalizzazione e al predominio dell’ideologia globalista (...). La reazione antiglobalista ha avuto un risvolto sociologico e uno antropologico. Sul terreno sociologico (...) ha separato coloro i quali hanno pensato di potersene avvantaggiare da quanti si sono convinti invece di esserne stati penalizzati. E si è poi rivolta contro l’antropologia semplificata del globalismo, una concezione dell’essere umano che ne ha enfatizzato il sacrosanto desiderio di autonomia (...). Sia nella sua componente sociologica, sia, e ancor di più, in quella antropologica, l’ondata populista è scaturita in definitiva da una rivolta del piccolo contro il grande, del concreto contro l’astratto, del vicino contro il lontano, del presente contro il futuro, del mondo vissuto contro il mondo pensato. O ancora – se vogliamo ricorrere a una metafora letteraria e dirla con uno dei personaggi di Stefano d’Arrigo – del “vistocogliocchi” contro il “sentitodire”.
Che i migranti pagheranno le pensioni agli italiani è un sentitodire – che li si incontri sulla soglia dei supermercati col cappello in mano è un vistocogliocchi. Il rischio di default dell’Italia è un sentitodire – disoccupazione e povertà sono un vistocogliocchi. Perfino che il vaccino prevenga il Covid è un sentitodire, mentre l’inoculazione di pazienti sani è un vistocogliocchi. (...)
(S)e gli uomini qualunque si aggrappano al mondo vissuto è perché non si fidano più dei sacerdoti del mondo pensato, siano essi scienziati, tecnici, burocrati o politici. È perché se ne sentono sociologicamente e antropologicamente non soltanto distanti, ma respinti. Se vuole avere delle chance, in conclusione, la politica post-populista deve prendere sul serio la rivolta contro il sentitodire e ripartire dal vistocogliocchi. Anche a costo di creare qualche eventuale, modesto mal di pancia a demografi, economisti e virologi. Dopodiché, quella politica può avere un segno progressista o uno conservatore, e nei due casi si troverà a dover affrontare sfide diverse con risorse differenti.
da un lavoro di G.Orsina, direttore della LUISS School of Government: https://sog.luiss.it/sites/sog.luiss.it/files/LUISS_SOG_policybrief%201_23.pdf
Pur col pennino leggermente schifato (o forse solo per ammiccare ai sopracciò dell'uditorio elitario etilista), l'analisi è puntuale. Il seguito invece, con le raccomandazioni alle parti, lo è un po' meno: interessante ma provinciale, non riesce a spiccare il volo.
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Giorgia Meloni difende Gennaro Sangiuliano
La presidente del Consiglio interviene sul caso della presunta consulente Maria Rosaria Boccia che imbarazza Sangiuliano e l’intero governo. Meloni prova a smentire così le indiscrezioni che parlano di acque agitate a Palazzo Chigi e, ospite di 4 di Sera su Rete 4, non scarica il ministro (almeno non lo fa pubblicamente): “Io ho parlato con Sangiuliano soprattutto per le questioni che interessano il profilo del governo: il ministro mi dice che aveva valutato la possibilità di dare a questa persona un incarico di collaborazione non retribuito. Poi ha fatto scelta diversa e ha deciso di non dare quell’incarico, per chiarire alcune questioni. Mi garantisce che questa persona non ha avuto accesso ad alcun documento riservato particolarmente sul G7 e soprattutto mi garantisce che non un euro dei soldi pubblici degli italiani è stato speso per questa persona. Queste cose mi interessano per i profili di governo. Il gossip lo lascio ad altri e non credo debba commentarlo io”, ha detto la premier. Quindi niente documenti riservati sul G7, assicura, nonostante la mail pubblicata domenica da Dagospia. Non passa nemmeno un’ora, però, che Boccia sente il bisogno di intervenire a smentire le rassicurazioni di Sangiuliano: lo fa con un post su Instagram in cui tagga il profilo di Meloni, pubblicando in sequenza le sue parole a Rete 4 e due pagine di quello che sembra un documento ufficiale del summit, con l’intestazione “Riunione dei ministri della Cultura del G7 – Napoli, 19-21 settembre 2024. Culture: global public good, global responsibility“. Nelle immagini, però, si legge solo il titolo “Sessioni di lavoro (4 sessioni da 1 ora ciascuna)” mentre tutto il resto è oscurato. Non è possibile quindi dire con certezza se il documento sia davvero “riservato” e se, quindi, quanto “garantito” dal ministro sia falso. Boccia però ci tiene a difendere la sua onorabilità: “Questa persona ha un nome, un cognome e un titolo”, scrive, evidentemente infastidita dal fatto di essere stata citata dalla premier con quella espressione. Per Meloni l’intervista post-vacanze è stata l’occasione per affrontare diversi temi, a partire dalle polemiche proprio sulla sua estate. La cosa che le ha dato particolarmente fastidio, ha detto la premier, “è che si sia messa in dubbio la mia responsabilità, che si sia procurato l’allarme della sparizione del Presidente del Consiglio solo perché cercavo un posto diciamo dove avere un minimo di privacy“. “La prossima volta – ha aggiunto sorridendo – chiederò consigli a Elly Schlein, che è stata molto più brava di me, è sparita tre settimane e nessuno sa dove sia stata. Credo che chiunque abbia diritto a un po’ di privacy, altrimenti avrei fatto il concorrente del Grande fratello, ma ho fatto un altro lavoro nella vita”. Esulta per “i dati economici e macroeconomici” che definisce “la cosa che mi conforta di più”: “Vediamo un’Italia che cresce, secondo le stime della Commissione europea, più di quanto cresca l’Eurozona, più della Francia e più della Germania”, ha detto la premier, sottolineando anche che “abbiamo adesso il tasso di disoccupazione più basso dal 2008 e il numero di occupati più alto da quando Garibaldi ha unificato l’Italia“. E ribadisce “basta con i bonus a pioggia, basta con i soldi gettati dalla finestra. Per noi era importante aiutare le imprese che assumevano e che assumono, aiutare i salari dei lavoratori, i redditi delle famiglie, la salute dei cittadini”. Sul tema pensioni Meloni afferma che la priorità del governo sono le pensioni minime e quelle più basse: “In questi due anni noi abbiamo lavorato per una rivalutazione piena di tutte le pensioni che arrivavano fino a 2.270 euro, garantendo che fossero adeguate pienamente al costo della vita, ma abbiamo fatto una rivalutazione al 120% per le pensioni minime, che sono cresciute in modo significativo. L’abbiamo fatto facendo crescere di meno le pensioni che erano molto alte, un’opera secondo me equa, che continueremo a fare perché sicuramente queste persone sono quelle che hanno maggiore bisogno di aiuto da parte dello Stato”. “La priorità per questa stagione” è comunque “la sicurezza“: “Una materia sulla quale bisogna fare molto di più”, aggiunge Meloni. Sul fronte politico assicura che il centrodestra è “compattissimo“: “Bella riunione di maggioranza qualche giorno fa, quindi sono serena e ottimista“, ha sottolineato. E sulla candidatura alla presidenza della Regione Liguria “stiamo lavorando”, le elezioni “non erano previste e ci vuole un po’ di tempo in più, ma troveremo un candidato adeguatoa portare avanti l’ottimo lavoro che il centrodestra ha fatto per il rilancio della Regione Liguria”. Read the full article
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Toscana: Stati Generali Cultura, un osservatorio e un tavolo per tutelare i lavoratori dello spettacolo
