#caffè e felicità
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Un nuovo intrigante caso per Kay Scarpetta di Patricia Cornwell. Recensione di Alessandria today
In un'indagine in cui nulla è come sembra, Kay Scarpetta affronta il caos di una serie di omicidi intricati e inquietanti.
In un’indagine in cui nulla è come sembra, Kay Scarpetta affronta il caos di una serie di omicidi intricati e inquietanti. “Caos” di Patricia Cornwell è l’ennesimo avvincente capitolo della celebre serie di Kay Scarpetta, l’anatomopatologa forense più famosa della narrativa contemporanea. Con questo romanzo, la Cornwell dimostra ancora una volta la sua maestria nel mescolare suspense,…
#amore e perdono#Basta un caffè per essere felici#caffè e felicità#caffè magico#caffè nella letteratura#Cambiamento#Connessioni umane#Crescita Personale#Emozioni#felicità#filosofia della vita.#introspezione#introspezione personale#lettura per riflettere#libri rilassanti#libri sulla felicità#magia quotidiana#minimalismo letterario#momenti decisivi#narrativa contemporanea#narrativa emotiva#narrativa giapponese#narrativa introspettiva#narrativa moderna#narrativa poetica#perdono#piccoli gesti#Relazioni umane#resilienza#Ricerca della felicità
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Buongiorno baby 💋
#amore#desiderio#passione#bacio#tua#io e te#sempre#ti voglio#mio#buongiorno#ti desidero#love#happy with you#kiss#coffee#caffè#felicità#abbraccio#desire#passion
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Non puoi comprare la felicità... ma una tazzina di caffè si.
- web.
E ci metti pure tutto lo zucchero che vuoi.
Un saluto, un caffè... e un sorriso.
Buon☀️🐞Giorno
You can't buy happiness... but a cup of coffee can.
- web
And you can add all the sugar you want.
A greeting, a coffee... a smile.
Good☀️🐞Morning
-
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Crescendo impari che la felicità è fatta di cose piccole ma preziose e impari che il profumo del caffè al mattino è un piccolo rituale di felicità.
- P. Coelho
Buongiorno...☕🌻
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Una tazza di caffè con qualcuno che ti fa sentire il cuore a suo agio è come una tazza di felicità che ti disseta la gola e affonda nel petto...☕❤️☕
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La vita è
come un
viaggio ...
ogni mattina si
parte...
Destinazione:
la felicità...
la vita...
noi...
stessi...
emozioni e
speranze
da scoprire
Un caffè un
saluto
e poi
si comincia ..
Buongiorno !! 🌹❤️
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Basta un caffè per essere felici - Il viaggio emozionale di Toshikazu Kawaguchi. Recensione di Alessandria today
In un caffè dove il tempo si ferma, le vite cambiano: la magia delle piccole cose nella terza opera di Kawaguchi.
In un caffè dove il tempo si ferma, le vite cambiano: la magia delle piccole cose nella terza opera di Kawaguchi. “Basta un caffè per essere felici” di Toshikazu Kawaguchi è un romanzo che incanta il lettore con la semplicità e profondità delle sue tematiche. Dopo il successo di “Finché il caffè è caldo”, l’autore giapponese ci riporta nello stesso caffè magico, dove il tempo può fermarsi e dare…
#Basta un caffè per essere felici#caffè e felicità#caffè magico#caffè nella letteratura#felicità#garzanti#introspezione#lettura per riflettere#libri rilassanti#libri sulla felicità#libro emozionante#minimalismo letterario#narrativa contemporanea#narrativa giapponese#narrativa introspettiva#narrativa moderna#narrativa poetica#perdono#piccoli gesti#Relazioni umane#Riflessioni sulla vita#rimpianti#romanzi bestseller#romanzi bestseller Garzanti.#romanzi leggeri#romanzo giapponese#Seconda Possibilità#Significato della Vita#storie di vita#storie toccanti
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Crescendo impari che la felicità è fatta di cose piccole ma preziose….
…e impari che il profumo del caffè al mattino è un piccolo rituale di felicità, che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore...
