#defecar
Explore tagged Tumblr posts
Text
World Toylet day
Ho saputo che oggi si celebra la giornata del Toylet, modo carino per dire WC, cesso o licite… Noi, nei paesi occidentali e sviluppati, non ci facciamo più caso, ma sembra che metà della popolazione del mondo non abbia accesso a un bagno, dove andare a fare i propri bisogni, non possono contare su un luogo proprio, che isoli in maniera sicura le feci e le indirizzi a fosse settiche o un sistema…
View On WordPress
0 notes
Link
Tutti defechiamo, però è un tabù parlarne. Ora però c'è una app che aiuta, se non a parlarne, almeno a 'posizionare' la conversazione. Il link per scaricare la app lo trovate in fondo alla pagina, dopo la trascrizine e dopo la traduzione in inglese. E grazie al mio amico Alessio, fonte inesauribile di ispirazione! TRASCRIZIONE [Eng. translation below] Puntata difficile quella di oggi perché parlo di un tabù e sebbene faccia questa puntata per sfatare un tabù, rimane comunque un tabù, ed è difficile parlare di questo argomento senza scendere nel volgare nè nello scientifico. Stiamo parlando, così come avete visto dal titolo, della defecazione, e mi sono chiesta perché mai è un tabù? una funzione normale del nostro organismo, anzi una funzione necessaria. Però è una cosa di cui si parla poco, se non per niente, questo è un problema perché, secondo i dati che sono andato a cercarmi nei giornali scientifici, circa il 40% della popolazione mondiale soffre di disturbi intestinali, che non si chiamano nemmeno più disturbi dell'apparato gastro intestinale, adesso si parla invece di interazione molecolare tra sistema nervoso e apparato digerente, perché l'atto della defecazione, è un'operazione molto complessa che richiede l'intervento di diversi sistemi del nostro corpo: il sistema neuro muscolare, quello ormonale e quello cognitivo, ed è una procedura che inizia anche 1 ora prima del suo compimento. Però, a parte queste queste nozioni diciamo tecniche, il defecare rimane un tabù nonostante sia una cosa che noi tutti dobbiamo fare, e lo sappiamo bene, basti pensare all'imbarazzo che si prova quando si deve defecare e ci si trova a scuola oppure al lavoro, si cerca almeno di farlo a casa propria tra le quattro pareti del proprio bagno, e l'avrete provata tutti questa sensazione quando si torna da un lungo viaggio, il grande senso di sollievo che si ha quando finalmente si può usare di nuovo il gabinetto di casa. Anche l'uso dei gabinetti è un problema, perché ci sono tantissime persone che non hanno accesso a un gabinetto, con tutto quello che ne consegue, quindi la tranquillità di poter compiere l'operazione senza nessuno che disturbi. Pensiamo ai senzatetto, pensiamo alle persone che non hanno accesso a un gabinetto. Perché vi sto parlando della defecazione? Perché il mio amico Alessio, mentre mi dava la soluzione del problema del sacchetto [ved. episodio 460], mi ha anche segnalato una app che si chiama Poop Map, che possiamo tradurre come mappa della cacca. È una mappa dove ogni volta che voi andate al gabinetto a farla mettete un segno e nella mappa a comparite voi, e Alessio mi ha detto Cristina nessuno la usa in Sardegna, scaricala così sarai tu la prima a usarla. E io così ho fatto, l'ho scaricata e se andate poi a vederla, vi metto il link nelle note del programma, vedete che ce lì un un segnaposto? Ebbene, quello è il mio segnaposto, vi invito a scaricarla e a usarla anche voi. TRANSLATION Difficult episode today because I am talking about a taboo, and although I am doing this episode to dispel a taboo, it is still a taboo, and it is difficult to talk about this topic without descending into the vulgar or the scientific. We are talking, so as you have seen from the title, about defecation, and I wondered why on earth is it a taboo? A normal function of our body, indeed a necessary function. But it is something that is talked about very little, if at all, this is a problem because, according to the data that I went looking for in the scientific journals, about 40% of the world's population suffers from intestinal disorders, which are not even called gastrointestinal disorders anymore, now we talk instead about molecular interaction between the nervous system and the digestive system, because the act of defecation, is a very complex operation that requires the intervention of several systems of our body: the neuro-muscular system, the hormonal system, and the cognitive system, and it is a procedure that begins even 1 hour before its completion. However, apart from these these let's say technical notions, defecating remains a taboo despite the fact that it is something