Toscana: Stati Generali Cultura, un osservatorio e un tavolo per tutelare i lavoratori dello spettacolo. I lavoratori del mondo dello spettacolo sono stati al centro di una giornata di approfondimento e dibattito organizzata alla commissione Istruzione e cultura in collaborazione con i sindacati di categoria nell'ambito degli Stati Generali della Cultura. 'Lavorare nello spettacolo: quali tutele?' è il tema che animato la discussione e gli interventi dei relatori. Ai partecipanti è arrivato il saluto del presidente del Consiglio regionale che ha parlato di professionisti indispensabili ai quali le istituzioni devono dare risposte concrete. A sintetizzare la mattinata di lavoro, la presidente della commissione Istruzione e cultura che ha proposto un approfondimento da affidare ad Irpet, l'Istituto regionale di programmazione economica della Toscana, per una fotografia del settore dei lavoratori del mondo dello spettacolo. Due le proposte emerse da questo primo incontro con sindacati di categoria e Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. L'attivazione di un osservatorio regionale, che si occupi anche delle questioni di genere e del corretto comportamento in ambito lavorativo, e l'apertura di un tavolo permanente, anche con gli assessorati regionali coinvolti, per un confronto più politico che possa portare a interventi normativi e atti di indirizzo per migliorare la condizione dei lavoratori di questo settore. Con l'obiettivo di garantire maggiori tutele e più risorse. Anche perché, ha sottolineato la presidente della Quinta commissione, la cultura è un investimento e non un costo e serve un cambiamento di mentalità. Tanti gli spunti offerti dagli interventi dei sindacati di categoria Luisa Baldinetti rappresentante nazionale del Sindacato lavoratori della comunicazione della CIGL ha parlato di lavoro "discontinuo e facilmente ricattabile e di diverse qualifiche che hanno un difficile inquadramento" e ha proposto l'apertura di uno sportello unificato dello spettacolo gestito dall'Inps, sul modello francese, con tutti i servizi gestiti insieme. "Il nostro obiettivo – ha aggiunto Maria Cristina Arba dell'SLC CIGL area vasta Firenze, Prato e Pistoia – è quello di capire come poter aiutare lavoratrici e lavoratori molto particolari rispetto al resto della platea che rappresentiamo. L'idea che ci è venuta è di preparare con la Regione Toscana, un protocollo di osservatorio sul mondo dello spettacolo, per cercare di mappare e di capire bene il contesto e di conseguenza trovare politiche mirate che come sindacati possiamo fare". Per Angelo Betti della Federazione informazione spettacolo e telecomunicazioni della CISL è necessario trovare un'alternativa all'indennità di discontinuità "che non viene utilizzata dai lavoratori perché più penalizzante rispetto alla Naspi, l'indennità mensile di disoccupazione. Il problema è il calcolo del sistema a giornate, quando si sa che una produzione ha sempre una preparazione dai quindici ai trenta giorni. E quella dovrebbe essere la durata del contratto minimo. Andrebbe anche abbassato il numero minimo delle giornate annuali previsto dalla normativa". Massimiliano Bindocci dell'Unione italiana dei lavoratori della comunicazione della UIL ha sottolineato che "l'indennità di discontinuità non serve a molto, perché parte dal concetto sbagliato di creare un ulteriore ammortizzatore sociale. Serve un'indennità diversa che vada oltre il concetto di ore lavorate e servono risorse, la politica italiana deve decidere di investire nell'arte e nello spettacolo. La forma è sbagliata, ma anche le risorse che ci si mettono sono insufficienti. Quello francese è il modello da seguire, mentre in Italia si è fatta un'elemosina che riguarda il 20% di chi lavora nello spettacolo. Con una media di mille cinquecento euro all'anno". Dalla direzione regionale dell'Inps è arrivato un prezioso contributo di analisi sulla normativa che regola l'indennità di discontinuità. Molti sono lavoratori autonomi e le prestazioni parcellizzate e discontinue. Per loro non è prevista una forma di disoccupazione o cassa integrazione e questo è emerso in modo drammatico durante la pandemia. Per i primi dati certi sull'indennità di discontinuità bisognerà aspettare almeno il 30 settembre quando l'Inps finirà di valutare i requisiti delle domande presentate entro il 30 marzo. Una criticità che si potrebbe superare facendo un'autocertificazione sul reddito che non deve superare i 25mila euro. Da superare anche il limite del numero minimo di giornate lavorative richieste ogni anno che ora è di sessanta. Criticità che l'Inps si augura possano essere rimodulate. Dalla direzione regionale dell'Inps è arrivata anche la notizia che presto ripartiranno i corpi ispettivi e questo porterà a un maggior monitoraggio e controllo.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Quanti italiani ricevono un aiuto economico?
Un nuovo studio dell'Osservatorio Findomestic rivela un dato preoccupante: quasi il 30% degli italiani (29%) ha ricevuto un aiuto economico dai familiari negli ultimi mesi. La cifra, in crescita rispetto al 2023, evidenzia una situazione di difficoltà economica diffusa che colpisce una fascia ampia della popolazione. Le cause del problema - Aumento del costo della vita: L'inflazione galoppante e il caro bollette hanno reso la vita più costosa per tutti, in particolar modo per le famiglie con redditi bassi o medi. - Precarietà del lavoro: Il mercato del lavoro italiano è caratterizzato da un alto tasso di precarietà, con molti lavoratori che si trovano a dover affrontare contratti atipici, bassi salari e periodi di disoccupazione. - Povertà dilagante: La povertà in Italia è in aumento, con oltre 5 milioni di persone che vivono in condizioni di indigenza. Le conseguenze - Dipendenza economica: La necessità di ricevere aiuti dai familiari può creare una situazione di dipendenza economica e psicologica. - Riduzione della mobilità sociale: La difficoltà di far fronte alle spese quotidiane limita le possibilità di migliorare la propria condizione sociale. - Stress e disagio sociale: La precarietà economica può causare stress, ansia e depressione, con un impatto negativo sulla salute mentale e fisica degli individui. Le possibili soluzioni - Interventi strutturali: Il governo dovrebbe attuare politiche volte a ridurre la precarietà del lavoro, aumentare i salari minimi e rafforzare il sistema di welfare. - Sostegno alle famiglie: È necessario ampliare le misure di sostegno alle famiglie in difficoltà, come ad esempio il Reddito di Cittadinanza e gli assegni familiari. - Promozione della cultura del risparmio: Iniziative volte ad educare le persone a gestire al meglio le proprie finanze possono aiutare a prevenire situazioni di difficoltà economica. Un problema da non sottovalutare La crescente dipendenza degli italiani dagli aiuti economici familiari è un campanello d'allarme che non può essere ignorato. È necessario un impegno collettivo per contrastare la povertà, la precarietà del lavoro e l'aumento del costo della vita. Solo attraverso interventi strutturali e misure di sostegno adeguate si potrà dare risposta a questa problematica che affligge un'ampia fascia della popolazione italiana. Oltre alle soluzioni sopra elencate, è importante - Incoraggiare la solidarietà: Promuovere la cultura della solidarietà e del mutuo soccorso può aiutare a creare una rete di sostegno per le persone in difficoltà. - Combattere la stigmatizzazione: La povertà e la precarietà economica non devono essere stigmatizzate. È necessario sensibilizzare la società su queste tematiche e promuovere l'inclusione sociale. Aiuto economico, necessario ma da risolvere L'aiuto economico dai familiari rappresenta un importante sostegno per molte famiglie italiane, ma non può essere una soluzione a lungo termine. È necessario un impegno collettivo per contrastare le cause profonde della povertà e della precarietà economica e costruire una società più giusta e inclusiva. Foto di Mohamed Hassan da Pixabay Read the full article
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Eurozona, tassi ed inflazione rallentano il mercato dell'export
Tassi, le strade diverse di Fed e Bce. L'economia Usa regge e Powell può alzare ancora. L'Europa invece rischia la recessione. Jerome Powell e Christine Lagarde sono arrivati con stati d'animo diversi tra le montagne del Wyoming, dove ieri si è aperto il simposio dei banchieri centrali organizzato dalla Federal Reserve. Entrambi saliranno sul palco oggi, ma se al numero uno di Eccles Building basterà esibire una bella faccia da poker per non spaventare i mercati, a Madame Bce sarà richiesto ben altro sforzo. Stati Uniti ed eurozona sono al momento affetti da un'inflazione appiccicosa, ma sempre più separati sotto il profilo congiunturale. E questa divaricazione fa una grande differenza quando si deve giustificare la volontà di mantenere una politica monetaria restrittiva. Di sicuro a Jackson Hole ci sono alcuni convitati di pietra evocati fin dal titolo dell'evento («Cambiamenti strutturali nell'economia globale»): il primo è la Cina, con le tensioni geopolitiche ed economiche che la circondano; l'altro sono gli sviluppi della guerra fra Russia e Ucraina; il terzo è il consolidarsi all'interno dei Brics di un nocciolo duro anti-dollaro. Tre incognite di peso, ma non ancora sufficienti per spostare i riflettori dalla traiettoria dei tassi.