RICHARD BACH
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Ho dormito un po' di più, mi sono svegliata sempre alle 6, ho bevuto un bicchiere d'acqua e mi sono bagnata la faccia e i polsi, ho fatto stretching, il caffè e mi sono preparata per andare a lavoro. Ho corso per prendere il bus ma l'ho perso, ho sorriso, ripreso il fiato e aspettato quello dopo. Oggi ho assistito il veterinario, abbiamo fatto un prelievo di sangue a una capretta e tolto il gesso a un vitello, ho imparato come bloccare e coricare le pecore in situazioni di emergenza, come prendere la temperatura, controllare le mucose e le altre varie parti del corpo, abbiamo anche fatto un po' di teoria sulla fisionomia e fisiologia animale in generale. Poi ho pulito come il solito, dato la pappa e fatto tante coccole a tutti, ho riso con gli altri ragazzi, constatato che il verso dei porcellini d'india è molto simile a quello delle zebre, ho finito puntuale e sono tornata a casa, sul pullman ho progettato insieme a una mia collega un parco giochi per le capre (si accettano consigli per il nome) e una libreria da tenere nell'ufficio sul tema dell'antispecismo per sensibilizzare i visitatori. Ho pranzato e sistemato la casa, poi ho fatto meditazione e ho letto un libro mentre fuori c'era un temporale assurdo, ho fatto la doccia e sono uscita a suonare l'handpan al fiume. Ora sono sul ponte, è tranquillo... faccio ancora un po' di musica poi rientro. Ho avuto delle brutte ipoglicemie in questi giorni e mi sono di nuovo scottata, a volte ho davvero tanti pensieri... da soffocarmi, corrono forte, tipo che mi sdraio e sento il cuore battere impazzito e la testa annebbiata. Ho delle sensazioni orribili, ma cerco di lasciarle andare. Di calmare la mente e respirare. Di accettare e non contrastare, di accogliere ma non trattenere. Soffro ma va bene. Perché so che starò meglio, perché so che il mio passato non torna e ciò che ho vissuto non mi identifica. Sono già libera dalla sofferenza e lo so bene. Anche se c'è, perché esiste e ci sarà sempre, ovunque. Ma sta a me scegliere cosa vedere, sentire e quali parti illuminare. Non c'è felicità senza dolore, come non c'è il buio senza la luce, giorno senza la notte, destra senza sinistra. Gli opposti sono facce della stessa medaglia e sono inseparabili, uno non esiste senza l'altro.
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È bella di notte la città. C'è pericolo ma pure libertà. Ci girano quelli senza sonno, gli artisti, gli assassini, i giocatori, stanno aperte le osterie, le friggitorie, i caffè. Ci si saluta, ci si riconosce, tra quelli che campano di notte. Le persone si perdonano i vizi. La luce del giorno accusa, lo scuro della notte dà l'assoluzione. Escono i trasformati, uomini vestiti da donna, perché così gli dice la natura e nessuno li scoccia. Nessuno chiede conto di notte. Escono gli storpi, i ciechi, gli zoppi, che di giorno vengono respinti. È una tasca rivoltata, la notte nella città. Escono pure i cani, quelli senza casa. Aspettano la notte per cercare gli avanzi, quanti cani riescono a campare senza nessuno. Di notte la città è un paese civile.
Erri De Luca - da Il giorno prima della felicità
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Conoscere l'amore
“Che cos'è l'amor
Chiedilo al vento
Che sferza il suo lamento sulla ghiaia
Del viale del tramonto […]”
Mi sono domandato spesso cos’è l’amore, in realtà me lo sto chiedendo ancora e credo che me lo domanderò finché vivrò. Ho avuto molte risposte dalla vita fino a oggi. Alcune evasive, altre discutibili, però molte sono state chiare e ben definite. Ora. Escludendo l’amore nelle sue molteplici forme che variano da quelle per dei figli, a quello per i genitori, alla passione, alla idolatria o alla devozione mi sono sempre chiesto cos’è l’amore tra persone che si seducono. Quello che attrae due persone donandosi reciproca felicità mentale, fisica e appagamento sessuale.