we all have to do, and we know it well, just think of the embarrassment you feel when you have to defecate and you are at school or at work, you at least try to do it at home within the four walls of your own bathroom, and you will have experienced this feeling when you come back from a long trip, the great sense of relief you have when you can finally use the toilet at home again. The use of toilets is also an issue, because there are so many people who do not have access to a toilet, with all that goes with it, so the peace of mind of being able to perform the operation without anyone disturbing. Think of the homeless, think of people who do not have access to a toilet. Why am I telling you about defecation? Because my friend Alessio, while giving me the solution to the bag problem [see episode 460], also pointed me to an app called Poop Map, which we can translate as poop map. It is a map where every time you go to the toilet to do it, you put a mark and in the map it appears, and Alessio told me, Cristina nobody uses it in Sardinia, download it so you will be the first one to use it. And so I did, I downloaded it and if you go then to see it, I'll put the link in the program notes, you see there a placeholder? Well, that is my placeholder, I invite you to download it and use it as well. LINKS Poop Map la app per localizzare i vostri movimenti intestinali https://www.poopmap.net/ Break the taboo with poo un articolo (in inglese) pubblicato sulla rivista scientifica Nature Reviews Gastroenterology & Hepatology https://www.nature.com/articles/s41575-021-00528-z
#3minutigrezzi#app#cacca#curiosità#defecare#gabinetto#intestino#poo#poopmap#tabu#tecnologia#treminutigrezzi
0 notes
Text
ir defecar dps de comer um monte pq o importante é por pra fora
#disordered eating cw#kc#kcal counting#oca#transtorno alimenticio#transtornoalimentar#tw ana rant#tw kcal#ed but not ed sheeran#0 kcal#garotas bonitas não comem#tw ana bløg#tw ed ana#tw eating issues#no food#emagrecer#emagreça
5 notes
·
View notes
Text
venecoides imbéciles creen que con armar una fiesta, embriagarse y defecar en cada cm² de un parque se derroca una dictadura
2 notes
·
View notes
Text
Parte 4
Me lo quité sin haberlo disfrutado como manda la ley, pero debía probar también los otros que había comprado.
Me senté desnudo mientras leía el empaque, nutriendo mi conocimiento de aquellas ventajas que ese pañal traía, poniéndose como bragas, pero al mismo tiempo dando la facilidad de ser retirados o puestos, como un pañal tradicional, contando con elásticos que contenían velcros en los extremos.
Las instrucciones decían: “Poner un pañal nunca ha sido tan fácil, solo uno, dos y arriba”. Mientras graficaba dicha instrucción. Me dispuse a seguir aquellos divertidos y sencillos pasos antes descritos, mientras decía en voz alta: “¡Uno, dos y arriba!”.
Diseño de los Huggies Up and Go, imagen de la red.
Arriba se encuentra graficado el proceso antes descrito.
En las imágenes superior se muestran los velcros azules, que permiten colocarlo o quitarlo como pañal tradicional, facilitando las engorrosas situaciones.
Los comencé a subir dándome cuenta que estos no me resbalaban como los de adulto que había probado anteriormente, luchando con mucha fuerza llegué a poder subirme aquel desechable, pero sentía que ya era muy chico para mí. Aunque verdaderamente me encantaban los dibujos.
En ese momento es que verdaderamente me arrepentí, y me sigo arrepintiendo hasta día de hoy, de no haber aprovechado cuando era más pequeño para comprarlos, ya que sin lugar a dudas ahí si me hubieran quedado a la perfección.
Los guardé en aquella maleta con candado que de ahora en adelante dormiría en lo más profundo de mi armario. Al día siguiente, temprano en la mañana mis padres se fueron a hacer la habitual compra dominical de supermercado, dejándome solo otra vez ¿Pero y mi hermano? No se había levantado, y daba la total seguridad que estaba pasando un tremendo resacón que no lo levantaría mínimo hasta pasado el mediodía.
Sabía que a lo mucho contaría con una hora de gracia así que me dispuse rápidamente a colocarme en un Huggies Natural Care, lo cual como es cotidiano en mi mañana, me dieron ganas de defecar, el pañal no era obviamente concebido para mí, porque me apretaba bastante, haciendo que lograrlo en este fuera una tarea difícilmente exhaustiva. Me senté sobre mi inodoro y comencé a pujar, primero saliendo el dorado meado de mi vejiga, seguí apretando mi barriga mientras notaba como lentamente y con mucho esfuerzo se iba apelotonando el excremento que se le dificultaba la salida, por lo apretado del desechable.