Ed è qui, in quello che per Eurolandia appare sempre più come un terreno minato, che Powell ha ancora margini per incastonare, a ottobre o a novembre, la dodicesima stretta che porterà il costo del denaro al 5,50-5,75%. Come sostiene Blerina Uruci di T. Rowe Price, per il capo dell'istituto di Washington «non è il momento di agitare le acque» mostrandosi troppo «hawkish». Non ne ha neppure bisogno: l'indice Atlanta Fed Gdp Now stima per il terzo trimestre un'espansione del 5,8% sorretta dallo slancio dei consumi, dal rimbalzo della produzione industriale, da un tasso di disoccupazione in calo (al 3,5% in luglio) e dalla tenuta del mercato edile. Al netto delle nuvole grigie nel cielo a stelle e strisce portate dalla decisione di Moody's e Standard&Poor's di declassare alcuni banche e dai 400 fallimenti da inizio anno (il doppio dello scorso anno), si tratta di numeri solidi a sostegno della tesi secondo cui è necessario non togliere il piede dal pedale dei tassi. Anche perché, dopo 13 mesi consecutivi di calo, l'inflazione è salita in luglio al 3,2%. L'aspetto cruciale del discorso di oggi di Powell non è quindi se i tassi saliranno ancora, ma quando smetteranno di farlo. È però probabile che sul cosiddetto «pivot» il successore della Yellen tenga le carte coperte. La sola certezza è che un eventuale taglio del costo del denaro non arriverà prima del 2024, come peraltro confermato ieri da Patrick Harker, presidente della Fed di Philadelphia, che tuttavia prevede «tassi stabili per il resto dell'anno». Più complicato appare invece il lavoro della Bce. La Lagarde ha legato le prossime decisioni di politica monetaria ai dati economici, ma se l'inflazione è considerata ancora fuori controllo malgrado il calo di luglio (6,1% dal 6,4% di giugno), la contrazione subita anche dal settore dei servizi mostra che Eurolandia è sul binario della recessione. Il rallentamento della crescita cinese è un'arma a doppio taglio: se da un lato può accelerare il processo disinflazionistico, dall'altro rischia di indebolire l'export europeo, come già testimoniano le cifre dell'Ocse. L'Organizzazione parigina dà infatti conto che le esportazioni di merci del G20 sono calate da aprile a giugno del 3,1% (dopo +2,2% nel primo trimestre), con l'Italia finita in «rosso» (-0,7% dopo il +4,7% del primo trimestre). Buoni motivi per tenere le mani lontane dai tassi e vedere che succede. Read the full article
#BancheCentrali#bce#costodenaro#Eurolandia#eurozona#Fed#FederalReserv#hawkish#Inflazione#StatiUniti#tassiinteresse
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Cosa ne pensi del reddito di cittadinanza?
Penso che in un posto dove la gente si spacca di lavoro con contratti di merda e spesso pure in nero e poi ci sono percentuali spaziali di disoccupazione giovanile pagare qualcuno una miseria per non fare un cazzo è il minore dei mali.
Il darwinismo non è efficiente come cercano di piazzarlo quelli come Guido Barilla, che con il darwinismo non hanno mai avuto bisogno di confrontarsi.
E il mondo cambia. Banalmente un settore può non aver più bisogno dello stesso numero di addetti di prima o diventare totalmente obsoleto.
Quando paghi la gente una miseria e non gli dai occasioni di formazione è difficile che di fronte a questi cambiamenti riesca ad adattarsi in autonomia con le proprie risorse.
Il darwinista ingenuo direbbe "che cazzo me ne frega", salvo poi prendersela coi negri che gli rubbano il lavoro.
Ovviamente piantare in mezzo alla strada gente senza lavoro ha dei costi per tutti... per dire... anche i costi della polizia per riempirli di botte quando te li ritrovi incazzati quando hanno fame.
Ora io non ho fatto i conti su un foglio excel come fanno tutti i bravi economisti, ma direi che anche sparargli è come minimo anti ecologico se non anti economico.
Così che forme di salario di disoccupazione dovrebbero risultare convenienti anche a gente come il signor Guido, specialmente quando poi questi costi li deve sostenere in minima parte. E infatti questa gente è ben lieta che ci siano questi ammortizzatori sociali. È solamente preoccupata di spingere una narrazione che gli permetta di pagarti poco.
La borsa si impenna quando sale la disoccupazione o quando si allarga la borsa della BCE/Fed. Se chiedi 700 Euro sei un parassita, se chiedi qualche miliardo al mese di QE sei il motore dell'economia.
Certo, in un paese con 150 miliardi di evasione fiscale (senza contare l'elusione)... uno è un po' sospettoso a dare dei soldi a dei poveracci... metti che rubano.
E non è che non ci siano delle restrizioni, dei vincoli al reddito di cittadinanza in Italia, ma i vari Guido oltre all'indicare i soliti 4 furbetti, magari pure mafiosi che usufruivano del reddito di cittadinanza, rarissimamente hanno contestato implementazione e vincoli, ma l'hanno buttata in caciara dicendo che hey pigliate soldi a scrocco, il reddito di disoccupazione è una stronzata, mettetevi in gioco.
Che viste le premesse è un argomentazione del cazzo, specialmente in bocca a dei paraculi abituati a farsi sommergere da agevolazioni e sovvenzioni. Eppure sarebbe argomento interessante occuparsi dell'implementazione del RdC per esempio capire come in questo paese sia ancora difficile scoprire chi è ricco ma non per il fisco.
Ma direi che si potrebbe convenire che un'indennità di disoccupazione sia utile per tutti.
A questo punto si potrebbe discutere fino a che punto sia utile e conveniente per tutti. Tipo che so diamo 5000 Euro al mese a tutti per 10 anni o 500 per 3 mesi ma solo a chi ha un ISEE che si misura col resto in monetine?
Soltanto che anche in questo caso uno si sente un po' preso per il culo visti numeri e cifre coinvolte e l'attenzione alla "produttività" anche nel settore privato (nepotismo, finanziamenti pubblici, allergia allo "smart working"...).
