#carriera cinematografica
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Marcello Mastroianni, il divo gentile: Una vita tra cinema e realtà. Barbara Rossi sarà a Novi Ligure mercoledì 30 ottobre alle ore 18 per presentare il suo libro nella sala conferenze della Biblioteca Civica di via Marconi 66
La figura di Marcello Mastroianni rappresenta un pilastro nel mondo del cinema, non solo italiano ma internazionale.
Marcello Mastroianni, il divo gentile: Una vita tra cinema e realtà. Un viaggio attraverso la carriera e l’eredità artistica del celebre attore italiano, raccontato nella nuova biografia di Barbara Rossi. “Marcello Mastroianni. Il Divo gentile” (Gremese ed., 2024), scritto dalla giornalista e critica cinematografica Barbara Rossi in occasione dei cento anni della nascita dell’attore italiano più…
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Tony Leung visibilmente commosso nel ricevere il Leone d'Oro alla carriera della 80° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia
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Alexis Love
Sacramento , California ; 7 aprile 1987 è una modella erotica e attrice pornografica. E' entrata nell'industria del porno nell'agosto del 2006. Di solito appare in film in cui viene sfruttata la sua apparenza da bambina. Questa attrice di origini messicane ha lavorato per aziende come Bangbros e ALS Scan.
La sua filmografia è composta da film in cui interpreta scene eterosessuali , bisessuali ed anche da sola . Ha realizzato anche nudi artistici.
Alexis è stata nominata Pet of the Month dalla rivista Penthause nel maggio 2008.
Le esibizioni di Alexis erano note per essere energiche e autentiche, con particolare attenzione al sesso appassionato e agli orgasmi intensi. È stata anche elogiata per la sua capacità di connettersi con i suoi co-protagonisti e creare una vera alchimia sullo schermo. La sua professionalità e dedizione al suo mestiere le hanno fatto guadagnare un fedele seguito di fan e diverse nomination ai premi, inclusa una nomination all'AVN Award come migliore nuova stellina nel 2007.
Nonostante il suo successo, la Love ha scelto di ritirarsi dall'industria cinematografica per adulti nel 2008, dopo soli due anni. Ha citato ragioni personali per la sua decisione, affermando che voleva perseguire altri interessi e trascorrere più tempo con la sua famiglia. E' apparsa in più di 150 film per adulti, Sebbene possa essersi lasciata alle spalle l'industria del cinema per adulti, la sua eredità sopravvive attraverso le sue numerose interpretazioni e l'impatto che ha avuto sull'industria durante la sua breve ma memorabile carriera.
Dopo aver lasciato l'industria del cinema per adulti, Alexis ha mantenuto un basso profilo ed è rimasta in gran parte lontano dagli occhi del pubblico. Non è chiaro cosa abbia fatto da quando è andata in pensione, ma rimane una figura amata dai suoi fan, che continuano ad apprezzare la sua bellezza, il suo talento e il suo contributo all'industria del cinema per adulti.
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Raffaella Carrà, pseudonimo di Raffaella Maria Roberta Pelloni,(Bologna, 18 giugno 1943 – Roma, 5 luglio 2021), è stata una soubrette, cantante, ballerina, attrice, conduttrice televisiva, showgirl, autrice televisiva e conduttrice radiofonica italiana.
Considerata «la regina della televisione italiana», è stata definita «un'icona della cultura pop» in Europa e in America Latina dalla critica italiana e internazionale, e, tra gli anni '70 e '80, è diventata una precorritrice del femminismo, della libertà sessuale delle donne nella televisione e nell'industria musicale italiana e spagnola, oltre che una sostenitrice della comunità LGBT.
Nel corso della sua carriera ha pubblicato 25 album in studio (42 contando gli adattamenti in altre lingue) in 46 Paesi del mondo, vendendo oltre 60 milioni di dischi in tutto il mondo ed esordendo in numerose classifiche internazionali, grazie a canzoni come Tanti auguri, Rumore, Pedro, 5353456, Fiesta, Ballo ballo, Caliente Caliente, E salutala per me e A far l'amore comincia tu, eseguite dalla cantante, oltre che in lingua italiana, in inglese, spagnolo, francese, portoghese, tedesco, greco, russo e filippino.
Raffaella è stata presente nei palinsesti televisivi dalla fine degli anni sessanta fino alla sua morte in Italia, Spagna e America Latina, venendo riconosciuta con dodici Telegattie due TP de Oro. Dopo un esordio da attrice in Italia, l'artista ha firmato un contratto di recitazione con la 20th Century Fox a Hollywood, recitando anche in film francesi e spagnoli, lavorando con Mario Monicelli, Marcello Mastroianni, Frank Sinatra, Edward Mulhare, Trevor Howard, Jean Marais, James Coburn e Bill Cosby.