Después de mucho esfuerzo lo logré, mientras contemplaba aquel bulto trasero en el espejo. Me senté en el suelo para apreciar la gratificante y asquerosa sensación de sentarte en una bola de popó, sintiendo como aquella masa caliente se expandía de manera uniforme mientras se hacía un pegote en mis glúteos.
Estuve así unos minutos antes de querer cambiarme, no porque quisiera hacerlo, si no por la inminente sensación de que se me acababa el tiempo. Abrí mi desechable dejando salir un hedor reconocible por todos. Traté de limpiarme con pañitos húmedos que de manera ordinaria se pueden encontrar en todos los tocadores de mi morada. Pero el llevar a cabo tal cambio era extremadamente difícil, ya que no podía ver donde limpiaba, y donde requería seguir limpiando.
Me tomó más tiempo del imaginado, me puse de pie para cerciorarme frente al espejo de que ya estaba libre de heces. Boté el pañal a la basura, para acto seguido salir a dejarlo en el gran bote de la calle, donde sin falta todos los domingos en la mañana pasaban a recoger la basura. Dándome cuenta que ese sería el plan de ahora en adelante, cada vez que quiera ensuciar un pañal.
Seguí usando durante algunas noches de las semanas siguientes, pero solo para empaparlos. La ventaja de estos era que deshacerse de un pañal de bebé era infinitamente más fácil que de un adulto, estando mojados estos pesaban mucho menos, y también abultaban una infinita cantidad menor de espacio. Lo que hacía excesivamente fácil escabullirlos entre la basura común de mi casa. Pudiendo llegar a usarlos durante las noches de varios días de la semana, e irlos desechando sin que nadie sin siquiera lo sospechara o lo pensara. Solo orinándolos, porque el olor a pañal cagado es algo que jamás pasa desapercibido.
Pasaron unas semanas hasta que el paquete de Huggies Up and Go fue desapareciendo, ya que era el que más priorizaba usar, porque tenía en claro que no estaba en mis planes volverlos a comprar, así que quería acabarlos de una buena vez.
Pero necesitaba un reemplazo para ellos, otro tipo de braga pañal.
2 notes
·
View notes
Text
possono per piacere riaprire l'acqua del condominio che devo defecare? dovevano aver finito un'ora e mezza fa 🙄
2 notes
·
View notes
Text
“A beleza que você vê em mim é um reflexo de você.” ~Rumi
Sua vizinha é desprovida de beleza
Disse que os alunos tinham inteligência limitada.
O eufemismo é uma figura de linguagem utilizada para suavizar uma palavra ou expressão desagradável, ofensiva ou chocante, substituindo-a por outra, mais amena, polida. Em outras palavras, é uma forma de "maquiar" a realidade, tornando-a mais palatável.
Já a disfemismo (ou cacofemismo) é uma figura de estilo (figura de linguagem) que consiste em empregar deliberadamente termos ou expressões depreciativas, sarcásticas ou grosseiras para fazer referência a um determinado tema, coisa ou pessoa, opondo-se assim, ao eufemismo. Expressões disfêmicas são frequentemente usadas para criar situações de humor.
Exemplos:
Morrer: "comer capim pela raiz", "vestir o paletó de madeira", "ir para a terra dos pés-juntos", "bater as botas", "finar-se" etc.
Urinar: "tirar água do joelho", "mudar a água às azeitonas", "pipetar ácido sulfúrico no joelho" etc.
Defecar: "soltar um barro(so)", "chapiscar a porcelana", "fazer rapel sentado", "dar uma barrigada", "tirar o charuto do beiço", "riscar a louça", "torar o rabo do macaco" etc.
Do eufemismo ao cacofemismo do brasileiro.
Por: Fred Borges
Afinal, empregar o eufemismo ou expressões "suavisadoras" denotam estar " politicamente correto" e de acordo com o pacifismo ou cinismo de uma sociedade que nunca vai revelar a firmeza ou franqueza das palavras, dizer que uma pessoa está mais "cheinha" é uma forma de evitar de dizer que ela está gorda, limitada intelectualmente, de burra ou estúpida e etc?
