#cibo e tecnica
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pier-carlo-universe · 8 days ago
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Diego Fusaro e “La dittatura del sapore”: un viaggio tra cibo e cultura. Casale Monferrato
Un libro che sfida la globalizzazione alimentare. Diego Fusaro presenta “La dittatura del sapore”, una critica alla trasformazione del cibo in mero prodotto globalizzato, trascurando la sua valenza culturale e simbolica
Un libro che sfida la globalizzazione alimentare. Diego Fusaro presenta “La dittatura del sapore”, una critica alla trasformazione del cibo in mero prodotto globalizzato, trascurando la sua valenza culturale e simbolica. L’evento, organizzato dall’Associazione “La Galleria del Pensiero”, si terrà mercoledì 5 febbraio 2025 alle ore 21 presso la Sala Giumelli di Palazzo Vittone, Casale…
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sciatu · 13 days ago
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AMARI SICILIANI
Arrivando in Sicilia gli arabi portarono, tra le tante cose che hanno arricchito l’isola, anche la conoscenza della distillazione, la capacità di estrare dalle sostanze l’El-Iksir, che i continentali impararono a chiamare Elisir. Per cui, la distillazione è sempre stata una tecnica nota e praticata nell’isola pur non producendo distillati alcolici famosi se non il terribile Fuoco dell’Etna con i suoi 90 gradi. Quando ad esempio negli anni ’80, i viticultori francesi si opposero all’importazione dei vini da taglio siciliani, l’industria vinicola locale, per non morire, iniziò a distillare vini per produrne etanolo alimentare. Questa crisi spinse i viticultori a vinificare con tecniche diverse, che permisero loro di raggiungere quote di mercato grazie a vini dalla qualità superiore rispetto a quelli venduti in passato ai francesi per dare corpo e gradazione ai loro anemici prodotti. Anche adesso, la distillazione è una valvola di sfogo molto importante quando ad esempio rossi e rosati restano invenduti nei magazzini per motivi di marketing o di sovraproduzione. Infatti, con l’aumento delle temperature e le estati sempre più lunghe e calde, i rossi siciliani corposi e con una gradazione importante sono sfavoriti al consumo rispetto ai vini bianchi che costituiscono comunque più del settanta percento della produzione totale. Accade così che nell’ultimo anno, quasi 250.000 bottiglie siano state inviate alla distillazione. Con questa produzione di Etanolo nelle 22 grandi distillerie isolane, è naturale che si cerchi di sviluppare il consumo di amari, Gin, estratti alcoolici di limone, mandarini, pompelmi, fichidindia, mandorle, cannella, cioccolato, finocchio selvatico e qualsiasi altro prodotto naturale da cui è possibile estrare un’essenza, un gusto piacevole e corroborante. Prodotti ad elevato tasso alcolico che vengono consumate nelle celeberrime grigliate e mangiate familiari in cui i convitati, alla fine del pranzo, sarebbero disposti a bere qualsiasi cosa fosse in grado di far loro digerire la grande quantità di cibo che hanno divorato.
Arriving in Sicily, the Arabs brought, among the many things that enriched the island, also the knowledge of distillation, the ability to extract El-Iksir from substances, which the continentals learned to call Elixir. Therefore, distillation has always been a known and practiced technique on the island even though it did not produce famous alcoholic distillates except the terrible Fuoco dell’Etna with its 90 degrees. For example, when in the 80s, French winemakers opposed the importation of Sicilian blending wines, the local wine industry, in order not to die, began to distill wines to produce edible ethanol. This crisis pushed winemakers to make wine with different techniques, which allowed them to reach market shares thanks to wines of superior quality compared to those sold in the past to the French to give body and alcoholic strength to their anemic products. Even now, distillation is a very important outlet when, for example, reds and rosés remain unsold in warehouses for marketing reasons or overproduction. In fact, with the increase in temperatures and increasingly long and hot summers, full-bodied Sicilian reds with a high alcohol content are disadvantaged in consumption compared to white wines that still constitute more than seventy percent of total production. It so happens that in the last year, almost 250,000 bottles were sent to distillation. With this production of Ethanol in the 22 large distilleries on the island, it is natural that we try to develop the consumption of bitters, Gin, alcoholic extracts of lemon, mandarins, grapefruits, prickly pears, almonds, cinnamon, chocolate, wild fennel and any other natural product from which it is possible to extract an essence, a pleasant and invigorating taste. Highly alcoholic products that are consumed in the very famous barbecues and family meals where the guests, at the end of the meal, would be willing to drink anything that was able to help them digest the large quantity of food they have devoured.
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rideretremando · 22 days ago
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AUSCHWITZ, GENOCIDIO E ODIO
di Francesco M. Cataluccio
Il 27 gennaio il premier israeliano Benjamin Netanyahu non potrà probabilmente partecipare, in Polonia, alle cerimonie per l'ottantesimo Anniversario della Liberazione dei superstiti del campo di sterminio di Auschwitz/Birkenau, perché rischierebbe di essere arrestato con l'accusa di crimini di guerra emessa dal Tribunale internazionale dell'Aja (non riconosciuto da Russia, Usa, Cina, Israele, Corea del Nord...). Anche se il presidente polacco Andrej Duda ha posto, strumentalmente, la delicata questione e il premier Donald Tusk ha risposto che Netanyahu non verrebbe arrestato, tutti non fanno che parlare di questo drammatico paradosso. E la questione dell’importante cerimonia ad Auschwitz (dove i politici, come ha sottolineato il direttore del Museo Piotr Cywinski, non sono stati invitati) e della significativa presenza degli ormai pochi sopravvissuti passa scandalosamente in secondo piano.