Dopo la sua morte, Raffaella Carrà è stata insignita del Premio Sorriso Diverso Venezia alla 78ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia per il suo contributo all'industria musicale e dello spettacolo italiana.
#Raffaella Carrà#Raffaella Maria Roberta Pelloni#Mario Monicelli#Marcello Mastroianni#Frank Sinatra#Edward Mulhare#Trevor Howard#Jean Marais#James Coburn#Bill Cosby
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Greta Garbo ad Istanbul
Eccoci di nuovo nel fascino dell'epoca d'oro di Hollywood. Dopo aver esplorato la visita iconica di Audrey Hepburn ad Istanbul, questa volta ci immergiamo nella leggenda di un'altra stella: Greta Garbo, la 'Sfinge dei Fiordi'.
Sapevate che la leggendaria attrice svedese ha lasciato una piccola impronta ad Istanbul?
Siamo proprio agli inizi della sua carriera cinematografica. Nel 1924, a bordo dell'Orient Express, Greta Garbo raggiunge Istanbul per girare un film. Soggiornò nel Pera Palas Hotel nella stanza numero 103 e trascorse ad Istanbul 50 giorni dove esplorò Sultanahmet e partecipò alle festività natalizie al Consolato Svedese. Il film non fu mai completato per problemi di budget e logistici. Inoltre le scene girate ad Istanbul rimasero intrappolate in dogana.
La storia di Garbo ad Istanbul è un affascinante capitolo della sua vita, una leggenda che si intreccia con la magia del cinema e la storia della città.
Abbiamo un paio di foto dell'attrice ad Istanbul.
La mia Vita a Istanbul: consigli e informazioni turistiche. Disponibile come GUIDA per delle ESCURSIONI in città. Scrivi una e-mail a: [email protected] anche su www.facebook.com/istanbulperitaliani
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"Perfect Blue" (Satoshi Kon, 1997)
Mima è una idol. Insieme ad altre due ragazze fa parte delle Cham, un trio di popstar adorate da numerosi fan. Nonostante il gran successo Mima vuole diventare un'attrice, così decide di abbandonare il gruppo, sapendo di deludere gran parte dei suoi fan, tra cui un personaggio inquietante che sembra essere uno stalker. La carriera cinematografica sembra andare abbastanza bene, finchè Mima non riceve la proposta di giare una scena di stupro. Da quel momento Mima comincerà ad avere continue allucinazioni e farà fatica a distinguere la realtà dalla finzione.
Satoshi Kon, considerato uno dei migliori registi d'animazione, esordiva nel 1997 con "Perfect Blue", thriller che ha ispirato registi importanti come Nolan, Fincher e Aronofsky.
Effettivamente è difficile restare indifferenti a quest'opera, che gradualmente si trasforma in un vero e proprio incubo visionario per la protagonista ma anche per lo spettatore stesso che per gran parte del film si sentirà destabilizzato e confuso dalle numerose sequenze oniriche e dalla perdita d'identità di Mima.
Non mancano scene spinte, sequenze gore e un finale spiazzante, accompagnate da una notevole colonna sonora di Masahiro Ikumi.
Consiglio assolutamente di recuperare non solo questo film, ma l'intera filmografia di Kon, regista validissimo che purtroppo ci ha lasciati troppo presto.
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Intervista con Emio Greco, coreografo di ROCCO.
Abbiamo incontrato Emio Greco (1965), danzatore e coreografo italiano che dopo essersi formato a Cannes ha danzato e collaborato con numerosi artisti tra cui Jan Fabre e Saburo Teshigawara. Dal 1995 lavora con Pieter C. Scholten (1965), con il quale ha fondato ad Amsterdam la compagnia Emio Greco/PC riconosciuta come una delle più importanti del panorama europeo.
Rocco è stato portato per la prima volta in scena nel 2011. Come si è sviluppato il processo creativo e come lo spettacolo è cambiato oggi da allora? La genesi risale al 2008 quando inizialmente io e Pieter pensavamo di creare uno spettacolo di teatro in collaborazione con un importante regista, oggi molto famoso per i musical, che voleva curare la messa in scena di Rocco. Il suo linguaggio però era molto realistico, così abbiamo deciso di sviluppare le nostre idee iniziali. La prima ufficiale fu a Vienna a ImpulsTanz nel 2011; da allora lo spettacolo si è nutrito del proprio vissuto acquisendo qualcosa di nuovo e perdendo qualcos’altro, com'è naturale. Abbiamo poi creato anche una versione femminile, Rocca. Adesso il cast è misto e diciamo che questo aspetto fa anche parte della storia di Rocco dal punto di vista etico-sociale: la scelta dei performer, infatti, va oltre il gender e la rappresentazione dell’uomo e della donna. È più uno stato di amicizia, relazione, combattimento, distanza, sfida ad essere in scena. Ciò che importa è l’energia che emana quella specifica persona aldilà del proprio gender.