Credo che non ci sia una definizione indiscutibile per definire l’amore, a meno che non ci addentriamo nell’aspetto scientifico.
<In questo caso il nostro cervello produce chimicamente dopamina e noradrenalina. Il cuore batte più forte, il benessere interiore aumenta e la felicità anche>. Se avete letto questa definizione con la voce di Alberto Angela o Barbara Gallavotti, a seconda di chi vi garba, sappiate che siete delle belle persone.
Ma se dovessimo dare una spiegazione non razionale, beh, qui si potrebbe scrivere tantissimo.
E allora proviamo a immaginare dove si trova e com’è fatto l’amore che fa palpitare il cuore, in cosa si cela il sentimento che fa vibrare le anime.
L’amore può ambientarsi in una stazione dei treni, in un incontro rubato ai mille impegni della quotidianità, un incontro veloce dove il tempo è tiranno. Lo vedi negli occhi che si cercano tra la folla, le dita delle mani che finalmente si intrecciano per la prima volta e quell’ansito affannato di chi sospira profondamente per l’emozione.
L’amore può avere i tratti somatici di un viso, ovvio direte, ma potrebbe essere quello di una persona incrociata tanto tempo fa per le strade del proprio quartiere più e più volte. Fino ad ammirare quella persona e immaginare di poterle parlare, sorriderle e finanche baciarla. Pensare di poter far parte della sua vita. Senza averne mai avuto il coraggio. Ancora oggi il ricordo rimane. Perché se l’amore ha un volto, si tratta proprio di quel viso tanto sospirato.
L’amore può trovarsi in viaggio su una strada. Fatta di chilometri, non importa quanti, percorsi per arrivare da quella persona. Poco interessa se non tutte le strade sono percorribili a velocità sostenuta, se siano sconnesse o interrotte. Non si guardano i chilometri percorsi sul contachilometri ma l’orologio, quello sì, per calcolare quanto tempo si stia perdendo. Invece di trascorrerlo tra le braccia desiderate.
L’amore può essere pungente come il freddo di una mattina di gennaio, una di quelle con la brina sui prati. Mentre il vapore che esce dalle bocche sembra prendere forme romantiche, dando vita a fisionomie dolci che accarezzano le anime di chi si sta incontrando. Tutto questo dopo aver preso il coraggio di incontrarsi.
L’amore può avere una voce melodiosa. Quella di un soprano per esempio. Una voce di un’estensione magnifica che viene accompagnata da due occhi profondi, un sorriso da incorniciare, un cuore generoso. Un’anima eccelsa. Tutte coreografie degne della meravigliosa opera, creata da Madre natura, che si para dinnanzi ai nostri occhi. Estasi ed emozioni profonde.
L’amore può risiedere in una mente. Nelle confidenze, nelle parole e nei concetti creati dalla materia cerebrale di una persona. Un labirinto, come i vicoli di un centro storico, dov’è facile perdersi e dove non si proverà mai a cercare una via d’uscita. Perché ci si sta bene tra quei pensieri, dove in quelle riflessioni e nell’immaginazione si trova riparo. Un intelletto nei confronti del quale non si percepisce il tempo, perché esso rimane sospeso.
L’amore può trovarsi in svariati posti diversi tra loro. Luoghi che possono spaziare dalle biblioteche a delle colline, da una spiaggia marina a un museo, da un caffè del centro cittadino a uno sperduto castello medievale. Perché in quei luoghi ci arriva grazie a dei cuori generosi e pulsanti che lo ospitano trasportandolo.
Per ultimo, ma non meno importante, per me l’amore più potente risiede negli occhi di chi ha sofferto per amore e ti chiedono di non infierire, li noti nella moltitudine tra tanti occhi. Sono occhi che “gridano” nonostante il silenzio della luce spenta in essi. E se si riuscisse a riaccendere quella luce, chiunque resterebbe abbagliato. Ma l’amore sta anche in quel sorriso appena accennato, perché teme di illudersi di nuovo e che in pochi sanno percepire. Oppure nella voce di chi ti fa capire che vorrebbe volare in alto per non stare più sul fondo, ma con quella tremenda paura di cadere di nuovo.
