#contributo delle donne
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Inaugurazione dei Pannelli di Lele Gastini: Omaggio al Genio delle Donne ad Alessandria
Soroptimist International celebra l'impegno femminile con un'opera d'arte pubblica davanti al Teatro Comunale.
Soroptimist International celebra l’impegno femminile con un’opera d’arte pubblica davanti al Teatro Comunale. Oggi, venerdì 4 ottobre 2024, alle ore 16:00, si terrà una speciale cerimonia di posa dei nuovi pannelli dell’artista Lele Gastini lungo il viale della Repubblica ad Alessandria, di fronte al Teatro Comunale. Questi pannelli, donati dall’associazione Soroptimist International d’Italia,…
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❓️A CHI GIOVA IL PROCESSO DI MOSTRIFICAZIONE DEL MASCHILE ? IL PATRIARCATO E' UNA FORMA DI CONTROLLO DI TUTTI, NON SOLO DELLE DONNE
Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne proponiamo di uscire dalla narrativa che degli uomini sembra saper solo restituire un'immagine mostruosa e pericolosa.
Come siamo arrivati a vedere degli uomini solo sotto questo aspetto? Perchè le uniche parole che si spendono per descrivere la psicologia maschile sono più o meno sempre le stesse?
Assistiamo quotidianamente a profezie che si avverano, laddove gli uomini sembrano non avere strumenti alternativi alla violenza per manifestare la propria fragilità. Ed in effetti è così. A fronte di un sistema nervoso che alla nascita è più immaturo e sensibile nei maschi rispetto alle femmine, tale per cui i bambini maschi avrebbero bisogno di maggior accudimento e vicinanza perchè oggettivamente più bisognosi e meno autonomi, abbiamo sviluppato una cultura educativa che li spinge precocemente ad essere indipendenti, a negare i propri bisogni di vicinanza ed evolutivi in genere.
A questo scopo i modelli maschili a tutti i livelli insegnano che per produrre l'illusione del maschio adeguato alle aspettative culturali occorra imparare a sopprimere e a non ascoltare le proprie emozioni, in particolare quelle della paura e della tristezza, antidoti naturali alla rabbia e all'ira che sono alla base degli agiti sia auto ( i suicidari sono in larga maggioranza di sesso maschile) che eterolesionisti ( non solo violenza sulle donne, ma condotte pericolose come la guida ad alta velocità).
In pratica è come se per avere l'illusione di saper guidare una macchina altamente sofisticata si dicesse ai conduttori di disattivare delle spie e regolarsi unicamente su un paio: la rabbia e il disgusto.
In questo video provo a dimostrare come tutta questa ignoranza sul funzionamento psicologico degli uomini sia delle donne che degli uomini stessi favorisca una dimensione immatura delle relazioni che porta necessariamente a poter controllare più facilmente gli uni e gli altri attraverso l'influenza esterna come i modelli culturali che gli uomini forti e sicuri sarebbero più attraenti.
A pensarci bene l'indicazione che viene data ai maschi fin dalla tenera età è "Non essere te stesso. Fa di te una copia del modello dominante".
Ed è proprio questa distanza sempre più siderale tra l'immaturità interiore e l'immagine esteriore, di negazione del bisogno dell'altro, che porta gli uomini a rifugiarsi nelle dipendenze in generale, non solo dalle donne, ma anche da sostanze o da lavoro: gli uomini anestetizzati sono burattini, soldatini, schiavi che non possono che muoversi in copioni copia e incolla, fortemente influenzabili e controllabili che non reggono all'impatto di una realtà, come quella intima, che chiede loro di esistere, di esserci.
La deriva di tutto questo si manifesta nella solitudine profonda in cui vive la maggior parte degli uomini: privati della capacità di condividere la propria interiorità, resi totalmente muti, privi di parole per dire cosa stanno vivendo e incapaci di chiedere aiuto, perchè non legittimati a farlo per non sprofondare in una vergogna che annichilisce, non resta loro che obbedire al mondo esterno e reagire ad esso come sistemi ipersemplificati stimolo-reazione, incapaci di portare una mediazione personale che verrebbe dal mondo interiore.
Anche questo è un lato del patriarcato di cui non si parla.
La lotta alla violenza passa anche dal creare una #cultura che aiuti e supporti i maschi a fare una ormai sempre più necessaria rivoluzione.
Servono nuovi Ulissi, pronti a scoprire le terre del mondo interiore maschile e donne in grado di affrontare il maschile immaturo e a tenervi testa, proprio come fece Penelope con i proci.
Il nostro contributo alla creazione di questa cultura proviamo a darlo, come abbiamo già fatto in passato in altre occasioni pubbliche, organizzando insieme al Comune di Mozzo la presentazione del libro di Alberto Penna "Uomini che piangono poco" (Ed. Garzanti) mercoledi 4 dicembre ore 20.30 presso la Sala Civica della Biblioteca di Mozzo.
L'evento è gratuito e a prenotazione obbligatoria. Il contrasto alla cultura della Violenza parte dalla creazione di premesse culturali diverse.
Contaminiamoci con nuove idee. Allarghiamo gli orizzonti di senso.
🤗ecco il link per iscrivervi all'evento:
https://www.eventbrite.it/e/maschi-che-piangono-poco-tickets-1082914248669?aff=oddtdtcreator
Centro Divenire Bergamo
#uominisidiventa
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TRINITY BLOOD
RAGE AGAINST THE MOONS
(Storia: Sunao Yoshida // Illustrazioni: Thores Shibamoto)
Vol.1 - From the Empire
FROM THE EMPIRE - PROLOGO
Traduzione italiana di jadarnr dai volumi inglesi editi da Tokyopop.
Sentitevi liberi di condividere, ma fatelo per piacere mantenendo i credits e il link al post originale 🙏
Grazie a @trinitybloodbr per il suo prezioso contributo alla revisione sul testo originale giapponese ✨
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Quella notte Venezia era piena di persone in maschera che gozzovigliavano per le strade con centinaia di torce.
La piazza sul mare, che ospitava la Basilica e il Palazzo del Governatore, brillava come se fosse mezzogiorno. Le due lune nel cielo, invece, sembravano completamente oscurate dai fuochi d'artificio che si sprigionavano ovunque.
“... Quei maledetti barbari Terran!”
Astha borbottò seccamente. La brezza marina proveniente dalla laguna trasportava il trambusto della piazza nel vicolo poco illuminato in cui si trovava.
Dai documenti che aveva letto, pensava di aver afferrato il quadro generale del cosiddetto “Carnevale di Venezia”, ma la realtà era ancora più ridicola di quanto avesse immaginato. Come riuscissero a sopportare tutto quel trambusto questi terrestri, che si erano scatenati in una tale baldoria incontrollata per dieci giorni e dieci notti, era al di là della sua comprensione.
“Tra tutti i posti, proprio qui dovevamo incontrarci… e poi, per quanto tempo avrà ancora intenzione di farmi aspettare?” Disse con un tono di voce rassegnato.