Il lavoro tra te, coreografo, e Pieter, regia, come si sviluppa? Posso dire che siamo entrambi coreografi perché la regia è qualcosa che emerge dal corpo e da me. In altre parole, per regia intendo il fatto di leggere, cogliere ciò che il corpo che ho di fronte ha bisogno in relazione al circostante e alla situazione teatrale…bisogna capire cosa fornire affinché il corpo possa vivere in modo ottimale. Riguardo Rocco avevamo chiaro sin dall’inizio l’idea spaziale del ring – tra l’altro quella di considerare la scena come un ring è una suggestione che ho da molto prima della creazione – e la suddivisione del tempo in round di tre minuti. Idee che avevamo sin dall’inizio a differenza di molti altri lavori in cui la forma scenica si specifica dopo.
Molti hanno parlato di Rocco come uno spettacolo rappresentativo del vostro lavoro. Che significato ha, allora, Rocco nella vostra carriera? È piuttosto importante perché mi ha permesso di lavorare su una dualità; il rapporto a due che nella danza è molto importante (penso al passo a due) e che qui acquisisce nuove soluzioni formali e coreografiche. Abbiamo studiato come creare altre strategie, una forma nuova che abbiamo sperimentato per la prima volta con Rocco che quindi è un tourning point nel nostro percorso.
Ci sono delle figure di riferimento nella storia della danza, della musica, del cinema e dell'arte che sono state importanti nel corso degli anni? Da italiano sento che c'è una cultura classica che mi impregna. Sono cresciuto a Brindisi dove c’è una presenza artistico-architettonica greca e romana. Ci rapportiamo quindi con quel tipo di idea di “purezza” nelle dimensioni e nelle proporzioni. Anche con il cinema c’è un rapporto importante. Ho un legame particolare perché quando vivevo nel mio paese non avevo molto accesso all’arte e alla cultura e quella cinematografica è una delle forme d'arte più accessibili. Un riferimento su tutti è David Lynch, con la sua magistrale capacità di trovare sempre un'altra narrazione, cioè un altro modo per dire qualcosa. Riguardo la danza mi sono formato negli anni Ottanta, quindi con un pensiero neoclassico di base da cui mi sono poi allontanato. L’astrazione della tecnica è una delle cose che mi affascina di più, poiché da quella situazione – con le tecniche incorporate nel corpo – puoi disfare qualsiasi cosa e quindi ricreare qualsiasi cosa. Riferimenti principali sono Cunningham e Forsythe e le loro danze fanatiche che sono qualcosa che dal punto di vista energetico mi hanno sempre colpito. Ulteriore figura importante è Jan Fabre, altra faccia di uno stesso oggetto… Siamo molto legati anche all’ambito musicale, e questo si vede nelle scelte sonore che facciamo che si nutrono di mondi ed epoche diverse. Non mi dispiace la musica di ricerca, più sofisticata, nel campo dell’elettronica.
Il vostro manifesto, scritto nel 1996, è ancora oggi perfettamente valido nella vostra est-etica? Senza che venga considerato un tabù, il manifesto è ancora qualcosa di valido a cui ci riferiamo. Abbiamo elaborato il nostro linguaggio proprio sulla base di questi punti che ci hanno permesso anche di dialogare con altre situazioni e altri ambiti di ricerca come musica, teatro, filosofia e ricerca scientifica. È affascinante un pensiero della danza così poliedrico… ed è importante anche dal punto di vista dell’approccio sociale.
