#difesa dei lavoratori
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Rinnovo delle elezioni RSU alla Syensqo di Spinetta Marengo: successo per la Uiltec di Alessandria
La Uiltec registra un incremento significativo dei voti e dei delegati, rafforzando la sua presenza in azienda
La Uiltec registra un incremento significativo dei voti e dei delegati, rafforzando la sua presenza in azienda Il 4 ottobre scorso si sono tenute le elezioni per il rinnovo delle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU) presso il sito Syensqo di Spinetta Marengo. L’evento ha segnato un importante successo per la Uiltec di Alessandria, che ha ottenuto un incremento del 32% dei voti rispetto alla…
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Io non sono mai stata contraria ai sindacati, tutto l'opposto. Ho sempre pensato che fossero il baluardo della difesa dei lavoratori, uno strumento essenziale per la costruzione di rapporti di lavoro corretti in una società civile. Quando un anno e mezzo fa circa mi sono trovata a lavorare in una situazione al limite della legalità per molti aspetti, con due datori di lavoro che definire delinquenti è usare un dolcissimo eufemismo, mi sono rivolta al sindacato. Ho fatto le mie ricerche, ho preso appuntamento e sono andata alla sede ad iscrivermi - perché nella piccola azienda per la quale lavoravo non c'era nessun iscritto - e ad esporre la situazione. La risposta del sindacalista è stata: "Mi dispiace ma non posso aiutarti in nessun modo. Sei iscritta soltanto tu al sindacato all' interno di quel luogo di lavoro... Se riesci a portarmi un'altra decina di persone (su circa 15 lavoratori) allora posso tentare di fare qualcosa. Anzi, tieni presente che ora che ti sei iscritta al sindacato ti sei disegnata un bel bersaglio sul petto, i tuoi datori di lavoro te ne faranno di tutti i colori. Guarda, data la situazione ti conviene licenziarti, tanto un' altro posto di lavoro nel tuo ambito lo trovi subito".
Si potrà dire - vabè ma si tratta di un singolo individuo, non rappresenta certo la totalità dei sindacalisti.
Passa qualche mese, attraverso i consigli di un amico avvocato elaboro una strategia per "liberarmi" di quel posto di lavoro senza rimetterci ingiustamente, ma infastidendo quanto più possibile i miei ex datori di lavoro. Inizio a cercare un altro posto e tramite una mia ex tirocinante mi imbatto nella possibilità di entrare a lavorare nella cooperativa che gestisce il personale di un ospedale romano. "Sì ma per venire a lavorare con noi devi iscriverti al sindacato, se non ti iscrivi non ti facciamo entrare". Guarda caso il sindacato era lo stesso al quale mi ero da poco iscritta, così andai a fare il colloquio. Il contratto (a tempo determinato naturalmente) prevedeva 12 ore settimanali. Tutto il resto veniva richiesto come straordinario (pagato in busta regolarmente), senza limiti di monte ore ed era necessario comunque garantire un minimo di 165 ore mensili (che corrisponde a un full time), poi se si voleva fare di più ognuno prendeva quanti turni voleva. Bisognava però fare attenzione a non superare lo scaglione fiscale, mi aveva avvertito, altrimenti rischiavo di pagare una cifra esorbitante in tasse. Avendo trovato nel frattempo un regolare contratto full time, sempre a tempo determinato naturalmente, ho declinato l'offerta, anche perché come mi hanno raccontato delle colleghe che sono andate a lavorare per quella cooperativa, le richieste di turni di 14 ore lì sono quasi la norma, pur essendo il lavoro in ospedale infinitamente migliore rispetto a quello nelle case di riposo (tranne che non ti assegnino a geriatria o medicina). I sindacati e i sindacalisti...
