#andare a mare lisbona
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lillyslifestyle · 3 years ago
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5 piscine atlantiche vicino Lisbona, la mia selezione
5 #piscine atlantiche vicino #Lisbona, la mia selezione
Oggi dedico questo articolo a tutte le persone che amano il mare ma per una ragione o l’altra non amano onde e fondali dove non si tocca. Soluzione? Le piscine oceaniche. Ovvero, le piscine di acqua salata (di oceano) senza sabbia e con vista privilegiata sull’oceano Atlantico. Prendete nota di questa mia selezione di 5 piscine oceaniche nei pressi di Lisbona, non ve ne pentirete. 1- Grande…
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haipresoilcuoredistriscio · 6 years ago
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Un anno dopo
Era stato impossibile per lui non ripensare all’anno precedente.
Esattamente 365 giorni prima si trovava a Milano, seduto davanti al piano con in testa tanti pensieri. Qualche lacrima ancora bagnata sulla guancia e in testa confusione, tanta confusione. Quello era stato il suo primo Natale da solo dopo tanti anni e quella che era una ferita ancora fresca era tornata a fargli male. Non un male fisico ma quell’idea di soffocamento che ti viene al petto quando ti accorgi che niente sarà come prima, che non si può tornare indietro.
La sua confusione era formata da pensieri di tutti i tipi; c’erano quelli che aveva appena finito di provare a mettere nero su bianco, “cazzo da soli fa male” pensava, e proprio a causa di quella ferita si sentiva solo, più solo che mai.
Poi c’erano quei pensieri che tengono compagnia quando si è all’inizio di un percorso: la speranza che però cerchi di nascondere in fondo al cuore perchè sai che non dovresti sperare, che sperare porta alle aspettative e che spesso queste aspettative causano delusioni. Eppure in queste occasioni non si riesce a fare altro se non sperare che il percorso si sviluppi al meglio, che vada tutto bene e, perchè no, che porti anche qualche sorpresa.
Così aveva passato la sua vigilia, cercando di mettere in ordine quello che era il suo cervello e che non ne voleva sapere di stare zitto un attimo, neanche con un po’ di vino in  corpo. Parole su parole, immagini, ricordi, speranze, sogni: un groviglio di elementi che gli stavano causando solo un gran mal di testa.
Oggi, proprio un anno dopo, a stento riusciva a riconoscere la sua vita. Quelle speranze, quei sogni non erano che una piccolissima parte di quello che era stato effettivamente il suo 2018. O almeno, il cast era lo stesso bene o male ma tutto era cambiato.
In casa sua, nella sua Bari quest’anno avrebbe festeggiato il natale, con la sua famiglia. O meglio, più che festeggiare avrebbero mangiato e passato una serata tutti insieme come non succedeva da tempo. Non erano soliti festeggiare il Natale e sicuramente per loro era più importante il Capodanno. Era quello lì il giorno in  cui si sarebbero scambiati i regali e si sarebbero augurati "Gëzuar Krishtlindjet!” ma a lui non importava molto di quale giorno si dovesse festeggiare. L’importante era che era con la sua famiglia, il suo mare e di lì a pochi giorni lo avrebbe raggiunto anche il romano.
Avrebbe passato le vacanze con le persone a cui teneva di più.
Ecco quanto erano cambiate le cose in un anno.
(...)
Quella giornata era stata a dir poco magica e ancora non era finita. Lui e Fabrizio avevano festeggiato assieme alla sua famiglia a pranzo, si erano scambiati i regali e avevano pranzato tutti insieme.
Il romano, terrorizzato dal dover fare buona impressione aveva comprato un regalo a ognuno compresa la piccola Miria che aveva apprezzato particolarmente quella decisione. Quella tastierina che le era stata regalata l’aveva aperta subito dopo esseri fiondata tra le braccia di Fabrizio per ringraziarlo. Ora avrebbe potuto creare delle canzoni stupende proprio come suo zio.
Rinald ci aveva provato negli anni a insegnarle a disegnare ma, dopo alcuni tentativi dove, non solo erano stati maltrattati colori e tempere, ma aveva preferito disegnare sulla faccia della mamma piuttosto che sui fogli, avevano notato che se la cavava molto meglio con il canto e allora lo zio più piccolo si era dovuto arrendere all’evidenza.
(...)
Quando il pomeriggio arrivò, i due ,dopo aver salutato, si diressero sul luogo dell’evento.
La piazza era gremita di persone e passandoci affianco, dal finestrino potè notare alcuni palloncini gialli e blu che lo fecero sorridere e portare a stringere la mano del compagno seduto accanto a lui. Quello lo guardò curioso e Ermal semplicemente alzò le spalle per poi poggiare la testa sulla sua.
Che strano il destino, pensò, esattamente l’anno prima erano assieme a un evento ma non insieme.Si erano trovati là quasi per caso e sicuramente la felicità nel vedersi era tanta ma mai avrebbero immaginato che Fabrizio l’anno successivo avrebbe accettato di partecipare solo per un motivo. Lo stesso motivo che aveva cercato di proteggere in tutti i modi a Sanremo, che era stato il suo traduttore a Lisbona, che aveva guardato con occhi fieri mentre  calcava il palco di Assago, lo stesso che aveva reso completa una delle serate più belle della sua vita, il concerto allo stadio Olimpico.
In un anno era cambiato tutto: quel  rapporto che, all’inizio inaspettatamente ma poi consapevolmente era diventato la loro costante in questi mesi, la spalla su cui piangere, la mano per rialzarsi, quello su cui poter fare affidamento.
Ermal venne risvegliato dai suoi pensieri con l’arrivo della macchina a destinazione.
Sarebbe stato troppo emotivo su quel palco, lo sapeva, ma non gli interessava più di tanto perchè aveva faticato per arrivare dove era quel giorno, aveva sofferto ma ora stava bene, molto bene.
Durante le prove ognuno provò le sue canzoni. Salì sul palco dopo Annalisa, Fabrizio aveva già provato e quando alla fine delle prove tornò nel backstage notò le facce deluse di qualcuno. D’altronde li capiva, erano entrambi lì, i vincitori di  Sanremo, perchè non potevano cantare la loro canzone, quella canzone che aveva dato tanta speranza e tanto coraggio a molti ragazzi che li seguivano e che avevano dimostrato tutto il loro amore per entrambi.
Però la scaletta non prevedeva la loro canzone perchè gli artisti dovevano esibirsi singolarmente. E infatti appena scese dal palco notò Fabrizio che gesticolava con la stessa Panicucci. Si avvicinò a lui e riuscì a capire che stava tentando di convincerla a cantare la loro canzone.
Ci teneva Fabrizio, più volte gli aveva ribadito quanto quella collaborazione fosse stata importante per lui che era riuscito a ritrovare l’ispirazione; inoltre si commuoveva a vedere tanti ragazzi profondamente legati a un tema così importante in parte anche grazie a loro.
Si inserì anche lui facendo notare che molti ragazzi si aspettavano di vederli salire sul palco, insieme e che, la canzone avendo vinto Sanremo non poteva proprio mancare.
(...)
Ormai l’atmosfera del Capodanno era presente in tutta la piazza; il calore del pubblico era più forte che mai, alcuni artisti si erano già esibiti e presto sarebbe toccato a loro.
Sì, loro perchè alla fine erano riusciti a convincere Federica a cantare Non mi avete fatto niente.
L’ansia iniziò a farsi sentire: era da Settembre che non cantavano quella canzone e Ermal voleva che l’esibizione fosse perfetta, per i fan e per loro, per avere la certezza che le cose non erano cambiate, che non si sarebbero dimenticati di questo splendido anno.
Erano le 11, Fabrizio era sul palco a finire il suo medley e Ermal lo guardava orgoglioso: aveva una strana energia quella sera che gli faceva scaldare il cuore.
Venne accolto sul palco con un boato del pubblico e un sorriso luminoso del suo romano. Prese un respiro e iniziò a cantare. Quanto gli era mancata quella canzone e quell’energia che essa aveva la capacità di scaturire.
“Braccia senza nomi , facce senza mani “ si perse a vedere quello che stava facendo il più grande accanto a lui. Aveva appena raccolto un ramoscello di una pianta che aveva riconosciuto subito ed Ermal era sbiancato tanto da invertire le parole della canzone: cosa voleva fare Fabrizio?
Il moro si avvicinò a lui con il ramoscello in mano che portò in alto, sopra le loro teste.
Il cuore del più piccolo perse un battito  e le sue guance si tinsero di rosso
"perchè la nostra vita non è un punto di vista…” Fabrizio si sporse verso di lui e lasciò un sonoro bacio sulla sua guancia. Ermal rispose con un sorriso timido scuotendo la testa in dissenso: si era perso una battuta della canzone e di certo non era la miglior performance che avessero fatto; ma cosa più importante aveva paura che le guance, che in quel momento sentiva andare a fuoco, si notassero fin troppo alla tv. Possibile che Fabrizio fosse riuscito a farlo arrossire davanti a tutta l’ltalia? Si girò verso di lui e si accorse che quello aveva continuato a cantare come se nulla fosse successo anche se sul volto aveva un sorriso sagace. *
“La felicità volava.. come vola via una bolla” conclusero la canzone abbracciati come era successo nelle numerose esibizioni; dall’occhio di Ermal scese una lacrima ma si sa che se è l’occhio destro a piangere si piange di felicità, o forse era il sinistro, poco importava: quello che sapeva era che quella lacrima era dovuta a tutti i ricordi belli che quella canzone gli aveva permesso di avere. Doveva molto a quella canzone e a quella collaborazione e cantarla nella sua Bari l’ultimo giorno di quello che era stato un anno grandioso lo aveva reso emotivo.
Alla fine anche dell’esibizione di Ermal, Fabrizio gli venne incontro ridendo. “Ricciolè me insegni come si scaricano i vidio? Penso guarderò la tua faccia terrorizzata per sempre!” Il più piccolo si sporse verso di lui abbraccindolo e sussurrandogli un “Certo che sei proprio stronzo, che figura di merda”
Vennero richiamati sul palco a pochi minuti dalla mezzanotte. Avrebbero aspettato il 2019 tutti insieme su quel palco che quella sera aveva regalato molte emozioni
Federica fece partire il conto alla rovescia e Ermal si voltò per guardare Fabrizio accanto a lui
55: Gli fissò le labbra e sbuffò rumorosamente consapevole che non avrebbe potuto baciarlo, non subito almeno
40: Fabrizio lo guardò e sorrise, anche lui avrebbe voluto baciarlo proprio come nei film
25: ermal sentì Fabrizio attirare la sua attenzione con una spallata e portare il braccio dietro la schiena del più giovane
15: Ermal portò le mani dietro di lui e Fabrizio fece incrociare le loro dita rassicurato dal fatto che coperti dalle loro schiene nessuno li avrebbe visti
10: Ermal aveva capito che quel gesto voleva dire comprensione, anche il più grande desiderava essere da un’altra parte e avere la possibilità di baciarlo liberamente allo scoccare della mezzanotte ma avrebbero dovuto farsi bastare un abbraccio
5,4,3,2,1 Buon anno!!! Il più grande avvolse Ermal con le braccia sussurrandogli gli auguri nell’orecchio. Non si interessarono particolarmente a chi avevano intorno, già che non potevano baciarsi cercarono di godersi al meglio quell’abbraccio. Ermal pocciò la frote sulla sua spalla e alcune lacrime caddero sulla giacca stranamente elegante di Fabrizio ma questo non embrò accorgersene.
Quando si staccarono si avvicinarono verso gli altri cantanti per augurarsi buon anno e il piccolo, girandosi verso il romano notò quanto brillava anche a causa di alcuni coriandoli che gli erano rimasti incastrati in quei ciuffi ribelli. Notò anche un’ombra sul volto del compagno che solo un occhio attento avrebbe notato ma cercò di non dare peso alla cosa.
Scesi dal palco Ermal lanciò un’occhiata al compagno sperando che lo capisse e si direse verso il loro camerino. Beh non era solo loro perchè erano con altri due cantanti ma non gli importava molto, avrebbero aspettato.