“Ahi, permette signorina
Sono il re della cantina
Vampiro nella vigna
Sottrattor nella cucina […]”
Immagine: Diana spezza l’arco di Cupido (perché a un certo punto anche basta, con quella mira quel nanerottolo ha rotto gli zebedei) - dipinto di Pompeo Girolamo Batoni (1761)
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Magari toccasse a me
Prendermi cura dei giorni tuoi
Svegliarti con un caffè
E dirti che non invecchi mai...
Sciogliere i nodi dentro di te
Le più ostinate malinconie, magari
Magari toccasse a me
Ho esperienza e capacità
Trasformista per vocazione
Per non morire che non si fa...
Puoi fidarti a lasciarmi il cuore
Nessun dolore lo sfiorirà... magari!
Magari toccasse a me
Un po' di quella felicità... magari
Saprò aspettare te
Domani, e poi domani, e poi domani
Io come un'ombra ti seguirò
La tenerezza è un talento mio
Non ti deluderò
La giusta distanza, io
Sarò come tu mi vuoi
Ho un certo mestiere anch'io
(Mi provi)
(Mi provi)
Idraulico, cameriere
All'occorrenza mi do da fare
Non mi spaventa niente...
cit.
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Il caffè della domenica
non sbuffa nella caffettiera.
Parla e racconta.
La nostra felicità.
- Fabrizio Caramagna
Buongiorno...☕🌻
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Gio Evan è arte.
Mia madre prima di andare
Ha detto, "Mi raccomando
Non diventare mai
Le ferite che ti fanno"
Ricorda se un cuore dà tanto
Allora è un cuore salvo
Copriti forte, tieniti stretta
Gli uomini son freddi
Che il mondo regala paure
La vita per sempre dolori
Ma da me che hai preso il coraggio
Difende chi ami e ricorda di usarlo
E se volare è anche cadere, goditi il cielo spiega le mani
Ricordati che queste ferite sono i segnalibri di chi ci ha provato
Non sempre resistere è essere forti, a volte tu lascia la presa
Ricorda che non si è mai soli e la vita non è fare solo la spesa
Viaggia e conosci te stessa e tieni questa ricetta
Prendi la strada più dura
Quando hai voglia di stare da sola
Reggiti sempre il cuore con forza
Non basta qui la fortuna
Non tutto l'amore è una farsa
Chiuditi in stanza, spaccala e balla, musica a palla
Prega due volte chi canta, prega due volte chi canta
Sei forte lo so ma anche stanca
E portati il mare da casa
La vita è questione di danza
Uno, due avanza, uno due, pausa
Fermati, sì, solo dall'alba
Viaggia e sentiti a casa
Ricorda che un cuore in mille pezzi diventa mille cuori
Non cercare la felicità nel posto dove l'hai persa
È vero da lontano siamo speciali ma anche senza dettagli
Non rimpiangere mai il fatto di essere diversa
Son queste cicatrici a renderti perfetta
E non lasciare mai un ti amo in sospeso
Ricorda è un tuo diritto amare senza farsi male
Prendi la strada più dura
Quando hai voglia di stare da sola
Reggiti sempre al cuore con forza
Non basta qui la fortuna
Non tutto l'amore è una farsa
Chiuditi in stanza, spaccala e balla, musica a palla
Prega due volte chi canta, prega due volte chi canta
Sei forte lo so ma anche stanca
E portati il mare da casa
La vita è questione di danza
Uno, due avanza, uno, due shh
Fermati a un soffio dall'alba
Viaggia e sentiti a casa
Ricorda che un cuore in mille pezzi diventa mille cuori
Mille cuori
Ricorda che i sogni e il ragù
Non sono per niente affatto diversi
Entrambi cuociono lenti a fiamma accesa tutta la notte
L'anima si toglie l'aglio mi raccomando
A nessun altro non il caffè
Che ti tiene sveglio
Ma le ambizioni che ti porti di dentro
Lava i piatti a casa degli altri
Che non si vive di solo pane
La pasta è come la vita
Se non la giri sicuro si attacca
E il cuore non è mica il sale
Mettine più di quanto basta
Mille cuori
Prendi la strada più dura
Quando hai voglia di stare da sola
Reggiti sempre al cuore con forza
Non basta qui la fortuna
Non tutto l'amore è una farsa
Chiuditi in stanza, spaccala e balla, musica a palla
Prega due volte chi canta, prega due volte chi canta
Sei forte lo so ma anche stanca
E portati il mare da casa
La vita è questione di danza
Uno, due avanza, uno due, pausa
Fermati a un soffio dall'alba
Viaggia e sentiti a casa
Ricorda che un cuore in mille pezzi diventa mille cuori
Mille cuori
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Storia breve #1
Interno di un bar: ride, qui accanto, d'una ebbrezza alcolica, un lavoratore a pranzo. Seduto, gambe larghe, occhi acquosi, mani esauste, strette intorno ad una birra, il viso arrossato anche dal freddo preso fin dall'alba, spensierato come un soldato al congedo. Chissà se la felicità non sia questa: una feroce determinazione nel trovarla, ad ogni costo; e questo dubbio rende più intenso il gusto del caffè che sto bevendo.