A cultura brasileira é o seu povo, seu comportamento, tentamos não " bater de frente", somos portanto escorregadios, "sabonetes", evitamos o conflito.Outro dia um grupo de cristãos do Whatsapp informou que não fosse ou evitasse ir para determinado local pois estava muito cheio de gente, de carros, muito movimentada, logo evitasse ir a celebração.Logo depois a proprietária onde usualmente colocamos o carro todo domingo revelou que sua pousada estava cheia e logo o estacionamento não tinha vagas, o detalhe é que essa mesma proprietária era a criadora do grupo de Whatsapp e "movimentou o grupo" para fomentar a notícia "em última mão"desprovida de razão.O que realmente ela queria com tudo isso? Simplesmente que não estacionasse nas vagas de sua pousada( apesar de ter previamente autorizado), mas para não se indispor criou esse subterfúgio, essa desculpa "plausível", "aceitável socialmente", o que revela quanto nossa cultura cria " voltas retóricas enormes", discursos e práticas em oposição uns aos outros, paradoxos, para dizer o que tem que ser dito, no caso, não estacione mais seu carro nas vagas da minha pousada!É difícil dizer isso? A sinceridade dói?
Somos uma sociedade "melancia";verde por fora, vermelha por dentro em vários sentidos.Quem não nos conhece, nos compra, faz referencia ao ditado:
“Quem não te conhece, que te compre” significa que a pessoa em questão tem tantos defeitos que só quem não a conhece poderia acreditar nela ou querer comprá-la. Quem nos conhece é quem convive com nossos " anjos" e " demônios", face revelada e eclipsada pelo que realmente queremos dizer, expressar,que revela estar nas entrelinhas e não aquilo que falamos ou declaramos oficialmente, somos o oficioso, e nunca o oficial, somos racistas, preconceituosos, volúveis, superficiais, artificiais,mas quando tocados lá dentro em nossas almas, em nossos espiritos, somos os primeiros a dizer: " Fique com Deus!" " Deus te abençoe e proteja!" "Deus lhe favoreça!"
O brasileiro é complexo para o próprio brasileiro, imagina para o estrangeiro!?
Mas quais as consequências desse aspecto comportamental ou cultural tão comum a nós?
A falta de objetividade, de simplicidade, de clareza, e essas faltas revelam uma pobreza de caráter; falsidade, cinismo, e até mesmo a falta de pontualidade, assiduidade, ou procrastinação revela um caráter deletério, descompromissado, descomprometido, que só se compromete quando firma-se contratos reconhecidos em cartórios,relógios de ponto, numa sociedade cartorial, legalista no pior dos sentidos, burocrática, verborrágica, insignificante nos seus significados,demagógica, que não tem enfrentamento, e isso se revela, por exemplo, nas últimas eleições municipais onde a abstenção bateu recordes, onde 1/3 dos eleitores, em algumas capitais, não foram votar, quando o voto é obrigatório numa democracia que só a midia comprada pelo Estado e o STE ou STF acha natural essa abstenção e a obrigatoriedade em votar.
Portanto temos que assumir que algo está muito errado com nossa forma cultural, comportamental de lhe dar com os fatos da vida e com as pessoas.Hábitos e costumes tem que ser pensados e quando negativos, alterados.É preciso ter a verdadeira dimensão do que somos pois o que somos reflete em nossas decisões e traz consequências ou externalidades.
Do contrário, é " chover no molhado" , "enxugar gêlo" , " cuspir contra o vento" e tudo que denota nossa incapacidade de enfrentar os problemas e resolvê-los.Nossa incompetência em ser eficiente,eficaz ou a junção dos dois, ou seja, efetivo, produtivo e competitivo.Temos como Nação ser mais exatos, precisos, disciplinados, do contrário toda vez que alguém nos chamar de incompetentes, ignorantes, estúpidos não levemos esse ato para o lado pessoal, mas profissional, e sejamos precisos em evidenciar nossos problemas, em tratá-los com a devida clareza, transparência, e encararmos que, por exemplo, não vivemos numa democracia,pois democracia é um eufemismo de uma autocracia onde não se pode ser direto e questionar as eleições ou o sistema de votação e validação dos votos, enquanto isso iremos seguir considerando políticos naturalmente corruptos, hipócritas, cínicos pois eles são o reflexo do que somos hoje, no dia a dia, com nossas relações personalistas, pessoais, e portanto em nada profissionais, formais e cidadãs.
Seguimos "comendo capim pela raiz", "vestindo o paletó de madeira", "indo para a terra dos pés-juntos", ou "batendo as botas" nessa "parte que nos cabe desse latifúndio" com nossa vizinha desprovida de beleza, nossos alunos " limitados",com a cidade lotada de carros e gente para justificar nossa total incapacidade de enfrentamento!