Quando Fabrizio aprì la porta Ermal si precipitò tra le sue braccia e posò le labbra sulle sue. Finalmente dopo una lunga serata poteva baciarlo.
“Facciamo i particolari noi, non ci piace il clichè del bacio di mezzanotte, preferiamo quello di mezzanotte e un quarto.” Disse il più piccolo staccandosi dalle sue labbra. Il più grande sorrise e lo strinse a se.
"Allora?” domandò Fabrizio. “ Allora che?” “ A ricciolè ho una camicia addosso non un impermeabbile, me ne accorgo se mi piangi sulla spalla.” Ermal spalancò gli occhi, allora se n’era accorto sul palco ma aveva fatto finta di niente. Proprio non voleva rovinare quella serata con le sue paranoie eppure sapeva che Fabrizio voleva delle spiegazioni.
“Non è niente davvero” “ Nun dire scemenze ora mi spieghi anche perchè ho iniziato a pensare che me volessi lascià pecchè magari avevi trovato su tuitter quarcosa che diceva che se lasci qualcuno il primo dell’anno porta fortuna o ste stronzate che leggi e vuoi provare assolutamente” “ Ma che dici io non faccio stronzate leggendo articoli su twitter”  “ A nun me prende in giro, te ricordo che ‘na volta avevi letto che con tanti cuscini si dorme meglio e la mattina avevo rischiato de soffocare perchè mi ero trovato un cuscino sulla faccia oltre al fatto che co’n altro hai rotto la lampada”
Okay va bene a volte leggo cose e voglio provare per vedere se funzionano ma stavolta non c’entra” rispose il riccio ridendo al ricordo di quella notte caotica in mezzo ai cuscini” “ Menomale ma allora che c’avevi?”
“Ma non lo so che mi è preso è che ho paura, non so come spiegarlo, tipo l’aware¹, però è diverso perchè lì rappresenta una sensazione invece la mia è proprio paura
“Ermal parla come mangi, come buono proposito per quest’anno prova a un farmi uscì di testa con parole che non capisco che già quando ti ci metti con tutti questi laikks e fanfision qua nun ce sto a capì niente. Che dici ci provi a parlà in italiano?”  Ermal rise alla faccia confusa di Fabrizio e ricominciò il discorso.
“Questo 2018 è stato bellissimo e ho paura che il 2019 cambi tutto. In questo momento sono felice ma felice davvero e so che la felicità non dura per sempre e ho paura che questo nuovo anno cambi tutto. Cioè il 2018 è stato il mio anno, il nostro anno, perchè dovrei festeggiare la sua fine se preferirei rimanere in quell’anno che ci ha potato molto?” Disse nascondendo la sua testa tra il mento e il collo del compagno. Gli accadeva spesso di aprirsi con il romano eppure ogni volta si vergognava di tutti quei pensieri che sputava fuori così improvvisamente.
L’altro gli accarezzò la guancia e fece incontrare i loro occhi
“E, guardami, siamo nel 2019 già e io sto ancora qui. Potranno succedere un migliaio di cose ma io sto qui e non me ne vado, ho intenzione di recuperare tutti gli anni che abbiamo perso non conoscendoci prima. C’ero ieri, ci sono oggi e ci sarò domani, in un modo o nell’altro tutti i Domani ci sarò.” Fece scontrare le loro labbra trasmettendo nel bacio tutto quello che aveva appena detto, lo pensava davvero, lo aveva appena trovato e non voleva perderlo. E Ermal si sentì meglio, come sempre fabrizio era in grado di trovare le parole giuste per calmarlo. Si strinse a lui con tutta la forza che aveva e chiuse gli occhi, si sentiva protetto in quell’abbraccio.
Il telefono di Fabrizio squillò e interruppe il loro abbraccio. Quello si sedette sul divanetto presente nel camerino e prese il telefono, quando Ermal notò il sorriso del più grande capì da chi arrivava la chiamata e fece per uscire per lasciarlo parlare in pace con i suoi bambini ma la voce del moro lo fece voltare “ Viè qua” disse, battendo le mani sulle sue gambe e il più piccolo si avvicinò a lui mentre l’altro accettava la videochiamata.
Seduto sulle sue gambe con una mano intorno al suo collo sorrise nel vedere i bambini che si stropicciavano gli occhi ma che non smettevano di sorridere
“ Ancora svegli state? Auguri piccoli miei” “Volevamo farti gli auguri ma la mamma ha detto di aspettare un po’” rispose Libero, “Auguri papà! Hai visto che sono rimasta sveglia come i grandi” si intromise la più piccola e la voce di Libero che rivelava che in realtà Anita era stata svegliata da poco fece ridere entrambi. “Uffa Lì sei un guastafeste anche in questo anno nuovo, che noioso” “ Anì dai, non importa giuriamo di tenere il segreto per noi e non rivelarlo a nessuno: tutti penseranno che stai sveglia fino a tardi come i grandi, vero Fabbrì?” Rispose Ermal per rassicurare la più piccola dei Mobrici.
“Ora che è un nuovo anno potete tornare a Sanremo insieme no?” domandò la bimba con il fratello che le dava manforte, erano stati proprio bravi il papà e il suo amico riccio che poi avevano imparato a conoscere meglio e ad apprezzare. Sarebbe stato bello rivederli ancora su quel palco insieme.
I due interessati negarono “ Bimbi se vado a Sanremo non riesco a passare molto tempo con voi, non mi sembra una buona idea” provò a convincerli Fabrizio e quella frase generò negli occhi dei piccoli Mobrici un velo di tristezza che li fece subito cambiare idea, il loro papà lo volevano a casa. “Vabbè però promettete che farete un Sanremo solo per noi qui a casa?” “ Lo giuro” rispose il riccio portandosi la mano sul cuore; avrebbe fatto di tutto per veder sorridere quei due bambini che tanto somigliavano al suo romano e ai quali voleva un bene dell’anima.
Fabrizio poi li convinse ad andare a dormire e promise loro che si sarebbero visti l’indomani. “ papà ma domani-oggi o domani-domani?” domandò Libero che non voleva ammetterlo ma al quale il suo papà mancava tanto. Fabrizio sapeva che sarebbe stato stanco morto, che praticamente non avrebbe avuto tempo di dormire quella notte ma aveva promesso loro che avrebbero feseggiato comunque il primo dell’anno insieme e nonostante le 5 lunghe ore di viaggio che lo aspettavano in tarda mattinata l’indomani sarebbe stato dai suoi bambini.
(...)
Fabrizio si era già allontanato quando Ermal, uscito dal camerino vide arrivare Silvia. La abbracciò augurandole buon anno e vide Fabrizio guardarlo con occhi di fuoco ai quali rispose con un sorriso e mandandogli un bacio.
Nonostante tutto in quell'abbraccio stava ancora bene o forse di nuovo bene, si sentiva sicuro e, consapevole di tutto quello che era successo tra di loro e di quello che avevano passato quell'anno, le sussurrò all'orecchio sorridendo “Nankurunaisa²”, l’ultima parola che le aveva detto quando si erano lasciati. Si sistemerà tutto. e così sembrava essere stato. I due avevano raggiunto un bel equilibrio, lei sembrava serena e lui stava bene. Sì quel 2018 sembrava aver sistemato tutto e mai se lo sarebbe dimenticato.
*: l'idea del vischio l'ho trovata su twitter ma non ricordo da chi, se è vostra ditemelo che vi do i crediti perché è una cosa carinissima che ho voluto usare.
¹ Aware (giapponese)= la sensazione dolceamara che si ha quando si sta vivendo un bel momento, periodo
² Nankurunaisa (giapponese)= con il tempo si sistema tutto
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Ieri è stata una giornata un po' strana e l'unica gioia è stata la notizia dei metamoro insieme a capodanno. Ho deciso quindi di staccare la testa ed è uscita questa cosa un po' lunga e sconclusionato.
Grazie a @romanticasemiva che sopporta le mie paranoie e ha betato questa bullet point (?)💖
Se siete arrivati fino alla fine vi ringrazio, ditemi cosa ne pensate💛💙
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itachi-with-a-chicken · 6 years ago
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BAGNINO AL LIDO FINALE
Se non finisce qui mi taglio le mani
(non è vero li amo tanto)
(carica 1, carica 2, carica 3: LIBEROA!)
First thing first: come anticipato sullo strumento di controllo e distruzione di massa, Facebook, questo è il setting di questa ultima parte (però di notte vbb)(che non ve ne frega niente ma ero al mare ed era bll)
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"conosco una scorciatoia" "Ma se ti perdi a casa tua"
Ma nonostante le lamentele Ermal segue Bizio dietro il baretto e lo osserva aprire la porta di servizio
MA NON È CHE COSTUI HA PENSIERI POCO ONESTI? Si domanda mr. Meta, che comunque non pare troppo schifato dalla cosa E TE VORREI VEDERE
Però Fabrizio è un uomo onorevole e dopo aver mezzo scassinato la porta (perché in teoria aveva la chiave solo per uno dei lucchetti) lo tira per mano nella semi oscurità
E mezza idea gli era venuta, sai com'è
La mano di Ermal calda nella sua, il corpo praticamente appiccicato al suo
Poi tutte le magiche implicazioni sentimentali
(MA LIMONATELO NO?!) (No.)
Però erano là per una ragione e quindi salgono le due rampe di scale segui il corridoio sbaglia la porta torna indietro vieni asfaltato 4 volte da Ermal ma
FINALMENTE BECCANO LA PORTA GIUSTA
Fabrizio super bravo a fingere che non si fosse minimamente perso ed era tutto programmato
E spuntano sul tetto aka terrazzino aka posto in cui i poracci che stanno in spiaggia si vedono per i poracci che sono
"ce potevamo portare due birre" fa notare Fabrizio "ma da qua i fuochi si dovrebbero vedè bene. E poi è più tranquillo"
Ermal non dice niente e si siede affianco a lui lasciando quei dieci centimetri tattici che manco lo spirito santo ci sta per la tensione
E quindi mo' che fai? Non è che ti metti e limoni così a caso a tempo perso
anche se guarda ho i miei dubbi qualcuno si sarebbe lamentato vbb
No, te metti a chiaccherare del più e del meno
Della canzone che ti ha appena cantato, eh Ermal, parliamo delle canzoni dedicate con parole precise eh
"hai una voce pazzesca" dice finalmente, che è uno statement abbastanza oggettivo brv
Bizio sorride in quella maniera speciale che pare abbia di nuovo 5 anni e muove le gambe giù dal cornicione dov'erano seduti, imbarazzato
"l'inglese non è esattamente la lingua mia però" "ma guarda potresti usare solo suoni senza parole e andresti benissimo"
E che non lo sappiamo i bei suoni che vorresti sentire da Bizio
"no ma sul serio, in queste sere non cantavi mai e sono quasi offeso da sta cosa" "ma che ti offendi, al massimo sii onorato che a te l'ho fatto sentire" "eh ma mi hai privato di questo per un mese e oltre ti sembra il caso" "e non rompere, che sarai si e no la seconda persona che mi ha sentito cantare una canzone intera"
Ermal lo guarda, mentre si sentono i primi botti di avvertimento, e sorride più apertamente "se la metti così mi sento fortunato. Oserei dire speciale"
"beh, lo sei"
Ermal.exe stopped working
@ Fabbbbrizio non puoi uscirtene con queste cose che poi uno ci muore male
La scimmietta che batte i piatti nel cervello di Ermal ha cominciato ad andare a fuoco per il sovraccarico
"che poi è un po' ridicolo che non mi faccio sentire da nessuno, no? Per uno che dice di voler fare il cantante"
Fabrizio aveva detto quelle cose fissando il mare e di conseguenza ignorando il cataclisma emotivo in Ermal, che per un momento si riprende e quasi si illumina
"ANCHE IO VOGLIO"
hem. Ermal. Dai. "cosa?"