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" [Giacomo Matteotti] Non ostentava presunzioni teoriche: dichiarava candidamente di non aver tempo per risolvere i problemi filosofici perché doveva studiare bilanci e rivedere i conti degli amministratori socialisti. E così si risparmiava ogni sfoggio di cultura. Ma il suo marxismo non era ignaro di Hegel, né aveva trascurato Sorel e il bergsonismo. È soreliana la sua intransigenza. La concezione riformista di un sindacalismo graduale invece non era tanto teorica quanto suggeritagli dall'esperienza di ogni giorno in un paese servile che è difficile scuotere senza che si abbandoni a intemperanze penose. Egli fu forse il solo socialista italiano (preceduto nel decennio giolittiano da Gaetano Salvemini) per il quale riformismo non fosse sinonimo di opportunismo. Accettava da Marx l'imperativo di scuotere il proletariato per aprirgli il sogno di una vita libera e cosciente; e pur con riserve poco ortodosse non repudiava neppure il collettivismo. Ma la sua attenzione era poi tutta a un momento d'azione intermedio e realistico: formare tra i socialisti i nuclei della nuova società: il Comune, la scuola, la Cooperativa, la Lega. Così la rivoluzione avviene in quanto i lavoratori imparano a gestire la cosa pubblica, non per un decreto o per una rivoluzione quarantottesca. La base della conquista del potere e della violenza ostetrica della nuova storia non sarebbe stata vitale senza questa preparazione.
E del resto, troppo intento alla difesa presente dei lavoratori, Matteotti non aveva tempo per le profezie. Più gli premeva che operai e contadini si provassero come amministratori, affinché imparassero e perciò nei varii Consigli comunali soleva starsene come un consigliere di riserva, pronto a riparare gli errori, ma voleva i più umili allo sperimento delle cariche esecutive. Non ebbe mai in comune coi riformisti la complicità nel protezionismo, anzi non esitò a rimanere solo col vecchio Modigliani ostinato nelle battaglie liberiste, che per lui non erano soltanto una denuncia delle imprese speculative di sfruttatori del proletariato, ma anche una scuola di autonomia e di maturità politica concreta nella sua provincia. Così procede tutta la cultura e tutta l'azione di Matteotti, per esigenze federaliste, dalla periferia al centro, dalla cooperativa al Comune, dalla provincia allo Stato. Il suo socialismo fu sempre un socialismo applicato, una difesa economica dei lavoratori, sia che proponesse sulla "Lotta" di Rovigo o nella Lega dei Comuni socialisti dei passi progressivi, sia che parlasse dall' "Avanti!" o dalla "Giustizia" a tutto il proletariato italiano, sia che come relatore della Giunta di Bilancio portasse nella sede più drammatica e travolgente il suo processo alle dominanti oligarchie plutocratiche. "
Piero Gobetti, Matteotti, Piero Gobetti Editore, Torino, 1924, pp. 25-27.
NOTA: il brano è tratto dall'opuscolo pubblicato alla fine del luglio del 1924, nel vivo della crisi politica ed istituzionale scatenata dalla tragica scomparsa del deputato Matteotti. Il testo riproduceva integralmente un lungo articolo comparso un mese prima con lo stesso titolo sulla rivista di Gobetti La Rivoluzione liberale, così come erano tratti da questa pubblicazione i Cenni biografici sullo scomparso posti in calce all'opuscolo.
#Giacomo Matteotti#Piero Gobetti#antifascismo#socialismo#PSU#PSI#marxismo#Gaetano Salvemini#Hegel#Georges Sorel#Henri Bergson#riformismo#riformisti#Veneto#Polesine#Rovigo#Partito Socialista Unitario#politica italiana#Storia d'Italia#XX secolo#gradualismo#sindacalismo#Karl Marx#proletariato#rivoluzione#intellettuali italiani del '900#Regno d'Italia#primo dopoguerra#letture#leggere
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L’altro 11 settembre
“Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano. Ho la certezza che, per lo meno, ci sarà una lezione morale che castigherà la vigliaccheria, la codardia e il tradimento”.
Queste furono davvero le ultime parole di Salvador Allende, pronunciate alle 9.10 dell’11 settembre 1973 a Radio Magallenes. Poco dopo inizierà l’assedio al Palacio de la Moneda, i bombardamenti, il tradimento: Pinochet, Ministro della difesa e comandante delle forze armate, ha iniziato il suo vile golpe, e pur di non finire nelle mani del dittatore, Allende si uccide. Anche se per molto tempo si è ritenuto che fosse stato ucciso dai golpisti.
Ma cambia poco. Con un colpo di pistola finisce tragicamente la storia del presidente marxista del Cile, eletto democraticamente solo tre anni prima, il presidente che riuscì ad attuare una vera politica sociale: mezzo litro di latte garantito ogni giorno per tutti i bambini, incentivi all’alfabetizzazione, cibo ai poveri, prezzo fisso del pane, pensioni alle vedove, riduzione degli affitti.