0 notes
Text
🧻 ¿Sabías que la frecuencia de tus deposiciones puede afectar tu salud? 🧻
Un reciente estudio publicado en Cell Reports Medicine revela que defecar una o dos veces al día está asociado con una mejor salud a largo plazo. 🩺🍎
🔍 ¿Por qué es importante? Las personas que van al baño una o dos veces al día tienen una flora intestinal más equilibrada y menos toxinas dañinas. En cambio, el estreñimiento y la diarrea pueden estar vinculados a mayores riesgos de problemas de salud.
🥦 Consejo: Mantén una dieta rica en frutas, verduras, y agua, y haz ejercicio regularmente para favorecer una frecuencia saludable de deposiciones.
¡Tu intestino es clave para tu bienestar general! 💪
https://www.my-pdiet.com/la-frecuencia-importa/
#SaludIntestinal#Bienestar#VidaSaludable#consejosnutricionales#nutricionista#NutricionistaElviraSanchez#barcelona#TipsMyPDC#tipsmypdc#mypdietconsulting#nutricion#nutricionysalud#ConLaComidaSiSeJuega#nutrisavy#alimentacionconsciente#alimentacionsaludable#bienestarysalud#dietassaludable#alimentacionequilibrada#empresasaludable
0 notes
Text
Petición a un padre psicópata que falleció hace cerca de 17 años
¿Por qué sigues en mis pensamientos, padre psicópata? ¿A dónde se fue tu alma, hijo de puta, montón de mierda?
En esos epítetos debe hallarse la respuesta a mis interrogantes.
“Hijo de puta”. ¿Estás finalmente con esa mujer psicótica que permitió que su cónyuge sádico torturara a sus seis hijos (todos varones, de los cuales tú eras el cuarto en el orden de los nacimientos). ¿Te coges a esa hembra, fornicas con ella, Edipo, cerdo incestuoso?
¿Exhibes tu desnudez, das rienda suelta a tu filia exhibicionista ante la mujer que te trajo al mundo con intención de excitarla, antes de penetrarla?
Montón de mierda. Defecabas por el hocico, esa era tu ocupación de tiempo completo.
Hoy te llevas contigo a canallas hijos de puta que atacaron a tu único hijo varón (exceptuando a los que tuviste con tu concubina cometiendo adulterio, llevando una doble vida —algo característico de un psicópata). Te llevas contigo (como decía antes) a canallas hijos de ramera de burdel de mala muerte como el megalómano de AVEX, al psicópata de Maver (con la hembra delincuente que secuestró a la empresa y convirtió a ese narcisista maligno en un intocable), al psiquiatra aborigen henchido de odio y al prostituto que se casó con tu hija favorita (el origen de ese sesgo era que proyectabas en ella la atracción erótica que sentías por tu madre, aunque lo hiciste también con tus otras dos hijas)… como decía, te llevas al gigoló que se casó con esa hija que idealizabas un día en que cumpliste 56 años de edad.
Gracias por llevarte a antagonistas que me atacaron con saña sin que yo les diera el menor motivo, teniéndolas todas contigo (como perfectos cobardes), a mansalva, pensando que no tenían nada que temer de mí.
Al hacer tal cosa firmaron su sentencia de muerte. Tú te fuiste muchos años antes que ellos, pero tu espíritu maligno, demoníaco se quedó en las proximidades esperando que esos compañeros de equipo tuyos (si bien a algunos de ellos jamás los conociste) perdieran la confrontación y con ello la vida.
Sé bien que si pudieras me dirías que soy un matón, un hombre cruel que no respeta la vida de otras personas. Lo tuyo era hablar atrocidad y media —por eso yo te acusaba de “defecar por el hocico”— y te aclaro en este momento que jamás he matado a nadie.
Mi energía vital (libido) es formidable. Esos antagonistas me atacaron porque mi presencia y mis características (consideradas positivas, deseables) amenazaron su narcisismo, se sintieron intimidados —pese a que yo nunca asumí posturas de superioridad ni nada parecido— y al enfrascarse en una batalla conmigo (violentándome de una manera cobarde, valiéndose del chisme, la maledicencia y la difamación) sellaron su destino, pues en ese tipo de confrontación el que pierde muere.
¿Cuáles son los componentes que integran el narcisismo patológico?