A differenza della sua città natale, Tsala, dove il tramonto segnava l'inizio del giorno, qui le giornate finivano a mezzanotte. In alto, la campana dell'enorme torre dell'orologio annunciava l'arrivo di un nuovo giorno.
Tuttavia, non c'era ancora traccia della persona che avrebbe dovuto incontrare.
Impaziente, Astha sollevò il colletto della giacca di pelle e tolse gli occhiali da sole dal viso, scoprendo dei lineamenti piuttosto marcati.
Forse dovrei continuare a inseguirlo da sola? Pensò Astha tra sé e sé.
Dicevano che la persona che stava aspettando era la più abile del gruppo. “Agente speciale” o qualcosa del genere. Poteva anche essere così, ma alla fine si trattava solo di un altro Terrestre stupido e debole. Astha era molto più agile ed inoltre conosceva “lui” meglio di chiunque altro. In questo caso...
“No, non posso, non posso.” Astha scosse la testa, allontanando la dolce tentazione.
Ci erano voluti secoli perché qualcuno di quei fanatici religiosi desse finalmente ascolto alla loro parte. Se se ne fosse andata senza collaborare con loro, avrebbe potuto sprecare un’occasione d’oro.
“Comunque, cerchiamo di catturarlo in fretta in modo da poter lasciare il prima possibile questa gabbia di matti... eh?” Le orecchie di Astha si drizzarono quando sentì delle voci provenire da un canale poco illuminato nelle vicinanze.
A quanto pareva, due giovani di sesso femminile e alcuni di sesso maschile che sembravano gondolieri erano coinvolti in qualche problema. Da quello che aveva analizzato del gergo che gli umani di sesso maschile usavano spesso, sembrava che stessero costringendo le giovani donne a compensare la differenza di prezzo con un rapporto sessuale.
A lei non importava dove i terrestri si incontrassero o si accoppiassero. Ma sarebbe stato un problema se lo avessero fatto nelle vicinanze.
Dovrei ordinare loro di farlo da qualche altra parte... Astha stava seriamente considerando.
"Ehm... mi scuso se vi interrompo mentre siete impegnati, ma..." Una nuova voce arrivò dal fondo del vicolo “Potete ascoltarmi momento, per favore? Ecco volevo sapere se Piazza San Marco è da questa parte…"
Era un giovane alto. Sotto i capelli argentati arruffati, i suoi soliti occhiali rotondi, come il fondo di una bottiglia di latte, riflettevano la luce della luna di febbraio. Era vestito con una veste sacerdotale nera, semplice e di aspetto povero, e con un mantello logoro. L'aspetto tipico di un prete errante.
"Beh, Venezia è davvero una città labirintica, vero? Anche voi siete qui per il festival? È fantastico, non é così? Il carnevale. Beh, in realtà, anch'io..." Continuò il prete.
"Come può vedere, siamo occupati adesso, Padre."
Un uomo enorme e barbuto si fece avanti lentamente tra i gondolieri, con un grosso remo in mano.
“Perché non va a chiedere informazioni a qualcun altro?”
“Ah, ma...” il sacerdote fece una pausa.
“Padre, la prego, ci aiuti!”
Le ragazze corsero verso di lui e il prete indietreggiò, come intimorito. Andarono nascondersi dietro le sue spalle, implorandolo con occhi pieni di lacrime.
“La prego, ci aiuti! Queste persone ci stanno costringendo...”
“Non è vero! È colpa vostra se non pagate!” Gridò uno dei gondolieri.
“Eeeeh...” il prete si ritirò ancora di più.
Dal comportamento spaventato delle ragazze, evidentemente si era reso conto di essersi infilato in qualche affare spinoso. Il prete, con i suoi occhi azzurri, sbatté ripetutamente le palpebre mentre diceva:
“Beh, litigare non va bene. Il Signore ha detto: Porgi l’altra guancia... Uaaah!?”
Il prete fece un passo indietro per schivare il sinistro che lo stava per colpire, accucciandosi come un cagnolino, poi si rialzò barcollando goffamente all'indietro.
“Uff ci é mancato poco! Ma che... che sta succedendo!”
“Zitto! Sparisci subito, fottuto prete! Nessuno vuole ascoltare la tua falsa predica!” Gridò il gondoliere che lo aveva attaccato prima.
“Falsa? Oh Signore, abbi pietà della mancanza di fede dei figli degli uomini... Ce-certo, me ne vado subito. Signore, scappate anche voi... eh?” ordinò il prete, ma si accorse che le ragazze erano già scomparse ── i loro abiti colorati che sventolavano volta mentre correvano verso la piazza.
“Ah, ah... no! È tutto a posto ora! Se ho potuto proteggere la purezza delle fanciulle con il mio sacrificio, non è un piccolo prezzo da pagare? Adesso é tutto risolto. Haha... eh, eh?”
Qualcuno diede una gomitata alle spalle del prete, che stava ancora ridacchiando fra sé e sé. Quando si girò, vide gli innumerevoli sguardi minacciosi dei gondolieri che fissavano la sua faccia da ebete.
“Bene... tutti quanti. Perché non ne parliamo... Ah! Il Signore ha detto di perdonare le offese reciproche...”
“... Uccidetelo!” gridarono i gondolieri.
Al suono del vento si mescolarono grida di rabbia.
“Se... se uccidete un prete, sarete maledetti, sapete? Su, calmatevi, fate un respiro profondo... Qualcuno mi aiuti!” Il sacerdote alzò le mani in disordine e si allontanò il più possibile.
...Non c'è speranza, questo tizio... Astha emise un sospiro e si alzò in piedi.
Se l’avessero lasciato in pace non avrebbe fatto nulla, ma vederlo morire proprio davanti ai suoi occhi sarebbe stato spiacevole - inoltre, Astha cominciava a essere infastidita dall'assenza di questa cosiddetta 'persona speciale' che ci metteva così tanto a farsi vedere.
Iniziò a correre silenziosamente e spiccò un leggero balzo. Con una forza nelle gambe decine di volte superiore a quella dei Terrestri, scalciò le pareti del vicolo a destra e a sinistra per guadagnare altezza e atterrò con grazia davanti agli occhi dei banditi.
“...!?”
Quando uno degli uomini barbuti che si trovava tra i gondolieri si rese conto dell'ombra proiettata su di lui, era già stato colpito da un pugno in testa, che lo aveva fatto cadere faccia a terra. Sebbene il colpo fosse stato abbastanza moderato, avrebbe potuto provocargli una frattura del cranio.
“....Eh?”
In quel momento anche tutti gli altri uomini si immobilizzarono.
Il motivo era che proprio davanti ai loro occhi, illuminata dalla tenue luce lunare, c'era una donna incredibilmente bella.
