#caos ti amiamo
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"Voglio essere un’amica del tipo 'vieni come sei'. Voglio che i miei amici si sentano liberi di presentarsi così come sono quando stiamo insieme. Giornata difficile? Non ti fai una doccia da una settimana? Stai attraversando un momento duro? Non ti senti te stesso? Perfetto. Vieni come sei. Voglio che i miei amici sappiano che non devono mai censurarsi con me. Non c'è bisogno di dire: 'Spero che non suoni male, ma...'. Va bene se suona male. Puoi suonare male con me. Vieni come sei. Voglio che i miei amici sappiano che sono un luogo sicuro dove possono esplodere come un vulcano, ridere come pazzi o piangere senza vergogna. Ti amo in tutte le tue sfumature e non voglio mai che tu ti senta costretto a reprimerti quando sei con me. Vieni come sei. Voglio che i miei amici sappiano che sono qui anche per le loro opinioni più controverse. Non importa se sono d’accordo o no, ci sono per ascoltare i tuoi pensieri. Non puoi scriverlo su Facebook senza scatenare una rissa con metà della tua famiglia e qualche sconosciuto? PERFETTO, sono qui per le tue idee non censurate. Vieni come sei. Voglio che i miei amici sappiano che ci sono per i momenti di incertezza. Non hai tutto chiaro? Sei ancora in mezzo ai problemi? Bloccato in una lotta e non sai come uscirne? Mi siederò accanto a te in quel luogo scomodo e ti verserò un bicchiere di vino. Il tuo caos non mi spaventa. Vieni come sei. Voglio che i miei amici sappiano che ci sono per le loro vittorie. Non nascondere i tuoi successi con me. Voglio gridare e applaudire dalla prima fila per ogni tuo traguardo. Voglio ricevere il video del tuo bambino che muove i primi passi e lo screenshot dell'email che dice che hai ottenuto il lavoro. Vieni come sei. Voglio che i miei amici sappiano che possono essere ‘troppo’ con me. Sii rumoroso, divertente, esagerato, pazzo. Ti amo per la tua esageratezza. Non abbassare il volume o non tagliare fuori parti di te stesso quando sei con me. Vieni come sei. Voglio che i miei amici sappiano che possono essere ‘non abbastanza’ con me. Sii stanco, vuoto, silenzioso. Quando sei a corto di energie e hai bisogno di una lunga dormita, io ci sarò ancora. Vieni come sei. Voglio che i miei amici si sentano completamente liberi di essere SE STESSI con me. Sii te stesso. Con tutta la tua stanchezza, con tutta la tua vivacità, con tutte le tue opinioni (senza filtri), con tutte le tue grandi emozioni. Vieni come sei. Sii te stesso con la tua maglietta macchiata e i capelli con lo shampoo secco, o con il tuo outfit perfetto da Instagram e i denti appena sbiancati. Sii te stesso. Voglio che tu sia te stesso, perché questa è la vera amicizia: tu che sei te stesso e io che sono me stessa, e ci amiamo per tutto questo. Vieni come sei."
Credit: Wonderoak di Jess Johnston
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Non so, discorso che parte bene, ma non so se finisce altrettanto bene...mediterò...
Mio caro uomo:
Ti libero dalla storia in cui devi sempre essere il principe, il coraggioso o il soccorritore e, naturalmente, il principe azzurro.
Ti libero dalla storia in cui cerchi, salvi e ami solo una principessa.
Che ne dici, se invece, amassi la strega,
il drago, la contadina, quella che si salva da sola, quella che non vive nel castello, quella che non è la più bella, tranne che per i tuoi occhi?
Ti libero dalla storia in cui devi essere un colore: il blu.
Che modo assurdo di classificarti con un mondo di colori, sapori e opportunità per te. Vesti il colore che vuoi! rosso, giallo, nero, arcobaleno, quello che vuoi!
Ti libero dalla storia in cui sei sempre il più forte, il più coraggioso, il più bello e quello che ovviamente possiede già un castello.
Quello che ha tesori e ricchezze, o almeno qualche eredità.
Anche tu sei stato danneggiato e hai imposto stereotipi di coraggio, possesso e forza!
Ti libero dalla storia in cui non ti è mai permesso di piangere, dove non esistono confusione, caos e sconfitta, dove hai capito che tuo padre non è un re.
E se tu non volessi essere l'eroe?
Forse vuoi essere il cattivo, quello che non può, quello che rinuncia a tutto, quello che si salva e quello che non vuole avere una principessa o una storia di: "Si sono sposati ed erano felici per sempre".
Ti libero dalla storia in cui ci sono sempre mille battaglie, mostri, draghi, oscurità, e con essa lo slogan che tutto deve essere combattuto, che tutto è guerra e competizione.
Quanto deve essere stancante essere un cavaliere in guerra per l'eternità!
Ti libero dalla storia, dall'incantesimo e dall'amore magico e imposto, in modo che tu possa costruire meglio il tuo mondo a modo tuo, come scegli e dalla tua identità.
Ti esonero dalla storia e ti dico:
Abbiamo già imparato a salvarci.
Non siamo tutte fragili principesse, non siamo più addormentate o intrappolate nella nostra storia.
Amiamo l'uomo che ride, gioca, è intelligente, sarcastico, sensibile, a volte pauroso e piagnucoloso.
Abbiamo già lasciato la storia e ti aspettiamo da questa parte, nella vita reale dove puoi essere tu e io posso essere me... senza così tanta storia.
[Autrice sconosciuta]
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Mio caro uomo:
Ti libero dalla storia in cui devi sempre essere il principe, il coraggioso o il soccorritore e, naturalmente, il principe azzurro.
Ti libero dalla storia in cui cerchi, salvi e ami solo una principessa.
Che ne dici, se invece, amassi la strega,
il drago, la contadina, quella che si salva da sola, quella che non vive nel castello, quella che non è la più bella, tranne che per i tuoi occhi?
Ti libero dalla storia in cui devi essere un colore: il blu.
Che modo assurdo di classificarti con un mondo di colori, sapori e opportunità per te. Vesti il colore che vuoi! rosso, giallo, nero, arcobaleno, quello che vuoi!
Ti libero dalla storia in cui sei sempre il più forte, il più coraggioso, il più bello e quello che ovviamente possiede già un castello.
Quello che ha tesori e ricchezze, o almeno qualche eredità.
Anche tu sei stato danneggiato e hai imposto stereotipi di coraggio, possesso e forza!
Ti libero dalla storia in cui non ti è mai permesso di piangere, dove non esistono confusione, caos e sconfitta, dove hai capito che tuo padre non è un re.
E se tu non volessi essere l'eroe?
