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Abhorsen
Scheda informativa
Titolo originale: Abhorsen
Terzo capitolo de: Trilogia del Vecchio Regno
Autore: Garth Nix
Editore: Fazi Editore
Prima edizione: 2024
Pagine: 380
Prezzo: € 18,50
Trama
Dopo secoli di cattività, il Distruttore sta per tornare libero: Orannis non è più imprigionato nelle profondità della terra e sta cercando di spezzare l'ultimo vincolo che gli impedisce di esercitare i suoi terribili poteri. Mentre il Vecchio Regno cade ancora una volta nell'oscurità e nel terrore, la popolazione può confidare solo nell'Abhorsen, flagello dei morti. Ma l'Abhorsen Sabriel si è recata ad Ancelstierre insieme a suo marito il re e nessuno ha più ricevuto notizie. Soltanto Lirael, erede alla carica di Abhorsen, ha qualche possibilità di fermare Orannis, anche se non ha idea di come fare. Fino a poco tempo fa era semplicemente un'assistente bibliotecaria, che speranze può avere di salvare il mondo? Guidata da una visione delle Clayr, Lirael decide di mettersi in viaggio insieme ai suoi fidati compagni – Sameth, la Canaglia e Mogget – per cercare ovunque, sia nel regno dei vivi che in quello dei morti, qualcosa che la aiuti a fermare il Distruttore. Ma tra i mostri d'ombra e malvagi negromanti, sembra che Nicholas, il migliore amico di Sameth, si sia lasciato manipolare dai poteri di Orannis e stia collaborando con lui. Che possibilità ha una giovane donna di sconfiggere un potere in grado di distruggere la vita stessa?
Recensione
È sempre meglio agire.
Con l'Abhorsen — il terzo volume della Trilogia del Vecchio Regno — si conclude il viaggio di Lirael che, partita dal Ghiacciaio delle Clayr come “Clayr senza vista” trova non solo il suo posto nel mondo, ma anche una famiglia e degli amici che, con il tempo, imparerà a conoscere, così come diventerà un'Abhorsen degna del suo ruolo, orgoglio di suo padre, Abhorsen prima di Sabriel,e della stessa Sabriel sua sorellastra, proprio come sua madre Arielle aveva previsto.
Meglio non contare le mele prima di aver piantato l'albero. [...] La vita andava avanti, sebbene in una lotta continua.
Come nei precedenti volumi Lirael e, prima ancora, Sabriel, anche nell'Abhorsen sono contenuti preziosi insegnamenti, tra cui il non mettere fretta al tempo e alle proprie capacità e abilità di spledendere, e il non arrendersi mai di fronte alle difficoltà.
La scrittura di Garth Nix ti tiene incollato alle pagine, piene di colpi di scena e avventure che vorresti davvero vivere in prima persona, nonostante l'oscurità e l'incombente malasorte del mondo che potrebbe polverizzare tutto il conosciuto, tanto che anche nel fortuito caso in cui Lirael e i suoi compagni non fossero riusciti a fermare il Orannis, il Distruttore, la fantasia del lettore sarebbe galoppata: se per pura fortuna un singolo individuo, o un paio di esseri viventi, fossero riusciti a scampare alla morte certa, cosa sarebbe loro successo? Un interrogativo che, comunque, non si pone se non in un finale alternativo.
L'epilogo dell'Abhorsen lascia comunque spazio all'immaginazione: in cosa consiste il nuovo e inaspettato percorso di Nicholas Sayre?
Valutazione
★★★★★ 5/5
La serie Trilogia del Vecchio Regno
Sabriel Lirael Abhorsen
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" [Giacomo Matteotti] Non ostentava presunzioni teoriche: dichiarava candidamente di non aver tempo per risolvere i problemi filosofici perché doveva studiare bilanci e rivedere i conti degli amministratori socialisti. E così si risparmiava ogni sfoggio di cultura. Ma il suo marxismo non era ignaro di Hegel, né aveva trascurato Sorel e il bergsonismo. È soreliana la sua intransigenza. La concezione riformista di un sindacalismo graduale invece non era tanto teorica quanto suggeritagli dall'esperienza di ogni giorno in un paese servile che è difficile scuotere senza che si abbandoni a intemperanze penose. Egli fu forse il solo socialista italiano (preceduto nel decennio giolittiano da Gaetano Salvemini) per il quale riformismo non fosse sinonimo di opportunismo. Accettava da Marx l'imperativo di scuotere il proletariato per aprirgli il sogno di una vita libera e cosciente; e pur con riserve poco ortodosse non repudiava neppure il collettivismo. Ma la sua attenzione era poi tutta a un momento d'azione intermedio e realistico: formare tra i socialisti i nuclei della nuova società: il Comune, la scuola, la Cooperativa, la Lega. Così la rivoluzione avviene in quanto i lavoratori imparano a gestire la cosa pubblica, non per un decreto o per una rivoluzione quarantottesca. La base della conquista del potere e della violenza ostetrica della nuova storia non sarebbe stata vitale senza questa preparazione.