Era davvero molto alta. Avvolta in un cappotto nero che le scendeva fino alle caviglie, la sua altezza doveva superare facilmente il metro e ottanta. I suoi capelli erano bianchi, tranne una ciocca sulla fronte, del colore del sangue. Il resto era di una tonalità avorio. Tuttavia, la ragazza sotto i suoi brillanti occhi ambrati sembrava ancora giovane, come se fosse appena uscita dall'adolescenza.
“Ah... e chi saresti tu?”
“... Fatevi da parte.”
La bella donna spinse leggermente il prete da parte e si girò per affrontare i banditi. Peccato che il sacerdote cadde urlando nel canale, facendo schizzare l'acqua verso l'alto. Ma lei stava già per spiccare un grande balzo facendo leva sul pavimento di pietra...
Pochi secondi dopo una decina di uomini con mascelle e clavicole rotte erano svenuti nella strada.
“...Ah! Dannati Terran!” Mormorò.
Sentendosi leggermente assetata alla vista del liquido rosso che gocciolava sul selciato di pietra, Astha annusò l’aria intorno a lei. Era sorpresa di vedere un gruppo di umani che attaccavano i loro compagni più deboli. Il fatto che fossero della stessa specie rendeva ancora più evidente il loro carattere malvagio. E avevano pure l’ardire di insultare lei e gli altri Metuselah chiamandoli “vampiri”. Questi Terran non sapevano proprio qual’ era il loro posto.
“Ah, scusate...”
Astha tornò improvvisamente in sé quando sentì una voce flebile provenire dal canale.
“Ehi, se non le dispiace, potrebbe tirarmi su? Non ci riesco proprio da solo...”
Ora che ci penso, c'era anche questo ragazzo qui.
Era già stanca di interagire con questi Terrestri. Ma lasciarlo così a rischiare di morire di freddo sarebbe stato un problema. Astha tese la mano con disinvoltura.
“Ecco qui! Prendila.”
“Ah, grazie mille... A proposito, lei viene dall'Impero giusto? Non sarete per caso l'Ispettore Capo del Nuovo Impero Umano, Tsala Methsaluth, Marchesa di Kiev, Viscontessa di Odessa, Lady Astharoshe Aslan?”
“Ma come....!?"
Il volto di Astha si irrigidì come colpito da un fulmine.
Solo loro dovevano sapere di lei. Come faceva quest'uomo a saperlo!
Aspetta! No, non può essere, non è possibile...
In un istante, una sensazione inquietante le attraversò il cervello facendo rabbrividire il giovane nobile Boiardo dell'Impero.
Loro - la Duchessa di Milano, Caterina Sforza, e la Sezione Speciale della Segreteria di Stato vaticana - Ax, avevano promesso di inviare il loro miglior agente in quell’operazione congiunta. I Terrestri potevano essere stupidi e folli, ma questo era proprio un idiota!
Il prete guardò il volto di Astha, paralizzato dallo stupore e dall’orrore, e sorrise dolcemente.
“Ah, quindi sei davvero tu? Che bello. Pensavo che te ne fossi già andata. Sono Abel Nightroad. Sono stato incaricato dalla Duchessa di Milano di sostenere le sue attività di ricerca a Venezia. Piacere di conoscerti ♥”
...Non potrei lasciare qui questo idiota e tornare nel mio paese? Astha considerò seriamente.
#trinity blood#abel nightroad#sunao yoshida#rage against the moons#trinity blood novels#traduzione italiana#thores shibamoto#from the empire#astha#Astharoshe Aslan
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La Metà Di Niente*
Il fatto che ormai per qualsiasi cosa si tiri in ballo "quelli che non vanno a votare" credo sia l'apoteosi del "metodo ultras" che ha impregnato il nostro costume sociale. che si riassume in: Se non fai come la penso io, sei inferiore (e sono stato elegante). Ribadito che è un segnale negativo, preoccupante e ormai consolidato la bassa affluenza, e ribadito che il diritto\dovere del voto è principio ambiguo, pochissimi si chiedono il perchè ci sia disaffezione al voto. Moltissimi tuttavia immaginano questa quota di non votanti di volta in volta: un enorme bacino per qualsiasi formazione politica, una quota maggiore di popolazione su cui fare i conti elettorali (che è un assurdità, dato che le elezioni si vincono appunto sui votanti effettivi e non sugli aventi diritto, ci vorrebbe un nuovo Trilussa per spiegarlo), ma soprattutto la causa della vittoria o sconfitta della parte avversa. A volte è "il partito vincente", e diventa un monolite. Altre volte è il partito dei delusi, probabilmente aspetto importante nella questione.
Il significato della rappresentanza dei partiti politici è proprio nel "mirare a una piena comprensione delle domande dell’elettorato e alla migliore rappresentanza possibile". (I problemi della rappresentanza politica di G. Pasquino, Enciclopedia Treccani). Ci si dovrebbe chiedere cosa fanno i partiti, e cosa vogliamo chiedere loro, per attivare la comprensione che citava il professor Pasquino. E qui che si dovrebbe discutere: sui modi, sulle persone, sui candidati, sui metodi per sceglierli e così via.
Detto che è ampiamente condivisibile la volontà di non esprimere un voto qualora non vi siano espressioni delle proprie idee politiche, mi chiedo come sia possibile criticare chi non vota quando è pratica comune, e spesso espressione di giubilo, denigrare giornalmente i partiti (soprattutto un paio) per la quasi totalità delle scelte che fanno. Tra l'altro tutte le formazioni, spesso improvvisate, fatte per "catturare gli spazi liberi" lasciati dai partiti di cui sopra alle elezioni prendono decimali di preferenze, che ovviamente hanno il mio totale rispetto, ma che contributo danno a portare le persone al voto?
Ho preso il titolo di questo post dal libro, sensazionale, che Catherine Dunne scrisse nel 1998 (che in inglese si intitola In The Beginning). In esso c'è questo passaggio, che mi sembra azzeccato:
Gli uomini e le donne sono come tanti laghetti. Esternamente sono molto simili, nel punto di partenza e nella destinazione. La tragedia è che mentre uno è ancora impegnato nel tragitto di andata, l'altro ha appena iniziato quello di ritorno.
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UN’ORCHESTRA DI DONNE STA RIBALTANDO GLI STEREOTIPI
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Se non ci viene in mente il nome di una direttrice d’orchestra o di una compositrice, è perché fino a pochi decenni fa, per fattori principalmente culturali, le donne sono state quasi escluse dallo studio e dai mestieri della musica. L’Orchestra Olimpia, collettivo di musiciste nato nel 2018 da un’idea di Roberta Pandolfi e Francesca Perrotta ribalta questo paradigma promuovendo il ruolo femminile nella musica. L’orchestra, costituita interamente da donne, in diverse parti del mondo porta avanti progetti a tutela della parità di genere. Tra questi, il sostegno agli studi e alla professione delle musiciste afghane di Ensemble Zohra, unica orchestra femminile del mondo islamico, e l’organizzazione del Musicfor Freedom con il primo concerto italiano dell’orchestra giovanile dell’Afghanistan, ora esiliata in Portogallo, poiché con il ritorno dei talebani a Kabul fare musica è diventato un crimine perseguibile con la galera e la morte.
