#desiderio universale
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pier-carlo-universe · 28 days ago
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Sono una bambina di Gilda Jocle: l’intensità poetica dell’anima. Recensione di Alessandria today
Un viaggio poetico tra introspezione, nostalgia e il desiderio di appartenenza.
Un viaggio poetico tra introspezione, nostalgia e il desiderio di appartenenza. La poesia Sono una bambina di Gilda Jocle è un’opera che penetra nell’intimo del lettore con immagini struggenti e un linguaggio profondo e vibrante. La voce della poetessa, intrisa di sensibilità e nostalgia, si manifesta con intensità in ogni verso, offrendo un ritratto universale delle emozioni umane. Un racconto…
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n-u-b-i-v-a-g-o · 2 months ago
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Ruperto Banterle, Anelito fuggente.
Anelito Fuggente di Ruperto Banterle è una scultura che cattura un momento di intensa drammaticità e struggente bellezza. In essa, un uomo, simbolo dell’umanità, si protende disperatamente verso una donna che si sta allontanando, incarnazione della vita che sfugge. È un gesto pieno di tensione emotiva, un dialogo silenzioso tra chi resta e chi è costretto a partire.
La nudità delle figure non è solo un dettaglio estetico, ma un potente simbolo universale: siamo nudi nel nascere e nel morire, spogli di tutto ciò che accumuliamo, portando con noi soltanto la nostra essenza. La scultura sembra sospesa in un equilibrio precario tra il desiderio e la rassegnazione, tra amore e perdita, mostrando come l’uno sia inevitabilmente legato all’altra.
Ogni linea dell’opera è intrisa di sensualità e fragilità, esprimendo la fugacità della vita e l’impossibilità di trattenere ciò che è destinato a sfuggire. Non è solo un monumento funebre, ma una riflessione profonda sull’esistenza e sulla forza dell’amore anche di fronte alla morte. L’opera parla direttamente all’animo umano, rivelando la disperazione e al tempo stesso la bellezza dell’atto di lasciar andare.
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blacklotus-bloog · 4 months ago
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Il percorso...
... del desiderio è inevitabilmente labirtico e accidentato: mentre l'istinto obbedisce alla legge universale della natura, la pulsione sessuale è senza legge e per principio anarchica, iperedonistica, polimorfa, perversa, non mira alla semplice scarica fisiologica di una tensione accumulata, ma appare calamitata dall'esigenza sempre in eccesso del godimento che come tale non risponde a nessuna legge di natura.
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MASSIMO RECALCATI - Esiste il rapporto sessuale?
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tiaspettoaltrove · 7 months ago
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Coltivate la bellezza e l’amore con estrema discrezione.
E ad essere avvilente è l’esposizione universale dei corpi, questo grande mercato che dimostra realmente, nei fatti, quanto le ragazze siano le peggiori nemiche di loro stesse. Mostrare al mondo intiero non veramente se stesse, ma un pezzo di carne, al solo scopo di ricevere un minimo di attenzione, o di innalzare un’autostima sempre troppo bassa. Logicamente noi maschi apprezziamo, io per primo, ma non è questo il punto. C’è chi reagisce abbassandosi i pantaloni e iniziando a masturbarsi, e chi come me invece semplicemente guarda, apprezza, e inizia a sognare. Ma è comunque sbagliato. È sbagliato che debba avvenire così. È sbagliato che l’umanità, nella sua totalità, abbia potenzialmente la possibilità di visionare corpi a volte anche molto belli, che non diventano altro che tentazioni diaboliche. E tutto ciò, per cosa? Perché non vi amate abbastanza. Perché cercate, col desiderio degli altri di possedere quel corpo, di colmare un vuoto che in realtà non può assolutamente essere colmato così facilmente. Serve piuttosto l’amore, l’amore vero. Quello per se stesse, sì, ma anche quello di un uomo che vi guidi responsabilmente verso il giusto sentiero. Fate di tutto, pur di cercare quel bagliore di felicità che immaginate e basta, perché i social ve lo fanno vedere così vicino, mentre per voi è invece irraggiungibile. Sono convinto che alcune di voi aprano OnlyFans nemmeno tanto per i soldi, quanto per i motivi di cui sopra. E Tumblr lo dimostra perfettamente. Vedo fondoschiena così belli che mannaggia la miseria, li dovreste sbattere in faccia solo al vostro uomo. Non qui. Perché i tesori non vanno sprecati, perché non vanno date le perle ai porci. E invece no, persistete. E quando non trovate abbastanza soddisfazione da ciò, o quando cadete nella dipendenza di quest’ultima, iniziate a spendere e spandervi in orribili tatuaggi, in ritocchi estetici osceni, che porteranno ancora più post nei social network. E forse anche più “mi piace”, dato che viviamo nella società della bellezza trasformata in bruttezza e volgarità. La questione è solo una, ragazze, e dovete svegliarvi: dovete amarvi di più. Dovete imparare a farlo. E dovete accettare che sia un solo uomo ad accompagnarvi in questa missione. Ogni rapporto sessuale consumato come un panino del McDonalds è una sconfitta. Ogni pene estraneo (a quello del vostro uomo) che penetra il vostro formidabile fondoschiena è uno spreco. Dovete preservarvi, dovete centellinare. Non siete dei contenitori di sperma, dannazione. Lo volete capire o no? Volete tornare tra noi esseri umani? Lo so che i maschi non sono tutti come me, lo so benissimo, purtroppo. Ma non dovete farlo per me, dovete farlo per voi stesse. Io qui vedo fondoschiena così belli che non dovrei poter vedere, assolutamente. Non mi dovrebbe essere possibile, no. E invece sono lì, sbattuti in prima pagina, come fossero merce. Come fossero solo pezzi di carne da schiaffeggiare e sfondare. Siete contente così? No, non ci credo. E non ci crederò mai.