Tuttavia, la cosiddetta “rivoluzione con empanadas e vino rosso” come fu definita la via cilena al socialismo per sottolinearne il carattere pacifico, dava fastidio a molti che non accettavano la nazionalizzazione delle industrie più importanti, la riforma agraria, il divorzio, l’eliminazione dei finanziamenti pubblici alle scuole private.
Dopo Allende il buio: seguirono anni di terrore, una delle più spietate dittature, con migliaia di omicidi di stato, migliaia di desaparecidos. Per non parlare delle torture, degli arresti illegali, degli esili. Pinochet con la sua ferocia cercò non solo di piegare il Cile, ma anche di cancellare addirittura il ricordo di Salvador Allende.
Ma per fortuna non ci è riuscito.
Del feroce dittatore invece, per dirla con le parole di un altro grande cileno, Louis Sepulveda (che da giovane fece parte della guardia personale di Allende):
“Non resta assolutamente nulla degno di essere ricordato, forse il fetore”.
La farfalla della gentilezza
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"Là dove la proprietà è sufficientemente difesa, sarebbe più facile vivere senza denaro che senza poveri, giacché chi farebbe il lavoro? Allo stesso modo che i lavoratori devono essere protetti contro la morte per fame, essi non dovrebbero ricevere nulla che valga di essere
risparmiato. Se qua e là qualcuno della classe infima si eleva, in virtù di un’assiduità straordinaria e di uno stringere la cintola, al di sopra delle condizioni in cui è cresciuto, nessuno deve ostacolarlo; anzi è innegabilmente il piano più saggio per ogni privato, per ogni famiglia singola della società, essere frugale;
ma è interesse di tutte le nazioni ricche che la gran maggioranza dei poveri non sia mai inattiva. e che pur tuttavia spenda costantemente quello che intasca... Coloro che si guadagnano la vita con il loro lavoro quotidiano, non hanno nulla che li stimoli ad essere servizievoli se non i loro bisogni che è saggezza alleviare, ma sarebbe follia curare. L’unica cosa che possa rendere assiduo l’uomo che lavora è un salario moderato.
Un salario troppo esiguo lo rende a seconda del suo temperamento o pusillanime o disperato, un salario troppo cospicuo lo rende insolente e pigro... Da quanto è stato svolto sin qui consegue che in una nazione libera in cui non siano consentiti gli schiavi, LA RICCHEZZA PIÙ SICURA CONSISTE IN UNA MASSA DI POVERI LABORIOSI.
Prescindendo dal fatto che essi sono la fonte d’offerta mai esaurita per la flotta e per l’esercito, senza di essi non vi sarebbe godimento... Per rendere felice la società (composta naturalmente di coloro che non lavorano) e per render il popolo contento anche in condizioni povere, è necessario che la maggioranza rimanga sia ignorante che povera..."
Bernard De Mandeville, "The Fables of the Bees o Vizi Privati e Pubbliche Virtù" (1728)
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Siena corteo cittadino 25 novembre 24
Siena 25 novembre 2024, corteo cittadino, dalla lizza in difesa dei lavoratori beko, 300 famiglie nel 2025 perderanno lavoro.
#Beko#Siena#Corteocittadino#Difesalvoratori#Tumblrblog#18arteblog#Elettrodomestici#Governoperfavore#Toscana#Italy#Multinazionali#Lavatrici#Asciugatrice#Brand#Marche#Lavoro
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C'è bisogno che il #sindacato torni presente nelle aziende al fianco dei lavoratori.
Meno politica e più attività sul territorio e nelle aziende; e non solo, come scrive Lodovico Festa nella sua rubrica su Tempi.it, come aiuto concreto al contenimento delle morti nei luoghi di lavoro, ma anche e più in generale per una proficua difesa dei diritti dei lavoratori. Su Startmag Maurizio Sacconi scrive: «Possiamo e dobbiamo realizzare un incremento crash degli indicatori di…
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Quando gli occupanti abusivi delle abitazioni prevalgono sui loro legittimi proprietari,
Quando si spende piú per un immigrato irregolare che per una pensione minima di un connazionale,
Quando l’estrema difesa contro il delinquente che ti entra in casa viene messa sotto processo,
Quando veniamo obbligati ad adottare le piú stringenti e costosissime misure antinquinamento, ma i produttori della quasi totalitá dei gas climalteranti se ne fregano e prosperano,
Quando le cittá si trasformano in luoghi per single benestanti e alternativi, mentre lavoratori, operai e famiglie sono costretti ad abbandonarle,
Quando definirsi padre o madre diventa discriminatorio, scomodo ed esclusivo perché urta con chi padre o madre non é,
Quando si inneggia a larga voce per l’adozione di sempre piú disparati diritti senza prevedere un’altrettanto fitta schiera di doveri;
Quando non sai piú come chiamare una persona di colore perché qualsiasi aggettivo riferito all’evidentissima e palese tinta della sua pelle viene considerata un’offesa,
Quando nei bar s’incontrano persone che portano al giunzaglio maiali vestiti con cappottini rosa ….