"fare il cantante. Non ridere, ma voglio fare la rockstar... Ma se per me è ridicola come idea, per te è ovvio cioè chi è il cretino che non ti scritturerebbe con il vocione che hai, il bel faccino e non parliamo dell'aria da figo e tenebroso"
"quindi ho una bella faccia e sono figo?"
Fabrizio e l'acquisizione dei concetti fondamentali 10+
Ermal stava....arrossendo? Mr faccio più figure di merda che tuffi in acqua? Arrossire? What kind of shojo nonsense is this
And yet te lo vedi là a fare i cerchietti in aria con i piedi perché si insomma che Fabrizio fosse bello era un dato oggettivo fattuale abbastanza riconosciuto da chiunque
Ma a Fabrizio frega un cazzo dell'opinione degli altri
Mentre i fuochi cominciano passa una mano attorno alle spalle, chiudendo quei pietosi centimetri che facevano più ridere che altro
"sai che pure a te ci vedo bene a fare la rock star?" Gli dice nell'orecchio e si Bizio stai certo che Ermal ha davvero capito che gli hai detto si si mica sta andando in autocombustione mannaggia ai calzoncini troppo leggeri e Fabrizio troppo vicino
Si azzarda a distogliere dai colori luminosi nel cielo per guardare il ragazzo affianco a lui e ABORT MISSION ABORT MISSION
Perché Fabrizio è bello bellissimo in generale
Pure dopo una giornata di sole caldo sale sabbia e lavoro risultava alla peggio caruccio alla meglio un pezzo di fregno su due gambe
Però in quel momento era da togliere ogni fiato
Che Ermal sarebbe riuscito a spiegare cosa muoveva le cose l'universo e tutto quanto
E stava guardando lui
Non ce sta a crede
Però era così
Fabrizio aveva allacciato lo sguardo al suo in quel misto di innocenza e divertimento e dolcezza e infinita bellezza che solo certe anime potevano avere
Ermal ringraziò il cielo che fossero seduti perché uno spettacolo del genere era da far tremare le gambe
E non parlava dei fuochi d'artificio, che proseguivano indisturbati
Senza pensarci veramente (lol con quale cervello, ormai aveva fatto sayonara) alza una mano e gli carezza leggermente il volto
Col cliché dei cliché così cliché che boh, uniscono i loro volti esattamente nel momento massimo dei fuochi e tutto l'universo pare essersi messo in ordine per stare dietro a loro
Fabrizio usa l'altro braccio per stringere Ermal e tirarlo a sé e com'è o come non é stanno a pomiciare per boh X tempo
X tempo a quanto pare era abbastanza perché 1- i fuochi finissero 2- la gente si levasse di mezzo e 3- i loro amici si rendessero conto che OPS CHE FINE AVRANNO FATTO ERMAL E FABRIZIO
(Marco: se l'universo mi ama, saranno a pomiciare)
NEWSFLASH MARCO!!!!! L'UNIVERSO (io) TI AMAAAA
e insomma li vedono sul cornicione del baretto e come tutti gli amici cagacazzo fanno partire L'APPLAUSO DELLA VITA CAMPIONI DEL MONDO BEPPE ANDIAMO A LISBONA ABBIAMO VINTO SANREMO IL CIELO È AZZURRO SOPRA QUESTO LIDO
also "A' NFAMI SCENNETE DAR TETTO PRIMA CHE VE BUTTO DE SOTTO" del capo (che volevo scrivere in pugliese ma ho la sensazione che ci capiremmo in 3)
(a onor di cronaca sarebbe "a' 'nfamun asc'nnit da ddà o v menc abbash")
E quindi forse, FORSE, dovevano scendere
A scendere hanno impiegato esattamente lo stesso tempo che a salire ma NON PER GLI STESSI MOTIVI IHIIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHI
(giuro che la smetto)
E quindi sono tutti gnignini carini Fabrizio non molla la mano di Ermal manco per sbaglio e si guardano come se avessero appeso la luna in cielo e Vige sta per: vomitare
E siccome a sfotterli siamo tutti buoni, Andrea piglia la chitarra abbandonata PYKKOLA ANCYELA e inizia a intonare qualcosa di tremendamente simile a
Summer loving had me a blast, summer loving happened so fast. I met a CIUTAGLIONE crazy for me, met a BURINO cute as can be
E vi vorrei pure chiudere qua però dalla regia mi dicono che questi l'estate dopo tornano a lavorare là perché c'era bisogno di un animatore e vuoi che Ermal non si proponga?
(L'unica maniera per farli lavorare è mettere i turni in contemporanea o stanno là a rompersi i coglioni a vicenda) (fortuna che Bizio passa al bar in maniera stabile o la gente sarebbe allegramente affogata per il tempo che lui passava a fissare il suo ragazzo muoversi al ritmo della Cintura) (male, malissimo)
(also non vi stò a dire la maniera BRUTTA in cui la tizia che fa l'animatrice con lui ci prova) (mamma mia vergognoso) (e Fabrizio non è una persona gelosa, non ti fa le scenate)
(ma per scendere lui e mettersi a ballare asereje CAPITE IL LIVELLO)
(Ermal ovviamente se la ride ma fino a una certa perché Bizio sa muoversi) (HEY META HAI SETE? MI SEMBRI THIRSTY)
Rip i poveri bambini che hanno dovuto assistere allo scambio: la loro innocenza non sarà più innocente come una volta
(e rip pure la tizia che non ha proprio capito che deve andare a giocare più in là finché stava a fare tutta la snegnina in costume striminzito e Ermal si è alzato per andare a spalmarsi su Bizio appena uscito dall'acqua con la musica di Baywatch in sottofondo)
Questo conclude questa magica avventura in 4 parti che non sapevo neanche io fin quando non mi sono trovata a scriverla
Vi auguro si trovare il Bizio del vostro Gigi, e non tirategli le trecce
(AH BONUS: AVETE PRESENTE IL LATO DESTRO DEL TETTO IN CUI C'È LA ROBA DI FERRO PER EVITARE DI CADERE DI SOTTO? INDOVINATE IL GENIO CHE HA PROVATO A FARCI TITANIC)(che dico io se devi farlo almeno al piano di sotto che è fatta bene NO DOVE STA GIUSTO APPOGGIATA)(ecco perché Ermal non è corvonero)
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unaperiko · 6 years ago
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metamoro fanfiction
note: okay, ‘sta roba nasce dopo aver letto l’intervista di Fabrì in cui parla del periodo sanremese e di come si sentisse responsabile per Ermal, soprattutto nel caso di una loro possibile sconfitta. È ambientata in un momento futuro quando cominceranno una nuova collaborazione assieme. Doveva essere un momento, un flash di loro due assieme, ma invece è uscita fuori così, amen. Ringrazio @bluebandit16 e @flickres per essersela sorbita in anteprima: tanto bene davvero. <3
You make a fool of death with your beauty
And for a moment
I forget to worry
 Se ne stanno seduti su una terrazza di un hotel da qualche parte di Roma. Ermal sente l’intreccio di vimini della sedia sfregargli le scapole, quando aggiusta la postura poggiando i gomiti in avanti. Fabrizio sta invece con il capo chino sui fogli spiegazzati davanti a sé, la penna in bocca che dondola in sincrono con il groviglio dei suoi pensieri. Sembrano entrambi due naufraghi e il tavolo là davanti l’isola deserta che li ha fatti incontrare. Deja-vù.
Rispetto a più di un anno e mezzo fa, oggi fa quasi caldo se non fosse per il vento che si insinua tra le maniche della camicia di Ermal: sta arrivando l’estate, pensa. In realtà con la mente si sta perdendo in quello che ormai sembra essere un filo conduttore di vita. Nei suoi ricordi, si ripete sempre la stessa identica scena: loro due che si trovano da qualche parte, in un punto fisso e irraggiungibile, a condividere l’anima e pungolarsi la mente. Come quella volta all’Ariston.
<< Non ti devi preoccupare, capito? >>
Fabrizio continuava a ripeterglielo tra una serata e l’altra del festival.
<< Guarda che sono tranquillissimo >>
A quel punto lo attirava a sé circondandogli il collo con un braccio e con la mano che tamburellava piano sul suo petto. << Non ti preoccupare >>.
 Solo mesi dopo aveva capito che in realtà stesse cercando di rassicurare se stesso. Al tempo continuava a respingere le sue attenzioni più per timore di non essere in grado di riuscire a fare altrettanto, che per presunzione.      
Gli ritorna in mente un qualcosa di simile, eppure così lontano dall’essere circoscrivibile a una sola realtà: quando erano rimasti da soli al dopo party del festival, in bilico sulle scale dell’hotel con il premio tra le gambe e le braccia a sorreggersi a vicenda.
Ermal non sapeva davvero quantificare la percentuale di alcol in corpo, non è abituato come Fabrizio, ma al tempo quello che riusciva a fare era poggiarsi all’altro condividendo l’euforia. Se ne stavano in silenzio dopo l’ennesima risata. D’un tratto Fabrizio prese a stringergli i riccioli con una mano muovendo piano le dita. Ermal rimase immobile a sentire il solletichio del movimento espandersi per tutta la cute. Avrebbe voluto scostarsi e dirgli di piantarla, così lo spettinava e basta, invece non fece nulla. Non faceva mai nulla.
<< Stai a scintillà tutto >>. Fabrizio gli tirò via un lustrino incastrato tra i capelli mentre sorrideva e ritirava via la mano. Ermal avrebbe voluto rapire il calore di quel gesto ancora per un po’, anche un momento solo, ed è forse proprio questa realizzazione a fargli scrollare le spalle di riflesso.
<< Dà qua, non te lo fregare >>.
Ma Fabrizio lo allontanò dalla sua presa mettendoselo dietro un orecchio a mo’ di fiore.
<< Sta meglio a me >>.
Ermal guardò i riflessi oro e fucsia che facevano capolino tra l’ammasso di onde nere che erano i suoi capelli. Poi si soffermò sugli occhi di Fabrizio che ridevano di lui in maniera quasi bonaria. Ancora, poco più sotto, le lentiggini si stendevano tirate dalla smorfia semi-trattenuta del suo gioco: non le aveva mai notate prima, rifletté, con un ennesimo pensiero che sapeva di bugia.
<< Narciso è morto affogato, per la cronaca >>.
Fabrizio portò la lingua tra le labbra in un gesto che a Ermal suonava come un campanello fin troppo familiare nella memoria.
<< Sei bono pure te >>.
Ermal avrebbe voluto replicare che non era quello il punto cardine della questione, però c’era un calore che cominciava a risalire lungo il collo e carezzare il pomo d’Adamo in una stretta impietosa.
<< Bizio, s’è fatto tardi >> riuscì solo a dire. Era sempre un rincorrersi di secondi mancati e modi condizionali tra di loro.
A quel punto Fabrizio si era alzato facendo leva sul suo ginocchio arrivando poi ai capelli.
<< A domani, cespugliè >> gli augurò come buonanotte stringendogli un’ultima volta i riccioli. Quella notte Ermal sognò di tocchi lievi e brividi sulla pelle.
 Ora si sfrega il dorso di una mano sulle labbra e in parte lo fissa dall’altro capo del tavolo, in parte ha lo sguardo rivolto verso il panorama di cemento immaginando il mare. Quando è con lui ha un tale mondo di parole e richieste e silenzi in testa da non riuscire a trovare spazio per il reale.
<< C’è troppa calma >> si lamenta Fabrizio mettendo da parte gli spartiti abbozzati.
<< Vado a prendere la chitarra >>
<< No, non è quello >>
Ermal sapeva a cosa si stesse riferendo. La loro prima collaborazione aveva preso vita tra un letto a castello e disegni appiccicati ai quattro muri di una cameretta.
<< Dovrei avere un paio di peluche nella valigia >>
<< Ancora coi peluche? Vai pe’ i quaranta, eh >>
<< Li ho vinti tutti per te, non te lo ricordi? >>
Ermal sente lo sguardo di Fabrizio su di sé: gli sembra di stare sull’orlo di un precipizio altissimo e i suoi occhi sono il peso che cerca di spingerlo nel baratro.