1. It is necessary for me to tell you that my body is curious about everything and I am my body 2. It is necessary for me to tell you that I am not alone 3. It is necessary for me to tell you that I can control my body and play with it at the same time 4. It is necessary for me to tell you that my body is escaping 5. It is necessary for me to tell you that I can multiply my body 6. It is necessary for me to tell you that you have to turn your head 7. It is necessary for me to tell you that I am leaving you and I am giving you my statue
Infatti, il punto tre dice «io posso controllare il mio corpo e allo stesso tempo giocarci». Un concetto che esplica un tipo di lavoro di ricerca e allo stesso tempo una posizione politica, nei confronti del pubblico. Questo si lega anche a un'ulteriore domanda: quale pensi sia il ruolo della danza nella società di oggi? Sappiamo che la danza è stata una delle forme più importanti di espressione sia per il suo potenziale vibrante che per il suo essere sociale, aggregante. Questo è un elemento fondante, presente intrinsecamente, che rimane nonostante l’evoluzione della forma. Penso che le capacità di grido e parola siano eccezionali. La danza è poi la forma che evolve più velocemente di ogni altra e riesce a comunicare senza barriere: legata ai corpi è legata alla società e quindi al cambiamento, c’è una corrispondenza.
Secondo te, in generale, il pubblico vuole dialogare con la danza? O è più predisposto ad accogliere un intrattenimento? Soprattutto dopo il Covid noto che c’è una dipendenza a volere cose che si riconoscono e che siano riconoscibili...
La danza allora deve prendere considerazione di questo aspetto e sforzarsi di andare incontro al pubblico? Si, ma senza svendere la sua natura e questa è la cosa più difficile…penso che debba avvicinarsi il più possibile ma senza diventare inutile. Intendo, cioè, di dare qualcosa soltanto in accordo con un gusto particolare. Che senso avrebbe a quel punto? Bisogna "indicare" sempre un pensiero attraverso la danza…il pensiero è ciò che ha fatto evolvere la società. Gli artisti prima di noi hanno indicato una strada, con il loro pensiero…sono stati pionieri con qualcosa di nuovo. Noi siamo qui grazie a loro, grazie a chi ha smosso resistenze e tabù ed è stato artista per noi.
di Sofia Bordieri
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LIAFF SPECIAL #11 - Interpreti in pillole: Kristen Stewart
Carissimi lettori, ben ritrovati con un nuovo appuntamento con LIAFF SPECIAL, la rubrica dedicata all’approfondimento di personaggi e temi nel mondo dell’intrattenimento. Questo mese parleremo di un'attrice molto apprezzata, e che ha visto un incredibile notorietà negli ultimi anni, fra premiazioni importanti e partecipazioni ai grandi festival del cinema, ovvero Kristen Stewart. In questo articolo ripercorreremo la sua carriera, dagli inizi in giovanissima età, fino all'arrivo della fama grazie alla Twilight Saga e alla sua reinvenzione quale volto del cinema indipendente e controcorrente, caratterizzata da grandi interpretazioni e riconoscimenti di rilievo.
A young star: chi è Kristen Stewart?
Kristen Jaymes Stewart nasce a Los Angeles il 09 Aprile 1990, da padre statunitense e madre australiana, rispettivamente un produttore e una sceneggiatrice. Dopo aver studiato in scuole locali, la Stewart continuò gli studi a distanza fino al liceo, e sognava di diventare sceneggiatrice o regista, non avendo mai preso in considerazione la carriera come attrice. Ad otto anni, durante una recita natalizia scolastica, la Stewart fu notata da un agente, portandola a fare audizioni per l'anno successivo, fino ad ottenere il suo primo ruolo, nel film The Thirteenth Year (1999), seguito da The Flintstones in Viva Rock Vegas (2000), entrambi dei semplici cameo. Il primo ruolo di un certo peso arriva con The Safety of Objects (2001), dove interpreta la figlia maschiaccio del personaggio di Patricia Clarkson.
Panic Room: i primi ruoli di rilievo
La prima vera svolta nella carriera della Stewart arriva nel 2002 con Panic Room, film thriller diretto da David Fincher, dove interpreta la figlia maschiaccio del personaggio di Jodie Foster, ruolo che le vale una nomination come miglior performance al Young Artist Award. A seguito del successo del film, viene scritturata in Cold Creek Manor (2003), altro thriller con protagonisti Dennis Quaid e Sharon Stone. Fra una lezione a distanza e l’altra, la Stewart trova tempo per partecipare ad altri film, come l’action-comedy Catch that Kid, il thriller Undertow e il drama Speak (tutti usciti nel 2004). In quest’ultimo la Stewart interpreta una ragazza che ha smesso di parlare dopo essere stata vittima di stupro, in una performance notevolmente apprezzata dalla critica. In seguito è apparsa in Zathura: A Space Adventure (2005) di Jon Favreau in un ruolo marginale, in Fierce People (2006), dove recita a fianco del compianto Anton Yelchin, nell’horror The Messengers (2007), a fianco di Dylan McDermott e Penelope Ann Miller e nella commedia romantica In The Land of Women (2007), assieme a Adam Brody e Meg Ryan.