Parliamo di un paese vecchio, con il 14% di lavoratori POVERI, contratti di merda con gente ipersfruttata, un sacco di nero, disoccupazione giovanile altissima, ricerca ed educazione sottofinanziate e scarsa innovazione.
Siamo sicuri che il più ampio margine di produttività lo recuperiamo tagliando gli ammortizzatori sociali? O siamo invece di fronte a parassiti che si rivendono come imprenditori che impoveriscono il paese fino a quando non è più competitivo per poi andare altrove? Elkann cavaliere del lavoro SUBI... oh wait...
No, perchè è di ieri la notizia che per dire in Islanda stanno benissimo con 4 giorni lavorativi a settimana con ripercussioni positive sulla produttività.
Ma d'altronde, in un paese che guarda al passato su cose come aborto, divorzio, ruolo della donna, laicità dello stato... voglia mai che si pensi di tornare a far lavorare i bambini 12h al giorno, così si mettono in gioco.
#reddito di cittadinanza.#guido barilla#cavaliere del lavoro#produttività#elkann#delocalizzazione#disoccupazione giovanile#disoccupazione e costo del lavoro
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Cosa si nasconde dietro la crisi del gas? Come funziona cioè la propaganda politica?
Emblematiche la parole del presidente francese Emmanuel Macron, che commentando la crisi energetica ha esortato i cittadini a prepararsi “perché stiamo vivendo quella che potrebbe essere la fine, dell’abbondanza“.
Interessante scelta di parole. A quanto sembra, la drammatica crisi sociale vissuta in questi ultimi decenni, la disoccupazione crescente, la povertà incalzante, la chiusura di tante piccole imprese durante la pandemia e la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro, è stato in realtà un periodo di grande abbondanza e prosperità sociale. Ma è proprio questo il potere del linguaggio. Le parole che si scelgono, il modo in cui vengono disposte all’interno del discorso costruiscono un percorso di associazioni mentali che formano l’opinione del lettore e lo “motivano” ad accettare una determinata conclusione.
Ecco come, manipolando la lingua, si minimizza un problema che invece avrà un grande impatto sulla popolazione, lasciando intendere che è sufficiente abituarsi a fare a meno della prosperità e dell’abbondanza, associate nell’immaginario collettivo al superfluo, al non necessario. Insanabile ormai è lo scollamento tra la popolazione e la classe politica, quest’ultima talmente annebbiata nel suo mondo dorato e cieca alle esigenze reali del paese, da parlare letteralmente a vanvera. Si tratta però di vera cecità o di opportunismo abilmente mascherato?
La crisi del gas è stata presentata come una crisi inevitabile, innescata dallo scoppio della guerra. Eppure, alcuni osservatori economici «sostengono che la riduzione delle forniture russe non basti a spiegare un'impennata così importante del costo del gas,» riporta il giornale Today. Sul banco degli imputati non ci sarebbe tanto la carenza di combustile ma un’imponente opera di speculazione da parte di «aziende e trader che lucrano sul prezzo del gas facendo leva sulla necessità dei Paesi europei di fare scorta in vista dell'inverno.»
In parole povere mentre i cittadini hanno registrato un aumento sempre più devastante del costo delle bollette, alcuni, approfittando della paura crescente, stanno realizzando incredibili guadagni, nel silenzio dei governi che parlano di “fine dell’abbondanza” e di “razionamenti e rinunce necessarie”. Necessarie per chi? Per le tasche di questi grandi investitori senza ombra di dubbio. Dietro il malessere che sta colpendo i cittadini, c’è in realtà un gigantesco, colossale qui pro quo.
G.Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X #politica #società #media
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"Preferirei di no..."
UNA NUOVA CLASSE OPERAIA?
«La pandemia ha creato una nuova working class?». La domanda se l’è posta da tempo il settimanale americano The Atlantic, mentre negli Stati Uniti alle prese con la Great Resignation i lavoratori che si sono dimessi dal lavoro a settembre sono arrivati a 4,4 milioni. Con piattaforme come TikTok, Reddit e Slack sempre più popolate da rivendicazioni su stipendi più alti, condizioni di vita migliori e sberleffi agli ex capi.
Nel frattempo, il gradimento per i sindacati in America non è mai stato così alto dal 1965. Secondo Shelly Steward, direttrice della Future of Work Initiative dell’Aspen Institute, il tasso si sindacalizzazione degli americani, nel 2020 cresciuto per la prima volta dal 1979, nel 2021 è destinato ad aumentare ancora.
Odiare il lavoro? Recode scrive che si sta vivendo un momento di «odio per il lavoro». Molti si aspettavano che, con la scadenza dei sussidi di disoccupazione, i lavoratori sarebbero tornati dietro scrivanie e banconi dei bar. E invece, nonostante l’aumento dei posti di lavoro di oltre mezzo milione nel mese scorso, ci sono ancora più di 4 milioni di lavoratori in meno nel mercato americano rispetto al periodo pre-pandemia. E questo accade nonostante si contino 10,4 milioni di posizioni aperte e 7,4 milioni di disoccupati.
Il problema è che molti di annunci prevedono paghe basse e condizioni di lavoro pericolose. O semplicemente non offrono la possibilità di lavorare da remoto. Non a caso, su LinkedIn si vede che quando si dà la possibilità di lavorare a distanza le candidature raddoppiano.
Chiedi a Google Le dimissioni si concentrano tra i posti di lavoro pagati di meno, in ristoranti, bar e commercio. Qualcuno ha provato ad alzare le paghe, ma non è bastato. Si chiedono ritmi di lavoro migliori, tutele e flessibilità. Secondo i Google Trend, le ricerche su come inviare un’email di dimissioni negli ultimi tre mesi sono schizzate in alto, sia in inglese sia in spagnolo.
Non di solo sciopero Intanto abbondano sui social post e video di chi racconta di essersi dimesso. Su Reddit la pagina “Antiwork” sta ottenendo grande successo, annunciando forme di mobilitazione come il boicottaggio del Black Friday. E in tanti stanno cercando di creare nuove rappresentanze sindacali, anche in grandi aziende come Starbucks e Amazon. Il mese di ottobre è stato definito “Striketober”, dopo che più di 100mila lavoratori di tutti i settori, compreso il cinema, hanno partecipato a varie azioni sindacali. E ci sono pure i cosiddetti “time millionaires”, che protestano rallentando i ritmi di lavoro e dedicando più tempo alla famiglia e al tempo libero.
Senza dimenticare quelli che provano a rinunciare completamente al lavoro con fonti di reddito alternative. Il movimento Fire, che sta per “Financial Independence, Retire Early”, punta a ridurre al massimo il costo della vita vivendo di piccoli investimenti. Mentre il gruppo WallStreetBets, esploso su Reddit con il fenomeno delle Meme Stock, mira a utilizzare piattaforme di trading come Robinhood per negoziare azioni, guadagnare e rinunciare al lavoro.
Orizzonti italiani Anche in Italia le dimissioni sono aumentate, anche se – come abbiamo raccontato più volte – ci sono ancora pochi dati per parlare di Big Quit come negli Stati Uniti. E pure in Italia sono cresciute le ricerche su Google su come comunicare le dimissioni al proprio capo. Non si vedono però grandi mobilitazioni all’orizzonte, fatta eccezione per le minacce di sciopero generale contro la manovra. Da noi, le rigidità del mercato del lavoro – unite al disastro sul fronte delle politiche attive – potrebbero frenare non solo il passaggio a un nuovo lavoro, ma anche l’aumento dei salari.