MOLTI CHIAMANO QUESTA CONDIZIONE CIVILTÁ E PROGRESSO.
🔴 ECCO, QUESTO LIBRO É DEDICATO 👉A TUTTI GLI ALTRI👈
GENERALE ROBERTO VANNACCI
Dalla copertina del libro "IL MONDO AL OIRARTNOC"
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Ph Congedati Folgore
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LA VERGOGNA ALTRUI
Ci sono due tipi di vergogna: quella che si avverte per fatto proprio e quella che si avverte per fatto altrui. Poi il genere umano si divide in due parti: quello che avverte il senso della vergogna e quello che non lo avverte.
Appartengo alla prima categoria e oggi, con la passerella di un comico cocainomane che con l’immancabile maglietta verde da paramilitare, ormai rende palese la sua volgare recita, ho avvertito un profondo senso di vergogna per fatto altrui.
Per fatto del Capo dello Stato che non avrebbe dovuto in nessun modo incontrare questo individuo.
Vergogna per fatto della Signora Giorgia Meloni che ha ormai salito tutti i gradini del vertice della spudoratezza politica.
Per fatto di un Papa che non è il Papa ma un pampero argentino (anche lui un burattino in mani altrui) che ha più volte offeso il Santo Patrono d’Italia del quale ha assunto indegnamente il nome, e che pure ha ricevuto il comico ucraino.
Penso che anche molti cittadini abbiano avvertito il senso della vergogna: la vergogna di essere cittadini di questa Repubblica, la vergogna di essere rappresentati da chi mai si è curato dei legittimi interessi nazionali, della dignità personale di ciascuno di noi e della difesa dei lavoratori.
Credo che dal 3 settembre 1943, oggi si sia toccato il punto più basso della storia nazionale sul piano politico, etico, dell’immagine, del prostrarsi agli ordini dello straniero curandone servilmente gli interessi in pregiudizio degli italiani.
Non voglio ancora ricostruire i fatti pur documentati che hanno portato alla situazione presente e che, con la complicità dei nostri cosiddetti “politici”, rischia di tramutarsi nel terzo ed ultimo conflitto mondiale. La situazione è ormai chiara e viene disconosciuta solo da chi mente sapendo di mentire: in Ucraina, e a spese del Popolo ucraino, è in corso la guerra scatenata dagli USA/NATO contro la Federazione Russa.
Vi è però un elemento positivo e di speranza: l’immonda bestia è ferita a morte e si dibatte nel vano tentativo di evitare il suo fallimento. Occorre aspettare ancora poco.
Tutto è ricostruibile e sarà ricostruito ma il maggiore impegno dovrà essere rivolto a ricostruire le coscienze individuali e la coscienza collettiva nazionale devastate dalla menzogna, dall’ingiustizia, dal ricatto e dalla violenza.
Diceva il grande Presidente della Vittoria: “cupidigia di servilismo”, ma finirà questa cupidigia di godimento della autodissoluzione.
Il grande Presidente Vittorio Emanuele Orlando proveniva dagli stessi luoghi dai quali proviene il figlio del grande Bernardo Mattarella.
Anche questo è un segno di riscatto.