E del resto, troppo intento alla difesa presente dei lavoratori, Matteotti non aveva tempo per le profezie. Più gli premeva che operai e contadini si provassero come amministratori, affinché imparassero e perciò nei varii Consigli comunali soleva starsene come un consigliere di riserva, pronto a riparare gli errori, ma voleva i più umili allo sperimento delle cariche esecutive. Non ebbe mai in comune coi riformisti la complicità nel protezionismo, anzi non esitò a rimanere solo col vecchio Modigliani ostinato nelle battaglie liberiste, che per lui non erano soltanto una denuncia delle imprese speculative di sfruttatori del proletariato, ma anche una scuola di autonomia e di maturità politica concreta nella sua provincia. Così procede tutta la cultura e tutta l'azione di Matteotti, per esigenze federaliste, dalla periferia al centro, dalla cooperativa al Comune, dalla provincia allo Stato. Il suo socialismo fu sempre un socialismo applicato, una difesa economica dei lavoratori, sia che proponesse sulla "Lotta" di Rovigo o nella Lega dei Comuni socialisti dei passi progressivi, sia che parlasse dall' "Avanti!" o dalla "Giustizia" a tutto il proletariato italiano, sia che come relatore della Giunta di Bilancio portasse nella sede più drammatica e travolgente il suo processo alle dominanti oligarchie plutocratiche. "
Piero Gobetti, Matteotti, Piero Gobetti Editore, Torino, 1924, pp. 25-27.
NOTA: il brano è tratto dall'opuscolo pubblicato alla fine del luglio del 1924, nel vivo della crisi politica ed istituzionale scatenata dalla tragica scomparsa del deputato Matteotti. Il testo riproduceva integralmente un lungo articolo comparso un mese prima con lo stesso titolo sulla rivista di Gobetti La Rivoluzione liberale, così come erano tratti da questa pubblicazione i Cenni biografici sullo scomparso posti in calce all'opuscolo.
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“Tornando a B., gli manca l’organo della vita intellettuale, etica, estetica. In compenso ha un apparato percettivo e motorio adatto alla caccia: animale monstre, del genere caimano o squalo, diversamente dai quali allarga le ganasce nel riso, scherza, parla come le fontane buttano acqua, suona, balla; e l’ascendente ilare moltiplica le prede. Laurea tardiva in legge, imprese edili, bilanci opachi, girandole societarie, affari via via più grossi. Viene su a coups de main. Uno è l’acquisto della principesca villa d’Arcore dall’unica erede Casati Stampa: costa poco, quasi niente; mediava la compravendita un avvocato, già protutore dell’alienante, sulla cui testa peseranno condanne penali perché gli compra favori giudiziari (così sedici anni dopo, diventa editore dominante, padrone della Mondadori); e lì, a Villa San Martino, s’insedia uno pseudostalliere, boss mafioso, restandovi due anni. Sta a pennello nella P2. Sinora era storia d’ordinario affarismo. Quando la Consulta schiude l’etere ai privati abolendo il monopolio statale, irrompe e divora i concorrenti. L’arma è una gestione stregonesca: soap-opere, vaudeville sguaiato, lotterie, giochi, un allegro mondo finto dove la fortuna sta dietro l’angolo; niente che affatichi i neuroni, lasciamoli dormire (la Rai manda in onda Omero, Flaubert, Tolstoj o simili barbose pappolate); così cattura l’audience e rastrella pubblicità. La Corte postulava dei limiti. Come non detto, e quando dei pretori tentano d’imporli, gli presta man forte Bettino Craxi, presidente del Consiglio dettando scandalosi decreti. L’operazione costa un occhio ma ne valeva due. Giulio Andreotti vara una legge Mammì che lo consacra duopolista: cinque ministri democristiani tentavano d’impedire l’abuso dimettendosi, impassibile, li sostituisce d’un colpo. La cadente Repubblica era corrotta nelle midolla: gliele mangiavano consorterie fameliche, quindi odiose agl’imprenditori; un’inchiesta penale innesca la spirale; e finiscono travolte. Nel vuoto entra lui, fingendosi uomo nuovo in polemica col professionismo politico parassitario del quale è figlio: gl’ignari lo vedono liberal-liberista, pragmatico, semplificatore; accorrono dei chierici delusi dal vecchio establishment. Vari segni destano sospetti: ad esempio, l’inno, talmente volgare da non attecchire; quel sorriso digrignato ha l’aspetto fisso delle maschere; l’Ego gli cade da ogni parte. Vinta la partita elettorale, figura male al governo, com’era prevedibile. Gli mancano qualità organiche: la cura degl’interessi altrui in prospettive lunghe implica distacco dall’Io; lui vi sta avviluppato, un pitone nelle spire; era affarista da preda, tale rimane, insofferente d’ogni regola. Non è il suo mestiere: dura solo sei mesi ma disponendo d’un ordigno formidabile, l’adopera senza scrupoli, sul presupposto che lo spettatore medio, frollato al punto giusto, abbia l’età mentale d’undici anni, e dipenda solo dallo stregone abbassarla ancora; dopo sedici mesi d’interregno, raccoglie più voti del cartello avversario, perdendo nei Collegi uninominali. Sul campo è l’antipode del capitalista weberiano. Imprenditore? No, impresario d’una lobectomia collettiva e scorridore d’affari: pratica ridendo menzogna sistematica, fraudolenta quando occorre, arte del corrompere, plagio spietato; predatore-barzellettiere dai riflessi infallibili, non patisce fisime inibitorie né perde tempo in fatiche mentali; nel suo genere combina mirabilia. Qui viene utile la scienza del viso: il catalogo medievale degl’indizi include soprannomi e mala physiognomia; le icone berlusconiane, meticolosamente curate dagli addetti, dicono tutto”. Così , su #Berlusconi, Franco Cordero (quanto ci manca oggi), ricordato e riproposto da Duccio Facchini e @altreconomia
via @tomasomontanari
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Iniziò a guidare a tutta velocità, come un pazzo, chiuso nella sua cupa rabbia (Josephine Winslow Johnson, Il viaggiatore oscuro, Bracciano, Del Vecchio Editore, 2015).
