#disagio psichico e fisico
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Ecco dove vorrei essere io, fin da questo preciso momento, in cui le Previsioni Meteo annunciano una rapida impennata delle temperature in pianura padana!
Con afa a livelli di massima allerta, per la salute psico-fisica e mentale ( mia, oltre che dei pazienti 😱 🙈).
Afa? Afanculo!
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La Mente Sente: Un Evento Benefico in Ricordo di Alessia Paolucci. Alessandria, 10 ottobre 2024 – Un incontro tra arte, salute e solidarietà
Il 10 ottobre 2024, presso la Ristorazione Sociale di Alessandria, si terrà l'evento benefico La Mente Sente, organizzato dall'associazione Tracuoreemente Aps in memoria di Alessia Paolucci.
Il 10 ottobre 2024, presso la Ristorazione Sociale di Alessandria, si terrà l’evento benefico La Mente Sente, organizzato dall’associazione Tracuoreemente Aps in memoria di Alessia Paolucci. L’evento è dedicato a sostenere il progetto di musicoterapia “Medical Humanities”, promosso dal Centro Studi per le Medical Humanities DAIRI. Un viaggio tra benessere, arte e salute mentale L’evento, che…
#Alessandria#Alessia Paolucci#arte e salute#arte terapia#associazione volontariato#benessere fisico mentale#benessere sociale#Carolina Pelazza#Cena solidale#disagio psichico#Dream Angels#Evento benefico#Franco Califano#Franco Califano tribute#La Mente Sente#laboratorio psicologico#Medical Humanities#Medical Humanities Festival#Mia martini#Mia Martini tribute#Musicoterapia#musicoterapia Alessandria#Patrizia Santinon#progetto solidale#psichiatria#Psichiatria Alessandria#salute integrata.#salute mentale#salute mentale famiglia#Sara Angeleri
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La Torre.
"La frattura del Muro Cosmico"
Stiamo assistendo ad un crollo Sistemico Energetico senza precedenti.
Mentre siamo impegnati nell'affrontare ondate di Frequenze altamente debilitanti, potremmo percepire che nel disagio più inaccettabile, si trova la nostra più grande Risorsa.
Molte Anime potrebbero ardentemente contestare che il livello di impatto sul loro Sistema Nervoso è troppo sfiancante per condurre una Vita piena o perlomeno "sostenibile" sul piano fisico e psichico.
Ma "Sentire" il Cambiamento, per quanto faticoso, ci consente di beneficiare dell'immensa opportunità di vivere il Presente nella Consapevolezza e nella Scelta.
Il resto sono solo "disagi" che, per quanto pesanti e sofferti, con pazienza, ispirazione e tanta cura e amore per noi stessi, si possono parzialmente governare.
Una Vita "non scelta" è il vero dramma.
Se non mi accorgo di nulla e vado diritto con il mio paraocchi contro gli spigoli, prima o poi lo schianto arriva. E pure bello grosso.
Prima o poi, ciò che ho tentato in tutti i modi di nascondere a me stesso e agli altri, mi sbatte in faccia l'evidenza.
Non denigrate i vostri Doni.
Sono strepitosi. E originano dal Divino.
Il vostro Sentito "sente" troppo?
Lo farà sempre di più.
La Strumentazione che si sta attivando negli ultimi mesi non è pensata per condizioni di "congelamento interiore", ma per l'Interattività tra il Mondo Visibile ed Invisibile. Per originare e ripristinare Equilibri Ancestrali perduti.
Se abbracciamo questa Trasformazione con tutte le nostre Forze, anziché subirne solo la parte della stanchezza fisica e psichica, scopriremmo che buona parte della nostra condizione di "sfinitezza" dipende dal fatto che stiamo conducendo un'Esistenza molto lontana da ciò che servirebbe al nostro piano di Struttura ora.
Riproponiamo e ci imponiamo ancora schemi antichi di funzionamento a fronte di una apparecchiatura molto più potente e sofisticata, a cui dovremmo costruire un Setting molto diverso e più individualizzato.
Non possiamo più circondarci da condizioni di Vampirismo, di Rumore, di Immaturità, di Manipolazione.
Il nostro Sistema si ammala. Reagisce con movimenti di arretramento immediati e inequivocabili.
Va in "over istantaneo".
Perché gli "strani" stavolta non siamo più noi.
Ma coloro che sono rimasti "indietro" e hanno continuato a riprodurre modelli di Vita superati e dannosi per la nuova Struttura Interiorizzata.
Occorre ripensare ai propri Spazi di Vita.
Sta giungendo il Tempo.
Devono essere sostenibili e accuratamente scelti per supportare le nuove Caratteristiche di Sistema.
Bisogna volersi bene e accogliere i nostri nuovi bisogni. Fisici, psichici e spirituali. Accoglierli, anziché denigrarli e continuare a lamentarsi della fatica che impongono.
La chiave di volta sarà il Cambiamento Materiale delle nostre Abitudini, affinché possa essere adattato pienamente ogni contesto di Vita quotidiano all'avvenuto potenziamento della Strumentazione interiore.
Il Sentito ci guiderà sempre di più verso la nostra nuova Esperienza di Autenticità.
Saremo chiamata alla Responsabilità.
Non si possono più abbracciare le Condizioni di prima.
Siamo completamente cambiati.
Non possiamo più sostenere il Vecchio. Ci inquina, ci contamina, ci uccide.
E' ora di Nuovo. Di nuove Scelte. Di nuovi Orizzonti. Di nuovi Luoghi dello Spirito.
Non sarà più il Dentro a doversi adattare al Fuori.
Ma le nostre Scelte Materiali dovranno corrispondere perfettamente alle esigenze dei nostri nuovi Spazi Interiori.
Giugno intanto ce lo farà sentire come esigenza non più procrastinabile. E poi, pian pianino, verremo portati dall'ispirazione a compiere quelle Scelte di Coerenza e di assoluta Novità, che da tempo stiamo cercando di raggiungere e interpretare correttamente nella Materia.
Ma il prerequisito essenziale resta "l'Amore per Se stessi", che è il tema caldo di queste giornate così intense e scardinanti.
Questa spinta ad Amarci profondamente sarà la chiave di volta degli avvenimenti che si manifesteranno a Settembre.
Stiamo solo scaldando i motori.
Il Bello deve ancora arrivare.
Ma intanto abbiate cura di voi stessi. Siate accudenti verso il vostro Corpo e la vostra Salute Psichica. Concedetevi spazi di Bellezza e di Natura.
Non condannatevi alla lamentela e alla vittimizzazione dei vostri Sintomi.
Ci sono. Ma possono essere leniti e aiutati con riposo e pulizia energetica.
Immense trasformazioni stanno avvenendo dentro.