AUGUSTO SINAGRA
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Ciarambino: "Vittoria lavoratori indotto Stellantis, ora programmare il futuro"
«Non si può che esultare per l’intesa trovata al Mimit con Stellantis e sindacati – dichiara Valeria Ciarambino, Vicepresidente del Consiglio regionale e componente del Gruppo Misto – È una vittoria frutto della lotta tenace dei lavoratori, un merito anzitutto loro, a cui dobbiamo ispirarci noi politici nella difesa dei nostri siti produttivi. Ora, però, è necessario impegnarsi, ognuno per la sua…
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“Rsa di Gavi nel silenzio assordante di tutti: chiuderà il primo gennaio 2025”La denuncia di CSE Sanità e l’appello per una soluzione immediata
Una chiusura che scuote il territorio
Una chiusura che scuote il territorio Il Coordinamento Territoriale Piemonte di CSE Sanità lancia l’allarme: la RSA di Gavi, una delle poche strutture per anziani gestite dall’ASL AL, chiuderà i battenti il 1° gennaio 2025, lasciando senza certezze 35 lavoratori e 35 ospiti, oltre a compromettere un servizio essenziale per la comunità locale. La decisione, comunicata dalla Cooperativa Sociale…
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Il sex work è diventato legale in Europa
Il Belgio ha riconosciuto il lavoro sessuale come lavoro. È entrata in vigore una legge, tra le più avanzate al mondo, che garantisce alle persone che lavorano come sex worker regolari contratti. Domenica in Belgio è entrata in vigore una legge che consente alle persone che lavorano come sex worker – categoria che include chiunque offra servizi legati alla sfera sessuale in cambio di denaro – di ottenere regolari contratti di lavoro: fino a questo momento il loro lavoro era tollerato, ma non riconosciuto. In base alla nuova legge, una delle più avanzate al mondo su questo tema, d’ora in poi il sex work sarà trattato come un qualsiasi altro lavoro che prevede dunque il riconoscimento di una serie di diritti: assicurazione sanitaria, pensione, congedo di maternità, giorni di malattia, ferie, disoccupazione, garanzie sulla retribuzione. Le persone che lavorano in questo settore avranno inoltre il diritto di rifiutarsi di svolgere determinate prestazioni o di interagire con specifici clienti senza che questo sia motivo di licenziamento. La nuova legge stabilisce anche una serie di norme che hanno a che fare con l’orario di lavoro e con la sicurezza. «È un grande passo avanti», ha detto Isabelle Jaramillo, coordinatrice di Espace P, un gruppo di difesa dei lavoratori e delle lavoratrici del sesso. La legge prevede anche una serie di obblighi per i datori e le datrici di lavoro, che non dovranno avere precedenti penali, dovranno mantenere la propria sede legale principale in Belgio e garantire che sul posto di lavoro ci sia sempre una persona a disposizione per intervenire in caso di emergenza. Dovranno inoltre fornire ai e alle dipendenti lenzuola pulite, preservativi e altri articoli sanitari. E dovranno installare un pulsante di emergenza in ognuna delle stanze in cui si svolgono le prestazioni.
Manifestazione a favore del riconoscimento del lavoro sessuale, Berlino, 3 giugno 2023 La legge fa parte di un più ampio programma di riforme sulla regolamentazione del sex work che il Belgio intraprese nel 2022, quando fu tra i primi paesi al mondo a decriminalizzare questo tipo di attività. Tocca comunque un tema considerato storicamente divisivo anche all’interno dei movimenti femministi. In Belgio negli ultimi anni gran parte dei movimenti delle donne si è espressa a favore della progressiva decriminalizzazione del sex work, ma esistono comunque associazioni che, con varie argomentazioni, hanno criticato la nuova legge dicendo che proteggerà alcune persone ma renderà ancora più precaria la condizione di altre, a partire dalle persone migranti che si trovano nel paese senza un permesso di soggiorno e che non potranno quindi firmare un contratto di lavoro. La preoccupazione è che queste persone continueranno a essere sfruttate da gruppi criminali che agiscono al di fuori dei parametri della nuova legge. Secondo Daan Bauwens, portavoce dell’Union belge des travailleurs et travailleuses du sexe, una delle associazioni consultate durante il processo di stesura del testo, il riconoscimento legale del lavoro sessuale limiterà invece questi rischi perché «grazie all’inquadramento nel diritto del lavoro sarà molto più semplice individuare le situazioni di quel tipo. Se le leggi sul lavoro non vengono rispettate, la persona può essere condannata per sfruttamento della prostituzione o traffico di esseri umani indipendentemente dal fatto che le sex worker abbiano o meno un contratto o che si trovino legalmente nel paese o meno». Read the full article