Forse vuoi essere il cattivo, quello che non può, quello che rinuncia a tutto, quello che si salva e quello che non vuole avere una principessa o una storia di: "Si sono sposati ed erano felici per sempre".
Ti libero dalla storia in cui ci sono sempre mille battaglie, mostri, draghi, oscurità, e con essa lo slogan che tutto deve essere combattuto, che tutto è guerra e competizione.
Quanto deve essere stancante essere un cavaliere in guerra per l'eternità!
Ti libero dalla storia, dall'incantesimo e dall'amore magico e imposto, in modo che tu possa costruire meglio il tuo mondo a modo tuo, come scegli e dalla tua identità.
Ti esonero dalla storia e ti dico:
Abbiamo già imparato a salvarci.
Non siamo tutte fragili principesse, non siamo più addormentate o intrappolate nella nostra storia.
Amiamo l'uomo che ride, gioca, è intelligente, sarcastico, sensibile, a volte pauroso e piagnucoloso.
Abbiamo già lasciato la storia e ti aspettiamo da questa parte, nella vita reale dove puoi essere tu e io posso essere me... senza così tanta storia.
- Fonte sconosciuta
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venerdì 21/06/24 - ore 11:05 pm
ok, accettiamo per un attimo il fatto che non stiamo assieme solo per ricominciare tutto sotto altre prospettive: come migliori amici. immagino ciò: il nostro primo mese è stata una demo di come sarà la nostra relazione quando torneremo assieme, e più forti di prima. devo ricordarmi di conquistarti ogni giorno, non con romanticismo ma in altre cose. questi 5 mesi di caos ci sono serviti per capire come siamo come persone con i nostri alti e i nostri bassi. ho compreso una cosa in particolare: razionalmente, sappiamo entrambi che in realtà molto probabilmente non siamo fatti per stare assieme però, nonostante tutto, abbiamo lottato e continuiamo a lottare per stare assieme perché, emotivamente parlando, ci amiamo e questo è l'importante, anche se ci sentiamo svuotati ma continuiamo a tenerci. probabilmente non ne capisco nulla dell'amore, chissà, perché credo che sia stato perlopiù tu ad avermi insegnato cos'è davvero l'amore. facciamo fatica a dirci ti amo adesso ma abbiamo sputato sangue, e dopotutto l'amore �� comunque questo: sostenersi senza aprire bocca. sì, ci amiamo. sputeremo ancora sangue, non importa quanto. vorrei essere disposto a tutto pur di stare con te. debbo lottare per i nostri sorrisi ma soprattutto per proteggerti da ciò che ti ha ferito della mia persona in questi ultimi 5 mesi. avrei dovuto proteggerti, e invece ti ho causato solo danni, ma giuro su tutto quello che ho che farò di tutto per rinascere, per ritornare ad avere il mio equilibrio, stare bene e trattarti come se tu fossi la mia regina, perché voglio che tu stia bene. ho bisogno di ricordarmi ogni cazzo di secondo che mi ami e che ti amo, e che avremo la nostra casa, i nostri gattini, la nostra piccola Sam❤️ voglio credere nei nostri sogni e smettere di autosabotarmi. abbiamo bisogno di me. m'ero perso. non mi posso permettere più il lusso di sbagliare, devo attivare questa testolina da banano, come mi dici tu❤️ ti amo amore mio❤️ so che ti risentirò presto.
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La vita non è mai facile, vogliamo diventare grandi e poi rimpiangiamo l'essere piccoli. Amiamo il brivido e il rischio, ma allo stesso tempo anche la tranquillità e la semplicità. Siamo degli eterni indecisi. Vogliamo caos e pace in contemporanea. Facciamo scelte che mixano il tutto e a volte ci porta a perdere ma non è forse questo vivere e sentirsi vivi?
Ci facciamo sempre mille domande credendo se sia giusto o sbagliato quello che facciamo o che vorremmo fare. Ci giudichiamo da soli e poi le persone lo fanno di conseguenza. Ma dovremmo più pensare a quello che desideriamo veramente e andarlo a prendere. Dovremmo vivere il momento presente e farne un opera d'arte. Vivi. Respira. Viaggia. Esplora. Conosci quello che ti circonda e non chiederti mai se una cosa sia giusta o sbagliata perché la risposta la trovi oltrepassando la domanda a petto pieno.
-Hanakemiblog
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Mio amato uomo: Ti libero dalla storia in cui devi sempre essere il principe, il coraggioso o il soccorritore e, naturalmente, il principe azzurro. Ti libero dalla storia in cui cerchi, salvi e ami solo una principessa. Che ne dici, se invece, amassi la strega, il drago, la contadina, quella che si salva da sola, quella che non vive nel castello, quella che non è la più bella, tranne che per i tuoi occhi? Ti libero dalla storia in cui devi essere un colore: il blu. Che modo assurdo di classificarti con un mondo di colori, sapori e opportunità per te. Vesti il colore che vuoi! rosso, giallo, nero, arcobaleno, quello che vuoi! Ti libero dalla storia in cui sei sempre il più forte, il più coraggioso, il più bello e quello che ovviamente possiede già un castello. Quello che ha tesori e ricchezze, o almeno qualche eredità. Anche tu sei stato danneggiato e hai imposto stereotipi di coraggio, possesso e forza! Ti libero dalla storia in cui non ti è mai permesso di piangere, dove non esistono confusione, caos e sconfitta, dove hai capito che tuo padre non è un re. E se tu non volessi essere l'eroe? Forse vuoi essere il cattivo, quello che non può, quello che rinuncia a tutto, quello che si salva e quello che non vuole avere una principessa o una storia di: "Si sono sposati ed erano felici per sempre". Ti libero dalla storia in cui ci sono sempre mille battaglie, mostri, draghi, oscurità, e con essa lo slogan che tutto deve essere combattuto, che tutto è guerra e competizione. Quanto deve essere stancante essere un cavaliere in guerra per l'eternità! Ti libero dalla storia, dall'incantesimo e dall'amore magico e imposto, in modo che tu possa costruire meglio il tuo mondo a modo tuo, come scegli e dalla tua identità. Ti esonero dalla storia e ti dico: Abbiamo già imparato a salvarci. Non siamo tutte fragili principesse, non siamo più addormentate o intrappolate nella nostra storia. Amiamo l'uomo che ride, gioca, è intelligente, sarcastico, sensibile, a volte pauroso e piagnucoloso. Abbiamo già lasciato la storia e ti aspettiamo da questa parte, nella vita reale dove puoi essere tu e io posso essere me... senza così tanta storia. -Anonima
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Mio amato uomo:
Ti libero dalla storia in cui devi sempre essere il principe, il coraggioso o il soccorritore e, naturalmente, il principe azzurro.