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beautymaleform2 · 14 days ago
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Censura
La rappresentazione artistica del nudo ha oscillato più volte nella storia dell'arte dal permissivismo e dalla tolleranza di quelle civiltà e culture che lo vedevano come qualcosa di assolutamente naturale, perfino incoraggiandolo in quanto ideale di bellezza (questo nell'antichità greca) fino al rifiuto e al divieto emesso dalle culture più moraliste e puritane, giungendo fino alla persecuzione e distruzione delle opere incriminate.
In particolare, il cristianesimo è una religione che non ha mai permesso facilmente la rappresentazione del corpo umano nudo, fatta eccezione per quelle immagini di contenuto più fortemente religioso e giustificate da un intento teologico, come nei casi di Adamo ed Eva o della crocifissione di Gesù, o ancora la rappresentazione delle anime dannate sofferenti nel profondo dell'inferno.
Con la rivalutazione della cultura classica ed un ritorno all'antropocentrismo nell'arte avvenuto durante il Rinascimento, giustificato da motivi sia allegorici che mitologici, si è avuta una netta contrapposizione con la Chiesa la quale ne ha rigettato in toto il pensiero: il Concilio di Trento (1563), che ha attuato tutte le teorizzazioni della Controriforma, ha postulato un ruolo di primo piano da dare all'arte come mezzo di diffusione dell'educazione religiosa, vincolandola inoltre alla rigorosa interpretazione delle Sacre Scritture, dando al contempo al clero il compito di controllare la corretta osservanza dei precetti cattolici da parte degli artisti.
La nudità nel mondo cattolico cominciò così a venire sempre più censurata. Un chiaro esempio di ciò è l'ordine dato dal Papa Paolo IV nel 1559 a Daniele da Volterra di coprire con dei pantaloni le parti intime delle figure del Giudizio universale michelangiolesco della Cappella Sistina; il Volterra per questo fatto è stato da allora in poi chiamato "il braghettone".
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Fuente del Genio Catalán (1856) a Barcellona. Le donne andavano in processione davanti alla statua per ammirarne la bellezza delle forme, scrive un cronista. Il vescovo locale pertanto pensò bene di sottoporla a evirazione e farla coprire con una specie di perizoma: solo nel 1980 il panno è stato rimosso esponendone così i genitali mutilati.
Poco dopo un altro papa, Pio V, affidò lo stesso compito a Girolamo da Fano ma, non contento del risultato ottenuto, a Clemente VIII nacque il desiderio di rimuovere completamente la vernice dall'intera Volta della Cappella Sistina: fortunatamente per la storia dell'arte venne dissuaso dal far ciò dai membri dell'accademia nazionale di San Luca.
Da allora in poi si sono viste ricoprire accuratamente le nudità di numerose opere d'arte, con tessuti pregiati o col disegno del vitigno, la pianta con cui Adamo ed Eva si sono nascosti i genitali per la vergogna a seguito del peccato originale. Un altro esempio di rifiuto del nudo nell'arte è stato quello in principio subito dalla famosa stata del David: appena fu installata in piazza della Signoria subì un tentativo di lapidazione pubblica, prima di conquistarsi il pieno affetto dei fiorentini.
Esempi di censura e persecuzione di nudi artistici abbondano in tutta la recente storia dell'arte occidentale; nel XVIII secolo Luigi di Borbone-Orléans (soprannominato il pio) aggredì con un coltello il quadro rappresentante Leda con il cigno di Correggio in quanto considerato troppo sfrenato e lascivo. La testa di Leda, irrimediabilmente distrutta, venne ridipinta solo in seguito.
Il regime inquisitorio ha toccato anche un artista come Francisco Goya, che venne denunciato al Sant'Uffizio per la sua "Maja desnuda"; il quadro arrivò ad essere sequestrato dal tribunale nel 1814 quando l'inquisizione spagnola lo definì osceno. L'assoluzione dell'artista giunse grazie all'intervento provvidenziale del cardinale spagnolo Luis María de Borbón y Vallabriga[51][52][53]; tuttavia l'opera rimase fuori dagli occhi del pubblico fino all'inizio del '900.