<< Seh, te piacerebbe >>.
Fabrizio sorride in maniera aperta ora ma una mano va a dargli un buffetto sulla guancia. Ermal piega la testa di lato prima che le sue dita scivolino via intrappolandole tra la guancia e la spalla, tentando di mordergli il dorso con la bocca. Fabrizio lascia che i denti gli sfiorino le nocche mentre la sua risata riempie l’aria tutt’attorno.  << Sei proprio un ragazzino >>.
Lo dice senza malizia e più come se volesse sfuggire da qualcos’altro. Ma Ermal non gli concede tregua: poggia le labbra sul tatuaggio del sole, quasi a mo’ di baciamano, più e più volte. La consapevolezza dell’intimità di quel gesto lo investe in ritardo, quando sente il battito rimbombare frenetico dalle orecchie in fiamme. È un continuo stare in bilico tra l’assedio delle proprie emozioni e la facilità che ha di lasciarsi andare, per lui. Così è capitato a Lisbona, poi all’olimpico, poi ancora e ancora e ancora all’inizio di autunno: ogni volta sa sempre più di una promessa lasciata in sospeso.
Alla fine Ermal si scansa.
<< D’accordo, chitarra >> ripropone facendo per alzarsi ma la mano di Fabrizio ora gli stringe la spalla, in una sorta di richiesta implicita. Potrebbe scrollarsela di dosso facilmente. Potrebbe scusarsi e fare finta di aver frainteso. Potrebbe cominciare a straparlare del niente e prenderlo in giro di qualunque cosa.
Potrebbe potrebbe potrebbe.
Invece stavolta aspetta. Aspetta che Fabrizio si avvicini e cerchi i riccioli con le dita. Aspetta che ricambi il suo sguardo e veda il caos emotivo che gli imperversa nella testa, nel cuore, fin dentro le viscere. Aspetta che, finalmente finalmente, copra il viso con il suo.
Per la prima volta da tanto tempo, Ermal è in pace.
 note bis: la strofa iniziale è presa da Hunger, di Florence + the Machine. Ci rivedevo tantissimo Ermal che guarda Fabrizio e trova la calma di tutto.
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mazzaitalo · 3 years ago
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7   Aprile
7  Aprile   Tappa n: 18   Sines Lisbona
Distanza:  127km    salita complessiva: 843m   tempo:  7h28min
Lascio  Sines ed iniziano subito i problemi di navigazione: il GPS mi vuole far prendere un sentiero sterrato, non ci penso nemmeno e mi dirigo ad occhio verso nord, su bella strada a due carreggiate e doppia corsia per un paio di km e poi mi trovo su una grande rotonda, con tre uscite tipo autostrada ognuna vietata, tra l'altro, alle bici. Controllo la mappa sul telefono ed è così, sono autostrade: ce ne è una che va a nord, sembra solo di una decina di km e prendo il rischio di una sonora multa. Cerco di spingere come posso per fare in fretta, anche se la tramontana non aiuta, ed intanto mi preparo la sceneggiata nel caso in cui mi fermi la polizia. Il GPS mi fa seguire questa direzione ma su una strada sterrata parallela con fondo sabbioso, che anche volendo non potrei prendere, perchè c'è una recinzione che limita l'autostrada. Ma finalmente arrivo a Santo Andrè, l'autostrada finisce e si trasforma in una normale strada nazionale: anche questa volta è andata bene.
Siamo un po' discosti dal mare, circa 3 km, su basse colline sabbiose, pieno di pini marittimi, che in diverse aree sono oggetto di taglio, non c'è traccia di agricoltura, solo sporadiche rivendite di legname.
Poi ci avviciniamo al mare e lo abbiamo sia a destra che a sinistra, su questa lingua di sabbia, detta la costa del Galè, che termina al porto dove devo prendere il primo ferry della giornata per andare a Setubal, sulla costa di fronte. Arrivo con tre minuti di ritardo per la partenza del ferry e devo aspettare un ora. Ne  approfitto per fare uno spuntino nella club house di un campo da golf, li vicino.
All'una prendo il traghetto e ci trovo due altri biciclettari con i quali si inizia a chiacchierare, scoprendo che sono...argentini, dell'isola della terra del fuoco. Anche loro vanno nel nord, a Santiago de Compostela, ma a un ritmo diverso, a Setubal si fermeranno per pranzo e poi faranno ancora qualche km in direzione Lisbona.
Sbarchiamo ed io riparto alla volta di Lisbona, circa 50 km ma i più duri della giornata, prima una bella salita fino a 200m di quota, con belle pendenze, e poi un continuo sali scendi, in zona densamente popolata, che la tramontana rende faticoso, la velocità ne risente molto.
Arrivo ad Almada per il secondo ferry della giornata e sono fortunato, parte in 10 minuti.
Un po' di problemi a trovare l'albergo a Lisbona, con la più ripida salita della giornata, anche se corta: non ho messo il piede a terra solamente per puro orgoglio.
Domani riposo!! Mi ci vuole dopo 7 tappe.
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pangeanews · 6 years ago
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“Sulla sua tomba soltanto fiori rossi”: dall’Argentina a Rimini, cercando Federico Fellini, a 25 anni dalla morte
25 anni dalla morte di Federico Fellini, tra i grandi registi del cinema mondiale; tra i più amati a Hollywood. In 25 anni, tanto s’è visto, molto s’è fatto, ma l’esito, in sintesi, è un poco sconcertante: basta pensare che il mitologico “Libro dei sogni”, testimonianza artistica pazzesca, è irreperibile. 25 anni dopo, tiepidamente, si ricorda Fellini. Soprattutto, la sua città, Rimini, ha varato il Fulgor, sta pensando a un immane Museo Fellini. Doveroso. Troppo tardi, vien da malignare – meglio tardi che mai, rispondono gli ottimisti. Resterebbe da fare la cosa più semplice: far vedere i film di Fellini in tivù, per tutti. Quando mai. Fellini è troppo bravo, imbarbarirebbe le strategie di chi vuol farci restare imbecilli. In un recente viaggio a Buenos Aires – città decisamente felliniana, onirica, pericolosa, stramba, rosolata nella nostalgia – ho incontrato un uomo – portoghese alloggiato laggiù da decenni – che di Fellini sapeva tutto, perfino le frasi più celebri dei suoi film. Conosceva la Rimini felliniana meglio di un riminese: all’altro capo della terra ho scoperto più cose, del miracoloso regista, che abitando dieci anni in Romagna. L’anno scorso, la brava scrittrice Maria Soledad Pereira ha fatto un tour a Rimini sulle tracce di Fellini, ricavandone un reportage pubblicato su ‘La Nacion’, il massimo quotidiano argentino. Da quell’articolo abbiamo estratto alcuni passaggi, in memoria di Fellini. Affascinante, piuttosto, è lo sguardo ‘oltreoceanico’ che viene dedicato al maestro. Che percezione si ha di Fellini nella sua città natale? Che percezione dell’onore, del valore, della dedizione riguardo ai propri grandi ha uno straniero, quando sbarca in Italia?  
***
Pomeriggio di maggio, Caffè Commercio – Rimini, di fronte a Piazza Ferrari – i tavoli sulla strada sono pieni. Nell’aria, un clima che precede l’estate e in qualsiasi caffè italiano ci si siede davanti a uno spritz o a un aperol a parlare con gli amici. All’interno del caffè, il pubblico si divide in due: chi ordina un espresso, lo prende, scappa via e chi è piegato su un banco a leggere ‘la Repubblica’.
Probabilmente, nessuno sa che il ‘Commercio’ esiste dalla fine del XIX secolo; che da allora ha cambiato posto tre volte; che il caffè che sto cercando – quello che appare su una grande insegna in neon blu, durante la scena delle Mille Miglia, nella pellicola Amarcord – non è, in senso stretto, né questo né alcun altro; probabilmente, nessuno lo sa, ma Lenny, responsabile di sala, lo sa, me lo racconta.
“Il primo Caffè Commercio”, dice, prendendo un pezzo di carta e tracciando un rapido schizzo del centro storico della città, “era qui, in questo angolo di Piazza Cavour. Negli anni Sessanta si è installato dove adesso c’è il Caffè La Galleria, dall’altro lato della piazza. Lì andava Fellini. Noi abbiamo aperto solo nel 1996”.
Rimini, Borgo San Giuliano, 2017: una fotografia di Maria Soledad Pereira
Mi pare curioso, però, che nel Caffè La Galleria – dove andrò più tardi – non ci siano riferimenti del tipo, ‘Questo è il caffè frequentato da uno dei registi più insigni della settima arte’, come accade, ad esempio, a Les Deux Magots, a Parigi, dove si fermavano abitualmente Sartre e Simone de Beauvoir, a al Martinho de Arcada, a Lisbona, che esalta Fernando Pessoa come un cliente molto speciale. In effetti, nessuno dei luoghi legati alla storia personale dell’artista italiano, come la casa in via Dardanelli 10 o quella in via Clementini, ha insegne che ne ricordano il passaggio, ad eccezione del Grand Hotel di Rimini. Quello che non manca sono i nomi dei locali che si riferiscono ai film del maestro: Caffè La Dolce Vita, negozi di souvenir o di prodotti locali che si chiamano Amarcord, l’Hotel La Gradisca, il ristorante ‘dalla Saraghina’.
*
“Il fatto evidente – confessa Fellini nel suo libro – è che non mi piace tornare a Rimini. Lo devo ammettere, è come una paralisi… Quando torno a Rimini mi sento invaso dai fantasmi”. Eppure, Fellini è tornato. “Sono andato via nel ’37. Sono tornato nel ’46. Trovai una marea di macerie…”. Credeva che l’oltraggio della guerra fosse incommensurabile. Tornando nel 1967, per scrivere il suo libro su Rimini, ha avuto la stessa sensazione di quando era passato vent’anni prima. Prima, aveva trovato un mare di macerie. Ora, vicino al mare di luci e di hotel, scopriva quell’atmosfera falsa e felice che si percepisce nell’aria. Fu attraversato da una fitta mortificazione. Nel frattempo, Fellini aveva scoperto un’altra Rimini vicino a Roma. “Rimini a Roma è Ostia”, diceva.
Ma Rimini desidera ancora il suo ‘figlio maggiore’? Paolo Fabbri – riminese, professore di semiotica e ultimo direttore della Fondazione Federico Fellini – mi dice in una mail che è una domanda difficile a cui rispondere. “Rispetto ad altre città culturali, Rimini è turistica, per questo la sua memoria è a breve termine, è stagionale”… La presenza del maestro nella sua città natale è innegabile, ma impalpabile. L’ammiratore riconosce la fontana ‘della Pigna’ in piazza Cavour, nel centro di Rimini, visibile in Amarcord, ma forse non localizza il luogo della ‘fogheraccia’… non ci sono riferimenti, non c’è – ancora – un museo, ma ci sono diversi appassionati disposti a parlare di Fellini. Su indicazione di un commerciante, ho attraversato il ponte di Tiberio per andare a San Giuliano, che fu un quartiere di pescatori, con le case colorate e dipinti felliniani. Su suggerimento di Lenny ho visto la Chiesa dei Servi, che Fellini ricorda nel suo libro come un edificio buio e tenebroso. Passo davanti al cinema Fulgor, con il proprietario il futuro vincitore di cinque premi Oscar aveva fatto un accordo: realizzare caricature dei divi e dei personaggi delle pellicole in cartellone, in cambio di biglietti gratis per lui e per gli amici. Poi vado al cimitero. Benché a Fellini non piacesse tornare a Rimini, infine vi è tornato. Qui c’è la sua tomba: e quella della moglie e del figlio. La tomba è all’ingresso del cimitero monumentale, ha la forma di una vela che viaggia nel tempo e, secondo lo scultore Arnaldo Pomodoro, che l’ha realizzata, rappresenta la gloria e la grandezza del regista.
“Se sono per Fellini – mi dice, qualche minuto prima, il fioraio – che siano rossi”.