Ti libero dalla storia in cui cerchi, salvi e ami solo una principessa.
Che ne dici, se invece, amassi la strega,
il drago, la contadina, quella che si salva da sola, quella che non vive nel castello, quella che non è la più bella, tranne che per i tuoi occhi?
Ti libero dalla storia in cui devi essere un colore: il blu.
Che modo assurdo di classificarti con un mondo di colori, sapori e opportunità per te. Vesti il colore che vuoi! rosso, giallo, nero, arcobaleno, quello che vuoi!
Ti libero dalla storia in cui sei sempre il più forte, il più coraggioso, il più bello e quello che ovviamente possiede già un castello.
Quello che ha tesori e ricchezze, o almeno qualche eredità.
Anche tu sei stato danneggiato e hai imposto stereotipi di coraggio, possesso e forza!
Ti libero dalla storia in cui non ti è mai permesso di piangere, dove non esistono confusione, caos e sconfitta, dove hai capito che tuo padre non è un re.
E se tu non volessi essere l'eroe?
Forse vuoi essere il cattivo, quello che non può, quello che rinuncia a tutto, quello che si salva e quello che non vuole avere una principessa o una storia di: "Si sono sposati ed erano felici per sempre".
Ti libero dalla storia in cui ci sono sempre mille battaglie, mostri, draghi, oscurità, e con essa lo slogan che tutto deve essere combattuto, che tutto è guerra e competizione.
Quanto deve essere stancante essere un cavaliere in guerra per l'eternità!
Ti libero dalla storia, dall'incantesimo e dall'amore magico e imposto, in modo che tu possa costruire meglio il tuo mondo a modo tuo, come scegli e dalla tua identità.
Ti esonero dalla storia e ti dico:
Abbiamo già imparato a salvarci.
Non siamo tutte fragili principesse, non siamo più addormentate o intrappolate nella nostra storia.
Amiamo l'uomo che ride, gioca, è intelligente, sarcastico, sensibile, a volte pauroso e piagnucoloso.
Abbiamo già lasciato la storia e ti aspettiamo da questa parte, nella vita reale dove puoi essere tu e io posso essere me... senza così tanta storia.
[Autrice sconosciuta]
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Etna - Colonnari di Lava
Se artista è chiunque tramite oggetti o cose (colori, strumenti musicali, fotografie, parole) esprime sé stesso e descrive il mondo che lo circonda creando manufatti o musiche o poemi e canzoni che negli altri fanno nascere le sue stesse emozioni o altre ancora più intense e profonde con cui il mondo si rivela, allora, non è forse un’artista (un grande artista) anche la natura? Prendi questi colonnari di lava dell’Etna, non esprimono, forza, intensità, disperazione, una lotta tra gli elementi più primordiali e ti fanno pensare dentro alle tortuosità dell’anima o della mente umana. Oppure, con il loro geometrico ripetersi, non sembrano cercare un ritmo, una solida melodia, una descrizione regolare del caotico caos, che della natura non è il fine, ma la somma di tutte le forze che la dominano? In fondo anche la natura usa quelle leggi fisiche che sono i fili sottili che guidano la nostra stessa vita e che noi, inconsciamente, usiamo intrappolati in una macchina o in un telefonino o computer. Il magma caldo esce nella fredda atmosferica solidificandosi in modo diverso a seconda del tempo, della temperatura, della composizione chimica e nel raffreddarsi, disegna volute e torbidi ricami fino a fermarsi nella posa finale come fanno le ballerine di danza classica prima che scenda il tendone. E’ questa arte, anche se non nasce da nessun artista umano? E se nessuna emozione la crea, perché ne fa nascere tante e di forma e intensità diverse, in noi che non siamo inanimati come chi le ha create? E se è vero che come diceva Leopardi la Natura non conosce pietà, perché in noi la fa nascere in quel contorcersi di liquida materia. Forse anche noi in fondo, non siamo altro che parte intima di quella stessa natura che osserviamo, amiamo e nella nostra emozione più grande, l’arte, copiamo.
If an artist is anyone, by objects or things (colors, musical instruments, photographs, words) he expresses himself and describes the world around him by creating artifacts or music or poems and songs that in others give birth to his own emotions or others even more intense and deep with which the world reveals itself, isn't nature an artist (a great artist) too? Take these lava columns of Etna, they do not express strength, intensity, despair, a struggle between the most primordial elements and make you think inside the tortuosity of the soul or human mind. Or, with their geometric repetition, do they not seem to seek a rhythm, a solid melody, a regular description of chaotic chaos, which is not the end of nature, but the sum of all the forces that dominate it? After all, nature also uses those physical laws which are the subtle threads that guide our life and which we, unconsciously, use trapped in a car or on a mobile phone or computer. The hot magma comes out into the atmospheric cold solidifying in a different way depending on the weather, temperature, chemical composition and in cooling, it designs volute and turbid embroideries until it stops in the final pose as the ballet dancers do before the tent descends. Is this art, even if it doesn't come from any human artist? And if no, due to the emotion creates by it, why does it give rise to so many and of different shapes and intensities, in us who are not inanimate as those who created them? And if it is true that as Leopardi said, Nature knows no mercy, because in us it gives birth to it in that twisting of liquid matter. Maybe we too, after all, are nothing more than an intimate part of that same nature that we observe, love and in our greatest emotion, the art, we copy.
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La geometria delle api di Meredith May
Ero attratta dalle api perché intuivo che l'alveare racchiudeva un'antica saggezza in grado di darmi insegnamenti preclusi ai miei genitori. È dall'ape mellifera, una specie sopravvissuta negli ultimi cento milioni di anni, che ho appreso la perseveranza.
“La geometria delle api” di Meredith May è stato il regalo bellissimo in un pomeriggio d’estate di tempi ancora non sospetti di una mia amica, che conosce bene la mia passione. Edito da Mondadori è rimasto a sopire nella pila delle cose da leggere da tempi immemori ma sapevo che lo avrei apprezzato perché racconta le avventure di una ragazzina che diventa adulta sempre accompagnata dagli insegnamenti dei miei insetti impollinatori preferiti. Diventare adulti è difficile ma se c’è qualcuno che ci guida e ci aiuta forse lo è un po’ meno.
