#anima perdita
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arbre-mes-espaces · 1 year ago
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Information no one asked for.
Of course, naturally, my wand. Also, the wand I used for Jade in the flashback in part 3 of the Ever Verse. After reading the notes on it it just made sense to use my wand for her.
Holly wood with a dragon heartstring core, 12 ¾" and slightly springy.
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Un viaggio chiamato amore: la poesia epistolare tra Sibilla Aleramo e Dino Campana. Recensione di Alessandria today
Sguardi celesti e anime intrecciate: l’amore struggente tra Sibilla Aleramo e Dino Campana nei versi dell’epistolario
Sguardi celesti e anime intrecciate: l’amore struggente tra Sibilla Aleramo e Dino Campana nei versi dell’epistolario L’amore tra Sibilla Aleramo e Dino Campana è una delle storie più intense e tormentate della letteratura italiana. I versi che Sibilla dedica a Dino, tratti dall’epistolario “Un viaggio chiamato amore”, raccontano la complessità di un legame fatto di passione, dolore e poesia. È…
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bagnabraghe · 1 year ago
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L'opera di Giuseppe Conte, sempre mirata a puntualizzare la perdita d’anima della civiltà moderna
Luigi Picchi ha definito quest’opera [“Il ragazzo che parla col sole” di Giuseppe Conte] come un romanzo poetico ed interessante, le cui avventure inducono il lettore alla riflessione sul mondo attuale, che diventa “sempre più sofisticato e inautentico” <1425. Quest’osservazione spiega perfettamente, a nostro avviso, lo scopo principale dell’opera contiana, sempre mirata a puntualizzare la…
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adrianomaini · 1 year ago
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L'opera di Giuseppe Conte, sempre mirata a puntualizzare la perdita d’anima della civiltà moderna
Luigi Picchi ha definito quest’opera [“Il ragazzo che parla col sole” di Giuseppe Conte] come un romanzo poetico ed interessante, le cui avventure inducono il lettore alla riflessione sul mondo attuale, che diventa “sempre più sofisticato e inautentico” <1425. Quest’osservazione spiega perfettamente, a nostro avviso, lo scopo principale dell’opera contiana, sempre mirata a puntualizzare la…
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susieporta · 5 months ago
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La mancanza d'amore genera sempre una mancanza d'essere.
Quando non siamo amati, o non ci sentiamo amati, abbiamo la netta percezione di non valere nulla. Soprattutto se questo accade quando siamo piccoli con i nostri genitori.
Se l'altro ci ama, se soddisfa le nostre aspettative di essere riconosciuti, di ricevere affetto, cure, gratificazioni, noi ci sentiamo visti.
Sentendoci visti, ci riflettiamo nei suoi occhi come in uno specchio, nel quale vediamo, finalmente, noi stessi.
È l'atteggiamento di cura, di amore, di interesse da parte dell'altro importante nei nostri confronti, a creare in noi la convinzione di essere qualcosa.
Qualcosa che è degno di essere amato.
Il valore che ci viene dato dall'altro, ci incoraggia a dare valore a noi stessi, e a considerarci come delle persone che hanno il diritto di esistere.
E proprio grazie a questa convinzione, che viene rinforzata attraverso l'atteggiamento dell'altro e mediante le interazioni tra noi e lui, che noi creiamo in noi stessi una nostra identità.
Il nostro io.
Se tutto questo viene a mancare, oppure risulta zoppicante, intermittente, o ambiguo; se l'amore dell'altro e il valore di cui ci investe risultano a corrente alternata, noi cominciamo a dubitare di noi stessi.
Avviene nel nostro intimo, nella nostra interiorità, quello che Claudio Naranjo chiama obnubilamento dell'essere.
Questa perdita del nostro essere, intesa come vuoto d'essere, non può essere messa da parte.
Da adulti, infatti, proviamo questo vuoto d'essere che ci spinge ad una ricerca spesso drammatica, tormentata e angosciante.
Potremmo dire che tutta la nostra esistenza si avvita di continuo all'interno di un labirinto invisibile rappresentato da questa assenza.
