#Estate tossica
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Ecco dove vorrei essere io, fin da questo preciso momento, in cui le Previsioni Meteo annunciano una rapida impennata delle temperature in pianura padana!
Con afa a livelli di massima allerta, per la salute psico-fisica e mentale ( mia, oltre che dei pazienti 😱 🙈).
Afa? Afanculo!
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Anna Turrei - “Compromesso”
Il singolo dell’artista sugli stores digitali e nelle radio
“Compromesso” è il nuovo singolo della poliedrica e talentuosa Anna Turrei, sui principali stores digitali e nelle radio in promozione nazionale. Brano pop con influenze elettroniche e fraseggi di chitarra funky, scritto dalla stessa Anna Turrei. Tema profondo e intimo racchiuso nel testo del singolo: la storia di una relazione instabile e non equilibrata. Anna, nel videoclip da protagonista, ha voluto paragonarsi ad una torta: lei vuole di più, vuole offrirgliela tutta, lo rincorre da una parte all’altra quasi disperata, ma lui ne vuole solo un pezzo… quindi alla fine, stanca, decide di mangiarsela lei la torta, perché tanto alla fine a rimetterci sarà solo e soltanto lui! Metafora chiara, diretta, con una vena d’ironia che nasconde però un significato estremamente attuale: un dolce grido di indipendenza e libertà.
“Molte volte nella vita ci si trova a dover scendere a patti con qualcuno, che sia nell’ambiente domestico, lavorativo o scolastico, perché ci si interfaccia sempre con il prossimo, quindi è anche normale. Ma nelle relazioni sentimentali bisognerebbe dire le cose chiaramente, senza compromessi, soprattutto se sono a discapito di uno dei due. O si trova un equilibrio, oppure è una relazione tossica. Perché, quando non ci sta bene qualcosa, bisognerebbe dirlo, non farselo scivolare addosso per paura di perdere l’altra persona… vale davvero la pena reprimere i propri sentimenti?” Anna Turrei
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Storia dell’artista
Anna Turrei, cantautrice classe ‘96 di Sonnino in provincia di Latina, sin da piccola, data la sua passione, inizia a studiare canto e danza. Finito il liceo si trasferisce a Milano, dove nel 2018 si diploma al Mas, Accademia professionale di musica e danza. Influenzata della musica di Stevie Wonder, Etta James, Pino Daniele e Mina, oltre che di artisti contemporanei come Alicia Keys, Beyoncé, Elisa e Bruno Mars, inizia a scrivere i suoi pezzi affiancandosi ad autori di fama nazionale. Si è esibita con dei suoi pezzi in vari concorsi canori nazionali e internazionali, tra cui Premio Lunezia (dove ha vinto il premio Radio Bruno), NEW YORK CANTA, Bucharest in Music (vincendo il primo posto), Promuovi la tua Musica (primo premio compilation), Una voce per San Marino, Area Sanremo, XFactor Romania e Spaghetti Unplugged di Milano. Questa estate ha portato i suoi brani in tutta Italia, facendo un minitour a Lecce e aprendo i concerti di Lenny Jay, tributo ufficiale a Michael Jackson, con cui lavora, inoltre, come corista. Ha aperto i concerti di Gerardina Trovato e Lara Taylor. Ha preso parte ad alcuni musical come “Hair”, “We Will Rock You”, “Mamma mia”, “Sogno di una notte di mezza estate”, sia come ensemble che come principal. Attualmente continua a scrivere i suoi pezzi con vari produttori di Milano, dove si esibisce sia in acustico che con una band funky blues.
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A ottobre 2022 ho iniziato a vedermi con un uomo impegnato che era in "crisi" con la convivente. Gli incontri sono stati molto sporadici fino alla scorsa estate. A partire da settembre 2023 sono diventati piuttosto regolari. Qualche giorno fa mi è stato riferito che la compagna lo ha lasciato la scorsa estate. Lui fino ad oggi mi ha fatto credere di essere ancora impegnato. Stamattina gli ho fatto confessare la verità e ora sono in preda all'ansia e al dolore perchè pur sapendo sin dall'inizio di essere sempre stata usata oggi ne ho avuto la conferma anche perchè mi ha detto che continua a vedersi con la ex.
Gli uomini prendono solo in giro... Lo vuoi capire o no? Ti giureranno tutto quello che tu credi .prova ad allontanarti da gente cosi tossica lo so che è difficile , entro quanto tempo diranno a qualcun'altra le stesse cose che hanno promesso a voi! A volte fate proprio tenerezza... Sembrate adolescenti alle prime cotte adolescenziali... ma alcune relazioni sono solo prese in giro , di uomini che non sanno manco loro cosa vogliono , ascolta a me allontanati prima che non potrai più uscirtene, non dare tutta te stessa per qualcuno che non ti apprezza , esci da questa situazione, questo è il mio consiglio. E lascia perdere gli uomini impegnati .
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È strano. Sono passati tanti anni da quando ho usato l’ultima volta questo social, precisamente era il 2018. Neanche troppi se non fossero stati gli anni della mia adolescenza. Ho perso il vecchio blog e un po’ mi spiace, ero curiosa di rileggere cosa scrivessi a 14/15 anni. Ma, infondo, non sono neanche così dispiaciuta. Erano anni di totale solitudine, trascorsi tra casa e scuola, e questo in estate era l’unico spazio in cui potessi esprimermi. Erano anche gli anni in cui iniziai a leggere, e forse i libri letti sono il ricordo più bello che serbo con me. Ogni tanto rimpiango quei momenti. Ero triste sì, ma quando leggevo mi sentivo davvero piena, non avvertivo quel vuoto assordante che tutt’ora mi accompagna, ma che con la fine del liceo è divenuto meno prepotente. Oggi adoro ancora leggere e scoprire nuovi libri è fonte di gioia ogni volta, ma negli anni l’ansia è aumentata, sono diventata più autocritica e non riesco a concedermi momenti di riposo per dedicarmi a ciò che mi appassiona. Solo la palestra mi consente di distrarmi un attimo dai pensieri. Negli ultimi anni ho cambiato tanti psicologi pur di capire perché stessi così male, ma ad oggi ritengo di averlo capito solo parzialmente. Sarà stato il tempo passato da sola, la mancanza di esperienze, il chiudermi in me stessa per evitare i giudizi del mondo, la scelta di un indirizzo di studio che non faceva per me in una classe tossica. Possono essere tanti i motivi, ad oggi ho capito che sì è importante comprenderli per il processo di guarigione, ma la comprensione richiede tempo e tanta autoanalisi, nel frattempo non si può stare fermi in attesa di un improvviso miglioramento. E così, perdendo progressivamente fiducia nelle parole degli psicologi, ho provato ad aiutarmi da sola. Ho cominciato a buttarmi di più nelle situazioni, a smettere di vedermi diversa dagli altri, a imparare a socializzare parlando anche delle frivolezze che prima tanto odiavo. Ho fatto un viaggio studio con delle persone che non conoscevo e mi sono sbloccata. Al ritorno ero più spigliata, mi vergognavo meno del mio corpo, ho riattivato l’account Instagram che prima evitavo come la peste e ho tentato di stare meglio. Per certi versi sono migliorata rispetto a quando avevo 14 anni, per altri versi sono rimasta la stessa ragazzina. La mancanza di amicizie profonde e relazioni sentimentali (la prima solo l’anno scorso) ha, in parte, bloccato la mia crescita emotiva. Me lo ha fatto notare la psicologa. Mi ha fatto male quando mi ha detto questa frase “è come se emotivamente fossi ferma ai 14 anni”. Fa male perché la mia personalità è tutta incentrata sull’emotività, su un turbinio di emozioni contrastanti che faccio fatica ad esprimere. Sentirmi dire di essere immatura è come se mi avesse deprivato di tutto ciò che sono: emozioni a catena e a tutta potenza. Ora sto tentando di migliorare anche su questo aspetto, anche se mi risulta molto difficile, dato che ho ben poca motivazione a creare legami forti, almeno per il momento. L’unico vero legame che avevo creato si è sgretolato un mese e mezzo fa, e io ci avevo messo tutta me stessa. Non è facile. È tutto così strano.