L’ultimo progetto è il podcast DiClassica, un racconto in 8 puntate della vita e dell’opera di musiciste che, scardinando le convenzioni sociali e culturali, hanno dato un contributo importante all’evoluzione del pensiero musicale, senza trovare il giusto spazio nella memoria collettiva, come Sofja Gubaidulina, compositrice russa durante il periodo stalinista, o Chen Yi che ha vissuto l’era della Rivoluzione culturale di Mao, Julia Wolf che ha influenzato il post-minimalismo newyorkese, il prodigio americano Amy Beach, o Sylvia Caduff, pioniera come direttrice – non direttore – d’orchestra. Con la voce di Valentina Lo Surdo, è stato lanciato l’8 marzo per Pesaro 2024 – Capitale italiana della cultura.
___________________
Fonte: Orchestra Olimpia; foto di Francesco Ammendola
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Rara Avis
Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane
a cura di Sofia Gnoli
testi di Emanuele Coccia, Karen Van Godtsenhoven, Peter McNeil, Natsumi Nonaka e Simona Segre-Reinach
Marsilio Arte, Venezia 2024, 129 pagine, 17x24cm, ISBN 9791254632086
euro 24,00
email if you want to buy [email protected]
Di magia e metamorfosi parlano gli abiti e gli accessori protagonisti della mostra Rara Avis. Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane, dedicata all’arcana corrispondenza che lega la moda al mondo ornitologico. In occasione dell’esposizione visitabile dal 24 aprile al 21 luglio 2024 alle Uccelliere Farnesiane sul Palatino, Marsilio Arte pubblica il catalogo Rara Avis. Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane a cura di Sofia Gnoli, studiosa di moda e curatrice della mostra. Grazie alle ricche illustrazioni e ai testi di Emanuele Coccia, Karen Van Godtsenhoven, Peter McNeil, Natsumi Nonaka e Simona Segre-Reinach, il volume accompagna il lettore alla scoperta di una vera e propria ornitologia della couture, in un creativo e fantasioso dialogo tra mondo umano e mondo animale.
Inquietanti o benevoli, comunque metaforici, gli uccelli fanno parte del lessico delle apparenze sin dall’antichità. Pappagalli, aquile, struzzi e pavoni hanno periodicamente incantato cavalieri e regine, principesse e muse del gusto. Attraverso le stupefacenti creazioni di celebri e innovativi designer, da Dior a Gucci, da Jean-Paul Gaultier a Thierry Mugler, da Chanel a Schiaparelli, come una contemporanea Wunderkammer Rara Avis. Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane racconta un percorso suggestivo che si snoda tra abiti-uccello visionari ed eccentrici e accessori piumati.
Apre il volume il contributo Rara Avis. Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane della curatrice Gnoli, in cui un excursus storico sul rapporto tra moda e mondo ornitologico fa da spunto per un approfondito racconto della mostra e del percorso espositivo. La storica dell’arte Natsumi Nonaka in Le Uccelliere Farnesiane sul Palatino a Roma analizza questi due padiglioni gemelli che sorgono sul colle romano, ripercorrendone la storia e gli utilizzi. Livree da sogno. L’abito come luogo di metamorfosi è il saggio del filosofo Emanuele Coccia, una riflessione storico-antropologica sul rapporto tra moda, metamorfosi e mondo ornitologico. Karen Van Godtsenhoven firma Donne alate, moda e femminismo, testo in cui l’autrice indaga sull’immagine metaforica della donna-uccello come riflesso del fluttuante status del femminile nella società per le sue associazioni con purezza, sessualità, vizio, fragilità, morte, rinascita e immortalità. Segue il contributo Leggera come una piuma: la moda tra desiderio e disgusto dello studioso Peter McNeil, in cui viene affrontata la funzione sociale e culturale delle piume nel promuovere idee sull’abbigliamento e sul corpo umano. Volare alto. Verso un’industria più etica e responsabile è il testo di Simona Segre-Reinach che descrive la il progresso e le conquiste raggiunte nel campo della protezione degli animali impiegati nella moda, dagli uccelli a quelli da pelliccia. Completa il catalogo l’elenco delle opere in mostra.
10/05/24
#Rara Avis#Moda in volo#fashion exhibition catalogue#Sofia Gnoli#Uccellerie Farnesiane Roma 2024#Marlene Dietrich#Anna Piaggi#Gucci#Dolce&Gabbana#Capucci#Dior#Mugler#Givenchy#fashion books#fashionbooksmilano
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Tutti in ginocchio
Anche nelle reti televisive non appartenenti a lui, il santino è pronto. Il Monumento, anche per le doti personali, per la simpatia (la politica è intrattenimento), anche per il lato umano (ci aspettiamo che i politici siano diavoli bavosi), è pronto a superare la grandezza del Duomo di Milano. Imminenti i paragoni con Aldo Moro e De Gasperi. Tutti in ginocchio in una messa cantata per dimenticare la storia. Una corsa ad esprimere cordoglio per un uomo che ha conquistato la televisione per poter conquistare le coscienze ed il senso della realtà. Mussolini si rese conto che avrebbe dovuto fare il Concordato con la Chiesa cattolica per consolidare il suo consenso; oggi, per lo stesso scopo, bisogna acquistare una società di calcio, spendere tantissimo e farla vincere. Se trionfi nel campo della vera religione di massa, il calcio, in politica tutto è in discesa. In un mondo semplificato dalla logica sportiva dei meritevoli e degli sfigati, dei vincenti e dei servi, non c’è piacere migliore del baciare i piedi di chi ha denaro, potere e forza mediatica. Il Padrone potrà anche aver dato un contributo decisivo alla crisi profondissima sul piano economico (esplosione del debito pubblico, crescita zero, natalità zero, aumento dell’emigrazione, salari più bassi d’Europa), sul piano culturale (falsificazione del liberalismo, volgarizzazione della televisione, pornografizzazione delle donne, delegittimazione della scuola e della cultura), sul piano morale (evasione fiscale, prostituzione a livello pubblico, corruzione, rapporti opachi con la mafia), sul piano della legalità (condanna definitiva per frode fiscale e cacciata dal Senato nel 2013, decenni passati a parlare dei suoi processi, risolti con fughe, leggi ad personam ed insulti ai magistrati, definiti “malati mentali), politico (attacco a tutti i poteri terzi in pieno malinteso della democrazia, l’amicizia con i dittatori, l’avallo della guerra in Iraq e della repressione di Genova 2001, alleanze con fascisti e razzisti) potrà aver fatto tutto questo, ma innanzitutto dobbiamo nascondere il servilismo e l’assenza di libertà critica dietro l’ovvia pietà per un anziano che muore. Anche questa indulgenza è il tripudio del berlusconismo, una sintesi di perdonismo immorale, plutocrazia anticristiana, cortigianeria e fascino per il potere, sempre lo stesso della tradizione della penisola, atavico, popolare, sempre concesso dal basso della plebe verso l’alto di vescovi e re, papi e sovrani, mafiosi e piazzisti mediatici.