Quando nel 1975, a cinque anni, Meredith parte dal Rhode Island con la mamma e il fratellino Matthew per andare a trovare i nonni materni in California, ha solo una speranza: vedere i suoi genitori di nuovo insieme. Ma in breve tempo la separazione sfocia in un divorzio, e quella che doveva essere una breve visita si rivela un trasferimento. La nuova vita per i bambini sembra comprimersi fra la silenziosa depressione della mamma, consumata a letto insieme alle tante sigarette, i libri di astrologia e le lattine di cola, e le regole della nonna, un’insegnante molto incline al comando e poco all’affetto. Nel cortile della nuova casa è nascosto un misterioso vecchio autobus militare dove il nonno ha installato il suo laboratorio artigianale per la preparazione del miele. Meredith non vede l’ora di entrarci, ma prima ci sono molte cose che deve imparare: per esempio che le api non ti fanno del male se tu non ne fai a loro, che dall’impollinazione dipende la produzione del nostro cibo, e che come noi le api comunicano, in una lingua segreta fatta di comportamenti, suoni e odori. Mentre il caos sembra travolgere la sua esistenza, è fra le api mellifere che la bambina trova un rifugio sicuro. Il loro ordine, improntato alla perseveranza e alla determinazione e nel quale tutto, dalla nascita alla morte, ruota attorno alla protezione di una famiglia che supera i legami di sangue, le permette di dare significato alle relazioni umane e di affrontare piccoli e grandi cambiamenti della crescita, fra insegnanti hippy, ragazzini ostili, nuovi parenti, un’amica del cuore, diverse incarnazioni della «Mamma dei Sogni» e la scelta del college. Accompagnando il nonno nei viaggi in pick-up lungo la costa, in cerca di miele o dell’ape regina, ascoltando i suoi racconti che paiono usciti da un romanzo di Steinbeck e aiutandolo sull’autobus, Meredith scopre non solo la vita nascosta della natura selvaggia ma pure il senso di un amore incondizionato che le dà la forza per immaginare il proprio futuro e per affrontare la verità dietro i comportamenti bizzarri e ostili della madre.
Ho iniziato a leggere questo libro mentre tornavo a casa per Natale e sapevo che mi avrebbe un po’ portato a casa. Si tratta dell’autobiografia dell’autrice e del suo viaggio nella vita accompagnata sempre dagli insegnamenti di suo nonno e del mondo delle api. La sua vita non è stata facile, la separazione dei genitori, il trasferimento dal Rhode Island alla periferia della California, il contrasto con l’umore sempre più ballerino della madre, la severità delle regole della nonna, la consapevolezza dell’inevitabile fine della spensieratezza dell’infanzia, segnano, inevitabilmente, la vita di Meredith e la sua capacità di crescere e affrontare le difficoltà. Ogni capitolo che segue un determinato periodo storico della vita di Meredith è incentrato su una delle scoperte degli insetti impollinatori, una tradizione da tramandare, una cura da regalare, in un momento in cui dentro un autobus fermo in un cortile inizia e finisce tutto il suo mondo interiore. Non è facile scendere a patti con la vita che imperversa dentro di lei, ma Meredith si accorge presto che più attenzione regali al mondo che ti circonda, più sei attenta e delicata, più ne sarai ricompensata. E soprattutto capisce che ci sono infinite forme d’amore e non sempre siamo in grado di comprenderle tutte. A volte non riusciamo a capire le decisioni degli adulti che ci circondano, o le capiamo troppo tardi, e rendersi conto che i nostri genitori non sono le persone infallibili che credevamo da piccoli è molto complicato. È sempre una questione di fiducia anche quando tutto intorno a noi sembra essere instabile, o forse proprio in quel momento. L’unica cosa che possiamo fare è aggrapparci più che possiamo alle persone che amiamo e capire quando fare un passo indietro. Ma Meredith ci mostra anche quanto sia importante ascoltare la natura e quanto siano preziose le api, quanto ci possono dare e quanto siano fondamentali per il nostro ecosistema. Un memoir è sempre lo scorcio nella vita di chi lo racconta, ma le prospettive che regala possono essere fondamentali al lettore per capire qualcosa di sé e credo che “La geometria delle api” sia un po’ come la quadratura del cerchio, non copre perfettamente i nostri pensieri, ma sicuramente li può approssimare.
Il particolare da non dimenticare? Una vasca da bagno…
Questo libro ha la forza di una rivelazione e il conforto di un luogo sicuro in cui crescere e scoprire la propria forza e le proprie debolezze. Sempre accompagnati dalle api che tracciano una guida e regalano immense scoperte.
Buona lettura guys!
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che cosa è l'amore per te
wow...bella domanda...per me l’amore è la cosa più bella che esiste, adesso io vedo solo persone spinte dal desiderio di soldi e popolarità, dimenticando che l’unica cosa per cui vale la pena lottare è proprio l’amore, l’amore per una madre, per la sorella o il fratello, per i figli o per la persona amata, che sia un ragazzo od una ragazza non fa distinzione, ma quando si fa di tutto per qualcuno senza voler ricevere nulla in cambio nemmeno un “grazie”, quando per strappare un sorriso alla persona amata si fa di tutto, anche il buffone fregandosene di chi guarda da fuori, quando inizi a far le pazzie per quella persona...ma certe pazzie iniziano quando una relazione è duratura, è amore quando dopo anni di relazione, nonostante l’età, non riesci ad immaginare un futuro dove lei/lui non è presente, quando invece di discutere per ore preferisci chiedere scusa, anche se non hai sbagliato, ma onestamente io preferisco finire un litigio finendo sotto il lenzuolo con lei, che aver ragione...per me è amore quando lei piange e tu, in nell'istante quando le scende la lacrima sulla guancia, ti senti affogare ed inizi a far il possibile per tirarla su di morale, l’amore è guardarsi negli occhi e sorridere, quando suona il cellulare è vorresti che quella notifica porta il suo nome, e un sacco di altre cose che adesso non sto qui a dire perché sennò si fa notte...però una volta mio padre mi disse che nella vita amiamo solo 2 persone, una delle due è la persona che sposeremo e con la quale avremo la nostra famiglia, l’altra è quell’amore che ci portiamo dentro per tutta la vita...e se si vuole realmente esser felice nel matrimonio, l’unica soluzione è far il possibile per la seconda persona, non lasciarla andare via nè per orgoglio nè per qualsiasi stupidaggine... l’amore alla fine resta quella forza che fa girare il mondo, che sia amore per la natura o per una persona, finché si ama continuerà ad esserci speranza in un mondo dominato da caos, terrore e sopratutto odio.
spero che la mia risposta rispecchi un po le tue aspettative
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Cara luce, ti scrivo con tutta la sincerità che ho nel cuore. Come si fa, quando la persona per cui hai affrontato di tutto, ti delude terribilmente? Quando il passato ti richiama a sé? Quando non hai nessuna certezza? Mi sto perdendo. Non so più niente. Non mi riconosco più. Lotto tra il passato, e il presente. In continuazione. Io volevo che i suoi occhi mi amavano, invece, ha amore solo per sé stesso. Come si fa? Quando le uniche mani che ti conoscono davvero, sono mani del passato?