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La mia famiglia non è mai stata fisicamente affettuosa o presente, tolti schiaffi e biasimo. La ristrettezza affettiva peggiora quando, in un momento di debolezza adolescenziale, confesso di essere bisessuale (è più di ciò, ma allora lo pensavo) e mi trattano come i lebbrosi, ancora un po' e zia mi dava la campanella. Nemmeno potevo abbracciarla
Ora, nell'età in cui dovrei essere una donna fatta e finita, mi ritrovo ad osservare la società che mi circonda: si sposano o sono fidanzati, escono in compagnia, vanno in vacanza. Io sono passata dalla lebbrosa al ruolo della volpe con l'uva. Voglio quelle cose. Però non sono mai arrivate e non arrivano, e penso proprio che non arriveranno mai. C'è solo del mediocre sesso occasionale. Vorrei smettere di guardare il mondo, ma continuo. Il dolore che sento ed il rodimento al fegato sono i segnali da cui mi riconosco essere vivente. In qualche modo sono quella sbagliata, la difettosa, anche se non più per l'orientamento sessuale ed è giusto lo tenga a mente. Ed è giusto proteggere gli altri dal mio essere nociva e tossica come Chernobyl. È l'unico pensiero a darmi gioia: soffro, ma non faccio soffrire gli altri per colpa mia.
Ciao Anon,
benvenuta in famiglia. La nostra. Quella dei figli di genitori anaffettivi e coercizionisti perché volgio il nostro bene.
Probabilmente sai già che non è nemmeno colpa loro. Sono stati disegnati, come ogni animale sociale, dalla somma del DNA, esperienze e bias di conferma per non impazzire a forza di decidere ogni volta.
@kon-igi sta pensando come scriverla in modo che si capisca, poi semmai ti spiega lui.
In qualche modo sono quella sbagliata, la difettosa, anche se non più per l'orientamento sessuale ed è giusto lo tenga a mente. Ed è giusto proteggere gli altri dal mio essere nociva e tossica come Chernobyl. È l'unico pensiero a darmi gioia: soffro, ma non faccio soffrire gli altri per colpa mia.
Qui si nascondono i bias che ti fdanno sentire intrappolata.
Ti faccio un esmpio pratico.
Questa estate ho confessato al mio migliore amico che probabilmente io e mia moglie siamo poliromantici e lui ha sbarrato gli occhi come il protagonista di una commedia all'incidente scatenante.
Poi ha guardato la sua compagna e col terrore negli occhi entrambi mi hanno supplicato di non farlo.
Ora, credo che tu riesca a comprendere il fatto che il loro bias non sta nel credermi un mostro, anzi mi amano tantissimo (dopo questa estate un po' meno ma per altre ragioni), è solo una conseguenza.
Questo bias nasce dal fatto che, siccome sono entrambi monogami (presumo), pensano che il nostro poliamore sia la rovina per la coppia.
Dal loro punto di vista hanno assolutamente ragione.
Se lo facessero loro si sentirebbero scomodi/sporchi in questa scelta e quindi proiettano la stessa emozione su di noi ma per amore.
Come ti senti sporca tu perché vuoi essere ciò che sei. Perché gli amici ci indicano la via giusta, vero? Si, se non è la loro. Le vie dell'inferno sono lastricate di buoni bias.
Quindi il primo punto, che già conoscevi, è scoprire senza preconcetti (tò! In inglese si scrive bias) cosa desideri e se questo desiderio crea più vittime che gotterfunken (leggi amore ma è qualcosa di più) allora capisci se puoi migliorarlo o devi abbandonarlo. Senza alzare vespai è il caso dei feticisti. Le scarpe, è risaputo, non provano molte emozioni dato che le calpestiamo tutto il giorno, tutti i giorni.
Se vi piace leccarle e mangiarle e infilare i tacchi in ogni orifizio del vostro corpo, andate sereni ma poi non mandatemi i video in chat, per favore.
Quindi sentiti libera di scoprire cosa sei e soprattutto di sbagliare mentre lo impari (io ci ho messo 54 anni e ho appena iniziato ma avevo davvero tanti bias da gestire), se non ci sarà la tua famiglia al tuo fianco, sappi che io ci sarò.
Ma non ti servo io, non ti servono loro.
Serve che tu capisca più che puoi la tua individalità (lo fai questo articolo prima o poi @kon-igi?) e che puoi scegliere sul serio ciò che vuoi se non ferirai gli altri più di quanto loro stiano ferendo te.
Sacrificarsi per principi in cui sentiamo di non credere è sbagliato.
Cercare i nostri rpincipi in cui credere. Quella è la scelta giusta.
Ma nel viaggio cerca di non ferire vittime innocenti e quando lo farai, ti servirà per capire cosa è successo, "risarcire" il danno causato -iniziare con scusa ho sbagliato è perfetto- e ripartire.
Ho scritto “quando” perché al momento il modo migliore di apprendere è per tentativi ed errori. Ma ci sono gli amici per aiutarci a evitarte i più gravi. E se pensi di non avere amici (non è così ma ora sei troppo spaventata per riconoscerli facilmente) inizia da me e esponimi liberamente i tuoi sogni. Io non li giodicherò ma valuterò insieme come realizzarli. A patto che tu non ferisca nessuno più del necessario ma nello stesso tempo tu non ferisca te per evitare un dolore che gli altri non hanno il diritto di permettersi per le tue scelte.