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Festina lente
Il motto (che va pronunciato con l'accento sulla "i": festìna lente) venne associato al simbolo della tartaruga con vela da Cosimo I de' Medici, che nel XVI secolo ne fece l'emblema della sua flotta, come monito di ponderazione delle imprese perché avessero successo. La tartaruga, animale famoso per la sua lentezza, ma anche sinonimo di prudenza, è abbinata alla vela gonfiata dal vento, ovvero ciò che spinge le navi, quindi sinonimo di forza d'azione.
Il simbolo della tartaruga con la vela, abbinata al motto Festina lente, è ancora oggi visibile in decine di raffigurazioni su soffitti e pavimenti di Palazzo Vecchio a Firenze, il motto Festina Lente è inciso anche sui 2 battenti della porta di accesso al salone dei 200 nel corridoio prospiciente l'ingresso al salone dei 500. Oltre sedici raffigurazioni si trovano sul soffitto del Salone dei Cinquecento, mentre altre sono visibili nel Quartiere di Eleonora di Toledo, nel quartiere degli elementi e nella sala di Leone X. La frase fu scelta come motto da Aldo Manuzio, editore e tipografo attivo a Venezia tra la fine del XV secolo e l'inizio del XVI secolo. Anche il britannico Conte di Onslow lo scelse come motto, come traduzione letterale in latino dell'inglese on-slow. Il motto è inoltre utilizzato dalla nobile famiglia di origine fiorentina dei Gherardini.
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Il blog consiglia "Le avventure di Joele. Il tesoro di Magellano" di Gianfranco Dabbicco, Giazira editore. Da non perdere!
“Vivi la tua vita inseguendo la felicità, cerca di fare il meglio che puoi e quello che più ti fa sentir vivo” Un anno dopo la Rotta Dei Cento Giorni, Novadera corre un grande percolo, le marine reali del vecchio continente sono sempre più vicine e insidiose. L’isola ha bisogno di protezione e c’è un solo modo per ottenere le risorse necessarie a fortificarla: ritrovare il leggendario e…
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George Orwell (La fattoria degli animali)
quando, anni fa, avevano cominciato a lavorare per abbattere il genere umano. Queste scene di terrore e di strage non erano ciò che avevano sperato di vedere la notte in cui il Vecchio Maggiore li aveva incitati alla ribellione. Se lei stessa avesse avuto una qualche visione del futuro, questa era l'immagine di una società di animali liberati dalla fame e dalla frusta, di animali tutti uguali, ognuno al lavoro secondo le proprie capacità, con i forti che proteggevano i deboli, come aveva protetto l'ultima covata di anatroccoli con la zampa anteriore la notte del discorso del Vecchio Maggiore. Invece (e lei non sapeva perché) eccoli giunti al punto che nessuno osava esprimere le proprie idee, che cani feroci vagavano ovunque ringhiando, che dovevi vedere i tuoi compagni fatti a pezzi dopo che avevano confessato crimini sconvolgenti. Non c'erano, nella sua mente, idee di ribellione o di disobbedienza. Sapeva che, se anche le cose erano arrivate a questo punto, essi stavano molto meglio di quanto fossero stati ai tempi di Jones, e che la cosa che era più necessaria tra tutte era impedire il ritorno degli esseri umani. Qualunque cosa succedesse, ella sarebbe rimasta fedele, avrebbe lavorato sodo, eseguito gli ordini che le erano impartiti, e avrebbe accettato che Napoleone fosse al comando. Nonostante tutto, però, non era questo che lei e gli altri animali avevano sperato, non era questo ciò per cui avevano faticato. Non era per questo che avevano costruito il mulino e affrontato le pallottole del fucile di Jones. Erano questi i suoi pensieri, sebbene le mancassero le parole per esprimerli. Alla fine, sentendo che questo poteva sostituire le parole d'Inghilterra". Gli altri animali, che sedevano attorno a lei, ripresero a loro volta la canzone e la cantarono per tre volte con voce intonata ma lenta e piena di dolore, in un modo in cui mai prima l'avevano cantata.