Come spiega L’Essenziale questa settimana, in assenza di un’offerta qualificata in Italia non è semplice passare da un posto all’altro. È per questo che i dati sulle dimissioni sono anche allarmanti: i 485mila che si sono licenziati nel secondo trimestre 2021 lo hanno fatto sapendo che lì fuori ci sono 2,3 milioni di disoccupati e che l’Italia è l’unico Paese in Europa in cui gli stipendi sono diminuiti anziché aumentare.
fonte: mailinglist Linkiesta.it, Corona Economy - by Lidia Baratta
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Torino: Primo maggio, per salvarci dobbiamo cambiare sistema!
Ad oltre un anno dall'inizio dell'emergenza Covid-19, udiamo promesse, proclami e ipocrite campagne elettorali, mentre continuiamo a non vedere la luce in fondo al tunnel. La pandemia è uno dei frutti avvelenati del sistema sociale in cui viviamo, del modo in cui sono organizzate nella nostra società le relazioni tra esseri umani, nonché tra esseri umani e natura. Il persistere dell'emergenza e l'avvicendarsi delle ondate di contagio rende palese come il sistema che ha prodotto la pandemia sia lo stesso che non è in grado di risolverla.
Il contagio nasce in seno ad un capitalismo sempre più vorace che ignora i limiti ecosistemici presenti in natura. Agroindustria, deforestazione, devastazione di ambienti incontaminati sono i processi che permettono la promiscuità tra uomo e animale in cui i virus possono compiere dei salti di specie. Questi eventi non sono affatto casuali, ma sono ovvie conseguenze della tendenza del capitalismo a massimizzare il profitto e a concentrarlo nelle mani di pochi. Ed è sempre conseguenza di un capitalismo che si riproduce sui flussi del mercato globale, dove uomini, merci e denaro si spostano senza sosta da un lato all'altro del mondo, che il virus si è diffuso ad una velocità senza precedenti.
Mentre scriviamo questa indizione, i morti da Coronavirus sono oltre 3,09 milioni nel mondo, di cui 119mila solo in Italia - l'equivalente di una città delle dimensioni di Bergamo - e l'impressione che abbiamo è che, nonostante le vaccinazioni ed i lockdown, ci toccherà fare i conti con questa malattia ancora per molto tempo. Il nostro sistema sanitario ha subito una radicale trasformazione negli ultimi trent'anni. Pensato originariamente come un modello pubblico ed universale, ma al contempo attento ai bisogni e alle specificità dei singoli territori, è stato progressivamente smantellato. Al suo posto abbiamo assistito a processi irreversibili di razionalizzazione, privatizzazione, aziendalizzazione e concentrazione esclusiva di risorse in grandi poli di eccellenza. La crisi del sistema sanitario di fronte all'esplosione del Coronavirus è stata la conseguenza fisiologica di scelte politiche che hanno messo in mano la salute dei e delle cittadine ad amministrazioni regionali sconsiderate, con un piano pandemico mai aggiornato, rimuovendo completamente il tema della prevenzione, in quanto poco remunerativo. Al di là del caso specifico del Covid, oggi in questo Paese vi sono milioni di persone che, in solitudine e nella totale invisibilità, devono affrontare difficoltà insormontabili ad accedere alle cure sanitarie per mancanza di reddito, perch�� straniere, perché prive di documenti. E vogliamo parlare dei vaccini, oggetto di un conflitto tra Stati, nonché fonte inesauribile di arricchimento per multinazionali del farmaco che piuttosto che cedere sui brevetti lascerebbero morire altri milioni di persone. Senza contare che il ritardo con cui si sta svolgendo la campagna vaccinale conferisce ampio vantaggio ad un virus che costantemente muta. L' informazione rispetto ai vaccini è confusa, i giornali cavalcano un'onda di allarmismo generale che sin dall'inizio della pandemia ne accompagna la gestione. Anche questo è il frutto di scelte fatte molto tempo addietro, aver appaltato al libero mercato la ricerca e la produzione di farmaci, aver trasformato il benessere della popolazione in una possibilità di profitto per pochi, rinunciando ad investire in una ricerca scientifica pubblica per il bene comune.
Mentre lobbies imprenditoriali e grandi multinazionali influenzano indisturbate le scelte di governo, milioni di lavoratori si recano ogni giorno in fabbrica, nei magazzini della logistica o in ufficio, rischiando di ammalarsi. Altre centinaia di migliaia sono cadute nel giro di pochi mesi nella spirale della disoccupazione, dell'impoverimento e dell'insicurezza sociale. E questo è solo l'inizio, a fronte di un governo che ha intenzione nei prossimi mesi di rimuovere il blocco dei licenziamenti. Nel mentre di una crisi sociale già in atto, assistiamo all'ascesa di uno dei governi più vergognosi della storia repubblicana, dove la gran parte dell'arco istituzionale si è accordato per spartirsi i fondi del Recovery Fund. Il "Governo Draghi" rappresenta la quintessenza degli interessi imprenditoriali, predatori e speculatori del nostro paese, la ragion di stato di Confindustria. Supportato da un' Europa sempre più incapace di garantire il benessere promesso ai propri e alle proprie cittadine - a esclusione di chi il titolo di cittadinanza non ce l'ha - mimetizza i propri interessi dietro la retorica della "transizione ecologica" e de "il Governo dei migliori".
"Transizione ecologica" che stiamo vedendo all'opera, in tutta la sua violenza ecocida, in Val di Susa. A San Didero sta venendo raso al suolo un intero bosco per sostituirlo con una colata di cemento. Il progetto prevede un nuovo autoporto per camion che dovrebbero trasportare merci che non esistono. Nel mentre, è in corso la militarizzazione di un intero territorio e viene messa in pericolo la salute dei e delle cittadine. Il bosco di San Didero è pesantemente inquinato da pcb e diossine, emesse dall'acciaieria Beltrame che ha interrotto la sua produzione nel 2014. Rivoltare quel terreno vorrebbe dire rimettere in circolo particelle che provocano malattie cardiovascolari e all'apparato polmonare. Sempre per citare i "benefici" del TAV Torino Lione, si stima che nel corso di dieci anni di lavori verrebbero rilasciate nell'aria quasi 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Un'emissione che non verrebbe recuperata nemmeno se la linea lavorasse a pieno regime per 20 anni, cosa pressoché impossibile secondo il rapporto "Creuzet".
Il costo spropositato di quest'opera - 8 miliardi di euro, secondo i promotori, ma destinati a moltiplicarsi - potrebbe essere investito per le vere emergenze che la pandemia ha messo in luce. Qualche suggerimento? Sicurezza sul lavoro ed un reddito minimo garantito per chi è stato penalizzato dalla crisi; potenziamento della sanità territoriale - che sia davvero accessibile e universale - e di ricerche sulla prevenzione, investimenti per scuole ed università finite nel dimenticatoio insieme ad un futuro per i e le giovani, messa in sicurezza dei territori e bonifica di quelli inquinati e devastati. Su questo devono essere redistribuite le risorse, qui è la posta in gioco per avere un futuro. Tutto il resto è propaganda di un sistema che ci costringe ogni giorno a lottare per la nostra sopravvivenza, in quanto individui e in quanto specie.
NETWORK ANTAGONISTA TORINESE
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L’articolo più rivoluzionario della Costituzione
Quando dicono che la Costituzione Italiana è il testo giuridico più avanzato del mondo non esagerano. È la pura verità. Ampi passaggi della nostra Costituzione sono stati ripresi quasi testualmente dalla "Dichiarazione universale dei diritti umani".
Essa è stata un documento importante per la Storia del diritto sebbene molte delle riforme auspicate all' interno della carta siano rimaste inattuate. Ciò è dovuto al fatto che essa fu il frutto di una fusione di pensiero tra forze politiche diverse, le quali optarono per una attuazione lunga e graduale basata su leggi ordinarie periodiche.