Debilidad mental, impotencia vital y cobardía. El narcisismo es jodidez, inferioridad. Tú intentaste destruirme, tu motivación fue percibir mi vulnerabilidad y dar rienda suelta a tu carácter sádico lastimándome de todas las formas posibles. Recuerdo la furia con la que me mirabas, desde mi más temprana infancia. Hoy entiendo que proyectabas tu suciedad en mí porque percibir lo que eras resultaría demasiado doloroso, no soportabas vivir contigo mismo y por ello optaste por destruirte, por suicidarte lentamente. Cuando falleciste yo contaba con 43 años y siete meses de edad y un año antes, cuando murió mi hermana menor —a la que tú arruinaste e incluso atacaste sexualmente, intentaste violarla— me había percatado de que había perdido la voluntad de vivir, por segunda vez.
Te fuiste, pero dejaste una encomienda a otros canallas, pidiéndoles que continuaran tu labor destructiva; ellos tomaron la estafeta, intentaron culminar la labor que tú habías dejado inconclusa.
Como mencioné antes, al continuar con tu labor “sagrada” (en realidad demoniaca), despertaron en mí la determinación de hacer que pagaran por sus actos y echando mano de mi potente energía vital, conseguí derrotarlos.
Pese a que te fuiste por un retrete como la porquería que eras, miles de recuerdos de la violencia que perpetraste contra mí siguen en mi mente, en mi psiquis dañada.
Vete de una vez. ¿Puedo pedirte eso, Edipo depravado?
Adiós, hijo de puta.
0 notes
Text
La campaña de Unicef en India para que la gente deje de defecar en sitios públicos
La campaña de Unicef en India para que la gente deje de defecar en sitios públicos
http://www.planetazapping.com/?p=28957
youtube
0 notes
Text
o poder da nova ordem para o dente não quebrar é vivificação como enzima animal para o dente não quebrar mas se haver muita gloria ou ação glorificada pode se aproximar ao um hercules ou shazam mas o dente pode ficar o pouco quebrado que sua ação de força seja para identificar de forma morta e evolução de uma força maior mas no estomago o nome do poder da na nova ordem para não defecar é luz solar e lunar gama goma ou gama goma solar e lunar que em meio a uma radiação e ação de luz impedi de defecar e ir no banheiro e a arca da aliança em todos da nova ordem colocou o cristal de pedra sardônica para sondar tudo o que a humanidade é mortal para não mais defecar mas pode demorar até 5 a 7 anos mas depois é necessário entender que foi glorificado o corpo humano e não pode forçar deve pelo menos desenvolver algo cientifico para ajuda em uma continuidade humana o meu é daqui a mais 3 anos e estou no ano e meio...
BY PRODUTOR DO SITE
0 notes
Text
vacas
Foi tudo premeditado. Eu acho. É quase, quase certeza. Não importa o quanto eu pense nisso, eu sempre me encontro no mesmo caminho àquela conclusão. Dói, mais do que o acaso, mais do que o descuido; dói porque é crime pensado, porque é bem-planejado, porque é o início de tudo. Dói porque sou eu, o mesmo sangue, o mesmo material genético, a mesma pele, a mesma pré-disposição ao ódio. Mas eu sou falha, falha escolhida, falha sabida, falha definida; e, ainda assim, falha. Programada para ser tão odiosa, tornei-me odiável por escolher não odiar. Escolha que não foi escolha, como eu disse… foi tudo premeditado.
Desde o primeiro sapatinho até o meu primeiro passo, a minha primeira comida, a primeira palavra que meus lábios ousaram proferir, do primeiro uso à primeira lavada, eu estive sempre à mercê de suas mãos ríspidas e geladas. Uma gracinha do destino, uma piada de deus, um mártir, talvez. Eu não posso comprovar, mas eu consigo sentir, como sinto o gosto de sangue formando na boca. Como sinto meus olhos marejados e a garganta secando. Como sinto meu corpo sendo usado, despedaçado, cuspido, odiado. Como sinto seu nojo, seu vômito caindo sobre mim. Eu sempre fui regurgitada, só isso. Mesmo quando comida nunca tive sequer a permissão de ser digerida. Eu sempre volto à boca, para que me mastiguem de volta, consciente e sofredora. Meu pecado natural é existir. Por isso, reitero… é mais cruel que o acaso. Não é como cair no meio da rua ao tropeçar nos próprios pés e não é como errar por tomar decisões ruins: é uma sentença de morte dada logo no primeiro sopro.