Il nostro stesso carattere non è altro che una formazione reattiva compulsiva, drammatica e spesso inconsapevole, alla mancanza del nostro essere o alle parti mancanti di esso, che sentiamo come tormento diffuso e indefinito nella nostra anima.
Ora, il problema è che noi andiamo a cercare la conferma di queste nostre parti mancanti, o del nostro essere stesso, servendoci di aspetti fallaci, maschere comportamentali e illusioni cognitive, che in qualche modo possono ricostruire in noi, anche attraverso il feedback degli altri, un'immagine compensatoria di quella presenza d'essere che, a qualche livello, sentiamo mancarci.
Alcuni lo fanno attraverso il perfezionismo perché in questo modo ottengono un qualche tipo di riconoscimento, dagli altri e da loro stessi.
Altri lo fanno attraverso il servire indefessamente le altre persone, fino allo sfinimento.
Altri ancora attraverso il dominio, il controllo, la rabbia esplosiva o implosiva.
Altri ancora attraverso il senso di colpa, il giudizio di sé, il vittimismo, il tutto ricoperto dalla patinata vernice rinforzante della virtù morale.
Questi atteggiamenti sono tutte modalità compensative attraverso le quali noi cerchiamo il nostro essere laddove non c'è.
E più lo cerchiamo attraverso queste modalità compensative, più ce ne allontaniamo.
Il trucco è comprendere che dietro alle nostre paure, mancanze e bisogni esistenziali negati, si nasconde quell'essere che tanto cerchiamo all'interno di comportamenti stereotipati, di formalità vuote e di astrazioni.
Se ne sta acquattato nel vuoto, pronto a farsi scoprire e al tempo stesso a lasciarsi costruire da noi, se ci dedichiamo a noi stessi con amore, gratitudine e semplicità.
Il nostro essere, come un seme cui viene data la possibilità di germogliare se piantato nel terreno giusto, emergerà da sé.
Dobbiamo solo avere fiducia nella potenza realizzativa della vita stessa.
©Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
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saraloveslove · 3 months ago
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Ciao Liam,
Ti scrivo questa lettera qui, dove non la leggerai mai, perché ho bisogno di buttare fuori quello che sento e penso che questo sia il posto migliore per farlo.
E te la scrivo in italiano perché so che dove sei adesso non ha davvero importanza.
Ti ho conosciuto tardi nella vita, avevo già 30 anni ed ero incinta del secondo figlio quando ho scoperto te e i tuoi fratelli. Non avete fatto parte della mia infanzia o della mia adolescenza, ma questo non rende la perdita meno dolorosa, anzi. Sono una vostra coetanea (una manciata di anni in più, ma l'età non si chiede mai a una signora) e proprio per questo, forse, mi sento così incredibilmente vicina a voi in un modo che non mi sarei mai onestamente aspettata.
Liam, anima fragile, ho assistito con gioia al tuo periodo in riabilitazione e mi ricordo i sorrisi genuini e pieni di vita che ci regalavi in quel periodo. Stavi bene e si vedeva.
Ma il mondo in cui vivevi ha deciso che tu non ne valevi la pena, perché alla fine questo è. La stessa industria che non ha pietà per nessuno e ha triturato gente del calibro di Michael Jackson e Withney Houston ti ha gettato sul fondo del mare con un'ancora al collo. Ho assistito, impotente e distrutta dietro a uno schermo dall'altra parte del mondo, alla spirale di distruzione che ha ti condotto esattamente là dove avevo previsto che ti avrebbe condotto.
