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Jessica Alba
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my past needs to stay where it is.
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(◠‿◠✿)
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Adorable Jessica Alba <3
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Jessica Alba: Shape Magazine Behind the Scenes, June 2015
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Chris Pine in The Ivy Wall’s White Ocean music video
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Sbronze selvagge
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“Non è esattamente così che doveva andare…” Parlava, con tono sommesso, davanti ad una grande lapide grigia, il nome di sua sorella Athena, bene inciso sulla pietra. La mano che scivolava ad accarezzarla, l’altra che stringeva ancora un mazzo di fiori, tutti colorati, lei adorava. Aveva preso l’abitudine di andare al cimitero una volta al mese, ogni sette perché era il loro numero preferito, sempre fiori freschi, sempre un atteggiamento giocoso come se fosse un picnic tra sorelle, come quelli che facevano quando tutto ancora andava bene, quando poteva stringerla tra le braccia. In questa chiacchierata, parlava e parlava, raccontando gli ultimi eventi, narrando come si era sentita in certe occasioni, di ogni emozione provata, di tutto quello che la faceva sorridere.
“Ho lasciato la Thorne. Non è stato semplice. In realtà, ho sempre quella voglia di tornarci. Era un po' come pò una seconda famiglia ma sono certa, che se chiedessi mi riprenderebbero subito”
Sorrideva sempre mentre ne parlava, mentre si sedeva sopra al prato verde, posizionando i fiori uno alla volta. Un momento tra sorelle, l’unica di sangue che abbia mai avuto. Poi ha altre sorelle ma che non condividono il suo cognome, sono legami differenti.
“Questa città è sempre un casino infernale, forse avrei dovuto lasciarla da tempo. Ma per un motivo o per un altro non sono mai andata via. Ho imposto a Jordan i miei desideri, lo sai.. lui voleva andarsene, riteneva che sarebbe stato più sicuro e aveva ragione.”
Un altro fiore venne collocato dentro ad un vasetto di ceramica mentre il sole giocava a nascondino, ormai quasi carico di pioggia, non aveva molto tempo ma aveva portato con sé un grosso ombrello colorato, così come il vestito che indossava. Solo colori e sorrisi per Athena. La parlata era sempre cadenzata, gioiosa ma lo sguardo era malinconico. Certe immagini ritornavano alla mente, sebbene quel dannato giorno cercasse di nasconderlo nel cassetto più lontano. Non voleva ricordarlo.
“Sto per aprire una pasticceria. E conto anche di aprire un mio ambulatorio, mi  manca lavorare in realtà. Non che mi annoi ma… non so mai stare ferma.”
In lontananza un tuono, qualcosa di lontano riecheggiava contro tutto quel grigiore che aumentava poco alla volta,
“Il mondo che vedo non piace. E’ tutto cambiato e forse ti sei risparmiata il degradante affluire della paura e dell’ignoranza. Tu avresti riconosciuto la giusta via, tu eri troppo intelligente per gli altri. Saresti diventata un ottimo avvocato difensore” le parole scivolarono ancora cariche di sentimento e amore verso di lei mentre sistemava l’ultimo fiore “Mi manchi tanto. Mi manca spazzolarti i capelli, studiare insieme, fare i nostri pic-nic all’aria aperta. Mi manca come eravamo insieme. Mi manca la mia spensieratezza di quei giorni. Perché in fondo, sono cambiata e credo davvero poco che questo mondo possa imparare qualcosa. Per quanto io possa ridere e scherzare, la verità è questa. Sono felice ma… ci sta sempre un vuoto dentro di me. Come se una parte di me, fosse morta con te quel giorno e forse, è davvero così’”.