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"Per me la musica e la vita sono una questione di stile."
Il 26 maggio del 1926, nasceva l'uomo che avrebbe cambiato più volte la storia dell'evoluzione della musica Jazz
Miles Dewey Davis III (26 Maggio 1926 – 28 Settembre 1991)
Compositore e trombettista statunitense jazz, considerato uno dei più influenti, innovativi ed originali musicisti del XX secolo.
Miles Davis fu e resta famoso sia come strumentista dalle sonorità inconfondibilmente languide e melodiche, sia per il suo atteggiamento innovatore (peraltro mai esente da critiche), sia per la sua figura di personaggio pubblico. Fu il suo un caso abbastanza raro in campo jazzistico: fu infatti uno dei pochi jazzmen in grado di realizzare anche commercialmente il proprio potenziale artistico e forse l'ultimo ad avere anche un profilo di star dell'industria musicale. Una conferma della sua poliedrica personalità artistica fu la sua (postuma) ammissione, nel marzo 2006, alla Rock and Roll Hall of Fame; un ulteriore riconoscimento di un talento che influenzò tutti i generi di musica popolare della seconda metà del XX secolo.
Sono trascorsi 33 anni, ormai, dalla sua scomparsa a soli 65.
Osannato e condannato dalla critica, è palese il contributo che Miles ha dato alla musica.
Durante la sua intensa carriera ha attraversato innumerevoli stili e generi, reinventandosi e rimettendosi continuamente in gioco per non essere sopraffatto dallo scorrere delle mode, dai gusti e dai nuovi idoli del pubblico.
Una carriera di eccessi tra musica, pittura, boxe, donne, droga, lusso e razzismo.
Un uomo forte e fragile nello stesso tempo, un mito, che rimarrà tra i più significativi e suggestivi per molto, molto tempo ancora
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Atlantide
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La gattamorta
“E' la terza volta in un mese che mi trovo a spiegare a un uomo cosa sia una gattamorta. Non mi è mai capitato di doverlo fare con una donna: le donne lo sanno benissimo.
Il gattamortismo è un comportamento sociale prevalentemente femminile, benché abbia incontrato uomini capacissimi di replicarlo. Prende il nome dal movimento lascivo delle gatte in calore, che rotolano per terra miagolando e mostrando la pancia con un atteggiamento apparentemente passivo che ti induce a credere che la decisione di avvicinarti spetti a te.
La gattamorta la riconosci dal fatto che evita qualunque modalità assertiva: lei non "è", lei "sta" e la sensazione che restituisce è che le cose le accadano senza alcun suo contributo, anzi suo malgrado. Inutile dire che è vero l'opposto, ma questa ovvietà per un maschio medio è praticamente impossibile da capire, ammesso che esista un maschio medio che voglia capirlo davvero.
La gattamorta solletica infatti l'aspirazione alla superiorità di genere che si annida in molti uomini, quelli che possono essere lusingati dalla possibilità di potersi dimostrare forti e protettivi verso una femmina della loro specie. Perché questo meccanismo ancestrale si attivi occorre naturalmente che ci sia una donna disposta a recitare la parte del sesso debole, fragile davanti alla durezza del mondo, intimidita dalla vita in qualunque forma si manifesti e dunque bisognosa di protezione, perché la gattamorta - nemmeno Battiato l'aveva capito - è un essere speciale e troverà di sicuro qualcuno pronto a superare le correnti gravitazionali pur di aver cura di lei.
La gattamorta fa tutto in modalità passivo-aggressiva: è lei quella che a una festa balla poco e guarda tanto, toccandosi i capelli di continuo; appena un uomo gradito le incrocia lo sguardo lo abbassa e sorride, davvero troppo timida per reggere un simile impatto. Parla a voce bassa, tra il sussurro e il lamentoso, perché è sensibile. Ha spesso qualche fragilità fisica sexy e invisibile, tipo mal di testa o pressione bassa, ideali per accasciarsi indebolite e magari farsi accompagnare a casa senza dover mai dire "vorrei andare a casa". E' quella che ha sì la minigonna inguinale, ma sembra essersela infilata per caso, giusto perché non aveva nient'altro di pulito, mica per malizia. La gattamorta poi non fa mai deliberatamente qualcosa di dannoso. Se accade, per definizione lei "non voleva". Inutile farglielo notare, sennò piange lei e tu l'hai fatta piangere. Se poi abbia delle idee sue è un mistero inconoscibile: non le manifesta mai troppo nettamente, perché le posizioni esplicite suggeriscono forza e la gattamorta non vuole suggerire alcun tipo di forza, altrimenti come fa a convincerti che quello forte sei tu?
Fare la gattamorta in un paese pieno di stereotipi di genere è estremamente efficace. Senza mai dichiararlo, la gattamorta conforta l'uomo destabilizzato dal confronto con donne più autonome o comunque abbastanza impegnative da fargli temere di non esserne all'altezza. La gattamorta risolve l'ansia: lei non ti chiede alcuna altezza, devi persino chinarti.
Nonostante la riconoscibilità, per vederla essendo maschi ci vuole una vita e di solito il punto di consapevolezza si raggiunge quando è troppo tardi.
Una donna invece la gattamorta la riconosce dalle elementari, da quando la ragazzina gracile con gli occhi color del dado da brodo si metteva in un angolino vicino a quello che piaceva a te e si fissava le scarpette zitta finché lui non le offriva un pezzo di merendina, intenerito.
E tu che ti eri imparata le regole del calcio per fare colpo.”
di Michela Murgia
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Harriet Taylor Mill: Una pioniera del femminismo liberale che ha ispirato generazioni. Recensione di Alessandria today
La straordinaria vita di Harriet Taylor Mill e il suo contributo al pensiero progressista e all’uguaglianza di genere.
La straordinaria vita di Harriet Taylor Mill e il suo contributo al pensiero progressista e all’uguaglianza di genere. Una donna fuori dal suo tempo Harriet Taylor Mill, nata nel 1807 a Londra, fu una delle figure più straordinarie della filosofia e del femminismo liberale. In un’epoca in cui le donne erano confinate a ruoli domestici e marginali, Harriet sfidò le rigide convenzioni sociali e…
#Alessandria today#battaglie per l’uguaglianza#collaborazione intellettuale#contributo filosofico#Diritti delle donne#Diritti Umani#donne e cultura#donne ispiratrici#donne nella storia#educazione e progresso#educazione femminile#Emancipazione femminile#femminismo#femminismo liberale#femminismo storico#filosofia femminista#filosofia liberale#giustizia sociale#Google News#Harriet Taylor#Harriet Taylor Mill#ispirazione femminile.#italianewsmedia.com#John Stuart Mill#John Stuart Mill e Harriet Taylor#libertà economica#libertà individuale#lotta per i diritti#Movimento femminista#Parità di genere
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Raffaella Carrà, pseudonimo di Raffaella Maria Roberta Pelloni,(Bologna, 18 giugno 1943 – Roma, 5 luglio 2021), è stata una soubrette, cantante, ballerina, attrice, conduttrice televisiva, showgirl, autrice televisiva e conduttrice radiofonica italiana.