Solo così sarai libera dai sensi di colpa per iniziare a scegliere il tuo sentiero.
Inizia dal perché credi che avere un lavoro, matrimonio, fligli e mutuo siano la cosa giusta per TE o se puoi avere amore in altro modo che ti sia più congeniale anche se non ortodosso. Perché l’amore che è indispensabile nella tua vita. Ma l’amore ha molte, moltissime forme e (quasi) tutte giuste.
Poi dovrai fare il primo passo. Ma non avere fretta, cerca di capire bene cosa desideri davvero e non quanto sia “sbaglaito” per la cultura di riferimento.
La primavera sta arrivando
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E del negozio non ho descritto il pezzo forte: la commessa. Capelli bruciati dal decolorante e cofana. Pellicce voluminose e tutte vere, scarpe con inserti o imbottite di pelo. Anche in estate. Ogni tanto gira con una stola di volpe in cui si vedono muso e zampe vizziti. Orecchini d'oro e perle dalle dimensioni di un piattino, anelli etnici. Mani con manicure fresca e macchie di tabacco. So come si veste perché è di qui e la incrocio spesso.
Sembra la descrizione della madre ex stripper e ora tossica che trovi nei film
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........................................................ pensavo a quest’anno... come ogni anno io faccio sempre cazzate. Però stavolta sono felice. Ero convinta che prima o poi le cose sarebbero andate meglio e che tutto sarebbe cambiato. Ho buttato fuori dalla mia vita ogni persona tossica. Ho buttato via tutta quella gente superficiale e velenosa. Tutta quella gente che pensava che la ‘scopata’ era un must e non un qualcosa che nasce quando c’è passione sentimentale o sessuale (o entrambe). Ho cancellato dalla mia vita una persona che preferiva chissà cosa ad un abbraccio. Delle persone di merda sono uscite dalla mia vita per non tornare più... quelle persone che pensavano a sottomettermi e a comandarmi. Tornare a casa. Tornare a casa, dopo un’uscita con qualcuno. Uscite che sembravano esordire rapporti eterni... ma poi? poi niente Mary... erano solo banalità. Torni a casa che sia estate o inverno non importa, tu avrai freddo e ti sentirai vuota. Perchè? perchè tutta questa gente che promette di esserci sempre e di proteggerti non ci metterebbe un attimo a distruggerti. Le certezze di qualcosa di stabile, ma l’unica cosa che rimane è il freddo e la certezza di esserti illusa ancora una volta dopo aver conosciuto gente banale... a cui interessava solo avere una ragazza qualunque oppure passare una serata in compagnia. Gente sola, banale, superficiale e piena di difetti peggiori dei tuoi, gente incapace di amare, incapace di andare e prendersi ciò che vuole realmente. Gente che riversa le loro più grandi paure su di te. Gente troppo velenosa... per te che hai un cuore d’oro.
E ad un certo punto il silenzio.
La città dove hai passato la tua adolescenza diventa vuota, il nome di un paese che ti ricordava una persona ritorna ad essere un nome e basta.
Grazie agli sbagli, agli sbagli giusti cambia tutto. Tutto si autodistrugge.
Tutto si sgretola... ma non è mai la fine.
Adesso so chi sono, cosa voglio e che persona voglio diventare.
Perchè lì fuori ci sono realtà da scoprire. E non è vero che se incontri tre persone di merda allora tutte le persone sono di merda.
C’è gente lì fuori che aspetta solo te. Gente che aspetta la versione migliore di te, gente disposta ad amarti e a rispettare i tuoi spazi,i tuoi tempi e soprattutto la persona che sei.
Arrivano sempre le ultime buone occasioni di redenzione, perchè nonostante tutto nessuno si salva da solo. Nonostante ciò vieni salvato dalle persone giuste... quando sai chi sono le persone giuste. Vieni salvato solo quando sai chi sei.
Non perdete mai la speranza perchè è dopo la notte più buia di tutte che sorge il sole più luminoso di sempre.
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Inquinamento in India, mare invaso da schiuma tossica. E bambini ignari giocano tra le onde Di Carmelo Leo Da qualche giorno la spiaggia turistica di Chennai, nella nota località turistica di Marina Beach – Sud-Est dell’India – è stata letteralmente invasa da una schiuma bianca tossica: l’ennesima prova dell’inquinamento del Paese asiatico, che guida la triste classifica degli Stati più sporchi del mondo. Hanno fatto però il giro del web le immagini di un gruppo di bambini, totalmente ignari che quella spuma bianca non fosse semplicemente creata dalla risacca del mare. I ragazzi giocano con la schiuma, si immergono, la tirano l’uno contro l’altro. Non immaginando neanche lontanamente di mettere a rischio la propria salute. È la seconda volta nel giro di un mese che la spiaggia di Chennai si riempie di una coltre di schiuma tossica. La prima volta era successo lo scorso 30 ottobre. Un fenomeno che si è ripetuto a Marina Beach nei giorni scorsi, rendendo impraticabili almeno sette chilometri di spiagge, da Foreshore Estate a Tiruvanmiyur. Secondo gli esperti, il liquido tossico è stato provocato dagli scarichi illegali da parte degli ospedali locali, ma anche dai rifiuti di lavorazione delle aziende locali situate lungo il bacino del fiume Adyar, il cui estuario sfocia proprio su Marina Beach. Le forti piogge di questo periodo hanno fatto il resto, trasportando queste sostanze in mare. Proprio a causa delle precipitazioni di questi giorni, le autorità locali hanno ordinato ai pescatori di interrompere la loro attività. Ma la popolazione locale non teme più di tanto gli effetti della schiuma sulla pesca, bensì quelli sulla possibile riduzione degli acquisti di prodotti ittici. Oltre, ovviamente, ai risvolti per la salute: secondo i biologi, gli elevati livelli di fosfato presenti nelle acque sono causa di gravi problemi alla pelle. Soprattutto per i più piccoli.
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Duecento e ottantanove milioni di dollari di risarcimento. È costata cara alla Monsanto la sentenza del tribunale di San Francisco che ha sposato la tesi del giardiniere 46enne Dewayne Johnson, secondo cui la multinazionale non lo avrebbe informato correttamente sui rischi inerenti all’uso del glifosato. La Monsanto, come era prevedibile, ha già annunciato ricorso, ma la sentenza emessa questa estate, precisamente l’11 di agosto, rischia di spalancare le porte di penali miliardarie a tutte le altre cause di risarcimento per i danni causati dal glifosato. Ne sono in corso, nei soli Stati Uniti, quasi 5 mila. E questo è probabilmente uno dei motivi per i quali la Monsanto, sempre questa estate, è stata acquisita della Bayer per la cifra di “soli” 63 miliardi di dollari. La casa farmaceutica tedesca ha già deciso di cambiare il nome dell’azienda, oramai “sporcato” dalla cattiva fama che la multinazionale leader nella produzioni di ogm, si è ritagliata nella sua storia. E non solo per colpa del glifosato.