Ti hanno isolato dalla tua famiglia e dai tuoi affetti, portandoti in un paese sconosciuto dalla lingua sconosciuta e senza riferimenti culturali né affettivi, circondandoti di persone che erano lì solo per un contratto e non perché veramente interessati al tuo cuore dolce e buono. Ti hanno tenuto lontano dai tuoi fratelli acquisiti, gli unici che potevano davvero capirti. Ti hanno boicottato la musica, impedendoti di fare una delle poche cose che ti teneva in vita. Avevi un figlio, e da madre so che il suo volto deve averti dato una ragione per svegliarti più di una volta, ma ti hanno tolto pure quello, chissà con quale lavaggio del cervello. Ti hanno fatto credere di non valere niente, di non essere abbastanza, che nessuno ti amasse più. Ti hanno fatto credere di essere un peso e che il mondo, compresi i tuoi genitori che ti hanno messo al mondo, i tuoi fratelli - di sangue e non - che ti hanno amato infinitamente e il tuo bambino, sarebbe stato meglio senza di te. E lo hanno fatto alimentando le tue debolezze, fornendoti la droga e l'alcool con cui potevano controllarti.
So che sicuramente hai sbagliato nella vita, commettendo errori più o meno gravi anche con le persone a cui volevi più bene, ma eri malato, Liam. Non eri rotto, eri malato e meritavi di essere curato. Meritavi una sincera e seria possibilità di uscirne e fare ammenda dei tuoi sbagli, qualunque siano stati, tornando a fare parte della vita delle persone che ti hanno sempre amato. Meritavi la possibilità di riabbracciare la tua famiglia e i tuoi ragazzi e di dare altri baci al tuo bambino.
Ti hanno fornito corda e sgabello e poi hanno aizzato il popolo dei social a dirti di ucciderti.
Non ho mai vissuto quello che hai vissuto tu, né conosco di persona qualcuno che abbia sofferto della tua stessa malattia. Non ti biasimo per aver cercato la via più facile, la colpa non è tua. Ci hai provato a dirci come stavi e a chiederci aiuto, hai gridato forte con tutto il cuore, e vorrei che fosse bastato.
Dovunque tu sia, spero che troverai la pace e la serenità che quaggiù ti era stata rubata. Non perdonarli, Liam, perché non lo meritano.
Però, se puoi, veglia su chi è rimasto quaggiù e ti piangerà per sempre.
Vorrei aver potuto fare di più per te e, anche se so che non ero nella posizione per farlo, è un rimpianto che mi accompagnerà a lungo.
Riposa in pace 🤍
- Sara -
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vivstories · 3 months ago
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Se perdi qualcuno ma ritrovi te stesso, hai vinto.
Perché nella solitudine delle assenze crescono le radici della tua anima, e nel silenzio ritrovi la tua voce.
C'è forza in ciò che resta dopo che tutto è andato via.
C'è coraggio nel ricomporre i pezzi che hai lasciato lungo il cammino, nell'abbracciare il vuoto e riempirlo di te.
Perché alla fine, non è la perdita che conta,
ma ciò che scopri quando torni a guardarti allo specchio.
Hai vinto, se nel perderti, ti sei ritrovato.✨
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vividiste · 1 year ago
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Dopo.
Dopo sarai ricordata come una creatura meravigliosa, un' anima fragile, un angelo incompreso .
Ma tutto questo, dopo.
Dopo che hai portato il peso degli abusi da sola..dopo che hai sbagliato da sola , sei caduta da sola , e hai sofferto le pene di una perdita ..da sola .
È così che si fa, no ?
I vivi son fantasmi e viceversa .
A tutte le Sinéad O' Connor ancora in vita. ❤️
Liana Masi🌻
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ombrafurtiva · 1 year ago
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Solitamente non sono tipo da donazioni, le forme d’altruismo e gentilezza dovrebbero prescindere i soldi; ma viviamo in un sistema in cui il denaro è apripista e direttore delle nostre esistenze.
Sono inoltre sicuro che molti, se non tutti qui abbiamo conosciuto il dolore della perdita: che sia un caro, un amico, un genitore, un fratello, un compagno: definizioni che non prescindono la specie secondo me, in alcun modo.
Ho perso quel che volgarmente si è soliti definire ‘animali domestici’ ma che per me erano tutta la mia vita, parti imprescindibili della mia anima e sebbene sia passato del tempo questo breve riferimento è tutto quel che sono capace di fare, l’unico sguardo oltre la voragine dentro di me oltre cui sono capace di sporgermi. Sono sicuro che un tale attaccamento non sia estraneo ad alcuno di voi.
