#crisi culturale.
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"Un Atterraggio di Emergenza" di Izabella Teresa Kostka: Una Cruda Riflessone sulla Modernità. Recensione di Alessandria today
La società contemporanea osservata attraverso il filtro del Realismo Terminale
La società contemporanea osservata attraverso il filtro del Realismo Terminale. Izabella Teresa Kostka, con il brano tratto dal suo racconto “Un Atterraggio di Emergenza”, incluso nell’antologia di Realismo Terminale “Occhio di vetro” (Mursia Editore), ci consegna un ritratto brutale e autentico della società contemporanea. Attraverso una scrittura incisiva e provocatoria, l’autrice riflette…
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Siamo il secondo paese industriale europeo, subito dopo la Germania. Ma gli italiani non lo sanno.
In alcuni settori d’eccellenza (la meccatronica e la robotica, la chimica fine, la farmaceutica d’alta specialità, le componentistica auto, la cantieristica navale da diporto, etc.) abbiamo posizioni da primato internazionale, ma per gran parte della nostra opinione pubblica è innanzitutto il turismo ad assicurare la ricchezza dei territori.
Siamo tra i cinque maggiori paesi esportatori del mondo, proprio grazie all’industria e a quella meccanica in prima linea, ma i cittadini per il futuro confidano negli alberghi e nelle opportunità del commercio, nello shopping.
“Dissonanza cognitiva” è il nome di questo fenomeno, un’opinione che fa a pugni con la realtà di fatti e dati. Detta in altri termini, l’Italia non sa bene chi è e come si produce la sua ricchezza e dunque non ha una fondata idea di dove andare.
L’industria scivola ai margini dell’immaginario collettivo, occupa un ruolo periferico nella rappresentazione sociale dello sviluppo. (...)
Ecco il punto: l’Europa può continuare a restare ancorata ai suoi valori e alla sua cultura civile se mantiene una forza industriale di peso e respiro globale. (...) E se dunque investe sulle nuove tecnologie (infrastrutture, ricerca, processi di conoscenza e formazione) e sull’impiego ben strutturato e guidato dell’Intelligenza Artificiale (...).
Serve insistere sull’industria, insomma, (per) evitare il precipizio indicato alcune settimane fa dal “Financial Times”: perdere la sfida competitiva con Usa e Cina e ridursi a essere “il Grand Hotel dei ricchi e potenti del mondo”. Un luogo di storica eleganza. Ma privo di peso e potere. Incapace di decidere sul suo futuro. (...)
Viene da lontano, questo fenomeno di sottovalutazione del peso industriale. Da una diffusa cultura anti-impresa, ostile al mercato, alla fabbrica ma anche alla tecnologia e alla scienza (...). Da una disattenzione culturale verso i fenomeni del lavoro industriale, (...) da un’opinione pubblica incline ai luoghi comuni anti-industriali e segnata da un evidente deficit informativo. E da una tendenza, ben radicata in ambienti economici ed accademici, a insistere sul tramonto dell’industria alla fine del Novecento, per cedere il passo al “terziario avanzato” e alla finanza.
Dati e fatti, soprattutto dopo la Grande Crisi finanziaria del 2008, hanno smentito queste false costruzioni di un immaginario distorto e ridato invece importanza all’economia reale. E l’Italia è cresciuta, più e meglio di altre aree europee, negli anni post Covid, proprio grazie al suo “orgoglio industriale”, investendo, innovando, (...) facendone un asset di competitività e di qualità sui mercati.
Eccola, dunque, la realtà dell’Italia industriale ad alta tecnologia e sofisticata qualità (...), per evitare che la mancata conoscenza dell’Italia industriale alimenti quelle disattenzioni, quelle false percezioni della realtà che contribuirebbero ai rischi di declino economico e dunque sociale e civile del nostro Paese.
Se ne accorge finalmente anche l'informazione dei finti sapientoni (e fa autocritica pur senza dirlo): https://www.huffingtonpost.it/blog/2024/11/18/news/litalia_e_un_grande_paese_industriale_ma_gli_italiani_non_lo_sanno_e_preferiscono_pensare_al_turismo-17751079/
In realtà manco l'Huff Post dei sapientoni sa che in quanto a export stiamo gareggiando col Giappone e, tolta l'Olanda che non esporta quasi nulla di suo ma lucra sull'in-out di Rotterdam da e verso la Cermania, saremmo sul podio MONDIALE delle bilance commerciali attive. Grazie alle industrie citate ma non solo, grazie anche alle altre eccellenze italiane: MODA & LUSSO, FOOD&BEVERAGE.
Ovviamente l'articolo è stato qui depurato , solita profilassi antibatterica, da false devianze riguardo "svolte green necessarie", no non lo sono anzi rappresentano un freno a mano tirato, verso "grazie alle politiche europee di Draghi", no è un liquidatore fallimentare, e tutti quei "ci vuole più politica per guidare" da dirigisti socialisti: non servono affatto, tutto questo è successo proprio GRAZIE alla distrazione della politica dirigista pre e post covid.
Ah e manca anche l'indicazione fondamentale: ma quale Trump, ma basta con 'ste ridicole scuse - btw, se riaprisse il mercato russo facendo finire la guerra dei Biden, decolleremmo ancora di più e dei dazi ce ne fregieremmo alla grande..
Per evitare che il declino si accompagni al degrado sociale in atto per via dei migranti (la manodopera dequalificata e a basso costo fa calare i salari quindi i consumi, oltre a far soppravvivere aziende decotte e terziario arretrato), la spada di Damocle per l'industria italiana è evitare il crollo economico della Cermania, nostro primo mercato. Ma quale Draghi, è necessario la facciano immediatamente finita con tutto 'sto verde elettrico.
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“Cuando los ricos emprenden una guerra, son los pobres los que mueren”
Jean Paul Sartre
Jean Paul Charles Aymard Sartre fue un filósofo, escritor, novelista, dramaturgo, activista político, biógrafo y crítico literario francés, nacido en París en junio de 1905.