Considerata «la regina della televisione italiana», è stata definita «un'icona della cultura pop» in Europa e in America Latina dalla critica italiana e internazionale, e, tra gli anni '70 e '80, è diventata una precorritrice del femminismo, della libertà sessuale delle donne nella televisione e nell'industria musicale italiana e spagnola, oltre che una sostenitrice della comunità LGBT.
Nel corso della sua carriera ha pubblicato 25 album in studio (42 contando gli adattamenti in altre lingue) in 46 Paesi del mondo, vendendo oltre 60 milioni di dischi in tutto il mondo ed esordendo in numerose classifiche internazionali, grazie a canzoni come Tanti auguri, Rumore, Pedro, 5353456, Fiesta, Ballo ballo, Caliente Caliente, E salutala per me e A far l'amore comincia tu, eseguite dalla cantante, oltre che in lingua italiana, in inglese, spagnolo, francese, portoghese, tedesco, greco, russo e filippino.
Raffaella è stata presente nei palinsesti televisivi dalla fine degli anni sessanta fino alla sua morte in Italia, Spagna e America Latina, venendo riconosciuta con dodici Telegattie due TP de Oro. Dopo un esordio da attrice in Italia, l'artista ha firmato un contratto di recitazione con la 20th Century Fox a Hollywood, recitando anche in film francesi e spagnoli, lavorando con Mario Monicelli, Marcello Mastroianni, Frank Sinatra, Edward Mulhare, Trevor Howard, Jean Marais, James Coburn e Bill Cosby.
Dopo la sua morte, Raffaella Carrà è stata insignita del Premio Sorriso Diverso Venezia alla 78ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia per il suo contributo all'industria musicale e dello spettacolo italiana.
#Raffaella Carrà#Raffaella Maria Roberta Pelloni#Mario Monicelli#Marcello Mastroianni#Frank Sinatra#Edward Mulhare#Trevor Howard#Jean Marais#James Coburn#Bill Cosby
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UN CONTRIBUTO PER CAPIRE
CHE IL PROBLEMA È
SOPRATTUTTO CULTURALE.
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"Drogate e stuprate: succederà ancora"
A cura di Ilaria Maria Dondi
Essere drogate e stuprate: è una storia vera, che si moltiplica per tutte le donne cui è successo o accadrà in futuro.
'21h - Les détails' è il corto, sceneggiato dalla scrittrice Nadia Busato e interpretato dall'attrice Sveva Alviti che fa parte di 'H24 - 24 heures dans la vie d’une femme', un progetto corale internazionale ispirato a 24 storie vere di donne, scritte, interpretate e dirette da donne.
“Avevo 19 anni, una patente fresca di rilascio e la voglia matta di godermi l’ultima estate prima dell’università. Con l’amica di sempre aspettavamo elettrizzate l’inizio del festival rock più grosso della provincia. Finalmente, abbiamo passato il cancello e ci siamo fermate a bere un bicchiere, poco oltre l’ingresso.
Abbiamo brindato, ci siamo avvicinate al palco, abbiamo iniziato a cantare il primo pezzo e …bum!
Nessuna di noi ricorda nulla della serata finché, ore più tardi, siamo ritornate in noi stesse. In più di vent’anni abbiamo provato più volte a rimettere insieme la memoria di quella sera, ma tutto è cancellato, scomparso.
Agli inizi del millennio non c’erano né i social né il Me-too.
Erano gli anni dell’uomo che non deve chiedere mai. Famiglia, scuola, televisione insegnavano a noi ragazze di ogni età, che quando ci succede qualcosa di inquietante, brutto, violento, la colpa è nostra: ce la siamo andata a cercare; che è diritto di ogni uomo usare i corpi delle donne come meglio crede; ed è parimenti suo diritto non avere seccature inutili, come il consenso esplicito.
Se lei dice no, intende sì: quante volte l’abbiamo letto, sentito, detto ridendo?
Ripenso spesso a quella notte. Io e la mia amica, insieme, non pesavamo quanto un uomo adulto. Io anoressica, lei longilinea per costituzione: saranno bastate poche gocce.
Sarei davvero curiosa di sapere cos’era.
Le più famose sono le Ghb, Gbl e Bd, si trovano anche in medicinali che, ciclicamente, vengono ritirati dal commercio e poi re-immessi in altre formulazioni, per altre patologie.
Si chiamano droghe da stupro perché succede quello che è successo a noi: dopo non ricordi nulla.
Ci sono voluti diversi anni perché avessi almeno un nome da dare a quello che ci è capitato.
Chissà se chi l’ha fatto si è limitato a noi, quella sera. Se avesse voluto farlo ad altre ragazze, niente l’ha fermato. Magari l’ha fatto per tutta l’estate e le estati seguenti, magari lo fa ancora oggi. Immagino lo trovi divertente e, all’occorrenza, utile.
Quando Valérie Urrea e Nathalie Masduraud mi hanno chiesto di sceneggiare questo episodio di H24 ci ho messo dentro quello che succede a me, che da più di vent’anni cerco di rimettere insieme i ricordi e cerco gli indizi.
Esattamente come la protagonista di questa storia (che è tratta da una storia vera), tutto ciò che ricordo davvero era la banalità della serata: nessun segnale di pericolo, una normale sera d’estate tra amiche.
Esattamente come la protagonista (interpretata dalla bravissima Sveva Alviti) anche io mi sono sentita dire che sono stata fortunata: nessuna gravidanza, nessuna MST, nessun segno evidente di abuso, nessuna memoria, l’opportunità di dimenticare e riderci su.
Paradossale che qualcuno provi a consolarti ricordandoti che ci sono certamente donne a cui va molto molto molto peggio di te.
Quindi: allegria, dai, basta pensarci, mettitela via.
A noi, che abbiamo assecondato questo sistema educativo per intere generazioni.
A noi, che abbiamo sempre incolpato le ragazze ovunque, in pubblico e in privato.
A noi, che abbiamo guardato Fedro Francioni nella casa del Grande Fratello raccontare di aver stuprato un’amica incapace di reagire senza andare a distruggere gli studi di Cinecittà.
A noi, che leggiamo gli articoli assolutori su Alberto Genovese dando un colpetto annoiato di spalle perché le modelle e le attrici, come ci hanno più volte spiegato in TV, molti alti esperti, medici, opinionisti, politici e giornalisti, sono prostitute a caccia di tornaconto.