Inoltre non mi piace fare appelli emotivi; sono tremendamente vicini a scatenare pena e pietà ancor prima che partecipazione al sentimento, e sono anche il primo a valorizzare la morte come parte integrante della vita, aspetti del Cambiamento: unico Dio di qualsiasi religione e di qualsiasi scienza; tuttavia non posso che dedicare un pensiero ai primi interessati di questa raccolta, alla sofferenza, un pensiero che diventa ricordo di esperienze passate che nessuno augurerebbe.
Vi chiedo infine di canalizzare questa mia riflessione nei vostri di ricordi e di immedesimarvi per un attimo: che l’animo puro di un gesto di gentilezza possa lordarsi per un attimo del vil denaro, ma il cui fine possa redimerlo e restituirlo alla sua originaria tenerezza, di ognuno di voi.
Se potete, aiutate Bastet.
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intotheclash · 6 months ago
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... quando uno è triste non servono le classifiche, non c'è un tristometro, è inutile dire... "sto mediamente peggio di te" o... "decisamente meglio di te"... si diventa tutti ottusi ed egoisti e la propria tristezza diventa una grande campana in cui ci si chiude, per non ascoltare la tristezza degli altri, oltretutto il tossico seme della infelicità odierna, non è forse rintracciabile, in quello sfuggire(sfuggirsi), in quella perdita di identità individuale e collettiva? Questa frenesia metropolitana rassomiglia all'angosciante fuga continua dei criceti in una gabbia troppo stretta, costretti a rincorrere la propria coda... l'uomo contemporaneo cerca invano di scappare, per non dover riconoscere l'ombra della propria anima, per non fare i conti con le proprie miserie... con la propria inaudita infelicità. Buon sabba e buona fortuna.
(il mio amico Cristian)
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pensierodelgiornoblog · 8 months ago
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Non è possibile mostrarsi per sempre diversi da ciò che si è.
“Alla gran maggioranza di noi si richiede un’ipocrisia costante, eretta a sistema. Ma non si può, senza conseguenze, mostrarsi ogni giorno diversi da quello che ci si sente: sacrificarsi per ciò che non si ama, rallegrarsi di ciò che ci rende infelici. Il sistema nervoso non è un vuoto suono o un’invenzione. La nostra anima occupa un posto nello spazio e sta dentro di noi come i denti nella bocca. Non si può impunemente violentarla all’infinito”. – Boris Pasternak, ‘Il dottor Živago‘.
Spunti di riflessione
La citazione è tratta dal celebre romando “Il dottor Živago” di Boris Pasternak. Il personaggio fa una profonda riflessione sull’ipocrisia che spesso permea la vita quotidiana delle persone. Pasternak attraverso queste parole denuncia la società, che con le sue convenzioni, obblighi e aspettative, richiede a molti di noi di essere ipocriti, di vivere una sorta di doppia vita in cui ci si mostra diversi da ciò che si è veramente.
In queste frasi si trova tutto il conflitto interiore che si origina da questo modo di vivere, più che mai attuale. Mostrarsi diversi da ciò che si è veramente è un sacrificio interiore, un continuo “violentare” la propria anima, che come ben esprime la citazione, occupa un suo spazio reale dentro di noi. Questa violenza continua alla nostra essenza interiore, al nostro vero sé, può avere conseguenze dannose sul nostro benessere psicologico e emotivo.
Non a caso, Pasternak fa anche riferimento al sistema nervoso, spiegando che questo non è semplicemente un insieme di processi biologici, ma piuttosto un’entità che riflette il nostro essere interiore. E’ importante sottolineare come vivere in un costante stato di ipocrisia può portare a uno squilibrio nel sistema nervoso, una sorta di disarmonia tra ciò che siamo veramente e ciò che mostriamo al mondo.
