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#disagio psichico e fisico
klimt7 · 1 year
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Ecco dove vorrei essere io, fin da questo preciso momento, in cui le Previsioni Meteo annunciano una rapida impennata delle temperature in pianura padana!
Con afa a livelli di massima allerta, per la salute psico-fisica e mentale ( mia, oltre che dei pazienti 😱 🙈).
Afa? Afanculo!
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susieporta · 3 months
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La Torre.
"La frattura del Muro Cosmico"
Stiamo assistendo ad un crollo Sistemico Energetico senza precedenti.
Mentre siamo impegnati nell'affrontare ondate di Frequenze altamente debilitanti, potremmo percepire che nel disagio più inaccettabile, si trova la nostra più grande Risorsa.
Molte Anime potrebbero ardentemente contestare che il livello di impatto sul loro Sistema Nervoso è troppo sfiancante per condurre una Vita piena o perlomeno "sostenibile" sul piano fisico e psichico.
Ma "Sentire" il Cambiamento, per quanto faticoso, ci consente di beneficiare dell'immensa opportunità di vivere il Presente nella Consapevolezza e nella Scelta.
Il resto sono solo "disagi" che, per quanto pesanti e sofferti, con pazienza, ispirazione e tanta cura e amore per noi stessi, si possono parzialmente governare.
Una Vita "non scelta" è il vero dramma.
Se non mi accorgo di nulla e vado diritto con il mio paraocchi contro gli spigoli, prima o poi lo schianto arriva. E pure bello grosso.
Prima o poi, ciò che ho tentato in tutti i modi di nascondere a me stesso e agli altri, mi sbatte in faccia l'evidenza.
Non denigrate i vostri Doni.
Sono strepitosi. E originano dal Divino.
Il vostro Sentito "sente" troppo?
Lo farà sempre di più.
La Strumentazione che si sta attivando negli ultimi mesi non è pensata per condizioni di "congelamento interiore", ma per l'Interattività tra il Mondo Visibile ed Invisibile. Per originare e ripristinare Equilibri Ancestrali perduti.
Se abbracciamo questa Trasformazione con tutte le nostre Forze, anziché subirne solo la parte della stanchezza fisica e psichica, scopriremmo che buona parte della nostra condizione di "sfinitezza" dipende dal fatto che stiamo conducendo un'Esistenza molto lontana da ciò che servirebbe al nostro piano di Struttura ora.
Riproponiamo e ci imponiamo ancora schemi antichi di funzionamento a fronte di una apparecchiatura molto più potente e sofisticata, a cui dovremmo costruire un Setting molto diverso e più individualizzato.
Non possiamo più circondarci da condizioni di Vampirismo, di Rumore, di Immaturità, di Manipolazione.
Il nostro Sistema si ammala. Reagisce con movimenti di arretramento immediati e inequivocabili.
Va in "over istantaneo".
Perché gli "strani" stavolta non siamo più noi.
Ma coloro che sono rimasti "indietro" e hanno continuato a riprodurre modelli di Vita superati e dannosi per la nuova Struttura Interiorizzata.
Occorre ripensare ai propri Spazi di Vita.
Sta giungendo il Tempo.
Devono essere sostenibili e accuratamente scelti per supportare le nuove Caratteristiche di Sistema.
Bisogna volersi bene e accogliere i nostri nuovi bisogni. Fisici, psichici e spirituali. Accoglierli, anziché denigrarli e continuare a lamentarsi della fatica che impongono.
La chiave di volta sarà il Cambiamento Materiale delle nostre Abitudini, affinché possa essere adattato pienamente ogni contesto di Vita quotidiano all'avvenuto potenziamento della Strumentazione interiore.
Il Sentito ci guiderà sempre di più verso la nostra nuova Esperienza di Autenticità.
Saremo chiamata alla Responsabilità.
Non si possono più abbracciare le Condizioni di prima.
Siamo completamente cambiati.
Non possiamo più sostenere il Vecchio. Ci inquina, ci contamina, ci uccide.
E' ora di Nuovo. Di nuove Scelte. Di nuovi Orizzonti. Di nuovi Luoghi dello Spirito.
Non sarà più il Dentro a doversi adattare al Fuori.
Ma le nostre Scelte Materiali dovranno corrispondere perfettamente alle esigenze dei nostri nuovi Spazi Interiori.
Giugno intanto ce lo farà sentire come esigenza non più procrastinabile. E poi, pian pianino, verremo portati dall'ispirazione a compiere quelle Scelte di Coerenza e di assoluta Novità, che da tempo stiamo cercando di raggiungere e interpretare correttamente nella Materia.
Ma il prerequisito essenziale resta "l'Amore per Se stessi", che è il tema caldo di queste giornate così intense e scardinanti.
Questa spinta ad Amarci profondamente sarà la chiave di volta degli avvenimenti che si manifesteranno a Settembre.
Stiamo solo scaldando i motori.
Il Bello deve ancora arrivare.
Ma intanto abbiate cura di voi stessi. Siate accudenti verso il vostro Corpo e la vostra Salute Psichica. Concedetevi spazi di Bellezza e di Natura.
Non condannatevi alla lamentela e alla vittimizzazione dei vostri Sintomi.
Ci sono. Ma possono essere leniti e aiutati con riposo e pulizia energetica.
Immense trasformazioni stanno avvenendo dentro.
Ne abbiamo solo limitata Coscienza al momento. Ma quando riusciremo a collegare tutti i fili che legano il processo, allora lo stupore sarà inimmaginabile.
Buon sabato. Di Vita e di Amore. E di crolli.