Ne abbiamo solo limitata Coscienza al momento. Ma quando riusciremo a collegare tutti i fili che legano il processo, allora lo stupore sarà inimmaginabile.
Buon sabato. Di Vita e di Amore. E di crolli.
Mirtilla Esmeralda
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Lombardia, parte la sperimentazione dello sportello psicopedagogico a scuola
Lombardia, parte la sperimentazione dello sportello psicopedagogico a scuola. Identificare il bisogno di salute, mitigando il peso crescente dei disturbi psicologici e del disagio psichico degli studenti; intercettare, prevenire e contrastare traumi e disturbi psicologici e del comportamento. Individuare con tempestività possibili situazioni psicopatologiche, con l'obiettivo di favorire un'appropriata presa in carico anche dei Servizi socio-sanitari territoriali; promuovere abilità e competenze per il successo formativo degli alunni, potenziando i processi di inclusione ed integrazione scolastica, con particolare riguardo alla gestione degli alunni con bisogni educativi speciali. Sono questi alcuni dei temi che saranno affrontati dagli sportelli di “Scuola in ascolto”, che vedranno il coinvolgimento di psicologici e pedagogisti, in raccordo con i Servizi territoriali e le ATS. L'iniziativa interessa gli Istituti scolastici statali e paritari di primo e di secondo grado e gli Istituti di Formazione Professionale (IeFP) della Lombardia. Ne hanno illustrato i contenuti gli assessori regionali Guido Bertolaso (Welfare), Simona Tironi (Istruzione, Formazione e Lavoro), Elena Lucchini (Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità) insieme a Laura Parolin, presidente Ordine Psicologi Lombardia e a Silvia Negri, vicepresidente Federazione delle Associazioni dei Pedagogisti. L'avvio, dopo una sperimentazione iniziale a metà-fine gennaio su 25 scuole statali, 15 paritarie e 15 scuole di formazione professionale, è previsto entro il mese di marzo 2024 e sarà attivo 5 giorni su 7. «Regione Lombardia - ha affermato l'assessore Tironi - sta lavorando attivamente per potenziare il lavoro di assistenza psicologica e pedagogica per le famiglie, gli insegnanti e gli studenti. Abbiamo stanziato oltre 3 milioni di euro per il prossimo triennio. La sperimentazione Scuola in ascolto è un'azione concreta che darà un importante supporto». «Saranno infatti presenti professionisti all'interno delle scuole, in spazi dedicati - ha proseguito l'assessore - per aiutare i ragazzi nei momenti difficili, come possono essere ad esempio quelli legati ad un disagio psicologico, a problemi legati al bullismo, ma saranno anche un valido aiuto per promuovere le competenze dei ragazzi aiutandoli nella scelta di un percorso scolastico». Oltre a casi di disagio sociale, gli specialisti operativi presso gli sportelli possono aiutare gli studenti che hanno difficoltà relazionali o malessere psico-fisico, problemi adattativi, sintomatologia ansioso-depressiva, difficoltà relazionali, disturbi alimentari, disagi emotivi transitori ed altri eventi e traumi da stress, (anche derivanti dalla pandemia). Saranno anche avviate azioni di sensibilizzazione e formazione, nelle Istituzioni scolastiche e formative, a favore del personale della Scuola, dei genitori e degli studenti, in modo da affrontare tematiche riguardanti i corretti stili di vita e la prevenzione di comportamenti a rischio per la salute, in raccordo con i Servizi socio-sanitari territoriali e con le progettualità ministeriali e regionali nell'ambito della prevenzione e della promozione della salute. «Prima del Covid - ha spiegato l'assessore Bertolaso - gli accessi nei nostri Pronto soccorso per questo tipo di problematiche erano molto limitati. Se ne registrava uno alla settimana. Oggi, purtroppo, è cambiato tutto e i giovanissimi che si presentano in ospedale per questo tipo di disagio possono anche essere 3 o 4 al giorno nei grandi ospedali metropolitani». «Proprio per invertire questo trend crescente, nel nuovo Piano socio-sanitario per i prossimi 5 anni, a livello sociale - ha aggiunto - il target è proprio quello dei giovani, con le loro difficoltà, incertezze e insicurezze».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Sensazione
Non so da dove sia arrivata, quale sia stato il fattore scatenante, ma sono 2 giorni che sento questa sensazione oscura nella mia mente, tutto mi sembra inutile, un peso per l'anima, io stesso mi sento nel posto e nel tempo sbagliato. La stanchezza che mi attanaglia non mi lascia respirare, mi sento veramente male, sia a livello psichico che fisico, magari l'uno influenza l'altro e non so se sia la condizione fisica, che piano piano sta peggiorando, i dolori, la sensazione di andare a terra da un momento all'altro, la risposta sempre tarda ai farmaci, il bisogno di aumentarne le dosi senza una motivazione apparente che porta il mio cervello a vedere tutto nero o l'opposto, che il mio disagio mentale si manifesti in forma fisica, quello che so è che senza troppi motivi mi ritrovo a pensare all'ultimo sonno, a desiderarlo, poi cerco di reagire e mi impongo di fare qualcosa. Ma poco cambia, mi distraggo per un periodo relativamente breve e poi ricado nel nero, distaccandomi da ciò che mi circonda e amplificando le sensazioni fisiche che mi rimandano ad uno stato di frustrazione chiudendo questo circolo vizioso verso il baratro, che a questo punto, credo sia dentro di me.
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Escape
L'escapismo è una forma estrema di svago, spesso attraverso metodi ricreativi, il cui scopo è estraniarsi da una realtà nei confronti della quale si prova disagio.
Ci sono persone che erroneamente identificano ciò come bisogno di evadere dallo stress della vita quotidiana ed altre che altrettanto erroneamente si definiscono escapisti unicamente su convinzione personale senza conoscerne il significato.
Secondo alcuni studiosi, i fenomeni di escapismo (cui viene generalmente attribuita connotazione negativa di incapacità a relazionarsi con la realtà) hanno subito un considerevole incremento nello scorso secolo a causa di un generale mutamento dello stile di vita verso contesti, ambienti e lavori sempre più estranei alla condizione naturale dell'uomo, nonché più alienanti.
Tra i sintomi di questo crescente straniamento, vengono normalmente indicati canali ricreativi il cui uso distorto può portare ad un allontanamento della realtà, quali: la letteratura, la musica, lo sport, il cinema e la televisione, i giochi di ruolo, la pornografia, Internet e i videogiochi, oltre alla droga e all'alcool.
I sociologi che studiano questi fenomeni tendono inoltre a sottolineare la pericolosità di una società in cui il governo o i vertici del potere si impegnano a fornire canali di svago di fronte a sintomi di disagio sociale, inserendosi nel solco di Karl Marx secondo il quale numerosi elementi sociali, tra cui la religione, hanno il solo scopo di illudere il popolo con la promessa di un rifugio da un presente insoddisfacente.
