#decisioni amministrative
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Roggero (Lega): “Via libera anche da Arera: ora il sindaco Abonante acceleri senza indugi verso l'adesione di Amag Reti Idriche al nuovo Consorzio Acqua Pubblica Alessandrina, o sarà responsabile della perdita dei fondi Pnrr”
“A questo punto avanti tutta, se non si vogliono perdere i fondi Pnnr di Amag Reti Idriche, in parte già anche utilizzati: il sindaco Abonante e l'assessore Laguzzi facciano convocare immediatamente l'assemblea dei soci Amag, in cui il Comune di Alessandria detiene la maggioranza delle quote, e si proceda con l'approvazione dei documenti per la costituzione del Consorzio Acqua Pubblica Alessandrina, da fare poi approvare al consiglio comunale.
“A questo punto avanti tutta, se non si vogliono perdere i fondi Pnnr di Amag Reti Idriche, in parte già anche utilizzati: il sindaco Abonante e l’assessore Laguzzi facciano convocare immediatamente l’assemblea dei soci Amag, in cui il Comune di Alessandria detiene la maggioranza delle quote, e si proceda con l’approvazione dei documenti per la costituzione del Consorzio Acqua Pubblica…
#Acqua bene pubblico#acqua pubblica#Alessandria today#AMAG Reti Idriche#ARERA#assessore Laguzzi#autorità competenti#battaglie politiche PD#ciclo idrico integrato#comune di Alessandria#Consiglio comunale Alessandria#Consorzio Acqua Pubblica Alessandrina#decisioni amministrative#Egato6#Enti locali#enti regolatori#Fondi Europei#fondi PNRR#gestione acqua pubblica#gestione pubblica dell’acqua.#gestione risorse idriche#Google News#Governance locale#infrastrutture idriche#investimenti pubblici#investimenti strategici#italianewsmedia.com#Lega Alessandria#Mattia Roggero#MIT
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Ma perché io ogni domenica devo svegliarmi che é successo qualcosa che mi manda in modalità "ok é tempo di creare un campo di concentramento per boomers"?
#more details appena finisco di smattare#pensate anche solo alle decisioni politiche e amministrative che potremmo adottare#se finalmente non fossimo appesantiti dal#eh bisogna pensare agli anziani
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Segnalazione Schengen e diniego del permesso di soggiorno: una rigidità normativa che ostacola lintegrazione
📰 Nuovo articolo sul blog! 📌 **Titolo:** Segnalazione Schengen e diniego del permesso di soggiorno: una rigidità normativa che ostacola l’integrazione 📝 **Anteprima:** Segnalazione Schengen e diniego del permesso di soggiorno: una rigidità normativa che ostacola l’integrazione La recente sentenza del TAR Emilia-Romagna, n. 638/2024, evidenzia ancora una volta come la normativa italiana sull’immigrazione continui a essere fondata su automatismi che impediscono una valutazione individuale delle situazioni e ostacolano il processo di integrazione. Il caso in questione riguarda il diniego di un permesso di soggiorno per emersione del lavoro irregolare a un cittadino marocchino, esclusivamente a causa di una segnalazione nel Sistema Informativo Schengen (SIS) inserita dalla Francia a seguito di un’espulsione avvenuta nel 2021. La decisione del TAR conferma l’orientamento giurisprudenziale secondo cui la presenza di una segnalazione Schengen ai fini della non ammissione nel territorio costituisce un motivo ostativo assoluto al rilascio del permesso di soggiorno, impedendo alla pubblica amministrazione di valutare nel merito la posizione del richiedente. Questo approccio esclude qualsiasi analisi sull’integrazione effettiva del lavoratore straniero in Italia, ignorando il contributo economico e sociale che potrebbe apportare al Paese. La mia visione sull’immigrazione, che ho espresso nel libro "Integrazione o ReImmigrazione", si basa su un paradigma chiaro: l’integrazione deve essere fondata su tre pilastri lavoro, lingua e rispetto delle regole. Chi dimostra di rispettare questi requisiti deve poter restare, indipendentemente da ostacoli burocratici o da decisioni amministrative prive di un’analisi individuale. La segnalazione Schengen, in questo caso, viene applicata in modo indiscriminato, senza verificare se il soggetto abbia sviluppato un percorso di inclusione sociale e lavorativa in Italia. Il diritto dell’Unione Europea prevede che le segnalazioni Schengen non siano automaticamente vincolanti per gli Stati membri, ma possano essere valutate alla luce della situazione concreta del richiedente e degli obiettivi della domanda di soggiorno. Tuttavia, l’ordinamento italiano continua ad adottare un approccio burocratico e restrittivo, che ostacola qualsiasi possibilità di regolarizzazione anche per chi lavora onestamente e rispetta le leggi. L’integrazione non può essere un concetto teorico, ma deve essere un processo misurabile, basato su criteri chiari e applicabili. L’applicazione automatica della segnalazione Schengen nega di fatto il diritto all’integrazione, creando un circolo vizioso in cui chi è già presente sul territorio viene respinto senza alternative, contribuendo a incrementare l’irregolarità. Un modello più equo dovrebbe prevedere la possibilità di una verifica individuale, che valuti il contributo sociale ed economico del richiedente e l’assenza di reali motivi di pericolosità per la sicurezza pubblica. Questa sentenza dimostra l’urgente necessità di riformare il sistema di accesso alla regolarizzazione, adottando criteri che bilancino sicurezza e integrazione. L’Italia non può continuare a gestire l’immigrazione con norme rigide e punitive, ma deve adottare un modello razionale e sostenibile, che premi chi si integra e garantisca regole certe per chi non rispetta le condizioni di permanenza. La ReImmigrazione non deve essere un’esclusione pregiudiziale, ma un principio regolatore per chi non si integra, senza penalizzare chi contribuisce attivamente alla società. Avv. Fabio Loscerbo 📧 [email protected] 🌐 https://www.avvocatofabioloscerbo.it 🔗 **Leggi l'articolo completo qui:** [http://loscerbo.blogspot.com/2025/03/segnalazione-schengen-e-diniego-del.html](http://loscerbo.blogspot.com/2025/03/segnalazione-schengen-e-diniego-del.html)
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BERGAMO E' SOPRATTUTTO VOSTRA

Sta nascendo in questi giorni a Bergamo un nuovo soggetto/movimento politico apartitico che si candiderà alle prossime elezioni amministrative.