La riflessione di Pasternak è molto forte e ci chiede di riconsiderare l’importanza di vivere senza compromessi (sia interiori che esteriori), di essere in sintonia con il nostro vero io. Le impalcature esterne, le maschere che abbiamo costruito per difenderci nella vita, non possono sostituirsi alla nostra anima, né soffocare i nostri veri bisogni come persone che hanno una propria unicità. Dunque, bisogna rimettere in discussione tutto, qualora ci si accorga che la vita che stiamo vivendo non rispecchia noi stessi.
Se sentiamo che di fondo c’è un’infelicità che non si può colmare con semplici antitodi di distrazione, è il caso di andare a fondo per scoprire se le nostre istanze interiori trovano spazio nella nostra esistenza.
Contesto storico e conflitti umani
Per comprendere meglio il senso della citazione, dobbiamo approfondire anche il contesto storico in cui fu scritto il romanzo “Il dottor Živago”, pubblicato per la prima volta in Italia nel 1957 e poi diffuso in tutto il mondo.
Il romanzo è ambientato in Russia, principalmente durante la rivoluzione russa e la successiva guerra civile, che hanno avuto luogo tra il 1917 e il 1922. Questo periodo storico è caratterizzato da una profonda agitazione politica, sociale ed economica, con la caduta dello zarismo, l’ascesa dei bolscevichi guidati da Lenin e l’instaurazione del regime comunista.
Nel contesto della rivoluzione russa, emerse uno scontro ideologico tra il nuovo ordine socialista e le tradizioni culturali e comunitarie preesistenti. Il regime comunista cercò di plasmare la società secondo i suoi principi, promuovendo l’uguaglianza sociale e la collettivizzazione dei beni. Tuttavia, questo portò anche a una forte repressione politica, a una limitazione delle libertà individuali e a una censura culturale.
Nel mezzo di questo scenario di tumulto politico e sociale, il protagonista del romanzo, il dottor Yuri Živago, un medico e poeta, naviga tra le sfide personali e le difficoltà esterne. Il romanzo esplora temi universali come l’amore, la guerra, la perdita e l’identità individuale, offrendo anche una critica implicita al regime comunista e alla sua influenza sulla vita quotidiana delle persone.
La citazione si inserisce perfettamente in quell’ambientazione, esprimendo il conflitto psicologico del protagonista e di molte altre persone nel dover vivere in un ambiente in cui l’ipocrisia è diventata la norma. Ogni qualvolta le esigenze umane individuali divergono in modo estremo dalle pressioni sociali e politiche, si genera una tensione che indica il livello di disarmonia tra la necessità di conformarsi alle aspettative della società imposte dal regime e il desiderio di mantenere un senso di integrità e coerenza interiore.
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lareginadelmondomarcio · 10 months ago
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Amore, caro amore mio.
Raccontami una storia, che strappi pezzi di me seduta davanti al pianoforte, ti suono una canzone, accompagnamento, melodia che accolga i colpi di machete sulla mia schiena. 
Distruggimi ch'è l'unica cosa che sai fare, rigirami fra le dita delle tue mani, sporche e stracolme di sangue che cola dalle mie ferite. 
Alzo piano la testa e ti guardo negli occhi. 
Un colpo sordo, il pavimento nero accoglie il mio corpo bianco e divento un quadro. Appendimi sopra il muro dietro al pianoforte che suona incontrollabile il dolore della perdita del pianista. 
Divento tua creatura, esistenza inumana, colore sulla tela e dolore sulle labbra. 
Mi mordo il labbro inferiore ed un sapore deciso nella bocca accoglie la tua anima dannata e la mia essenza più pura d'odio e amore. 
Una nuova guerra. 
Amore, caro amore mio.
Siamo sempre noi. Le bestie feroci. Animali assetati di sangue. Una dipendenza reciproca. 
Esci dalla buia casa e lascia il quadro in bilico tra l'essere distrutto o accolto dall'umana sostanza. 
Poi muori. Come sono morta anch'io che volo e sono libera, prima creatura incatenata. L'anima venduta al diavolo e poi restituita agli angeli. Volo. 