Alla luce del XXI secolo, e ancora di più dello scorso anno e di quello corrente, possiamo scorgere come l'escapismo sia un fenomeno più e più in aumento conseguentemente all'ondata di pandemia che viene affliggendo e della quale al momento non siamo liberi.
Qui possiamo trovare la familiarità con i cosiddetti escape games, o con le escape rooms, poiché attraverso queste due attività l'individuo deve cercare di evadere, figurativamente e fisicamente parlando da un luogo fisico o di fantasia attraverso l'utilizzo di doti quali l'ingegno, l'acutezza mentale, l'intuito, la logica e la creatività.
Questi giochi, rappresentano bene l'attività che il soggetto escapista tenta di compiere nella propria vita; egli tramite ogni sorta di mezzo lecito o illecito cerca di modificare o rompere gli schemi, evadendo, uscendo fuori dai contorni predisegnati; ciò per fuggire da problemi più o meno concreti, da condizioni di salute deleterie, da problemi economici pressanti, da disturbi di carattere psichico ecc.
Tuttavia, fantascienza e fantasy vengono ritenute un mezzo per l’escapismo di massa, che spesso si rivela positivo. Pensiamo per esempio a Jules Verne. Quando ha scritto i suoi libri i sottomarini non esistevano, ma vengono immaginate prospettive che poi diventano vere come appunto il Nautilus.
Come ogni medaglia l'escapismo presenta i propri pro e contro, la società, così come il singolo devono fare fronte ad entrambi, in linea di massima però l'escapismo, se non diventa prettamente patologico e distruttivo, può anche comportare un ritrovato benessere per chi evade,quindi se sentite il bisogno di estraniarvi dalla vostra vita quotidiana per ritrovare voi stessi, per risolvere un problema ecc. non dovete preoccuparvi potreste ritrovarvi più forti di prima.
-umi-no-onnanoko (@umi-no-onnanoko )
#umi-no-onnanoko#writing#scrittura#escapismo#escape#21.06.21#psicologia#psicology#escape room#evasione#go away#scrivere
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Nessuno parla della rotta invisibile: dai Balcani a Trieste sempre più migranti Sono aumentati nel 2018, e nel corso del 2019, gli arrivi di migranti e richiedenti asilo a Trieste, dalla rotta via terra dei Balcani. Un flusso che continua, invisibile e meno raccontato, con una media di presenze mensili che si attesta intorno ai 1000/1200. E che sta creando una situazione non certo emergenziale, ma di rilevante pressione sul locale sistema di accoglienza, dovuta al sottodimensionamento per ciò che riguarda la prima accoglienza. A fotografare la situazione è il report sull’accoglienza a Trieste, presentato da Ics e Caritas italiana. A mancare, spiega il rapporto, sono posti immediatamente disponibili seppure per brevi periodi. Le conseguenze critiche di tale sottodimensionamento vengono calmierate (ma non eliminate) da un lavoro incessante fatto dagli enti di accoglienza e dalla Prefettura di Trieste per organizzare trasferimenti di richiedenti asilo in altre località della Regione e nel resto del territorio nazionale con cadenza almeno settimanale nell’arco di tutto l’anno.... I migranti che arrivano dalla rotta balcanica, e che provengono soprattutto da Afghanistan, Pakistan e Iraq, sono giovani: una popolazione, composta per un terzo da nuclei familiari: “E' un’enorme ricchezza sociale - continua Schiavone - specie per un Paese che invecchia rapidamente e nel quale la forbice tra popolazione attiva e non attiva sta diventando drammatica”. A preoccupare sono, in particolare, i tagli all’accoglienza, dovuti alle scelte del Viminale e il rischio della perdita di posti di lavoro: “I tagli sono netti e insensati. Dove mettiamo le persone? Chi le seguirà? La politica non dà risposte e dà invece informazioni demagogiche. In tal modo non ci sarà un risparmio ma si creerà disagio, perché le persone non spariranno nel nulla e continueranno a esserci". Un dato particolarmente grave - secondo le organizzazioni - è l’annullamento, con il nuovo bando, di tutte le attività di integrazione sociale e di formazione. Il risultato è che si avranno “centri-pollaio, possibilmente di enormi dimensioni, dove “parcheggiare” le persone, producendo tensione sociale”. Le conseguenze saranno gravi anche a livello occupazionale: “sono 278 i dipendenti che rischiano il posto di lavoro, la gran parte dei quali (241) hanno contratti a tempo indeterminato”. Schiavone precisa, che se la richiesta è di fare i "guardiani del pollaio", snaturando completamente la natura dell’accoglienza, “non saremo noi a farlo”. Infine, l’associazione dei medici volontari Don Kisciotte che ha curato la parte relativa alla salute della prima accoglienza parla di segni di violenza sul corpo dei migranti che arrivano. “Il tipo di disturbo è quello caratteristico di una popolazione che ha avuto un periodo recente in cui è stato sottoposto a stress fisico e psichico. Non si registrano rilevanti patologie infettive. In sostanza si tratta di persone in salute -spiega Andrea Collareta. “Si registrano però molti casi di violenza subita nel viaggio - aggiunge Schiavone - . Si tratta di persone ferite, talvolta con arma da fuoco, anche minori. Le violenze si verificano soprattutto in Croazia al confine con la Bosnia Erzegovina, e sono compiute sia dalla polizia che dalle bande, come testimonia anche un recente rapporto curato da Amnesty International. Trieste è il primo luogo sicuro nel quale queste persone arrivano”.