Come disse Calamandrei:
" Per compensare le forze di sinistra di una rivoluzione mancata, le forze di destra non si opposero ad accogliere nella Costituzione una rivoluzione promessa“
Ma in cosa consiste la reale portata rivoluzionaria della Costituzione Italiana? Non certo in un poco di uguaglianza in più o un po' di giustizia sociale in più o ancora in una maggiore redistribuzione della ricchezza..
Per comprendere il tipo di rivoluzione che i Costituenti avevano in mente bisogna parlare di fondamenti di Psicologia.
I Costituenti hanno infatti dovuto riflettere sul concetto di " IO UMANO" e hanno cercato di identificare un modello di io attorno al quale progettare la stesura dei diritti e doveri fondamentali.
In questo una grande importanza ha avuto il contributo di Lelio Basso, il quale ha teorizzato un "modello di io relazionale" anticipando di 30 anni la psicologia moderna.
Pertanto sebbene anche l'Art.1 e il 41 abbiano secondo me una grandissima portata, indico nell' Art. 3 quello più rivoluzionario. Si tratta a mio avviso del cuore della Costituzione Italiana.
In particolare il passaggio che recita:
" È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
Cosa si intende per " pieno sviluppo della persona umana"?
Citando il Prof. di Diritto Costituzionale Mauro Scardovelli:
" …Significa pieno sviluppo della consapevolezza, pieno sviluppo della coscienza etica universale, che ci rende esseri umani. Uomini e donne radicati nelle qualità dell'essere, o qualità dell'amore, o qualità della vita — gentilezza, gratitudine, generosità, empatia, compassione…— virtù che ci rendono esseri umani COMUNITARI, donativi, naturalmente socievoli, (…) A differenza degli inquinanti della mente — indifferenza, ingratitudine, competizione, invidia… "
Il dovere giuridico di tutelare le più importanti virtù umane come i Valori fondamentali e fondanti della Repubblica nasce non a caso in seguito alle tragedie delle guerre mondiali.
Per la prima volta un testo giuridico pone a presupposto della democrazia la armoniosità della relazione tra le persone, l'emancipazione dall'oppressione dai condizionamenti mentali, la capacità e la libertà di pensare in modo creativo e critico.
Potremmo pertanto affermare che la rivoluzione Costituzionale è, ancora prima che sociale o economica, di natura antropologica e spirituale.
La rivoluzione antropologica doveva incidere in particolare nel modo di fare politica, nel creare un clima di stima e di amicizia che predispone alla sintesi, al dibattito pacato e al superamento delle divergenze. E in secondo luogo nella capacità dei cittadini di esprimere una partecipazione consapevole alla vita politica.
Una rivoluzione promessa che è stata evidentemente disattesa e tradita in molti modi ma mai del tutto dimenticata.
Proprio di recente l'ex Vicepresidente emerito della Corte Costituzionale, Prof. Paolo Maddalena ha dichiarato:
" Chi governa lo deve fare nell’interesse del popolo: per lo svolgimento della persona umana e per il progresso materiale e spirituale della società. Lo impongono gli articoli 3 e 4 della nostra Costituzione Repubblicana"
Segno che esiste ancora qualche giurista consapevole della meta ultima del dettato costituzionale.
Purtroppo la morte di Moro, che si apprestava a rendere obbligatorio l'insegnamento della Costituzione in tutte le scuole di ogni ordine e grado, ha costituito uno spartiacque drammatico sotto più di un aspetto. Ha segnato infatti l'abbandono del cammino costituzionale da parte della nostra classe politica, anzi l'inizio della regressione e della graduale disattuazione della carta. A partire proprio da quell'articolo 1 che fondava la Repubblica sul "lavoro" piuttosto che sul "capitale". Il perseguimento del progetto costituzionale che aveva portato l'Italia da paese in via di sviluppo a quinta potenza mondiale è stato colpevolmente messo da parte.
Pertanto, senza stare a soffermarsi sulle conseguenze economiche della disattuazione, abbiamo potuto osservare l'evoluzione della nostra società che è andata spostandosi gradualmente dai valori di “Comunità”, "Solidarietà sociale" e “Mutuo soccorso”, frutto dell'Art.3, verso nuovi valori moderni frutto del pensiero consumista: per esempio il valore della “Concorrenza”.
la dimensione della “Concorrenza” ha assunto maggiore importanza in tutti i sistemi sociali, dall’istruzione, all’economia, al lavoro e ha generato un aumento della competitività tra le persone. La nostra società insocievole, i conflitti apparentemente senza soluzione che dominano la politica, il comportamento criminale della finanza, sono tutti aspetti abbastanza evidenti (almeno per le persone di mezza età che hanno potuto seguire l'evolversi dei cambiamenti) di questa trasformazione. Una trasformazione che riguarda quindi anche il carattere e la psiche delle persone.
Oggigiorno la diminuzione del costo del lavoro, il precariato e la disoccupazione fanno in modo che tu percepisca i tuoi concittadini come competitori per cose che dovrebbero essere alla portata di tutti, una casa, un lavoro, la stabilità, una famiglia. Si indebolisce il concetto di comunità , si rafforza la sensazione di essere soli contro le avversità della vita in quanto singoli individui.
Non è un caso che lo sgretolarsi del concetto di COMUNITÀ e MUTUO SOCCORSO investa tutte le istituzioni che hanno nel loro Dna queste componenti come sindacati, ospedali e scuola pubblica. Tali istituzioni sono state sistematicamente demonizzate e attaccate dai media del pensiero consumista per oltre 30 anni in quanto portatrici dei valori costituzionali.
Dice a questo proposito il filosofo e linguista Noam Chomsky :
“Ai privati non piace l’istruzione pubblica, per diverse ragioni. La prima ha a che fare con il principio stesso su cui essa si fonda, che dal potere è percepito come una minaccia: il concetto di solidarietà…”
“…Ciò contrasta con la dottrina in base alla quale bisogna pensare solo a se stessi e non curarsi degli altri che restano indietro: il principio cardine del business”
“L’istruzione pubblica è una minaccia a un tale sistema di pensiero perché contribuisce a formare la solidarietà, la comunità, il sostegno reciproco”
Le cessioni di pezzi di terziario verso il settore privato vengono spesso motivate dal fatto che vi è troppa corruzione, ma cedendo al settore privato la nostra società non fa altro che velocizzare questo processo di progressiva individualizzazione a scapito del concetto di collettività. E come abbiamo visto il prezzo da pagare è stato molto caro anche in termini di vite umane.
Ancora Paolo Maddalena sulla stretta attualità della pandemia:
" Oggi abbiamo constatato, sulle bare delle molte vittime dell’infezione del Coronavirus, private anche dell’estremo saluto dei loro cari, quanto disdicevole sia stato quel pensiero egoistico e cinico, che ha indotto i nostri politici a “privatizzare” e a “tagliare le spese” persino della “Sanità pubblica”, e cioè di quanto di meglio c’era nel nostro Stato sociale, rendendola del tutto inadeguata ad affrontare l’attuale emergenza, nonostante l’eroica abnegazione, pagata sovente con la vita, dei nostri medici, infermieri e personale sanitario.