Su padre fue un oficial naval y su madre fue prima de Albert Schweitzer, médico, filósofo y teólogo alemán nacionalizado francés premio Nobel de La Paz en 1952. Fue este último quien introduciría a Sartre en la literatura clásica a muy temprana edad.
A pesar de su abrumadora fama mundial, Sartre mantuvo una vida sencilla, con pocas posesiones materiales y muy comprometido con los mas importantes acontecimientos públicos de su época.
Tras cumplir con su servicio militar del cual fue soldado conscripto del ejército francés y prisionero de guerra en 1940 en Padoux, Sartre regresó a París, en donde trabajó en el liceo Condorcet, colaborando con Albert Camus en el periódico de la resistencia denominado Combat.
En 1943, publicó la que sería su obra más conocida “El ser y la nada” y quien lo llevaría a llevar una visión personal de la obra existencialista de Martin Heidegger, filósofo alemán considerado uno de los más importantes del siglo XX. Aunque también recibió influencias tempranas de Immanuel Kant, Hegel, Soren Kierkegaard y Edmund Husserl.
En su obra, Sartre considera que el ser humano esta “condenado a ser libre”, es decir, arrojado a la acción y con la responsabilidad plena de su vida sin excusa alguna, sin determinismo alguno y con solo algunos condicionamientos culturales, en donde el ser del hombre se distingue del ser cosa, mientras es consciente.
En su libro “El existencialismo es humanismo”, refiere que el hombre es el único que no solo es tal y como él mismo se concibe, sino que es tal y como él mismo se quiere y como se concibe después de la existencia, es decir, “el hombre no es otra cosa que lo que él se hace a sí mismo” y a diferencia de Heidegger, el hombre no solo es un “ser-ahí” sino un ser que debe “hacer-se”.
Durante las décadas de 1940 y 1950, las ideas de Sartre eran muy populares, y el existencialismo fue una filosofía preferida de la generación beatnik en Europa y en los Estados Unidos. Sus obras de teatro estaban llenas de símbolos que servían para difundir su filosofía.
En 1964 le fue concedido el Premio Nobel de Literatura mismo que rechazó mediante una carta a la Academia Sueca, en donde argumentaba que él tenía por regla, rechazar todo reconocimiento o distinción, ya que los lazos entre el hombre y la cultura debían desarrollarse directamente, sin pasar por las instituciones establecidas del sistema.
Jean Paul Sartre murió en abril de 1980 en París, de un edema pulmonar complicado con una crisis cardiaca, y fue sepultado en el Cementerio de Montparnasse, Francia.
Fuente Wikipedia y https://www.biografiasyvidas.com/biografia/s/sartre.htm
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Italia 2025
Vi è una riflessione di Aldo Viganò - critico cinematografico, che se in due righe descrive magistralmente il celebre (E.Scola 1974) C'eravamo tanto amati , traccia con lucida preveggenza l’attuale contesto politico, estetico e culturale della società italiana, di fatto, sospesa nel vuoto.
Si tratta di un vuoto materiale, colmato da adesioni a modelli comportamentali che seguono le logiche delle tribù postmoderne; si condivide un totem, attorno al quale ci si riunisce, disperdendo il proprio io-identità, a vantaggio delle emozioni, dell’edonismo, dell’estetica, del banale quotidiano, abbandonando la partecipazione alla vita pubblica.
Tutto è ludens. Gioco, emozione, sensazione.
E, quando tutto è in gioco, anche i capisaldi della morale (per quanto astratta, ma, universalmente valida) e della politica (come momento della progettazione), non son più interpretati come punti di riferimento.
Con la conseguenza della creazione di un “corpo acefalo" - dove l’elaborazione del pensiero è marginale, bel lontano però dalle società con sfere di rapporti interindividuali non controllate dal potere politico, ma, come afferma M. Ravelli (La politica senza la politica. Perché la crisi ha fatto entrare il populismo nelle nostre vite - Einaudi 2019), “smaterializzata, privata di quel nucleo duro collettivo che si chiamava bene comune, tipica di un tempo in cui la res pubblica non ha più un legame solido, un ancoraggio emozionale stabile e quindi fluttua, come contagiata da un male liquido”.
Il vuoto è colmato dalla ricerca spasmodica dell’appartenenza a modelli arcaici (lingua, colore della pelle, credo religioso), concetti di sangue, di territorio, espressi sotto forma di tirannide digitale, per affermare soltanto un becero populismo di basse, bassissime pulsioni.
Cosa resta quindi? Probabilmente salvifico, potrebbe essere il ritorno alla natura e i propri cicli.
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Si, sé lo que es un ajuste, pero esta vez el ajuste lo paga la política y no la gente pobre ni el privado. Y aún si trabajás para la parte pública del país no va a cerrar todo, muchas secretarias del ministerio de salud y educación van a ser absorbidas e integradas al nuevo ministerio de capital humano. Los jubilados van a estar cubiertos, y especialmente los menores de edad van a estar cubiertos, no va a sacar la salud pública, va a sacar la politización de en medio. Tampoco va a sacar la educación pública, no metan miedo con eso diciendo mentiras porque no va a privatizarla, va a poner un sistema de vouchers que se usan en varios países de Europa y ya son un éxito. Las universidades y escuelas van a recibir incluso más plata de las que reciben hoy con el recorte a los ministerios, gremios y demás intermediarios, la guita va a directo a la escuela sin pasar por ninguna otra mano que no sea la del estudiante universitario y/o familia del estudiante de primaria, jardín, etc. La financiación será pública porque te la va a pagar el Estado, pero va a ser directa entre alumno y la escuela. "Uno de los mayores errores de la humanidad es juzgar programas y políticas por sus intenciones y no por sus resultados." decía Milton Friedman, y la realidad es que no hay manera de esconder la decadencia y el fracaso no solo económico sino también social y cultural de los últimos 20 años de los cuales gobernamos los peronistas 16 ya. La gente tiene derecho a cansarse y cuando decidí abrir mi cabeza descubrí que Milei no era el monstruo que todos querían mostrarme. Si lo escuchás hablando y defendiendo a sangre y espada a la gente más humilde e insultando a los chetos de recoleta con una pasión mayor que los peronistas insultando a los de caba o córdoba, te caes realmente de culo. El ajuste lo van a pagar los políticos, los periodistas, los ministerios que no son prioridad o han demostrado fracasos constantes no solo en Argentina sino en el mundo, los gremios, piqueteros y ñoquis alérgicos a la pala.