Nella seconda metà dell'800 l'artista statunitense Thomas Eakins si è visto respinto dalla Pennsylvania Academy of Arts di Filadelfia per aver introdotto nella pratica accademica lo studio del nudo preso dal naturale. In Belgio ancora nel 1865 Victor Lagye fu incaricato dei coprire le figure di Adamo ed Eva dal trittico mistico presente nella Cattedrale di San Bavone a Gand. Per finire in Gran Bretagna, su espressa richiesta della Regina Vittoria venne applicata un'enorme foglia di fico per coprire il sesso di una replica del David di Michelangelo a tutt'oggi conservata al Victoria and Albert Museum.
Anche nel XX secolo vi sono stati numerosi casi di censura e attacchi al nudo artistico; nel 1914 una suffragetta inglese di nome Mary Richardson aggredì a colpi di mannaia la Venere Rokeby di Diego Velázquez accusandola d'offrire un'immagine distorta della donna, considerata come mero oggetto di sensualità: il vandalismo provocò sette profondi tagli, causando i danni maggiori nella zona delle spalle della figura, ma riparati con successo dal restauratore capo della National Gallery Helmut Ruhemann. La Richardson è stata condannata a sei mesi di carcere, il massimo consentito per la distruzione di un'opera d'arte.
Nel 1917 la polizia fece chiudere una mostra di Amedeo Modigliani nella galleria Berthe Weill il giorno medesimo dell'inaugurazione per aver esposto nudità che mostravano il pelo pubico.
Nel 1927, durante la dittatura di Miguel Primo de Rivera (1923-30), vi è stata una grande polemica sul posizionamento delle varie sculture di nudi in Plaça de Catalunya a Barcellona durante le opere di ristrutturazione per l'Expo 1929; mentre nel 1931 (durante la Seconda Repubblica) si svolse un'esposizione di nudo organizzata dal Cercle Artístic de Sant Lluc alla quale parteciparono i migliori artisti provenienti da tutta la Spagna.
Ancora in pieno XXI secolo, anche se solitamente il nudo viene visto in modo naturale dalla maggior parte della popolazione, si sono verificati casi di censura artistica: nel 2001 il procuratore generale degli Stati Uniti John Ashcroft ha ordinato di nascondere la statua intitolata "Spirito di Giustizia" che presiede la sala delle conferenze del dipartimento di giustizia di Washington, la sua colpa era quella di mostrare i seni nudi.
Nel 2008 vennero ritirati dalla metropolitana di Londra i cartelloni pubblicitari che riproducevano una Venere nuda dipinta da Lucas Cranach il Vecchio; serviva per annunciare una mostra sul pittore rinascimentale tedesco presso la Royal Academy: la motivazione è stata che "potrebbe ferire e offendere la sensibilità degli utenti della metropolitana."
Sempre nel 2008 l'allora premier italiano Silvio Berlusconi ha imposto di far coprire le mammelle nude mostrate nell'allegoria de La Verità svelata dal Tempo di Giambattista Tiepolo, in quanto era l'immagine centrale della sala delle conferenze stampa date dal governo ed appariva sullo sfondo delle apparizioni televisive del capo del governo, proprio a lato della sua testa.
5/n
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rebelandoutlawrock · 4 months ago
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Anche noi "rockettari" sogniamo tanto e come quando si compone una canzone saliamo sulle note e viviamo le parole. Creiamo e ascoltiamo musica, che urla passione e viaggia, sulle cime più alte delle emozioni e del forte desiderio. Si, scendiamo nelle buie profondità dell'erotismo e della lussuria. Che sia ad occhi chiusi o sia pure ad occhi aperti, noi, sogniamo e viaggiamo con lo spirito, ma anche con l'anima e il cuore e non ci fermiamo mai. Sono sogni molto belli, spesso rubano la realtà e resta cosi dentro di noi, il solo amore per la nostra musica rock, che non è solo musica, ma vera passione e il nostro stile di vita.
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Uno stile di vita che a suo tempo esasperavamo per alimentare, quella fiamma che già ardeva in noi. Uno stile, che ci hanno dapprima criticato e combattuto, ma che ci ha fatto quelli che siamo ora, uomini e donne diversi, felici e pionieri della libertà e dell'abbattimento di certe barriere, non solo di muri, bensi di preconcetti e di bigottismo universale, cosi come è la nostra musica rock!!!
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"La rivoluzione era già iniziata da tempo, questa però ne fu la consacrazione. Tutto iniziò da qui".
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Ancora oggi ascolto solo musica rock!