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Mezz'ora dopo bussammo alla porta di casa del mio amico Pietro. Il vecchio si era lamentato per tutto il viaggio. Ma che cazzo di strada, che cazzo di posto, che cazzo di buio, non c'era una cosa che gli andasse bene. E giù una sfilza di cazzi che, se li avessi detti io, avrei preso sberle fino ai venti anni. Non vedevo l'ora di diventare maggiorenne per poter dire quello che volevo senza problemi.
Ci venne ad aprire il fratello di Pietro, che, appena ci vide, sfoderò un sorriso sfavillante. "Ciao giovanotto, che piacere rivederti!" Disse. E sembrava davvero che fosse felice. "Ciao, Antonio." Risposi. E basta. Senza sorridere e con troppo distacco. Iniziavo a comprendere la gravità della situazione. Lui sembrò non accorgersene, o fece finta, mi arruffò i capelli e rivolse la sua attenzione al mio vecchio: "Buonasera, con chi ho il piacere di parlare?" Mio padre ci mise un po' a rispondere, rimase lì a fissarlo con la bocca leggermente aperta. non si aspettava che dietro il primo portone, ce ne fosse un altro, altrettanto imponente e massiccio. Antonio era un vero gigante. "Piacere di conoscerti, Antonio. Io sono il papà di questo fringuello e mi chiamo Alfredo." E gli porse timidamente la mano, credo avesse paura di riaverla indietro mezza stritolata. Antonio gli strinse la mano con vigore contenuto, chissà se fosse possibile uccidere un uomo soltanto stringendogli la mano. "Prego, entrate pure, abbiamo appena finito di cenare ed il caffè è sul fuoco. Potete farci compagnia, se volete." E disse tutto senza mai smettere di sorridere. Entrammo in cucina e la bocca di mio padre si allargò a dismisura. "Caspita!" borbottò sottovoce, "E' enorme! Qua dentro c'entra tutta casa nostra. E, se lo parcheggio bene, anche il mio camion."
Il papà di Pietro, non appena ci vide, ci venne incontro, anche lui sorridente, come se fossimo amici di vecchia data, o, meglio, dei parenti stretti. Anche sua moglie sembrava felice dell'inattesa visita. Insomma, erano tutti felici; manco fosse stata la vigilia di Natale. Io però non sorridevo affatto. E di felicità neanche l'ombra. Ero triste. Triste dentro. E traditore. Incrociai lo sguardo del mio amico, sembrava scrutarmi come volesse leggermi l'anima. Ma credo fosse soltanto la mia impressione di traditore, anche perché ero convinto che lui sapesse sempre ogni cosa in anticipo. Era serio e distaccato, niente affatto preoccupato, chissà come cazzo faceva. Cercai di scusarmi, di fargli capire con gli occhi che non volevo fare la spia. Che ero stato costretto a farlo, per il mio e per il suo bene. non so se ci riuscii.