No anon, el ajuste lo vas a pagar VOS, y yo, y todos los demás argentinos. Vos en serio pensás que ajustarle a "los políticos y los periodistas" es un ajuste? El ajuste que pide el FMI y el que quiere Milei es a nivel nacional; los ajustes de Macri se quedan cortos, y va a querer ajustes a nivel de los 90, cosas que afectan a todo el entramado económico del país. Y lo va a hacer, porque dijo que es lo que quiere hacer.
"muchas secretarias del ministerio de salud y educación van a ser absorbidas e integradas al nuevo ministerio de capital humano", como todas las que él dijo que iba a cerrar? Incluso todo lo que no puede cerrar va a recortar, como LO DIJO, ABIERTAMENTE. "los jubilados van a estar cubiertos, y especialmente los menores de edad" CON QUE PLATA AMIGO? Que van a cobrar con la dolarización, centavos de dólar? Igual, no vayas a pensar que ni van a a tocar al todopoderoso dólar, lo va hacer pegando el peso al dólar, ellos no van a ver ni un centavo.
Y no me vengas a contar el cuentito de los vouchers. Soy docente y estudié todas las políticas docentes desde 1816 hasta la fecha. Sé muy bien el desastre que las ideas neoliberales y tecnicistas hicieron con la educación, cuando la repartieron en ministerios provinciales en vez de directivas nacionales. Los vouchers simplemente van a hacer que los distritos con mejores recursos acumulen más, y los que tengan menos, nada. Sin ministerios que dirijan la educación, esos "vouchers" van a terminar en cualquier lado.
Y no va a frenar ahí, en lo que pueda, porque su plan es privatizar y ajustar. Metete en la cabeza lo que es un ajuste, metete en la cabeza lo que es privatización. Estamos hablando de instituciones educativas, científicas, tecnológicas, culturales, de salud y desarrollo social sin fondos. Sin coparticipación, las economías provinciales van a entrar en tal crisis que van a arrastrar a todo el país al colapso. Con una dolarización acelerada, los precios no van a tener techo (vos pensás que El Mercado se va a regular? acá en este país donde alguien se larga un pedo y todos compran dólares?), y la industria nacional va a colapsar, para terminar siendo, para siempre y definitivamente, país productor de materias primas y nada más. Todo eso sin una mejoría visible en la inflación o la calidad de vida. Pensás que exagero? Andá a leer lo que pasó en Ecuador.
Tu planteo es "él va a cerrar lo que no me gusta pero todo lo que me gusta va a quedar y mejor". No te lo tomes como insulto, pero tenés que estar muy alejado de la realidad para pensar así.
Decís que "abriste tu cabeza" y me citás a Milton Friedman. Solamente por eso te tendría que mandar a la mierda. Las ideas de ese tipo destruyeron nuestra economía 3 veces y la de quien sabe cuantos otros países. Ya te sacaste la careta ahí, así que va a ser muy dificíl que tenga ganas de discutir con alguien que piense que personas como Freidman tienen algo que decir con respecto a como se arma una economía. Que se hagan cargo de lo que sus ideas hicieron con este país primero.
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Crisi culturale
Nell'ultimo mese non riesco a finire un libro. Dopo venti pagine lo mollo perché mi sembra tutto così vuoto, inutile, mediocre, insignificante,
Forse ne ho letti troppi di libri e forse è giunto il momento di cominciare a rileggere, tornando ai grandi classici.
O forse mi sono rincoglionito, ma al contrario.
P.s. qualcuno tra voi conosce qualche titolo di libro contemporaneo che davvero merita di esistere?
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DISCRIMINACION DE GENERO EN LA SOCIEDAD
"Desigualdades persistentes y su impacto en la vida cotidiana"
Contextualización
La discriminación de género sigue siendo un fenómeno global profundamente arraigado, favorecido por un sistema patriarcal que margina a mujeres y personas no binarias. A pesar de los avances en derechos impulsados por movimientos feministas y LGBTQ+, las desigualdades persisten en áreas como salarios, educación, violencia de género y liderazgo.
El informe "La Mujer, la Empresa y el Derecho 2024" del Banco Mundial revela que 3.900 millones de mujeres enfrentan barreras legales que limitan su participación económica. Aunque existen leyes que promueven la igualdad, la implementación es insuficiente. La versión "2.0" del informe no solo mide las leyes, sino también los marcos de apoyo necesarios para su aplicación efectiva.
Los datos muestran que las mujeres disfrutan de solo dos tercios de los derechos legales de los hombres, y ninguna economía ha alcanzado la igualdad total. Las desigualdades son notables en la seguridad, el acceso a servicios de cuidado infantil y el empresariado, donde las mujeres enfrentan barreras significativas.
A pesar de los avances legales, solo el 43% de los marcos de apoyo están completamente desarrollados, evidenciando una brecha crítica entre la legislación y su ejecución. La lucha por la igualdad de género exige un compromiso colectivo para garantizar que todos disfruten de sus derechos plenos y oportunidades.
¿QUE ES LA DISCRIMINACIÓN DE GÉNERO?
La INEE (2019) define que la discriminación de género se basa en la creencia de que un sexo es superior al otro, lo que lleva a una jerarquía en la que los hombres gozan de más derechos y privilegios que las mujeres. Esta discriminación surge de una combinación de factores, incluidos textos religiosos, prácticas culturales y desigualdades educativas, que a menudo limitan las oportunidades de mujeres y niñas. Además, menciona cómo ciertas leyes pueden perpetuar esta desigualdad, restringiendo derechos básicos como la herencia de tierras y la autonomía en decisiones personales.