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Nel centro FoodForMind di Napoli, la Dottoressa @elenasenese_ terrà degli incontri di Psicodramma Freudiano, una psicoterapia in gruppo, una cura efficace per il trattamento del disagio psichico contemporaneo in ogni sua forma. Ah dimenticavo! Ci sarò anche io! 😀 Un percorso che aiuterà ad individuare, comprendere, curare e scoprire la propria via per il benessere psico-fisico. 👉Per iscriverti e avere maggiori informazioni scrivi a 📧[email protected] #VeggieMolly#DAN#Mollichina#Napoli2030#FoodForMindNapoli#OIDa#NapoliLilla#MollichinaPower#Mollichina#Fitness#Anoressia#AngyRecovery#ProRecoveryDCA#DcaWeb#DcaBlog#DcaNapoli#GymAddicted#Inspiration#Motivator#Motivation#Motivated#Workout#Blogger#WebInfluencer#BloggerInfluencer#NapoletanBlogger#ItalianBlogger#InstaWeb#InstBlog#Instagram#AssociazioneDCA https://www.instagram.com/p/Cj2TvUHM89D/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Ricovero ospedaliero e malattia spiegati ai bambini
Ricovero ospedaliero e malattia: due condizioni che vorremmo non sfiorassero mai i bambini. Non a caso il mondo adulto tende a escludere i più piccoli da tematiche del genere. Scelta giusta? I bambini sono davvero immuni da situazioni di questo tipo? No, per cui vale la pena spendere qualche ora a spiegare loro che avere bisogno dell'ospedale è una possibilità e che va affrontata in modo coraggioso. "Conoscere per non avere paura" è il progetto ideato dall'associazione ABIO Napoli per rendere i bambini più consapevoli rispetto a situazioni nelle quali possono essere coinvolti loro malgrado. Il progetto di ABIO (Associazione per il Bambino In Ospedale) si rivolge ai bambini delle scuole elementari. Una fascia d'età che mostra sempre tanta curiosità così come ci spiega Davide Costagliola, Responsabile settore Ludico - Progetti - Segretario del Consiglio di ABIO Napoli. Davide Costagliola, come mai avete sentito l’esigenza di creare un percorso per informare i bambini su cosa accade quando si viene ricoverati in ospedale? Davide Costagliola Nel corso della nostra ventennale esperienza ci siamo resi conto che i bambini hanno un'idea completamente distorta dell'ospedale, condizionata dalla paura. Il progetto "Conoscere per non aver paura" è nato per far conoscere ai bambini l’ambiente ospedaliero e i diritti dei piccoli pazienti, al fine di ridurre l’impatto emotivo di un eventuale ricovero. Molti ricoveri avvengono d’urgenza, senza che ci sia il tempo per preparare il bambino a questa esperienza, che oltre al dolore fisico comporta un forte disagio psichico. È necessario prevenire il trauma da ricovero con un’adeguata informazione perché il metodo più efficace contro la paura è la conoscenza. A quale fascia d’età vi rivolgete e cosa spiegate nello specifico? Ci rivolgiamo ai bambini delle classi terze e quarte delle scuole primarie e delle classi prime delle scuole secondarie di primo grado. Il progetto prevede due incontri per ogni classe, durante i quali i bambini vengono informati su tutte le figure professionali che si possono incontrano in ospedale, sulle attività di supporto durante la degenza, sugli strumenti che usa il personale ospedaliero e su tutti i luoghi dell’ospedale. Raccontiamo loro la nostra mission, la nostra storia per un ospedale sempre più a misura di bambino e le attività del movimento ABIO. Al termine degli incontri tutti i bambini ricevono l’attestato di Bambino Coraggioso. Come si sono mostrati i bambini durante questi incontri? I bambini mostrano sempre molto interesse e tanta curiosità. Fanno molte domande e qualche bimbo manifesta la volontà di diventare volontario ABIO appena avrà compiuto i 18 anni. Il vostro progetto è stato veicolato dalle scuole: pensate di riproporlo anche per il prossimo anno scolastico o avete altri progetti in cantiere? Sì, desideriamo che si possa realizzare in tanti istituti del territorio di Napoli e provincia. Invitiamo i dirigenti scolastici delle scuole a contattarci per programmare il progetto per il prossimo anno scolastico. Abbiamo tantissimi progetti in cantiere per continuare a dare sostegno alle bambine e ai bambini ricoverati in ospedale. Come l'iniziativa "Dona un gioco" che ci consente di raccogliere giocattoli che consegniamo periodicamente ai bambini ricoverati nei reparti pediatrici di Napoli e provincia. Per aderire all’iniziativa “Dona un gioco” basta seguire le indicazioni riportate sul nostro sito www.abionapoli.org/dona-un-giocattolo/ . È possibile sostenere le attività di ABIO Napoli anche in fase di dichiarazione dei redditi, scrivendo il codice fiscale 94202690635 e apponendo la firma nella casella per il sostegno del Volontariato. Read the full article
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Attraverso l’empatia oltre la pet therapy
di Giuliana Gemelli http://www.cavallo2000.it/detail/lempatia_al_centro_della_relazione_uomoanimale-id_20744.htm In un recente convegno svoltosi nell’incantevole cornice del castello di Susans, una dimora rinascimentale che non ha nulla delle classiche fortezze friulane e si presenta come una serena dimora di famiglia con un grande parco dotato di un’acustica straordinaria circondato da boschi e prati dove immagini di veder apparire piccoli borachi di cavalli in libertà- pronti ad avvicinarsi per annusarti - veterinari e clinici umani oltre ad esperti di scienze naturali ed umane, etologi, anatomo-patologi, paleontologi, si sono confrontati su una tematica emergente che travalica l’universo antropocentrico e che riguarda le problematiche inter specie: l’empatia. Il convegno pur avendo una caratterizzazione “ibrida” dal punto di vista comunicativo, relazioni in presenza e contributi video, hai generato un dibattito intensissimo del quale la stessa organizzatrice si è stupita per prima !! Il tema dell’empatia esposto da clinici e terapeuti dell’umano e da esperti del mondo animale ha condotto quasi in modo impercettibile e inizialmente pressoché inconsapevole, a travalicare alcune ovvietà c he riguardano la pet - therapy e alcune ovvietà che riguardano la cura medica e clinica . Nel primo caso il fatto che la pet - therapy sia basata esclusivamente sull’addestramento degli animali. Niente di più falso se l’addestramento finisce più per assomigliare alla strumentalizzazione al servizio dei cosiddetti utenti , per il loro esclusivo benessere, e non ad alimentare ta invece un percorso di reciprocità in cui anche l’animale trae un beneficio relazionale, serenità, rilassamento, consapevolezza, rigenerazione emotiva. Per questo riteniamo che siano imprescindibili alcune precauzioni nella selezione degli utenti e non solo in quella degli animali destinati alla pet.therapy su cui i formatori pongono sempre l’accento , magari escludendo, a prescindere, alcune razze di cani o particolari tipi di quadrupedi . E' ad esempio assolutamente necessario escludere dagli utenti della pet therapy coloro che sono stati riconosciuti come autori di atti di violenza o di abbandono nei confronti degli animali ma ci sono anche altre considerazioni da fare Chi usufruisce dell’ausilio dei cavalli a scopo terapeutico o di sostegno fisico-psichico deve essere