Fa capo a Orio Zaffanella, da molti anni attivo nel denunciare politiche e decisioni non conformi alla vita civile e in netto contrasto, non solo con la Costituzione, ma anche sotto il profilo "umano".
L'intento di questo movimento è quello di allargare per quantità e qualità attraverso nuovi soggetti che vogliano metterci non solo la faccia ma anche entusiasmo, e soprattutto che sappiano proporre idee rivoluzionarie e veramente incisive e in grado di generare fiducia in un nuovo modo di fare politica, quella più vicina ai cittadini ma perchè fatta dagli stessi cittadini.
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Squadre di calcio fallite: storie di sogni, delusioni e rinascite
Nel mondo del calcio, ci sono squadre che raggiungono le vette più alte del successo e poi ci sono quelle che, nonostante i loro sforzi e la passione dei loro tifosi, alla fine soccombono alle sfide finanziarie, amministrative o competitive. Le squadre di calcio fallite rappresentano una triste storia di sogni infranti, delusioni e lezioni apprese sul duro mondo dello sport professionistico. Squadre di calcio fallite: perché? I motivi del fallimento di una squadra di calcio possono essere molteplici e spesso sono il risultato di una combinazione di fattori. Uno dei motivi più comuni è la gestione finanziaria disastrosa. Molte squadre hanno speso oltre le loro possibilità, accumulando debiti insostenibili. Le spese eccessive per giocatori, stipendi elevati e mancanza di entrate adeguate possono portare al tracollo finanziario. Esempi noti Un esempio noto di gestione finanziaria scadente è il caso del Glasgow Rangers FC. Questa squadra di calcio scozzese, una volta una delle più prestigiose in Europa, ha dichiarato bancarotta nel 2012 a causa di debiti enormi accumulati nel corso degli anni. Questo ha portato alla radiazione della squadra dalla Scottish Premier League e alla sua ristrutturazione nelle divisioni inferiori del calcio scozzese. Fortunatamente, il Rangers è riuscito a risollevarsi e a tornare ai vertici del calcio scozzese, ma la sua caduta è un monito sulla necessità di gestire in modo responsabile le finanze di una squadra. Un altro motivo comune di fallimento è la cattiva amministrazione. Le dispute tra i dirigenti, le decisioni sbagliate nella gestione del personale tecnico e l'instabilità all'interno del club possono avere conseguenze disastrose. La squadra inglese Leeds United è un esempio di come la cattiva amministrazione possa portare a un declino rapido. Dopo aver raggiunto le semifinali di UEFA Champions League nel 2001, il club ha affrontato problemi finanziari e amministrativi che lo hanno relegato in divisioni inferiori del calcio inglese. La mancanza di successo in campo può anche contribuire al fallimento di una squadra. La lotta contro la retrocessione o una serie di stagioni senza vittorie possono portare all'abbandono dei tifosi e alla diminuzione delle entrate. Questo è avvenuto con il Parma FC, una volta una squadra di calcio di alto livello in Italia. Dopo una serie di problemi finanziari e retrocessioni, il Parma è stato costretto a dichiarare bancarotta e a ricominciare dalla Serie D, la quarta divisione italiana. Tifosi: le vere vittime I tifosi sono spesso le vittime più colpite dal fallimento di una squadra di calcio. Molti sostenitori dedicano tempo, passione e risorse alle loro squadre del cuore, e vedere il club scomparire può essere devastante. Tuttavia, spesso emergono nuove squadre fondate da tifosi appassionati che cercano di mantenere viva la tradizione e lo spirito della squadra originale. Le squadre di calcio fallite rappresentano una parte triste della storia del calcio. Sono un promemoria delle sfide e delle difficoltà che affrontano le squadre nel mondo dello sport professionistico. Tuttavia, anche nei momenti più bui, l'amore dei tifosi per il calcio rimane intatto, e spesso emergono nuove iniziative per preservare il patrimonio e la passione che queste squadre hanno generato nel corso degli anni. Il calcio, con tutti i suoi alti e bassi, continua a unire le persone attraverso la passione condivisa per il gioco più amato al mondo. Foto di NoName_13 da Pixabay Read the full article
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Maggio-Pizzolo (UIL-ADOC): “Laguna di Varano, subito un tavolo tecnico-istituzionale per salvaguardare la stagione balneare e definire un piano pluriennale di interventi”
“Evitare le prese di posizione sensazionalistiche e preoccuparsi di tutelare cittadini, turisti, operatori e imprenditori”. Questo il commento di Luca Maggio, Coordinatore UIL PUGLIA, SEDE di FOGGIA ed Enzo Pizzolo, Presidente ADOC FOGGIA in merito alla questione Laguna di Varano-Lido del Sole.