Into the Wild: le prime attenzioni della critica
Nel 2007 Sean Penn la scelse per interpretare un piccolo ruolo in Into the Wild, adattamento dell’omonimo romanzo di Jon Krakauer, a sua volta basato sulla vera storia di Christopher McCandless, interpretato nella pellicola da Emile Hirsch. La pellicola fu ben accolta dalla critica dell’epoca, la quale si soffermò, fra le altre cose, sull’interpretazione della Stewart, definita rilevante anche se per un ruolo non principale. In seguito la Stewart è apparsa con un cameo in Jumper (2008), ha lavorato a fianco di Robert De Niro in What Just Happened (2008) ed è stata la co-protagonista del film indipendente The Cake Eaters, dove interpreta una ragazza disabile, in un altro ruolo enormemente apprezzato dalla critica.
The Runaways: fra vampiri e ruoli più drammatici
A Novembre 2007 la Summit Entertainment annunciò che Kristen Stewart avrebbe interpretato la protagonista femminile di Twilight (2008), film tratto dall’omonimo romanzo di Stephenie Meyer, e primo di una lunga e redditizia saga cinematografica. Il primo lungometraggio, diretto da Catherine Hardwicke (che la scelse dopo un provino improvvisato sul set di Adventureland), portò alla Stewart una fama mondiale, ma anche una serie di critiche negative per via della sua recitazione poco espressiva. Nel 2009 la Stewart appare in Adventureland, recitando a fianco di Jesse Eisenberg, e nel secondo capitolo della Twilight Saga, New Moon, seguito poi dal terzo, Eclipse, uscito nel 2010. Da quel momento la Stewart si alterna fra i restanti film della Twilight Saga, vale a dire le due parti di Breaking Dawn, uscite fra il 2011 e il 2012, e una serie di film più drammatici, come The Yellow Handkerchief, dove recita a fianco del compianto William Hurt, Welcome to the Rileys, assieme al compianto James Gandolfini, nel biopic The Runaways, dove la Stewart interpreta la rockstar Joan Jett, in una delle sue performance più importanti, il fantasy Snow White and the Huntsman, dove interpreta una versione action di Biancaneve e l’adattamento cinematografico di On the Road di Jack Kerouac. A seguito della fine della Twilight Saga, la Stewart diventa il volto per marchi come Chanel e Balenciaga, definendosi anche come icona di stile.
Camp X-Ray: il ritorno dopo le controversie
Per due anni la Stewart non apparve più sulle scene, anche a causa dello scandalo riguardante Rupert Sanders, il regista di Snow White and the Huntsman, ma nel 2014 ritorna in sala con Camp X-Ray, interpretando una giovane guardia che lavora nel penitenziario di Guantanamo, ruolo che la riporta all’attenzione della critica. Nello stesso anno la Stewart è fra i protagonisti di Cloud of Sils Maria, film diretto da Oliver Assayas e presentato al festival di Cannes, che le ha fruttato il César Award come miglior attrice non protagonista, recitando a fianco di Juliette Binoche e Chloë Grace Moretz, e recita accanto a Julianne Moore in Still Alice, film che ha portato la Moore a vincere l'Oscar come miglior attrice protagonista. Negli anni successivi la Stewart appare in Anesthesia, film diretto da Tim Blake Nelson e incentrato sulle vite di alcuni personaggi residenti a New York, in American Ultra, dove ritrova Jesse Eisenberg, il sci-fi distopico Equals, Certain Women di Kelly Reichardt, Cafè Society di Woody Allen, in Personal Shopper, seconda collaborazione con Oliver Assayas, dove interpreta Maureen, una ragazza che lavora nel mondo della moda e che ha recentemente perso il fratello gemello, in un altra performance elogiata dalla critica e in Billy Lynn's Long Halftime di Ang Lee. In questo periodo la Stewart è anche apparsa nella videoclip per il brano "Ride 'Em on Down" de i Rolling Stones e ha debuttato come regista per un cortometraggio, intitolato Come Swim.