"Benvenuto. Prego, si sieda, mia moglie le verserà subito una tazza di caffè appena fatto. Poi, se gradisce, sarò io ad offrirle un bicchierino, magari anche due, di grappa fatta in casa." Disse l'altro papà al mio.
"In vita mia, mai che mi sia capitato di rifiutare un bicchierino di grappa, figurarsi se ho intenzione di dire no a quella fatta in casa." Rispose il vecchio, perfettamente a proprio agio.
"Benissimo allora. A cosa devo l'onore e il piacere di questa visita?"
"Vede, per quanto riguarda l'onore, spero che rimanga tale anche quando usciremo da quella porta, ci terrei, sul serio. Ma so già che non sarà un piacere ascoltare quanto ho da dirle. E quanto ha da dire mio figlio."
Una pugnalata mi avrebbe fatto meno male. Ecco quindi qual era il suo piano. Farmi fare una figura di merda davanti a tutti. Abbassai lo sguardo e mi concentrai sulla punta delle mie scarpe. In quel momento erano il mio centro del mondo. Nient'altro sembrava degno della mia attenzione e...E odiai mio padre! Lo odiai con tutte le mie forze per quella vile carognata. Lui avrebbe dovuto proteggermi, sempre, questo si fa con un figlio, non metterlo in mezzo. Ma che cazzo di padre era? Perché mi faceva quella vigliaccata?
Il racconto ebbe inizio. Li mise al corrente dell'incontro-scontro con l'avvocato Terenzi, di come quel figlio di cagna li avesse aggrediti verbalmente al bar, della sua falsa versione dei fatti e delle sue intenzioni di portare in tribunale tutti i ragazzini, padri compresi nel prezzo. non ci mise molto, fu preciso e conciso. Una volta esaurito il preambolo, mi chiamò vicino a se. Era il mio turno. Ero io che dovevo illustrare l'antefatto, che dovevo illustrare la scena del crimine. Mi sentivo peggio di quella volta che mi avevano portato dal dentista. L'attesa in quella saletta squallida era stata massacrante, eppure avrei aspettato tutta la vita, pur di non finire sotto ai ferri. Ma, inesorabile come la morte, toccò anche a me. L'unico ricordo sopravvissuto è il desiderio che si finisse in fretta. Ora ero nella stessa situazione. Doveva finire in fretta. Presi un lungo respiro e iniziai a parlare. Parlai senza mai fermarmi e senza mai, neanche una volta, neanche per sbaglio, guardare in faccia i presenti. Dissi tutto, a testa ostinatamente bassa, ma dissi tutto. Dissi tutto senza togliere, o aggiungere, particolari, cercando, a mo' di discolpa, di calcare la mano sulla prepotenza e la bastardaggine dei grandi. Quando ebbi finito, scese il silenzio, Un silenzio denso, pesante, non era un bel segno. Non lo era affatto.
Il primo a risorgere dalla paralisi generale fu il papà di Pietro. Si alzò lentamente dalla sedia, come avesse un grosso fardello sulle spalle, si avvicinò al mio amico, che era rimasto, per tutto il tempo, in piedi vicino al camino, senza mutare mai espressione, come se si parlasse di cose che non lo riguardavano, e con un manrovescio terrificante gli fece girare la testa dall'altra parte. Una sberla della Madonna! Io al posto suo avrei pianto per una mezz'ora. tuttavia al padre sembrò non bastare. Non ancora. Alzò il braccio per colpire di nuovo, ma non lo fece, non gli riuscì, l'altro figlio, quello più grande, gli afferrò il braccio bloccandolo a mezz'aria.
"Lasciami, perdio!" Urlò, per la rabbia e per lo sforzo.
Antonio, che invece non sembrava sforzarsi affatto, con un tono calmo e glaciale, in verità molto simile a quello del suo fratellino, rispose: "Basta botte. Non servono. Non toccarlo più."