Mirtilla Esmeralda
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lamilanomagazine · 9 months
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Lombardia, parte la sperimentazione dello sportello psicopedagogico a scuola
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Lombardia, parte la sperimentazione dello sportello psicopedagogico a scuola. Identificare il bisogno di salute, mitigando il peso crescente dei disturbi psicologici e del disagio psichico degli studenti; intercettare, prevenire e contrastare traumi e disturbi psicologici e del comportamento. Individuare con tempestività possibili situazioni psicopatologiche, con l'obiettivo di favorire un'appropriata presa in carico anche dei Servizi socio-sanitari territoriali; promuovere abilità e competenze per il successo formativo degli alunni, potenziando i processi di inclusione ed integrazione scolastica, con particolare riguardo alla gestione degli alunni con bisogni educativi speciali. Sono questi alcuni dei temi che saranno affrontati dagli sportelli di “Scuola in ascolto”, che vedranno il coinvolgimento di psicologici e pedagogisti, in raccordo con i Servizi territoriali e le ATS. L'iniziativa interessa gli Istituti scolastici statali e paritari di primo e di secondo grado e gli Istituti di Formazione Professionale (IeFP) della Lombardia. Ne hanno illustrato i contenuti gli assessori regionali Guido Bertolaso (Welfare), Simona Tironi (Istruzione, Formazione e Lavoro), Elena Lucchini (Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità) insieme a Laura Parolin, presidente Ordine Psicologi Lombardia e a Silvia Negri, vicepresidente Federazione delle Associazioni dei Pedagogisti. L'avvio, dopo una sperimentazione iniziale a metà-fine gennaio su 25 scuole statali, 15 paritarie e 15 scuole di formazione professionale,  è previsto entro il mese di marzo 2024 e sarà attivo 5 giorni su 7. «Regione Lombardia - ha affermato l'assessore Tironi - sta lavorando attivamente per potenziare il lavoro di assistenza psicologica e pedagogica per le famiglie, gli insegnanti e gli studenti. Abbiamo stanziato oltre 3 milioni di euro per il prossimo triennio. La sperimentazione Scuola in ascolto è un'azione concreta che darà un importante supporto». «Saranno infatti presenti professionisti all'interno delle scuole, in spazi dedicati - ha proseguito l'assessore - per aiutare i ragazzi nei momenti difficili, come possono essere ad esempio quelli legati ad un disagio psicologico, a problemi legati al bullismo, ma saranno anche un valido aiuto per promuovere le competenze dei ragazzi aiutandoli nella scelta di un percorso scolastico». Oltre a casi di disagio sociale, gli specialisti operativi presso gli sportelli possono aiutare gli studenti che hanno difficoltà relazionali o malessere psico-fisico, problemi adattativi, sintomatologia ansioso-depressiva, difficoltà relazionali, disturbi alimentari, disagi emotivi transitori ed altri eventi e traumi da stress, (anche derivanti dalla pandemia). Saranno anche avviate azioni di sensibilizzazione e formazione, nelle Istituzioni scolastiche e formative, a favore del personale della Scuola, dei genitori e degli studenti, in modo da affrontare tematiche riguardanti i corretti stili di vita e la prevenzione di comportamenti a rischio per la salute, in raccordo con i Servizi socio-sanitari territoriali e con le progettualità ministeriali e regionali nell'ambito della prevenzione e della promozione della salute. «Prima del Covid - ha spiegato l'assessore Bertolaso - gli accessi nei nostri Pronto soccorso per questo tipo di problematiche erano molto limitati. Se ne registrava uno alla settimana. Oggi, purtroppo, è cambiato tutto e i giovanissimi che si presentano in ospedale per questo tipo di disagio possono anche essere 3 o 4 al giorno nei grandi ospedali metropolitani». «Proprio per invertire questo trend crescente, nel nuovo Piano socio-sanitario per i prossimi 5 anni, a livello sociale - ha aggiunto - il target è proprio quello dei giovani, con le loro difficoltà, incertezze e insicurezze».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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angyinwonderland · 2 years
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Nel centro FoodForMind di Napoli, la Dottoressa @elenasenese_ terrà degli incontri di Psicodramma Freudiano, una psicoterapia in gruppo, una cura efficace per il trattamento del disagio psichico contemporaneo in ogni sua forma. Ah dimenticavo! Ci sarò anche io! 😀 Un percorso che aiuterà ad individuare, comprendere, curare e scoprire la propria via per il benessere psico-fisico. 👉Per iscriverti e avere maggiori informazioni scrivi a 📧[email protected] #VeggieMolly#DAN#Mollichina#Napoli2030#FoodForMindNapoli#OIDa#NapoliLilla#MollichinaPower#Mollichina#Fitness#Anoressia#AngyRecovery#ProRecoveryDCA#DcaWeb#DcaBlog#DcaNapoli#GymAddicted#Inspiration#Motivator#Motivation#Motivated#Workout#Blogger#WebInfluencer#BloggerInfluencer#NapoletanBlogger#ItalianBlogger#InstaWeb#InstBlog#Instagram#AssociazioneDCA https://www.instagram.com/p/Cj2TvUHM89D/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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bacatamente · 2 years
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Sensazione
Non so da dove sia arrivata, quale sia stato il fattore scatenante, ma sono 2 giorni che sento questa sensazione oscura nella mia mente, tutto mi sembra inutile, un peso per l'anima, io stesso mi sento nel posto e nel tempo sbagliato. La stanchezza che mi attanaglia non mi lascia respirare, mi sento veramente male, sia a livello psichico che fisico, magari l'uno influenza l'altro e non so se sia la condizione fisica, che piano piano sta peggiorando, i dolori, la sensazione di andare a terra da un momento all'altro, la risposta sempre tarda ai farmaci, il bisogno di aumentarne le dosi senza una motivazione apparente che porta il mio cervello a vedere tutto nero o l'opposto, che il mio disagio mentale si manifesti in forma fisica, quello che so è che senza troppi motivi mi ritrovo a pensare all'ultimo sonno, a desiderarlo, poi cerco di reagire e mi impongo di fare qualcosa. Ma poco cambia, mi distraggo per un periodo relativamente breve e poi ricado nel nero, distaccandomi da ciò che mi circonda e amplificando le sensazioni fisiche che mi rimandano ad uno stato di frustrazione chiudendo questo circolo vizioso verso il baratro, che a questo punto, credo sia dentro di me.
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umi-no-onnanoko · 3 years
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Escape
L'escapismo è una forma estrema di svago, spesso attraverso metodi ricreativi, il cui scopo è estraniarsi da una realtà nei confronti della quale si prova disagio.
Ci sono persone che erroneamente identificano ciò come bisogno di evadere dallo stress della vita quotidiana ed altre che altrettanto erroneamente si definiscono escapisti unicamente su convinzione personale senza conoscerne il significato.
Secondo alcuni studiosi, i fenomeni di escapismo (cui viene generalmente attribuita connotazione negativa di incapacità a relazionarsi con la realtà) hanno subito un considerevole incremento nello scorso secolo a causa di un generale mutamento dello stile di vita verso contesti, ambienti e lavori sempre più estranei alla condizione naturale dell'uomo, nonché più alienanti.
Tra i sintomi di questo crescente straniamento, vengono normalmente indicati canali ricreativi il cui uso distorto può portare ad un allontanamento della realtà, quali: la letteratura, la musica, lo sport, il cinema e la televisione, i giochi di ruolo, la pornografia, Internet e i videogiochi, oltre alla droga e all'alcool.
I sociologi che studiano questi fenomeni tendono inoltre a sottolineare la pericolosità di una società in cui il governo o i vertici del potere si impegnano a fornire canali di svago di fronte a sintomi di disagio sociale, inserendosi nel solco di Karl Marx secondo il quale numerosi elementi sociali, tra cui la religione, hanno il solo scopo di illudere il popolo con la promessa di un rifugio da un presente insoddisfacente.
Alla luce del XXI secolo, e ancora di più dello scorso anno e di quello corrente, possiamo scorgere come l'escapismo sia un fenomeno più e più in aumento conseguentemente all'ondata di pandemia che viene affliggendo e della quale al momento non siamo liberi.
Qui possiamo trovare la familiarità con i cosiddetti escape games, o con le escape rooms, poiché attraverso queste due attività l'individuo deve cercare di evadere, figurativamente e fisicamente parlando da un luogo fisico o di fantasia attraverso l'utilizzo di doti quali l'ingegno, l'acutezza mentale, l'intuito, la logica e la creatività.
Questi giochi, rappresentano bene l'attività che il soggetto escapista tenta di compiere nella propria vita; egli tramite ogni sorta di mezzo lecito o illecito cerca di modificare o rompere gli schemi, evadendo, uscendo fuori dai contorni predisegnati; ciò per fuggire da problemi più o meno concreti, da condizioni di salute deleterie, da problemi economici pressanti, da disturbi di carattere psichico ecc.
Tuttavia, fantascienza e fantasy vengono ritenute un mezzo per l’escapismo di massa, che spesso si rivela positivo. Pensiamo per esempio a Jules Verne. Quando ha scritto i suoi libri i sottomarini non esistevano, ma vengono immaginate prospettive che poi diventano vere come appunto il Nautilus.
Come ogni medaglia l'escapismo presenta i propri pro e contro, la società, così come il singolo devono fare fronte ad entrambi, in linea di massima però l'escapismo, se non diventa prettamente patologico e distruttivo, può anche comportare un ritrovato benessere per chi evade,quindi se sentite il bisogno di estraniarvi dalla vostra vita quotidiana per ritrovare voi stessi, per risolvere un problema ecc. non dovete preoccuparvi potreste ritrovarvi più forti di prima.