Nei media internazionali si finisce quasi sempre per parlare d'altro. Dopo quasi 2 anni di guerra, iniziata qualche mese dopo il terribile pogrom di inermi israeliani del 7 ottobre, mentre ancora molti ostaggi sono nelle mani dei terroristi di Hamas e nella Striscia di Gaza continuano i combattimenti, le stragi di civili e le devastanti distruzioni, l'attenzione è rivolta più al possibile viaggio di Netanyahu e alla questione se quello che si sta compiendo in Medio Oriente sia un genocidio.
Quella che le fonti ufficiali israeliane definiscono "autodifesa difronte al massacro genocida del 7 ottobre" è ormai lo sterminio di migliaia di persone inermi (il 50% degli abitanti della Striscia di Gaza ha meno di 16 anni) e una sofferenza enorme per una popolazione stremata per il freddo e la fame. Gli aiuti umanitari vengono bloccati alla frontiera dall'esercito israeliano e ci sono persino gruppi di estremisti che fermano i camion con il cibo diretto alla popolazione.
Spesso, sono i figli di coloro che nel 2005 vennero cacciati con la forza dalla Striscia per volere di Sharon: il 12 settembre l’ultimo soldato israeliano lasciò la Striscia (occupata per 40 anni), che passò sotto il completo controllo dell’Autorità Palestinese (e ben presto dei terroristi di Hamas). Quello che fu chiamato ufficialmente "disimpegno" fu motivato sostenendo che avrebbe cambiato in meglio la sicurezza dello stato israeliano, nonché la percezione che se ne aveva all’estero. Secondo altre interpretazioni, invece, Sharon avrebbe abbandonato Gaza per permettergli di concentrare le proprie attenzioni e risorse in Cisgiordania, dove già allora si trovava la maggior parte delle colonie israeliane.
Oggi siamo all'ultima, purtroppo non definitiva, stazione dell'odio che in vent'anni si è ulteriormente approfondito in Medio Oriente. Netanyahu è stato ripetutamente eletto democraticamente e governa sostenendo di fatto che l'unica strada per la sopravvivenza dello Stato di Israele è la guerra. Metà della popolazione è con lui (con varie sfumature: da chi lo ritiene il male minore a chi una necessità, a chi, come gli oltranzisti religiosi, lo appoggia e pensa di poterlo utilizzare), l'altra, da più di due anni manifesta nelle piazze chiedendo le sue dimissioni.
Il Tribunale internazionale lo ha accusato (assieme al suo ex ministro della Difesa e a un paio di terroristi di Hamas) di essere il responsabile di crimini di guerra. Nel mondo molti, oltre ai palestinesi, parlano di "genocidio". L'ONU lo dichiara ormai artefice di un "genocidio del popolo palestinese". Anche Papa Francesco lo accenna ripetutamente e, nel suo ultimo libro (La speranza non delude mai, edito da Piemme), ha scritto: "A detta di alcuni esperti, ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio. Bisognerebbe indagare con attenzione per determinare se s’inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali".
Il genocidio è un crimine di Stato, l'esecuzione della volontà di uno Stato sovrano, ed è questo che lo distingue dal massacro che possono compiere bande o truppe non incaricate dal proprio governo" (L'Etat criminel. Les génocides au XXe siècle, Seuil 1995). La questione terminologica del "genocidio" rischia, quindi, in questo caso, di essere sviante, oltre ad alimentare un'ambiguità antisemita che vorrebbe far credere che l'Olocausto sia oggi alla portata anche degli eredi di coloro che allora furono annientati ("gli ebrei fanno come Hitler", è lo slogan insopportabile che si sente gridare in qualche corteo). Rafal Lemkim, che inventò il termine "genocidio" aveva contemplato anche il caso di "genocidi di risposta": massacri compiuti da chi era stato attaccato e si era difeso esagerando fino a mettere in discussione l'esistenza stessa del nemico. Probabilmente, pensava all'atomica di Hiroshima e Nagasaki. Questo crimine non è stato, però, mai contemplato dalle Nazioni Unite. Lascia, quindi, perlomeno perplessi il fatto che questo "genocidio di risposta" venga oggi invocato proprio e solo per Israele.
Moshe Zuckermann, nell'articolo intitolato Israele e il tradimento di Auschwitz ("Overton Magazin", tradotto da "il Manifesto", 8 gennaio 2025), sostiene giustamente: "Il dibattito se si tratti effettivamente di un genocidio sia lasciato ad altra sede; la disputa divampata non fa che distrarre dalla sostanza: dal vistoso imbarbarimento dell’esercito israeliano e della sua attività bellica. È sufficiente focalizzarsi sull’accumulo di crimini di guerra per comprendere che in questa guerra si è dispiegato qualcosa che va ben oltre la persona di Netanyahu. È diventata norma una pratica di combattimento che ha reso una cosa ovvia un numero inconcepibile di civili morti e feriti, tra loro soprattutto donne, bambini e persone anziane, e una mostruosa devastazione delle infrastrutture e distruzione di strutture civili vitali".