Ciò dovrebbe bastare per cambiare idea, per distruggere il male che si è annidato nell’immaginario collettivo, spingendo gli individui, con menzogne di ogni genere, verso una introvabile felicità consumista, foriera soltanto di noia e di disfacimento della persona umana. La speranza è che la tragedia che stiamo vivendo riesca ad aprire gli occhi di tutti su una realtà che il tracotante pensiero materialistico neoliberista ha tentato in tutti i modi di nascondere: il fatto che l’uomo è formato da materia e spirito e che soltanto nella forza dello spirito risiede la possibilità di un vero e duraturo riscatto. Se ciò avvenisse, si potrebbe assistere a una svolta epocale nella vita dell’umanità e alla resurrezione di quei valori fondanti sui quali poggia la vera serenità dell’animo umano "
Sono personalmente convinto della giustezza della Costituzione e cioè che non vi possa essere reale democrazia né un reale “progresso materiale” se esso non è accompagnato e guidato da un "progresso spirituale".
Purtroppo anche il migliore dei programmi politici ( come di recente è apparso sin troppo ovvio) se è portato avanti da una classe dirigente dalla psiche immersa nei valori del consumismo e della competizione è destinato a dare dei frutti avvelenati.
#COVID19#costituzione#paolo maddalena#mauro scardovelli#diritto#spirituale#testo sacro#umanità#Politica
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Posted @withregram • @archivio.anarchico "Tu ti lamenti di ogni cosa ma non sei tu stesso il responsabile delle piaghe che ti divorano? Ti lamenti della polizia, dell’esercito, della giustizia, delle caserme, delle prigioni, delle amministrazioni, delle leggi, dei ministri, del governo, dei grandi finanzieri, degli speculatori, dei funzionari, dei capi, dei preti, del padrone di casa, dello stipendio, della disoccupazione, del parlamento, delle tasse, dei gabellieri, degli esattori, dei redditieri, dell’alto costo delle cibarie e dell’affitto delle case e dei terreni, del lungo orario di lavoro, della miseria, delle innumerevoli privazioni e della massa infinita di ingiustizie sociali. Ti lamenti ma sei tu a volere il mantenimento del sistema in cui vegeti, talvolta ti ribelli, ma poi ricominci immancabilmente. Sei tu che produci ogni cosa, che lavori e semini, che forgi e tessi, che plasmi e trasformi, costruisci e fabbrichi, che alimenti e fecondi! Perché dunque non mangi a sazietà? Perché sei malvestito, malnutrito e vivi in una topaia? Si, perché sei senza pane, senza scarpe e senza casa? Perché non sei tu il padrone di te stesso? Perché ti pieghi, obbedisci, servi? Perché sei l’inferiore, l’umiliato, il servitore o schiavo? Produci tutto e non possiedi niente. Tutto viene da te e tu non sei niente." #JosephAlbert detto Libertad, "È l’elettore, il criminale!" #AlbertLibertad (1° marzo 1906) https://www.instagram.com/p/CL6nFbFFxxe/?igshid=3ctvbodiupxn
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Ftse Mib: i dividendi pagati oggi
Chiusura in forte ribasso ieri per le quotazioni del petrolio. Wall Street: conclusione negativa anche ieri per la piazza azionaria americana dove il Dow Jones e l'S&P500 sono scesi dello 0,8% e dello 0,7%, mentre il Nasdaq Composite è stato fotografato a 12.025,33 punti, con un calo dello 0,46%. I dati macro e societari negli Stati Uniti Dati Macro ed Eventi Usa: per oggi è atteso il dato relativo alla bilancia commerciale di marzo che dovrebbe mostrare un deficit in lieve miglioramento da 70,5 a 70 miliardi di dollari. Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione dovrebbero salire da 230mila a 240mila unità. La produttività non agricola del primo trimestre è vista in negativo dell'1,9% dopo il rialzo dell'1,7% dei tre mesi precedenti, mentre il costo unitario del lavoro dovrebbe salire del 4,7% dopo l'incremento del 3,2% precedente. Risultati trimestrali USA: da seguire prima dell'avvio degli scambi a Wall Street i risultati del primo trimestre di Moderna e di ConocoPhillips con un eps atteso rispettivamente a 1,77 e a 2,02 dollari. A mercati chiusi si guarderà ai conti di AIG e Apple che dovrebbero riportare un utile per azione di 1,42 e di 1,43 dollari, mentre per quelli di Motorola le stime parlano di un eps pari a 2,05 dollari. Gli aggiornamenti macro e gli eventi in Europa Dati Macro ed Eventi Europa: il dato finale dell'indice PMI composito ad aprile è atteso a 54,4 punti, mentre l'indice PMI servizi a 56,6 punti. Per l'indice dei prezzi alla produzione a marzo si stima una flessione dell'1,6% dopo il calo dello 0,5% precedente. In Francia l'indice PMI servizi è previsto a 56,3 punti e lo stesso dato in Germania si dovrebbe attestare a 55,7 punti. Sempre in terra tedesca si segnala la bilancia commerciale che a marzo dovrebbe salire leggermente da 16 a 16,1 miliardi di euro. In Italia il dato finale dell'indice PMI servizi ad aprile dovrebbe salire da 55,7 a 56 punti. L'evento cloud della seduta sarà il verdetto della BCE sui tassi di interesse, che dovrebbero salire dello 0,5%. Da seguire come sempre la conferenza stampa della presidente dell'Eurotower, Christine Lagarde. I titoli e i temi da seguire a Piazza Affari Dividendi a Piazza Affari: previsto oggi il pagamento dei dividendi staccati ieri da Ascopiave, Sanlorenzo, Banca Profilo, The Italian Sea Group, Gibus, Italian Wine Brands, ReeVo e Take Off. Risultati societari a Piazza Affari: diversi titoli presenteranno i conti del primo trimestre e si tratta di Ferrari, Italgas, Moncler, Intercos, IGD SIIQ, Zignago Vetro, Autostrade Meridionali, Banca Profilo, Edison, Risanamento, Cofle, Comer Industries, Compagnia dei Caraibi, Intred e Kolinpharma. Assemblee a Piazza Affari: previste le riunioni assembleari di Nexi, Snam, Ariston Holding, Iren, WIIT, Zignago Vetro, Beewize, Seri Industrial, Somec, Eligo e Labomar, per l'approvazione dei dati di bilancio dell'esercizio 2022. Read the full article
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Ecologia Il futuro della Terra? Più cupo di quanto immaginiamo Chiunque abbia a cuore il futuro della Terra e delle prossime generazioni non può che essere preoccupato per il declino della biodiversità, le estinzioni di massa, la crisi climatica e altre situazioni di forte criticità innescate dall'uomo. Ma il punto è che quasi sicuramente non siamo preoccupati abbastanza per trasformare quell'intermittente inquietudine in una spinta immediata all'agire, come se la nostra casa fosse in fiamme. (...) Circa un milione di specie di piante e animali sono minacciate di estinzione e gli insetti stanno rapidamente scomparendo da molte regioni della Terra. In tre secoli abbiamo perso l'85% delle paludi, mentre il 65% degli oceani subisce in qualche misura l'influenza delle attività umane. Le foreste di alghe kelp e posidonie (importantissimi ecosistemi oceanici) si sono assottigliate, la quantità di coralli vivi nei reef si è dimezzata negli ultimi 200 anni, e i grandi predatori marini sono il 30% in meno di un secolo fa. La popolazione umana è raddoppiata rispetto agli anni Settanta e conta ora i 7,8 miliardi di unità. Nel 2050 saremo in 10 miliardi, un aumento che si tradurrà in una maggiore insicurezza alimentare, un più estensivo utilizzo del suolo, più inquinamento da plastica, un rischio aumentato di pandemie, disoccupazione, fragilità abitative, insurrezioni, guerre. Tutto questo, in un contesto in cui stiamo usando ben più delle risorse naturali che la Terra abbia la capacità di rinnovare, e con il riscaldamento globale lanciato per superare il grado e mezzo dall'era pre-industriale