Maria Soledad Pereira
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roses-symphony · 7 years ago
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Untitled - ff -
Fa schifo 
Mi vergogno da morire
Fa proprio veramente schifo
Ignoratemi
Ciao
“Ti aspetto”
Non erano tanto le parole in se ad avergli fatto perdere un battito e ad averlo fatto -quasi- inciampare mentre scendeva le strette scale di metallo dell’aereo che l’aveva portato Lisbona dopo quella che gli era parsa l’attesa più lunga e snervate della sua vita, quanto il significato che recavano. Perché si, lo sapeva che lui l’avrebbe aspettato con il suo staff per raggiungere insieme la location destinata alle riprese, ma era la sua anima, il suo cuore a conoscere il reale significato di quelle parole.
Ti aspetto ... perché non vedo l’ora di vederti.
Ti aspetto ... perché mi sei mancato in questi due mesi
Ti aspetto ... perché …
Da quando si erano lasciati due mesi prima si erano fatti una tacita promessa, era stato un accordo suggellato con gli occhi lucidi di due amanti che, dopo anni a cercarsi, si erano finalmente imbattuti l’uno nell’altro quando ormai erano stanchi ed erano sul punto di abbandonare la loro ricerca. Parole non erano state dette, nonostante con quelle fossero entrambi bravi, uno più eloquente dell’altro -certo- ma entrambi capaci di trasformare con facilità sentimenti in parole. Ma quella volta, due mesi prima, nel retro di un van dai vetri oscurati che li aveva condotti alla stazione, nessuno aveva trovato le parole e avevano lasciato che i gesti parlassero per loro.
Ermal gli aveva poggiato la mano sulla coscia fasciata dai jeans troppo consumati e, voltandosi con uno di quei sorrisi sinceri che illuminavano tutto come il sole in un giorno di luglio, gliel’aveva stretta come aveva fatto altre volte nei giorni passati ma con i intensità diversa, resa bruciante dallo sguardo di quegli occhi che, fino a pochi secondi prima, erano nascosti dagli occhiali da sole e che-sapientemente- aveva sfilato con un gesto veloce pochi istanti prima. Fabrizio si era perso in quello sguardo, in quel sorriso bello come il sole ma triste, di una tristezza portata con eleganza e disinvoltura che, proprio perché sembra stare troppo bene addosso a chi la porta, ti fa ancora di più venir voglia di strappargliela di dosso. Vi si era perso così tanto che a stento aveva sentito le parole del più giovane che, ancora cercando di nascondere e dissimulare il peso che portava sul cuore per quell’ “arrivederci”, stava per congedarlo con un “Allora ci sentiamo Fabrí...?”, ma la frase non gliel’aveva fatta finire perché il suo corpo si era mosso veloce e impetuoso e, così era stato anche il bacio che gli aveva lasciato sulle labbra.
Un bacio violento e veloce, ma allo stesso tempo imperfetto, velato da insicurezze e paure. Un bacio fatto di labbra screpolate ma delicate, uno sfiorarsi di barba e pelle fresca appena rasata e respiri che sapevano di caffè espresso e tabacco . Era stato un bacio inaspettato ma così tanto desiderato che Fabrizio si era mosso di istinto realizzando, solo In quel momento, che per una settimana intera si era trattenuto e aveva nascosto la vera natura dei sentimenti che provava per il più giovane. Ed Ermal era di fronte a lui, il viso bello ma reso stanco dal caos he l’aveva travolto quella settimana,ora tracciato da un’ espressione sorpresa ma, al tempo stesso sollevata poiché, molto prima di Fabrizio, aveva capito che la natura di quel sentimento che c’era tra loro e aveva realizzato che andava oltre l’innocente fratellanza e, proprio per questo, aveva cercato di nasconderlo a se stesso e al mondo, convincendosi che fosse frutto di tutta l’energia e l’adrenalina che avevano sentito nei giorni passati. Che è normale affezionarsi a qualcuno con cui hai passato 24 ore al giorno per una settimana, perché era forse assuefazione alla presenza dell’altro e niente più. Ma ora, con i respiri e gli odori che si mescolavano gli uni agli altri, negare l’evidenza sarebbe andato contro quella coerenza di comportamento che, per entrambi, era la base della loro vita sia professionale che privata.
Cosa successe dopo e cosa si dissero quelle labbra che ancora portavano il sapore dell’altro, lo ricordavamo entrambi poco chiaramente. Ermal aveva sorriso e l’aveva baciato nuovamente, all’angolo delle labbra, congedandosi velocemente con un “Ci sentiamo presto” ed era sceso dall’auto lasciando dietro di se la scia di una risata felice ma imbarazzata e quella del suo profumo. Quella reazione Fabrizio non sapeva come interpretarla, credeva di essere capace di comprendere Ermal e i suoi sentimenti ormai ma, in quel momento non fu così. Era certo però che, oltre ad un leggero imbarazzo, il comportamento del più giovane non nascondeva alcun sentimento negativo.... o almeno ci sperava.
Dopo quel giorno avevano continuato a sentirsi, e tutto gli era parso normale, quasi forzatamente normale, come se nessuno dei due avesse il coraggio di parlare apertamente di quello che era successo, lasciando così un pesante “non detto” che aleggiava sul suo cuore e nella sua mente. Prima di partire si era però ripromesso che a Lisbona avrebbero parlato e si sarebbero chiarito. O almeno ci avrebbe provato...
.... E all’improvviso era stato catapultato alla realtà grazie alla delicatezza del bagaglio a mano della signora difronte a lui che gli era sbattuto con violenza nello stinco, una realtà in cui avrebbe finalmente rivisto Ermal e avrebbe potuto abbracciarlo e “annusarlo” di nuovo. Corse quasi al gate per recuperare i bagagli e, quando finalmente si trovò all’uscita , lo vide.
Lui era in piedi appoggiato ad una delle transenne mentre parlava con Paolo, le gambe lunghe fasciate da un paio di pantaloni neri, o forse erano grigi, ma poco importava, una giacca rosso scuro appoggiata sulle spalle che, Fabrizio notò, lo faceva sembrare ancora più elegante e austero. Perché il rosso, il bordeaux, era il colore di cui si vestivano gli imperatori, e ad Ermal quel colore donava, perché per sua natura aveva quel portamento regale ed elegante che cozzava così fortemente con quello rude e “contadino” di Fabrizio ma che, allo stesso tempo, sembrava completarsi e rendere armonica anche la figura del più grande dei due. Infine gli occhi di Fabrizio si fermarono sul suo viso, leggermente rivolto alla sua destra, un leggero sorriso sulle labbra, la pelle chiara che risplendeva di una luce diversa rispetto a quella di cui si ricordava aver visto due mesi prima; era riposato, sicuramente più di quanto non lo fosse il giorno in cui si separaro, ed era radioso, come se fosse colmato da una felicità attesa, da un’ eccitazione che è lì, pronta ad arrivare ed essere gustata . Era il volto di un ragazzo; il volto di chi nonostante gli anni, nonostante le esperienze, riusciva a sorridere e a risplendere di una luce giovane e fresca. E se Ermal era la luce, Fabrizio con i suoi colori scuri, la pelle ambrata e il perenne velo di barba scura sul mento, rappresentava le ombre. Così diversi ma imprescindibili l’uno dall’altro.
Anche se pensava di essere stato lì immobile a fissarlo pe ore, non erano in realtà passati più che un paio di secondi e, prima che potesse realizzarlo, Ermal si era voltato di scatto e l’aveva visto. Il sorriso sulle labbra che si era ingrandito e il suo corpo aveva trattenuto l’istinto di saltare quella transenna per arrivare a raggiungere Fabrizio il prima possibile, ma pazientemente, gli era andato incontro alla fine delle transenne, e lì che si erano ritrovati. Si erano aspettati, per due lunghi mesi, e quando i loro occhi si incontrarono, gli sembrò che fossero capaci di raccontarsi tutto in quello sguardo: Come stai? Sembri stanco. Anche tu ma ne è valsa la pena. MI sei mancato. Volevo vederti. Ora siamo insieme. Era un flusso di parole che nessuno pronunciò ad alta voce, ma che entrambi sentirono e, quel discorso, si concluse solo quando Fabrizio si mosse di slancio e l’abbraccio. Ermal non tradiva emozioni sul volto,fatto salvo gli occhi, ma poteva sentirlo da come le sue lunghe dita stringevano la stoffa del giubbotto che indossava, che come lui, non vedeva l’ora di sentire il suo calore. Dovettero separarsi a malincuore quando Paolo, che aveva accompagnato Ermal in quel viaggio, gli si era avvicinato e aveva dato una pacca sulla spalla di Fabrizio “Non ci speravamo più. stavamo per darti per disperso” “Non me ne parlare, non ce la facevo più ad aspettare in aeroporto. Pensa te che ‘me so messo a fa il social su instagram tanto ero annoiato.” “Abbiamo notato” si intromise Ermal, ridendo piano e dando una leggera spinta con la spalla a Fabrizio. Avevano chiacchierato pochi minuti prima di ricordarsi che quello era un viaggio di lavoro, non una gita tra amici, una volta che lo staff dell’Eurovision era andato a prenderli all’aeroporto, guidandoli alla prima delle location in cui avrebbero girato la loro cartolina.
La giornata era passata così velocemente che Ermal e Fabrizio a stento avevano avuto più di un paio di minuti da soli per poter parlare, e se c’erano stati, molti erano finiti con l’essere immortalati dalle fotocamere dei loro cellulari in modo da condividere con i fan, che nonostante tutto restavano sempre quello di più importante esistesse per artisti come loro. E dopo una giornata in giro per Lisbona, si era trovato ricatapultato su un aereo in direzione di Porto; ma se sperava di poter finalmente avere circa un ora da spendere con il suo compare, dovette ricredersi perchè il destino era stato avverso e ora lo vedeva seduto dietro Ermal, anziché di fianco a lui come sperava. Ma il giovane l’aveva graziato di tanto in tanto, voltandosi verso di lui durante il volo, a volte scherzava e lo metteva in imbarazzo, altre volte iniziava a fare programmi su cosa avrebbe voluto vedere il giorno dopo ed era tutto un “Ho visto un posto fighissio dove andare a mangiare. Bisogna assolutamente fare un giro in città. E al mare, voglio andare a vedere il mare” e Fabrizio aveva annuito ad ogni richiesta, prendendo nota di quello che diceva perché lui l’avrebbe portato ovunque volesse, e aveva sorriso difronte all’entusiasmo infinito di chi entra in un nuovo paese per la prima volta e vuole scoprire ed assaporare tutto quello che il posto potrebbe dargli. Ma ogni volta che Ermal si voltava per sedersi composto e guardare davanti a se, il sorriso di Fabrizio si spegneva e, ad allietarlo, restava solamente la scia del buon profumo di shampoo dei capelli di Ermal che ondeggiavano leggeri ad ogni movimento della sua testa.
Quando erano arrivati al loro albergo a Porto era ormai passata la mezzanotte, tutti erano stanchi e di comune accordo avevano deciso di andare a dormire e riservare una bevuta alla serata successiva; Fabrizio per primo che, nonostante morisse dalla voglia di passare del tempo con Ermal e di poter finalmente parlare con lui, aveva suggerito di andare a risposare e ora si trovava nella sua stanza d’albergo, aveva appena finito di farsi una doccia ed era disteso sul letto con addosso i soliti vestiti che usava per la notte, che non era alto che un paio di boxer e una vecchia maglietta e, poggiati sul naso, gli occhiali da vista. Aveva lasciato le tapparelle alzate e, alla sua sinistra poteva vedere dalla grande portafinestra che dava sul terrazzino, le luci della città in lontananza. Ermal aveva la stanza accanto alla sua, probabilmente ora stava guardando la sua stessa scena, o forse dormiva già…. e tra quei pensieri, ormai sempre rivolti ad un una sola persona, si stava lasciando andare a dormiveglia, interrotto brutalmente dal leggero bussare alla sua porta. Si alzò in piedi di scatto, la speranza viva che dall’altro lato ci fosse il punto fisso dei suoi pensieri e, questa volta, le aspettative non lo tradirono.