Spencer: la nomination agli Oscar
Nel 2018 la Stewart appare in Lizzie, adattamento cinematografico delle vicende di Lizzie Borden, interpretata da Chloë Sevigny, seguito da JT Le Roy, dove interpreta Savannah Knopp, il volto dietro il famoso caso da cui il film prende il nome e nel 2019 torna al Festival del Cinema di Venezia con Seberg, film che narra la storia dell'attrice Jean Seberg, rivelatosi un altro ruolo importante per la sua carriera. In seguito la Stewart torna al cinema mainstream con il chiacchierato Charlie's Angels di Elizabeth Banks, il thriller Underwater, in cui recita a fianco di Vincent Cassel, ha diretto il cortometraggio Crickets per l'antologia Homemade ed ha recitato nel film natalizio a sfondo LGBTQ+ Happiest Season. A Giugno 2020 la Stewart fu scelta per interpretare Lady Diana in Spencer, biopic diretto da Pablo Larraín ed incentrato sul momento in cui Diana decide di divorziare dal principe Carlo. Per prepararsi al ruolo, la Stewart ha studiato ogni aspetto della compianta principessa del Galles e, a quanto pare, lo sforzo è stato ben ripagato, dato che il film ha debuttato al Festival di Venezia del 2021 ed è stato grandemente accolto dalla critica, soprattutto per l'interpretazione della Stewart, che le ha fruttato fra le altre cose, una nomination agli Oscar come miglior attrice protagonista, momento che segnerà in positivo la sua carriera. In seguito la Stewart torna a Cannes con Crimes of the Future, ultima fatica di David Cronenberg, in un ruolo marginale, ma comunque apprezzato da pubblico e critica e ha un cameo nella miniserie Irma Vep, targata Oliver Assayas.
I progetti futuri
A quanto pare, Kristen Stewart sembra non volersi fermare qui, dato che ha all'attivo numerosi progetti. Fra questi menzioniamo il thriller romantico Love Lies Bleeding, diretto da Rose Glass e presentato al Sundance Festival di quest'anno, con cui recita a fianco di Katy O'Brien, che già sta ricevendo un grandissimo apprezzamento da parte della critica, il sci-fi sperimentale Love Me, dove recita a fianco di Steven Yeun e anch'esso presentato al Sundance, il debutto alla regia di un lungometraggio in The Chronology of Water, tratto dall'omonimo memoir di Lidia Yuknavitch, la comedy Sacramento, attualmente in produzione, un film che narra la nascita della Beat Generation, che sarà diretto da Ben Foster, e un biopic sull'attivista Susan Sontag.
Qual'è la vostra interpretazione preferita di Kristen Stewart? Fatecelo sapere nei commenti.
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Coolidge è una risata garantita☾
𝐉𝐞𝐧𝐧𝐢𝐟𝐞𝐫 𝐀𝐮𝐝𝐫𝐞𝐲 𝐂𝐨𝐨𝐥𝐢𝐝𝐠𝐞 è un'attrice statunitense presente soprattutto in film indipendenti, di genere comico; è nota al pubblico per la serie cinematografica 𝐴𝑚𝑒𝑟𝑖𝑐𝑎𝑛 𝑃𝑖𝑒 e per la sitcom 2 𝐵𝑟𝑜𝑘𝑒 𝐺𝑖𝑟𝑙𝑠.
Dopo una carriera decennale in cui ha interpretato personaggi iconici, 𝐉𝐞𝐧𝐧𝐢𝐟𝐞𝐫 𝐂𝐨𝐨𝐥𝐢𝐝𝐠𝐞, col ruolo di Tanya McQuoid in 𝑇ℎ𝑒 𝑊ℎ𝑖𝑡𝑒 𝐿𝑜𝑡𝑢𝑠, si è aggiudicata un Emmy e, più recentemente, un Golden Globe.
Tanya è una donna estremamente ricca, ma sola e insicura; tra tutti gli spensierati ospiti dell'hotel, attira maggior simpatia per la sua irrequietezza: ha appena perso sua madre ed è disperata per amore. Nella prima stagione di 𝑇ℎ𝑒 𝑊ℎ𝑖𝑡𝑒 𝐿𝑜𝑡𝑢𝑠 trova l'amore in Greg (Jon Griers), che non avrà però lieto fine.
Nel mockumentary satirico di Christopher Guests su uno spietato spettacolo canino competitivo, 𝐉𝐞𝐧𝐧𝐢𝐟𝐞𝐫 𝐂𝐨𝐨𝐥𝐢𝐝𝐠𝐞 interpreta Sherri Ann, la moglie-trofeo di un uomo anziano che spera che il suo barboncino possa vincere il trofeo con l'aiuto del famoso allenatore Christy Cummings (Jane Lynch).