A noi, che sentiamo dire frasi come:
“…però lo sa che funziona così; cosa si aspettava?; ha avuto anche lei i suoi vantaggi;… e se lo ricorda dopo tanti anni?; bisognerebbe sentire la versione di lui; a me non sembra uno stupratore; lei è una facile; chissà chi c’è dietro”
e preferiamo non iniziare nemmeno una discussione.
A noi, che in un paese dove il cattolicesimo sostituisce lo stato di diritto sui corpi delle donne, ci stupiamo genuinamente dei numeri della violenza e dei femminicidi.
A noi, che chiamiamo la polizia se sentiamo il rumore di un furto ma non ci intromettiamo nella casa del vicino che picchia da anni moglie e figli.
A noi, che il femminismo bianco è sempre moderato e sorridere è meglio che alzare la voce.
A noi, che ormai questi uomini non li cambi più ed è meglio sperare nel futuro.
A noi , che voi vi lamentate ma siete fortunate.
A noi, che… e io che ci posso fare?”
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Da uomo, ho sempre bramato di possedere un qualcosa di simile anche io. Essere forti: è questo il prezzo? Sai cosa significa vivere senza provare nulla? Uomo, o donna che tu sia, vivere così non ha il benché minimo valore. Credimi, lo vivo sulla mia pelle. Se non si ha cura in tutto questo, di che cosa si deve aver cura, "donna"? Sarai la classica milanese che pensa alle cagate immani, al disco di Simba e alla borsetta che il papi o il ragazzo di turno le regala. Quanta pena che mi fai.
Questa gente non ha capito un cazzo della vita.
È vero, a volte essere sensibili fa male, non lo nego ma ha anche molti lati positivi.
Mi permette di cogliere le piccole cose belle della vita, di sorriderne e gioirne con la stessa forza con cui soffro per quelle brutte.
L'empatia, l'intelligenza emotiva, sono un valore aggiunto.
Ringrazio tutte le donne che nel corso della storia con la loro sensibilità hanno reso il mondo un posto migliore e chi lo fa tutt'oggi ogni singolo giorno.
Dove saremmo senza di loro?
Emozionatevi più che potete.
Vorrei ricordare a colei che ha scritto il messaggio precedente che l'apatia non è forza, non è la soluzione, è solo un meccanismo di difesa di chi ha troppa paura di soffrire.
E non sei affatto femminista mia cara, nel dire che la sensibilità è debolezza e permettere alle bambine di esprimersi è una colpa.
Se sei una di quelle che va per strada a protestare per i diritti delle donne, beh sappi che con quelle parole rafforzi l'ideologia patriarcale.
Impara a comprendere meglio e ad apprezzare il tuo genere di appartenenza, io sono orgogliosa di essere una donna, dovresti esserlo anche tu.
(Ps: grazie del contributo Mr sorriso, ti posso chiamare così? Anche se il tuo vero nome è uno di quelli che mi piacciono di più, non voglio rivelare la tua identità dato che mi scrivi in anonimo 😅
Vorrei parlarti di un sacco di cose a proposito di ciò che hai appena scritto ma forse è meglio di no...)
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Jeannette Meyer Thurber
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La storia ha completamente oscurato la figura di Jeannette Meyer Thurber, donna illuminata e generosa che ha apportato un importante contributo alla vita musicale statunitense alla fine del XIX secolo.
Sebbene non fosse né un’artista né una compositrice, nel 1885, ha fondato il National Conservatory of Music of America, una delle scuole di musica più influenti che gli Stati Uniti abbiano mai prodotto che ha inaugurato la prima musica orchestrale con un suono tipicamente americano.
Ha anche fondato la prima compagnia d’opera di repertorio che si era esibita in tutto il paese.
Per tutta la sua lunga vita, ha lavorato incessantemente per un maggiore accesso alla buona musica per tutte e tutti.
Ha promosso musicisti americani con particolare attenzione alle carriere delle donne, delle persone di colore e con disabilità, a cui offriva borse di studio per potervi accedere.
Sotto la sua guida, la scuola ha dato inizio a importanti caratteristiche dell’istruzione musicale post-secondaria e nel 1891 è stata l’unica istituzione artistica a cui sia mai stata assegnata una carta del Congresso.
Nata a Delhi, in Louisiana, il 29 gennaio 1850, era figlia del musicista danese Henry Meyers e Annamarie Coffin Price.
Il 15 settembre 1869, all’età di 19 anni, ha sposato il milionario Francis Beatty Thurber, da cui ebbe due figlie, Marianne e Jeannette e che la sostenne nei suoi progetti.
Studiando al Conservatorio di Parigi venne influenzata dal sistema francese di educazione musicale sponsorizzata dal governo e vi ha lavorato fino a renderlo effettivo. Ha iniziato fornendo fondi per lo studio della musica all’estero per studenti americani.
Nel 1883 ha sostenuto i concerti gratuiti per giovani guidati da Theodore Thomas e nel 1884 sponsorizzato il primo festival americano di Richard Wagner.
Nel 1885 ha aperto a New York l’American School of Opera che aveva una compagnia residente che nel 1891 venne trasformata dal Congresso in un Conservatorio nazionale che prosperò nei successivi trent’anni. Durante la gestione della scuola, ha sponsorizzato concorsi per musicisti statunitensi per sviluppare la musica del nuovo mondo. I principi guida dell’istituzione erano fortemente democratici e accoglieva studenti indipendentemente da razza, classe o sesso. L’obiettivo principale era quello di fondare una scuola nazionale americana di musica seguendo l’esempio di scuole simili in Europa.
Era convinta che una nazione avrebbe dovuto coltivare la propria musica, una posizione insolita quando l’atteggiamento prevalente era che tutta l’arte colta, in particolare la musica orchestrale, proveniva dalla Germania o dall’Italia. Ha accelerato il dibattito pubblico sull’adeguatezza di un Conservatorio di musica finanziato dal governo federale in una società capitalista.
Nel 1888 ha sponsorizzato il debutto a New York della Boston Symphony.
Il Conservatorio in soli due anni crebbe da 84 studenti a 3000. Il primo direttore fu Jacques Bouhy, baritono di fama mondiale.
Dall’autunno del 1892 alla primavera del 1895, la direzione venne affidata a Antonín Dvořák di cui si era personalmente occupata della promozione sulla stampa. Desiderava che il compositore scrivesse un’opera nazionale americana basata sul poema epico The Song of Hiawatha del poeta Henry Wadsworth Longfellow. La crisi finanziaria che colpì gli Stati Uniti in quel periodo influenzò anche i finanziamenti del Conservatorio e ebbe difficoltà a rispettare gli obblighi contrattuali.
In questo periodo Harry T. Burleigh, uno studente afroamericano che aveva beneficiato della politica di ammissione non discriminatoria della scuola, ha portato la musica folk, in particolare le canzoni delle piantagioni, all’attenzione del direttore di cui divenne assistente e poi compositore a pieno titolo, nonché membro di facoltà al Conservatorio. Il risultato di questa collaborazione è evidente in diverse composizioni di Dvořák, in particolare nella sua Sinfonia n. 9 in mi minore (Dal Nuovo Mondo).