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Mamma orsa che racconta una fiaba a Diana:
La bella addormentata sotto coperta
Anno di grazia non pervenuto, anche perché nessuna delle protagoniste si chiama Grazia. Nel regno di Orsolandia regnava la pace. Gli orsi reali erano felici perché era appena nata la futura erede del regno, l’orsetta Calliope. Tutti gli animali del regno vennero invitati ad una grande festa, quelle più illustri, quelli più simmetrici e pelorsi… tranni i gufi, da sempre loro nemici naturali. Tre fate animali portarono un dono speciale per la piccola principorsa. La prima era la fata Summer, amica dei lupi, che disse: “Io ti donerò la capacità di lanciare bruttissime battute” e così fece. Il secondo fatino era PG, amico dei cani inglesi, che disse: “Io ti donerò la capacità di mangiare ad oltranza”, e così fece. Ma prima che il terzo fatino potesse parlare, nella sala principale un lampo al centro della stanza, materializzò la regina dei Gufi che era molto arrabbiata perché non era stata invitata. Così dopo un lungo discORSO lanciò una maledizione sulla principessa e disse: “Tu crescerai in bellezza, in grazia, avrai un matrimorso felice ma un giorno molto lontano, un gufo ti beccherà su una chiappa, e morirai”, così fece e subito scomparve. Tutti si preoccuparono, l’orsa regina pianse e l’orso re mandò qualcuno a cercare la Regina dei gufi senza trovarla. Allora il terzo fatino, amico degli orsi nani, Orsolino, mosse il suo pelo scuro e disse: “Manca ancora il mio dono. Non posso cancellare la maledizione della Regina dei Gufi ma posso trasformare quella morte in un sonno profondo che potrà essere risvegliato solo quando il suo futuro amore troverà il morso giusto” e così fece. Il Re da quel giorno fece costruire delle alte barriere e dichiarò guerra al Regno dei gufi che conquistò. Tutti i gufi vennero uccisi ma la Regina non fu mai trovata. Ma per la principessina era troppo pericolorso vivere nel Palazzo Orsesco, così, il padre decise di farla crescere al sicuro, nel bosco, assieme alla fatina Summer e ai fatini Orsolino e PG ma non doveva mai sapere chi fosse. Doveva stare lontano dagli orsi, non avrebbe dovuto conoscere l’amore e allora sarebbe stata salva. Così fu chiamata Muse, in modo che non sapesse mai di essere l’erede al trono di quel bellissimo regno. Anno dopo anno, Muse, cresceva come un’orsetta felice e presto si fece orsa. Era bella e buona, aiutava le persone e veniva amata dalla sua gente soprattutto per le sue barzellette divertenti che rallegravano il cuore e sapevano sciogliere ogni forma di odio, era questo il suo grande potere. Un giorno, mentre passeggiava nel bosco, alla ricerca di fette di pizza selvatiche si imbatté in un orso mai visto prima. Era un orso dalla testa più grande del normale, dal pelo folto e biondo, da splendidi occhi azzurri di nome Jorsan. Jorsan era il principe del Regno Unitorso e si lamentava tanto, le lamentele erano il suo grande potere che facevano capitolare anche i sovrani più resistenti del mondo, sua madre compresa. I due divennero presto amici, andavano parecchio d’accordo: Muse passava il tempo a raccontare le sue barzellette e Jorsan passava il tempo lamentandosi di ciò. Sembravano una coppia perfetta. Poco alla volta questa amicizia divenne qualcosa di più e si ritrovavano nel bosco sempre più spesso. Il Principe Jorsan provò a palesare diverse volte il suo interesse, il suo amorso per lei ma la Principessa aveva troppi amici unicorni che la distraevano, perciò non se ne rese conto fino al giorno in cui la invitò a prendere il tè in un albero molto stretto dove gli unicorni, di certo non potevano entrare. Così in questo momento di puro romanticorso, il principe si dichiarò a lei e si baciarono. Avrebbero voluto sposarsi ma le fatine glielo impedirono perché sapevano che cosa sarebbe successo. Così il Principe rapì la principessa per portarla nel suo regno e lì la sposò. Divenne la Regina del Regno Unitorso. La tradizione del regno voleva che la regina dovesse indossare abiti molto coprenti e infatti, l’unica parte scoperta rimaneva solo il volto. Per cui divenne la prima la principessa sotto coperta – sebbene non ci fossero delle navi – e poi la Regina. Da quel matrimorso nacquero tanti orsi principi e principesse orsi. E furono anni felici, per tutti quanti. Finchè un giorno, mentre la Regina si trovava a passeggiare per il castello, trovò un uomo cieco, amico di un gufo davvero bello, di grandì alì e piume colorate. Calliope che non aveva mai visto un gufo ne rimase affascinata. Così il gufo cominciò a sbattere le grandi ali, e volando intorno a Muse prese a sbattere le ali con forza, ancora e ancora, poi volando intorno a lei, la beccò su una natica e la Regina caddè in un sonno profondo. Il gufo fuggì via e tutto il castello cominciò a piangere per la sorte della Regina che poi venne messa in una bellissima stanza e nascosta sotto una grossa coperta in modo che nessuno potesse osservarla. Fata Summer e le altre fatine, seppero di questa storia e raggiungerò il Regno di Unitorso e trovarono Jorsan disperato. Gli raccontarono la vera storia di sua moglie, la sua vera identità e la maledizione che venne lanciata dalla Regina dei Gufi. Allora, dopo quello il Re Jorsan cercò tutti i modi possibili per risvegliare Calliope ma senza riuscirci. Così il tempo passò e la Principessa Diana ormai quarantenne, rientrò dal suo ritiro monastico. Era bella come sua madre e il tempo per lei sembrava non passare mai, era sempre bella e giovane, e suo padre si lamentava sempre di ciò…. (to be continued…)
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