È un periodo complicato. Le emozioni da un lato risuonano e ci spezzano, dall’altro si inibiscono, perdono il loro odore, non ci attraversano. Non dobbiamo permettere al caos di prendere in mano la nostra vita. La delusione per qualcuno che amiamo è qualcosa molto simile a un lutto, la perdita di qualcosa che esisteva e poi di colpo, non fa più parte della nostra vita. Quello che perdiamo è un’idea di felicità che incollava il passato al presente, e come hai detto tu poi non c’è più un ordine, ma una lotta continua tra quello che è stato e quel che é, distrutto dai gesti e i sotterfugi. Io non so come si superano le delusioni, nella mia vita ne ho collezionate tante quanti i sorrisi, e le ho cucite addosso con un filo rosso così da non dimenticarle. Ma poi le dimentico lo stesso e perdono e continuo ad amarlo con tutta me stessa. L’amore non ha queste regole. Tu devi cercarle dentro te stessa, devi vedere come questa delusione ti sta addosso, puoi addirittura farci un vestito ed andare avanti, senza guardarti indietro. Oppure puoi abbracciarla e perdonare, consapevole del rischio di ferirti nuovamente. Io non sono mai riuscita a scegliere niente che la seconda. Il mio amore per lui mi ha sempre riportata al perdono, ma perché so che l’amore c’è dalla sua parte anche se continuiamo a ferirci. Tu hai mai fatto a te stessa queste domande? Sei felice? Lui vuole che tu sia felice? Ha lottato perché tu lo fossi? Sei disposta a perdonare dopo esserti data queste risposte?. Trova quello che hai bisogno di sapere e prendi la tua decisione. Nel frattempo io mi auguro che tu sia tanto felice, e che riesca a trovare la tua pace. Ti abbraccio forte
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“Un’esplosione stellare della mente”. I consigli di Vladimir Nabokov al giovane scrittore
Una volta scritti, i libri dovrebbero essere sotterrati – oppure, sotterrato sotto svariati, variopinti pseudonimi, dovrebbe svanire lo scrittore, sottratto all’etica delle vendite, alla claustrofobia delle interviste, della ‘prestanza’ pubblico. Non può prestarsi al mondo, lo scrittore, perché, se è grande, ha dato forma a un mondo: non si resta impuniti – non si deve, è doverosa la reazione – dopo aver scritto un libro. Ordire un nuovo ordine verbale nel covo caotico del tempo, estrarre allo spazio una nuova dimensione – l’immaginazione, dove tutto, soprattutto l’opposto, è possibile – è azione pericolosa. A volte diabolica. Non si scrive impunemente un libro, ancora.
*
Tra gli scrittori di genio, cioè dediti con monastico scempio alla scrittura, Vladimir Nabokov mi pare il demoniaco. Ha scritto, con intenzione peculiare, in contrasto alle altezze, sfidando le potenze, dando al suo mondo una coerenza più accurata di qualsiasi altro creato. Nabokov ha scritto scombinando i simboli, organizzando il regno in modo obliquo, proprio. Per questo, per quanto sia più citato che letto (pochi vanno oltre Lolita), la sua qualità incantatoria è sublime, superiore. Ti ubriaca dimostrando, ovunque, una superiorità a tratti esaltante, spesso esilarante, a volte insopportabile. Il ‘metodo’ di scrittura di Nabokov – per schede, in faldoni, come un classificatore celeste – e la sua ostinata scienza nello studiare le farfalle (“Non poche farfalle diurne e una notturna sono state battezzate col mio nome, e in questi casi il mio nome diventa nabokovi ed è incorporato in quello dell’insetto… C’è anche, in Sudamerica, un genere Nabokovia Hemming. Tutte le mie collezioni americane sono in qualche museo, a New York, Boston e Ithaca”), lo rendono affascinante, cristallino e sinistro. Una volta, ho pensato che Cormac McCarthy – scrittore opposto a VN – abbia raffigurato il temibile Nabokov nel Giudice Holden di Meridiano di sangue, albino, demoniaco, generosamente assassino, pingue, con il vezzo di classificare tutto ciò che vede, a degna incoronazione del suo infinito romanzo del caos.
*
Icona della forza dell’originalità contro i romanzieri creati in batteria, dei libri unici, inclassificabili, inimitabili, Nabokov non avrebbe alcun consiglio per il ‘giovane scrittore’ se non: leggi i miei libri e gettati in un pozzo. Con canonica perizia Emily Temple ha estratto un mazzo di Vladimir Nabokov’s Best Writing Advice, tuttavia, ricavandoli da interviste, libri, conferenze dell’immenso VN (a cui, ora che mi ricordo, ho dedicato un romanzo terribile, tutt’ora inedito). Ne ho tratto una traduzione. In effetti, uno scrittore, dopo aver scritto un libro – ogni parola non benedice ma contrasta il mondo – deve sotterrarsi. Oppure, diventare farfalla – sulla fragilità brunita delle sue ali, è detto, è descritto il futuro del mondo, l’apocalisse, la resurrezione. (d.b.)
***
Non esiste immaginazione senza conoscenza (comincia a studiare Dio e il mondo). “Uno scrittore creativo deve studiare attentamente le opere dei suoi rivali, incluso l’Onnipotente. Deve possedere la capacità innata non solo di ricombinare ma di ricreare il mondo dato. Per fare ciò in modo adeguato, evitando la mera duplicazione, l’artista dovrebbe conoscere il mondo. L’immaginazione senza conoscenza non conduce oltre la serra di un’arte primitiva, lo scarabocchio di un bambino sullo steccato, il messaggio divulgato in un supermarket. L’arte non è semplice – mai”.
*
Copia soltanto da te stesso. “Gli epigoni sembrano versatili perché imitano molti altri, del passato o del presente. L’originalità, in arte, non copia altro che se stessa”.
*
Ascolta il caos del mondo. “Scrivere è un’occupazione futile se non implica anzi tutto l’arte di osservare il mondo come possibilità per un’opera di finzione. Il materiale del mondo appare piuttosto reale, per ciò che riguarda la realtà, ma non ammette la totale conoscenza: di fatto, è il caos e il caos dice allo scrittore, “vai, inventa!”, permettendo così al mondo di sfarfallare e coagularsi”.
*
Segui l’esempio della Natura: menti. “La letteratura è invenzione. La finzione è finta. Definire una storia una ‘storia vera’ è un insulto all’arte come alla verità. Ogni grande scrittore è un grande mentitore, come la Natura, arcigna. La Natura inganna sempre. Pensate all’illusione dei colori, che inganno sofisticato e prodigioso. La Natura è retta da un meraviglioso sistema di incantesimi e di astuzie. Lo scrittore segua l’esempio della Natura”.