Prima uscita: 17 agosto 1945 Editore: Liberamente Pagine: 144
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TOC: Italian Journal of Linguistics / Rivista di Linguistica Vol. 35, No. 1 (2023)
Rania Al-Aqarbeh Transfer of L1 strategies in L2 processing of long-distance dependencies pp. 3-42 Special issue: Guest-editors Eugenio Goria, Margherita Di Salvo Sociolinguistic perspectives on Italian Heritage languages communities Eugenio Goria, Margherita Di Salvo Foreword pp. 43-44 Eugenio Goria, Margherita Di Salvo An Italoromance perspective on Heritage Languages pp. 45-70 Valentina Del Vecchio Code-mixing and intergenerational variation within an Italian community in Bletchley (UK) p http://dlvr.it/T34DHV
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John Connolly "I senza nome", Fanucci Editore
Uscita in libreria e ebook: 26/01/2024 CINQUE VITTIME. UN NUMERO NON IDENTIFICATO DI ASSASSINI. SOLO DUE UOMINI POSSONO FARE GIUSTIZIA. Con l’aiuto di Parker, Louis e Angel cercano vendetta per la morte del vecchio alleato di Louis. Ad Amsterdam, quattro persone vengono massacrate, e i resti disposti intorno alla forma crocifissa del loro patriarca, De Jaager, intermediario e vecchio alleato…
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Lirael
Scheda informativa
Titolo originale: Lirael
Secondo capitolo de: Trilogia del Vecchio Regno
Autore: Garth Nix
Editore: Fazi Editore
Prima edizione: 2023
Pagine: 498
Prezzo: € 18,50
Trama
Sono passati tanti anni da quando Sabriel, la regina Abhorsen, ha sconfitto il malvagio Kerrigor; anni in cui il Vecchio Regno ha conosciuto pace e prosperità. Ma il confine tra il regno dei vivi e l'oltretomba sta per essere nuovamente messo a rischio. Lirael vive nel Ghiacciaio delle Clayr, ma non si è ma sentita veramente parte di questa comunità di chiaroveggenti. A quattordici anni ancora non possiede il dono della Veggenza, ovvero la capacità di guardare nel presente per scorgere un possibile futuro. In preda alla solitudine e a un forte senso di insicurezza, Lirael cerca di distrarsi trascorrendo le giornate nella Grande Biblioteca, dove di nascosto studia leggende e antichi incantesimi in compagnia di una misteriosa amica a quattro zampe. Dall'altra parte del Muro, ad Ancelstierre, il principe Sameth si sente altrettanto solo e incerto di fronte a un futuro che lo attende. Prima o poi dovrà ricoprire il ruolo di Abhorsen seguendo le orme di sua madre Sabriel, ma la prospettiva di avere a che fare con i morti lo terrorizza. Mentre Lirael scopre tra le pagine dei libri una profezia sul suo conto che la condurrà in una missione disperata, anche Sameth si mette in viaggio per salvare un amico da nuove forze oscure che sembrano minacciare il Vecchio Regno; ma i morti non potranno essere rimandati indietro definitivamente finché non verrà alla luce il segreto che lega il destino dei due protagonisti.
Recensione
È il viandante a scegliere il sentiero o il sentiero che scegli il viandante?
Anche Lirael, come Sabriel, è la storia di un viaggio sia fisico sia di conoscenza personale, ma — a differenza di Sabriel — Lirael è un viaggio a duplice voce: quella di Lirael stessa, e quella del figlio di Sabriel e Touchstone, Sameth.
Questo nuovo viaggio, infatti, è un viaggio in cui sia Lirael sia Sameth affrontano i propri destini, trovandosi a comprendere meglio loro stessi e a scoprire che, qualunque cosa il destino abbia avuto il destino per loro, non è veramente stato scritto. Loro stessi sono artefici del loro destino, o dei loro possibili destini: le stesse Clayr, che vedono i possibili futuri, ritengono che siano le scelte che si compiono nel presente che determinano il proprio futuro.
Il mondo creato da Garth Nix è così ben costruito da sembrare reale, complice anche il fatto che oltre il Muro vi è effettivamente un mondo che sembra essere esattamente quello reale, con la magia che non esiste e non funziona — così, come d'altro canto, non funzionano le tecnologie del mondo oltre il Muro. La scrittura dei protagonisti, poi, è così ben fatta da farti empatizzare con loro, complice anche le sensazioni che essi provano, così simili a quelle in cui ci si può effettivamente ritrovare.
Valutazione
★★★★★ 5/5
La serie Trilogia del Vecchio Regno
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“ Ahmad aveva la febbre. Strofinare preparati a base di erbe sul suo corpo in fiamme non sortiva alcun effetto. A quel punto, Salima era andata a chiedere aiuto a suo zio Shaykh Sa‘id. Era invecchiato, certo, ma non abbastanza da lasciare che il suo cuore si sciogliesse davanti alle suppliche della nipote. Lo aveva implorato, gli aveva ricordato che era la figlia di suo fratello Shaykh Mas‘ud, l’aveva pregato di avere compassione, di dimostrare la sua fede, la sua signorilità, la sua generosità, magnanimità e saggezza. Si era appellata a tutto quello cui si può appellare una madre con il figlio dilaniato dalla febbre. Ma la risposta dello shaykh non era cambiata: “La Range Rover non lascerà mai ‘Awafi senza di me.” Il giorno dopo, la febbre di Ahmad era aumentata, il bambino aveva cominciato a delirare. Salima era tornata dallo zio accompagnata dal marito. ‘Azzan si era trattenuto a lungo con il vecchio, gli aveva spiegato che suo figlio peggiorava e che l’unico ad avere una macchina con cui portarlo all’ospedale al-Sa‘ada di Maskade era lui, Shaykh Sa‘id. Se ci fossero andati a dorso d’asino, ci avrebbero messo quattro o cinque giorni e non sarebbero riusciti a salvare il bambino. Gli disse che avrebbe pagato qualsiasi cifra gli avesse chiesto, compreso il salario dell’autista. “Non ho altro da dire,” aveva replicato Shaykh Sa‘id. “La Range Rover non esce da ‘Awafi. Tuo figlio guarirà anche senza dottori. Che sarà mai, tutti i bambini hanno la febbre e poi guariscono.”