“Non c’è dubbio che gli enormi ritardi che hanno caratterizzato i lavori di rigenerazione urbana di strade e marciapiedi nella zona di Lido del Sole abbiano determinato significativi disagi, tuttora in corso, a cittadini e turisti. Rispetto a questa questione, nell’interesse di cittadini, turisti e operatori, andremo fino in fondo per comprendere se esistono responsabilità politiche, amministrative ed esecutive”, affermano Maggio e Pizzolo che poi si soffermano su un’altra criticità: “In questi giorni abbiamo raccolto il grido di allarme di tecnici, imprenditori e operatori. Il problema delle “acque verdi” nell’area lagunare di Varano non nasce oggi ma era stato già censito e segnalato da tecnici, esperti e operatori di ricerca: la fascia tra Cagnano Varano e Lido del Sole presentava già lo scorso anno valori singolari a causa della presenza di fitoplancton (cosi fu dichiarato dagli enti competenti nel 2022). È evidente che qui c’è un problema più complessivo di gestione e tutela della risorsa lagunare e della risorsa mare; così come è palese il deficit di programmazione. Sono questioni complesse che avrebbero richiesto - e richiedono – una programmazione politico-amministrativa di lungo termine, un monitoraggio attento e un piano pluriennale di interventi. A maggior ragione, il dragaggio della laguna di Varano e delle foci, programmato per il 20 luglio, rischia di rendere ancora più difficile la gestione dell’emergenza perché l’operazione, per via delle correnti, determinerebbe lo sversamento di ciò che c’è nel lago di Varano direttamente nel mare. La nostra proposta è quella di rinviare le operazioni di dragaggio alla chiusura della stagione balneare, e, in ogni caso, non prima di ottobre 2023. Inoltre, condividiamo la proposta di Atas (Associazione di tutela ambientale di Lido del Sole): va effettuata una puntuale verifica di eventuali sversamenti lungo tutto l’asse costiero da Lido del Sole a Capoiale”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Bruno Zangardi, presidente del consorzio di operatori turistici “Gargano Ok”: “Non si può pensare al dragaggio delle foci in piena stagione balneare; così come equivale a darsi la zappa sui piedi incatenarsi o emanare ordinanze di divieto di balneazione per un’area di Rodi Garganico. Si tratta di decisioni che non risolvono il problema e creano solo un enorme danno di immagine alle zone interessate. Ora, nell’interesse di tutto il Gargano, occorre stringere i denti e pensare a tutelare cittadini, turisti e imprenditori. Terminata la stagione balneare, sarà giusto e doveroso riunire attorno a un tavolo sindaci, Regione, Parco del Gargano, sindacati, imprenditori e operatori per definire un piano pluriennale di interventi, incluso il dragaggio della laguna”.
In conclusione, per il Coordinatore UIL PUGLIA, SEDE di FOGGIA e il Presidente ADOC FOGGIA: “In questa complessa vicenda vanno considerati priorità assolute la tutela dell’ambiente, dei cittadini, degli operatori, degli imprenditori, dei turisti e del territorio nella sua interezza. Le bellezze, del Gargano, e in questo caso particolare della fascia tra Cagnano Varano e Lido del Sole, meritano maggior attenzione e una programmazione oculata degli interventi di risanamento e riqualificazione. Per tutti questi motivi, ci faremo carico di sollecitare l’istituzione di un tavolo tecnico-istituzionale che abbia come obiettivi prioritari la salvaguardia della stagione balneare in corso e la definizione di un piano pluriennale di interventi”.
➡️le foto del lago sono tratte dalla pagina: “Foce Varano in Foto”⬇️⬇️⬇️⬇️



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Il Consiglio Comunale di Casale Monferrato si riunisce il 28 novembre 2024Democrazia in azione: diretta streaming per la comunità
Una serata per affrontare temi cruciali, tra cui l'ultima variazione di bilancio del 2024
Una serata per affrontare temi cruciali, tra cui l’ultima variazione di bilancio del 2024 Il Consiglio Comunale di Casale Monferrato si riunirà giovedì 28 novembre 2024 alle ore 21:00 presso la sede comunale, in una seduta dedicata all’approvazione di punti all’ordine del giorno fondamentali per la città. L’annuncio arriva a seguito della Conferenza dei Capigruppo, avvenuta il 19 novembre, in…
#accessibilità istituzionale#Alessandria today#Amministrazione comunale#amministrazione locale.#assemblea consiliare#Bilancio comunale#Casale Monferrato eventi#Città di Casale#coinvolgimento cittadino#Comune di Casale Monferrato#Comunicazione Istituzionale#Conferenza Capigruppo#Consiglio Comunale Casale Monferrato#decisioni economiche#decisioni politiche#democrazia partecipativa#DIRETTA STREAMING#diretta streaming Consiglio#gestione economica#gestione risorse#Giovanni Battista Filiberti#Google News#istituzioni locali#italianewsmedia.com#Ordine del giorno#Partecipazione Attiva#partecipazione civica#Pier Carlo Lava#politiche amministrative#politiche di bilancio
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Digitalizzare la Pubblica Amministrazione...