-umi-no-onnanoko (@umi-no-onnanoko )
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corallorosso · 5 years
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Nessuno parla della rotta invisibile: dai Balcani a Trieste sempre più migranti Sono aumentati nel 2018, e nel corso del 2019, gli arrivi di migranti e richiedenti asilo a Trieste, dalla rotta via terra dei Balcani. Un flusso che continua, invisibile e meno raccontato, con una media di presenze mensili che si attesta intorno ai 1000/1200. E che sta creando una situazione non certo emergenziale, ma di rilevante pressione sul locale sistema di accoglienza, dovuta al sottodimensionamento per ciò che riguarda la prima accoglienza. A fotografare la situazione è il report sull’accoglienza a Trieste, presentato da Ics e Caritas italiana. A mancare, spiega il rapporto, sono posti immediatamente disponibili seppure per brevi periodi. Le conseguenze critiche di tale sottodimensionamento vengono calmierate (ma non eliminate) da un lavoro incessante fatto dagli enti di accoglienza e dalla Prefettura di Trieste per organizzare trasferimenti di richiedenti asilo in altre località della Regione e nel resto del territorio nazionale con cadenza almeno settimanale nell’arco di tutto l’anno.... I migranti che arrivano dalla rotta balcanica, e che provengono soprattutto da Afghanistan, Pakistan e Iraq, sono giovani: una popolazione, composta per un terzo da nuclei familiari: “E' un’enorme ricchezza sociale - continua Schiavone - specie per un Paese che invecchia rapidamente e nel quale la forbice tra popolazione attiva e non attiva sta diventando drammatica”. A preoccupare sono, in particolare, i tagli all’accoglienza, dovuti alle scelte del Viminale e il rischio della perdita di posti di lavoro: “I tagli sono netti e insensati. Dove mettiamo le persone? Chi le seguirà? La politica non dà risposte e dà invece informazioni demagogiche. In tal modo non ci sarà un risparmio ma si creerà disagio, perché le persone non spariranno nel nulla e continueranno a esserci". Un dato particolarmente grave - secondo le organizzazioni - è l’annullamento, con il nuovo bando, di tutte le attività di integrazione sociale e di formazione. Il risultato è che si avranno “centri-pollaio, possibilmente di enormi dimensioni, dove “parcheggiare” le persone, producendo tensione sociale”. Le conseguenze saranno gravi anche a livello occupazionale: “sono 278 i dipendenti che rischiano il posto di lavoro, la gran parte dei quali (241) hanno contratti a tempo indeterminato”. Schiavone precisa, che se la richiesta è di fare i "guardiani del pollaio", snaturando completamente la natura dell’accoglienza, “non saremo noi a farlo”. Infine, l’associazione dei medici volontari Don Kisciotte che ha curato la parte relativa alla salute della prima accoglienza parla di segni di violenza sul corpo dei migranti che arrivano. “Il tipo di disturbo è quello caratteristico di una popolazione che ha avuto un periodo recente in cui è stato sottoposto a stress fisico e psichico. Non si registrano rilevanti patologie infettive. In sostanza si tratta di persone in salute -spiega Andrea Collareta. “Si registrano però molti casi di violenza subita nel viaggio - aggiunge Schiavone - . Si tratta di persone ferite, talvolta con arma da fuoco, anche minori. Le violenze si verificano soprattutto in Croazia al confine con la Bosnia Erzegovina, e sono compiute sia dalla polizia che dalle bande, come testimonia anche un recente rapporto curato da Amnesty International. Trieste è il primo luogo sicuro nel quale queste persone arrivano”.
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Ricovero ospedaliero e malattia spiegati ai bambini
Ricovero ospedaliero e malattia: due condizioni che vorremmo non sfiorassero mai i bambini. Non a caso il mondo adulto tende a escludere i più piccoli da tematiche del genere. Scelta giusta? I bambini sono davvero immuni da situazioni di questo tipo? No, per cui vale la pena spendere qualche ora a spiegare loro che avere bisogno dell'ospedale è una possibilità e che va affrontata in modo coraggioso. "Conoscere per non avere paura" è il progetto ideato dall'associazione ABIO Napoli per rendere i bambini più consapevoli rispetto a situazioni nelle quali possono essere coinvolti loro malgrado. Il progetto di ABIO (Associazione per il Bambino In Ospedale) si rivolge ai bambini delle scuole elementari. Una fascia d'età che mostra sempre tanta curiosità così come ci spiega Davide Costagliola, Responsabile settore Ludico - Progetti - Segretario del Consiglio di ABIO Napoli. Davide Costagliola, come mai avete sentito l’esigenza di creare un percorso per informare i bambini su cosa accade quando si viene ricoverati in ospedale? Davide Costagliola Nel corso della nostra ventennale esperienza ci siamo resi conto che i bambini hanno un'idea completamente distorta dell'ospedale, condizionata dalla paura. Il progetto "Conoscere per non aver paura" è nato per far conoscere ai bambini l’ambiente ospedaliero e i diritti dei piccoli pazienti, al fine di ridurre l’impatto emotivo di un eventuale ricovero. Molti ricoveri avvengono d’urgenza, senza che ci sia il tempo per preparare il bambino a questa esperienza, che oltre al dolore fisico comporta un forte disagio psichico. È necessario prevenire il trauma da ricovero con un’adeguata informazione perché il metodo più efficace contro la paura è la conoscenza. A quale fascia d’età vi rivolgete e cosa spiegate nello specifico? Ci rivolgiamo ai bambini delle classi terze e quarte delle scuole primarie e delle classi prime delle scuole secondarie di primo grado. Il progetto prevede due incontri per ogni classe, durante i quali i bambini vengono informati su tutte le figure professionali che si possono incontrano in ospedale, sulle attività di supporto durante la degenza, sugli strumenti che usa il personale ospedaliero e su tutti i luoghi dell’ospedale. Raccontiamo loro la nostra mission, la nostra storia per un ospedale sempre più a misura di bambino e le attività del movimento ABIO. Al termine degli incontri tutti i bambini ricevono l’attestato di Bambino Coraggioso. Come si sono mostrati i bambini durante questi incontri? I bambini mostrano sempre molto interesse e tanta curiosità. Fanno molte domande e qualche bimbo manifesta la volontà di diventare volontario ABIO appena avrà compiuto i 18 anni. Il vostro progetto è stato veicolato dalle scuole: pensate di riproporlo anche per il prossimo anno scolastico o avete altri progetti in cantiere? Sì, desideriamo che si possa realizzare in tanti istituti del territorio di Napoli e provincia. Invitiamo i dirigenti scolastici delle scuole a contattarci per programmare il progetto per il prossimo anno scolastico. Abbiamo tantissimi progetti in cantiere per continuare a dare sostegno alle bambine e ai bambini ricoverati in ospedale. Come l'iniziativa "Dona un gioco" che ci consente di raccogliere giocattoli che consegniamo periodicamente ai bambini ricoverati nei reparti pediatrici di Napoli e provincia. Per aderire all’iniziativa “Dona un gioco” basta seguire le indicazioni riportate sul nostro sito www.abionapoli.org/dona-un-giocattolo/ . È possibile sostenere le attività di ABIO Napoli anche in fase di dichiarazione dei redditi, scrivendo il codice fiscale 94202690635 e apponendo la firma nella casella per il sostegno del Volontariato. Read the full article