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Forza e originalità rendono il brivido di un libro indimenticabile. “Forza e originalità congiunte al primo spasmo dell’ispirazione sono direttamente proporzionali alla grandezza del libro che un autore sta scrivendo. In fondo alla scala, si può provare un brivido lieve notando la connessione tra una fabbrica, il fumo, un cespuglio stentato e un bambino pallido. La combinazione è così semplice, la simbologia tanto evidente, il ponte tra le immagini noto e consunto dai venditori di idee standard, che la finzione messa in atto avrà necessariamente un valore modesto… Basta, a volte, ascoltare il lampo creativo: un’immagine improvvisa e viva, a cui si connettono unità narrative diverse, in una specie di esplosione stellare della mente”.
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Vuoi essere narratore, insegnante o prestigiatore? “Uno scrittore può essere considerato un narratore, un insegnante, un prestigiatore. Uno scrittore di genio combina questi tre aspetti, ma è il prestigiatore che predomina. Al narratore ci rivolgiamo perché ci intrattenga, per l’eccitazione mentale più semplice, primaria. Una mente diversa, non necessariamente superiore, cerca un insegnante. Propagandista, moralista, profeta: questa è la sequenza. Infine, e soprattutto, un grande scrittore è sempre un grande prestigiatore, uno che conosce gli incantesimi, di cui amiamo cogliere la magia individuale del genio, studiare lo stile, le immagini, il modello”.
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La disciplina della parola esatta. “Lo stile non è uno strumento, non è un metodo, non riguarda soltanto la scelta delle parole. Lo stile costituisce la personalità dello scrittore… Uno stile può essere perfezionato, precisarsi, diventare più potente, come accade in Jane Austen. Ma se uno scrittore è privo di talento non può sviluppare alcuno stile letterario di qualche vigore. Per questo credo che non si possa insegnare a scrivere narrativa se non si possiede un talento. Solo in quest’ultimo caso un giovane autore può essere aiutato a trovare se stesso, a sfrondare la lingua dai luoghi comuni, a eliminare la goffaggine, ad abituarsi alla disciplina della parola esatta, l’unica, la sola che con la massima precisione trasmetterà la tonalità perfetta di quel pensiero”.
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Le idee sono solo fesserie. “Stile e struttura sono l’essenza di un libro; le grandi idee sono fesserie”.
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Un romanzo si scrive nella testa – soltanto dopo, molto dopo, sulla carta. “Non so se un uccello visualizzi o meno il futuro nido e le uova al suo interno. Quando, a posteriori, ricordo la forza che mi ha fatto annotare alcuni nomi, alcuni concetti e dettagli prima che ne avessi un concreto bisogno, credo che l’ispirazione – ciò che non riusciamo a dire in altro modo – fosse già al lavoro, indicandomi i reperti di una storia ancora sconosciuta. Dopo il primo shock, il primo riconoscimento – una voce improvvisa: “ecco quello che devi scrivere” –, il romanzo si costruisce da solo, il processo procede nella mente più che sulla carta… Arriva un momento in cui tutto è scritto nella nostra mente, allora quello che devi fare non è altro che afferrare carta e penna. Dal momento che l’intera struttura è già forgiata, come un enorme dipinto, io posso illuminarne con la torcia soltanto un settore, e partire da lì. Non comincio mai un romanzo dall’inizio, non scrivo il capitolo tre se prima non ho completato il quattro, non scrivo in modo diligente una pagina dopo l’altra, no, proseguo vagabondando, un po’ qui un po’ là finché non ho riempito tutti gli spazi vuoti”.
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I dettagli, i dettagli… “I dettagli, i dettagli: accarezza la divinità dei dettagli”.
Vladimir Nabokov
*In copertina: Vladimir Nabokov secondo Philippe Halsman, 1966
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Dedicato agli amici che non vediamo tutti i giorni, ma quando lo facciamo, è come se il tempo si fosse fermato. Gli amici della nostra infanzia, dai tempi delle superiori, i nostri compagni dell’università con cui siamo cresciuti, gli amici di avventure che non abbiamo mai dimenticato. Gli amici che erano lì nei giorni pigri, nelle notti folli e nei momenti bui. Dedicato per gli amici prima che la vita diventasse “occupata”, quelli che non vediamo tanto quanto vorremmo, ma li amiamo ancora. Dedicato a quelli a cui non scriviamo quotidianamente, ma quando parliamo al telefono con loro, parliamo per ore. Dedicato a quelli che non vediamo di persona ogni fine settimana, ma quando ci riuniamo per pranzo, restiamo al ristorante per ore e ore. Conoscono gli elementi costitutivi, ricordano i dettagli e vogliono saperne di più. Dedicato agli amici che capiscono che i calendari si riempiono e che la vita diventa caotica, e che solo perché non li vedi come una volta, non significa che il tuo amore per loro sia diminuito, perché queste sono le amicizie che compongono la tua vita e il tuo cuore. Capiscono il tuo caos e tu capisci il loro. Queste sono amicizie che ami. Queste sono le amicizie di cui fai tesoro. Queste sono le amicizie che ti ricordano la vita che hai vissuto, quelle che vuoi portare con te nel viaggio, ancora. Il tempo può passare. La vita passerà. Ma questi amici sono costanti, quindi custodiscili sempre.
Vabbè.it
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La ricerca della felicità

Di tante cose sballate e insensate che crediamo, di tanta ignoranza che caratterizza la nostra cultura e di tante mistificazioni da trascendere, se vogliamo arrivare alla causa del nostro caos in direttissima senza perderci in tutte le sue innumerevoli ramificazioni, il punto sul quale credo dovremmo tutti soffermarci a riflettere seriamente è anche quello che ci interessa di più: la felicità.
Ma per farlo dobbiamo capire la grande differenza tra la ricerca del piacere e la ricerca della felicità, che equivale alla differenza tra materia e spirito.
Di tutti i grandi saggi passati sulla terra nessuno ha mai pensato di dirci che si arriva alla felicità tramite i piaceri materiali e non è un caso, ma questa idea non ci è mai ‘piaciuta’. Tanto è forte la nostra propensione alla ricerca del piacere che anche il solo concetto che la felicità sia lontana dal piacere viene scartato perché poco piacevole!
Siamo tutti consciamente o inconsciamente alla ricerca di una felicità imperturbabile e questo è assolutamente naturale, ma se la felicità si rivela in antitesi col piacere (che è la causa principale dell’infelicità) allora non la vogliamo più e continuiamo a vivere nel piacere/dolore, sbattendo la testa senza sosta sullo stesso identico angolo da anni, secoli e millenni.