in grado di attivare in modo reciproco nei confronti degli animali forme di empatia, esprimendo nei modi che gli sono consoni affetto vicinanza riconoscenza: sta al terapeuta valorizzare questi percorsi Puo sembrare assurdo e paradossale un altro ragionamento : questo vale anche nella cura delle persone ad esempio il medico che cerca di instaurare col paziente una collaborazione terapeutica un’alleanza per la cura deve poter trovare nel paziente una punto di “ancoraggio” di vicinanza di condivisione un benessere condiviso , appunto come recita il titolo del convegno attraverso i percorsi del prendersi cura. Nel grande pallium il mantello da cui prendono il nome le cure palliative deve esserci posto per la reciprocità orchestrata e nutrita dall’empatia che è essenzialmente “attentio", sguardo reciproco dell’uno sull’altro, stimolo alla percezione della totalità della persona, fiducia, collaborazione nella relazione di cura attraverso un reciproco Prendersi cura” che non è solo del medico nei confronti del paziente ma anche del paziente che si affida al medico CONSAPEVOLMENTE e non passivamente e dunque impara a dialogare, a comprendere. Le cure palliative stanno seguendo percorsi nuovi ed inediti che non hanno più a che vedere solo con le fasi terminali della malattie oncologiche, né soltanto con la somministrazione di farmaci ma con interventi che riguardano il benessere psico-fisico emotivo e relazionale dei pazienti e che intervengono anche nella fase di somministrazione di cure molto impegnative e con possibili complicanze come, in ematologia, le terapie cellulari CAR-T. Inoltre e questo è un aspetto importantissimo per le tematiche che abbiamo affrontato nel convegno e che intendiamo approfondire nella pubblicazione che seguirà a breve, riguardano anche gli animali, l’accompagnamento nei percorsi della malattia e del fine vita, l’attenzione ai loro bisogni nelle fasi delicate dell’esistenza come gli interventi chirurgici . E 'di pochi giorni fa la notizia che un famoso musicista americano dopo avere abbandonato i concerti in una sorta di pensionamento ha pero continuato a suonare questa volta pero non per gli umani ma per i cani abbandonati o maltrattati. Sappiamo bene quanto la musica sia di conforto anche per i cavalli, li rassereni infonda loro rilassamento e calma. Un altro aspetto importante è la Pet - therapy che gli umani possono rivolgere agli animali ad esempio attivando percorsi relazionali quando essi attraversano momenti difficili di separazione dai loro compagni. E il caso di due oche separate per l’intervento del maschio e la conseguente sofferenza della femmina. Entrambi hanno tratto giovamento dal fatto che i veterinari hanno deciso di avvicinarli : anche se attraverso un vetro hanno potuto condividere il percorso della convalescenza post. intervento. Io stessa attraverso la collaborazione del mio veterinario ho potuto dare aiuto e conforto alla mia cucciola permettendo alla sorella di starle vicino durante un intervento difficile e complicato. Il recupero é stato velocissimo e contrariamente ad ogni aspettativa la cagnolina si é rimessa in piedi rapidamente ed è giunta a casa con le sue zampe. E infine è noto ma proprio in questi giorni l’ ho vissuto direttamente il comportamento dei cavalli quando uno di loro in un branco spontaneo o artefatto - le - talora -famigerate pensioni per cavalli- sta male o mostra sintomi di pesante disagio . lo circondano, si stringono a lui, dimostrano di essere empatici. … e spesso purtroppo gli uomini ostacolano questi comportamenti : l’ho visto coi miei occhi.
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Cavaliere di Denari
"L'abbraccio che consola".
C'è un carico Energetico davvero straordinario nell'Etere.
Lo sentiamo vibrare fin dentro alle viscere ed espandersi nella Materia in un movimento di propagazione senza precedenti.
L'Emotivo si sente schiacciato da questa potente spinta alla "risoluzione".
"Ma così deve essere".
C'è un tempo per "vivere la chiusura" ed un tempo per "rilasciarla".
Essa non può "restare con noi".
Anche se volessimo trattenere ancora i ruoli del Passato, salvare qualche angolo di comoda disfunzione, il dolore e l'immediata risonanza ci impedirebbero di ripristinare le zone di antica e cristallizzata quiescenza del trauma.
Dobbiamo dunque fidarci ciecamente del nostro Corpo. Della sua innata capacità di guarigione.
Esso sta lavorando senza sosta per eliminare gli scarti di un crollo interiore imponente.
In Passato non era contemplato dalla nostra Struttura interiore il movimento di "fiducia nel Corpo".
Lo vivevamo come un "traditore", anziché come una fedele sentinella.
Lui parlava.
Parlava parecchio.
Urlava, in certi frangenti.
Al contrario di noi, lui cercava di esprimere le parti represse, di dare voce alla sofferenza, alla violenza, all'ingiustizia, al disequilibrio.
Il Corpo "sapeva". Sapeva tutto. Sapeva ogni cosa.
Era una dettagliata cartina geografica di ogni nostro "pensiero disallineato".
Ogni trauma, ogni alterazione di equilibrio, ogni umiliazione erano posizionati in un luogo fisico o mentale. Trovavano corrispondenza in qualche sintomo, espresso o sopito, manifesto o latente.
Potrebbe riempirci di stupore la perfezione con cui ogni "dolore non elaborato" lasciava un "file aperto" all'interno del sistema psichico e fisico.
Ma noi ancora oggi crediamo che il Corpo sia un ingombro, che l'incarnazione sia una condanna al dolore, che tutto questo "peregrinare sulla Terra" sia una enorme "inganno".
Ed invece, in questa Sacra perfezione del Corpo, si ravvisa una divina espressione di Bellezza e Sacralità.
Siamo stupendi. Siamo perfetti. Siamo unici.
Non sappiamo usare i nostri Strumenti. E' questo che ci "frega".
Non abbiamo idea di come funzioni il nostro Corpo. Siamo scollegati per buona parte della nostra giornata da lui.
Siamo dissociati dalla Realtà.
E, seppur la nostra parte Spirituale continua imperterrita a raccomandarci di integrare la parte Materica, per molti "ascendere" è l'unico obiettivo possibile per scansare il dolore.
De-personalizzarsi è una fuga.
E' una difesa.
Se il Corpo urla e rimane inascoltato, abbandonato, rifiutato, è sintomo di una arcaica e profonda trascuratezza psichica e sensoriale, di un reiterato abbandono emotivo subito nell'infanzia.
Arrivare a "respingere" il Corpo, nasconde profonde ferite d'infanzia.
Lui duole.
Certo.
E' il suo compito. Vorrebbe un altro equilibrio. Ci indica le zone di maggior "intensità di danno". E noi non lo ascoltiamo.
Come il bambino che piange e il genitore lo sgrida o lo ignora, anziché accogliere la sua "espressione di risoluzione emotiva" con parole di comprensione, di incoraggiamento, di convalida.
Scollegarsi dalla parte psichica e fisica, coprire le scomode voci interiori, ci rende tristi, soli, afflitti e arrabbiati.
Distrarsi con le compensazioni materiche, con i farmaci, con le occasionali ed inebrianti "ubriacature di piacere" e di "consumo relazionale", umilia il nostro Corpo.
E' come ricattare il bambino quando non riesce a calmarsi dal disagio e dall'ansia dell'abbandono: "Ti do il cioccolato se non piangi più". E lui mangia. Ma resta triste e "irrisolto" comunque.