Sappiamo benissimo come il processo di digitalizzazione negli ultimi anni abbia subito una forte accelerazione, in maniera evidentissima nella Pubblica Amministrazione.
Come sempre avviene, ogni cambiamento radicale, come la scelta di digitalizzare il lavoro, porta con sé aspetti positivi e negativi, a questi, si aggiungono carenze notevoli a cui occorre necessariamente porre rimedio, se il nostro paese non vuole indietreggiare…
Il presente articolo a firma di Mauro Nicastri, Presidente della Fondazione AIDR, non solo ci illustra la situazione attuale, fornendoci una riflessione ad ampio spettro, ma fornisce possibili soluzioni adottabili. Una fondazione per la digital revolution indipendente da interessi politici ed economici, per digitalizzare, e quindi snellire e semplificare le procedure amministrative e concretamente più vicina ai giovani *di Mauro Nicastri Sin dal 2001, con il primo Piano Nazionale di e-government del Governo Berlusconi, digitalizzare le attività ha rappresentato e rappresenta ancora una grande opportunità per l’Italia, ma per coglierla appieno è necessario affrontare alcune sfide cruciali. La frammentazione delle responsabilità e delle competenze sull’innovazione italiana è uno dei principali ostacoli che rallentano questo processo di trasformazione digitale. Attualmente, si discute molto in ambienti pubblici e privati, in Italia e in Europa, su diverse questioni che riguardano l’intelligenza artificiale, la cybersecurity, l’identità digitale e altre tecnologie abilitanti come la blockchain, il metaverso e la realtà virtuale, settori cruciali per lo sviluppo economico e sociale. Una fondazione dedicata potrebbe concentrarsi su questi ed altri ambiti del digitale, promuovendo la ricerca, lo sviluppo e l’adozione di soluzioni innovative. Tuttavia, queste deleghe sono affidate a vari enti pubblici, che creano da oltre 20 anni una dispersione di risorse e una mancanza di coordinamento che non possiamo più permetterci. Come Fondazione Aidr (www.aidr.it) abbiamo sempre sostenuto che è necessario un approccio più integrato, allo scopo di “governare” i vari effetti sull'economia e la società italiana, della scelta di digitalizzare il lavoro, le imprese, la Pubblica Amministrazione, e per anticipare e gestire i cambiamenti in atto. La creazione di una fondazione per l’innovazione potrebbe essere la soluzione per superare questa frammentazione, snellire e semplificare le procedure amministrative e promuovere una digital revolution più efficace e vicina ai cittadini. Secondo il rapporto DESI (Indice europeo dell’economia e della società digitali) l’Italia si posiziona al quartultimo posto a livello europeo per diffusione di competenze digitali e nonostante il nostro Paese parta da una posizione di svantaggio le nuove tecnologie sono comunque entrate repentinamente in tutti i settori pubblici e privati e nessuno potrà esimersi dall’utilizzo di tecnologie abilitanti. In tale contesto la nascente fondazione dovrebbe avere il compito principale di fare sistema per coordinare gli sforzi e le risorse, lavorando in sinergia con tutti gli enti pubblici e i loro enti strumentali, per promuovere e diffondere la cultura e l’economia digitale in settori chiave come la sanità, la giustizia, l’istruzione, la mobilità, l’ambiente, etc. Inoltre, una fondazione indipendente da interessi politici ed economici sarebbe in grado di prendere decisioni basate sull'interesse pubblico e sulle necessità dell’innovazione italiana. Questo garantirebbe una maggiore agilità e flessibilità nel promuovere l’adozione delle tecnologie digitali e nell’affrontare le sfide emergenti. La recente edizione dell’Eurobarometro ha rilevato che sette cittadini europei su dieci considerano l’Unione europea un luogo di stabilità in un mondo in difficoltà. Le elezioni europee dell’8 e 9 giugno saranno un momento importante per il futuro della nostra Nazione e per la buona riuscita dei progetti ancora in corso come l’attuazione del programma Next generation Eu, di cui il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) italiano fa parte. L’attuale legislatura Europea lascia a quella di prossima elezione alcuni successi ma anche nuove sfide, alcune delle quali decisive. L’evoluzione della tecnologia è continua e il nostro augurio è che la nascita della fondazione per la digital revolution possa avvenire prima dell’insediamento del nuovo Parlamento e della Commissione europea per contribuire, finalmente e in modo significativo, a superare la frammentazione della digitalizzazione tra i vari poteri dello Stato e sfruttare appieno il potenziale delle tecnologie digitali per il progresso della Nazione, con il contributo concreto delle cosiddette generazioni Z. *Presidente Fondazione AIDR (www.aidr.it) Per conoscere altri approfondimenti vi rimandiamo alla nostra rubrica AIDR Foto: AIDR Read the full article
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Le due facce del potere 2: politica ed economia
È nota la frase lapidaria che Napoleone pronunciò incontrando Goethe a Erfurt nell’ottobre del 1808: Le destin c’est la politique: «il destino è la politica». Questa affermazione, che era all’epoca perfettamente intellegibile, anche se in apparenza rivoluzionaria, ha perso oggi per noi interamente il suo senso. Noi non sappiamo più che cosa significa il termine «politica» e tanto meno ci sogneremo di vedere in essa il nostro destino. «Il destino è l’economia» suona piuttosto il ritornello che gli uomini cosiddetti «politici» ci ripetono ormai da decenni. E tuttavia non soltanto non rinunciano a definirsi tali, ma «politici» continuano a chiamarsi i partiti di cui fanno parte e «politiche» si dichiarano le coalizioni che formano nei governi e le decisioni che questi non cessano di prendere.