Por muito tempo, eu me culpei. Não fazia sentido não me culpar. Eu me via um monstro, um amalgma de desgosto, só um pedacinho de carne e algumas gotas de sangue no meio daquele vômito. Eu pensava que se eu desejava ter sido nutrida, que eu ao menos não tivesse chorado ao nascer. Afinal, não há nada mais irritante do que um choro indefeso. Como você ousa desconhecer o mundo? Como você ousa ser vulnerável? Como você ousa nascer? “Sei que fizeram você com uma parte de mim, mas como você pode pedir para que eu ame você?”
E, com toda a sinceridade, amor talvez seja demais. Não há necessidade de pedir por algo tão grandioso e tão difícil de conquistar. Mas, depois de muito tempo pensando, eu entendi que ao menos “não torturar” seria algo confortável e lógico de se pedir. É aí que a minha biografia faz o estômago revirar: não tem lógica.
Eu poderia dizer que é uma mistura de maldade com burrice, as duas em sua forma mais pura, mais sincera, mais vívida… e penso que não estaria mentindo. Não vejo outra coisa senão essas duas. Todos os usos, todos os gritos, todas as mentiras, todos os vômitos, tudo origina na mistura desses dois venenos.
Perdoe-me pela escatologia, mas após defecarem tanto em você como vacas vagantes (mesmo que sejam vacas magras que não servem para o abate, com tetas secas que não dão mais leite), é difícil se ver como menos do que toda aquela bosta. Você se torna aquilo após se afundar tanto no lixo que despejam em você vinte e quatro horas por dia.
E toda vez que o alarme toca, que alguém te liga, que você penteia o cabelo, que você corta uma cebola, que você põe uma meia, que você segura uma caneta, que você ouve uma crítica, que você ouve um não, que você ouve um “não sei se nós vamos dar certo”, que você está em luto, que você está em uma luta interna, que você se olha no espelho, você pensa “que merda que eu sou”. Porque é só isso, o tempo todo. E é uma escolha consciente tratar você como merda. Defecar, vomitar, defecar, vomitar, porque é só isso que eles sabem fazer.
É repetição, claro, mas é justamente agora que preciso retomar o ponto: eu não escolhi ser cuspida, vomitada, defecada, usada, pisada. Eu só nasci. Mas, todos os dias, todas as vezes, eles escolheram a negligência, o ódio, a indiferença, o vômito, a bosta. E é tudo tão cru, tão amargo, tão ácido, que você se sente naquela posição: cócoras. Você pensa “então eu também deveria vomitar em alguém”. Mas você não consegue fazer. Eu não consigo fazer. Porque é ruim. Não é por medo de deus ou da lei, mas porque você não quer 1. Vomitar e 2. Vomitar em alguém. Porque é nojento. E quando você entende que eles são, acima de tudo, nojentos, você deixa de querer que parem de vomitar em você.
Você bota eles para dormir e espera que se engasguem com o vômito. Porque é isso que eles merecem. Não merecem que você os perdoe. Mas você também não precisa vomitar neles (ou em outrem). Porque a única forma deles pagarem por algo é se acabando na própria nojeira. Nas próprias mentiras, nos próprios tapas, nos próprios xingamentos, no próprio vômito. Fazendo com que aquilo nunca saia deles, mas que os prenda à morte. Que eles sufoquem como sufocaram você. Você. Eu. Tanto faz.
Depois deste show de nojeira, vou contar a parte boa da história. É minha tristeza que isso sempre tenha sido premeditado, mas é também a minha felicidade. Eu não sou refém do acaso. Não vai acontecer de novo. Bem, eu não posso perder o mesmo pela primeira vez. E não posso ter oito anos novamente. Mas eu estou em uma posição acima das vacas. Eu não quis, então, acorrentá-las e torturá-las (bem, quis, mas não o fiz). Não quis dominar as vacas. Eu quis ficar longe.
Eu estou planando, no alto, observando o pasto. A grama é mais verde do que parecia ser. Mas as vacas nunca vão perceber isso. Elas só vão continuar pisando e cagando na grama, porque elas não sabem fazer outra coisa. Mas eu não preciso disso. Eu não preciso ser um nojo. Eu não preciso regurgitar. Eu não preciso defecar nos outros. Eu posso estar aqui, bem longe, bem alto, onde nada cai em cima de mim, onde eu não me afundo, onde eu sei que o meu passado sempre será um só, mas que o futuro também me espera.
Um futuro longe da nojeira, longe das cuspidas, longe das perdas, longe das noites mal dormidas, longe de tudo que pode infeccionar. Longe do que finge ser amor e só faz machucar. Longe das escolhas maldosas, longe da burrice impiedosa, longe deles, longe das vacas e da sua bosta.