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benesserecondiviso · 3 years
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Attraverso l’empatia oltre la pet therapy
di Giuliana Gemelli http://www.cavallo2000.it/detail/lempatia_al_centro_della_relazione_uomoanimale-id_20744.htm In un recente  convegno  svoltosi  nell’incantevole  cornice  del  castello  di  Susans, una dimora  rinascimentale  che  non  ha  nulla delle  classiche  fortezze  friulane e si  presenta  come  una  serena  dimora  di  famiglia  con  un grande  parco  dotato  di un’acustica  straordinaria circondato  da  boschi  e prati dove  immagini di  veder  apparire  piccoli  borachi  di  cavalli in  libertà-  pronti  ad avvicinarsi  per  annusarti  - veterinari  e  clinici  umani  oltre  ad  esperti  di  scienze  naturali  ed  umane, etologi, anatomo-patologi, paleontologi, si  sono  confrontati su  una tematica   emergente  che travalica l’universo  antropocentrico e  che  riguarda le  problematiche  inter specie:  l’empatia. Il  convegno  pur avendo  una  caratterizzazione  “ibrida” dal  punto  di  vista  comunicativo, relazioni  in  presenza  e  contributi  video, hai  generato un  dibattito intensissimo del  quale  la stessa  organizzatrice  si  è  stupita  per  prima !! Il  tema  dell’empatia  esposto  da  clinici  e  terapeuti  dell’umano  e da  esperti  del  mondo  animale ha  condotto  quasi in modo impercettibile   e inizialmente  pressoché  inconsapevole, a  travalicare alcune  ovvietà  c he  riguardano  la  pet - therapy  e  alcune  ovvietà  che  riguardano  la cura  medica  e  clinica . Nel  primo  caso  il  fatto  che  la  pet - therapy  sia  basata esclusivamente sull’addestramento  degli  animali. Niente  di più falso  se  l’addestramento  finisce  più  per  assomigliare alla   strumentalizzazione  al  servizio  dei  cosiddetti utenti , per il  loro  esclusivo  benessere, e  non  ad alimentare ta  invece  un  percorso  di  reciprocità in  cui  anche  l’animale trae  un  beneficio relazionale, serenità, rilassamento, consapevolezza, rigenerazione emotiva. Per  questo  riteniamo  che  siano  imprescindibili  alcune precauzioni  nella selezione  degli  utenti  e  non  solo  in  quella degli  animali  destinati  alla  pet.therapy  su  cui  i  formatori  pongono  sempre l’accento , magari  escludendo,  a  prescindere,  alcune  razze  di  cani o  particolari  tipi  di  quadrupedi . E'  ad esempio  assolutamente  necessario  escludere  dagli  utenti  della  pet therapy  coloro  che  sono stati  riconosciuti  come  autori  di  atti  di  violenza  o di  abbandono  nei  confronti  degli  animali  ma  ci sono  anche  altre  considerazioni  da  fare Chi usufruisce dell’ausilio  dei  cavalli  a  scopo  terapeutico  o  di  sostegno  fisico-psichico deve essere  in  grado  di attivare  in modo  reciproco  nei  confronti  degli  animali  forme  di  empatia, esprimendo  nei modi  che  gli  sono  consoni  affetto  vicinanza  riconoscenza:  sta al  terapeuta  valorizzare  questi  percorsi Puo sembrare assurdo  e  paradossale  un  altro  ragionamento : questo  vale  anche  nella cura delle  persone ad esempio  il  medico  che  cerca  di instaurare  col  paziente  una  collaborazione  terapeutica  un’alleanza  per  la cura deve  poter  trovare  nel  paziente  una  punto  di  “ancoraggio” di  vicinanza  di   condivisione  un   benessere  condiviso , appunto  come  recita  il  titolo  del  convegno attraverso i  percorsi  del  prendersi  cura. Nel  grande  pallium  il  mantello  da  cui prendono il  nome  le  cure  palliative   deve esserci  posto per  la  reciprocità  orchestrata  e  nutrita  dall’empatia che  è  essenzialmente  “attentio", sguardo  reciproco  dell’uno sull’altro, stimolo alla percezione della totalità  della  persona, fiducia, collaborazione nella relazione di  cura  attraverso un  reciproco  Prendersi cura” che  non  è solo  del  medico  nei  confronti  del  paziente  ma anche del  paziente  che  si  affida al  medico  CONSAPEVOLMENTE e  non  passivamente e dunque  impara  a  dialogare,  a  comprendere. Le  cure  palliative stanno  seguendo percorsi  nuovi  ed  inediti che  non  hanno  più  a  che  vedere solo  con  le fasi  terminali  della  malattie  oncologiche, né soltanto  con  la somministrazione  di  farmaci  ma  con  interventi che  riguardano  il  benessere  psico-fisico  emotivo  e relazionale  dei  pazienti  e  che  intervengono  anche nella fase  di  somministrazione  di  cure  molto impegnative  e  con possibili  complicanze  come,   in ematologia,  le  terapie  cellulari  CAR-T. Inoltre  e  questo  è un  aspetto importantissimo  per  le  tematiche  che  abbiamo  affrontato  nel  convegno  e  che  intendiamo  approfondire  nella  pubblicazione  che  seguirà  a  breve, riguardano  anche gli  animali, l’accompagnamento  nei  percorsi  della  malattia e del  fine  vita, l’attenzione  ai  loro  bisogni  nelle fasi  delicate  dell’esistenza  come  gli interventi  chirurgici . E 'di  pochi  giorni  fa la  notizia  che  un  famoso  musicista americano  dopo  avere  abbandonato i  concerti  in una  sorta di  pensionamento  ha  pero continuato  a  suonare  questa  volta  pero  non  per  gli  umani  ma  per  i  cani  abbandonati  o maltrattati. Sappiamo  bene quanto  la  musica  sia  di  conforto  anche  per  i  cavalli, li  rassereni  infonda  loro  rilassamento  e  calma. Un altro  aspetto importante  è la Pet  - therapy  che  gli  umani  possono  rivolgere  agli  animali  ad esempio  attivando  percorsi relazionali  quando essi  attraversano  momenti  difficili  di  separazione dai  loro  compagni. E il caso  di  due  oche  separate per  l’intervento  del  maschio  e  la  conseguente  sofferenza  della  femmina. Entrambi  hanno  tratto  giovamento  dal fatto  che  i  veterinari  hanno  deciso  di  avvicinarli :  anche se  attraverso un  vetro  hanno  potuto  condividere  il  percorso della  convalescenza  post. intervento. Io stessa attraverso la  collaborazione del  mio  veterinario  ho potuto  dare  aiuto  e  conforto  alla mia  cucciola  permettendo  alla sorella  di  starle  vicino  durante  un  intervento  difficile  e  complicato.  Il recupero  é  stato  velocissimo  e  contrariamente  ad ogni  aspettativa  la  cagnolina  si  é  rimessa  in  piedi   rapidamente ed  è  giunta a  casa  con  le sue zampe. E infine  è  noto  ma  proprio in  questi  giorni  l’ ho  vissuto   direttamente  il  comportamento  dei  cavalli  quando uno  di  loro  in  un  branco  spontaneo  o  artefatto -  le  - talora -famigerate  pensioni  per cavalli-  sta  male  o  mostra sintomi  di  pesante disagio .  lo  circondano, si stringono  a  lui, dimostrano  di  essere  empatici. … e spesso  purtroppo  gli  uomini  ostacolano  questi  comportamenti : l’ho  visto  coi  miei  occhi.