lan ✍️
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sognidicarta · 5 months ago
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21) abbraccio
Sono una di quelle persone che ama gli abbracci profondamente, perché spesso le parole non bastano per esprimere ciò che sento. Così, cerco rifugio in questi gesti semplici, dove l'anima si apre e comunica senza parlare. Amo dare e ricevere abbracci dalla mia famiglia, dagli amici, da chiunque senta vicino al cuore. Amo il calore di un abbraccio, il suo linguaggio silenzioso che vale più di mille frasi.Ogni volta che penso alla parola "abbraccio", mi torna in mente un'immagine che porto sempre con me: "L' anatomia dell'abbraccio"
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Due cuori, sospesi tra costole che sembrano protendersi l'uno verso l'altro, vicini, uniti. Non so se davvero, quando ci abbracciamo, i nostri cuori si trovino così, ma quell'immagine mi ha sempre affascinato, come se racchiudesse il segreto di questo gesto così universale e potente.Non ho un singolo ricordo legato a un abbraccio, perché gli abbracci dominano la mia quotidianità; sono il filo invisibile che tesse le mie giornate. Ma so che ogni volta che riabbraccio qualcuno che amo, sento il desiderio che quel momento non finisca mai, che duri per sempre, come se in quell'istante, per un attimo, l'universo intero si fermasse per lasciarci vivere soltanto il calore di quei due cuori, così vicini, così perfettamente allineati. Grazie per la domanda
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ilgiardinodivagante · 5 months ago
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Quando ho dato vita a questo spazio non è stato per caso, né per necessità. L’ho fatto per il profondo convincimento di non essere sola in questo mio cammino e per il desiderio di aggiungere la mia esperienza a quella degli altri. Sono passati solo pochi giorni e già mi sento come un'isola deserta nel bel mezzo di un oceano di spiritualità di facciata.
Mi sembra che oggi la spiritualità sia diventata l'ultima moda, il nuovo elisir di lunga vita che tutti cercano disperatamente. Stiamo assistendo a una vera e propria mercificazione della spiritualità, dove la sete di autenticità viene sfruttata per vendere prodotti, corsi e immagini. Si pubblicizza una felicità preconfezionata, si promettono miracoli a chi è disposto a pagare, si costruiscono identità spirituali fittizie per attirare seguaci e guadagnare potere. Insomma, un business redditizio, dove l'anima viene messa all'asta. E poi c'è la massa, quella che si limita a condividere citazioni motivazionali e immagini di fiori di loto, convinta che basti questo per elevarsi.
In questo scenario, chi si professa illuminato diventa un influencer, chi cerca risposte diventa un consumatore. E la vera trasformazione interiore, quella che richiede coraggio e impegno, viene relegata in secondo piano.
La spiritualità non è un vestito da indossare per apparire più fighi o per accaparrarsi qualche like in più. È uno scavo profondo dentro sé stessi, un percorso faticoso e spesso solitario. È mettersi a nudo affrontando le proprie ombre e quelle altrui. Non è un approdo sicuro al riparo da ogni fatica e ogni sofferenza ma una voce che, quando tutto sembra troppo perfetto, ci ricorda che è il momento di sospettare.
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Mi preoccupa vedere come questo fenomeno stia allontanando le persone dalla vera essenza della spiritualità. Si parla tanto di amore universale, di compassione, di unità, ma poi nei fatti si continua a competere, a giudicare, a cercare approvazione. È come se la spiritualità fosse diventata un nuovo culto, con i suoi dogmi e i suoi rituali, ma senza la profondità e la sincerità di quelli antichi.
La consapevolezza non è una medaglia da appendersi al petto, è una responsabilità. È aprire gli occhi sulle sofferenze del mondo e sentirle come proprie. È impegnarsi attivamente per creare un futuro migliore, non solo per sé stessi ma per tutti gli esseri viventi. È riconoscere la propria fragilità e la propria interconnessione con tutto ciò che esiste. È servire, diventare strumento in favore della collettività.
Eppure, sembra che molti siano più interessati a costruire una torre d'avorio in cui rifugiarsi, un luogo dove la sofferenza non esiste e la felicità è garantita. Ma la vita non è così semplice. La sofferenza fa parte del gioco, è un'insegnante severa ma indispensabile. E la felicità non è uno stato permanente, ma un momento fugace che va colto e apprezzato.
Mi chiedo dove ci porterà questa perdita di significato profondo. Se continueremo a inseguire fantasmi spirituali e a farci abbindolare da falsi guru e promesse illusorie, se continueremo a barattare la nostra autenticità per un po' di visibilità e a confondere la spiritualità con l'apparenza, che tipo di mondo costruiremo? E soprattutto, qual è la nostra responsabilità individuale in tutto questo?
Questo blog è il mio piccolo angolo creativo. Ogni parola e ogni immagine presente in questo post è frutto della mia immaginazione. Se ti piace qualcosa, condividi il link, non copiare.