La ley en acción: Derechos y protecciones contra la discriminación de género
La Convención sobre la Eliminación de Todas las Formas de Discriminación contra la Mujer (CEDAW) es un tratado internacional fundamental, adoptado por la ONU en 1979 y en vigor desde 1981. Considerada la "carta internacional de los derechos de la mujer", ha sido ratificada por 188 países. Este tratado establece un marco obligatorio para que los Estados garanticen la igualdad de género y eliminen la discriminación hacia las mujeres, exigiendo informes periódicos sobre los avances logrados. A pesar de su importancia, la igualdad de género plena sigue siendo un desafío global, amenazada por crisis como el cambio climático y conflictos armados.
La Declaración y Plataforma de Acción de Beijing (1995) complementa estos esfuerzos al ofrecer una hoja de ruta global con metas específicas para empoderar a las mujeres y eliminar barreras discriminatorias. Este marco aborda crucialmente áreas como educación, salud, violencia de género y participación política.
En Perú, se han implementado leyes clave para combatir la discriminación de género, entre ellas:
Ley de Igualdad Laboral: Prohíbe la discriminación por género en el empleo, garantizando igualdad en salarios y oportunidades de promoción.
Ley N.º 30364: Previene, sanciona y erradica la violencia contra las mujeres, ofreciendo medidas de protección y sanciones.
Cuotas de Género: Establece un mínimo del 30% de representación femenina en el Congreso, fomentando la equidad política.
Además, organismos como la Defensoría del Pueblo y el Ministerio de la Mujer y Poblaciones Vulnerables (MIMP) supervisan el cumplimiento de estas leyes y brindan asistencia a víctimas.
Sin embargo, la implementación efectiva enfrenta barreras significativas, como el miedo a denunciar, sesgos judiciales y una falta de conciencia pública sobre los derechos. Para superar estos retos, se están llevando a cabo iniciativas que incluyen capacitación para jueces y campañas de sensibilización.
La lucha por la igualdad de género en Perú, guiada por marcos como la CEDAW y la Plataforma de Acción de Beijing, es un camino que requiere un compromiso colectivo y constante. Solo así se podrá avanzar hacia un futuro donde todas las mujeres y personas no binarias puedan vivir con dignidad y sin discriminación.
Avances y Desafíos en la Lucha Contra la Violencia de Género
A lo largo de los años, se han logrado avances significativos en la legislación contra la violencia de género, con 162 países que han adoptado leyes contra la violencia doméstica. Sin embargo, la implementación sigue siendo insuficiente, y menos del 10% de las mujeres que sufren abusos busca ayuda formal. La pandemia de COVID-19 exacerbó esta crisis, con aumentos alarmantes en los casos de violencia doméstica en varias regiones.
El costo humano y económico de la violencia de género es devastador. En Egipto, se pierden 500,000 días laborales al año por violencia marital, y en la Unión Europea, el costo anual asciende a 366 mil millones de euros.
A pesar de estos desafíos, existen programas prometedores para prevenir la violencia. Sin embargo, es crucial seguir trabajando en educación y cambio cultural para crear un futuro donde todas las mujeres puedan vivir con dignidad y sin miedo. La lucha contra la violencia de género es un imperativo moral que requiere un compromiso colectivo y urgente.
Recomendaciones
Para construir un futuro donde la igualdad de género y el respeto mutuo sean la norma, debemos comenzar desde la infancia, educando a nuestros niños y niñas en derechos humanos y empatía. Cada lección sobre respeto es un ladrillo en la construcción de un mundo más justo. Es esencial que aprendamos a intervenir de manera segura cuando presenciamos violencia, convirtiéndonos en faros de esperanza en momentos oscuros.
Las organizaciones deben adoptar políticas que aseguren que todas las voces, especialmente las de mujeres y minorías de género, sean escuchadas y valoradas. Implementar capacitaciones sobre prevención de la violencia y ofrecer apoyo a las víctimas no solo salva vidas, sino que también transforma el ambiente laboral en un espacio de solidaridad y comprensión.
Al unir esfuerzos en esta causa, creamos un legado de amor y respeto que resonará en generaciones futuras, recordando que cada acción cuenta en la lucha por un mundo donde todos puedan vivir con dignidad y sin miedo.
REFERENCIAS
Banco Mundial. (2024). La Mujer, la Empresa y el Derecho 2024: Resumen ejecutivo. Banco Mundial. https://openknowledge.worldbank.org
INEE (2019). Discriminación de género. INEE Guidance Note on Gender. https://inee.org/es/glosario-EeE/discriminacion-de-genero
ONU Mujeres. (s.f.). Convención sobre la eliminación de todas las formas de discriminación contra la mujer (CEDAW). Recuperado el 15 de octubre de 2024, de https://www.unwomen.org/es/cedaw
Oficina del Alto Comisionado de las Naciones Unidas para los Derechos Humanos. (s.f.). Comité para la eliminación de la discriminación contra la mujer. Recuperado el 15 de octubre de 2024, de https://www.ohchr.org/en/treaty-bodies/cedaw
UN Women. (s.f.). Facts and figures: Ending violence against women. UN Women Headquarters. https://www.unwomen.org/en/what-we-do/ending-violence-against-women/facts-and-figures
World Bank. (s.f.). Violence against women and girls – What the data tell us. World Bank Gender Data Portal. https://genderdata.worldbank.org/data-stories/violence-against-women/
World Health Organization (WHO). (s.f.). Violence against women prevalence estimates, 2018. World Health Organization. https://www.who.int/publications/i/item/9789240022256
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El pixel como entretenimiento.
A lo largo de la historia, se han desarrollado expresiones artísticas únicas, como el cine o la música. En cambio, el videojuego ha conseguido llegar más allá; uniendo narrativa y tecnología, además de dejar en el jugador la total decisión de su desarrollo. En el documental Gameplay: La historia de la revolución de los videojuegos, nos muestra el recorrido de una industria, la cual consiguió una nueva forma de entretener, gracias a videojuegos como:
1. Pong (1972). Uno de los primeros videojuegos comerciales de éxito, capaz de transportar al jugador de una pista de tenis de mesa a controlar la pelota con un joystick. De hecho, gracias a su fácil funcionamiento, fue justamente lo que atrapó a millones de jugadores, y, por ello, se consolidó como primera forma de entretenimiento en la industria del videojuego.