‘Azzan e Salima erano usciti da casa dello shaykh cercando di non guardare il fuoristrada verde parcheggiato vicino al portone. Quando Shaykh Sa‘id l’aveva comprato, due anni prima, e l’autista l’aveva portato in paese, erano tutti usciti in strada per vederlo. Persino l’anziana madre dello shaykh si era avventurata fuori facendosi sostenere dalle sue schiave ma poi, quando aveva sentito il rombo del motore e visto le ruote nere che giravano velocissime, si era spaventata e gli aveva tirato una pietra urlando ai quattro venti che quella era opera del diavolo. La pietra aveva rotto un finestrino e Shaykh Sa‘id aveva ordinato alle schiave di riportare dentro la madre minacciando di frustarle sotto il sole se solo l’avessero fatta uscire di nuovo. Da quel giorno la Range Rover si era mossa solo quando lo shaykh sedeva al posto del passeggero. E se con lui c’era una delle sue mogli, i finestrini venivano oscurati con delle lenzuola. Salima aveva pianto per tutta la strada fino a casa e, da quel momento, ‘Azzan aveva nutrito un unico sogno: possedere una macchina. Aveva giurato che avrebbe chiesto al Sultano il permesso di comprarne una, esattamente come aveva fatto Shaykh Sa‘id, e poco importava se avesse dovuto vendere i campi ereditati dal padre. Ma Ahmad non aveva aspettato che ‘Azzan mantenesse fede al suo giuramento, la febbre era stata più veloce e lo aveva ucciso. Gli avevano tolto vestiti e amuleti e predisposto la rituale pedana di rami di palma in mezzo al cortile. I vicini avevano portato secchi d’acqua dal canale per lavarlo, l’avevano cosparso di incenso e di olio di oud, lo avevano avvolto in un sudario candido e avevano portato il feretro al cimitero a ovest del paese. Il giudice Yusuf aveva detto ad ‘Azzan: “Tuo figlio adesso è in paradiso, e quando verrà la tua ora ti porterà dell’acqua fresca per spegnere la tua sete.” ‘Azzan era stato zitto, non aveva detto che lui aveva sperato che suo figlio l’acqua gliela portasse lì, sulla terra, negli anni della sua vecchiaia. Si era mostrato fermo e paziente come si conviene e aveva stretto la mano di chi gli porgeva le condoglianze. Le aveva strette tutte, persino quella di Shaykh Sa‘id. “
Jokha Alharthi, Corpi celesti, traduzione dall'arabo di Giacomo Longhi, Bompiani (collana Narratori Stranieri), 2022¹; pp. 122-124.
[Edizione originale: سيدات القمر (Sayyidat el-Qamar; Le signore della luna), editore Dār al-Ādāb, Beirut, Libano, 2010]
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Campobasso: la memoria come turbamento, Paolo Di Paolo incontra il pubblico di Ti racconto un libro.
Campobasso: la memoria come turbamento, Paolo Di Paolo incontra il pubblico di Ti racconto un libro. Una passeggiata lungo le rive di un grande lago, i ricordi che riaffiorano, la memoria da ricucire. Nomi, volti, vite solo apparentemente dimenticati che riemergono sullo specchio d’acqua che accorcia la distanza tra il presente e il passato. Nel suo Romanzo senza umani, edito da Feltrinelli, Paolo Di Paolo interroga i disastri climatici delle nostre singole vite. Gli anni senza estate, i desideri furiosi come acquazzoni tropicali, le secche della speranza, il gelo che intorpidisce e nasconde. E poi il disgelo, che finalmente riporta alla luce. Prossimo ospite di Ti racconto un libro 2023, il laboratorio permanente sulla lettura e sulla narrazione promosso e realizzato dal Comune di Campobasso e dall’Unione Lettori Italiani, con la direzione artistica e organizzativa di Brunella Santoli e il patrocinio della Provincia di Campobasso, Di Paolo affronta un tema poco esplorato: la memoria è turbamento. C’è chi ricorda troppo, chi ricorda meno, chi non percepisce lo scorrere del tempo. Siamo tutti congelati fra versioni sconnesse del passato. Non è facile leggere la vita mentre accade. In questo romanzo gli umani sono a fuoco più che mai. Come Mauro Barbi, storico di professione, che cerca di aggiustare i ricordi degli altri – le persone che ama e ha amato – proponendo la sua versione dei fatti. Cerca di costruire una “memoria condivisa” che lo riguarda. Ma che impresa è? Forse c’entra una Piccola era glaciale privata, un processo di raffreddamento che ha spopolato la sua esistenza. Dove sono Fiore, Arno, il vecchio Cardolini, Meri, la Ragazza belga di Madrid? Dov’è Anna? Dove sono tutti? Forse il lago a cui ha dedicato anni di studio può dargli le risposte che cerca. Vede, anzi immagina, l’immensa lastra di ghiaccio che lo copriva da sponda a sponda quattro secoli e mezzo prima. Il sole pallido su una catasta di uccelli morti. Un lunghissimo inverno che travolse l’Europa con i suoi venti polari, le grandinate furiose, le inondazioni. Una remota