Torneremo ad occuparci della nostra meravigliosa espressione e strumentazione dello Spirito. Sono tante le novità e le attivazioni in corso.
Ma non oggi. Oggi si resta con il nostro Sentire umano. Ad abbracciare quel Corpo. A rassicurare quella Mente così veloce e allarmata, così intasata da pensieri, paure e aspettative.
Gli si dedica un po' di coccole, di silenzio e di attenzione.
Lo facciamo mai? Ringraziamo mai il nostro Dolore?
Ci ha guidati fin qui. Ad un passo dalla nostra Realizzazione.
Ci ha tracciato la "sacra Via".
Ci ha accompagnato passo a passo come un paziente e sintonizzato "navigatore satellitare".
Vogliamo definitivamente offrirgli un'identità e un valore? Vogliamo riconoscerne la presenza? Vogliamo provare a sentire che c'è?
Non è un ingombro.
E' parte di noi.
E' espressione, è emozione, è voce, è danza, è canto, è bellezza, è Amore.
Non funziona come vorreste? E' malato?
Si sente solo.
L'avete abbandonato quando piangeva. Non l'avete ascoltato e compreso.
Lo avete ricattato, ignorato, imbavagliato. Vi infastidiva il suo pressante pianto, vi addoloravano le sue lacrime.
Siete rimasti dove "non dovevate restare", anche da adulti.
A farvi del male.
Perché in fondo sapevate per cosa stavate soffrendo. Ma non avete mai "preso in carico" la situazione, né avete tentato di rielaborare e modificare l'origine di quella immensa tristezza.
"Oggi" è il risultato di "ieri".
Ma "oggi" è anche un'opportunità. Un'opportunità di "domani".
Prendete tra le braccia quel "bambino" e consolatelo.
Tranquillizzatelo.
Sussurrategli che non è sbagliato piangere. Che se è triste può restare in quel sentimento di impotenza. Che si possono provare certe emozioni "scomode".
Sarebbe già un passo. Un passo importante.
E poi osservate cosa cambia intorno a voi. E dentro di voi.
Magia...
Mirtilla Esmeralda
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Il progetto di fotografia della Casa Johnny&Mary di Paliano
LocandinaLocandinaLocandina Nel comune di Paliano non c’è salute senza salute mentale: l’arte alla Johnny&Mary per lottare contro lo stigma e i pregiudizi, educando ad avere a mente le persone con disturbi mentali. Infatti I ragazzi delle strutture residenziali socio riabilitative Casa Johnny e Casa Mary con la fotografia titolata V-UOTO SINCRONIZZATO partecipano al concorso internazionale People In Mind. E' una grande soddisfazione per i ragazzi della Johnny&Mary che anche per quest’anno si qualificano al concorso internazionale di pittura, fumetto e disegno People In Mind voluto e organizzato da Lundbeck Italia, azienda farmaceutica che da 25 anni nel nostro Paese è impegnata nell'ambito delle patologie del sistema nervoso centrale. I ragazzi della Comunità Johnny&Mary con Totò Calì hanno realizzato V-UOTO SINCRONIZZATO, partecipando nuovamente all’iniziativa che vuole combattere i pregiudizi ancora esistenti verso il disagio psichico, fisico, sociale. People In Mind nasce con l’intento di sensibilizzare sul tema della lotta contro lo stigma nei confronti delle persone che soffrono di disturbi mentali, facendolo tramite l’arte, una delle forme di espressione troppe volte ugualmente vittima di un forte pregiudizio. Finalisti nella scorsa edizione con Schizodipinto anche quest’anno la partecipazione della Johnny&Mary sposa la finalità del progetto della Lundbeck Italia: ricordare che la vita non dovrebbe essere interrotta o compromessa dalle malattie mentali. #cronaca Read the full article
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L’Amore ed io
Fino a partire dll’età della mia pubertà provavo i primi turbamenti per le persone del mio stesso sesso. Ne ero cosi fortemente attratto che a volte provavo disagio, malessere a volte anche fisico ed un forte,fortissimo senso di frustrazione e di impotenza. Sapevo che non avrei mai e poi mai “avuto” quei bellissimi ragazzi che vedevo per strada e che sarei stato destinato alla infelictà più assoluta e alla solitudine più disperata. Pensavo di essere io l’unico ad avere attrazione per le persone del mio stesso sesso e questa cosa era vergognosa e nemmeno a volte osavo pensarci. Invece, il mio primo incontro con alri gay avvenne, involontariamente grazie a mia sorella; lei stava cercando casa perchè doveva sposarsi ed acquistava un settimanale di annunci ed io, un giorno curiosando fra le diverse proposte di compravendita immobiliare, mi imbattei in una rubrica di annunci per persone sole fra le quali anche diversi gay... ne fui immediatamente attratto ed incuriosito ed iniziai senza alcun timore a rispondere a qualche annuncio. Arrivarono delle riposte tramite il fermo posta ovviamente e cosi feci il mio primo incontro che fu fallimentare perchè si trattava di un ragazzo con qualche problema psichico che arrivava dal Trentino e a cui piacevano i ragazzi molto giovani ed io lo ero, ma filiformi ed io non lo ero , gli piacevano biondi ed io non lo ero. Io dopo avergli parlato al telefono per qualche giorno ero molto emozionato il giorno dell’appuntamento ed arrivai alla stazione con larghissimo anticipo e quasi consumai il marciapiede durante l’attesa GLi avevo anche scritto una bella lettera su carta da lettere pregiata che avevo acquistato a Venezia. Il mio cuore era pronto, era pronto ad un bacio, ad un abbraccio a qualsiasi forma di contatto fisico e spirituale, ma tutto questo non accadde.Devo dire che non mi demoralizzai per niente; il mio cuore era cosi pieno di apsettattive per il mio futuro che, comunque continuai a rispondere agli annunci fino a quando una domenica mattina di un freddo inverno non mi arrivò una telefonata da Rino, un ragazzo a cui avevo scritto una bellissima e romantica lettera lasciando il mio recapito telefonico (una grande e grave imprudenza!!), mi diede appuntamento per il pomeriggio stesso a Porta Susa. Le ore che mi separavano da quell’incontro mi sembravano interminabili, A pranzo mia mamma aveva preparato gli gnocchi al sugo ch eio trangugiai perchè avevo fretta, avevo fretta di iniziare i preparativi per il fatidico incontro. Avevo il cuore in gola dall’emozione e della felicità! Presi l’autobus e mi recai a Porta Susa e dopo poco mi venne incontro Rino, un ragazzo molto carino ed affabile che mi disse subito: “ Ma un ragazzo cosi dolce e cosi carino come mai è possibile che sia solo??”