Ricordati i tramonti e il mare fuori dalla finestra, poi buio. 
Ti strappo gli occhi mentre mi strappi il cuore. 
Prendi fuoco e resti cenere in penombra della vita che non hai vissuto.
Tu carnefice, io vittima. Io carnefice e assassino della tua anima dannata incatenandoti al muro, braccia, gambe per poi strapparti in due. 
Viscere per terra, sangue sul mio volto, sorrido. 
Tu, creatura mia, io prima, creatura sola. Nessun padrone, niente salvezza, colpisci e guardo il massacro nella buia stanza della nera casa.
T'odio, massacro creatura mia e piango, dopo sparo. 
Il mio cervello sui muri tristi e sporchi, il pianoforte suona la canzone della morte del carnefice. 
Muori che sono morta e perdiamoci negli inferi, nel quadro appeso al muro. 
Fuori, la tempesta perfetta e colpisce come un'enorme palla da demolizione che compare dal nulla e sbatte dritta contro il cervello. 
Distrugge tutto, dietro di lei, solo polvere, fumo denso, asfissia. 
Amore, caro amore mio. 
Ci siamo distrutti così tante volte.
Ci siamo mischiati il sangue e chi sei? 
Chi sono? 
L'odore del mare mi solletica le narici e di questa volta siamo in spiaggia. 
Che arma utilizzerai? 
Come mi difenderò? 
Gli occhi, quei occhi scuri e freddi. 
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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"Una vita in fuga. La perdita" di Germana Maiolatesi: una storia tra la montagna e l’anima. recensione di Alessandria today
Un romanzo intenso e autentico che unisce l’avventura al racconto interiore. “Una vita in fuga. La perdita” di Germana Maiolatesi, pubblicato il 1° dicembre 2023, è un’opera che intreccia la vita estrema di un alpinista con una profonda ricerca esistenziale. Il romanzo segna l’esordio letterario di una delle alpiniste italiane più forti di sempre, che ha saputo trasformare la sua straordinaria…
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paolonovecento · 1 year ago
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A volte mi ritrovo a pensare
a pensarti
a quanto tempestiva si stata la tua scelta e a quanto irremovibile sia stata.
E mi ritrovo a pensare in che stato sarei, adesso, come ad agosto,
solo
a combattere contro demoni(miei)
e contro tutti gli ospedali incrociati e visitati:
e faccio fatica ad immaginarti in quel ruolo che era nostro, tuo. La mia streghetta aveva visto, intuito..?
alla fine il sostegno arriva dalla persona che ho più ferito, deluso, tradito.
che mi ha placato , aiutato
spinto verso ragionamenti di fisica o di metafisica senza cadere nel tranello della religione.
Io, che mi definisco uomo di scienza , mi trovo adesso a combattere verso "ritimagici" che sono l'appiglio, il desiderio di un miracolo che incredibilmente vengono da chi è destinato come me al dolore della perdita.
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Ma non è altro che una speranza, un cercare risposte che sono scritte nel corso di una vita vissuta con dignità fino a 4 giorni fa.
Oramai, forse( che non sono sicuro manco di questo..), non rimane che un anima in un corpo che non c'è più e che magari deve sistemare qualche questione, non so.. Per poi lasciare questa parte dell'esistenza e via, chissà dove si andrà, finirà.
e mi ritrovo a pensare a quanto certi legami non finiscono con un pezzo di carta di un tribunale e che, al bisogno, nel bisogno, nonostante abbia fatto di tutto e di più per allontanarmi, allontanarla alla fine.. 30 min al telefono l'altro ieri, 45 min ieri un ora e mezzo oggi in ospedale che, nonostante sia freddo e poco addolorato della situazione, del momento.. Stare li, parlarci, riuscire a trovare un sorriso e una riflessione. Liberi da pregiudizi e preconcetti, e un abbraccio che ci promettiamo di fare in modo che non sia di circostanza e di fare in modo di non incontrarci solo in situazioni particolari.