Che cosa intendiamo allora oggi quando pronunciamo, sia pure senza troppa convinzione, la parola «politica»? Vi è in essa qualcosa come un significato unitario o, piuttosto, il senso che il termine veicola è costitutivamente scisso? L’incertezza terminologica nella traduzione del termine politeia che abbiamo già analizzato, non è soltanto recente. La traduzione latina della Politica di Leonardo Aretino, pubblicata a Roma nel 1942 insieme al commento di Tommaso, rende il termine con gubernatio e respublica (più raramente con civitatis status). Se il passo che abbiamo citato (1279 a, 25-26) nella sua traduzione latina suona: Cum vero gubernatio civitatis et regimen idem significant…, nel brano precedente politeia è reso invece con respublica (est autem respublica ordinatio civitatis).Nel commento di Tommaso, che aveva ovviamente davanti agli occhi un’altra traduzione, politeia è tradotto a volte con policia e a volte con respublica. La prossimità del termine policia col nostro «polizia» non deve sorprendere: polizia è infatti, fino all’inizio del secolo XIX, il termine italiano che corrisponde a politeia. «Polizia» si legge ancora nella traduzione di Plutarco ad opera di Marcello Adriani, pubblicata a Firenze nel 1819: «vuol dire l’ordine col quale si governa una città e sono amministrate le comuni sue bisogna; e così si dice tre essere le polizie, la monarchica, l’oligarchica e la democrazia».
Nei teorici tedeschi del cameralismo e della scienza della polizia, che prende forma e si diffonde in Europa nel corso del XVIII secolo , la scienza dello stato diventa una scienza del governo (Regierungwissenschaft), il cui scopo essenziale è la Polizei, definita – rispetto alla Politik, cui compete soltanto la lotta coi nemici esterni – come l’amministrazione del buon ordine della comunità e la cura del benessere e della vita dei sudditi in tutti i suoi aspetti. E non è certo un caso se Napoleone, che affermava risolutamente la politica come destino, sia stato anche il sovrano che ha dato all’amministrazione e alla polizia la forma moderna che ci è familiare. Lo stato amministrativo teorizzato da Sunstein e Vermeule, che si sta imponendo nelle società industriali avanzate, è a suo modo fedele a questo modello, in cui lo stato sembra risolversi in amministrazione e governo e la «politica» trasformarsi interamente in «polizia». È significativo che, proprio in uno stato concepito in questo senso come «stato di polizia», il termine finisca per designare l’aspetto meno edificante del governo, cioè i corpi tenuti a assicurare in ultima istanza con la forza la realizzazione della vocazione governamentale dello stato. E, tuttavia, l’apparato formale dello stato legislativo non scompare, come non scompaiono le leggi che i governi continuano malgrado tutto a emanare, né vengono abolite le cariche e la dignità che secondo la costituzione incarnano e custodiscono la legittimità del sistema. Al di là delle sue trasformazioni, l’essenziale natura bipolare della macchina politica si mantiene almeno formalmente in vita.
13 marzo 2023
Giorgio Agamben
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Segnalazione Schengen e diniego del permesso di soggiorno: una rigidità normativa che ostacola l’integrazione
Segnalazione Schengen e diniego del permesso di soggiorno: una rigidità normativa che ostacola l’integrazione
La recente sentenza del TAR Emilia-Romagna, n. 638/2024, evidenzia ancora una volta come la normativa italiana sull’immigrazione continui a essere fondata su automatismi che impediscono una valutazione individuale delle situazioni e ostacolano il processo di integrazione. Il caso in questione riguarda il diniego di un permesso di soggiorno per emersione del lavoro irregolare a un cittadino marocchino, esclusivamente a causa di una segnalazione nel Sistema Informativo Schengen (SIS) inserita dalla Francia a seguito di un’espulsione avvenuta nel 2021.
La decisione del TAR conferma l’orientamento giurisprudenziale secondo cui la presenza di una segnalazione Schengen ai fini della non ammissione nel territorio costituisce un motivo ostativo assoluto al rilascio del permesso di soggiorno, impedendo alla pubblica amministrazione di valutare nel merito la posizione del richiedente. Questo approccio esclude qualsiasi analisi sull’integrazione effettiva del lavoratore straniero in Italia, ignorando il contributo economico e sociale che potrebbe apportare al Paese.
La mia visione sull’immigrazione, che ho espresso nel libro "Integrazione o ReImmigrazione", si basa su un paradigma chiaro: l’integrazione deve essere fondata su tre pilastri lavoro, lingua e rispetto delle regole. Chi dimostra di rispettare questi requisiti deve poter restare, indipendentemente da ostacoli burocratici o da decisioni amministrative prive di un’analisi individuale. La segnalazione Schengen, in questo caso, viene applicata in modo indiscriminato, senza verificare se il soggetto abbia sviluppato un percorso di inclusione sociale e lavorativa in Italia.
Il diritto dell’Unione Europea prevede che le segnalazioni Schengen non siano automaticamente vincolanti per gli Stati membri, ma possano essere valutate alla luce della situazione concreta del richiedente e degli obiettivi della domanda di soggiorno. Tuttavia, l’ordinamento italiano continua ad adottare un approccio burocratico e restrittivo, che ostacola qualsiasi possibilità di regolarizzazione anche per chi lavora onestamente e rispetta le leggi.