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latinabiz · 4 years
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Il progetto di fotografia della Casa Johnny&Mary di Paliano
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LocandinaLocandinaLocandina Nel comune di Paliano non c’è salute senza salute mentale: l’arte alla Johnny&Mary per lottare contro lo stigma e i pregiudizi, educando ad avere a mente le persone con disturbi mentali. Infatti I ragazzi delle strutture residenziali socio riabilitative Casa Johnny e Casa Mary con la fotografia titolata V-UOTO SINCRONIZZATO partecipano al concorso internazionale People In Mind. E' una grande soddisfazione per i ragazzi della Johnny&Mary che anche per quest’anno si qualificano al concorso internazionale di pittura, fumetto e disegno People In Mind voluto e organizzato da Lundbeck Italia, azienda farmaceutica che da 25 anni nel nostro Paese è impegnata nell'ambito delle patologie del sistema nervoso centrale. I ragazzi della Comunità Johnny&Mary con Totò Calì hanno realizzato V-UOTO SINCRONIZZATO, partecipando nuovamente all’iniziativa che vuole combattere i pregiudizi ancora esistenti verso il disagio psichico, fisico, sociale. People In Mind nasce con l’intento di sensibilizzare sul tema della lotta contro lo stigma nei confronti delle persone che soffrono di disturbi mentali, facendolo tramite l’arte, una delle forme di espressione troppe volte ugualmente vittima di un forte pregiudizio. Finalisti nella scorsa edizione con Schizodipinto anche quest’anno la partecipazione della Johnny&Mary sposa la finalità del progetto della Lundbeck Italia: ricordare che la vita non dovrebbe essere interrotta o compromessa dalle malattie mentali. #cronaca Read the full article
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alienogay · 4 years
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L’Amore ed io
Fino a partire dll’età della mia pubertà provavo i primi turbamenti per le persone del mio stesso sesso. Ne ero cosi fortemente attratto che a volte provavo disagio, malessere a volte anche fisico ed un forte,fortissimo senso di frustrazione e di impotenza. Sapevo che non avrei mai e poi mai “avuto” quei bellissimi ragazzi che vedevo per strada e che sarei stato destinato alla infelictà più assoluta e alla solitudine più disperata. Pensavo di essere io l’unico ad avere attrazione per le persone del mio stesso sesso e questa cosa era vergognosa e nemmeno a volte osavo pensarci. Invece, il mio primo incontro con alri gay avvenne, involontariamente grazie a mia sorella; lei stava cercando casa perchè doveva sposarsi ed acquistava un settimanale di annunci ed io, un giorno curiosando fra le diverse proposte di compravendita immobiliare, mi imbattei in una rubrica di annunci per persone sole fra le quali anche diversi gay... ne fui immediatamente attratto ed incuriosito ed iniziai senza alcun timore a rispondere a qualche annuncio. Arrivarono delle riposte tramite il fermo posta ovviamente e cosi feci il mio primo incontro che fu fallimentare perchè si trattava di un ragazzo con qualche problema psichico che arrivava dal Trentino e a cui piacevano i ragazzi molto giovani ed io lo ero, ma filiformi ed io non lo ero , gli piacevano biondi ed io non lo ero. Io dopo avergli parlato al telefono per qualche giorno ero molto emozionato il giorno dell’appuntamento ed arrivai alla stazione con larghissimo anticipo e quasi consumai il marciapiede durante l’attesa GLi avevo anche scritto una bella lettera su carta da lettere pregiata che avevo acquistato a Venezia. Il mio cuore era pronto, era pronto ad un bacio, ad un abbraccio a qualsiasi forma di contatto fisico e spirituale, ma tutto questo non accadde.Devo dire che non mi demoralizzai per niente; il mio cuore era cosi pieno di apsettattive per il mio futuro che, comunque continuai a rispondere agli annunci fino a quando una domenica mattina di un freddo inverno non mi arrivò una telefonata da Rino, un ragazzo a cui avevo scritto una bellissima e romantica lettera lasciando il mio recapito telefonico (una grande e grave imprudenza!!), mi diede appuntamento per il pomeriggio stesso a Porta Susa. Le ore che mi separavano da quell’incontro mi sembravano interminabili, A pranzo mia mamma aveva preparato gli gnocchi al sugo ch eio trangugiai perchè avevo fretta, avevo fretta di iniziare i preparativi per il fatidico incontro. Avevo il cuore in gola dall’emozione e della felicità! Presi l’autobus e mi recai a Porta Susa e dopo poco mi venne incontro Rino, un ragazzo molto carino ed affabile che mi disse subito: “ Ma un ragazzo cosi dolce e cosi carino come mai è possibile che sia solo??”. Ricordo quelle parole che mi lasciarono leggermente stupito, ma quasi insensibile...non ero per niente abituato ai complimenti sul mio aspetto esteriore, ero cosi mortificato sia fisicamente che interiormente che tutto sembrava scivolarmi addosso anche le offese. Con lui c’era anche un uomo piu grande che diceva si e no qualche parola che veniva sovrastato dall’irruenza e dalla vivacita di Rino. Si chiamava Giovanni e non era nemmeno cosi attraente. Andammo a prendere un caffè in un bar di fronte alla stazione, faceva freddo, ma il mio cuore era pieno di felicità e di emozione. Dio mio quanto ero contento!!! Ero letteralmente sopraffatto di felicità e di incredulità nel constatare che le persone come me esistevano veramente, ch eavevano mani, braccia gambe come me. Ero stupendo!!! Forse avevo trovato una famiglia, forse non sarei stato mai piu solo!!! Che bello!!Signore mio ti ringrazio per tutto questo. Non pensavo alla relazione sentimentale ma pensavo aalla dolcezza a quella dolcezza a quella tenerezza dell’amicizia, dell’amico o degli amici ideali che ho sempre cercato e che cerco ancora, che colmino il mio costante senso di solitudine. Non cercavo in questo primo incontro nessun approccio sessuale niente di tutto questo. Tornai a casa quella sera stravolto di felicità, raggiante ed entusiasta. A partire da quella domenica pomeriggio, la mia vita sarebbe cambiata; ero entrato nel mondo gay dalla porta principale e poi saprete il perchè.Trascorsi tutta la settimana in attesa del successivo incontro con questi nuovi ed unici amici; a stento riuscivo a trattenere l’emozione e la felicità, nel frattempo Giovanni iniziò a telefonarmi la sera e a farmi una corte molto discreta, ma alquanto serrata. Io non capivo, sinceramente non capivo anche perchè lui non mi interessava molto ero molto piu interessato a Rino, ma a prescindere da tutto, cio che per me maggiormente importava era l’amicizia quella sublimata quella pura e sincera, tutto il resto poteva venire dopo o mai forse.Il saabto successivo ci incontrammo e credo sempre davanti a Porta Susa e subito le nostre strade si divisero: Rino ci propose di andare in sauna, ma io dissi subito di no, ma ti pare? Con tutti i complessi fisici che mi portavo dietro io non sarei mai andato e anche Giovanni disse di no. Ci salutammo ed io rimasi con Giovanni. Iniziammo  a parlare, lui era molto colto e diceva cose ch enon riuscivo ad afferrare pienamente, era anche poeta e scrittore e mi parlava di molte molte cose inondandomi di parole che per la maggior parte finivano inascoltate da parte mia.  Mi portò in collina, nella stupenda collina torinese, era sera, e ad un certo punto mi baciò ed io esplosi. Ero una bomba ad orologeria carica di bisogno di Amore che esplose all’istante anche se per Giovanni, un secondo prima non provassi nessuna attrazione o interesse particolare. Ero solo, ero disperato, sognavo tutto ciò da sempre ed ecco che si avvera, ecco che qualcuno mi dice che fra tutte le stelle del cielo sulla collina di Torino, io ero la più bella!!! Ricordo che mi bagnai letteralmente tutto dall’emozione e dall’eccitazione fisica e spirituale. Dopo questa dichiarazione, andammo a mangiare la pizza, ma io ero pieno di lui e dei suoi baci; ero innamorato e basta.
Ma come vivo io l’Amore come l’ho vissuto? Beh innanzitutto, mi preme dire che io non sono mai stato amato sinceramente ed incondizionatamente nemmeno dai miei genitori, ben preso fin dai primissimi anni della mia vita, ho conosciuto l’Amore ed il Tradimento che si coniugavano perfettamente ossia l’Amore e le offese e le umiliazioni da coloro che avrebbero dovuto amarmi in modo incondizionato. Quindi sono stato amato e tradito nello stesso tempo ed io, a mia volta, non so amare senza a mia volta tradire. Peccato! Ma è così. In nessun rapporto di Amore sono riuscito ad essere fedele perchè per me non esiste amore puro e semplice, ma è tutto inzozzato dal tradimento e dalla umiliazione. Non sono mai riuscito ad amare completamente, aderendo completamente all’altro perchè ho smepre avuto paura di espormi per poi essere tradito.. Peccato! Vorrei essere amato senza essere posseduto ed amare senza possedere...Sarebbe stupendo!