Fu mio padre ad allentare la tensione che si era venuta a creare. "So che non sono affari miei, signore, ma mi permetto lo stesso di dire la mia. E mi scuso fin d'ora per l'intromissione. Suo figlio non merita di essere rimproverato. E, tanto meno, di essere picchiato. Si è dimostrato coraggioso ed altruista, sono qualità rare, specialmente tra i giovani d'oggi. Si è battuto, da solo, contro tre balordi più grandi di lui e lo ha fatto per difendere gli amici, tra i quali, mio figlio. Amici che, tra le altre cose, non hanno mosso un dito per aiutarlo. Meriterebbe un premio, non una punizione! Personalmente, sono venuto per ringraziarlo, ed è esattamente quello che farò." Si alzò dalla sua sedia, si avvicinò al Maremmano, gli tese la mano e aggiunse:" Non sono tuo padre, giovanotto, ma sono lo stesso fiero di te. E sono felice che tu sia amico del mio ragazzo. Grazie, ti sono debitore." Pietro fece un impercettibile segno di ringraziamento con il capo e gli strinse la mano. Suo padre si voltò verso il mio, lo soppesò con gli occhi, poi: "Le va di uscire un attimo? Vorrei parlarle in privato." Disse.
"Volentieri, ma prima di uscire, vorrei aggiungere un'ultima cosa, prima non me ne ha dato il tempo. Comunque vada avanti questa storia, qualunque piega prenda, voglio che sappiate che non resterete mai da soli. Io sto con voi, anche i miei amici sono della partita. Avete la mia parola. Gli facciamo il culo a quel figlio di padre ignoto dell'avvocato!"
E uscirono.
Un coro di emozioni mi stava cantando negli orecchi. Tante voci confuse insieme, con il risultato di confondermi ancora di più. Ero deluso da me stesso, ero triste, arrabbiato, confuso, affamato. Si, tra le tante cose, mi era arrivata anche la fame. Ma soprattutto sentivo il bisogno di parlare con Pietro. Volevo scusarmi, spiegare le mie ragioni, volevo che capisse, doveva capire! Con fare incerto, mi avvicinai, eravamo rimasti soli. Antonio era uscito, non so per dove, ma non era più lì e la madre era salita al piano superiore, forse per preparare i letti.
Avevo un groppo in gola, ma non mi avrebbe fermato. "Io non volevo...Scusami, Pietro, avrei dovuto tacere, non dire nulla, ma mio padre mi ha costretto. mi avrebbe ammazzato di botte!" Che figura di merda! Lui aveva preso una sventola paurosa senza fare un fiato ed io mi ero cagato addosso solo per la promessa di prenderle. Proprio una gran bella figura di merda. Poi mi ricordai che non era solo per quello, che avevo parlato anche perché, al mio vecchio, avevano raccontato delle falsità. "Poi Alberto Maria aveva raccontato un mucchio di stronzate, per non dire al padre che le aveva buscate da uno più piccolo, così ho dovuto dire la verità! Io..."
"Chi è Alberto Maria?" Mi chiese, come se fosse appena arrivato. Come se in tutto il casino che era scoppiato lui non c'entrasse affatto.
"Come chi è? Quello che se ne è tornato a casa con il naso spappolato!" Risposi tutto d'un fiato. Poi feci una cosa di cui mi vergognai immediatamente. E di cui mi vergogno ancora. Scoppiai a piangere come un poppante cui hanno rubato il ciuccio. Saranno state le troppe emozioni accumulate, non saprei, il fatto è che un fiume di lacrime mi sgorgò dagli occhi e non riuscii a trattenerne neanche una.
Pietro rimase immobile e immobile la sua espressione distante, poi si voltò, mi guardò serio, mi cinse le spalle in un abbraccio e disse: " Non stare lì a preoccuparti, amico mio. Hai fatto la cosa giusta. Tanto, prima o poi, i miei lo avrebbero saputo lo stesso. Al tuo posto, avrei fatto la stessa cosa."
Non era vero, lo sapevo. lui era un duro, un duro vero, non gli avrebbero cavato una parola, neanche con le pinze. Però gli credetti lo stesso. Avevo bisogno di crederci e lo feci. Mi sentii subito meglio. Eravamo ancora amici. Era proprio forte il Maremmano, sapeva sempre cosa dire e fare. Era un grande. Più grande degli adulti.
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