La nostra pretesa di ‘felicità nel piacere’ non può aver senso, ma l’ignoranza fa davvero grandi magie e se ci rifiutiamo di vedere la verità, rimarremo infelici per sempre.
Se andassi da un venditore di vernici a chiedere un bianco gesso immacolato e luminoso con un po' di nero, non mi prenderebbe per pazza? Se è educato mi dirà: ‘La tua richiesta non è attuabile. Se metto il nero nel bianco, il bianco non viene’ – e se io insistessi: ‘va bene mettine poco, ma ti dico di metterlo!’ - e lui: ‘ma viene grigio! Vuoi il grigio??’ - Ed io: ‘no lo voglio bianco, bianco gesso’. Se questo battibecco non mi bastasse e provassi con l’esperienza, costringendo il venditore di vernici a fare come dico io, il risultato non sarebbe altro che grigio (piacere/dolore: bianco/nero). L’esperienza dovrebbe bastare a farmi capire, invece no: “hai sbagliato è colpa tua, rifallo bianco, bianco gesso... con un po' di nero!”
Se ripetessi questa tiritera per anni, secoli e millenni, senza mai imparare, non sarei la più folle dei folli?
Il venditore di vernici conosce i colori, ha discernimento, è colui che rappresenta la saggezza, la competenza, la sapienza, la vita stessa… è lì da millenni e con pazienza cerca di farci capire che stiamo perdendo solo energie, risorse e tempo. Ma l’essere umano persevera nella sua ignoranza, rifiutando di imparare sia dall’esperienza che dagli insegnamenti. E questa è pura follia.
Il benessere economico è materia e questo lo capiamo facilmente, ma non capiamo che il materialismo è piacere e non necessità. Le vere necessità sono pochissime, ma noi amiamo il piacere, quindi soffriamo inutilmente se non possiamo andare a cena fuori con gi amici o in vacanza, avere questo o quello, perché è ‘ingiusto’ e ci fa sentire infelici.
Questo fraintendimento è sia causa che effetto di infelicità: se sono dalla parte di chi temporaneamente non ha accesso al piacere materiale mi sentirò giù, ma questo è dovuto solo al mio materialismo, non alla mancanza della materia! Così come il materialista che, invece, ha facile accesso al piacere materiale è appagato solo temporaneamente, ma sta preparando il terreno al dolore, perché non solo può perdere ciò che ha, ma vorrà di più, proprio perché è materialista ed è dunque un accumulatore seriale di materia. La sua soddisfazione dura poco ed è dipendente dalla materia che è di per sé impermanente e transitoria. La ricerca del piacere non conosce sazietà e lo spingerà a cercare altro e di più, il desiderio è l’impulso alla base del suo cieco materialismo.
Ma non è così facile da capire, perché l’ignoranza crea illusioni su illusioni. Ad oggi abbiamo anche una nuova fantastica tendenza filosofica materialistica il cui concetto fondamentale è che ‘se vuoi, puoi’ e se non puoi è quindi una tua colpa, della serie ‘bello mio potevi impegnarti di più’. Il materialismo è divenuto un ‘valore’, una sorta di ‘qualità’. Argomento totalmente scorretto da due punti di vista: uno puramente morale e l’altro pragmatico.
Facciamo un ragionamento terra terra per capire il lato pratico che svelerà anche quello morale: se le risorse di zucchine sono cento e tu, in quanto materialista ne vuoi 60 per te, ne rimangono 40 per tutti gli altri da spartirsi, quindi tu sei causa di ingiustizia, ma questo non ti basta, oltre a far danno ti diletti nella beffa, perché sostieni che chi vive di un decimo di zucchina è perché non si è impegnato, non ha avuto il volere di migliorare il suo status. Questa filosofia è diffusissima in questo momento storico ed è una follia bella e buona, non solo è matematicamente impossibile ma anche ingiusta e crudele. Qui la stessa causa del male accusa le sue vittime di indolenza. Non vi sembra vergognoso? Quanta ignoranza!
Ma vediamo l’altra faccia della medaglia: se io ho un decimo di zucchina e credo che se mi impegno e mi impongo posso ottenere 1, 2 e poi 10, 20 zucchine per essere finalmente felice, alla fine soffrirò sia se le ottengo che se non le ottengo. Sarò frustrato se non le ottengo o appagato nel momento in cui le ottengo, ma temporaneamente, perché la materia ha uno spazio tempo, quanto durerà? Il mio appagamento è piacere materiale non è felicità, non può durare, è dipendente dalla labile materia e da cose che, al contrario di quanto mi illudo di poter controllare, sono incontrollabili.
Se pensate che i prodotti dell’orto siano diversi dai soldi siete vittime di un’altra illusione. I soldi sono materia numerabile, si contano, se in un dato spazio/tempo sono un quantitativo pari ad x e la popolazione è pari ad un numero di individui y, volendone di più per te, li vuoi praticamente sottrarre agli altri, sono come le patate e i pomodori nell’orto, non cambia niente.
Sia che abbiamo le cose o che le bramiamo, il materialismo sta diffondendo la causa che rende possibile l’ingiustizia. Tale ingiustizia resta relegata agli altri solo finché non capita anche a noi, più l’ingiustizia è diffusa più è probabile capiti anche a noi. Più la impartiamo, più ci colpirà. Quando sono appagato non lo vedo perché per me rimane un concetto astratto, ma quando sono inappagato ho più possibilità di vedere il trucco.
E questo è il punto più filosofico: la comprensione e l’uscita dal ciclo piacere/dolore.
Quando tocca a noi l’esperienza del dolore, della perdita e della scarsità siamo davanti al grigio, all’esperienza del grigio, lo vediamo coi nostri occhi, abbiamo possibilità di capire. Cosa faremo? Sceglieremo di svegliarci e capire l’illusione o pretenderemo che il venditore di vernici ci provi ancora?
Per la nostra mente sembra impossibile da accettare, oltre a non capire qual è la causa del problema, la osanniamo. Siamo idolatri: la materia è al di sopra di tutto.
Se sei colui che possiede o colui che non possiede, non cambia nulla, perché prima o poi sarai nei panni dell’altro, in questo gioco vince solo chi capisce il trucco ed esce dall’illusione. Se sei materialista ci sbatterai la testa per anni, secoli e millenni.
Il tuo dolore è causato solo dall’incomprensione, la vita è lì che cerca di fartelo capire e ogni volta tu rifai lo stesso errore causando il tuo dolore e diffondendo dolore intorno a te.