0 notes
Text
"...e insomma, come faccio dire al Capitan Simonini nel mio Cimitero di Praga, l'unica invenzione interessante dei tempi nuovi è stata un aggeggio di porcellana per defecare stando seduti"
---letteralmente....;-)
0 notes
Text
È talmente caldo che anche il semplice defecare ti porta a un bagno di sudore
1 note
·
View note
Text
Y yo... tantos años estudiando para que un mequetrefe de la esquina noroeste, rompa mis claves de WiFi y mande sus simpáticas perritas a defecar a mi jardín. Ojo, todo vuelve.
0 notes
Text
Devolvidas ao mar quatro tartarugas reabilitadas no Porto d'Abrigo do Zoomarine
O Porto d'Abrigo do Zoomarine libertou na sexta-feira quatro tartarugas que foram recuperadas do mar debilitadas e passaram por um processo de reabilitação para poderem ser devolvidas à natureza, ao largo de Faro, disse fonte do parque aquático algarvio.
Os animais deixaram o parque aquático, na localidade da Guia, em Albufeira, cerca das 12h15 e foram transportados por estrada até ao porto comercial de Faro, onde embarcaram num navio da Marinha, que seguiu depois para uma zona a 10 milhas da costa propícia para a libertação das quatro tartarugas, disse à Lusa Antonieta Nunes, do Porto de Abrigo do Zoomarine.
Em causa estão três exemplares da espécie "Caretta Caretta" e uma da espécie "Chelonia mydas", que está "ameaçada e na lista vermelha da União Internacional para a Conservação da Natureza (IUCN, na sigla em inglês], salientou o Zoomarine na descrição dos animais libertados. Uma das três tartarugas "Caretta Caretta" tem "maiores dimensões" e a operação para a sua libertação contou com "apoio de grua", explicou Antonieta Nunes, enfermeira veterinária responsável do Porto d"Abrigo.
"Normalmente recebemos tartarugas marinhas de dimensões mais pequeninas. Não costumam ser tão grandes como esta. Elas existem, passam na nossa costa, mas habitualmente recebemos mais tartarugas pequeninas do que de dimensões maiores. Portanto, neste caso, temos que nos adaptar", justificou.
Voldetort é um dos animais libertados, tendo sido encontrado em fevereiro, na praia do Carvalhal (Grândola) em estado crítico, com lesões extensas, leucocitose, pré-anemia e sinais de desidratação", tendo sido submetida a "tratamento intensivo, incluindo oxigenoterapia e cuidados especializados", para poder recuperar-se e ser agora devolvida ao mar.
Também da espécie "Caretta Caretta", Valhalla é um exemplar juvenil resgatado ao largo de Sesimbra, em abril, pelo Instituto de Socorros a Náufragos, com problemas de flutuabilidade e presença de plásticos no trato digestivo", caracterizou. "Depois de defecar os plásticos nos primeiros dias e receber oxigenoterapia, Valhalla recuperou a saúde e está apta para ser devolvida ao seu ambiente natural", assegurou o Zoomarine.
Vaiana é o terceiro animal da mesma espécie, está no início da sua fase adulta e foi encontrada ao largo de Albufeira em maio, por investigadores afetos à Associação para a Investigação do Meio Marinho (AIMM), com dificuldades de mergulho devido a uma infeção pulmonar e desidratação grave.
"Com tratamentos adequados, incluindo antibióticos e fluidoterapia, recuperou, e suspeitando tratar-se de uma fêmea no início da sua vida adulta, a sua devolução é ainda mais significativa, já que poderá agora contribuir para a conservação da sua espécie, tendo em conta a baixa taxa de sobrevivência das tartarugas marinhas", já que apenas cerca de 1 em cada 1.000 chegam à idade adulta, realçou o Zoomarine.
A Veggie, o quarto animal libertado, é uma jovem tartaruga-verde ("Chelonia midas"), que "foi resgatada de redes de pesca, por pescadores, em junho, após ter estado bastante tempo sem possibilidade de emergir para respirar", assinalou o parque algarvio.
Apresentava "feridas nas barbatanas e sinais de infeção causadas pelas artes de pesca" e foi sujeita a "tratamento imediato para a doença da descompressão e infeção", concluindo um processo de reabilitação que dá garantias para a sua devolução à natureza, concluiu.
0 notes