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chez-mimich · 1 year ago
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LA CHIMERA_ALICE RORHWACHER
“C’è chi l’amore lo fa per noia e c’è chi se lo sceglie per professione, Bocca di rosa né l’uno né l’altro, lei lo faceva per passione…” Nulla di meglio di questo celeberrimo verso di Fabrizio De André per definire la figura di Arthur, tombarolo rabdomantico per passione, magnifico protagonista di un film incantevole, quale è “La Chimera” di Alice Rorhwacher. Arthur soprannominato l’inglese dai “tombaroli” (quelli veri) della Tuscia, ha il potere, quasi magico, di “sentire” la presenza di tombe nel sottosuolo, forse perché guidato anche dal desiderio di raggiungere quel regno dei morti dove vive l’anima (e magari il corpo) di Beniamina, suo perduto amore. L’inglese ha la sua base nella casa-rudere di una anziana e carismatica insegnante di canto, Flora (interpretata da Isabella Rossellini) alle cui dipendenze, un po’ come domestica e un po’ come allieva, c’è Italia (Carol Duarte) che sembra essere l’unica persona capace di tenere il sognante Arthur ancorato a questa terra. Ma se i “tombaroli” hanno come unico scopo il lucro, Arthur sembra essere partecipe più del mondo dei morti che di quello dei vivi e al momento di vendere la testa di una statua ad una cinica trafficante di reperti, preferisce buttare il prezioso pezzo nelle acque di un lago, proprio per sottrarlo alla cupidigia dei trafficanti. Ma la scoperta più importante di tutte, non sarà quella di un corredo funebre, di una pittura murale o di un gruppo statuario, bensì quella che gli permetterà di ritrovare il filo che lo ricondurrà all’amata Beniamina che sembra attenderlo nel regno dei morti. Il cinema di Alice Rorwacher è principalmente un cinema dalle immagini “volutamente sporche”, poco curate, giocate addirittura su tre supporti diversi di pellicola (16 millimetri, super 16 mm e 35 mm). Sono proprio queste immagini che ambientano alla perfezione il film negli anni Ottanta con grande realismo, senza ricorrere ai trucchetti da quattro soldi, come è accaduto di vedere di recente col finto neorealismo della Cortellesi. La differenza è tutta nel fatto che Alice Rorhwacher sa fare il cinema e sa “di cinema”: c’è in lei la forte traccia poetica di Pasolini e infatti Arthur è un “accattone” che vive in una baracca di lamiera e legno, appoggiata alle mura antiche di una città italiana (presumibilmente Tarquinia) che è parte di quella “grande bellezza” sorrentiniana, trattata però con un quid di realismo che la rende ancora più credibile. Ma si sentono anche gli echi di certi personaggi felliniani: è sufficiente per questo osservare le sequenze della sfilata carnascialesca che attraversa il paese o la stessa insegnante-matrona Flora. E poi, soprattutto, tenetevi forte, un altro “fantasma”, oltre a quello di Beniamina, aleggia in tutto il film: è lo spirito sapiente del Maestro Andrej Tarkovskij. La campagna dell’Italia centrale, la cultura antica del Paese, le sue vestigia e Arthur stesso, che è un “matto” come lo fu Domenico, e allo stesso tempo incarna il ricercatore-romantico che in “Nostalghia” era il critico musicale Pavel Sasnowskj. Come Arthur nelle tombe etrusche, anche lui con una candela in mano attraversa la piscina di Bagno Vignoni in una della più poetiche scene della storia del cinema. Bravissima Alice! Di questo cinema dal respiro universale e profondo ha bisogno l’Italia e se lo merita ! Da non perdere, nessun alibi è accettabile.
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carmenvicinanza · 9 months ago
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Edmonia Lewis scultrice nella Roma dell’800
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Edmonia Lewis è la scultrice statunitense che si è affermata nella Roma dell’Ottocento.
Le sue statue neoclassiche sono ospitate in importanti musei come lo Smithsonian American Art Museum  e il Montgomery Museum of Fine Arts.
Nata il 4 luglio 1844 a Rensselaer, New York, da padre haitiano e madre Mississauga Ojibwe (popolazione di nativi americani), rimasta orfana in tenera età, venne cresciuta da parenti. Ha vissuto un’infanzia povera in un paese in cui la maggior parte delle persone nere erano ancora in schiavitù.
Era una ragazzina brillante e determinata e ha potuto frequentare l’Oberlin College, uno dei pochi che accettava persone nere, nel 1859, grazie all’aiuto del fratello maggiore che lavorava come minatore.
Ben presto ha lasciato la scuola a causa di un vero e proprio accanimento nei suoi confronti. Era una giovane dallo spirito libero che mal si adattava alla mentalità vittoriana fatta di regole, buone maniere e falsità. Dopo essere stata accusata di voler avvelenare due sue compagne era stata picchiata e abbandonata agonizzante di notte in un campo al gelo.
Si era trasferita a Boston col desiderio di realizzare la sua passione per l’arte, più potente delle difficoltà che incontrava sul suo cammino.
Avvicinatasi ad ambienti abolizionisti, ha lavorato con lo scultore Edward A. Brackett. Si manteneva soprattutto grazie alla vendita di medaglioni raffiguranti figure celebri della lotta alla schiavitù.
Il desiderio di andare via da un paese razzista che non offriva possibilità a una donna nera l’ha portata a Roma, città cosmopolita e centro di attrazione culturale, dove aveva trovato un ambiente accogliente e avuto modo di proseguire la sua istruzione.
Erano anni in cui il Neoclassicismo e Canova erano modelli a cui aspirare. I turisti si rifornivano di opere d’arte e si ricevevano molte commissioni dagli Stati Uniti, la guerra civile aveva creato una grande richiesta di statue celebrative.
La città eterna costituiva, per molte persone provenienti dall’estero, un ambiente magico, dove anche le donne riuscivano a vivere in grande libertà, rispetto agli standard dell’epoca.