La decisione dei giudici di San Francisco rimane comunque storica. Per la prima volta una corte di giustizia ha affermato che “il glifosato provoca il cancro”. Ma vediamo di approfondire la questione che, come sempre quando si tira in ballo scienza, giurisprudenze e, non ultimi gli enormi interessi economici che ci sono sotto, non può essere ridotta a bianchi e neri.
Innanzitutto, cosa è il glifosato? Si tratta di un potente diserbante non selettivo che viene assorbito dalla pianta tramite le foglie portandola velocemente al dissecamento. Diffusosi rapidamente a partire dagli anni ’70 in tutti i Paesi del mondo, sostituì rapidamente gli altri erbicidi in uso all’epoca in quanto questa sostanza si rivelava meno tossica per l’uomo ed inoltre, essendo facilmente degradabile, difficilmente arrivava ad inquinare le falde acquifere. Oggi è di gran lunga il diserbante più usato in tutto il mondo, sia nell’agricoltura che nel giardinaggio. In media, e considerando solo il peso del principio attivo, ogni ettaro coltivato ne consuma mezzo chilo all’anno. Nei soli Stati Uniti, con lo sviluppo delle coltivazioni transgeniche, strettamente collegato a questo diserbante, come vedremo più avanti, l’uso del glifosato è passato da 400 tonnellate nel 1974 alle 113 mila nel 2014.
Ovviamente, il fatto che negli anni ’70 si usavano diserbanti ancora più pericolosi ed inquinanti, non significa che il glifosato non comporti dei rischi comunque inaccettabili per la nostra salute. Ed infatti, la questione se questa sostanza causasse il cancro o meno, è stata subito sollevata da alcuni esperti. Le principali agenzie di regolamentazione si sono date battaglia difendendo tesi del tutto opposte sulla tossicità del pesticida in questione. Ma per ottenere un autorevole parere sulla pericolosità di questa sostanza, bisognò attendere il 2015 quando l’International Agency for Research on Cancer (Iarc) dimostrò che tutti i precedenti lavori che assolvevano il glifosato era basati su dati forniti dalla Monsanto! Altre agenzie come l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) e la Fao (Food and Agriculture Organization) successivamente difesero il glifosato dichiarando come “improbabile” una sua correlazione col cancro. Altre ancora, come l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha dichiarato salomonicamente che il glifosato “non presenta potenziale genotossico” ma che comunque la sua “tossicità a lungo termine, la cancerogenicità, la tossicità riproduttiva e il potenziale di interferenza endocrina delle formulazioni devono essere chiariti”. Ancora la Iarc ha classificato questo diserbante nel gruppo 2A dei potenziali cancerogeni. Per dire, in compagnia delle carni rosse e delle emissioni delle fritture, mentre nel gruppo 1, più pericoloso, ci stanno le sigarette, le emissioni di raggi Uv e l’amianto.
Va considerato però che tutto questo bailamme riguarda solo il principio attivo del glifosato e non il prodotto in commercio e comunemente adoperato da agricoltori e giardinieri. Il brevetto esclusivo è scaduto nel 2001 ed ora sono molte le aziende che vendono glifosato, oltre alla Monsanto. Tutti questi prodotti, che fanno a gara l’un con l’altro per garantire un effetto ancora più efficace, si sono rivelati molto più tossici per la salute ed anche più inquinanti per l’ambiente, riuscendo, ad esempio, a raggiungere le falde acquifere come il principio attivo da solo non riesce a fare. Esemplare il caso di Pistoia, dove l’uso massiccio di questi prodotti sui vivai ha causato una percentuale di pesticidi nell’acqua superiore quasi al 30 per cento del consentito.
La guerra - ed uso questo termine a proposito! - che si è scatenata sopra il glifosato ha assunto aspetti che vanno ben oltre la corretta disputa scientifica. Monsanto, in più occasioni, ha messo in atto manipolazioni vergognose per screditare e colpire gli scienziati che denunciavano la pericolosità del suo prodotto, tacendo su studi di criticità che lei stessa aveva commissionato. E il tenace avvocato del giardiniere Dewayne Johnson, ha potuto così dichiarare che “la Monsanto ha combattuto la scienza”. E quando non l’ha combattuta, come rivelano le intercettazioni pubblicate nell’inchiesta Monsanto Papers, l’ha inquinata, pagando con vagonate di dollari dei prestanome perché pubblicassero come propri, studi fasulli preparati in realtà dalla stessa azienda su dati inventati di sana pianta. Un clima talmente scorretto in cui rimane difficile attenersi ai fatti o agli studi scientifici ma che si è rivelato un fertile terreno solo le teorie complottistiche. A tirare colpi bassi, infatti, si sono fatte avanti anche aziende che commerciano in prodotti per l’agricoltura alternativi al glisolfato che hanno finanziato altri studi, se non fasulli quantomeno pilotati, in cui si dimostrava la tossicità del diserbante targato Monsanto!
Una vera guerra senza esclusione di colpi in cui la prima vera vittima è stata la scienza.
Ma, anche nel caso del glifosato, rimane comunque la difficile questione di tradurre in una sentenza o in una legge quello che uno studio scientifico definisce “probabile” pericolosità. La domanda è: fino a che punto vogliamo rischiare con la nostra salute? Negli Usa, una sostanza può essere commerciata liberamente sino a che non se ne dimostra la pericolosità. In Italia, vale il - sacrosanto! - principio di precauzione: fino a che non si dimostra che un prodotto non fa male alla salute, non può essere commercializzato. Ed infatti, proprio in ottemperanza a questo principio, l’uso del glifosato è tutt’ora vietato nei parchi, nei giardini delle scuole e degli ospedali ed anche nel verde urbano grazie ad un decreto cautelativo del ministero della salute entrato in vigore il 22 agosto 2016. Questo è il motivo per il quale città che ne facevano un ampio uso, come Bolzano - per citare un caso che ho verificato personalmente - che vantavano viali fioriti ed una cura impeccabile dell’arredo urbano, si sono trovate di punto in bianco coperte di erbacce! I giardinieri si son attrezzati con roncole e falci e han fatto quello che potevano, ma l’organico non era sufficiente per fare a meno di un, comodo ma potenzialmente pericoloso, alleato come l’usatissimo glifosato.
Di diverso avviso l’Europa. Nel novembre 2017 i delegati dell’Unione hanno votato a favore del rinnovo per altri cinque anni dell’autorizzazione all’uso del diserbante incriminato. E ora che la Monsanto è diventata di proprietà della tedeschissima azienda Bayer, la vediamo difficile che si faccia retromarcia!