tra il 2030 e il 2052. Anche se tutti i contraenti degli Accordi di Parigi osservassero i loro impegni, il global warming si attesterebbe tra i 2,6 e i 3,1 °C entro il 2100. L'avanzata di leader populisti con agende avverse alla crescita sostenibile favorisce movimenti d'opinione e campagne di disinformazione che attribuiscono all'impegno ambientale colori politici, anziché vedere nell'attivismo climatico una volontà di preservare la specie umana. Come superare l'immobilismo e trasformare la paura in energia di cambiamento? Lo studio suggerisce alcune azioni indispensabili, come abolire l'obiettivo di una crescita economica perpetua; rivelare il vero costo dei prodotti che utilizziamo e delle attività che svolgiamo, obbligando i responsabili di danni ambientali ad assumersene economicamente i costi (per esempio tassando le aziende per i gas serra che emettono); abbandonare progressivamente e in modo rapido i combustibili fossili; limitando i monopoli e l'influenza indebita delle aziende sulla politica; garantire alle donne istruzione, lavoro e libertà nelle scelte di pianificazione familiare. Elisabetta Intini per Focus
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Povertà alimentare in Italia: il rapporto di ActionAid
L'ultimo rapporto di ActionAid, pubblicato nei giorni scorsi, ha evidenziato un aumento della povertà alimentare in Italia. Secondo il rapporto, nel 2022 sono state 3,2 milioni le persone che hanno fatto ricorso all'assistenza alimentare, in aumento del 20% rispetto al 2021. Povertà alimentare in Italia: dati e preoccupazioni Il rapporto ha analizzato la situazione di 2.000 famiglie che si sono rivolte a enti di assistenza alimentare in 14 città italiane. I risultati hanno evidenziato che le persone in povertà alimentare sono prevalentemente donne con figli, famiglie monoparentali, famiglie migranti e persone con disabilità. Le principali cause della povertà alimentare sono la perdita del lavoro, la precarietà lavorativa, il basso reddito e l'aumento del costo della vita. La pandemia di COVID-19 ha contribuito ad aggravare la situazione, aumentando il numero di persone che hanno perso il lavoro o che hanno visto ridursi il proprio reddito. Cosa si può fare? Il rapporto di ActionAid ha anche evidenziato che la povertà alimentare ha un impatto negativo sulla salute, sulla partecipazione sociale e sull'inclusione. Le persone in povertà alimentare hanno maggiori probabilità di soffrire di malnutrizione, di avere problemi di salute mentale e di isolamento sociale. Per contrastare la povertà alimentare, ActionAid ha proposto una serie di misure, tra cui: - Aumento dei sussidi di disoccupazione e di inclusione sociale; - Introduzione di un reddito di base universale; - Interventi per ridurre il costo della vita; - Promozione di una cultura del cibo sostenibile e accessibile a tutti. Il rapporto di ActionAid è un importante campanello d'allarme sulla situazione della povertà alimentare in Italia. È necessario intervenire urgentemente per contrastare questo fenomeno, che ha un impatto negativo sulla vita di milioni di persone. Il ruolo delle organizzazioni del terzo settore Le organizzazioni del terzo settore svolgono un ruolo fondamentale nel contrasto alla povertà alimentare. In Italia, sono migliaia le realtà che offrono assistenza alimentare a persone in difficoltà. Il rapporto di ActionAid ha evidenziato che il 70% delle persone che si rivolgono a enti di assistenza alimentare sono assistite da organizzazioni del terzo settore. Queste organizzazioni forniscono non solo beni alimentari, ma anche servizi di supporto, come consulenza legale, assistenza psicologica e percorsi di inserimento lavorativo. Il ruolo delle organizzazioni del terzo settore è fondamentale per garantire il diritto al cibo a tutte le persone. È necessario che queste organizzazioni siano sostenute e valorizzate, in modo da poter continuare a svolgere il loro prezioso lavoro. Il problema della povertà alimentare La povertà alimentare è un fenomeno complesso che richiede interventi di natura economica, sociale e culturale. È necessario un impegno condiviso da parte di tutti gli attori della società, per garantire a tutti il diritto al cibo. Il rapporto di ActionAid è un importante contributo al dibattito sulla povertà alimentare in Italia. Il documento fornisce dati e analisi che possono essere utili per elaborare politiche e interventi efficaci per contrastare questo fenomeno. Foto di Frantisek Krejci da Pixabay Read the full article
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Vivere in Canada
Il Canada è uno dei Paesi più belli del Mondo, ricco e pieno di opportunità; per questo è il sogno di molte persone. Scegliere di vivere in Canada, porterà a tantissimi vantaggi nella vostra vita. Ma come bisogna fare per andare a vivere in Canada? Andare a vivere in Canada, richiede di rispettare una serie di procedure previste dal ministero per l’immigrazione canadese e da allora in poi, si avrà la possibilità di iniziare la propria vita in Canada.
Vediamo come fare per andare a vivere in Canada e quali sono i passaggi per riuscirci rispettando tutta la procedura di Immigrazione Canadese.
Come si vive in Canada
Secondo una recente ricerca dell’ Economist, il Canada è uno dei Paesi dove si vive meglio al Mondo; alcune città canadesi sono state premiate per la loro qualità di vita, come ad esempio Ottawa, Vancouver, Toronto e Quebec city.
Il Canada è un Paese multiculturale dove tanti hanno trovato ospitalità. Lo Stato canadese grazie ad una economia attiva e florida, offre molte opportunità di lavoro, con un alto standard qualitativo e stipendi mediamente al di sopra dei 58 mila dollari annui.
Il tasso di disoccupazione è attualmente poco al di sopra del 9% (causa pandemia), prima si attestava sotto il 5%. E’ un Paese con un alto senso civico, con un’organizzazione impeccabile e un’ottima qualità della vita sotto vari aspetti. Un’altra cosa da valutare prima di trasferirsi è il costo della vita.
Confrontandolo con quello degli Stati Uniti o della Nuova Zelanda, è chiaro che seppure alcune città come Vancouver e Toronto risultano abbastanza care (sono tra le più care al Mondo), in periferia però i costi sono decisamente più bassi. L’Ottima Notizia però è che gli stipendi sono comparati al costo della vita!
Una delle città che in questi anni sta vivendo una situazione tra le migliori in termini di vivibilità con un contestuale abbassamento dei costi della vita è Calgary che si trova nella zona di Alberta.
Il mercato del lavoro in Canada
Il mercato del lavoro in Canada è sicuramente uno dei più interessanti al mondo perché è molto dinamico, specialistico ed offre ottime opportunità. Vivere e lavorare in Canada da molte soddisfazioni, soprattutto in alcuni specifici settori come quelli della ricerca e dell’innovazione.
In primis, vi è una parità di genere invidiabile ed in più, il Paese è alla ricerca di profili professionali specializzati. Si può usufruire di un visto lavoro oppure di un programma Working Holiday Visa per i giovani, così da garantire un lavoro ed un visto per vivere in Canada trovando la propria attività professionale.
Canadasys mette a disposizione dei propri lettori un Team di Consulenti di Immigrazione che potranno aiutarti in tutte le tue pratiche di trasferimento verso il Canada. Per qualsiasi esigenza potremo Aiutarti!
Se anche tu sei interessato al Canada e vuoi capire meglio come si vive in Canada, leggi l'articolo seguente:
https://canadasys.com/vivere-in-canada/
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