Di fronte a lui c’era Ermal, sul viso un mezzo sorriso; “Dormivi?” gli aveva chiesto entrando nella stanza senza chiedere permesso, certo che Fabrizio non gliel’avrebbe mai impedito.“…non proprio” rispose quest’ultimo, passandosi una mano tra i capelli mentre osservava il più giovane farsi spazio in quella camera d’albergo. Aveva ancora addosso i vestiti di poco prima, messi su in maniera disordinata - alcuni bottoni della camicia lasciati aperti- ma quando gli era passato davanti, in quello spazio che improvvisamente si era fatto troppo piccolo, aveva potuto sentire il profumo neutro dei bagnoschiuma degli hotel e, guardandolo meglio, Fabrizio notò alcune ciocche di capelli ancora umide. Pensò che probabilmente si era preparato anche lui per andare a dormire ma, qualcosa l’aveva spinto a rivestirsi di fretta e a bussare alla porta accanto alla sua, sperando di trovare il suo ospite ancora sveglio. Ermal si sedette sulla poltrona all’angolo della stanza, le gambe leggermente divaricate, in una posizione comoda e rilassata, Fabrizio invece si era seduto sul bordo del letto e lo guardava, come a voler scorgere qualcosa di nuovo in quel viso e in quel corpo, finché Ermal non ruppe il silenzio: “Come stai?” gli chiese semplicemente, non la solita domanda di circostanza tra due conoscenti, quanto più un reale interesse nel sapere come stesse l’altro, come aveva passato quei mesi lontano da lui, come stessero i suoi figli e Fabrizio lo comprese,r rispondendo: “Bene, ora meglio” aveva abbozzato un sorriso “Sono un po’ in ansia per domani. Se questi iniziano a palare in inglese per favore intervieni tu. Non c’ho voglia di fa figure de merda” ; Ermal aveva riso e aveva annuito “Ti copro io, non ti preoccupare. Anche se vorrei vederti sfoggiare il tuo brillante inglese”. A quelle parole Fabrizio l’aveva fulminato e lui, ancora una volta, aveva riempito la stanza della sua risata.
Nonostante chiacchierassero, e nonostante dall’esterno sembrasse tutto normale tra di loro, erano entrambi consci del fatto che ci fosse un’area di tensione . Entrambi pensavano a quello che era successo tra loro due mesi fa, entrambi cercavano delle risposte, ma nessuno dei due osava parlare finché Ermal si era alzato dalla poltrona e era andato a sedersi accanto  al più grande sul letto, l’aveva guardato dritto negli occhi e poi aveva appoggiato la sua guancia sulla spalla; Fabrizio, con un gesto naturale l’aveva abbracciato e stretto a se, cercando di cancellare con quella vicinanza l’ansia e la tensione accumulata tra i due. “Credo …che dovremmo riprendere un argomento che abbiamo lasciato ins sospeso due mesi fa” era stata la proposta del giovane cantante e Fabrizio non se l’era fatto ripetere “Lo credo anche io” aveva sussurrato su quelle labbra che aveva bramato per giorni e che ora, finalmente, erano di fronte a lui. Aveva avuto paura, paura che quel gesto istintivo fatto tempo prima non avesse avuto alcun significato, paura di essere rifiutato ma invece, era stato l’esatto opposto. Ermal si era avvicinato ancora di più a lui, le mani a raggiungere i bordi degli occhiali da vista che Fabrizio aveva su, per poi sfilarle via delicatamente e lasciarle cadere lontano da loro sul letto. Fabrizio aveva sollevato una mano sulla sua guancia e l’aveva accarezzata dolcemente con le dita segnate dagli anni passati a suonare la chitarra e, quando aveva sentito Ermal sospirare, chiudere gli occhi e lasciarsi andare in quel tocco, aveva avuto la certezza che anche lui non stesse aspettando altro che quel momento per suggellare finalmente un rapporto che aveva l’odore dell’amicizia ma che, una volta che ti ci eri avvolto, sapeva più di amore che altro.
Il bacio questa volta era stato diverso. Era stato deciso da entrambi allo stesso tempo, i loro visi che si erano inclinati in direzioni speculari e si erano avvicinati finché le labbra non si erano sfiorate. E Fabrizio si accorse ora, più che la prima volta, quanto le labbra di Ermal fossero morbide e piene, nonostante fossero sottili e quanto perfetta fosse la sensazione di averle a contatto con le sure. Ci volle poco però per trasformare quest’iniziale dolcezza in pura voglia dell’altro, e quando Ermal aveva schiuso le labbra, Fabrizio aveva approfondito il bacio; poteva sentire l’altro stringersi a lui, muovendosi lentamente, finché non si trovò quasi completamente disteso sul letto, il corpo sottile di Ermal premuto contro il suo e fu sorpreso nel notare come quest’ultimo avesse deciso di prendere in mano le redini di quella “confessione” che avevano iniziato. Si erano separati solo quando avevano sentito il bisogno di aria, Fabrizio aveva soffiato via una risata imbarazzata e felice e si era tirato Ermal addosso; nell’intera stanza c’era l’eco delle loro risate interrotte solo dalla voce roca di Fabrizio “Pensavo dovessimo parlare, non mi aspettato un attacco da parte tua” “Ma sta zitto, sei tu che hai attaccato me la prima volta. Io mi ci son trovato per colpa tua in questa situazione” “….e ti dispiace?” Fabrizio aveva aspettato prima di fare quella domanda, perché aveva paura della risposta ma Ermal aveva fatto spallucce “Anche se fosse, ormai è troppo tardi. Di certo non me ne pento” “Non te ne pentirai neanche domani?” aveva continuato a chiedere, perché lui insicuro ci era sempre stato, non tanto di se stesso, ma di quello che gli altri provavano per lui; non voleva che quella piccola bolla di felicità che stavano creando insieme domani potesse essere distrutta dai dubbi di Ermal, o dai sensi di colpa per quello che avevano fatto e che stavano per fare, ma il riccio sopra di se aveva roteato gli occhi e aveva sospirato “…ma credi che se non fossi convinto di quello che stavo per fare, se non fossi consapevole di cosa andavo incontro stasera, sarei venuto a bussare in camera tua all’una di notte, Fabrì?” Ed era vero, Emal era un uomo, era adulto abbastanza da sapere cosa voleva e, se lo voleva veramente, andava lì a prenderselo come aveva fatto ora; allora Fabrizio si era tranquillizzato e aveva sorriso, certo ci sarebbero state delle conseguenze al loro comportamento, ma al momento nessuno dei due ci pensava e andava bene così. Andava bene continuare a tenersi stretti e a baciarsi con le luci di Porto che ancora brillavano fuori dalla finestra, con la piccola stanza d’albergo che iniziava ad impregnarsi dei loro profumi , con i loro respiri che diventavano più veloci, i sospiri più intensi, gli occhi lucidi dalla voglia e le mani che scorrevano veloci sui loro corpi.
Ermal si era ritrovato disteso sotto Fabrizio, la camicia lasciata aperta sul petto, le labbra rosse dal troppo baciarsi e i capelli scompigliati davanti agli occhi; Fabrizio si mordeva le labbra mente lo guardava dall’alto e pensava che, in vita sua, qualcosa di più bello non l’aveva mai visto, forse i suoi figli potevano reggere il paragone ma, in realtà , il sentimento che lo legava ai figli era completamente diverso da quello che lo legava ad Ermal,pertanto un paragone sarebbe stato inappropriato. “La smetti di fissarmi?” Aveva commentato l’oggetto del suo desiderio, “Sei bello” aveva risposto semplicemente lui “E tu sei ....” Ermal non aveva continuato, aveva solo ammiccato con un sorriso furbo quando la sua mano era andata a poggiarsi sull’erezione dell’altro, mal nascosta dalla stoffa sottile dei boxer. Fabrizio era arrossito improvvisamente, come se solo in quel momento avesse realizzato cosa avevano fatto al suo corpo le attenzioni che gli erano state rivolte fino a quel momento e, per dissimulare l’imbarazzo, aveva nascosto la testa nell’ incavo del collo di Ermal che, dal canto suo, aveva trovato la scena adorabile e l’aveva stretto forte, baciandogli la porzione di pelle della guancia che non era premuta contro di se . “Ma ti pare che ora a 40 anni ti vergogni per una cosa simile?” aveva chiesto intenerito ma divertito per la scena e Fabrizio, che ancora non ne voleva sapere di uscire dal nascondiglio nel quale si era rifugiato, aveva annuito solamente e allora fu Ermal ad agire questa volta. Abilmente spostò l’uomo sopra di lui dalla sua posizione e riuscì a spingerlo giù sul materasso mentre, velocemente, si sedeva cavalcioni su di lui. Si tolse la camicia e , aggrappandosi ai lembi della vecchia maglietta che indossava Fabrizio, lasciò anche lui esposto. Gli occhi di entrambi saettarono su quelle porzioni di pelle che erano state nascoste e, con attenzione, andavano ad imprimere ogni centimetro nella loro mente. Fabrizio faceva vagare gli occhi prima, le mani poi, sul petto glabro di Ermal, sulla sua pelle bianchissima che, si trovò a pensare, avrebbe voluto marchiare con segni di baci e morsi, mentre l’altro si soffermava a leggere e analizzare tutti i tatuaggi che, prima di allora, aveva visto solo parzialmente e, quasi meccanicamente, iniziò a tracciarne i contorni con la punta delle dita. Ci misero poco le mani ad essere sostituite dalle labbra, diventate esploratrici avide di conoscenza, vogliose di mappare quel territorio nuovo in modo da conoscerne ogni spazio, ogni punto,imparare la posizione di tutti i nei e lentiggini sulla pelle di uno e le leggere cicatrici ancora visibili sulla pelle dell’altro. Continuarono così, persi in quell’esplorazione finché finalmente non si trovarono nudi, uno di fronte all’altro, spogliati dei vestiti ma anche delle maschere e dei muri che avevano costruito fino a quel momento attorno a loro; si stavano mostrando all’altro per quello che erano veramente dicendosi in silenzio “Io mi fido di te. Voglio stare con te”.
E piano l’imbarazzo per quella situazione nuova era passato per entrambi e si erano abituati a toccare un corpo diverso da quello delle donne che avevano amato fino a quel momento, un corpo fatto di angoli e durezza più che di curve e pelle morbida; stavano imparando insieme dove e come toccare per darsi piacere e tutto sembrava, contrariamente alle aspettative, succedere così naturalmente che è come se fossero nati per trovarsi in quella situazione. I baci e le carezze lente durarono però poco, l’eccitazione di entrambi era troppo forte e, senza rendersene conto i sospiri diventarono gemiti, le risate urla di piacere fatte morire sulla pelle dell’altro e Fabrizio stringeva forte i fianchi di Ermal che, seduto sopra di lui, si muoveva veloce in un ritmo cadenzato. Sentiva le sue mani aggrapparsi al suo collo e, nonostante poco prima fosse stato sfrontato e deciso, ora gli sembrava così giovane e inesperto e si sentiva in dovere di ��ripagarlo” per quello che stava facendo, così mosse una mano dalla schiena del più giovane, muovendola lenta tra i loro corpi per andare a dare piacere al suo amante, tanto quanto questo stava dandogliene. A quel contatto Ermal si scosse in un brivido e lo guardò con gli occhi languidi, ansimando un “Fabrì” con la voce più dolce che avesse e, Fabrizio ne fu certo, sarebbe stato difficile sentir pronunciare quel nomignolo senza che i venisse in mente questa serata. Gli lasciò un bacio scomposto sulle labbra mentre il ritmo della sua mano e dei loro bacini diventava sempre più frenetico, e allora Ermal lo spinse giù di nuovo, le lenzuola fresche a contatto con la sua schiena calda e sudata , le lunghe e affusolate dita di ermal poggiate sul suo petto, che facevano pressione per tenersi su, per reggersi mentre il corpo si muoveva veloce e Fabrizio godeva di quella visione e di quelle sensazioni; tutto era bellissimo, Ermal sopra di lui che gli regalava piacere, le loro voci basse che echeggiavano nella stanza, la luce dell’ abat-jour a creare giochi di luce e ombra sulla pelle sudata e non riuscì più a trattenersi. Venne per primo, aggrappandosi ai fianchi di Ermal e sussurrando il suo nome mente quest’ultimo lo guardava con un sorriso soddisfatto, come l’artista che guarda la sua opera competa e ne è felice perché è riuscito nel suo intento ma quel l’espressione durò poco poiché venne sopraffatta dalla stessa espressione di piacere che aveva pervaso Fabrizio poco prima. Tirò indietro al testa, i riccioli a sfiorargli il collo, mentre venne anche lui con un gemito più alto degli altri, macchiando i loro corpi con il frutto di quel piacere, o peccato; gemito che trovò la sua conclusione sulle labbra calde del suo amante che, ancora in estasi, si perdeva in quella scena.