Ma oltre alla solita questione sulla difficoltà di sposare scienza - che per sua natura ragiona solo in termini probabilistici - e giurisprudenza - che deve esprimere pareri certi -, la questione glifosato investe una serie di pesantissimi interessi di natura squisitamente economica e politica.
Il glifosato è una porta aperta per gli organismi geneticamente modificati. Nelle coltivazioni transgeniche infatti, è stata introdotta una definitiva resistenza al questo diserbante. Come dire che, sparando questo prodotto sopra un campo Ogm, bruci tutto tranne le piante ogm. Ammettiamolo: una bella comodità! Non è un caso che la coalizione Stop Glifosate abbia fatto della sua lotta a questo diserbante un simbolo della lotta agli ogm ed all’agricoltura industriale. Proprio la Monsanto prima, e la Bayer dopo, hanno fatto di questo abbinamento - ogm e glisolfato - il punto di forza della loro campagna per l’agricoltura transgenica.
Considerata la crisi in cui versa l’agricoltura convenzionale, sempre meno sostenuta finanziariamente dalla Comunità Europea, le strade sul futuro che si aprono sono solo due: il transgenico o la sua rivale per eccellenza, l’agricoltura biologica. Ed è per questo che bisogna dire stop al glifosato. Non solo in virtù del principio di precauzione. Il fallimento del modello di produzione agricola industriale, che oramai si sostiene solo grazie ai piani di Sviluppo Rurale, deve spingerci a cercare una nuova strada. Una strada che porta alla sostenibilità ambientale ed ai bassi consumi energetici, basata sulla tipicità del prodotto con filiera a chilometri zero. Una strada che ci allontana dal baratro in cui vorrebbero farci precipitare le multinazionali che spingono verso la facile soluzione del transgenico, della coltura intensiva, del consumo privatizzato dell’acqua e delle risorse, per una agricoltura nemica dell’uomo, nemica della terra.
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THE KOOKS 🎸
Curioso come l'idea di formare una delle band che sarebbe diventata una delle più celebri e influenti dei primi anni 2000 possa nascere quasi per gioco. L'ispirazione è venuta a Luke Pritchard, il futuro cantante, mentre lui e Garred, quello che poi sarebbe diventato il batterista, un giorno stavano facendo shopping da Primark. A un servizio per MTV, Garred ha affermato: «Avevamo una visione su come volevamo che la band apparisse e cose del genere, così abbiamo comprato dei vestiti e questi cappelli, è stato divertente». I due hanno poi coinvolto Harris (il chitarrista) e Rafferty (il bassista) con il pretesto di un progetto musicale scolastico. Lo stesso Pritchard ha detto: «Ci siamo riuniti solo per un capriccio, davvero». Esorditi come gruppo prettamente Britpop, suggestionati dalla musica dei Libertines e dei Police, arrivano in seguito ad articolare suoni sempre più maturi e poliedrici, acquistando sempre più dinamicità e complessità musicale. Tra gli album più recenti troviamo «Listen», del 2014, che include molte più percussioni e ritmi incrociati rispetto al materiale precedente. Il frontman ha descritto l'album come composto da veri e propri «percussion sonnets» («The first couple albums I made I never really thought about rhythms, I focused on the recording and the lyrics», ha affermato lo stesso Pritchard, a tal proposito). La ricetta che adottano è semplice ma efficace: riff freschi, in un misto di rock, funky, country e pop, non manca anche qualche spolverata di blues e reggae qua e là. La chitarra rappresenta l'ingrediente che in una canzone dei Kooks non può mai mancare: impiegata in tutte le salse, costituisce il suono principe di praticamente tutta la loro discografia, accompagnata spesso dalla batteria e talvolta anche da qualche sintetizzatore che aiuta a riempire la traccia. Il forte accetto britannico del cantante Luke Pritchard diventerà la loro firma, insieme alla grande presenza scenica che li contraddistingue.
LISTEN (2014) 💙
Listen è un album che cronologicamente è collocato ben 10 anni dopo la formazione ufficiale del gruppo. Nonostante io personalmente preferisca il loro album di debutto «Inside In / Inside Out» del 2006, ho privilegiato la scelta di un disco che permettesse di comprendere l'evoluzione dello stile musicale del gruppo dopo la pubblicazione di ben 4 album. Infatti, la novità è senz'altro la scoperta di nuovi generi musicali: troviamo contaminazioni (anche considerevoli) dal mondo jazz, gospel (introducendo la novità dei cori) e anche disco. È bene ricordare il grande lavoro dietro al ruolo delle percussioni (a cui ricordiamo aver accennato nell'articolo di introduzione alla band), forse stimolato dalla presenza del nuovo batterista Alexis Nunez, subentrato a quello storico che tra l'altro era anche il co-fondatore. Inoltre, la produzione di quest'album vede per la prima volta il frontman Luke Pritchard come co-produttore, insieme a Inflo, un famoso produttore londinese che si è rivelato fondamentale alla realizzazione dell'intero. Secondo un aneddoto curioso, dopo aver ascoltato la prima bozza inviata da Luke, Inflo rispose simpaticamente «Okay, we can cross-pollinate here musically», sottolineando la grande intesa che già all'inizio della collaborazione li legava. Listen segna senz'altro un punto di rottura della band, tanto da voler pensare addirittura di cambiare il nome alla band («We could have renamed the band, it felt that different [...] The first three albums were chapter one, this album is the first of chapter two»), senza comunque cadere in una crisi di identità, e anzi l'evoluzione è stata molto naturale, anche se piuttosto drastica e su diversi piani: «To me this album is about pure expression. Even the way we made the album felt fresh. Rather than us just being a band in a room, playing our guitars with the vocal over the top, which is what we'd always done before, we were really listening to what was going on around us, picking up ideas. The whole thing was much more natural.» I contenuti sono molto vari: troviamo come prima molto storytelling, condito con canzoni di protesta come in «It Was London» riguardante i disordini in Inghilterra del 2011. In molti storceranno il naso ascoltando questo quarto album in studio dei Kooks, un disco innegabilmente troppo eterogeneo, troppo variopinto e colorato. Eppure la sua bellezza sta proprio in questo: la ricerca di sonorità e di nuove intuizioni musicali compiuta da Luke Pritchard ha portato alla luce un disco che vede i Kooks mantenere la freschezza e la verve frizzante dei precedenti lavori, senza ripetersi, mantenendo al tempo stesso viva la curiosità intorno a questi quattro ragazzi dal notevole talento. SHE MOVES IN HER OWN WAY - Inside In / Inside Out (2006) Il brano ruota attorno a una storia d'amore travagliata che coinvolge il cantante in prima persona. Il testo