2. Space Invaders (1978). Podría definirse como "el clásico Arcade", ya que popularizó el género de los disparos y se definió como un fenómeno cultural en la época. Supuso el inicio de la época Arcade y las largas colas que se formaban para su uso, resultaron significativas de su gran éxito.
3. Super Mario Bros (1985). El icono mundial "Mario Mario" fue lanzado por Nintendo Entertainment System (NES). Provocó una nueva definición en las plataformas y estableció narrativas interactivas. Es considerado el juego que resucitó la industria tras la crisis de los videojuegos en 1983.
4. Doom (1993). Introdujo la novedad de los efectos 3D y estableció el género de los disparos en primera persona. Es pionero en las partidas multijugador en red. Además, su estilo y enfoque, fue clave como forma de inspiración para futuros juegos en 3D.
5. Grand Theft Auto III (2001). Se podría definir como uno de los juegos desarrollados en un mundo muy parecido al del jugador, pero con toques claramente de ficción. Rockstar Games lanzó GTA III, dicho nombre, revolucionó la forma en la que los jugadores se entretenían en un videojuego. Consiguió la demanda que tanto pedían los consumidores: libertad sin precedentes para explorar, interactuar y tomar decisiones en un entorno muy dinámico.
En conclusión, el conjunto de estos 5 videojuegos marcaron hitos tecnológicos y culturales, además de consolidarse como medios de evolución del videojuego. Gameplay, hace alusión a que sin la participación de estos 5 juegos, no se podría haber alcanzado esta experiencia inversiva, universal y única, que ofrece el videojuego.
Lucia Emma Alba Villamor. x.com/lucialba582946
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Los 5 pilares fundamentales del gaming
📌 1. Pong (1972): El nacimiento de una industria Una década después de la creación del primer videojuego, Spacewar! (el cual fue desarrollado en el MIT y demostró que las computadoras podían ser usadas para el entretenimiento), Pong de Atari encendió la chispa que transformó a los videojuegos en un fenómeno comercial. Este sencillo simulador de tenis de mesa llevó las arcades a la cima de la popularidad, estableciendo los videojuegos como una forma de entretenimiento masiva. La simplicidad de su diseño, con una curva de aprendizaje accesible pero desafiantes niveles de habilidad, demostró que los videojuegos podían conectar a personas de todas las edades. Más que un juego, Pong fue el catalizador que convirtió el desarrollo de videojuegos en una industria rentable.
📌 2. Pac-Man (1980): El fenómeno cultural Cuando Pac-Man llegó en 1980, los videojuegos dejaron de ser solo cosa de "frikis" y se convirtieron en una parte integral de la cultura popular. Su diseño revolucionario rompió con los moldes de los shooters espaciales predominantes, presentando un protagonista icónico, enemigos con comportamientos únicos y un estilo de juego accesible para todos. Además, Pac-Man introdujo la idea de los personajes y la narrativa en los videojuegos, abriendo la puerta para experiencias más complejas y humanas en el futuro. Fue el primer bombazo en cuanto a merchandising de un videojuego también. ¿Quién no reconoce aún hoy en día a este círculo amarillo?
📌 3. Super Mario Bros. (1985): La reinvención de los videojuegos Cuando Super Mario Bros. llegó en 1985, no solo definió el género de plataformas, sino que también revitalizó toda la industria de los videojuegos tras la crisis de 1983. Con un diseño de niveles magistral, controles precisos y un mundo vibrante lleno de secretos, Super Mario Bros. sentó las bases de cómo contar una historia a través del juego mismo. Además, introdujo personajes icónicos como Mario, Luigi y Bowser, que aún hoy son símbolos culturales. Este título marcó el inicio del reinado de Nintendo y demostró que los videojuegos podían ser una experiencia inmersiva y emocional.
📌 4. Wolfenstein 3D (1992): El nacimiento del FPS moderno Antes de que los shooters dominaran la industria, Wolfenstein 3D revolucionó los videojuegos al establecer las bases del género FPS (shooter en primera persona). Con una perspectiva en primera persona, acción rápida y un diseño inmersivo, este título marcó el inicio de un legado que más tarde sería perfeccionado por juegos como Doom y Quake. Wolfenstein 3D demostró que los videojuegos podían ofrecer experiencias intensas y cautivadoras, mientras impulsaba la tecnología gráfica hacia nuevos horizontes. Su impacto aún se siente en prácticamente todos los FPS modernos.
📌5. Metal Gear Solid (1998): El videojuego como cine interactivo Metal Gear Solid, lanzado en 1998, fue un antes y un después en cómo los videojuegos contaban historias. Hideo Kojima combinó una narrativa madura con mecánicas de sigilo innovadoras, intercalando largas escenas cinemáticas de calidad casi cinematográfica. Este juego demostró que los videojuegos podían ser un medio narrativo tan poderoso como el cine o la literatura, inspirando a futuros desarrolladores a experimentar con la narrativa en sus obras. Además, el concepto de sigilo como género fue popularizado, y su influencia se siente incluso en los títulos más modernos. Si hasta ahora hemos hablado de títulos que definieron los videojuegos, a mi parecer este es el título que realmente asentó el videojuego como arte. Es una obra magistral que a día de hoy sigue siendo capaz de erizarte la piel cuando te empapas de su historia y analizas bien los temas que trata como pueden ser los crímenes de guerra, el falseamiento político o el vacío existencial de las personas involucradas en la guerra por factores externos a ellas. Emplea recursos narrativos nunca antes vistos en el medio como la rotura de la cuarta pared, en la famosa pelea contra Psycho Mantis, cuando el jugador tenía que cambiar de puerto el mando con el que estaba jugando para que este enemigo no leyera sus movimientos.