Questa è la questione più terribile e imbarazzante, al di là delle scelte attuali della politica israeliana. L'esercito israeliano sta combattendo una guerra che, data la situazione a Gaza, si configura come un prolungato e indiscriminato attacco alla popolazione civile palestinese. Non si tratta più, infatti, dei tremendi cosiddetti "costi collaterali" di una guerra combattuta, come ormai tutti i conflitti moderni, non più tra eserciti in campo aperto, ma casa per casa e, come in questo caso, non contro nemici in divisa. Qualsiasi rispetto umanitario è venuto a cadere: se si sospetta (e spesso è così) che sotto un ospedale si celi un covo nemico non si esita a raderlo al suolo, così come le scuole e le case dei civili. E poi c'è la questione del trattamento delle centinaia di prigionieri palestinesi, gran parte dei quali senza processo, nelle carceri israeliane (che non può trovare giustificazione nelle barbarie di Hamas). Almeno 68 ostaggi palestinesi sono morti in prigione per torture, violenze o mancanza di cure mediche. Come ha ricordato Gideon Levy: "Lo scioccante rapporto di Jonathan Pollak ("Haaretz", 10 gennaio) presentava le condizioni di incarcerazione di coloro che sono sopravvissuti alle carceri israeliane: non si possono concepire condizioni più crudeli (...) Torturare i palestinesi nelle carceri israeliane non riporterà in vita mio fratello".
Nessuno, al di là della propaganda, può pensare che l'esercito israeliano possa essere migliore di qualsiasi altro esercito combattente. Ma ora, nel campo di battaglia, che in realtà è abitato da una prolazione civile, si sta praticando un accanimento e un odio inediti, certamente accresciuti dal "trauma del 7 ottobre", ma che sono il frutto avvelenato di una situazione dove da anni cresce, e viene cinicamente rinfocolata dai politici più nazionalisti e fanatici religiosi, la fiamma del disprezzo completo dell'Altro, inteso come un intero popolo, e della convinzione che non possa esserci dialogo verso chi ci odia (perché non si può trascurare il fatto che molti tra gli Altri vorrebbero la cancellazione di Israele "dal mare al fiume" e plaudono alle "morte degli ebrei"). Se ci si è ormai convinti che la convivenza tra due stati e due popoli sia impossibile, questo non può significare che si debba attuare una politica di massacri indiscriminati e di sottrazione progressiva, e illegale (stando agli accordi internazionali, ma anche al buon senso), di territori.
Per salvare la democrazia e il fururo dello Stato di Israele non serviranno tribunali internazionali, ma una magistratura che, dimostrandosi realmente indipendente, sappia giudicare e punire i responsabili dei crimini di guerra. Occorre continuare quindi a difendere Israele e la sua storia, non per quello che il governo israeliano sta commettendo a Gaza, ma per quello che gli ebrei hanno sofferto in questa Europa ottanta anni fa (e che il campo di Auschwitz simboleggia), soprattutto adesso che i rigurgiti fascisti e nazisti si riaffacciano sulla scena. Ora, più che mai, tocca fare educazione storica e combattere gli stereotipi e il razzismo, fare resistenza e non lasciarsi irretire dal negazionismo che vorrebbe annacquare la storia e favorire una nuova ondata di antisemitismo.
La guerra più importante che va combattuta, con ogni mezzo, è la guerra all'odio. Ciò significa ancor di più che occorre lavorare per dare più voce e sostegno a coloro che, da entrambe le parti, praticano la ricerca, seppur faticosa, di un dialogo tra israeliani e palestinesi. La storia vera dell'inaspettata amicizia fra due padri, un palestinese e un israeliano, Rami Elhanan e Bassam Aramin (la cui storia è stata raccontata da Colum McCann, nel bellissimo romanzo Apeirgon, Feltrinelli 2021) che hanno rispettivamente perso le loro figlie a causa della violenza e che hanno trasformato il loro dolore in attivismo per la pace, o esperienze di vita comunitaria come il villaggio, con il suo Giardino dei Giusti, di Neve Schalom/ Wāħat as-Salām. Non c'è altra strada.
(pubblicato in "GariwoMag", 14/I/2025)
Francesco Cataluccio
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soldan56 · 2 years ago
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C'è chi distrugge e chi costruisce.. Realizzato un nuovo riparo temporaneo per il forno autocostruito in terra cruda della Pizzeria sociale IL VARCO Rimini Mani e tecnica di alcuni abitanti di Casa Don Andrea Gallo Rimini e attivist* nel fine settimana hanno realizzato con materiali di recupero un nuovo box provvisorio 💪🏿👊🏿🌀 Il lavoro si è reso necessario per fornire un riparo sicuro al forno, dopo che lo scorso mercoledì, mentre eravamo impegnat* nelle varie attività legate allo spazio/tempo de "I custodi del cibo - Mostra/Mercato dei produttori indipendenti", Anthea e i tecnici del Comune hanno sbarrato l'accesso della struttura del varco che accoglieva il forno. Un gesto subdolo che ha esposto il forno alle piogge importanti cadute nella notte di mercoledì e che hanno danneggiato la parte iniziale del forno ➡️ per questo in settimana, verrà realizzato un Laboratorio "Le cose che servono" per intervenire sul danno, provando a ripristinarlo. 🍕Ci vediamo come sempre il prossimo mercoledì 2 agosto durante I custodi del cibo, per continuare a supportare questo importante progetto di capacitazione e partecipare insieme all' Incontro con l'esperienza di SfruttaZero - Rete Fuori Mercato. In ricordo di Bafode, Ebere, Romanus, da cui acquistiamo la passata di pomodoro usata per le nostre pizze, per ricordare insieme Bafode, Ebere, Romanus ragazzi, morti nella strage dei braccianti di Foggia del 6 agosto 2018. — casamadiba.net
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italiavivadelchierese · 1 year ago
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Bocciato il Maxi allevamento intensivo di 10.000 maiali a Poirino, una vittoria di Territorio
Poirino 28 novembre 2023
Bocciato il Maxi allevamento intensivo di 10.000 maiali.