“Come dovremo comportarci da domani?” la domanda di Fabrizio aveva rotto il silenzio nel quale si stavano crogiolando da un po’ dopo l’amplesso, Fabrizio disteso sulla schiena, il lenzuolo a coprirli le cosce e il busto per metà mente Ermal aveva appoggiato la testa sul suo petto e aveva abbandonato una mano sulla coscia dell’altro, sotto al lenzuolo. Quest’ultimo aveva alzato lo sguardo e inarcato il sopracciglio adornato dal piercing “come sempre?” aveva suggerito. “Cioè tu che prendi per culo all’infinito e io che passo per cretino?” Avevano riso entrambi ed Ermal aveva scosso la testa prima di tornare serio “Credo davvero che dovremmo comportarci come sempre ma con la consapevolezza in più che questo sentimento si è evoluto in qualcosa di più rispetto all’amicizia.” “Però posso baciarti ora, ogni volta che voglio vero?” Aveva continuato Fabrizio, riportando il discorso ad un tono più scherzoso e, come si aspettava, aveva sentito la risata di Ermal contro la pelle del suo petto “... che coglione” era stato il commento, seguito da uno schiaffo leggero sul petto tatuato. “Guarda che io ero serio...” aveva continuato Fabrizio, stringendolo di più al a se, finché il suo viso era completamente sprofondato in quei ricci bellissimo che aveva iniziato ad amare dal primo giorno in cui ci aveva passato le mani dentro. Ermal aveva sbuffato e aveva risposto spazientito “si ok ... come se non lo facessi già ogni volta che ti pare” “Ma non erano quelli I baci che intendevo” fu il commento che scappò dalle labbra del più grande, piegate in un sorriso malizioso che Ermal copiò commentando con un “Ah no?” “No” fu la risposta secca di Fabrizio che, sollevandogli il mento con un movimento delicato, per la millesima volta quella sera lo baciò, ma quel contatto non fu nient’altro che il pretesto per ricominciare tutto da capo e lasciarsi andare ai loro desideri ancora una volta.
Morfeo li accolse tra le sue braccia quando ormai era quasi l’alba, ma nessuno dei due se ne curò. Non si curarono del tempo che passava veloce e li portava vicini alla lunga giornata che li aspettava, non si curarono delle conseguenze che, inevitabilmente, il loro amarsi avrebbe causato a tutti quelli che gli stavano intorno, non si curarono di quanto questo sentimento potesse essere considerato sbagliato e innaturale perché per loro non lo era. Senza saperlo si erano aspettati per una vita e quando finalmente si erano trovati e, soprattutto, erano riusciti ad esprimere quello che realmente provavano, nessuno dei due aveva anche solo imaginato di rinunciarvi. Quello era solo l’inizio ma, stretti nelle braccia l’uno dell’altro, erano certi che avrebbero potuto affrontare qualunque cosa, come già avevano fatto e come stavano facendo. E con questi pensieri Fabrizio socchiuse gli occhi, riscuotendosi dal dormiveglia in cui era caduto, per guardare il viso addormentato di Ermal nella penombra e si sentì fortunato e completo come mai era stato in vita sua.
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robertchi-blog1 · 7 years ago
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Riassunto dell’itinerario in breve: 5 giorni
Volo: Milano Orio al Serio / Porto
Porto – Fatima – Lisbona (giorno 1)
Lisbona: MATTINA:  Giardini Amalia Rodríguez – Parco Edoardo VII – Av. de Liberdade – Praca Rossio – Elevador de Santa Justa –  Bairro Alto, Baixa, Praca do Commercio; POMERIGGIO  Praca do Martim Moniz – Miradouro de Nossa Senhora do Monte – Castelo de Sao Jorge – Alfama – Chiesa di Santa Engracia –  SERA: Bairro Alto   (giorno 2)
Lisbona:  MATTINA: Ponte del 25 Aprile, Monumento alle Scoperte, Torre di Belem;  POMERIGGIO: Parco delle Nazioni, Acquario Oceanografico di Lisbona –  SERA: Barrio Alto  (giorno 3)
Lisbona – Cabo da Roca – Nazarè – Porto (giorno 4)
Porto: giro in sightseen bus per il poco tempo a disposizione e rientro a Bergamo (giorno 5)
Nella primavera dell’anno scorso, prima di iniziare a scrivere questo blog, ho fatto un viaggio molto bello, ormai reso classico dai voli Ryanair; la destinazione di cui molti amici mi hanno parlato bene è infatti Porto; Non ero mai stato in Portogallo, ma, prima di prenotare ho deciso di non fermarmi solo in questa città come meta ma di girare un po’.
eccovi quindi il mio itinerario Porto – Lisbona – Porto di  5 giorni.
Eh si, se avete qualche giorno perché limitarsi ad una città piccola come Oporto quando potete con 10 euro al giorno noleggiare un Auto e muovervi un pochino lungo il Portogallo?
Atterriamo al mattino a Porto, ma la nostra destinazione principale per i primi giorni è Lisbona, quindi dopo aver sbrigato tutte le pratiche del noleggio auto imbocchiamo l’autostrada E1 verso sud; in realtà l’obiettivo è di arrivare a Lisbona entro le 18:00 facendo una tappa lungo il percorso, visto che l’autostrada passa per Fatima; facciamo quindi la prima tappa per visitare il Santuario costruito sul luogo dove nel 1917 i pastorelli portoghesi Lucia, Jacinta e Francisco iniziarono a vedere la Madonna.
Siamo fortunati, la giornata è bella e il santuario non è preso d’assalto, c’è molta gente ma è vivibile, facciamo un giro nella chiesa, e nella grande piazza e accendiamo un cero; questo luogo così mistico, va visitato di sicuro se siete in zona e rimarrete colpiti dall’aura di misticismo e fede di cui è intriso.
Ci rimettiamo in strada direzione Lisbona che raggiungiamo anche prima del previsto . Calcolate che la distanza Porto – Lisbona è di 320 km più o meno quindi non vi ci vuole molto. A Lisbona, ho trovato un appartamento molto carino in un quartiere tranquillo appena fuori dal centro, con garage, dove poter lasciare l’auto per un paio di notti; a Lisbona non vi serve, dato che la rete metropolitana e di trasporti pubblici è molto efficiente.
L’appartamento è stata un ottima soluzione – economico, bello, ben arredato e in ottima posizione: qui il link dell’appartemento su booking.com http://www.booking.com/Share-i5KfqN 
Usciamo a fare un giro per il centro dirigendoci nella zona di Baixa per cenare e fare due passi e rientriamo prima di mezzanotte in metrò.
GIORNO 2:
All’indomani facciamo colazione in appartamento avendo fatto un po’ di spesa in un supermercato sotto casa e ci incamminiamo verso il centro passando per i Giardini di Amalia Rodríguez con il suo punto panoramico (dovete tenere conto che Lisbona è una citta che si trova su varie colline ed è quindi tutto un saliscendi anche molto ripido, ma è anche ricca appunto di miradori, delle terrazze panoramiche, da cui godere di una vista della città circostante dall’alto).
Continuiamo la camminata attraverso Parco Edoardo VII e Avenida de Liberdade (la via dello shopping e delle boutique di lusso), ci incantiamo a guardare alcuni tram caratteristici di questa città che si inerpicano su per le ripide salite della città, passiamo per alcune piazze fino all’Elevador de Santa Justa che altro non è che un ascensore in ferro del 1900 con terrazza panoramica che serviva ad unire la parte bassa a quella alta del Bairro Alto. Giriamo su e giù per queste caratteristiche viuzze del centro senza una meta ben precisa, e attenzione, non perché non sappiamo dove andare, ma, proprio perché Lisbona per certi versi va proprio visitata così, perdendosi e girando a casa tra le sue vie. Riscendiamo dalle viuzze del Bairro dove abbiamo già deciso di passare la serata in quanto è in queste vie che si svolge l’animata vita notturna di questa città, e ci ritroviamo nella grande Praça do Commercio. Qui in zona mangiamo un panino prima di dirigerci in Praça do Martin Moniz perché da qui c’è la partenza del tram 🚋 storico 28 che si inerpica su per i colli della città antica . Arrivati alla partenza però ho due problemi, il primo è che c’è una folla di turisti allucinante e quindi già immagino che sul tram si starà come le sardine e difficilmente si potrà godere di una bella vista; il secondo problema è invece la mia caviglia che inizia a dolorare (mi hanno levato il gesso in seguito ad una frattura circa due settimane prima, e quindi dopo i km di questa mattina zoppico) . Trovo subito però la soluzione a me più congeniale, sul marciapiede opposto una ragazza di fianco al suo tuc tuc mi guarda e mi sorride come avesse già capito cosa stavo pensando. Mi fa segno di raggiungerla e dopo una breve contrattazione ci offre un giro di 2 ore e mezza con lei come guida del tuc tuc e guida turistica e con un itinerario di diverse tappe su per i colli della città antica, seguendo in parte lo stesso percorso del tram 28. Inoltre ci avvisa che nel percorso farà diverse tappe dove possiamo smontare a fare delle foto o visitare il luogo. Sarebbero 70 euro a gruppo, noi siamo in due e riusciamo a scendere il prezzo a 50 euro. Vista la bella giornata calda, e la mia caviglia dolorante devo dire con il senno di poi che questi sono stati i 25 euro (la mia quota) meglio spesi della mia vita; montiamo e viaaaa si parte. Gabriela è una ragazza molto spigliata alla guida e con un ottima conoscenza della storia e delle curiosità della città e quindi ci allieta nel percorso con cenni storici e aneddoti. Nel giro saliamo verso il Castelo de Sao Jorge e facciamo una tappa al Miraduro de Nossa Senhora do Monte punto più alto della città (devo dire che Senza tuc tuc visto quanto è ripida la salita, non ci saremmo mai arrivati). Gabriela, ci offre una limonata fresca prima di ripartire passando per la Chiesa di Santa Engracia (che i portoghesi chiamano la loro S.Pietro, vista la somiglianza con la chiesa vaticana) e scendendo verso il quartiere di Alfama . Facciamo qualche altra tappa prima di ritornare al punto di partenza. Alla fine ci abbiamo messo tre ore, ma abbiamo visto un sacco di cose, col minimo sforzo (la mia caviglia ringrazia😜) e alla fine lasciamo pure una mancia a Gabriela.
Rientriamo per una doccia e un riposino in appartamento e usciamo sul tardi per cenare e vivere un po’ di vita notturna di questa città. Andiamo quindi nelle stradine del Barrio Alto, piene di pub, bar, birrerie e piene di gente che si diverte. Ceniamo in un piccolo ristorante di tapas e ci beviamo un paio di birre in alcuni rumorosissimi locali. Devo dire che la vita notturna di Lisbona, è molto movimentata e divertente.
GIORNO 3: 
Ci svegliamo l’indomani con calma, e con il metrò scendiamo verso piazza del commercio da dove prenderemo un trenino verso la zona di Belem.