A continuación un análisis de la obra y del contexto cultural en el que nace: https://www.youtube.com/watch?v=y_lQetllROc
Estos cinco hitos no solo definieron eras en la historia de los videojuegos, sino que también transformaron el medio, empujándolo hacia nuevas alturas artísticas y tecnológicas. 🎮 ¿Cuál de estos hitos es tu favorito? 🤔 ¡Déjamelo saber en los comentarios! 🕹️
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"El Legado de la Radio: Historia, Voces y Momentos Clave"
El documental "Las voces de la radio" en Movistar+ nos ofrece una visión completa de la radio, explorando tanto sus momentos más especiales como sus rutinas cotidianas. En el primer episodio, "La radio en momentos especiales", se destaca cómo la radio ha sido un medio esencial para transmitir eventos históricos y emocionales, conectando a la audiencia en momentos de crisis o celebraciones. Las voces de los locutores se convierten en un consuelo o una guía en tiempos de incertidumbre. "La radio es la compañía que nos acompaña cuando más lo necesitamos" resume perfectamente la esencia de este episodio. El segundo episodio, "Rutinas y procesos cotidianos de la radio y sus comunicadores", revela el trabajo detrás de los micrófonos, mostrando cómo los comunicadores preparan los programas y mantienen la interacción diaria con su audiencia, una labor crucial que da vida a la magia de la radio.
El reportaje "Cien años de compañía en RTVE" conmemora los 100 años de la emisora pública española, RTVE, y su profundo impacto en la sociedad española. A través de entrevistas y reflexiones históricas, el reportaje resalta el papel de RTVE en la transmisión de momentos cruciales para el país, tanto informativos como culturales. "RTVE ha sido el hilo conductor de generaciones enteras", es una frase que resume el rol fundamental de esta emisora en la historia reciente de España, consolidándose como un pilar para la sociedad y un referente en la evolución de los medios.
El documental "La SER cumple cien años" celebra el centenario de la Cadena SER, una de las emisoras más influyentes de España. Este documental resalta cómo la SER ha acompañado a varias generaciones, adaptándose a los cambios sociales, políticos y culturales del país. A lo largo de su historia, la emisora ha sido protagonista y testigo de momentos cruciales, convirtiéndose en una voz clave para la sociedad española. "La SER ha sido la voz de una España en constante transformación", sintetiza perfectamente el impacto de esta emisora, cuyo legado se mantiene vivo tras un siglo de historia.
La radio sigue siendo un medio esencial en la actualidad, ofreciendo una conexión única y cercana con la audiencia. A pesar del auge de las plataformas digitales, mantiene su poder de informar, emocionar y acompañar. Su capacidad de adaptarse a nuevas tecnologías, como los podcasts y la transmisión online, demuestra su relevancia continua en un mundo cada vez más visual y digital. La radio sigue siendo una voz que crea comunidad y ofrece un refugio en tiempos de incertidumbre.
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Diego Fusaro e “La dittatura del sapore”: un viaggio tra cibo e cultura. Casale Monferrato
Un libro che sfida la globalizzazione alimentare. Diego Fusaro presenta “La dittatura del sapore”, una critica alla trasformazione del cibo in mero prodotto globalizzato, trascurando la sua valenza culturale e simbolica
Un libro che sfida la globalizzazione alimentare. Diego Fusaro presenta “La dittatura del sapore”, una critica alla trasformazione del cibo in mero prodotto globalizzato, trascurando la sua valenza culturale e simbolica. L’evento, organizzato dall’Associazione “La Galleria del Pensiero”, si terrà mercoledì 5 febbraio 2025 alle ore 21 presso la Sala Giumelli di Palazzo Vittone, Casale…
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Per comprendere molti dei principali eventi politici, delle crisi e delle controversie del nostro tempo è necessario tener conto dei meccanismi della rabbia, della divisione, della proiezione e dell’introiezione. Per esempio, la demonizzazione culturale e politica del nemico si fonda proprio sulla proiezione e l’introiezione: l’idea è che nazione, etnia e gruppo incarnino il bene, e tutto ciò che non rientra all’interno di questo gruppo incarni il male. Tracciare una linea tra bene e male significa gettare le basi per il razzismo, il nazionalismo, il conflitto etnico e i tentativi di pulizia etnica o di genocidi. Questa linea di separazione può anche tenere lontani elementi percepiti come minacciosi perché troppo allettanti (riferendosi a misoginia e omofobia) attrazioni e desideri troppo carichi d’ansia perché possano essere contenuti nell’io.
N. J. Chodorow
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“La ideología representa la relación imaginaria de los individuos con sus condiciones reales de existencia”
Louis Althusser
Louis Althusser fue un filósofo marxista francés, conocido por su influencia en la teoría social, política y filosófica del siglo XX.
Nació en Argelia, en 1918 que en ese momento era una colonia francesa, y estudió en la École Normale Supérieure de París, donde más tarde se convirtió en profesor y mentor de muchos estudiantes destacados, incluidos algunos que serían figuras influyentes en la filosofía y la política.
Durante su juventud se siente fuertemente identificado con el cristianismo y sufrió episodios de depresión y otros trastornos mentales, lo que afectó profundamente su vida
Estudió en la prestigiosa École Normale Supérieure (ENS) de París, donde más tarde se convertiría en profesor. Su formación académica coincidió con un período turbulento en la historia europea, marcado por la Segunda Guerra Mundial, en la cual Althusser fue capturado en Vannes y pasó varios años en un campo de prisioneros de guerra en Alemania.
Tras la guerra, se unió al Partido Comunista Francés (PCF) en 1948 y comenzó su carrera como profesor en la ENS, donde enseñó filosofía a una generación de estudiantes que incluía a figuras como Michel Foucault y Jacques Derrida. Durante los años 60, su trabajo ganó prominencia, especialmente por su interpretación estructuralista del marxismo.