L'ultimo dell'anno è stato intenso
una sfida contro e con me stesso
perduto in una camminata che era una sfida contro me stesso a non fermarmi, ad andare avanti ,a darmi un obiettivo e mantenerlo
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un viaggio da solo alla ricerca del mio io e alla fine arrivare, pazienza se ero disarmato, impreparato e senza abbigliamento ne attrezzatura. Alla fine arrivo su e pazienza se inizia a diluviare e perdo tutto il bello della mia terra..
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Pazienza se smette a metà strada per il ritorno.. Mi regala un pezzo di panorama e una promessa
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Quella di tornare l'anno prossimo
magari più allenato e attrezzato
Ma ci rivediamo il 31 , e a sto giro però
almeno
Un po' di sereno, sia in cielo che in me.
PS. Logicamente ha una destinataria questa lettera che non ho avuto il coraggio di scrivere e spedire
perché le lettere sono testimonianza
sono ricerca, tempo dedicato
e mai
MAI parole al vento.
Ecco, forse siamo ancora lì.
Forse
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Il regalo più bello di questo Natale
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canesenzafissadimora · 2 years ago
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Come controaltare della realtà sociale, dove a nessuno è concesso di essere se stesso perché ciascuno deve essere come l’apparato lo vuole, l’amore diventa l’unico ricettacolo di senso rispetto a una vita considerata alienata, il luogo dell’individuazione, lo spazio per l’esercizio della propria libertà fino ai limiti dell’anarchia, perché là dove il diritto del sentimento è considerato assoluto e divinizzato come unica e autentica via per la realizzazione di sé, che cosa ci difende dalla natura del sentimento che ha come sue caratteristiche l’instabilità e la mutevolezza? Nulla. E perciò in amore costruzione e distruzione avvengono insieme, esaltazione e desolazione camminano affiancate, realizzazione di sé e perdita di sé hanno intimi confini.
Per questo diciamo che amore non è una cosa tranquilla, non è delicatezza, confidenza, conforto. Amore non è comprensione, condivisione, gentilezza, rispetto, passione che tocca l’anima o che contamina i corpi. Amore non è silenzio, domanda, risposta, suggello di fede eterna, lacerazione di intenzioni un tempo congiunte, tradimento di promesse mancate, naufragio di sogni svegliati. Amore è violazione dell’integrità degli individui, è toccare con mano i limiti dell’uomo. Se ti sei innamorato una volta, sai ormai distinguere la vita da ciò che è supporto biologico e sentimentalismo, sai ormai distinguere la vita dalla sopravvivenza. Sai che la sopravvivenza significa vita senza senso e sensibilità, una morte strisciante: mangi il pane e non ti tieni in piedi, bevi acqua e non ti disseti, tocchi le cose e non le senti al tatto, annusi il fiore e il suo profumo non arriva alla tua anima. Se però l’amato è accanto a te, tutto, improvvisamente, risorge, e la vita ti inonda con tale forza che ritieni il vaso di argilla della tua esistenza incapace a sostenerla. Tale piena della vita è l’eros. Non parlo di sentimentalismi e di slanci mistici, ma della vita, che solo allora diventa reale e tangibile, come se fossero cadute squame dai tuoi occhi e tutto, attorno a te, si manifestasse per la prima volta, ogni suono venisse udito per la prima volta, e il tatto fremesse di gioia alla prima percezione delle cose. Tale eros non è privilegio né dei virtuosi né dei saggi, è offerto a tutti, con pari possibilità. Ed è la sola pregustazione del Regno, il solo reale superamento della morte.
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Umberto Galimberti
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susieporta · 2 months ago
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Re di Bastoni.
"Il battito profondo dell'Umano"
Questo "momento emotivo" ci ricorda con estrema forza che siamo tutti Materia. Siamo carne e ossa, sangue e sudore.
Che nessuno è esente dalle cadute, dalle miserie umane, dalle difficoltà, dalle incoerenze, dalle passioni sfrenate.