L’integrazione non può essere un concetto teorico, ma deve essere un processo misurabile, basato su criteri chiari e applicabili. L’applicazione automatica della segnalazione Schengen nega di fatto il diritto all’integrazione, creando un circolo vizioso in cui chi è già presente sul territorio viene respinto senza alternative, contribuendo a incrementare l’irregolarità. Un modello più equo dovrebbe prevedere la possibilità di una verifica individuale, che valuti il contributo sociale ed economico del richiedente e l’assenza di reali motivi di pericolosità per la sicurezza pubblica.
Questa sentenza dimostra l’urgente necessità di riformare il sistema di accesso alla regolarizzazione, adottando criteri che bilancino sicurezza e integrazione. L’Italia non può continuare a gestire l’immigrazione con norme rigide e punitive, ma deve adottare un modello razionale e sostenibile, che premi chi si integra e garantisca regole certe per chi non rispetta le condizioni di permanenza. La ReImmigrazione non deve essere un’esclusione pregiudiziale, ma un principio regolatore per chi non si integra, senza penalizzare chi contribuisce attivamente alla società.
Avv. Fabio Loscerbo 📧 [email protected] 🌐 https://www.avvocatofabioloscerbo.it
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Poche regole
Per partecipare alle charrettes online è necessario seguire alcune regole; ve le elenco qui sotto, con le relative spiegazioni (in basso in corsivo) per farvi comprendere la legittimità delle scelte
1. Proteggere l’anonimato dei partecipanti. Che sia nella forma di un dibattito, di un focus group o di un’attività più creativa la partecipazione al laboratorio online è in forma anonima. Questo significa che non è necessario specificare nessun dato anagrafico per essere ammesso (né nome, né età, né professione, luogo di nascita o residenza, appartenenza sociale, stato civile, schieramento politico, ideologico, genere, appartenenza religiosa, etnica, ecc.)
Qualora uno voglia condividere con gli altri una qualunque di queste informazioni, è pregato 1.1 di non farlo durante la charrette o attraverso i canali di CHARRETTES LAB
Invece tutte le fonti citate (se si vuole farne uso) vanno esplicitate, in modo che tutti possano riconoscerne la provenienza. Si consiglia di utilizzare fonti non di parte, o almeno non eccessivamente di parte, ma nella consapevolezza che un’informazione del tutto disinteressata è difficile da reperire il più delle volte, almeno specifichiamo sempre la fonte (sito web, link, giornale, fonte autorevole, personaggio pubblico ecc.) cosicché tutti possano prenderne atto
Non si tratta principalmente di una misura per proteggere la privacy dei partecipanti, ma di una misura di cautela per tentare di evitare che appartenenze rigide, stereotipi o prese di posizioni possano inquinare la discussione ancora prima che si sia capito il punto di vista della persona nella discussione in svolgimento
2. Chiunque può proporre un argomento di discussione. Non è necessario essere un esperto in materia, non è necessario assumere punti di vista che realmente si riconoscano come propri. Per esempio, uno potrebbe benissimo proporre una discussione su un tema caldo nel web in quel momento (pro vs no pass), e decidere di assumere un punto di vista rivale a quello che generalmente prende (che sia no o pro pass) soltanto per poterne capire le motivazioni da una prospettiva nuova per lui. Ovviamente, chiunque (anche chi propone l’argomento da trattare) può cambiare punto di vista anche durante la charrette, le uniche cose da tenere presente sono che 2.1 non si può andare off topic nel corso della charrette; 2.2 non si può monopolizzare nessuna discussione, neanche per una presunta buona conoscenza dell’argomento (quello che si può fare è condividere le proprie esperienze e relative considerazioni); 2.3 non si discute per convincere nessuno a fare suo il nostro punto di vista. Non si discute in generale per convincere (neanche se stessi), ma per condividere, confrontarsi, cercare di comprendere punti opposti ai propri e cercare tra tutte le posizioni punti di possibile convergenza
Queste regole sono state redatte come una sorta di invito a chiedere (a noi prima di tutto, poi agli altri) uno scambio di idee il più possibile leale, critico, attento e civile. Non stiamo partendo dal presupposto che la comunità di CHARRETTES LAB sia già matura e solida, ma se voi credete ti poter chiedere a voi stessi una partecipazione insieme onesta e impegnata, allora pensiamo di poterci fidare nello stesso modo.
3. Non è possibile guidare nessuna discussione. Questo significa che le nostre charrettes sono esperimenti un po’ scostanti la tradizionale interpretazione. Non ci sono gestori, amministratori, capi gruppo o altro. Ognuno è libero (ed è caldamente invitato) a partecipare portando tutte le sue riflessioni e allo stesso modo ad ascoltare e riflettere su quelle degli altri. Di volta in volta si deciderà insieme come rendere la discussione ordinata, se e quali punti programmare, se e con quali attività aggiuntive arricchire la charrette, quanto a lungo debba durare, quando fare le due votazioni e tutte le altre questioni amministrative che non sono contenute in queste regole. Tutte le decisioni verranno prese di comune accordo, secondo un confronto ragionato e prendendosi i dovuti tempi.