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“ Un rapporto della Banca Mondiale – niente di piú lontano da guerriglie di qualunque genere – prevede che entro il 2050 la produzione annuale di rifiuti solidi municipali aumenterà da 2,01 a 3,40 miliardi di tonnellate (Kaza et al. 2018, p. 3). Secondo gli analisti di questa istituzione – e secondo il buon senso – piú un Paese diventa ricco, piú la sua produzione di rifiuti crescerà. Come ci ha ricordato David Pellow (2002, p. 1), i poveri possono vivere tra i rifiuti, ma non ne sono i principali produttori. Qualcun altro glieli scarica addosso. Il rapporto ci ricorda anche che la definizione di cosa sia rifiuto è piuttosto vaga, perché sistemi economici diversi producono tipi di rifiuti diversi: nei Paesi a reddito medio-basso (circa il 50 per cento) viene prodotta una quantità di materiale organico superiore a quella prodotta dalle società agiate (circa il 30 per cento; Kaza et al. 2018, p. 17). Le disparità di distribuzione dei rifiuti interessano da sempre la Banca Mondiale; sembra che una sua circolare interna del 1991 proponesse di ricollocare le industrie inquinanti nel Sud del mondo per trarre vantaggio dai bassi costi dei lavoratori e delle loro vite. Applicando alla lettera la logica del Wasteocene, quella circolare dichiarava forte e chiaro che il benessere di pochi doveva essere fondato sullo scarto di «altri». Secondo la storica Iris Borowy, l’autore della circolare cercò di difendersi sostenendo che in realtà aveva fatto del sarcasmo contro la fede cieca degli economisti nel libero mercato (Borowy 2019). Purtroppo per la Banca Mondiale, quella difesa non poteva reggere e la circolare del 1991 divenne la prova definitiva dell’atteggiamento imperialista del Nord globale in termini di rifiuti tossici. Il documento, insieme al famigerato Rapporto Cerrell (1984) che consigliava al governo della California di collocare gli impianti di smaltimento nelle comunità povere di cittadini non bianchi, era la dimostrazione brutale del punto principale sostenuto in questo libro: il Wasteocene non è soltanto questione di rifiuti, ma di wasting relationships che mirano a produrre «altri» che si possono scartare. “
Marco Armiero, L’era degli scarti. Cronache dal Wasteocene, la discarica globale, traduzione di Maria Lorenza Chiesara, Einaudi (collana Passaggi), 2021. [Libro elettronico] [Edizione originale: Wasteocene. Stories from the global dump, Cambridge University Press, 2021]
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Le cose belle in questa giornata sono darsi la zappa sui piedi, avere la coda di paglia e avere gli scheletri nell'armadio.
Pur di negare tutto, di fingere, di nascondersi dietro un dito, si devia un problema sociale e culturale veramente pesante e importante a un altro problema che non c'entra un cazzo.
Valditara, Meloni, Salvini, La Russa e ratti liberal fascisti vari, ad esempio, dicono la solita stronzata nazifascista come un mantra: l'immigrazione clandestina incide sulla Violenza Sulle Donne. Una stronzata che non fa altro che riprodurre stupri, abusi, molestie, femminicidi e abusi commessi da uomini padri di famiglia, amici, conoscenti, colleghi di lavoro e via dicendo. Tutti italiani, eterosessuali, cattolici, bianchi, in buona salute, di famiglie modeste, buoni lavoratori.
E sapete perché dicono questa cazzata? Per mantenere saldamente il potere dell'uomo sulla donna in ogni ambito, naturalmente. Vogliono la difesa della famiglia tradizionale e della vita per regredire ogni autonomia, indipendenza e libertà della donna come nel regime fascista.
Oltre a ciò, un'altra cazzata di questi ratti è che tale violenza è solo questione di religione islamica. No, cari miei. La Chiesa Cattolica nei tempi addietro ha commesso crimini contro le donne, tra cui la caccia alle streghe.
Nessuno però pensa alla mitologia greca fatta di Eroi e Dei che compiono imprese ardue e avventuriere che in realtà stuprano, uccidono e abusano donne (ninfe e dee) come nel caso di Aiace con Cassandra e Perseo con Medusa (stuprata da Poseidone e punita da Atena). Nessuno pensa agli uomini di alte corti e agli uomini famosi, ricchi e belli che commettono tutto ciò.
Non è che femminilizzando le alte cariche dello stato, i vertici delle aziende, i vertici dei partiti politici smantelliamo il patriarcato. Anzi, lo stiamo femminilizzando perché a loro non importa la vita delle donne lavoratrici, proletarie e delle classi popolari. Danno solo il superfluo e le ultime briciole.