Puntare il dito sugli errori altrui è continuare a proiettare all'esterno qualcosa che ci appartiene, che ci rende vulnerabili, fragili, deteriorabili.
Novembre ci vuole "veri". Non "perfetti".
Ci chiede di entrare senza timore nella parte oscura di noi stessi, nell'ambivalenza e nell'incoerenza del nostro "stare al mondo".
Senza giudizio, senza condanne.
Colui che crede di essere "meglio", avrà pane per i suoi denti nelle prossime ore. Perché è più facile "nascondere" dietro ad una maschera le nefandezze interiori, piuttosto che raccogliere il coraggio tra le mani e ammettere le naturali debolezze e fragilità di fronte ai sentimenti, ai rifiuti, alle ferite abbandoniche.
La vera Forza sta nell'ammettere ciò che è.
E' nel perseverare con la ricerca interiore, con il lavoro di guarigione profonda del trauma.
E' migliorare un passettino alla volta ciò che ci rende così lontani e distaccati dalla nostra originale "vibrazione natale".
Siamo tutti assassini spietati della nostra Bellezza, dei nostri Talenti, della nostra dimensione Affettiva.
Soprattutto nelle interazioni più intime con l'Altro.
Quando "restiamo", e invece dovremmo "andare".
Quando "giustifichiamo", e dovremmo "allontanarci".
Quando "sopportiamo", e dovremmo "reagire".
Quando "ci silenziamo", e dovremmo "parlare".
Tutti stiamo combattendo la stessa "guerra", lo stesso "conflitto interiore".
Ma c'è chi accetta di restare nella paura, nella negazione, nell'immobilismo, e chi invece si assume la piena responsabilità di se stesso e si spende anima e corpo per regalarsi la preziosa opportunità di avvicinarsi all'Amore vero. Quello onesto, quello sincero, quello gentile.
Novembre è crudo. Non ci guida attraverso lo Spirito. Non ci "porta fuori" o "in alto". Ci porta dentro. Nei bassifondi. Nelle viscere della Terra. Ci inghiottite.
Si preoccupa di risanare il "contenuto", non di donarci una via di fuga, o delle ali di cera per volare via.
Ci inonda di Verità, in tutte le sue mutevoli forme, in tutte le sue espressioni terrene, in tutte le sue dense sfaccettature.
Questo "Autunno caldo", nelle sue ultime imponenti battute, vuole portare a chiusura un ciclo planetario caratterizzato da eventi e trasformazioni umane, legate agli aspetti più profondi e oscuri dell'emotività, della sensorialità, dell'attaccamento, della dipendenza affettiva, della paura di perdere, della tristezza, dell'angoscia di morire a noi stessi e alle nostre mancanze.
In questi giorni, avremmo tutti bisogno di un abbraccio umano.
E lo troveremo. Molto presto. Forse anche oggi.
Sarà sincero e leale. Avvolgente e onesto.
Non sarà "bisogno", non sarà "attaccamento", sarà Amore.
Non idealizzato, spiritualizzato o santificato.
Sarà terreno. Sarà carne e ossa.
Sarà emozione e gentilezza. Sarà voce e calore.
Sarà paterno e materno insieme.
E quando ciò accadrà, sentiremo di "essere cresciuti", di aver maturato le radici sane dentro al terreno della Vita.
Accogliamo questi movimenti così intensi di Novembre come un "Dono".
Lo sono sotto ogni prospettiva di manifestazione.
Ci stanno portando a "sentire" tutto e meglio. Ci stanno regalando commozione, commiato, perdita, gratitudine, enfasi, ingiustizia, sentimento, ribellione.
Tutto.
Tutto amplificato e potente, intenso e profondo.
E quando si saranno calmate le acque emotive, nulla sarà come prima.
Nemmeno la credenza più ostinata. Nemmeno il ruolo più identificato, assodato e intoccabile.
Nulla.
Tutti giù dal piedistallo allora! Si spala nel fango tutti assieme.
Con un sorriso e tanta tanta volontà!
Mirtilla Esmeralda
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