Il lavoro di Edmonia Lewis si è imposto all’attenzione della critica artistica, per la maestria con cui plasmava la materia e per la profondità dei significati che rendevano uniche le sue sculture in marmo bianco tra cui si ricorda Forever Free, raffigurante uno schiavo che rompe le catene della sua oppressione, Il matrimonio di Hiawatha, Agar e La Morte di Cleopatra portata all’esposizione universale di Filadelfia del 1876 e che, dopo varie peripezie, soltanto nel 1995, è stata acquisita ed esposta allo Smithsonian.
La sua fama ha cominciato a crescere durante la Guerra Civile Americana, dai primi anni ’60 dell’Ottocento, ma, alla fine del XIX secolo, era ancora l’unica donna di colore ad aver ricevuto riconoscimenti nel panorama artistico americano.
Dopo aver lasciato Roma, rimasta sempre nel suo cuore, è morta a Londra il 17 settembre 1907.
Edmonia Lewis è una delle più interessanti figure della storia dell’arte, un caso rarissimo di donna di colore che è riuscita a decidere del proprio destino, mantenersi col suo lavoro, aveva anche maestranze italiane alle dipendenze, e farsi riconoscere a livello internazionale.
È stata una donna che ha saputo superare le barriere del colore e del sesso per poter essere solo se stessa, un’artista.
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pier-carlo-universe · 18 days ago
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"José Saramago: La Poesia dell'Amore - 'Inventario'". "Un'intensa esplorazione poetica dell'amore e della bellezza attraverso i versi di Saramago." Recensione di Alessandria today
José Saramago, celebre per i suoi romanzi, rivela nella poesia "Inventario" una profonda capacità di esplorare l'amore e la bellezza attraverso immagini vivide e sensoriali.
Poesia:InventarioDi che seta sono fatte le tue dita,di che avorio le tue cosce lisce,da quali altezze al passo tuo è giuntala grazia di camoscio con cui passi.Da che miniera l’oro degli occhi tuoi,da quale campo il grano dei capelli,da quale acqua la freschezza vieneche dalla bocca sgorga quando ridi.E da che selva il fiore che si schiudea cingermi di brame nella notte,e da che inferno il fuoco…
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comprate--na--personalita · 4 months ago
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[...] che poi è una anoressia dell’io, la tua, quella pura assenza di tutto che poi si fa vizio, fumo, canna, vino sballo e ironia, e paura di darsi, quello E. non è dare l’anima ma refrigerarla per conservarla, per cosa  e chi?
se non ci fai nulla, io credo, per la morte.
Che poi ti affascina. Quando me lo succhiavi, lo facevi per morire, non per dare.
Era il canto sotterraneo del tuo desiderio universale di morte.
Eros e morte, il potere della vita nella tua gola che poi è disagio alla fine nel tuo caso, o forse nel caso di tutti, perchè alla fine è quello per non volere dare altro, è bocca per non darla, è bisessualità per paura della violenza, perchè alla fine Erika, sei impaurita, sei terrorizzata dalla tua fragilità, sei sensibile e lo sai, e uccidi la tua intelligenza, mieti quello che sei con l’ironia, l’assenza, il sarcasmo,  ti umili ti dichiari non interessante, dici che non sei niente, e ti difendi con una maschera “del cazzo”, e ti fai un ennessimo tatuaggio, sulle gambe e sulle braccia sul monte di venere, poi ti siedi allo specchio ti fotografi a gambe aperte la figa coperta dalla gonna, ma conta il simbolo prima del segno, anche se coperta, quello è - e quello fotografi - e il corpo segnato da mille colori, la posizione sgraziata che dicono questo, sono un bambino e puzzo, mi odi perchè puzzo e puzzo perchè ti odio, ed è tutta una finzione una maschera, odi solo essere una persona perchè le persone sono fragili e tu sei fragile e ogni fragilità incide l'anima, lascia una cicatrice che non si vede, e quindi tu la abbellisci, la rovesci offendendo il nemico con un tatuaggio alla mahori, tiri fuori la lingua come i guerrieri Inca per incutere paura, ma è tutto così infantile.
Alla fine sei solo te. E quello non  puoi difenderlo.
E neanche io posso difendermi, E.
Mentre lei , lei che non sei te, quando si siede vicino a me e si adagia lentamente e mi chiede l’anima indietro, vuole qualcosa di vero e reale - anche se io sono più impaurito di un serpente freddo, onestamente, e lei si ciba degli spiriti interiori: il suo corpo diventa calore, luce emette quella luce che dà la vita, una luce che ha nelle paure il senso delle cose, ma che ingoia paure e corpi e sensazioni dentro il suo spirito per trasformarlo in altro, per dargli vita, per cibare la vita, per essere vita.
Ecco io e te Erika, non siamo questo.
E questo ci spaventa. Ma tu lo sai.
e fingi di non saperlo e allora un' altra foto che non vuol dire niente, se non swag e paura, tatuaggi e ritrazione, e "andate tutti a fare in kulo perchè io so io e voi non siete un cazzo", e vuoto a perdere.