Con otto voti a favore e otto contrari, non passa in Consiglio Comunale la proposta dell’amministrazione comunale che avrebbe spalancato le porte al nuovo insediamento "industriale" in Cascina Buonavalle.
Una vittoria di territorio, una clamorosa sconfitta per la giunta Mollo che perde la sua maggioranza: ora in consiglio sono presenti infatti quattro minoranze e la situazione appare surreale.
Una delibera per nulla tecnica, come aveva provato a illustrare l’assessore Marco Sisca, si è dimostrata una variante mascherata al piano regolatore della città.
Una delibera politica portatrice di una linea di sviluppo del territorio lontana dal sentire comune di tutta la comunità che ha dato vita nel 2022 al Distretto del Cibo del Chierese-Carmagnolese.
Ha vinto il lavoro di squadra sui contenuti, nelle sedi istituzionali come la commissione consiliare tecnica, in consiglio comunale e nella società civile in grado di riportare al voto, (risultato poi decisivo)il Consigliere Nigro tornato in aula dopo quattro anni di assenza.
Nel video la votazione con appello nominale:  
In allegato: foto della seduta di Consiglio Comunale di ieri sera
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levysoft · 2 years ago
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Nei primi anni della Seconda guerra mondiale, i cani sovietici anticarro rappresentarono una grossa minaccia per l’avanzata tedesca. Legati a sistemi esplosivi, venivano usati per distruggere gli armamenti nemici. Una tattica atroce, che potrebbe oggi indignare gli attivisti per i diritti degli animali. Ma non bisogna dimenticare il contesto in cui questa pratica veniva applicata: erano infatti anni di disperazione, con il nemico quasi alle porte del Cremlino. Le mitragliatrici sui carri armati tedeschi erano posizionate troppo in alto per poter colpire i “cani suicidi” e, grazie alla copertura della fanteria sovietica, i nazisti non riuscivano a uscire con facilità dai propri carri armati per fermare a colpi di fucile i pericolosi animali in avvicinamento. Talvolta le truppe nemiche si affidavano all’utilizzo di un lanciafiamme.
Le origini dei “cani suicidi”
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Archivio di Ninel Ustinova/russiainphoto.ru
L’Unione Sovietica iniziò a utilizzare i cani anticarro ben prima dell’invasione nazista del 1941: iniziarono infatti ad addestrare questi animali già negli anni Trenta, prima dello scoppio della Grande guerra patriottica. I cani venivano addestrati a gattonare sotto i carri armati nemici mentre trasportavano esplosivi legati al corpo, solitamente 12 kg di TNT. Venivano poi tenuti a digiuno per vari giorni in modo da provocare una fame tale da spingerli alla ricerca di cibo, solitamente sistemato in fase di addestramento sotto i carri armati. Così gli animali si abituavano a strisciare sotto i cingolati. Veniva inoltre insegnato loro a muoversi in maniera da evitare il fuoco nemico e a non temere l’artiglieria pesante. I primi cani anticarro furono introdotti nell’Armata Rossa nel 1939. Parteciparono ai primi combattimenti due anni dopo.
La prima disastrosa battaglia
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I cani anticarro del primo battaglione speciale (212 cani e 199 addestratori) furono utilizzati per la prima volta in un combattimento nei pressi di Mosca. Il primo attacco dei soldati a quattro zampe si rivelò un totale disastro, perché gli animali non erano coperti dalla fanteria sovietica e i tedeschi riuscirono a eliminarli con facilità.  Inoltre gli addestratori commisero un grave errore: ammaestrarono i cani utilizzando carri armati sovietici, che, a differenza di quelli tedeschi, erano alimentati a gasolio, anziché a benzina. Una differenza di odori che confuse terribilmente i cani sul campo di battaglia.
I combattimenti
Anche se il Primo battiglione fu spazzato via, l’Urss continuò a utilizzare i cani anticarro per combattere i tedeschi. Vennero cambiate le tattiche e l’addestramento. Alla fine del 1941, oltre 1.000 cani combattevano sul fronte e l’anno successivo il numero superò le 2.000 unità. Il 21 luglio 1942 i cani suicidi contribuirono a ottenere la vittoria durante una grande battaglia che si svolse vicino a Taganrog, sul Mar di Azov. Durante l’assedio di Leningrado, un gruppo di cani fece esplodere i carri armati e le fortificazioni nemiche, riuscendo a farsi strada intorno al filo spinato e identificando le posizioni del nemico. Riuscirono a far saltare in aria diversi bunker e un deposito munizioni.