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wdonnait · 4 years
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Sognare macchie sul viso : signifocato e simbolo
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Sognare macchie sul viso : signifocato e simbolo
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A molte persone capita di sognare macchie sul viso, durante la notte.
Per gli amanti delle interpretazioni dei sogni, la pelle può avere molteplici significati. Specialmente dal punto di vista psicologico, nel caso in cui si stesse vivendo una situazione particolare.
Tuttavia, il significato delle macchie sul viso nei sogni non è universale. Infatti, può variare a seconda del caso specifico ed essere strettamente interconnesso ad un mix di emozioni.
In linea generale, la cute è sinonimo di sensibilità. Di conseguenza, quando diventa la protagonista dei nostri sogni, è perché entra in gioco l’istinto. Non a caso, esiste il detto “me lo sento a pelle”.
Insomma, le correlazioni possono essere numerose, sia in senso positivo che negativo. Pertanto, si parla di sensazioni positive (gioia, emozione, felicità) che negative (paura, sconforto, tristezza e così via).
Sognare macchie sul viso cosa significa
Di solito, quando si sogna di avere una pelle levigata e radiosa significa che si è in buon stato di salute (sia dal punto di vista fisico che psichico).
Invece, quando si sognano delle macchie sul viso significa che alcuni sentimenti repressi potrebbero ricomparire quando meno ce l’aspettiamo. Oppure, che sta per succedere qualcosa (può essere sia bella che brutta). A tutto questo si associa un possibile disagio sociale, che ci fa sentire insicuri all’interno di un gruppo di amici o colleghi.
Se ad avere le macchie sul viso è un’altra persona, significa che non sta vivendo un periodo facile oppure che non è in sintonia con voi.
In alternativa alle macchie, c’è chi sogna di avere la pelle molto irritata. Ciò potrebbe indicare una sensazione di rabbia repressa, insicurezza o malessere generale. Insomma, le interpretazioni possono essere davvero molte.
Sognare macchie colorate sul viso
A volte può succedere che le macchie sul viso siano di uno strano colore (ad esempio blu, gialla, verde, viola ecc).
Tale caratteristica corrisponde quasi sempre ad una mancanza di autenticità. Pertanto, può significare che voi stiate nascondendo qualcosa. Invece, se le macchie di un colore anomalo dovessero appartenere ad un altro, allora è probabile che vi stia mentendo su qualcosa.
Tuttavia, il significato specifico subisce delle variazioni a seconda della tonalità in questione. Infine, se le macchie dovessero essere bianche, indicano uno dei seguenti stati d’animo:
Paura
Incertezza
Malattia
Disagio
Senso di inferiorità
E tanto altro ancora…
Altre interpretazioni
Ovviamente, sognare macchie sul viso è soltanto una delle varianti legate alla cute.
Infatti, può capitare di sognare altre tipologie di inestetismi, come ad esempio acne, brufoli, herpes, nei e così via.
Ma non solo. C’è chi sogna la pelle rossa e quasi sempre sta per senso di totale imbarazzo, rabbia o vergogna. Quando è nera invece, è probabile che sia inerente a dei misteri o personalità represse.
Inoltre, se la pelle dovesse presentare funghi, desquamazioni o cicatrici, può essere sinonimo di:
Paura di non piacere alla gente
Timore di fare una brutta impressione
Insorgenza di un imprevisto
Problema da risolvere al più presto
Grandi cambiamenti in arrivo
Persona cara poco onesta con voi
Da ciò potete ben dedurre che le macchie sul viso e i vari inestetismi non siano sempre un buon presagio.
Ovviamente, non bisogna prendere ogni singola interpretazione per oro colato. Questo perché i significati nascosti possono essere molteplici e non per forza riguardanti voi.
Tenete a mente anche che i sogni sono un riflesso del nostro inconscio. Di conseguenza, può essere che qualche ora prima di dormire abbiate visto un film di paura o assistito a qualche scena che vi ha turbati.
Insomma, individuare nel dettaglio ciò che si nasconde dietro ad un sogno non è semplice. Pertanto, non lasciatevi sopraffare da ansie o paure ma verificate giusto per curiosità.
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malessere[ma-lès-se-re] n.m.
1. indisposizione, malore fisico non ben definito: un malessere generale; accusare un leggero malessere
2. inquietudine, turbamento; condizione di disagio, di scontentezza, di difficoltà: il malessere che seguì l’ultima guerra
Etimologia: ← comp. di mal(e) ed essere 1.
A volte il disagio cresce dentro di noi a poco a poco, quasi in sordina. 
Allora, per sedare l'ansia, cominciamo a prendere dei provvedimenti: ad esempio, evitiamo luoghi troppo ampi che ci danno un forte senso di spaesamento; ci laviamo le mani con sempre maggiore frequenza per timore del contagio; oppure ci isoliamo perché siamo preoccupati dal giudizio della gente. In pratica, cominciamo a modellare i nostri comportamenti intorno al nostro malessere per cercare di tenerlo sotto controllo. Ma più il malessere aumenta, più aumentano anche questi comportamenti che ci rendono schiavi. Altre volte invece è un trauma improvviso a sconvolgere la nostra vita, come la morte di una persona cara o il tradimento del coniuge; ma anche eventi apparentemente non tragici, come l'entrata in pensione, possono rompere il nostro equilibrio psichico. Più difficile è capire perché una persona possa entrare in crisi quando le accade qualcosa di positivo, ad esempio si sposa la figlia oppure riceve una promozione sul lavoro. Eppure succede anche questo.
IL LINGUAGGIO DEL SINTOMO Cos'è un sintomo? Lo si avverte spesso come una sorta di "corpo estraneo" che è in noi ma che non riconosciamo come una parte di noi. Nella fobia, il sintomo prende la forma di una paura irrazionale, magari per animali innocui, luoghi aperti o chiusi, oggetti di uso comune. L'ossessivo ha invece la necessità assoluta di compiere regolarmente una serie di rituali, ad esempio, aprire e chiudere dieci volte i rubinetti prima di andare a dormire. Altre volte, a disturbare sono dei pensieri ricorrenti apparentemente senza senso, che però continuano a fare capolino nella testa. Perché tutto questo? Non si sa. Sembra esserci qualcosa di irrazionale nel sintomo.
A volte è difficile considerare queste manifestazioni così disturbanti e angosciose come qualcosa che abbia a che fare con noi. Preferiamo piuttosto pensarle come estranee al nostro "io", errori da eliminare, virus da debellare. Vogliamo tornare a essere quelli che eravamo prima della malattia, oppure ci illudiamo che, tolto il sintomo, potremo finalmente diventare quelli che desideriamo essere. Questa concezione è molto diffusa oggi, anche perché la medicina ci ha abituato all'idea di cura come eliminazione farmacologica o chirurgica del male, come soppressione del sintomo: basta asportare un pezzo di stomaco per guarire dall'ulcera, basta prendere una pillola per far sparire il mal di testa. Eliminando il sintomo, si pensa di poter ripristinare lo stato di salute.
Il malessere può essere una spia che ci siamo allontanati dal nostro nucleo interno che così reclama i suoi diritti, o che abbiamo privilegiato solo un aspetto di noi, quello in cui abbiamo voluto riconoscerci. Ogni malattia, ogni disagio, sono un modo in cui il nostro corpo o il nostro inconscio cercano di mettersi in contatto con noi e portarci a nuovi livelli di equilibrio interiore. Oggi, che si fa tutto di fretta, vorremmo anche guarire in fretta, magari con un farmaco. Invece per cominciare a dare significato al nostro malessere, dobbiamo dedicare più attenzione a quello che si svolge dentro di noi.