Es considerado habitualmente como estructuralista, aunque su relación con otras variantes del estructuralismo francés es bastante compleja sin embargo, es más conocido por sus trabajos en la teoría marxista, especialmente por su intento de reformular el marxismo, alejándose del humanismo marxista y acercándose a un estructuralismo más riguroso.
Su obra más influyente es **"Pour Marx" (1965)** y **"Lire le Capital" (1965)**, donde introduce conceptos como la "estructura sobredeterminada" y la "ideología como estructura" que influencian el comportamiento social.
Althusser pensaba que las ideas de Marx habían sido malentendidas, especialmente por los marxistas y consideraba que las diferentes formas de interpretar a Marx, no hacían justicia al carácter científico de los trabajos de Marx a partir de 1845.
Althusser consideraba que la obra de Marx había sufrido una “ruptura epistemológica”, (concepto introducido por el filósofo y poeta Gastón Bachelard, Pierre Bordieau y Jean Claude Passeron entre otros), a partir del momento en que Marx se concentró en sus trabajos económicos.
En su teoría de la ideología, Althusser propuso la idea de que las ideologías funcionan a través de "aparatos ideológicos de Estado" como la familia, la educación y los medios de comunicación, que perpetúan las relaciones de poder en la sociedad. Su enfoque fue crítico para el desarrollo de la teoría crítica, y sus ideas influenciaron a muchos académicos en los campos de la sociología, los estudios culturales y la filosofía.
A nivel personal, la vida de Althusser estuvo marcada por episodios de enfermedad mental. En 1980, en un estado de crisis, mató a su esposa, Hélène Rytmann, lo que llevó a su internamiento en un hospital psiquiátrico. Tras este trágico incidente, se retiró de la vida pública.
Aunque publicó algunas obras después, su salud mental se deterioró progresivamente hasta su muerte el 22 de octubre de 1990.
A pesar de la controversia en torno a su vida personal, la obra de Althusser sigue siendo un referente crucial en el pensamiento marxista y continúa siendo estudiada y debatida ampliamente en la filosofía contemporánea.
Fuentes: Wikipedia
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Los filósofos rusos piden la descolonización de nuestra mente
Varios autores
Traducción de Juan Gabriel Caro Rivera
Occidente se ha autoproclamado como la civilización por excelencia e intenta imponer sus valores sobre el resto del mundo. Sin embargo, Rusia al ser un país con una historia milenaria alternativa a la occidental desempeña una especie de contrapeso a favor de las distintas civilizaciones que existen en el mundo multipolar actual. Lo anterior es la conclusión a la que llegaron los participantes de la mesa redonda «Civilización-Rusia: papel histórico e imagen del futuro» del Instituto de Expertos en la Investigación Social.
Vladimir Shapovalov, miembro de la junta directiva de la Asociación Rusa de Ciencias Políticas, responsable de varios proyectos de la EISI, declaro en el foro que: «La concertación y la cooperación son un principio fundamental dentro del Estado-civilización ruso. Rusia es una potencia milenaria que ha pasado por crisis y auges, habiendo desarrollado principios fundamentales como la unidad y diversidad de los pueblos que habitan nuestro país, el carácter abierto de la sociedad rusa, la unidad del poder y la sociedad, del poder secular y espiritual, la unidad de los pueblos y los estamentos conforme a un principio variado extremadamente complejo».
Según Shapovalov Rusia desempeña un papel clave en el desarrollo histórico mundial: «Este papel consiste no sólo en logros culturales, científicos y tecnológicos, que son de los más importantes a nivel mundial, sino también de la importancia de la lengua rusa, así como en la contribución que Rusia ha hecho a la creación del sistema de seguridad mundial y de las normas del derecho internacional».
Sin embargo, Occidente se autoproclamó como «la única civilización existente», dice el filósofo Alexander Dugin, «y, en este sentido, todo lo que han aportado Rusia, el islam o China se percibe como una especie de imitación, viendo a estas civilizaciones como provincias minúsculas que se rebelan contra el imperio global. De hecho, ellos consideran que Occidente es la única forma de comprender el mundo».
Dugin explica que la cultura occidental actual ya no tiene nada que ver con la cultura occidental clásica. Aunque esta última tampoco puede considerarse como un estándar para todas las civilizaciones. «Es aquí donde debe comenzar nuestro giro civilizacional hacia nosotros mismos y la construcción de un mundo multipolar. Hay que devolver sus derechos a la episteme rusa, que ahora debemos introducir en todas las disciplinas de las humanidades. Es necesario construir un mundo rusocéntrico en el que se reconozca la existencia de otros mundos y donde no pretendamos imponernos o sustituir a nadie».
Dugin dice: «Ahora luchamos contra el nazismo ucraniano y nos oponemos al Occidente colectivo, pero nuestro principal enemigo es nuestra conciencia, porque nuestra educación, nuestra ciencia, nuestro sistema político... todo está construido sobre los principios del universalismo occidental. Nuestra tarea es descolonizar la conciencia rusa».
Dusan Prorokovic, investigador del Instituto de Política y Economía Internacionales de Belgrado y ex diputado de la Asamblea Nacional serbia, comentó que Rusia es capaz de crear una alternativa a los valores occidentales y preservar los valores tradicionales en todo el mundo: «En los países ortodoxos de los Balcanes la influencia de Occidente es muy fuerte. Las estructuras formales de nuestros Estados se encuentran bajo ocupación y tienen una soberanía limitada».
Prorokovic agregó lo siguiente: «El papel de Rusia en los Balcanes es muy importante. El neoliberalismo posmoderno aboga por desmantelar los valores tradicionales y transformarnos. Se están desmantelando los Estados, la religión, la familia e incluso el concepto de hombre. Sólo Rusia puede oponerse a ello».
Vardan Baghdasaryan, profesor del Departamento de Políticas Públicas de la Universidad Estatal de Moscú, recordó las palabras de «nuestro adversario», el asesor especial del Secretario General de la ONU para la reducción de la pobreza, Jeffrey Sachs: «Pusimos a una Rusia enferma en la mesa de operaciones, le abrimos el pecho y resultó tener una anatomía diferente».