Il contributo alla vittoria
Verso la metà del 1943, la situazione era alquanto diversa. L’Armata Rossa iniziò a ricevere un cospicuo rifornimento di armi anticarro, insufficienti all’inizio della guerra. Fu così che i cani anticarro vennero “mandati in pensione”.  In totale questi soldati a quattro zampe riuscirono a distruggere 304 carri armati nemici, contribuendo a spostare l’ago della bilancia verso la vittoria dell’Unione Sovietica e la sconfitta del nazismo. Con la fine dei combattimenti, i cani restanti vennero riqualificati e addestrati per missioni di rilevamento mine. Molti di loro sopravvissero ben oltre la fine della guerra.
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storiearcheostorie · 2 years ago
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ARCHEONEWS / Scoperta in Iraq una “taverna” con un antico frigorifero di 5000 anni fa
#ARCHEOLOGIA #ARCHEONEWS / Scoperta in #Iraq una “taverna” con un antico #frigorifero di 5000 anni fa Il ritrovamento a cura di @Unipisa e @UofPenn nel quadro di @LagashArchProj I particolari su Storie & Archeostorie
Il team del Lagash Archaeological Project composto da archeologi dell’Università di Pisa e dell’Università della Pennsylvania Una zona pranzo all’aperto con panchine, un forno, contenitori per la conservazione, antichi resti di cibo e persino un frigorifero di 5000 anni fa, denominato “zeer”, termine arabo che identifica la tecnica del “vaso nel vaso” per conservare bevande e alimenti. È quanto…
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manifestocarnivoro · 5 months ago
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AFFUMICATURA, INNOVAZIONE DI GUSTO ANTICO
“L’affumicatura nasce come esigenza di conservazione e, soprattutto nelle aree settentrionali con scarsità di sole e di sale, si affumicavano carni, pesci e formaggi usando legni di faggio e altri legni aromatici. Oggi è anche una tecnica di cucina e vi sono ristoranti nei quali si usano vari tipi di sali affumicati, piccoli box affumicatori, campane che trattengono il fumo o in cui si usano lo smoking gun, un affumicatore che produce fumo freddo e utilizzato per qualsiasi tipo di cibo o liquido. Con questi mezzi è possibile conferire ai piatti, bevande e cocktail un leggero e giusto sentore di fumo, amplificando le caratteristiche organolettiche degli ingredienti, senza alterarne la temperatura. Due sono le motivazioni di questi nuovi usi del fumo: la prima guarda al passato perché, quando ci si accosta ad un piatto con i sentori dei fumi sprigionati dai legni o dalle erbe di cottura, si entra in un’area di subconscio che suscita un ambito o un’aura sensoriale ancestrale che si associa al crepitio del fuoco e all’aroma del fumo alla carne dei nostri progenitori. La seconda guarda al futuro perché oggi l’affumicatura è diventata un’innovazione capace di donare ad ogni tipo di alimento, cibo o bevanda, eleganza e carattere, senza stravolgere il suo sapore di base o coprirlo eccessivamente. Questo avviene per esempio in diverse tipologie di distillati, anche se risulta particolarmen-te interessante in quelli che hanno una componente aromatica predominante come il gin, il whisky, il vermouth e diversi cocktail dove entra in gioco la possibilità di lavorare su nuove modulazioni”.
Fonte: “Legno e affumicatura fanno il barbecue” di Giovanni Ballarini, Eurocarni 8/23
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newsnoshonline · 8 months ago
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Il microbo "mostro di Loch Ness" allunga il suo collo fino a 30 volte la lunghezza del suo corpo in pochi secondi Il microbo ‘mostro di Loch Ness’ che allunga il collo L’organismo unicellulare Odore di Lacrymaria sorprende gli esperti con la sua tecnica di caccia unica. Il suo corpo ovale si estende fino a 40 micrometri con una particolare sporgenza all’estremità. Quando individua il cibo, allunga il suo collo fino a 30 volte la lunghezza del corpo in pochi secondi, assomigliando al famoso mostro di Loch Ness. La scoperta della Stanford University Gli studiosi Eliott Flaum e Manu Prakash della Stanford University sembrano aver svelato il segreto di questo misterioso organismo unicellulare, Lacrymaria odore. La loro ricerca pubblicata su Science rivela
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rideretremando · 1 year ago
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NON l'HO ANCORA VISTO ma Matteo Marchesini sì
"Dopo due ore di “Barbie”, sono uscito dal cinema sentendomi come mi sentivo durante un’indigestione di marshmallow e smarties alla fine degli anni Ottanta. Si può riassumere il film accostando due parole che tornano spesso, e giustamente, nei resoconti degli spettatori: spiegone e spot. Insieme, sono la sintesi perfetta di un mondo tutto scuola e tutto media: il mondo in cui coloro che capiscono le cose soltanto se trovano le note a piè di pagina, e che credono di essere l’opposto del ‘tardo capitalismo’, hanno in realtà lo stesso atteggiamento dei responsabili della comunicazione aziendale. Ogni accademismo cela (o nel caso esibisce) la pubblicità; e ogni pubblicità, ormai, deve incorporare una strizzata d’occhio accademica. Berlusconi diceva che bisogna parlare al pubblico come a un ragazzino di undici anni; ma forse non era abbastanza cosciente del fatto che il pubblico può ridiventare tale passando per una strada più lunga e più illusoria – la strada della odierna iperscolarizzazione. Il curriculum delle humanities (che potevano scegliere di perdere autorevolezza conservando l’onore: mentre trasformandosi in mosche cocchiere dello Spirito del Giorno hanno perso entrambi) priva oggi le persone di una capacità critica decisiva: quella di rifiutare la falsità della sovrainterpretazione; a cui invece, dopo un lungo lavaggio del cervello, gli iperscolarizzati si consegnano meccanicamente, sempre nel terrore di apparire degli sprovveduti ai quali sfugge qualche layer. Sfugge sul serio, invece, la questione principale: se ti stordisco di marshmallow e smarties, ovvero se ti offro un bignami cretino di un lungo dibattito ideologico, ma intanto ti mostro con quanta abilità tecnica, con quante citazioni e virgolette ho farcito il junk food, non per questo la natura del cibo e gli effetti sul sistema digerente cambiano. Come ha concluso una mia amica molto intelligente: “ ‘Barbie’ è un meme di due ore. E ha senso un meme di due ore? No”. Ma ve lo ricordate, com'era bello “Pinocchio”?"