si apre presentandoci i pensieri della ragazza: vittima dei canoni di bellezza che la società impone alle donne, si trucca, si veste alla moda, e cerca di darsi un tono per fare colpo sul cantante. Si atteggia un po' da quella che noi chiameremmo radical chic, il classico tipo di ragazza che solamente in apparenza sembra possedere degli ideali, ma solo in senso estetico perché non ci crede veramente. Lui non è attratto da questi "tiresome paper dreams" (lett. "sogni di carta faticosi", cioè aspirazioni futili e pesanti da perseguire), a lui interessa un tipo di ragazza con più profondità emotiva. Nel ritornello si complicano di più le cose: ironicamente, ora è lui ad essere innamorato, preso dal modo disinibito e ricco di personalità in cui lei balla (il ballo potrebbe essere una metafora del fatto che lei fa di tutto per farsi piacere da lui, quindi è possibile che a lui piaccia più che altro l'impegno che lei ci mette nel fare colpo), mentre lei si scopre che è venuta al concerto di lui solamente per vederlo e per sapere come gli è andata la giornata e non tanto per la sua musica (che sarebbe stata una motivazione molto più importante per la relazione). Dopo aver descritto la loro relazione, rimpiange il tempo speso con lei, soprattutto in estate, poiché realizza che quella che hanno avuto è stata una relazione decisamente tossica che ha rovinato sia uno che l'altra. SEASIDE - Inside In / Inside Out (2006) «Seaside» è il brano d'apertura del disco di debutto, quindi si può considerare come una sorta di prologo se non della loro discografia, almeno dell'album intero. Come suggerisce il titolo, il tema cardine della ballata è proprio la figura emblematica della spiaggia: se da un lato, com'è comune che sia, rappresenta un momento di relax, di svago e di divertimento, dall'altro si può trasformare in un luogo carico di malinconia. Infatti, come ci viene presentato nella canzone la spiaggia diventa teatro di un amore sbocciato ma non perdurato tra il protagonista e una ragazza. Nonostante la relazione sia finita, però, il cantante si concentra soprattutto sul primo incontro fra i due, sui primi istanti determinanti per la loro storia d'amore - è interessante notare appunto il parallelismo con il fatto che si tratti proprio della canzone d'esordio. «Do you want to go to the seaside?», la domanda con cui si apre la canzone, può essere che sia tratta dalla conversazione che il protagonista aveva avuto con la ragazza, oppure può darsi che sia indirizzata all'ascoltatore, come se lo stesse invitando a viaggiare con la mente, catapultandolo nel suo passato. La voce di Luke viene accompagnata solamente dal suono di una chitarra acustica, donando una dolcezza pura e malinconica ad un brano che non necessita di fronzoli superflui. BAD HABIT - Listen (2014) La protagonista del brano è una donna, il tipo di donna che flirta in continuazione con gli uomini, stuzzica e dà speranza, ma alla fine si ritira sempre e lascia gli altri con il cuore spezzato e le aspettative distrutte. È una ragazza egocentrica e anche sadica, volendo, che agisce solo nell'interesse personale senza pensare alle conseguenze che provoca nell'animo di chi le sta intorno. Ed è proprio questa la sua «bad habit» (ovvero la sua «cattiva abitudine»). Sono chiare le influenze gospel in questo brano, soprattutto nel coro di voci all'inizio del brano. A tal proposito, nella versione Track by Track di Listen, lo stesso Luke ha spiegato: I love the intro. […] It’s really fun, sort of directly inspired by "Power" by Kanye West where those kind of backing vocals come from. And it’s a real merge of sort of hip-hop sonics with a rock band and I think it’s got a real depth to the production.»
di Lorenzo Morelli
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Pot pourri fai da te: come realizzarli in casa con petali di fiori, erbe aromatiche e spezie!
Non dimenticate la menta, profumatissima, l’anice stellato, il timo e la maggiorana. E per mantenere a lungo il profumo del vostro pot pourri fatto in casa, utilizzate i fissativi naturali come i bastoncini di cannella.
COME FARE UN POT POURRI
Se volete profumare gli ambienti di casa senza sprecare denaro nell’acquisto di profumatori, preparate da soli il vostro bel pot-pourri, che porterà ovunque un tocco di colore e di gradevole profumo.
LEGGI ANCHE: Mensola aromatica: IDEA PROFUMOSA
POT POURRI NATURALE
Il procedimento è semplice, assolutamente poco dispendioso e basta utilizzare fiori, erbe aromatiche e frutta, magari quella che si ha in casa.
Vediamo insieme come procedere:
Procuratevi petali di fiori (rosa, lavanda, potentilla), erbe aromatiche e spezie, come la cannella, la menta, la melissa, il finocchio, l’anice stellato, la maggiorana, il timo e fate essiccare tutto. Non gettate via le scorze degli agrumi, come mandarini, arance o limoni, ma mettetele a seccare sui caloriferi in inverno o al sole estate. Potete essiccare anche delle fettine di mela o degli stessi agrumi di cui utilizzerete le bucce. Se non avete il tempo di essiccare gli ingredienti per il vostro pot-pourri, potete comprarne, anche on line, di già secchi.
Quando gli ingredienti scelti si saranno seccati, metteteli tutti dentro un piccolo mortaio e pestate bene, fino a sminuzzarli abbastanza, oppure limitatevi ad amalgamarli dentro ad una ciotola. Quando saranno ben mischiati tra loro (o ben sminuzzati), collocateli in un contenitore a chiusura ermetica e aggiungete qualche goccia dell’olio essenziale che preferite, il quale farà diventare la composizione ancora più aromatica. Se nel pot-pourri avete messo scorza e fette d’arancia secche, magari optate per l’olio profumato all’arancio, così da amplificare questa profumazione. A questo punto, chiudete il contenitore, scuotetelo e lasciatelo al buio per una notte. Il giorno dopo potrete versare il pot-pourri in un vasetto, preferibilmente di vetro (la trasparenza del vetro mostra anche la bellezza della varietà dei colori utilizzati) o di vimini, coperto con un velo di tulle. Ricordatevi di bagnare il pot-pourri, di tanto in tanto, con nuove gocce di olio essenziale, per ravvivare la profumazione la quale, col tempo, va a scemare.
Se volete che il vostro pot-pourri conservi a lungo il suo profumo, utilizzate i fissativi, che assorbono il profumo e lo trattengono. Di fissativi ne esistono di diverse tipologie in commercio, da quelli naturali a quelli sintetici. Quelli naturali sono i migliori perché talmente aromatici da profumare essi stessi il pot-pourri. Fissativi naturali sono ad esempio i bastoncini di cannella sbriciolati, la fave di tonka, i semi di coriandolo o di cumino. Anche la radice di giglio fiorentino risulta efficace. La fibra di cellulosa naturale in pallini, non tossica ed economica, si usa invece specialmente per pot-pourri chiusi nei sacchetti.