Non sto insultando te, ma me. Questo vuoto a perdere è il presente, questa paura oggi, e l’oggi del cazzo. Questo vuoto è la vita. che non conta un cazzo, ma la viviamo lo stesso.
E tu?
Metti una corona sulla testa, una sul mio cazzo, le tue perfette labbra, la perfetta pelle di alabastro bionda, e mi succhi. E più lo fai più ci svuotiamo di senso anima e futuro.
Tu succhi, io muoio. Amen.
@atomicabionda
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t-annhauser · 1 year ago
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Esiste davvero la democrazia?
Il guaio della democrazia, abbiamo detto, è che non può mantenersi all'altezza del suo significato, non esiste un governo del popolo e non può esistere, è una fantasia, un desiderio, come vivere in eterno o pensare di decidere del proprio destino. E poi, cosa sarebbe un governo del popolo? Forse una nazione senza partiti e "corpi intermedi" che ad ogni decisione da prendere consulti i propri cittadini tramite suffragio universale, una cosa impossibile nella teoria come nella prassi. Penso che sarebbe invece il caso di accordarci attorno a un significato di democrazia come rispetto per le persone, sarebbe già tanto, una demofilia più che una democrazia, senza però scadere nel melenso; vedo invece le democrazie attuali scivolare sempre più verso un paternalismo peloso che implicitamente vuole significare: da solo non sei in grado di decidere quello che è più giusto per te, fidati di noi, noi lo sappiamo. Non è così che funziona la democrazia.
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ballata · 1 year ago
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Francesco ha perso il filo del suo pontificato, ho forse il piano è sempre stata la distruzione della civiltà Cattolica. Francesco ha predicato solo riforme in cerca di like, come rafforzare il ruolo della donna, ordinare preti uomini sposati, partecipazione dei laici al potere episcopale, benedizione di coppie omosessuali. Il suo modo di esercitare il potere sempre più solitario e debole, ricordiamo che il Papa è un’autorità politica, morale e spirituale la cui aura si estende oltre il mondo cattolico, ed è qui che la deriva di papa Francesco è più preoccupante, sta facendo seri danni Pastore di una religione universale in una storia secolare, Francesco ha disegnato un papato senza Europa. Ha abbandonato l'Europa, privandola della sua identità, non rendendola così più feconda e viva. Non ha visitato nessuno dei principali paesi, Francesco ha rinunciato alla speranza per predicare il collasso, prevedendo la disintegrazione del capitalismo, la distruzione programmata del pianeta e lo scoppio di nuove guerre mondiali e attribuendo la colpa di tutto unicamente all’occidente.
L’Europa viene condannata dal Papa per il suo rifiuto di accogliere incondizionatamente tutti i migranti del mondo nel suo spazio. La volontà di tagliare i ponti con gli Usa ha lasciato campo libero alla strumentalizzazione della religione cattolica da parte dei populisti nella guerra culturale (woke e cancel culture) che sta devastando il paese. Secondo questo Papa, il ritorno della guerra si spiega con il desiderio dell’occidente di esportare la democrazia ( aridaje con ste crociate, poveri mussulmani)
Infine, volendo essere soprattutto il papa dei migranti, Francesco mostra scarsa considerazione per i cattolici, che sono le prime vittime del fanatismo dell’indifferenza. Il Mediterraneo è ben lungi dall’essere l’unico cimitero del pianeta. Anche le chiese lo sono.
L’occidente non sta più esportando la democrazia con le armi: cerca di garantire la sopravvivenza della libertà politica nel xxI secolo di fronte agli imperi autoritari islamici. #europa #cattolicesimo #islamizzazione #partnerincrime #robertonicolettiballatibonaffini #papafrancisco
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tiaspettoaltrove · 10 months ago
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La bellezza femminile è oggettivamente di livello superiore. Punto.