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NCUTI GATWA AND EMMA MACKEY Barbie (2023) dir. Greta Gerwig
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olitaly · 11 months ago
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guida-ai · 1 year ago
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personal-reporter · 1 year ago
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La cucina molecolare
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La cucina molecolare è una tecnica culinaria che si basa sull'applicazione delle conoscenze scientifiche alla preparazione dei piatti. Il suo obiettivo è quello di comprendere e controllare i processi chimici che si verificano durante la cottura, al fine di ottenere risultati innovativi e sorprendenti. La cucina molecolare è nata negli anni '80, in Francia, grazie al lavoro di alcuni scienziati e chef, tra cui Hervé This e Nicholas Kurti. Questi pionieri hanno iniziato a studiare i processi chimici che si verificano durante la cottura, e hanno sviluppato nuove tecniche e tecnologie per controllare questi processi. La cucina molecolare si basa su una serie di principi scientifici, tra cui: La struttura delle molecole: le proprietà di un alimento sono determinate dalla struttura delle sue molecole. La cucina molecolare si concentra sullo studio della struttura delle molecole alimentari, per comprenderne le proprietà e modificarle. Le interazioni tra le molecole: le molecole interagiscono tra loro, dando luogo a processi chimici. La cucina molecolare sfrutta queste interazioni per ottenere risultati innovativi. Le condizioni di cottura: le condizioni di cottura, come temperatura, tempo e pH, influenzano i processi chimici che si verificano negli alimenti. La cucina molecolare controlla le condizioni di cottura per ottenere risultati desiderati. La cucina molecolare utilizza una serie di tecniche e tecnologie innovative, tra cui: L'estrazione: l'estrazione è un processo che consente di separare le componenti di un alimento. La cucina molecolare utilizza l'estrazione per estrarre i sapori e i profumi degli alimenti. La gelificazione: la gelificazione è un processo che consente di trasformare un liquido in un gel. La cucina molecolare utilizza la gelificazione per creare nuovi consistenze e forme. La spuma: la spuma è un composto formato da gas disperso in un liquido. La cucina molecolare utilizza le spume per creare piatti leggeri e aerati. La sferificazione: la sferificazione è un processo che consente di creare sfere di un liquido. La cucina molecolare utilizza la sferificazione per creare piatti creativi e sorprendenti. La cucina molecolare ha avuto un impatto significativo sulla gastronomia mondiale. Ha portato a nuove innovazioni culinarie, e ha contribuito a cambiare il modo in cui vediamo il cibo. I principali benefici della cucina molecolare La cucina molecolare offre una serie di benefici, tra cui: Innovazione: la cucina molecolare consente di creare piatti innovativi e sorprendenti, che possono stupire i commensali. Controllo: la cucina molecolare consente di controllare i processi chimici che si verificano durante la cottura, al fine di ottenere risultati desiderati. Salute: la cucina molecolare può essere utilizzata per migliorare la salute degli alimenti, ad esempio riducendo la perdita di nutrienti durante la cottura. I principali limiti della cucina molecolare La cucina molecolare presenta anche alcuni limiti, tra cui: Costo: la cucina molecolare può essere costosa, in quanto richiede l'utilizzo di attrezzature e ingredienti specifici. Difficoltà: la cucina molecolare può essere difficile da padroneggiare, in quanto richiede conoscenze scientifiche e tecniche culinarie avanzate. Reputazione: la cucina molecolare è stata criticata da alcuni chef tradizionali, che la considerano artificiosa e poco autentica. Il futuro della cucina molecolare La cucina molecolare è una tecnica in continua evoluzione. I ricercatori e gli chef stanno sviluppando nuove tecniche e tecnologie per migliorare i risultati e ridurre i limiti. È probabile che la cucina molecolare continuerà a crescere in popolarità nei prossimi anni. La sua innovazione e il suo controllo la rendono una tecnica versatile che può essere utilizzata per creare piatti creativi e salutari. Ecco alcuni esempi di piatti di cucina molecolare: Spuma di champagne con caviale: una spuma leggera e aerata, preparata con champagne e caviale. Cubo di gazpacho: un cubo trasparente, preparato con gazpacho e gelatina. Sfera di cioccolato fondente: una sfera di cioccolato fondente, preparata con un processo di sferificazione. Questi sono solo alcuni esempi dei molti piatti innovativi che possono essere creati con la cucina molecolare. Read the full article
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cucinamoderna · 1 year ago
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Come creare piatti degni di un ristorante a 5 stelle
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Hai mai sognato di creare piatti che possano competere con quelli serviti nei ristoranti a cinque stelle? Se sì, sei nel posto giusto! In questo articolo, esploreremo i segreti per creare piatti degni di un ristorante a 5 stelle, dalla scelta degli ingredienti alla presentazione finale.