Quali sono i vostri abbinamenti preferiti, tra fiori, erbe e oli essenziali, per preparare il pot-pourri?
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🔱Entra a far parte della nostra page!🔱 @anastasio_quello (Generale) 🔱Testo: Generale dalla radiolina La sento urlare "ordine, disciplina!" Ma lo sa che dove lei è seduto Nessuno chiede aiuto, e non c'è una sola mina E i generali si lustrano le medaglie E c'hanno sangue freddo come rettili Ma sono io che striscio tra le sterpaglie E guardo da vicino come fischiano i proiettili E dietro la collina, sapessi Fa così freddo che congeleresti E c'è una musica di colpi di fucile Urla di ragazzi, giorni andati persi Di vetri andati in pezzi Contadina, questo ballo tu non lo concederesti a me Che ho l'uniforme diversa dai tuoi fratelli Partiti già da un anno, ma che non torneranno Diversa è la bandiera ed uguali sono i fardelli E quelli che ti dicono che t'odio, che ne sanno? Ma che ne sanno loro? E la cosa più tremenda della guerra È che è bella anche se muoiono a milioni Con i padri sette metri sottoterra E con i figli che ci fanno le canzoni Generale, quanto tempo che è passato Ma quando ci ripenso ancora piango Ho ancora in bocca quel sapore di bruciato Ricordo amici con la faccia in giù nel fango E un treno che partiva pieno e che tornava vuoto La mattina tremo quando dormo poco Sogno un cielo nero da cui piove fuoco E un filo spinato che mi avvolge piano E mi blocca, mi lacera, mi entra in bocca Mi soffoca, l'aria è tossica Come quando cadeva una bomba e aspettavo la prossima E la prossima, e la prossima, e la prossima E una contadina smorta Aspetta alla porta come una bambina Un fratello partito di prima mattina e diretto alla collina E dietro la collina gracchiava una radiolina In un giorno d'aprile Ma io già avevo gettato il fucile Già avevo gettato il fucile . . [ #curiosità #citazioni #frasi #italia #estate #friends #friendzone #amici #amiche #amicizia #frasitop #risate #cantanti #2019 #insieme #amore #emozioni #instaitalia #tumblr #amoreadistanza #tumblr #insta #instaday #instalike #picoftheday #instagram #photooftheday #photograpy #photo] (presso Italy) https://www.instagram.com/p/Bs9IuJQH4Hi/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1svxo1lfnqfw3
#curiosità#citazioni#frasi#italia#estate#friends#friendzone#amici#amiche#amicizia#frasitop#risate#cantanti#2019#insieme#amore#emozioni#instaitalia#tumblr#amoreadistanza#insta#instaday#instalike#picoftheday#instagram#photooftheday#photograpy#photo
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Ranunculus Repens (Ranuncolo strisciante): da fiore a seme
Ranunculus Repens (Ranuncolo strisciante): da fiore a seme
Erbacea perenne. Selvatica. La fioritura comincia da primavera e continua fino quasi fine estate. Produce fiorellini gialli dall’aspetto plastificato. Fiori ermafroditi. Partendo sempre dal bocciolo, in questo caso già più che bocciolo. Si arriva alla fioritura; elegante, si… molto elegante, ma che con se porta dei piccoli segreti. Avvenuta l’impollinazione, si appresta a gonfiare gli acheni…
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#boccioli#bocciolo#ermafrodito#estate#fiori#fioritura#fioritura estiva#fioritura primaverile#frutto#petali#pianta selvatica#pianta tossica#primavera#semi#vaso
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"Racconta un tuo ricordo felice"
Te ne racconto due:
Estate 2015 (se non sbaglio): fu l'estate in cui venni lasciata dal mio ex ed in cui cominciai ad uscire con un gruppo di amici, alcuni storici altri conosciuti da poco. Semplicemente usciavamo ed andavamo in giro in macchina cantando a squarciagola. Era la cosa più stupida del mondo, però ai miei occhi appariva come la più bella. Forse perché ai tempi ero triste per via della rottura ed anche la minima cosa mi aiutava a svagarmi, però in generale ricordo felicemente quella estate! Anche se le persone del gruppo in questione ormai le sento ogni morte di Papa.
All'incirca due anni fa, mentre mi stavo preparando per uscire con il mio attuale ragazzo, mi venne in mente totalmente a caso una frase detta dal mio ex. "Non troverai mai qualcuno come me disposto a stare dietro al tuo problema". Mi trovavo davanti allo specchio e pensai che in quel momento mi stavo preparando per una persona migliore di lui, per una persona disposta a "stare dietro al mio problema" (come diceva lui). In primis mi presi per cretina per essere passata sopra una frase del genere, perché se dovessero dirmela ora non ci penserei due secondi a mandare a fanculo il diretto interessato. Ma la soddisfazione che provai di non avere più una persona così tossica nella mia vita fu tanta!
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Bruciava rifiuti nel forno di un ex panificio: è solo un'altra estate tossica in Campania
Il fenomeno dello smaltimento illecito dei rifiuti non si è mai arrestato. #TerraDeiFuochi esiste ed è anche questo.
Bruciava rifiuti nel forno di un ex panificio a Marigliano, siamo alle solite
L’estate, in Campania e nello specifico nei comuni situati a nord di Napoli, è da anni sinonimo di roghi tossici. Attenzione però, non è che nelle altre stagioni di rifiuti non se ne brucino, anzi. Semplicemente, in questi mesi dell’anno, è più facile rendersene conto: il cattivo odore viene esaltato dall’afa e la…
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Abbiamo fatto alcune domande ad Elia compagno del CSOA Casa Rossa Occupato e sindacalista di USB rispetto a un tema di scottante attualità, quale quello dello sfruttamento del lavoro stagionale nel comparto turistico. Abbiamo sentito negli ultimi tempi di tutto a riguardo, localari e imprenditori lamentarsi della poca disponibilità di manodopera a basso costo a causa del Reddito di Cittadinanza, lavoro gratuito al Jova Beach Party del "ragazzo fortunato" in Romagna, ma nessuno o quasi si chiede cosa vuol dire fare questo tipo di lavori realmente. Al fondo abbiamo allegato un fumetto, uscito l'anno scorso sulla piattaforma STORMIdal titolo "il litorale degli schiavi" che inquadra in maniera semplice e efficace il fenomeno.
Schiavismo balneare. Un'intervista sul lavoro stagionale in Versilia
Quali sono le condizioni dei lavoratori stagionali in Versilia? Quale la composizione?