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Non sapevo che titolo mettere
Allora, voi tutti avrete, almeno una volta incontrato un autolesionista, giusto? Voi stessi o altri. L'autolesionista è colui/colei che, davanti a problematiche che gli/le creano un disagio molto grande, risponde con altro male. L'autolesionista, infatti, pur reprimere questo male psichico, crea altro male, questa volta però fisico, in modo da “coprire” momentaneamente il male psicologico. L'autolesionismo non necessariamente si manifesta con la classica “lametta”, come cantava Donatella Rettore. Infatti la “lametta” usata può anche essere una sigaretta. Fumare con la consapevolezza, e soprattutto lo scopo, di farsi del male (io, per esempio). L'autolesionismo, in ogni caso, non dura per tutta la vita. O ci crepi o ci vieni fuori,ma in qualche modo finisce. Esso è un momento di estrema fragilità della persona in cui bisognerebbe curarla (non farmaci psicoattivi, semplicemente affetto incondizionato). Non si deve però esagerare con queste cure, dato che si va a creare, volente o nolente, un rapporto di dipendenza per cui l'aiutato/a dipende quasi esclusivamente da l'aiutante. Bisogna aiutare in modo che possa poi “camminare con le proprie gambe” (in senso psicologico, s'intende). Perché tutto questo discorso? E perché non ho semplicemente messo come titolo “Autolesionismo”? Perché mi va. Perché questi post devono riflettere me, quasi quanto il Manifesto di Filippo Tommaso Marinetti (Futurismo), rifletta lui. Tanto lo so che a leggere questi post sono unicamente io, ma mi piace scriverli in ogni caso.
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pangeanews · 4 years
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“Alcuni vi diranno che siete pazzi, e quasi tutti si chiederanno, a che serve?”. L’avventura di Apsley Cherry-Garrard, l’uomo che sopravvisse alla disastrosa spedizione di Scott in Antartide
Roald Amundsen, l’Aquila Bianca della Norvegia, li aveva battuti per un soffio. Era l’inverno del 1911-1912. Quando la spedizione “Terra Nova” di Robert Falcon Scott, nel gennaio 1912, raggiunge l’Antartide, una bandiera norvegese sta sventolando: il rivale Amundsen aveva raggiunto il Polo Sud qualche settimana prima di loro. Durante il lungo e faticosissimo viaggio di ritorno, il capitano Scott perde la vita, insieme a quasi tutti i membri della spedizione. Eccetto uno. Il giovane Apsley Cherry-Garrard, unico superstite di quella eroica impresa.
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Sulle tracce di questo storico personaggio si snoda la vicenda del romanzo storico L’indicibile inverno – Una storia bipolare, pubblicato da Oltre Edizioni, della scrittrice italo-svizzera Benedicta Froelich (pseudonimo di Benedicta Cagnone). Cherry-Garrard era stato scelto da Robert Falcon Scott, nel 1910, per il ruolo di assistente biologo. Il trauma di ritrovare Scott e i membri della spedizione morti fu talmente doloroso che Cherry-Garrard, già affetto da sindrome “bipolare”, fu poi afflitto da un disagio psichico per tutta la vita e da un grave attacco di catatonia nei suoi anni maturi. Sopravvivere a quell’avventura ha significato portare con sé l’ombra, lo spettro del senso di colpa, di non aver potuto salvare le vite di quegli uomini. Ma la tragica storia di Sir Robert Falcon Scott diventa il fulcro di una vicenda attualissima che Benedicta Froelich affida alla voce e allo sguardo di Frida, anche lei afflitta da disturbo bipolare, che scopre, leggendo il giornale, la storica avventura di un secolo prima.
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Da tempo l’autrice Benedicta Froelich – giornalista e traduttrice dall’inglese e in inglese, oltre che interprete consecutiva, ha curato l’edizione italiana di Like English Gentlemen di J.M. Barrie (La Finestra Editrice, 2017) e tradotto le poesie di Paul Vangelisti per Pinocchio (Edizioni Galleria Mazzoli, 2018) e Imperfect Music, sempre di Paul Vangelisti (Edizioni Galleria Mazzoli, 2019) – è sensibile al fascino di un particolare tipo di narrazione, fiction, storica come aveva già dimostrato attraverso le intriganti pagine di Nella sua quiete, opera vincitrice, nel 2013, del premio Guido Morselli e pubblicata, nel 2014, da Nuova Editrice Magenta. Quelle pagine restituivano al fascinoso Lawrence d’Arabia (già celebre film del 1962, diretto da David Lean, vincitore di ben sette premi Oscar), T.E. Lawrence, suggestive pagine sulla sua vita eccezionale e della sua morte altrettanto straordinaria. In questo romanzo, la narrazione scavalca un secolo e si trasforma in un gioco di specchi e simmetrie, di corrispondenze al di là dei confini angusti delle vite dei protagonisti.
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Il racconto storico si intreccia con la finzione narrativa perché Frida scoprendo la storia di Cherry inizia a scoprire se stessa e a esplorare il disagio psichico, quel disturbo popolare di cui soffre. Mettendo così a contatto e a confronto il suo malessere con quello di Cherry-Garrard, dando vita a una sorta di testimonianza, e di cammino di guarigione attraverso l’empatia e la solidarietà nei confronti di quell’uomo vissuto un secolo prima. Si crea così un legame straordinario attraverso la conoscenza di un doloroso cammino esistenziale, specchiandosi in lui e, a sua volta, introiettando il personaggio dentro di sé, così trovando la propria salvezza e liberazione. Il percorso è anzitutto attraverso una sofferenza fisica, prima ancora che psichica, ma la salvezza nasce da legami indissolubili come l’autentica amicizia, fatta di condivisione del dolore: “Quella sofferenza terribile era stata resa sacra dal fatto di averla condivisa con loro: perché era stato solo grazie a quei due uomini, per lui presto divenuti dei fratelli nell’angusto e gelido spazio di una piccola tenda antartica, che non si era arreso, che non si era lasciato cadere nella neve per attendere la morte”.
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Cherry non è un eroe, ma una persona consapevole delle proprie fragilità: “Era rimasto un giovanotto apparentemente insignificante, e per di più goffo e imbranato in ogni circostanza ‘ufficiale’: in società era timido e impacciato, per non parlare dello scarso ascendente da lui esercitato sulle donne”. Un giovane che era riuscito a prendere parte a una spedizione, nonostante le sue debolezze. “Era diventato amico di Edward ‘Bill’ Wilson, e grazie a quest’amicizia era piombato nella vita di Cherry il Capitano Robert Falcon Scott, e con lui la Spedizione Antartica Britannica”. A lui era andato il privilegio, o la disgrazia, di prendere parte ad un’audace, eroica impresa. Ma c’era un rovescio nella medaglia. “Tutto era cambiato, dal nulla era giunto uno scopo, e un nobile obiettivo aveva occupato la mente di Cherry: un’avventura indicibile, apparentemente terrificante, nelle terre più inospitali del pianeta, quel continente antartico che a pochissime persone era concesso di vedere con i propri occhi. Cherry aveva puntato i piedi, aveva agito, aveva lottato, e infine, contro ogni probabilità, era riuscito ad essere accettato come membro di quella che sua madre definiva, sprezzante: ‘la nave dei folli’. Nello spazio di meno di tre anni, era felice come mai avrebbe pensato di poter essere. Finalmente era stato utile, e benvoluto; stava partecipando a qualcosa di grande, unito in una profonda comunione d’intenti”.