Según Baghdasaryan, el concepto de Estado-civilización implica la prohibición de extrapolar principios de una civilización a otra: «De ello se deduce que nuestra soberanía se basa en la identidad y los valores. Además, el enfoque civilizatorio estudia constantes. La historia rusa es comprensible únicamente como una civilización: la antigua Rus, el zarismo moscovita, el Imperio ruso, la Unión Soviética, la resurrección de la actual Rusia... todo ello constituye la esencia de Rusia. Rusia es un arca que une a todos».
Oleg Matveichev, vicepresidente del Comité de Política de Información, Tecnologías de la Información y Comunicaciones de la Duma Estatal, declaró: «Cuando Rusia enarboló la bandera de los valores tradicionales, distintas naciones y representantes culturales empezaron a unirse en torno a ella. Muchos han empezado a buscar contactos con nosotros desde África, América Latina, Asia y otras regiones. Estos países no pueden desafiar a Occidente solos».
El diputado concluyó: «Vemos que el mundo entero está conmocionado por el lugar al que el llamado Occidente intenta llevarlos. Es importante que nuestras humanidades, filósofos, científicos e investigadores averigüen con qué poder y voluntad podemos desempeñar el papel de vínculo entre las diferentes civilizaciones y reivindicar un universalismo nuevo. Este universalismo debe permitir el dialogo y no subordinar a los demás».
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sto approfittando di questo periodo di stasi lavorativa per fare cose per cui normalmente avrei impiegato mesi. prima di tutto, la già citata digitalizzazione dei vinili: è un'operazione che richiede molto tempo, che necessita di un riascolto per verificare che sia tutto in ordine e che, una volta terminata questa fase, vedrà quella successiva in una piccola opera di restauro digitale. poi il podcast: oggi esce l'ottava puntata della serie che curo per una webradio milanese, dove porto dei set tra ambient e generi affini con sopra alcuni speeches sulla crisi climatica; ma soprattutto, mi hanno proposto di fare uscire del materiale mio per un'altra serie podcast, questa volta con materiale totalmente inedito: ho dunque passato gli ultimi giorni a editare, sistemare, rielaborare materiale che avevo registrato gli anni scorsi con sintetizzatori e computer, ed ecco che finalmente ad aprile verrà pubblicato il mio primo lavoro che conterrà solamente materiale da me realizzato. ho anche aperto bandcamp e pubblicato il live che ho portato lo scorso anno in un circolo culturale, senza contare che sto continuando a esercitarmi per il dj set cui mi hanno invitato a suonare il prossimo mese. questa è la prima volta dove inizio a fare qualcosa di concreto, dopo aver passato gli ultimi quindici anni tra insicurezze, depressione, attacchi di panico, autostima inesistente, incapacità di espormi in alcun modo. mi sembra di avere fatto passi da gigante
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"Digámoslo cuanto antes. Como nos enseñan los críticos anticoloniales Aníbal Quijano, Silvia Rivera Cusicanqui o Walter Mignolo, el sur no existe. El sur es una ficción política construida por la razón colonial. El sur es una invención de la cartografía colonial moderna: el efecto al mismo tiempo de la traite négrière transatlantique y del despliegue del capitalismo industrial en búsqueda de nuevos espacios en los que llevar a cabo la extracción de recursos. El revés de la invención del sur fue la construcción de una ficción occidental moderna del norte. El norte, por tanto, tampoco existe. Grecia ocupa una posición singular en este juego de ficciones políticas.
A partir del Renacimiento, Grecia, como significante, fue "cortado" de su contexto geográfico e histórico para ser transformado en la fundación mítica del norte occidental. Esta operación requirió el borrado de las conexiones con el Imperio otomano, pero también de las relaciones históricas culturales de la cultura helénica con el mediterráneo y África. El "blanqueamiento" de la historia griega para que esta pudiera ser el origen de la civilización cristiana aria ocupó un papel crucial en la formación de la identidad moderna alemana en los proyectos de Winckelmann, Schiller, Friedrich August Wolf, Wilhelm von Humboldt o Friedrich Schleiermacher.
A partir del siglo XVIII, las economías imperiales y las narrativas cristianas de supremacía blanca desplazaron los centros de producción de conocimiento y valor desde Asia, Oriente Medio y el mar Mediterráneo hacia el norte de Europa (Países Bajos, Francia, Alemania e Inglaterra), inventando no solo el sur sino también el este. Durante la Guerra Fría, el oeste será dotado de nuevos significados políticos: el mapa será de nuevo fragmentado. Paradójicamente, tras la segunda oleada de descolonizaciones (India, Argelia, Nigeria...), la caída del Muro de Berlín y la extensión global del capitalismo financiero, las distinciones entre norte y sur se han multiplicado en lugar de haber desaparecido. La crisis financiera de 2007 intensificó estas distinciones y construyó un nuevo sur de Europa para los llamados PIGS (Portugal, Italia, Grecia y España).
El sur no es un lugar, sino el efecto de relaciones entre poder, conocimiento y espacio. La modernidad colonial inventa una geografía y una cronología: el sur es primitivo y pasado. El norte es progreso y futuro. El sur es el resultado de un sistema racial y sexual de clasificación social, una epistemología binaria que opone arriba y abajo, la mente y el cuerpo, la cabeza y los pies, la racionalidad y la emoción, la teoría y la práctica. El sur es un mito sexualizado y racializado. En la epistemología occidental, el sur es animal, femenino, infantil, marica, negro. El sur es potencialmente enfermo, débil, estúpido, discapacitado, vago, pobre. El sur se representa siempre como carente de soberanía, carente de conocimientos, de riqueza y, por lo tanto, como intrínsecamente endeudado con respecto al norte. Al mismo tiempo, el sur es el lugar en el que se lleva a cabo la extracción capitalista: el lugar en el que el norte captura energía, significado, jouisance y valor añadido.
En el otro extremo de esta epistemología binaria (...) el norte se presenta como cada vez más sano, más fuerte, más inteligente, más productivo, más rico (...) El norte es el museo, el archivo, el banco."
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