Ogni estate centinaia di giovani e meno giovani vengono sfruttati sul nostro litorale. Contratti in nero o in grigio, assenza del giorno libero, demansionamento e orari troppo lunghi sono situazioni ricorrenti all'interno degli stabilimenti balnerai, negli hotel, nei ristoranti e nei campeggi della nostra città. Il lavoro stagionale per molti anni è stato considerato un lavoro giovanile, al quale accedevano principalmente studenti o per molti era un secondo lavoro. Ma da quanto le fabbriche della zona industriale hanno chiuso e il tasso di disoccupazione in provincia è schizzato fra i peggiori in Toscana un esercito di disoccupati si è riversato in questo settore lavorativo, quindi chiaramente è partita una corsa al ribasso, dove spesso e volentieri pur di lavorare si accettano condizioni lavorative e salariali davvero scandalose. A questo va aggiunta una cultura del lavoro viscida e schifosa che giustifa ricatti padronali e situazioni consolidate di sfruttamento. Ogni volta che pretendiamo qualche diritto sui nostri posti di lavoro infatti ci viene risposto: "la stagione funziona così", "durante la stagione è NORMALE non avere il giorno libero", "è NORMALE andare a lavoro anche ammalati", "è NORMALE non ricevere tutti i soldi in busta paga ma essere assunti in grigio", "se non ti sta bene di gente pronta a sostituirti c'è la fila" ecc... La composizione dei lavoratori è mista, in oltre abbiamo posti di lavoro quasi sempre sotto le 15 unità lavorative, quindi non sindacalizzati e spesso a conduzione semifamiliare, capirete bene quindi che fare rete, avviare vertenze e denunciare diventa difficile.
Come funziona il sistema del turismo nella zona?
Il turismo nella nostra zona è fortemente in crisi, schiacciato dalla vicina Forte dei Marmi (dove tra l'altro molti di noi si spostano a cercare lavoro). Dopo gli anni 80 non c'è stato ricambio, non c'è stata una politica cittadina reale di investimento in questo settore, abbiamo intere aree della città anche lungomare, dove un tempo sorgevano hotel e colonie nel totale abbandono e all'incuria e chiaramente molte attività per tirare avanti scaricano il prezzo della crisi sulle spalle dei lavoratori chiedendo sempre più sacrifici per salari sempre più bassi.
E' un campo complesso quello dell'organizzazione dei lavoratori del turismo per via della dispersione e della frammentazione. Come state affrontando il problema?
Come dicevamo prima il grosso problema è che nella maggior parte dei casi si tratta di attività piccole, principalmente a gestione familiare e completamente non sindacalizzate, in più hai un ricambio continuo di lavoratori e lavoratrici, chi fa la stagione spesso da un anno a quell'altro cambia posto di lavoro, o addirittura cambia città in cerca di condizioni di vita migliori. Ci sono condizioni di precariato e frammentazione estreme che fanno in modo e maniera che sia difficile organizzarsi. Con l'accorciamento della stagione in oltre (ultimamente fanno contratti anche solo luglio-agosto) il problema dell'organizzazione è ancora più complesso, subentra infatti l'idea della rassegnazione individuale, che ti porta a pensare di stringere i denti e di cercare qualcosa di meglio l'anno successivo, il problema è che queste condizioni di sfruttamento purtroppo sono comuni su tutto il litorale. Un altro grosso problema è che la nostra è una città piccola, quindi in molti hanno paura a denunciare e fare vertenza per paura di ricatti padroni e di ripercussioni future. Come stiamo affrontando questo problema? Non avendo la bacchetta magica e essendo appunto un terreno di lotta ancora inesplorato stiamo un pò procedendo per tentativi, sicuramente fondamentale è stato ed è il percorso di denuncia e inchiesta; da un lato perchè ti permette di sondare il terreno, avere dati alla mano e smontare la narrazione tossica che purtroppo spesso siamo costretti a subire, basti pensare alle ultime dichiarazioni dei vari esponenti del Partito democratico, di confindustria o dei padroncini locali, disperati perchè per colpa del reddito di cittadinanza non trovano più schiavi da sfruttare, come se quei pochi spiccioli del RdC ci rendessero fannulloni, ma anche e sopratutto perchè fare inchiesta ti permette di entrare in contatto con un maggior numero di lavoratori e lavoratrici, ipoteticamente organizzabili. Da questo punto di vista negli ultimi anni abbiamo prodotto molto materiale a riguardo, un piccolo dossier di una decina di pagine frutto di un questionario svolto 2 anni fa alla quale hanno partecipato circa 80 lavoratori, una video inchiesta, una serie di articoli periodici su un quotidiano locale con interviste-racconti da parte dei lavoratori della nsotra costa sulle situazioni di sfruttamento che erano costretti a subire, abbiamo pubblicato un fumetto, uscito l'anno scorso sulla piattaforma STORMI dal titolo "il litorale degli schiavi", abbiamo realizzato uno spettacolo di teatro sociale che abbiamo portate in diverse piazze della nostra città durante la movida per sensibilizzare su questo argomento e settimana scorsa in oltre ispirandoci alla campagna "il padrone di merda" di Bologna abbiamo fatto un blitz di fronte ad un famossissimo locale del nostro litorale colpevole di aver pubblicato qualche giorno prima un annuncio di lavoro pubblico in cui senza vergogna cercava personale senza giorno di riposo, in barba ai nostri diritti e alla legge.
I padroni continuano ad utilizzare la retorica dei giovani lazzaroni per abbassare le aspettative di chi entra nel mondo del lavoro. Secondo voi in questo campo ha funzionato?
Purtroppo si ha funzionato.Lo dimostrano i sempre più numerosi annunci di lavoro in cui si richiede personale formato e con esperienza, "perchè i giovani non sanno lavorare" salvo poi essere assunti con contratti da apprendista con livelli minimi. Lo dimostrano i tanti che sulla nostra costa utilizzano il periodo di prova per farti lavorare a Pasqua Pasquetta e il primo Maggio quando c'è maggiormente bisogno salvo poi lasciarti a casa in modo tale da non dover regolarizzare il contratto in bassa stagione. E lo dimostrano i vari giornali locali e nazionali, dove si possono leggere fiumi di lacrime di coccodrillo dei poveri padroni che non trovano personale adatto. Se poi andiamo a vedere la verità dei fatti, spesso non trovano personale perchè le condizioni di lavoro che offrono sono al limite dello schiavismo .Siamo stanchi di sentire bugie su di noi: abbiamo bisogno di lavorare per vivere, ma non possiamo e non vogliamo più ammazzarci di lavoro. Ci teniamo a ribadirlo, non è per il reddito che non lavoriamo più, ma perchè il lavoro è schiavitù!
Quali le prossime iniziative?
Settimana prossima abbiamo già in programma un nuovo volantinaggio sul litorale, abbiamo già fissato altre date dello spettacolo sul "litorale degli schiavi" e stiamo seguendo un paio di vertenze lavorative attraverso lo sportello sindacale USB. Sicuramente quest'estate sentirete ancora parlare di noi!
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