CHARRETTES LAB si regge sul presupposto che l’arena di partecipazione dal basso è un’arena sperimentale. Nessuno può guidare una discussione perché nessuno sa da solo come dovrebbe funzionare questo microcosmo di democrazia dal basso. Ricordiamoci che CHARRETTES LAB è un esperimento, e come tale ha bisogno del contributo attivo e volontario di tutti, senza imposizioni o condizionamenti anche minimi che provengano “dall’alto”
4. All’inizio e alla fine di ogni charrette si terrà una votazione. Queste si svolgeranno attraverso due sondaggi a cui saranno invitati a partecipare tutti quelli che hanno avuto un ruolo (anche solo di lettori passivi) nella charrette. Si dovrà esprimere la propria risposta prima e dopo la discussione anche qualora questa sia rimasta invariata. Nella prima votazione è possibile esprimere un punto di vista fittizio come da esempio nella regola 2. Non è possibile farlo nella votazione finale, che dovrà tenere conto soltanto della riflessione successiva a tutti gli incontri con gli altri partecipanti la charrette e delle proprie conclusioni
Le votazioni sono uno strumento per raccogliere dati sullo svolgimento delle charrettes. Da soli non dicono abbastanza, ma mi impegnerò a conservarli di volta in volta allegati da una breve descrizione di come è andata la discussione che sarà pubblicata e visibile a chiunque voglia leggerla. Naturalmente in forma del tutto anonima (non saranno riportati i nomi nè i nickname dei partecipanti)
Grazie
17.10.2021
#democrazia#democrazia partecipativa#politica#sociale#esperimento sociale#comunità#in progress#telegram#attivismo#promozione culturale#charrette#charrettes lab
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Elezioni amministrative, le donne hanno già perso: solo 30 candidate sindache su 162 nelle venti città capoluogo. Zero sostenute dal Pd Poche, praticamente inesistenti, quasi mai nella rosa degli eleggibili (salvo una rarissima eccezione). A poco più di una settimana dalle elezioni amministrative c’è già una sconfitta certa: quella delle aspiranti sindache. E non c’entrano le preferenze degli elettori: non solo le donne sono destinate a perdere quasi ovunque, ma neppure sono mai state ammesse al tavolo della partita. A decretarlo sono i numeri: se si guardano i 6 capoluoghi di Regione che vanno al voto sono appena 18 su 73 candidati, che diventano appena 30 su 162 se consideriamo anche gli altri 14 capoluoghi di Provincia. Non è una sorpresa, se mai una conferma. Ma la notizia è che neanche in questa tornata la partecipazione del 51 per cento della popolazione è aumentata, anzi se possibile il quadro è peggiorato. Cosa è successo? Niente. Semplicemente i principali partiti politici, quegli stessi che ogni giorno riempiono comunicati stampa e televisioni con proclami per la parità, non hanno cambiato niente nella selezione della classe dirigente. Non lo ha fatto il Partito democratico di Enrico Letta: il Pd vanta zero candidate donne nelle principali città. Zero. Ma le cose non vanno meglio neanche nel centrodestra, dove invece negli ultimi anni abbiamo visto più donne ricoprire ruoli di vertice (una per tutti Giorgia Meloni): c’è una candidata per Fdi e Lega a Benevento, ma non rappresenta neppure tutta la coalizione di centrodestra e sfiderà il sindaco uscente Mastella. Ce n’è un’altra a Carbonia in Sardegna, ma non è tra le favorite (boicottata anche dai partiti pro Solinas). In questo quadro di immobilismo totale, c’è un’unica eccezione: il M5s ha candidato 7 donne ed è del M5s l’unica sindaca (Virginia Raggi a Roma) che può giocarsi la partita con i colleghi uomini. L’altra eccezione, estranea però a questa “classifica”, è la candidata di Pd e M5s per la Regione Calabria: i giallorossi sostengono Amalia Bruni. Lo squilibrio, al di là di qualsiasi fede o appartenenza politica, è palese a tutti, ma non esiste dibattito pubblico che abbia chiesto spiegazioni o sollecitato messe in discussione. (...) Ebbene non solo su 162 candidati, solo 30 sono donne, ma nella maggior parte dei casi si tratta di candidate di partiti minori. I 5 stelle, formazione relativamente giovane, va in direzione opposta: si presenta in 18 dei 20 Comuni considerati, ma ha 7 candidate sindache. E tre di queste corrono nelle competizioni più importanti di questa tornata elettorale: Valentina Sganga a Torino, Virginia Raggi a Roma e Layla Pavone a Milano. Le altre si presentano a Cosenza (Bianca Rende), Rimini (Gloria Lisi), Trieste (Alessandra Richetti) e Salerno (Elisabetta Barone). (...) Allora chi ha candidato le donne? Potere al popolo, partito di sinistra, ne sostiene quattro: Marta Collot a Bologna, l’ex assessora di De Magistris Alessandra Clemente a Napoli, Elisabetta Canitano a Roma, Bianca Tedone a Milano. Poi Italexit sostiene Veronica Verlicchi a Ravenna; Sinistra Unita candida l’ex M5s Dora Palumbo a Bologna e Tiziana Cimolino a Trieste con i Verdi; nella Capitale il Partito Comunista schiera Micaela Quintavalle e il Partito Comunista Italiano Cristina Cirillo. Corre per il Partito Comunista a Torino Greta Giusi Di Cristina. Seguono candidate di varie liste civiche, nessuna delle quali è sostenuta dai principali partiti politici nazionali (né di destra, né di sinistra) (...) Segnatevi i nomi perché, di molte di loro, a fatica sentirete parlare dopo il primo turno elettorale. (...) “I partiti continuano a perpetuare l’immagine di un mondo maschile” ... “con candidature femminili sempre in posizioni penalizzanti e decisioni che si prendono la sera tardi, magari all’ora dell’aperitivo quando molte donne devono essere a casa”. Lo dicono i ricercatori, lo rendono ancora più evidente i dati: tra donne e politica è come se ci fosse un muro e al momento sembra ancora impossibile valicarlo. di Martina Castigliani
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STUDIO DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
Scusandoci per il periodo abbastanza prolungato dall'ultimo articolo pubblicato nel blog che ha preso in esame gli articoli dal 25 al 28 della Costituzione Italiana, sintetizziamo qui alcuni aspetti-esempi nei quali trovarci per affrontare poi eventuali complicanze giuridiche.