La società patriarcale e fallocentrica la si combatte colpendo direttamente lo Stato, la finanza globale, il capitale finanziario e i padroni. Sono questi che creano tale società.
Chi nega tutto questo o è un ignorante, o è in malafede, o è entrambi.
#italia#politica#donne#25 novembre#violenza sulle donne#uomini#patriarcato#fallocentrismo#maschilismo
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Come Il Nostro Dpi Verona È Molto Efficace
Qualsiasi occupazione che richieda di lavorare in un ambiente potenzialmente pericoloso con problemi di vista, macchinari in movimento o entrambi deve indossare un giubbotto di sicurezza. Gli automobilisti che provengono dalla direzione opposta possono facilmente individuare qualcuno che indossa un giubbotto catarifrangente.
Bande e materiali riflettenti vengono spesso aggiunti ai giubbotti di sicurezza, che sono generalmente realizzati in cotone o poliestere per una maggiore visibilità. Queste bande aiutano ad aumentare la visibilità di chi le indossa grazie alla loro riflessione a 360 gradi e alle caratteristiche microprismatiche.
È importante che il dpi Verona venga indossato correttamente, conservato correttamente e regolarmente ispezionato per verificare l'usura, anche se è progettato per sopravvivere a lungo dopo un certo numero di lavaggi. Una sicurezza in cantiere è essenziale per garantire la sicurezza dei lavoratori poiché migliora la visibilità. Un giubbotto di sicurezza inoltre rende i lavoratori nelle aree affollate più visibili ai veicoli in arrivo. I giubbotti di sicurezza sono un capo di abbigliamento essenziale per i professionisti, ma sono utili anche per i ciclisti e i corridori che pedalano in aree scarsamente illuminate, anche di notte. È molto importante essere visibili in condizioni di scarsa illuminazione, soprattutto quando si utilizzano marciapiedi o strade trafficate.
I nostri dpi Verona hanno dimostrato di ridurre gli incidenti stradali mortali, soprattutto nei luoghi in cui si lavora. Esistono tre classificazioni di giubbotti di sicurezza realizzati per diverse applicazioni e livelli di visibilità. Un giubbotto di sicurezza di classe 1 contiene pochissimo materiale riflettente o brillante, il che lo rende più adatto alle condizioni diurne luminose. Una forte visibilità è vantaggiosa in qualsiasi situazione di scarsa visibilità. La legge federale impone che, per la propria sicurezza, i lavoratori edili che operano sulle strade federali indossino giubbotti di sicurezza di classe 2 o classe 3.
Per individuare una sicurezza che non solo ti manterrà al sicuro ma che avrà anche un prezzo ragionevole e una lunga durata, vieni da noi
Disponiamo con orgoglio di un'ampia selezione di giubbotti di sicurezza e altri equipaggiamenti protettivi per garantire la tua sicurezza! La loro maggiore importanza serve come giustificazione principale. Tutti i lavoratori edili operano regolarmente in prossimità di macchinari pesanti e di tutti gli altri potenziali pericoli. I giubbotti di sicurezza possono aiutare a prevenire gli incidenti aumentando la loro visibilità per coloro che utilizzano questi dispositivi. I giubbotti di sicurezza forniscono un certo livello di protezione da potenziali pericoli oltre ad aumentare la visibilità. I giubbotti sono spesso realizzati con materiali ad alta visibilità, che aiutano ad assorbire o deviare l'impatto in caso di incidente. I giubbotti di sicurezza per l'edilizia sono ampiamente disponibili sul mercato e ciascuno è progettato per svolgere una determinata funzione. Alcuni giubbotti sono più visibili al buio a causa delle strisce riflettenti o di altre caratteristiche. Altri potrebbero essere realizzati con materiali più resistenti che offrono una migliore difesa contro potenziali danni. La selezione di un giubbotto di sicurezza da costruzione adatto a qualsiasi sito specifico del progetto e alle condizioni di lavoro è estremamente essenziale.
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Quando il ridicolo è la norma.
De Ficchy Giovanni Ma la festa è femminile, maschile o fluida? Nel terribile dubbio al Nazareno evitano di mettere l’ultima lettera, quella vocale reazionaria e sovranista che indica la desinenza di genere. Si tratta davvero una priorità nell’agenda politica. Una volta alle feste dell’Unità si parlava dei problemi dei lavoratori della sicurezza sui luoghi di lavoro, della difesa del…
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