Bisogna dirlo a gran voce, perché la verità va urlata: parlando meramente di bellezza fisica ed estetica, il confronto tra donne e uomini è impietoso. Non c’è proprio gara. È un fatto, dai, non possiamo nasconderci dietro un dito. La bellezza femminile è superiore, universale, unica. Non ce n’è. Le persone intelligenti lo ammettono, le altre utilizzano congiunzioni per cercare di giustificarsi (“ma…”, “però…”). No, nessun però, è così e basta. Qualcuno potrebbe lanciare la provocazione, molto al limite: “Quindi le donne, anche quelle etero, sono tutte potenzialmente lesbiche?”. No, non è così semplice. Un conto è l’amore per la bellezza, un altro sono i gusti sessuali. Riconoscere la beltà di una creatura (o semplicemente di una parte del suo corpo), non significa necessariamente avere il desiderio di approcciare sessualmente ad essa. Sarebbe una soluzione banale, fuorviante, e non sempre corrispondente al vero. Io penso semplicemente che una ragazza veda la bellezza delle sue omologhe così come si può mirare a un bellissimo bosco, al mare, a un’opera d’arte. E sì, certe femmine possono attirare lo stesso livello di attenzione. Ma se io, da maschio etero, posso avere il desiderio di accarezzarle quelle gambe, o di sfiorarla quella vagina, per una ragazza anch’essa etero tutto ciò non è certamente legge. Ci sono troppe dinamiche che intercorrono, nel mezzo. Dipende dall’umore, dalla sensazione specifica che quella persona scaturisce, e anche dalla “temperatura corporea”. In senso assoluto, ritengo che quando si tratta della bellezza femminile, nessuno possa davvero sentirsi al sicuro. Né che si tratti di uomini, né di donne. Si possono raggiungere vette così alte, tali per cui tutto diviene realmente possibile. A esserne colpito per primo, e inevitabilmente, è certamente lo sguardo. Lì non si scappa. Se ti capita a tiro il bellissimo fondoschiena di una giovane ragazza, magari parzialmente o totalmente scoperto, come fai a non guardarlo? Qui entriamo nell’ambito dell’impossibilità di passare oltre. Ed è qui che bisogna interrogarsi con se stesse, in modo assolutamente sincero, per capire dove nasce e muore quell’ammirazione. Per comprendere che non esiste solo il sesso (affatto!), ma anche e soprattutto la bellezza in senso pieno, assoluto, invitante. M’immagino un mondo in cui il secondo fine non esista, o quantomeno non sia dato per scontato. Un mondo in cui in spiaggia una ragazza possa andare da un’altra e dirle semplicemente: “Hai un fondoschiena pazzesco, complimenti. Lo sto guardando da un po’”. Senza che si pensi niente, senza che si faccia niente. Una risata, un ringraziamento, e basta. Solo sincerità, solo ammirazione. Gli epiloghi lasciamoli solo alle fantasie, senza scollarsi troppo dalla realtà. Però ecco, mi spiace uomini ma in questo senso non esistete proprio. Vi salva in parte solo il pene (e solo quando è particolarmente bello), ma in tutti gli altri casi le ragazze vincono a mani basse. Fatevene una ragione, accettate la verità.
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genoa-comunque-e-ovunque · 1 year ago
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GENOA COMUNQUE E OVUNQUE
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:: Trama Genoa. Comunque e ovunque ::
Il film non indugia sugli aspetti strettamente sportivi ma vuole andare ad approfondire il senso profondo dell'essere genoani, la passione che avvicina persone con storie e provenienze diverse, la gioia del tifare come atto di fede a prescindere dai risultati, cosa vera per tante squadre ma ancor di più per una squadra antica e nobile, con una delle tifoserie più calde d'Italia, come il Grifone. La simbiosi tra la cittadi Genova e la sua squadra di calcio rappresenta il cuore stesso del documentario, per celebrare una delle tifoserie piu appassionate e fedeli del nostro Paese e ripercorrere la storia del club più longevo di Italia, analizzando il profondo significato dell'essere Genoani. Emerge così il senso di appartenenza, il desiderio di sostenere la propria comunità, di condividerne le gioie e dolori, "comunque e ovunque". In totale controtendenza con le logiche del marketing e delle multinazionali dell'intrattenimento, questo è soprattutto il racconto di un sentimento irrazionale ed extra calcistico, definito da molti nel film "una malattia", che accomuna, di una passione che si rinnova di generazione in generazione, come dimostrano le testimonianze dei vari intervistati del film.
Un film (in Italiano anche pellicola) è una serie di immagini che, dopo essere state registrate su uno o più supporti cinematografici e una volta proiettate su uno schermo, creano l'illusione di un'immagine in movimento.[1] Questa illusione ottica permette a colui che guarda lo schermo, nonostante siano diverse immagini che scorrono in rapida successione, di percepire un movimento continuo.
Il processo di produzione cinematografica viene considerato ad oggi sia come arte che come un settore industriale. Un film viene materialmente creato in diversi metodi: riprendendo una scena con una macchina da presa, oppure fotografando diversi disegni o modelli in miniatura utilizzando le tecniche tradizionali dell'animazione, oppure ancora utilizzando tecnologie moderne come la CGI e l'animazione al computer, o infine grazie ad una combinazione di queste tecniche.
L'immagine in movimento può eventualmente essere accompagnata dal suono. In tale caso il suono può essere registrato sul supporto cinematografico, assieme all'immagine, oppure può essere registrato, separatamente dall'immagine, su uno o più supporti fonografici.
Con la parola cinema (abbreviazione del termine inglese cinematography, "cinematografia") ci si è spesso normalmente riferiti all'attività di produzione dei film o all'arte a cui si riferisce. Ad oggi con questo termine si definisce l'arte di stimolare delle esperienze per comunicare idee, storie, percezioni, sensazioni, il bello o l'atmosfera attraverso la registrazione o il movimento programmato di immagini insieme ad altre stimolazioni sensoriali.[2]
In origine i film venivano registrati su pellicole di materiale plastico attraverso un processo fotochimico che poi, grazie ad un proiettore, si rendevano visibili su un grande schermo. Attualmente i film sono spesso concepiti in formato digitale attraverso tutto l'intero processo di produzione, distribuzione e proiezione.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate "fotogrammi". Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi".
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