#Tanya McQuoid#𝐉𝐞𝐧𝐧𝐢𝐟𝐞𝐫 𝐂𝐨𝐨𝐥𝐢𝐝𝐠𝐞#𝑇ℎ𝑒 𝑊ℎ𝑖𝑡𝑒 𝐿𝑜𝑡𝑢𝑠#Emmy#Golden Globe#Jon Griers#Tanya#𝐉𝐞𝐧𝐧𝐢𝐟𝐞𝐫 𝐀𝐮𝐝𝐫𝐞𝐲 𝐂𝐨𝐨𝐥𝐢𝐝𝐠𝐞#film indipendenti#genere comico#mockumentary#Christopher Guests#Sherri Ann#Jane Lynch
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Avevo una vocazione molto concreta: volevo fare il regista. E non avevo nessuno che mi facilitasse il percorso. Sapevo che riuscire o meno dipendeva solo da me. Dal disordine mi ha salvato la vocazione
Regista simbolo del cinema spagnolo nella sua luminosa carriera ha vinto innumerevoli premi. In particolare ricordiamo un Oscar per “Parla con lei” e due Golden Globe.
Nel 2019, alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, riceve il Leone d'oro alla carriera.
Pedro Almodóvar Caballero nato a Calzada de Calatrava il 25 settembre 1949.
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Almeno per una volta non fa lo zingaro credo non sia mai successo nella sua carriera cinematografica
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Sarah Vaughan
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Sarah Vaughan è stata una vera leggenda del jazz, cantante e pianista, ha inciso oltre cinquanta dischi.
Quattro volte vincitrice dei Grammy Award, incluso un Lifetime Achievement Award, nel 1989 il National Endowment for the Arts, le ha conferito il NEA Jazz Masters Award, la più alta onorificenza statunitense del genere jazz.
Nacque a Newark il 27 marzo 1924 in una famiglia di umili origini che amava la musica, sua madre cantava nel coro della chiesa e suo padre suonava la chitarra e il pianoforte che lei iniziò a studiare a soli tre anni. Da bambina si esibiva come organista e solista del coro di una chiesa battista. A quindici anni lasciò la scuola per dedicarsi completamente alla musica.
A diciotto anni vinse un concorso canoro al mitico Apollo Theater di Harlem che le consentì di aprire il concerto di Ella Fitzgerald dove fu notata dal cantante Billy Eckstine che la fece entrare nell’orchestra diretta da Earl Hines.
La sua carriera da solista è iniziata nel 1945.
Ha inciso dischi con i più grandi musicisti e compositori di tutti i tempi come Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Miles Davis e sfornato un successo dopo l’altro. Molte sono le sue canzoni rimaste nella storia della musica di tutti i tempi.
Aveva una profonda carica interpretativa e la capacità di controllare ogni dettaglio, dall’intensità del vibrato e del volume, all’articolazione delle sillabe. Una parte della critica la giudicava troppo manierata, accusandola di crogiolarsi troppo nei virtuosismi, ma lei riusciva sempre a stupire il suo pubblico, trasmettendo il suo enorme potenziale attraverso ogni tipo di repertorio.
In bilico tra la passione e le esigenze del mercato, Sarah Vaughan ostentava una forte personalità ma in realtà era fragile, insicura e dipendente da fumo e droghe. Sboccata e impertinente i colleghi le avevano appioppato vari soprannomi come Sailor e Sassy, il pubblico, invece, la chiamava La Divina.
Una profonda amicizia l’ha legata al suo mentore Billy Eckstine, con il quale ha realizzato storici duetti e che chiamava padre e anche my blood (il mio sangue). Erano talmente uniti che, alla notizia della sua morte, l’uomo subì un colpo apoplettico.
Nella sua travagliata e sofferta vita sentimentale si è sposata per ben quattro volte. Il primo è stato il trombettista George Treadwell che divenne anche il suo manager e ne decise il look, capelli, abiti e addirittura le fece cambiare la dentatura. Il secondo è stato il giocatore di football Clyde Atkins con cui, nel 1961 adottò una bambina, Debra Lois, attrice cinematografica nota col nome d’arte Paris Vaughan. Il loro matrimonio fu breve perché lui era un violento. Ha sposato poi Marshall Fisher, ristoratore di Las Vegas e ancora il trombettista Waymon Reed.
Sarah Vaughan è morta a Hidden Hills, il 3 aprile 1990, aveva sessantasei anni.
L’anno successivo la musicista Carmen McRae l’ha omaggiata col disco Dedicated to Sarah, in cui ha interpretato i suoi maggiori successi. Sempre nel 1991 si è tenuto un tributo alla Carnegie Hall che ha visto l’esibizione di importanti musicisti e musiciste.
Dal 1998 è presente nella Hall of Fame con due dischi, l’album Sarah Vaughan with Clifford Brown del 1954 e il singolo If You Could See Me Now del 1946.