stagione estrema che faceva battere i denti, perdere la speranza, impazzire. Come se ne uscì? Come se ne esce? Le immagini del passato ci ingannano sempre. Barbi prova a rientrare nel presente, con tutta l’ansia e la fatica che richiedono i gesti semplici. Uno in particolare potrebbe cambiare tutto. L’incontro con l’autore è in programma lunedì 6 novembre, alle ore 18.30 nel Circolo Sannitico di Campobasso. Con lui dialogherà lo scrittore Paolo Massari. Nella mattina di lunedì 6 novembre, Paolo Di Paolo incontrerà gli alunni delle scuole medie di Campobasso per parlare del suo libro Trovati un lavoro e poi fai lo scrittore, edito Rizzoli, divertente storia di una passione che sfida i pregiudizi e anche il buonsenso. All’incontro parteciperà Stefania di Mella, editor del libro. Venerdì 17 novembre, alle ore 18.30 nella Sala della Costituzione a Campobasso, Ti racconto un libro festeggerà la pubblicazione nella collana Bur di Rizzoli di Corpi estranei, il primo romanzo dello scrittore molisano Pier Paolo Giannubilo che dopo quindici anni torna nelle librerie in una nuova versione, rivista nella lingua e nella struttura e ampliata con un capitolo finale inedito. La prefazione al libro è firmata dallo scrittore Mirko Zilahy, autore di romanzi dal successo internazionale. INCONTRI CON L’AUTORE Lunedì 6 novembre ore 18.30– Circolo Sannitico – Campobasso ROMANZO SENZA UMANI- Ed. Feltrinelli, incontro con PAOLO DI PAOLO in dialogo con PAOLO MASSARI Un uomo cammina lungo le rive di un grande lago tedesco. È partito all’improvviso, dopo avere provocato una serie di “incidenti emotivi”, come lui stesso li definisce. È ripiombato nella vita di persone che non vedeva da tempo. Ha risposto a email rimaste lì per quindici anni, facendo domande fuori luogo. Ha provato a riannodare fili spezzati. Mauro Barbi, storico di professione, cerca di aggiustare i ricordi degli altri – le persone che ama e ha amato – proponendo la sua versione dei fatti. Cerca di costruire una “memoria condivisa” che lo riguarda. Ma che impresa è? Forse c’entra una Piccola era glaciale privata, un processo di raffreddamento che ha spopolato la sua esistenza. Dove sono Fiore, Arno, il vecchio Cardolini, Meri, la Ragazza belga di Madrid? Dov’è Anna? Dove sono tutti? Forse il lago a cui ha dedicato anni di studio può dargli le risposte che cerca. Vede, anzi immagina, l’immensa lastra di ghiaccio che lo copriva da sponda a sponda quattro secoli e mezzo prima. Il sole pallido su una catasta di uccelli morti. Un lunghissimo inverno che travolse l’Europa con i suoi venti polari, le grandinate furiose, le inondazioni. Una remota stagione estrema che faceva battere i denti, perdere la speranza, impazzire. Come se ne uscì? Come se ne esce? Le immagini del passato ci ingannano sempre. Barbi prova a rientrare nel presente, con tutta l’ansia e la fatica che richiedono i gesti semplici. Uno in particolare potrebbe cambiare tutto. In questo suo Romanzo senza umani, dove gli umani sono a fuoco più che mai, Paolo Di Paolo interroga i disastri climatici delle nostre singole vite. Gli anni senza estate, i desideri furiosi come acquazzoni tropicali, le secche della speranza, il gelo che intorpidisce e nasconde. E poi il disgelo, che finalmente riporta alla luce. Che cosa ricordano, gli altri, di noi? “Paolo Di Paolo affronta un tema poco esplorato: la memoria è turbamento. C’è chi ricorda troppo, chi ricorda meno, chi non percepisce lo scorrere del tempo. Siamo tutti congelati fra versioni sconnesse del passato. Non è facile leggere la vita mentre accade. Un romanzo magnifico e audace.” André Aciman PAOLO DI PAOLO è nato nel 1983 a Roma. Ha pubblicato i romanzi Raccontami la notte in cui sono nato (2008), Dove eravate tutti (2011; Premio Mondello e Super Premio Vittorini), Mandami tanta vita (2013; finalista Premio Strega), Una storia quasi solo d’amore (2016), Lontano dagli occhi (2019) Premio Viareggio-Rèpaci, tutti nel catalogo Feltrinelli e tradotti in diverse lingue europee. Molti suoi libri sono nati da dialoghi: con Antonio Debenedetti, Dacia Maraini, Raffaele La Capria, Antonio Tabucchi, di cui ha curato Viaggi e altri viaggi (Feltrinelli, 2010), e Nanni Moretti. È autore di testi per bambini, fra cui La mucca volante (2014; finalista Premio Strega Ragazze e Ragazzi) e I Classici compagni di scuola (Feltrinelli, 2021), e per il teatro. Scrive per “la Repubblica” e per “L’Espresso”. ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Ciao Tumblr.
Se ti sei unito a noi prima di novembre 2022 e pubblichi principalmente sul Web, conoscerai i due editor di post: l'editor legacy e il "nuovo" editor web (precedentemente noto come "editor beta").