La scelta degli ingredienti
Il primo passo fondamentale per creare piatti eccezionali è la scelta degli ingredienti. Per ottenere risultati da chef stellati, è importante utilizzare ingredienti freschi e di alta qualità. Visita mercati locali o agricoltori per trovare prodotti freschi di stagione, carni di alta qualità e frutti di mare freschissimi. Ricorda che la freschezza degli ingredienti è la base per un piatto delizioso.
La tecnica di preparazione
La preparazione è un'altra componente chiave per creare piatti straordinari. Impara le tecniche di base di cucina, come tagliare, sminuzzare, affettare e sbriciolare in modo accurato. Ogni dettaglio conta quando si cerca di ottenere il massimo sapore e la migliore consistenza. Inoltre, sperimenta con diverse tecniche di cottura, come la grigliatura, la cottura al vapore, la frittura e il sous-vide, per creare varietà nei tuoi piatti.
La creatività in cucina
La creatività è ciò che distingue i grandi chef dagli altri. Sperimenta con combinazioni di sapori insolite e presenta i tuoi piatti in modi unici. Puoi ispirarti a piatti regionali o internazionali e mettere il tuo tocco personale su di essi. Non avere paura di sperimentare con ingredienti e sapori nuovi, ma ricorda sempre di bilanciare gli elementi per ottenere un gusto armonioso.
La presentazione
Un altro aspetto cruciale per creare piatti da ristorante a cinque stelle è la presentazione. Il cibo deve essere attraente agli occhi prima ancora di essere gustato. Utilizza piatti e stoviglie di alta qualità e cura la disposizione dei componenti sul piatto. Gioca con colori, forme e texture per creare un'esperienza visiva straordinaria.
La pazienza e l'attenzione ai dettagli
Creare piatti da ristorante a cinque stelle richiede pazienza e attenzione ai dettagli. Prenditi il tempo necessario per preparare ogni componente del piatto e assicurati che sia cotto alla perfezione. Gusta il cibo durante il processo di preparazione per regolare il sapore e l'equilibrio degli ingredienti.
L'arte dell'apprendimento continuo
Infine, non smettere mai di imparare. La cucina è un campo in continua evoluzione, e ci sono sempre nuove tecniche, ingredienti e idee da scoprire. Prendi lezioni di cucina, partecipa a corsi di specializzazione e studia le tendenze culinarie per rimanere aggiornato. L'apprendimento continuo ti aiuterà a migliorare costantemente le tue abilità culinarie.
In conclusione, creare piatti da ristorante a cinque stelle richiede passione, dedizione e impegno. Scegli gli ingredienti con cura, affina le tue tecniche di preparazione, sperimenta con creatività, presta attenzione alla presentazione, e non smettere mai di imparare. Con perseveranza e pratica, sarai in grado di creare piatti che impressioneranno anche i palati più esigenti.
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italiavivadelchierese · 1 year ago
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Progetto di Mega-Porcilaia a Poirino -Appello alla Sindaca Mollo e ai Consiglieri Comunali di Poirino per convocare un Consiglio Comunale Aperto -
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Poirino di fronte alla sfida della sostenibilità: una partita da giocare, non subire. Alle porte una possibile maxi-porcilaia con 9000 maiali che potrebbe fare da apripista per altre. Tocca alla politica informare del presente e scrivere il futuro.
LETTERA APERTA AL SINDACO MOLLO E AI CONSIGLIERI COMUNALI DI POIRINO
Pare sempre più concreto il possibile insediamento di un allevamento intensivo di 9000 maiali ai margini del comune di Poirino, verso il confine con Pralormo, Ceresole d’Alba e Carmagnola. Non si tratta di una questiona marginale, ma di uno snodo cruciale per il futuro del nostro territorio.
Il progetto risale all’inizio del 2023, poi ritirato per evitarne la bocciatura e riproposto in altra area non distante.
Residenti, comitato di zona, associazioni, sindaci e amministratori di diversi comuni hanno sollevato molti dubbi sulla sostenibilità ambientale dell’iniziativa.
Nel giugno scorso, durante l’incontro pubblico che abbiamo organizzato a Chieri alla presenza dell’ex ministro dell’agricoltura Teresa Bellanova, abbiamo chiesto ai 26 comuni che hanno dato vita al Distretto del Cibo del Chierese-Carmagnolese di definire insieme una sorta di Piano Regolatore di Distretto, definendo regole condivise per “selezionare” gli investimenti sostenibili nel territorio. Noi di Italia Viva riteniamo che allevamenti intensivi così grandi, confliggano con lo spirito del distretto del cibo e con le azioni intraprese da tempo in Europa per incentivare pratiche più sostenibili in tutti i settori dell’agire umano.