Questo materialismo non riguarda solo i beni, ma i sentimenti (che osanniamo), l’attaccamento (che scambiamo per amore) e tutte le relazioni (da cui dipendiamo emotivamente); qui il gioco si fa più duro, non ci possiamo credere: “no, i sentimenti non sono materia!” E invece sì, perché sono deformati dalla mente, il pensiero li intrappola, li vuole forgiare e trattenere, è una forma molto più sottile di materialismo, ma se indaghiamo vedremo che il pensiero è materia. È qui che nasce il malinteso e poi si diffonde su tutto il resto.
Ma sui sentimenti non cediamo, pretendiamo che il venditore ci riprovi: “rifallo! metti il bianco, metti il nero ma deve venire bianco, hai capito? Bianco gesso!” Il povero venditore di vernici cerca di spiegarci che cambiare relazione, riprovare con un nuovo attaccamento o una nuova speranza e dipendenza non cambierà il risultato. Il materialismo ha sede nel desiderio, il desiderio ha sede nel pensiero, il pensiero è materia. Ma non ci crediamo ed insistiamo: “ti sbagli! Prova, prova ancora!”
A volte nelle relazioni il grigio viene fuori talmente scuro che vediamo solo nero! Ci si spezza il cuore. Quante lacrime dobbiamo ancora versare? Siamo distrutti da questa follia.
Ci basterà? Ci metteremo alla ricerca di un altro venditore? La ricerca di un buon venditore sarà il nostro nuovo materialismo: ‘voglio sapere… devo trovarla, datemi la felicità!’, come fosse materia.
Ma la felicità non ha nulla a che fare con la materia, è indipendente, è assoluta. Non la puoi acquisire, né acquistare, né cercare fuori di te. Se sei stanco, stremato da questo gioco malsano, allora fermati.
È estremamente più vicina di quanto credi, non dovrai più allontanarti né affannarti, non dovrai neanche muoverti! Devi solo fermarti!
(Continua nel prossimo articolo)
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Sono paralizzata. ho paura. non so neanche io di che cosa. riesco solo a stare immobile, mangiarmi la pelle e fissare un punto nel vuoto. mi chiedono come sto. non lo so come sto. non riesco a ascoltarmi. eppure sto in silenzio tutto il tempo. dove sono andate l`esuberanza, l`allegria e la voglia di... esserci? tutto é talmente instabile. tutto cosa? tutto. l`amore, la salute, la famiglia, la felicità. sono molto nervosa, in realtà spaccherei tutto. batto le dita sui tasti come fossero martelli. non rido piu. i m m o b i l e . f e r m a . s e n z a u n a d i r e z i o n e/
devo abbassare la musica per far sentire i pensieri. corrono cosi tanto che é difficile bloccarne uno.*
due righe e mi devo fermare, non finiro mai di scrivere questa cosa.
che poi. cos e tutta questa debolezzza? cioe hai tirato fuori le unghie per te in momenti peggiori. il problema e che questi maledetti ti logorano.
ho bisogno di respirare, forte e chiaro.
dove e' andata tutta la mia creatività?
non riesco neanche a uscire di casa adesso, un paio di giorni infernali, senza doccia, senza spazzolino, alcool si.
non mi voglio piangere addosso, a forse devo ancora trovare la mia di strada. mi sento repressa, piccola, insignificante e inutile. non sto piagnucolado, non escono neanche piu le lacrime in questa crisi, credo che non siamo ancora arrivati a quella fase.
sono in una crisi nera, mi sono chiusa completamente in me stessa.
mi sono messa in giardino, mi sono detta che fuori con un po di aria buona magari le cose vanno meglio. e' il 9 luglio e ho aperto un blog su tumblr. non so bene cosa ci faro'. magari mettero' dentro anche te.
dicono di me che mi osno allontanata dai miei amici, e poi amiche. mi sono isolata e' vero, ma la malattia e i ricoveri mi hanno resa piu introversa.
ma oggi sento il bisogno di comunicare, lo faccio come meglio posso, piano e senza fretta.
anni e anni fa tenevo un blog, mi piaceva da matti. lasciavo andare tutto. merda o non merda i miei pensieri erano li . mi sfogavo, chiedevo aiuto,la community era la mia psicoterapia.
faccio un paio di tiri di questa sigaretta che riempie i polmoni e annebbia la testa.
al lavoro non ci vado, mi chiamano e non rispondo. guardo le colline e penso. penso a quanto questa perenne malinconia mi mangi l'anima, a come faccio a scappare fuori ogni volta. come due anni fa, quando prendevo 40 pillole a sera per cercare di non svegliarmi piu. e bevevo. bevevo. bevevo. ma il giorno dopo mi rialzavo, e non sapevo come chiedere aiuto, come farmi soccorrere. perche da fuori andava tutto bene. in pochi, pochissimi sapevano che mi stavo dilaniando dentro.
il caos e' nella mia testa.
devo cercare di analizzarmi. ma sono stanca. pausa.
mi stanco facilmente. mi stanco di tutto. mi stanco di niente. sono stufa di tutto. di voi. di me. di noi.
come esseri umani, come esseri pensanti, come individui. perche' amiamo farci male?
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Il coraggio di essere chi sono
Stare fermi senza sapere dove andare e dove si è. Ritrovarsi completamente persi e bloccati senza nessun apparente motivo, con lo sguardo rivolto al passato come se stessi aspettando un qualcuno o un qualcosa che mai arriverà, ma che ti fa sperare e di conseguenza resti lì immobile. Con il cuore in gola stai lì ferma sulla linea di partenza della tua vita, con quella tentazione di scappare via da tutto questo casino che hai dentro.. peccato che non si può scappare da sé stessi. Sperare che gli altri possano mettere a tacere quel caos infernale dentro di te perché l’unica cosa che vorresti è un po' di pace. Da sola alla fine ti ritrovi a dover fare i conti i tuoi demoni, a combatterli, e anche se fa male continui ad aspettare che chi ti ha ferito possa cambiare e sia il tuo salvatore. Siamo esseri strani noi umani, diciamo che amiamo stare da soli ma l’unica cosa che vogliamo è quella di sapere che ci sono sempre delle braccia pronte a stringerci quando la vita si prende gioco di noi. Dicono che la speranza sia l’ultima a morire e forse è proprio questa che delle volte ci tiene a galla, in vita, perché ci da la possibilità di sognare, immaginare, anche se la realtà delle cose poi fa schifo. Bisogna però poi ad un certo punto fare un atto di coraggio e muovere un passo per varcare quella sottile linea che divide il passato che ti soffoca e i giorni di domani, e poi devi correre il più veloce possibile verso l’ignoto perché solo così puoi salvarti e sperare nel meglio, non è egoismo ma semplice protezione di sè e del proprio essere.. tanto alla fine chi ti vuole troverà sempre il modo di raggiungerti, nonostante tutto.
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