. Ricordo quelle parole che mi lasciarono leggermente stupito, ma quasi insensibile...non ero per niente abituato ai complimenti sul mio aspetto esteriore, ero cosi mortificato sia fisicamente che interiormente che tutto sembrava scivolarmi addosso anche le offese. Con lui c’era anche un uomo piu grande che diceva si e no qualche parola che veniva sovrastato dall’irruenza e dalla vivacita di Rino. Si chiamava Giovanni e non era nemmeno cosi attraente. Andammo a prendere un caffè in un bar di fronte alla stazione, faceva freddo, ma il mio cuore era pieno di felicità e di emozione. Dio mio quanto ero contento!!! Ero letteralmente sopraffatto di felicità e di incredulità nel constatare che le persone come me esistevano veramente, ch eavevano mani, braccia gambe come me. Ero stupendo!!! Forse avevo trovato una famiglia, forse non sarei stato mai piu solo!!! Che bello!!Signore mio ti ringrazio per tutto questo. Non pensavo alla relazione sentimentale ma pensavo aalla dolcezza a quella dolcezza a quella tenerezza dell’amicizia, dell’amico o degli amici ideali che ho sempre cercato e che cerco ancora, che colmino il mio costante senso di solitudine. Non cercavo in questo primo incontro nessun approccio sessuale niente di tutto questo. Tornai a casa quella sera stravolto di felicità, raggiante ed entusiasta. A partire da quella domenica pomeriggio, la mia vita sarebbe cambiata; ero entrato nel mondo gay dalla porta principale e poi saprete il perchè.Trascorsi tutta la settimana in attesa del successivo incontro con questi nuovi ed unici amici; a stento riuscivo a trattenere l’emozione e la felicità, nel frattempo Giovanni iniziò a telefonarmi la sera e a farmi una corte molto discreta, ma alquanto serrata. Io non capivo, sinceramente non capivo anche perchè lui non mi interessava molto ero molto piu interessato a Rino, ma a prescindere da tutto, cio che per me maggiormente importava era l’amicizia quella sublimata quella pura e sincera, tutto il resto poteva venire dopo o mai forse.Il saabto successivo ci incontrammo e credo sempre davanti a Porta Susa e subito le nostre strade si divisero: Rino ci propose di andare in sauna, ma io dissi subito di no, ma ti pare? Con tutti i complessi fisici che mi portavo dietro io non sarei mai andato e anche Giovanni disse di no. Ci salutammo ed io rimasi con Giovanni. Iniziammo a parlare, lui era molto colto e diceva cose ch enon riuscivo ad afferrare pienamente, era anche poeta e scrittore e mi parlava di molte molte cose inondandomi di parole che per la maggior parte finivano inascoltate da parte mia. Mi portò in collina, nella stupenda collina torinese, era sera, e ad un certo punto mi baciò ed io esplosi. Ero una bomba ad orologeria carica di bisogno di Amore che esplose all’istante anche se per Giovanni, un secondo prima non provassi nessuna attrazione o interesse particolare. Ero solo, ero disperato, sognavo tutto ciò da sempre ed ecco che si avvera, ecco che qualcuno mi dice che fra tutte le stelle del cielo sulla collina di Torino, io ero la più bella!!! Ricordo che mi bagnai letteralmente tutto dall’emozione e dall’eccitazione fisica e spirituale. Dopo questa dichiarazione, andammo a mangiare la pizza, ma io ero pieno di lui e dei suoi baci; ero innamorato e basta.
Ma come vivo io l’Amore come l’ho vissuto? Beh innanzitutto, mi preme dire che io non sono mai stato amato sinceramente ed incondizionatamente nemmeno dai miei genitori, ben preso fin dai primissimi anni della mia vita, ho conosciuto l’Amore ed il Tradimento che si coniugavano perfettamente ossia l’Amore e le offese e le umiliazioni da coloro che avrebbero dovuto amarmi in modo incondizionato. Quindi sono stato amato e tradito nello stesso tempo ed io, a mia volta, non so amare senza a mia volta tradire. Peccato! Ma è così. In nessun rapporto di Amore sono riuscito ad essere fedele perchè per me non esiste amore puro e semplice, ma è tutto inzozzato dal tradimento e dalla umiliazione. Non sono mai riuscito ad amare completamente, aderendo completamente all’altro perchè ho smepre avuto paura di espormi per poi essere tradito.. Peccato! Vorrei essere amato senza essere posseduto ed amare senza possedere...Sarebbe stupendo!
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Sognare macchie sul viso : signifocato e simbolo
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Sognare macchie sul viso : signifocato e simbolo
A molte persone capita di sognare macchie sul viso, durante la notte.
Per gli amanti delle interpretazioni dei sogni, la pelle può avere molteplici significati. Specialmente dal punto di vista psicologico, nel caso in cui si stesse vivendo una situazione particolare.
Tuttavia, il significato delle macchie sul viso nei sogni non è universale. Infatti, può variare a seconda del caso specifico ed essere strettamente interconnesso ad un mix di emozioni.
In linea generale, la cute è sinonimo di sensibilità. Di conseguenza, quando diventa la protagonista dei nostri sogni, è perché entra in gioco l’istinto. Non a caso, esiste il detto “me lo sento a pelle”.
Insomma, le correlazioni possono essere numerose, sia in senso positivo che negativo. Pertanto, si parla di sensazioni positive (gioia, emozione, felicità) che negative (paura, sconforto, tristezza e così via).
Sognare macchie sul viso cosa significa
Di solito, quando si sogna di avere una pelle levigata e radiosa significa che si è in buon stato di salute (sia dal punto di vista fisico che psichico).
Invece, quando si sognano delle macchie sul viso significa che alcuni sentimenti repressi potrebbero ricomparire quando meno ce l’aspettiamo. Oppure, che sta per succedere qualcosa (può essere sia bella che brutta). A tutto questo si associa un possibile disagio sociale, che ci fa sentire insicuri all’interno di un gruppo di amici o colleghi.
Se ad avere le macchie sul viso è un’altra persona, significa che non sta vivendo un periodo facile oppure che non è in sintonia con voi.
In alternativa alle macchie, c’è chi sogna di avere la pelle molto irritata. Ciò potrebbe indicare una sensazione di rabbia repressa, insicurezza o malessere generale. Insomma, le interpretazioni possono essere davvero molte.
Sognare macchie colorate sul viso
A volte può succedere che le macchie sul viso siano di uno strano colore (ad esempio blu, gialla, verde, viola ecc).
Tale caratteristica corrisponde quasi sempre ad una mancanza di autenticità. Pertanto, può significare che voi stiate nascondendo qualcosa. Invece, se le macchie di un colore anomalo dovessero appartenere ad un altro, allora è probabile che vi stia mentendo su qualcosa.