L'articolo 25 dice che "nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge.
Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso.
Nessuno può essere sottoposto a misure di sicurezza se non nei casi previsti dalla legge."
Cioè: detto giudice dovrà appartenere -in caso di contenzioso "giustizia-reo"- al luogo vicinorio del "sospetto" e non può essere affidato a un secondo che appartenga a un luogo diverso o comunque lontano da quello di nascita del "reo".
E dove non sia acclarato che il fatto non sia stato commesso, nessuno può essere punito/sottoposto a giudizio così come nessun individuo può essere "tradotto" in strutture penitenziarie prima di un equo processo e comunque se non in casi di gravi reati ("previsti dalla legge").

Per l'articolo 26 " l'estradizione del cittadino può essere consentita soltanto ove sia espressamente prevista dalle convenzioni internazionali.
Non può in alcun caso essere ammessa per reati politici."
Fatte salve le libertà di opinioni, nessun cittadino che debba essere giudicato colpevole di reato potrà essere trasferito in un carcere di un paese diverso da quello di origine e financo per reati politici, a meno che non si sia "macchiato" di gravi reati (diffamazione, violenza, ecc...) per il quale saranno gli accordi, convenzioni, leggi/normative internazionali a decretarne il trasferimento.

Secondo l'articolo 27 " la responsabilità penale è personale.
L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte."
Fa il paio con gli articoli precedenti, in quanto fino all'emissione del giudizio in fase processuale, nessun cittadino può essere definito colpevole, e comunque -anche in caso di riconosciute colpevolezza e responsabilità- le pene devono essere commisurate in base alla gravità del reato stesso e tendenti alla rieducazione del condannato e al suo reinserimento nella società civile. La pena di morte non è consentita nell'ordinamento giudiziario italiano.

Infine, con l'articolo 28 "i funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici."
Ossia: in fase di dibattimenti giudiziari, gli operatori di giustizia non possono travalicare il senso dello Stato e dovranno argomentare le loro decisioni senza commettere il reato di abuso d'ufficio: in tal caso la responsabilità civile potrebbe ricadere sullo Stato e sui funzionari degli enti pubblici.

E con questi articoli, si esaurisce la parte dedicata al "Titolo I - Rapporti civili".
Con il prossimo "studio" andremo a esaminare gli articoli che riguardano il "Titolo II - Rapporti etico-sociali".
Intanto, per uno studio ulteriori della Costituzione Italiana, questo è il link:
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EGITTO, LE PRIME DONNE NOMINATE GIUDICI

Al Cairo, in Egitto, 98 donne hanno prestato giuramento come prime donne giudice nel Consiglio di Stato del Paese, uno dei principali organi giudiziari, in precedenza composto da soli maschi.
Il giudice supremo, Mohammed Hossam el-Din, che le ha nominate, ha affermato che “le donne sono un'importante aggiunta al Consiglio di Stato", dopo che il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sissi aveva chiesto alle donne di entrare a far parte del Consiglio di Stato e della Pubblica accusa, due organi giudiziari esclusivamente maschili. Il Consiglio in precedenza aveva attivamente respinto le donne, nonostante le ripetute richieste da parte di diversi organi istituzionali e dalla popolazione. In Egitto la Costituzione prevede che ogni nuova legislazione civile non possa essere contraria alle leggi dell'Islam.
“Questo è un giorno memorabile. È un sogno per noi e anche per le generazioni passate", ha dichiarato Radwa Helmy, una delle giudici donne. "Essere una donna in una delle principali istituzioni giudiziarie in Egitto e nel mondo arabo era un sogno". Come parte del Consiglio di Stato, i nuovi giudici donne si occuperanno principalmente di controversie amministrative, casi disciplinari e ricorsi, oltre a rivedere i progetti di legge, le decisioni e i contratti del governo.
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Fonte: Egypt today - 19 ottobre 2021
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Le vere decisioni si misurano con l’intraprendere nuove azioni.
Se non agisci, non hai veramente deciso !
Elezioni Amministrative Caserta
3 e 4 Ottobre 2021
VOTA Ferdinando VERTUCCI
Azione con Carlo Calenda
Marino Sindaco
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#buongiornoChiesa
10 novembre 2020
😊 GRAZIE SIGNORE PER UN NUOVO GIORNO
📖
Or la #fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono.
- Ebrei 11:1
🙏 Ricordati, oggi, di pregare per:
- la pandemia, che Dio possa porre fine al virus
- la nostra regione, la nostra nazione, affinché quelli che governano possano prendere giuste decisioni amministrative
🙌🏼
Dio ci benedica e buona giornata a tutti 💪
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😎 Ricordati anche oggi di incoraggiare ed evangelizzare
#predicazionedellacroce
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