Aristocratica e bohémien, Jeannette Meyer Thurber è stata una negoziatrice tenace che è riuscita a strappare importanti impegni di finanziamento a vari industriali e ottenere concessioni contrattuali dai rappresentanti degli artisti più incalliti.
Nonostante la reputazione internazionale della scuola, il sostegno pubblico e privato non arrivò e nel 1920 ha cessato di essere un’istituzione vitale e questa bellissima esperienza è stata totalmente cancellata dagli archivi della storia della musica.La sua ossessione per la democratizzazione della musica andava contro la mentalità dei ricchi americani, che rivendicavano la sala concerti e il teatro dell’opera come simboli di gentilezza e status sociale. Ha dedicato più di quarantacinque anni della sua vita a lottare con la gestione quotidiana del conservatorio che aveva amorevolmente fondato e finanziato. Credeva fermamente, e dimostrò nella sua vita, che la ricchezza portava non solo privilegi, ma anche obblighi.Si è spenta a New York il 2 gennaio 1946, Olin Downes ne fece l’elogio funebre sul New York Times con il titolo Friend of Music, attribuendole il merito di aver preparato un clima nazionale per lo studio avanzato della musica e di aver ispirato l’emulazione della sua scuola e dei suoi elevati standard da parte di altre istituzioni educative. Sotto la sua guida, il Conservatorio Nazionale ha ottenuto il sostegno di ricchi e potenti mecenati, stabilito programmi e procedure ora adottati da quasi tutte le scuole di musica post-secondarie americane, ha attirato una facoltà di fama internazionale e preparato diverse generazioni di compositori e interpreti a svolgere un ruolo significativo nel plasmare la vita musicale americana.Jeannette Meyer Thurber, esempio di energia e immaginazione, ha unito il suo amore per la musica con l’immaginazione imprenditoriale, le capacità di gestione della negoziatrice del lavoro e una profonda dedizione all’educazione, è stata la mecenate più intelligente ed efficace che abbia mai preso posizione per la musica americana.
Nonostante il suo curriculum pionieristico, la facoltà superiore, la programmazione fantasiosa e la lunga lista di laureati influenti, il suo ricordo venne messo da parte dall’eccitazione di una nuova generazione di scuole di musica private e finanziate dallo stato che prosperarono nel terreno preparato dalla sua impresa.
Dopo la sua scomparsa, alla scuola fu dedicata così poca attenzione che i suoi archivi istituzionali, un tempo relegati in un granaio nella parte settentrionale dello stato di New York, sono completamente scomparsi.
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ㅤㅤ ㅤㅤ ×× ──── ᴍᴏᴍᴇɴᴛ jan. 23rd, 2025 ⌵ manhattan, ny ㅤㅤ ㅤㅤ ㅤ Battito furente si contrapponeva alla freddezza di quegli occhi cerulei che s'agitavano per tutta la stanza. Sentiva il peso del momento, catartico come ma null'altro avrebbe potuto essere. Sentiva il peso di parole che, una volta pronunciate ad alta voce, sarebbero arrivate ad ogni ospite ivi presente. Vestiti eleganti ondeggiavano come in un caleidoscopio di colori, pronto ad unirsi e amalgamarsi come nella tavolozza di un pittore. Uomini e donne di spicco, persone che erano semplicemente lì per sostenere una causa ben più che degna di sostegno, per offrire quel contributo che ancora troppo spesso bisognava elemosinare. Col suo vestito inamidato, il britannico osservava, ogni dettaglio era stato incamerato nella sua memoria, mentre la mente correva indietro nel tempo, in un passato che aveva seppellito tanto tempo fa, ma che nelle sere più buie gettava i suoi tentacoli per aggredire quella forma di normalità. Un sorriso qui, un'occhiata là, e il cuore che continuava a battere come impazzito. Aveva seppellito nel profondo la sua storia, i ricordi chiusi in un cassetto in cui aveva gettato via la chiave, e le sensazioni soffocate come se non fossero mai esistite. Eppure il suo lavoro era l'unico obiettivo, l'unico punto di riferimento avrebbe mai avuto. Solitario come il buio, avanzò sul palco, appena dopo gli interventi tenutisi poc'anzi e con passò certo arrivò al microfono. Avrebbe mostrato quel lato composto che mostrava ogni volta che incontrava gli studenti della Columbia University, avrebbe mostrato professionalità, compostezza ma la sua mente avrebbe sempre ricordato. ㅤㅤ ㅤㅤ ᴇᴛʜᴀɴ ʀᴀʟᴇɪɢʜ « Ciò che spesso dimentichiamo è che ci sentiamo soli. Soli nel combattere, soli nell'affrontare situazioni difficili, soli con emozioni e sentimenti che nessuno comprende a fondo, e che perfino possiamo definire sbagliate. Ma lasciatemelo dire, nulla di tutto questo è sbagliato, ma soprattutto nessuno di voi è davvero solo. Il mio più grande grazie va alle persone che hanno potuto mettere in atto questa serata, ma soprattutto chi ha avuto il coraggio di osare, di mettersi in gioco per qualcosa che è molto più grande di noi. Impegnarsi in un progetto come questo è per me un onore, e per chi non mi conosce, mi chiamo Ethan Hughes, sono uno psicologo. Non sono una persona di molte parole, chi mi conosce perfino potrebbe sorridere in questo momento, e ogni parola dopo quelle che si sono susseguite sarebbero solamente delle ripetizioni, ma una cosa vorrei che rimanesse nella vostra mente: nessuno di noi è solo, nessuno di noi deve affrontare le cose da solo, non esiste vergogna nel dire "non ce la faccio da solo". Grazie per essere qui questa sera… A tutti voi! » ㅤㅤ ㅤㅤ Era un sorriso quello che abbozzò prima di fare un cenno del capo verso un punto qualsiasi. Gli occhi azzurri come il mare scandagliarono la platea, accolse l'applauso con un semplice ringraziamento silenzioso prima di allontanarsi e scendere per ritrovare quella solitudine che lo avrebbe sempre accompagnato. Avrebbe messo a disposizione il suo sapere, il tuo tempo, ma soprattutto il suo bisogno di aiutare gli altri, avrebbe affrontato con ogni paziente, ciò che lui aveva fatto tanto tempo fa. ㅤㅤ ㅤ
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Occupazione donna, 58 milioni di euro per l'inserimento lavorativo
Occupazione donna, 58 milioni di euro per l'inserimento lavorativo
Circa 58 milioni di euro per l’inserimento lavorativo delle donne in situazione di svantaggio e vittime di violenza. L’assessorato regionale al Lavoro ha pubblicato il bando “Occupazione Donna”, a valere sul programma Fse+ 2021-2027, che prevede un contributo erogato alle associazioni temporanee di scopo o di imprese per interventi che favoriscano l’introduzione delle donne nel mercato del…
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