Registriamo con rammarico che il comune di Poirino abbia tenuto un basso profilo sulla vicenda derubricandola come mera “questione tecnica”. Tocca alla Politica e non ai tecnici invece definire le linee di sviluppo del territorio, adottando norme precise.
Noi di Italia Viva riteniamo che iniziative così impattanti per il territorio necessitino di una decisione condivisa con i cittadini e con il territorio, sulla scorta delle necessarie informazioni e, possibilmente, attraverso un dibattito pubblico. È un dovere civico per gli amministratori locali informare adeguatamente i cittadini su rischi e vantaggi del nuovo insediamento.
Noi di Italia Viva rivolgiamo un appello alla Sindaca Mollo e a tutti i Consiglieri Comunali di Poirino affinché si attivino per convocare al più presto un Consiglio Comunale Aperto, per informare i cittadini di Poirino e di tutta la zona omogenea, per approfondire l’impatto sul territorio del nuovo insediamento produttivo intensivo, per conoscere le osservazioni presentate dal Comitato Pro Ternavasso in Città Metropolitana e conoscere la posizione di ciascun consigliere sull’iniziativa e, più in generale, su quale sviluppo immaginano per il nostro territorio.
Poirino 30 ottobre 2023
Pier Antonio Pasquero
Coordinatore Italia Viva del Chierese-Carmagnolese
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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La FAO: storia e simbolo
La FAO, acronimo di Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura, è un'agenzia delle Nazioni Unite dedicata a questioni legate all'alimentazione, all'agricoltura e allo sviluppo rurale. Fondata il 16 ottobre 1945, la FAO è divenuta un'organizzazione di riferimento a livello globale per la promozione della sicurezza alimentare, la lotta contro la fame e la sostenibilità agricola. In questo articolo, esploreremo la storia e il simbolo della FAO, analizzando il suo ruolo chiave nella tutela del diritto a un cibo sufficiente e di qualità per tutti. Storia della FAO La storia della FAO inizia alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1943, il Presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt tenne una conferenza sull'alimentazione e l'agricoltura a Hot Springs, in Arkansas, in cui venne esposta la necessità di un'organizzazione internazionale per affrontare le questioni legate all'alimentazione e all'agricoltura in un mondo ancora segnato dalle carestie e dalla fame. Questa idea prese forma nel 1945, quando 44 paesi si riunirono a Quebec, in Canada, per creare la FAO. La FAO è diventata operativa il 16 ottobre 1945, con l'obiettivo di alleviare la fame e la malnutrizione, promuovere la crescita economica nelle zone rurali e sostenere lo sviluppo sostenibile dell'agricoltura. La sua sede centrale è a Roma, Italia, una scelta simbolica in quanto l'Italia era uno dei paesi che aveva sofferto di gravi carestie durante la guerra e aveva bisogno di un nuovo inizio nella produzione alimentare. Nel corso degli anni, la FAO ha lavorato per raggiungere una serie di obiettivi ambiziosi, tra cui l'eliminazione della fame, la promozione dell'agricoltura sostenibile e la riduzione della povertà rurale. Ha svolto un ruolo chiave nella promozione della sicurezza alimentare a livello globale, coordinando sforzi, fornendo assistenza tecnica ai paesi in via di sviluppo e conducendo ricerche per migliorare la produzione alimentare. Il Simbolo della FAO Il simbolo della FAO è noto come "il simbolo dell'aratro e delle spighe". Questo emblema incarna il mandato e la missione dell'organizzazione. Raffigura un aratro d'oro posto su uno sfondo azzurro, circondato da due spighe di grano dorate. Il simbolo è un'icona riconoscibile a livello mondiale che rappresenta l'impegno della FAO per l'agricoltura e l'alimentazione. - L'aratro simboleggia il lavoro dei contadini e l'importanza dell'agricoltura nel fornire cibo per l'umanità. L'uso dell'oro per raffigurare l'aratro è un segno di rispetto per il duro lavoro dei contadini. - Le spighe di grano rappresentano le coltivazioni di base che costituiscono la base dell'alimentazione umana. Il grano è uno dei cereali più coltivati al mondo ed è una fonte essenziale di cibo per molte persone. - Il colore azzurro dello sfondo simboleggia il cielo, l'acqua e la pace, richiamando l'idea di un mondo in cui la fame e la malnutrizione sono debellate. Questo simbolo è un richiamo costante alla missione della FAO di garantire che l'agricoltura sia sostenibile e che il cibo sia disponibile in quantità sufficienti per tutti, senza compromettere le risorse naturali del pianeta. Il ruolo dell'organizzazione La FAO ha svolto un ruolo fondamentale soprattutto nella promozione della sicurezza alimentare e nella lotta contro la fame nel mondo. La sua storia è una testimonianza dell'importanza di affrontare le sfide legate all'alimentazione e all'agricoltura su scala globale. Il suo simbolo, con l'aratro e le spighe, incarna soprattutto l'impegno dell'organizzazione a garantire che tutti abbiano accesso a cibo di alta qualità e che l'agricoltura sia sostenibile per le generazioni future. La FAO rappresenta un faro di speranza nella ricerca di un mondo in cui la fame non sia più una realtà. Read the full article
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