A partire dal 15 maggio, lavoreremo gradualmente per rimuovere il vecchio editor come opzione per la creazione di nuovi post. I nuovi post creati sul web verranno creati nel nuovo editor web. Speriamo di completare questa modifica entro il 15 luglio.
Questa modifica riguarda solo gli account creati prima di novembre 2022. Gli account più recenti sono già impostati automaticamente sul nuovo editor web.
Ciò non influirà sulla pubblicazione nelle app perché siamo passati a questo nuovo editor sulle app circa quattro anni fa. Se usi le app, hai utilizzato il nuovo editor per tutto questo tempo!
Ciò non influirà su ciò che puoi includere in un post, solo su come ci arrivi: puoi ancora includere tutti i diversi tipi di media in un post, solo ora lo farai tramite i blocchi di contenuto del nuovo web editor invece di selezionare un tipo di post dalla barra dei tipi di post nella parte superiore della dash. Quindi, se sei a metà di un post di testo e decidi che ciò di cui questo post ha davvero bisogno è il tuo rettile domestico, fai clic sulla piccola icona rossa dell'immagine nell'editor del post, seleziona un'immagine e voilà. Le lucertole ci rubano il cuore.
Se preferisci ancora pubblicare sul web utilizzando l'editor legacy, continua a leggere perché il resto di questo post è per te.
Come puoi prepararti a questo cambiamento?
Una volta completato questo aggiornamento, non sarai in grado di creare post utilizzando l'editor vecchio. Sarai in grado di modificare i post creati utilizzando l'editor legacy, almeno per ora.
Inizia a utilizzare il nuovo editor web prima del passaggio. Questo ti aiuterà ad aiutarci a risolvere eventuali problemi che potresti riscontrare. Significa anche che saprai già a cosa vai incontro prima che il passaggio sia definitivo.
Parla con noi. Inviaci un feedback. Soprattutto se stai passando dal vecchio al nuovo editor web. Vogliamo conoscere la tua esperienza: ci sono flussi di lavoro o funzionalità specifici in legacy che desideri vedere nel nuovo editor?
Se utilizzi un tema, assicurati di verificare se supporta i post creati utilizzando il nuovo editor web e aggiornalo in caso contrario.
Per quelli di voi che tagliano i reblog: @rpschtuff ha creato un post principale incredibilmente dettagliato che entra nel vivo della pratica nel nuovo editor web.
XKitters: XKit Rewrite è stato esplicitamente progettato pensando alla nuova esperienza web. Ciò significa che dovrai utilizzare XKit Rewrite durante la creazione di post nel nuovo web editor.
È tutto per ora. Ricorda che puoi sempre metterti in contatto con noi. Se si tratta del nuovo web editor, il supporto è il posto che fa per te. Se si tratta di qualcos'altro, @wip è il tuo uomo.
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Pisa Book Festival 2023
Da giovedì 28 settembre a domenica 1 ottobre, la nuova edizione del Pisa Book Festival si propone al pubblico come manifestazione culturale che combina la promozione del libro con quella di musei e complessi storici, luoghi d’arte, identità e memoria storica, organizzata dell’Associazione Pisa Book Festival con il patrocinio del Comune di Pisa, Regione Toscana, Fondazione Pisa, Acque Spa e Camera di Commercio della Toscana Nord-Ovest. Gli Arsenali Repubblicani di Pisa saranno il cuore della fiera, con oltre 90 editori indipendenti nella veste di espositori e promotori di eventi, mentre le sale del Fortilizio della Cittadella e dei vicini Museo delle Navi Antiche di Pisa e Museo Nazionale di Palazzo Reale accoglieranno gli oltre 200 incontri tra presentazioni di libri, dialoghi con gli autori, masterclass di traduzione, laboratori di scrittura, seminari e piccoli convegni. La manifestazione aprirà giovedì 28 settembre alle 16, negli Arsenali Repubblicani, con il taglio del nastro e il discorso inaugurale su Pisa e i Medici di Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, e la lectio magistralis di Lina Bolzoni, madrina della XXI edizione del Festival, sull’Arte della Memoria. Tra le numerose ospiti femminili, fanno il loro ingresso al Pisa Book Festival la poetessa Vivian Lamarque con L’amore da vecchia (Mondadori) e Michela Marzano, e torna Chiara Francini con il suo Forte e Chiara (Rizzoli) che presenterà in dialogo con Sebastiano Mondadori. In collaborazione con la Regione Toscana, venerdì 29 settembre nel Fortilizio della Cittadella, si aprirà uno spazio di incontri alla scoperta del mondo dell’editoria e dei suoi mestieri e, alle 18, si terrà la Cerimonia di premiazione della terza edizione dei Pisa Book Translation Awards con i tre traduttori finalisti, Eleonora Ottaviani (Del Vecchio Editore), Antonella Conti (Fazi Editore) e Fabio Cremonesi (NN Editore) dove saranno assegnati anche il Premio alla Carriera a Renata Colorni, il Premio Poesia e la Menzione Speciale Editore Indipendente. Nel ciclo degli Omaggi ai grandi della letteratura, quest’anno il Festival ricorderà Alessandro Manzoni con Eleonora Mazzoni, autrice del libro Il