Nel 2003 Berkeley e San Francisco hanno proclamato il 27 marzo, sua data di nascita, il Sarah Lois Vaughan Day.
Nel 2016 le è stata dedicata la versione 4.7 della piattaforma WordPress.
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21 febbraio … ricordiamo …
21 febbraio … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2018: Emma Chambers, attrice britannica. Era sposata con l’attore Ian Dunn. (n. 1964) 2017: Brunella Bovo, all’anagrafe Bruna Bovo, attrice cinematografica e attrice televisiva italiana attiva fra gli anni cinquanta e sessanta del XX secolo e risultò anche accreditata in un film a fine carriera con lo pseudonimo Barbara Hudson. (n. 1930) 2015: Luca Ronconi, attore teatrale e regista teatrale…
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#21 febbraio#Barbara Hudson#Bruna Bovo#Brunella Bovo#Emma Chambers#Ina Claire#Ina Fagan#Louis Hayward#Luca Ronconi#Margot Fonteyn#Marie De Forest#Marie Mosquini#Morti oggi#Nutan#Nutan Samarth Behl#Paul Jean Robert Piguet#Priscilla Bonner#Ricordiamo#Robert Piguet
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THE FABELMANS
Girare un film sul cinema è una tentazione a cui pochi registi hanno saputo resistere, soprattutto in età matura o a fine carriera. Qualcuno lo ha fatto prima, come François Truffaut con “Effetto notte” o Wim Wenders con “Lo stato delle cose”, qualcuno dopo come Federico Fellini o Woody Allen, qualcun altro lo ha fatto solo perché ci aspettava lo facesse, come Giuseppe Tornatore. Alla tentazione ha ceduto anche Steven Spielberg con “The Fabelmans”, in questi giorni nelle sale. Ma, rispetto ai registi citati, la sua non è una semplice riflessione sul cinema o sulla impossibilità di girare un film, come nel caso di Wenders. “The Fabelmans” è qualcosa che sta tra un racconto autobiografico e una seduta psicanalitica. Sammy Fabelman si appassiona presto a cineprese e cinema: figlio di un geniale ingegnere elettronico, Burt, e di una pianista un po’ sconclusionata, Mitzi, Sammy cresce tra l’Arizona e la California a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta. Proprio grazie (o a causa) della sua passione per la cinepresa, analizzando casualmente le immagini da lui girate, durante il montaggio di un filmino famigliare, Sammy scopre l’intrallazzo amoroso tra la madre Mitzi e il caro amico di famiglia Bennie, con il quale poi la donna se ne andrà via da casa. Cosa abbia spinto Spielberg ad una confessione autobiografica tanto drammatica è abbastanza semplice da intuire, anche alla luce delle dialettiche famigliari ed esistenziali presenti nel film. Tra le due anime della famiglia, quella tecnologico-scientifica del padre (e delle sorelle di Sammy) e quella artistica della madre, prevale in Sammy l’anima artistica che, secondo un cliché un po’ stantio, ma indubbiamente verosimile, è nutrita di estro ma anche di sregolatezza. Saranno l’incontro, negli “Studios” di Hollywood, con John Ford e gli inizialmente incomprensibili consigli del grande vecchio del cinema americano, a determinare definitivamente la strada da intraprendere. John Ford dice al giovane Sammy parole tagliate con l’accetta, ma semplicemente geniali: “Se in una inquadratura la linea dell’orizzonte è in alto è un buon film, se è in basso è un buon film, se è a metà sarà una noiosa merda”. Film semplicemente bellissimo, fatto con misura, tempi lunghi e narrazione lenta, con immagini pervase da un nitore che consente di “rivedere” gli anni Cinquanta e Sessanta, proprio come ci sono già apparsi attraverso le immagini di tanto cinema. Un film dove una dolorosissima vicenda famigliare viene svelata e resa ancora più lacerante dalla immensa “sapienza cinematografica” con cui viene raccontata. Lodi sperticate al giovane Gabriel LaBelle nei panni di Sammy Fabelman, a Michelle Williams nella parte della evanescente madre Mitzi e a Paul Dano che interpreta il candido e pragmatico Burt Fabelman, padre di Sammy.
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Erika Rossi: la voce del cinema sulla salute mentale
da redazione Erika Rossi è una regista italiana nota per il suo impegno artistico, civile e sociale dedicato alla salute mentale. Nata a Trieste, città che ha influenzato la sua visione del mondo e la sua produzione cinematografica, ha dedicato gran parte della sua carriera a raccontare storie che mettono al centro le persone e le loro esperienze. Trieste, la città che ha visto nascere e…
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