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Non è forse per questa sintonia, per questi attimi di assoluta perfezione che una vita è degna di essere vissuta? Ma Cherry era sopravvissuto. Oppure aveva semplicemente fallito. Com’è possibile sopravvivere alla scottante consapevolezza della propria incapacità? “Loro non avevano mai fatto ritorno dall’ultimo tratto del viaggio che, insieme al Capitano Scott (‘il Proprietario,’ come tutti lo chiamavano), a Lawrence ‘Titus’ Oates e al marinaio Edgar ‘Taff’ Evans, li aveva portati fino al Polo. Il loro ambitissimo traguardo era stato raggiunto dopo mesi di marcia, a costo di atroci fatiche e sofferenze, soltanto per scoprire che il rivale norvegese Amundsen li aveva battuti sul tempo di appena pochi giorni. Il massacrante viaggio di ritorno non li aveva risparmiati, e mentre i suoi amici arrancavano verso la base senza nessuna possibilità di sopravvivenza, Cherry era divenuto infine inutile e impotente, soltanto un elemento di poco peso all’interno dell’equazione – l’ingranaggio difettoso del meccanismo: benché inviato con una slitta trainata da cani a cercare di incrociare il gruppo di compagni sulla via del ritorno nella speranza di assisterli, aveva fallito. La sua inesperienza come navigatore, la sua invalidante miopia e gli ordini confusi lasciati dal Capitano Scott avevano fatto sì che, dopo qualche giorno di attesa, lui si arrendesse”.
*
Inoltre, la sorte ha voluto che lui toccasse con mano l’evidenza della tragedia. Era stato, infatti, lo stesso Cherry a ritrovare i resti del suo capitano, dei membri, dei compagni della sua spedizione. “La primavera successiva, lui stesso aveva rinvenuto la ‘tenda della morte’, dove si era trovato davanti i corpi congelati del Proprietario e dei suoi due grandi amici Bill e Birdie. Giacevano in mezzo al nulla, ad appena dodici miglia e mezzo dal punto in cui, mesi prima, lui, Cherry, aveva fatto voltare la slitta per fare ritorno alla base. Condannando i suoi compagni di un tempo a una morte impietosa, e riservando a se stesso una punizione forse ancor peggiore – la solitudine e l’eterno, costante senso di colpa: la consapevolezza di aver scritto l’atto finale nella vita che i suoi amici si erano lasciati alle spalle”. La forza di una tragedia è ritratta nella consapevolezza della perfetta, felice sintonia, in cui si trovavano poco prima del momento più terribile. “Ma i giorni dell’inverno polare del 1911 costituivano forse per Cherry i ricordi più preziosi dell’avventura antartica, tanto che erano rimasti intoccati perfino dalla tragedia che era seguita. Ripensava spesso al giorno del Solstizio d’Inverno, quando, laggiù nell’hut, avevano goduto tutti insieme di una splendida cena di più portate (con tanto di menu disegnati e dipinti uno ad uno su cartoncini a forma di pinguino), scherzando e chiacchierando fino a notte fonda; o a quando Birdie aveva trascorso ore a fabbricare un perfetto albero di Natale artigianale, dal quale penzolavano regalini per tutti quanti e perfino decorazioni impeccabili, che gli erano addirittura valse i complimenti di Scott. Oppure, ancora, quando, allo scambio dei regali, Titus aveva sorriso come un bambino nel ricevere una pistola giocattolo, ed era corso in lungo e in largo per tutta la casupola, pregando i suoi compagni di accontentarlo e cadere a terra, come fatalmente colpiti, ogni volta che lui ‘sparava’, facendo affiorare alle labbra un forte bang ad effetto”.
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Sopravvivere significa anche lottare con i denti per rimanere in vita. “Cherry era arrivato a un livello di patimento fisico tale da essere disposto ad accettare di buon grado la morte a patto di poter cessare di soffrire, era altrettanto vero che fino all’ultimo lui e i suoi compagni avevano combattuto per rimanere in vita. Perfino quando, nel momento peggiore, la loro tenda (unico riparo dal gelo dell’inverno polare) era volata via a causa del forte vento, e loro si erano visti perduti e condannati a morte sicura, avevano rifiutato di darsi per vinti: nonostante la disperazione e la terrificante prostrazione fisica, si erano messi in cerca di quel quadrato di tela perduto, vagando a tentoni nel buio nero come pece e nel gelo atroce; e incredibilmente, contro ogni logica o previsione, l’avevano ritrovato, molto più vicino di quel che pensassero. Ma questo miracolo non avrebbe mai avuto luogo, se loro non avessero avuto la forza e la costanza di persistere – di rinunciare ad arrendersi, come chiunque altro sarebbe stato ben felice di fare”.
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Nel libro della Froelich si esplorano i sentieri del resoconto dell’avventura di Apsley Cherry-Garrard, il libro Il peggior viaggio del mondo, pagine che aiutano Frida ad esplorare e attraversare il suo modernissimo disagio psichico, in un’autentica passione per una persona che ha incontrato in vita, pur non conoscendola mai, ma trovando in quella persona una sorta di alter ego, un amico e un maestro di vita. Non è il coraggio, ma la paura essenziale per compiere grandi imprese. Come è scritto nel Peggior viaggio del mondo: “L’esplorazione è l’espressione fisica della Passione Intellettuale. E vi dico, se avete desiderio di conoscenza e il potere di dargli espressione fisica, andate là fuori ed esplorate. Se siete uomini coraggiosi non farete nulla; se siete paurosi, potreste fare molto, poiché soltanto i codardi hanno bisogno di dimostrare il loro coraggio. Alcuni vi diranno che siete pazzi, e quasi tutti si chiederanno, ‘a che serve?’. Perché la nostra è una nazione di bottegai, e nessun bottegaio prenderà mai in considerazione una ricerca che non gli permetta un riscontro finanziario entro lo spazio di un anno. E così trainerete la vostra slitta quasi da soli, ma coloro con cui la trainerete non saranno bottegai; e questo vale già molto. Se compite i vostri Viaggi d’Inverno otterrete la vostra ricompensa, a patto che ciò che desiderate sia soltanto un uovo di pinguino”.
*
Il dolore più forte resta l’unica strada per la conoscenza, sfiorare e avvicinarsi all’anima di chi ha sofferto davvero è possibile solo per chi ha esplorato una altrettanto vasta sofferenza. Come recitano i versi immortali di Emily Dickinson, in un’epigrafe nel libro: “A un cuore in pezzi/ Nessuno s’avvicini/ Senza l’alto privilegio/ Di aver sofferto altrettanto”.
Linda Terziroli
*In copertina: la piramide di ghiaccio che ha conservato i corpi di Robert Falcon Scott, Edward Adrian Wilson e Henry Robertson Bowers 
L'articolo “Alcuni vi diranno che siete pazzi, e quasi tutti si chiederanno, a che serve?”. L’avventura di Apsley Cherry-Garrard, l’uomo che sopravvisse alla disastrosa spedizione di Scott in Antartide proviene da Pangea.
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SAIL 2017 - NATALE SOLIDALE A BORDO DI NAVE ITALIA CON IL GIOCO CHE PREMIA L’AUTONOMIA - 2017
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Genova, 6 dicembre 2017 – Navigare a bordo di Nave ITALIA, grazie al nuovo gioco in scatola, per conquistare l’ormeggio finale e la vittoria più importante, l’autonomia: da oggi è possibile grazie al gioco ideato dalla Fondazione Tender to Nave ITALIA che da dieci anni promuove la cultura del mare e della navigazione come strumenti di educazione, formazione, riabilitazione, inclusione sociale e terapia. Il gioco, ideato insieme ai ragazzi protagonisti dei progetti della Fondazione, ripercorre le reali rotte di Nave ITALIA, il brigantino a vela più grande del mondo su cui Marina Militare e Yatch Club Italiano accolgono marinai molto speciali offrendo, insieme all’esperienza di vita di bordo, percorsi formativi e riabilitativi davvero unici. Conquistare autonomia e autostima è lo scopo principale dell’attività di Nave ITALIA e anche del gioco, che è ora disponibile con un contributo di 30 euro che serviranno per sostenere i progetti della stagione 2018 dedicati a bambini e altri soggetti in situazione di disagio fisico, psichico, familiare e sociale.
FROM http://www.navigamus.info/2017/12/natale-solidale-bordo-di-nave-italia.html
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