cuore è un guazzabuglio (Einaudi); e José Saramago con Roberto Francavilla, curatore dell’edizione italiana de I suoi nomi biografia passionale del Premio Nobel portoghese (Feltrinelli). L’edizione numero 21 del Pisa Book Festival segna il debutto del ciclo Lezioni di Storia, ospitato nel Museo Nazionale di Palazzo Reale, venerdì 29 aprirà Carmine Pinto con Curtatone e Montanara, combattere e morire nel Risorgimento, sabato 30 David Salomoni accompagnerà il pubblico nel viaggio di Francis Drake, un corsaro ai confini del mondo e domenica 1 ottobre concluderà il ciclo Arnaldo Marcone rievocando gli ultimi giorni dell’Impero romano. Come sempre non mancheranno gli eventi dedicati agli scrittori e alla letteratura regionale, confermata la rubrica 'Made in Tuscany', dedicata a poeti e scrittori toscani, curata da Vanni Santoni, che dialogherà con la scrittrice Lorenza Gentile e le poetesse Elisa Biagini e Francesca Matteoni, mentre di Edizioni regionali e legame col territorio si parlerà con Bernard Biancarelli e Mario Papalini, editore di Effigi, nell’evento organizzato da Éditions Albiana. Read the full article
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12 set 2023 16:14
LA “PITONESSA” VIENE STRITOLATA DAGLI AZIONISTI DI MINORANZA DI “VISIBILIA” – SECONDO I SOCI, IL NUOVO CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA SOCIETÀ "È ANCORA IN MANO A SANTANCHÈ" - LA LETTERA AL TRIBUNALE DI MILANO: “PROSEGUE LA DOLOSA MANIPOLAZIONE DELLE VOCI DI BILANCIO. LO STATO PATRIMONIALE SAREBBE È IN ASSOLUTO DISSESTO” – E CHIEDONO AI GIUDICI DI NOMINARE UN AMMINISTRATORE GIUDIZIARIO... -
Estratto dell’articolo di Monica Serra per “la Stampa”
Nessun rilancio di Visibilia Editore, nessuna «netta cesura tra il vecchio organo gestorio e quello in carica». La governance attuale - che fino al misterioso suicidio faceva capo a Luca Giuseppe Reale Ruffino - di fatto opererebbe «in continuità» con la precedente, proseguendo anche nella «dolosa manipolazione delle voci di bilancio» che ha fatto finire indagata la ministra al Turismo Daniela Santanchè.
A rilanciare la battaglia sono gli azionisti di minoranza che, in vista della discussione della causa civile nell'udienza del 14 settembre, hanno depositato una nota al Tribunale di Milano, chiedendo non solo di «ordinare l'ispezione dell'amministrazione al fine di verificare la sussistenza delle irregolarità denunciate», ma anche di «revocare amministratori e sindaci e nominare un amministratore giudiziario della società».
Già nell'estate del 2022, era stato il gruppo di soci, che rappresentano più del 5 per cento del capitale, con gli avvocati Antonio Piantadosi e Dario Cantoro, a denunciare le presunte gravi irregolarità dando il via anche all'inchiesta su Santanchè, finita nel registro degli indagati per falso in bilancio e bancarotta fraudolenta. La pm Maria Giuseppina Gravina e l'aggiunta Laura Pedio, titolari del fascicolo, si sono costituite nel giudizio civile.
E il 22 giugno hanno depositato le consulenze del professore Nicola Pecchiari che dimostrano - sottolineano i soci di minoranza - che «laddove i nuovi amministratori avessero proceduto a una seria revisione delle voci di bilancio, lo stato patrimoniale sarebbe evidentemente di assoluto dissesto», nonostante «la più che rosea rappresentazione fornita dall'organo gestorio» dopo l'approvazione anticipata della semestrale.
Le voci di bilancio alterate «quantomeno a partire dal 2016 - quando secondo le valutazioni Pecchiari, tra svalutazione degli avviamenti e dei crediti, il patrimonio netto negativo era di fatto pari a 4 milioni di euro - non sono infatti mai state modificate dagli attuali amministratori».
[…] Soprattutto si sottolinea che il contratto di accollo sottoscritto da Santanchè rispetto al debito da oltre un milione e 800 mila euro di Visibilia in liquidazione Srl, salvata dal fallimento grazie a un accordo con l'Agenzia delle entrate, «era stato condizionalmente sospeso all'accoglimento da parte del Tribunale della domanda di omologa degli accordi di ristrutturazione».
E questo non solo «non risponde a un'utilità della società, ma è chiaro indice del permanere di rapporti e interessi coltivati con la vecchia controllante, il cui capitale sociale è detenuto al 95 per cento ancora da Santanchè». Del resto, anche «il compianto Ruffino, aveva già in passato detenuto una partecipazione rilevante in Visibilia Editore, concorrendo ad approvare il bilancio di esercizio del 2019», tra quelli finiti sotto la lente dei pm. Ancora, i soci denunciano la mancata trasparenza nel recesso del contratto col fondo Negma e soprattutto «delle verifiche effettuate in merito alla provenienza dei fondi versati nelle casse di Visibilia». Per non parlare della «irregolare» scalata di Ruffino in Visibilia, che ha superato il 70 per cento del capitale senza promuovere l'Opa, rendendo necessario il recente intervento della Consob.
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