Tuttavia, il significato specifico subisce delle variazioni a seconda della tonalità in questione. Infine, se le macchie dovessero essere bianche, indicano uno dei seguenti stati d’animo:
Paura
Incertezza
Malattia
Disagio
Senso di inferiorità
E tanto altro ancora…
Altre interpretazioni
Ovviamente, sognare macchie sul viso è soltanto una delle varianti legate alla cute.
Infatti, può capitare di sognare altre tipologie di inestetismi, come ad esempio acne, brufoli, herpes, nei e così via.
Ma non solo. C’è chi sogna la pelle rossa e quasi sempre sta per senso di totale imbarazzo, rabbia o vergogna. Quando è nera invece, è probabile che sia inerente a dei misteri o personalità represse.
Inoltre, se la pelle dovesse presentare funghi, desquamazioni o cicatrici, può essere sinonimo di:
Paura di non piacere alla gente
Timore di fare una brutta impressione
Insorgenza di un imprevisto
Problema da risolvere al più presto
Grandi cambiamenti in arrivo
Persona cara poco onesta con voi
Da ciò potete ben dedurre che le macchie sul viso e i vari inestetismi non siano sempre un buon presagio.
Ovviamente, non bisogna prendere ogni singola interpretazione per oro colato. Questo perché i significati nascosti possono essere molteplici e non per forza riguardanti voi.
Tenete a mente anche che i sogni sono un riflesso del nostro inconscio. Di conseguenza, può essere che qualche ora prima di dormire abbiate visto un film di paura o assistito a qualche scena che vi ha turbati.
Insomma, individuare nel dettaglio ciò che si nasconde dietro ad un sogno non è semplice. Pertanto, non lasciatevi sopraffare da ansie o paure ma verificate giusto per curiosità.
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malessere[ma-lès-se-re] n.m.
1. indisposizione, malore fisico non ben definito: un malessere generale; accusare un leggero malessere
2. inquietudine, turbamento; condizione di disagio, di scontentezza, di difficoltà: il malessere che seguì l’ultima guerra
Etimologia: ← comp. di mal(e) ed essere 1.
A volte il disagio cresce dentro di noi a poco a poco, quasi in sordina.
Allora, per sedare l'ansia, cominciamo a prendere dei provvedimenti: ad esempio, evitiamo luoghi troppo ampi che ci danno un forte senso di spaesamento; ci laviamo le mani con sempre maggiore frequenza per timore del contagio; oppure ci isoliamo perché siamo preoccupati dal giudizio della gente. In pratica, cominciamo a modellare i nostri comportamenti intorno al nostro malessere per cercare di tenerlo sotto controllo. Ma più il malessere aumenta, più aumentano anche questi comportamenti che ci rendono schiavi. Altre volte invece è un trauma improvviso a sconvolgere la nostra vita, come la morte di una persona cara o il tradimento del coniuge; ma anche eventi apparentemente non tragici, come l'entrata in pensione, possono rompere il nostro equilibrio psichico. Più difficile è capire perché una persona possa entrare in crisi quando le accade qualcosa di positivo, ad esempio si sposa la figlia oppure riceve una promozione sul lavoro. Eppure succede anche questo.
IL LINGUAGGIO DEL SINTOMO Cos'è un sintomo? Lo si avverte spesso come una sorta di "corpo estraneo" che è in noi ma che non riconosciamo come una parte di noi. Nella fobia, il sintomo prende la forma di una paura irrazionale, magari per animali innocui, luoghi aperti o chiusi, oggetti di uso comune. L'ossessivo ha invece la necessità assoluta di compiere regolarmente una serie di rituali, ad esempio, aprire e chiudere dieci volte i rubinetti prima di andare a dormire. Altre volte, a disturbare sono dei pensieri ricorrenti apparentemente senza senso, che però continuano a fare capolino nella testa. Perché tutto questo? Non si sa. Sembra esserci qualcosa di irrazionale nel sintomo.
A volte è difficile considerare queste manifestazioni così disturbanti e angosciose come qualcosa che abbia a che fare con noi. Preferiamo piuttosto pensarle come estranee al nostro "io", errori da eliminare, virus da debellare. Vogliamo tornare a essere quelli che eravamo prima della malattia, oppure ci illudiamo che, tolto il sintomo, potremo finalmente diventare quelli che desideriamo essere. Questa concezione è molto diffusa oggi, anche perché la medicina ci ha abituato all'idea di cura come eliminazione farmacologica o chirurgica del male, come soppressione del sintomo: basta asportare un pezzo di stomaco per guarire dall'ulcera, basta prendere una pillola per far sparire il mal di testa. Eliminando il sintomo, si pensa di poter ripristinare lo stato di salute.
Il malessere può essere una spia che ci siamo allontanati dal nostro nucleo interno che così reclama i suoi diritti, o che abbiamo privilegiato solo un aspetto di noi, quello in cui abbiamo voluto riconoscerci. Ogni malattia, ogni disagio, sono un modo in cui il nostro corpo o il nostro inconscio cercano di mettersi in contatto con noi e portarci a nuovi livelli di equilibrio interiore. Oggi, che si fa tutto di fretta, vorremmo anche guarire in fretta, magari con un farmaco. Invece per cominciare a dare significato al nostro malessere, dobbiamo dedicare più attenzione a quello che si svolge dentro di noi.
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Non sapevo che titolo mettere
Allora, voi tutti avrete, almeno una volta incontrato un autolesionista, giusto? Voi stessi o altri. L'autolesionista è colui/colei che, davanti a problematiche che gli/le creano un disagio molto grande, risponde con altro male. L'autolesionista, infatti, pur reprimere questo male psichico, crea altro male, questa volta però fisico, in modo da “coprire” momentaneamente il male psicologico. L'autolesionismo non necessariamente si manifesta con la classica “lametta”, come cantava Donatella Rettore. Infatti la “lametta” usata può anche essere una sigaretta. Fumare con la consapevolezza, e soprattutto lo scopo, di farsi del male (io, per esempio). L'autolesionismo, in ogni caso, non dura per tutta la vita. O ci crepi o ci vieni fuori,ma in qualche modo finisce. Esso è un momento di estrema fragilità della persona in cui bisognerebbe curarla (non farmaci psicoattivi, semplicemente affetto incondizionato). Non si deve però esagerare con queste cure, dato che si va a creare, volente o nolente, un rapporto di dipendenza per cui l'aiutato/a dipende quasi esclusivamente da l'aiutante. Bisogna aiutare in modo che possa poi “camminare con le proprie gambe” (in senso psicologico, s'intende). Perché tutto questo discorso? E perché non ho semplicemente messo come titolo “Autolesionismo”? Perché mi va. Perché questi post devono riflettere me, quasi quanto il Manifesto di Filippo Tommaso Marinetti (Futurismo), rifletta lui. Tanto lo so che a leggere questi post sono unicamente io, ma mi piace scriverli in ogni caso.
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