Scesi dal trenino, camminiamo lungo il Tago, da qui si gode di una vista stupenda sul Ponte del 25 Abril uno dei luoghi più famosi di Lisbona ed è un ponte che ricorda il Golden Gate Bridge di San Francisco. Continuando la passeggiata verso la famosa Torre de Belem passando per il monumento alle Scoperte . Pranziamo in uno dei tanti ristorantini con tavoli all’aperto, con il tempo per essere aprile siamo fortunatissimi, sole e caldo.
il pomeriggio dovremo spostarci a qc km da qua dall’altra parte della città al Parco delle Nazioni, zona dell’Expo  Universale del 1998, e definita la zona più futuristica della città. Qui facciamo visita al famoso Oceanario, davvero molto bello.
siamo soddisfatti, abbiamo visto la città in lungo e in largo, e devo dire che Lisbona è una di quelle mete che non mi sono mai venute in mente prima, ma che da oggi è per me una delle capitali più belle d’Europa.  Quindi quando pensate a cosa visitare e vi viene in mente Parigi, Londra, Berlino, pensateci meglio perchè Lisbona è molto molto meglio (per quanto anche le altre città siano belle) ed è anche molto più economica.
GIORNO 4:
La mattina salutiamo il padrone di casa a cui abbiamo riconsegnato le chiavi, e risaliamo sulla nostro Fiat Punto a noleggio; guardando la cartina ho deciso che per oggi invece di rientrare lungo l’autostrada fatta all’andata, di fare una variante lungo oceano e di fare due tappe, la prima a Cabo Da Roca e la seconda  a Nazarè prima di arrivare a Porto meta del nostro ultimo giorno prima di rientrare a casa.
Cabo da Roca: è il punto più occidentale del continente Europeo, ed altro non è che una stupenda scogliera a picco sull’Oceano Atlantico, che nulla ha da invidiare alle Cliffs of Mohar irlandesi.  Mentre sto facendo alcune foto, sento qualcuno che mi chiama, e non posso fare a meno che pensare che il mondo è proprio piccolo: incontro infatti qui per caso alcuni miei compaesani; quattro chiacchiere e poi via di nuovo verso Nazarèdove abbiamo letto se il mare è mosso si possono vedere le onde più alte del Mondo. Facciamo tappa alla praja do Northe, la giornata è stupenda, la spiaggia bellissima, ma mai visto il mare così calmo in vita mia, quindi niente onde, ma comunque un panino in spiaggia per pranzo ci stà.
ci rimettiamo in marcia e raggiungiamo il nostro hotel a Porto verso le 17:00. Lasciamo le nostre cose e facciamo subito un giro in centro.
Porto è una città piccolina, famosa soprattutto per le sue cantine di vino e con un centro storico davvero affascinante: il quartiere Ribeira è appunto la zona centrale ricca di antiche case, strette vie acciotolate e numerosissimi ristoranti e bar.
Le numerose cantine di Vino, dall’altra parte del fiume, dove si produce il Porto appunto.
Mangiamo in un ristorante lungo il fiume, e assaggiamo alcuni vini locali tra cui il Porto che tra un bicchiere e l’altro si fa notte. L’indomani, non abbiamo molte ore, nel pomeriggio dobbiamo tornare in aeroporto, quindi anche a causa della mia solita caviglia, decido per la prima volta in vita mia di prendere uno di quegli autobus turistici aperti sopra che fanno tutto il giro della città. Riusciamo così a vedere Porto stando comodi, prima di rientrare, e devo dire che sono sempre più convinto di aver scelto il giro giusto, Lisbona da visitare con calma e bellissima, e Porto per quanto molto carina non merita più di un paio di giorni al massimo.
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Questo il mio primo approcio con il Portogallo, ma devo dire che mi ha piacevolmente stupito, per la sua bellezza, per la gente, per la vita, tanto che ho deciso di tornarci quest’estate per fare un po’ di mare nella zona Sud, in Algarve.
e voi ? siete mai stati in Portogallo? che ne pensate?
Summary of the itinerary in brief: 5 days
Flight: Milan Orio al Serio / Porto Port – Fatima – Lisbon (day 1)
Lisbon: MORNING: Amalia Rodríguez Gardens – Eduardo VII Park – Av. De Liberdade – Praca Rossio – Elevador de Santa Justa – Bairro Alto, Baixa, Praca do Commercio; AFTERNOON Praca do Martim Moniz – Miradouro de Nossa Senhora do Monte – Castelo de Sao Jorge – Alfama – Church of Santa Engracia – EVENING: Bairro Alto (day 2)
Lisbon: MORNING: 25th April Bridge, Monument to the Discoveries, Belem Tower; AFTERNOON: Nations Park, Oceanographic Aquarium of Lisbon – EVENING: Barrio Alto (day 3)
Lisbon – Cabo da Roca – Nazarè – Porto (day 4)
Porto: tour in sightseen bus for the short time available and return to Bergamo (day 5)
In the spring of last year, before starting to write this blog, I had a very nice trip,  in fact, the destination of which many friends have spoken to me very well is Porto; I had never been to Portugal, but, before booking, I’ve decided not to stop only in this city as a destination but to go around a little bit.
so here is my itinerary Porto – Lisbon – Port of 5 days.
Oh yes, if you have a few days why limit yourself to a small city like Porto when you can rent a car with 10 Euro /day and move a little along Portugal?
We land in the morning in Porto, but our main destination for the first days is Lisbon, so after hurrying all the car rental practices we take the E1 highwayto the south; in reality the goal is to arrive in Lisbon by 18:00, making a stop along the way, as the highway passes through Fatima; there we make the first stop to visit the Sanctuary built on the place where in 1917 the Portuguese shepherds Lucia, Jacinta and Francisco began to see the Madonna.
We are lucky, the day is beautiful and the sanctuary is not crowded, we walk around the church, and in the large square and light a candle; this place so mystical, should be visited for sure if you are in the area and you will be struck by the aura of mysticism and faith that is soaked.
We get back on the road towards Lisbon that we reach even earlier than expected.
The apartment was a great solution – cheap, nice, well furnished and in a great location: here the link of the apartment on booking.com  http://www.booking.com/Share-i5KfqN
We go out for a walk around the center heading into the Baixa area for dinner and take a walk and return before midnight in the subway.
DAY 2:
The next day we have breakfast in the apartment having done a little ‘shopping in a supermarket under the house and we walk towards the center through the Amalia Rodríguez’s garden with its vantage point (you have to keep in mind that Lisbon is a city that is on various hills and is therefore all a steep up and down, but it is also rich of the so called  miradori, the panoramic terraces, from which to enjoy a view of the surrounding city from above).
We continue the walk through  Edoardo VII Park and Avenida de Liberdade (the shopping street and luxury boutiques), we are enchanted to watch some characteristic trams of this city that climb up the steep hills of the city, we pass through some squares until ‘Elevador de Santa Justa which is nothing more than a 1900 iron elevator with a panoramic terrace that served to connect the lower part to the high one of the Bairro Alto. We turn up and down these characteristic alleys of the center without a precise goal, and attention, not because we do not know where to go, but, just because Lisbon in some ways goes so well visited, getting lost and wandering through its streets. We descend from the alleys of Bairro where we have already decided to spend the evening as it is in these streets that takes place the animated nightlife of this city, and we find ourselves in the great Praça do Commercio. Here in the area we eat a sandwich before heading to Praça do Martin Moniz because from here there is the departure of the historic tram 28 which climbs up the hills of the ancient city. Arrived at the start but I have two problems, the first is that there is a crowd of tourists waiting to climb in the tram, and so I already imagine that on the tram will be like the sardines and you can hardly enjoy a nice view; the second problem is instead my ankle that starts to ache (I have removed the plaster after a fracture about two weeks before). But now I find the solution most congenial to me, on the sidewalk opposite a girl next to her motorcycle tuc tuc looks at me and smiles as she already understood what I was thinking. She beckons me to join her and after a short bargaining she offers us a two and a half hour tour with her as a guide to the tuc tuc and tour guide and with an itinerary of different stages on the hills of the ancient city, following in part the same path of the tram 28. It also warns us that in the path will make several stops where we can take off photos or visit the place. It would be 70 euros per group, we are two and we can get down to 50 euros. Given the beautiful hot day, and my ankle ache I must say with hindsight that these were the 25 euros (my share) better spent my life;
Gabriela is a very sensible girl  with an excellent knowledge of the history and the curiosities of the city and therefore she gladdens us on the path with historical notes and anecdotes. In the ride we climb to the Castelo de Sao Jorge and make a stop at the Miraduro de Nossa Senhora do Monte highest point of the city (I have to say that Without tuc tuc, seen how steep the climb, we would never have arrived there). Gabriela, offers us a fresh lemonade before leaving again through the Church of Santa Engracia (which the Portuguese call their St. Peter, given the similarity with the Vatican church) and descending towards the Alfama district . We make a few more stops before returning to the starting point. In the end it took us three hours, but we saw a lot of things, with the least effort (my ankle thanks) and at the end we leave a tip to Gabriela
We return for a shower and a nap in the apartment and go out late to have dinner and live a bit ‘of nightlife in this city. So we go in the streets of the Barrio Alto, full of pubs, bars, pubs and full of people having fun. We have dinner in a small tapas restaurant and drink a couple of beers in some very noisy places. I must say that Lisbon’s nightlife is very lively and fun.
DAY 3:
The day after we reach with the subway the Commecio square from where we will take a train to the Belem.
Once out of the train, we walk along the Tagus, from here you can enjoy a wonderful view of the 25th April Bridge one of the most famous places in Lisbon and is a bridge that recalls the Golden Gate Bridge in San Francisco. Continuing the walk to the famous Belem’s Tower passing  the Monument to the Discoveries. Lunch in one of the many restaurants with outdoor tables, with the time to be April we are lucky, sun and heat.
In the afternoon we will have to move  from here on the other side of the city to the Park of Nations, area of ​​the Universal Expo of 1998, and defined the most futuristic area of ​​the city. Here we visit the famous Oceanarium, very beautiful, worht a visit.
We are satisfied, we have seen the city far and wide, and I must say that Lisbon is one of those destinations that I have never thought of before, but that today is one of the most beautiful capitals in Europe for me. So when you think about what to visit and you can think of Paris, London, Berlin, think better because Lisbon is much much better (although the other cities are beautiful) and it is also much cheaper ..
  DAY 4:
In the morning we say goodbye to the landlord to whom we have handed the keys back, and we go back to our rented Fiat Punto; looking at the map I decided that for today instead of returning along the same highway of the first day, to make a long ocean variant and to make two stops, the first in Cabo Da Roca and the second in Nazarè before arriving in Porto our last day before returning home.
Cabo da Roca is the westernmost point of the European continent, and is nothing more than a beautiful cliff overlooking the Atlantic Ocean, which has nothing to envy to the Irish Cliffs of Mohar. While I’m taking some pictures, I hear someone calling me, and I can not help but think that the world is really small: in fact I meet some of my fellow citizens here; a chat and then off again to Nazarè where we read if the sea is rough we can see the highest waves in the world. We stop at the praja do Northe, the day is beautiful, the beautiful beach, but never seen the sea so calm in my life, so no waves.
we get going again and we reach our hotel in Porto around 17:00. We leave our belongings and immediately take a ride downtown.
Porto is a small town, famous above all for its wine cellars and with a really fascinating historical center: the Ribeira district is precisely the central area full of ancient houses, narrow cobbled streets and numerous restaurants and bars.
  The numerous wine cellars, on the other side of the river, where the Port is produced.
We eat in a restaurant along the river, and taste some local wines including the Port that night falls between one glass and another. The next day, we do not have many hours, in the afternoon we have to go back to the airport, so also because of my usual ankle ache, I decide for the first time in my life to take one of those tourist sightseen buses all the way around the city. So we can see Porto being comfortable, before returning, and I must say that I am more and more convinced that I have chosen the right round, Lisbon to visit calmly and beautiful, and Porto, however pretty, does not deserve more than a couple of days maximum.
This is my first approach to Portugal, but I must say that I was pleasantly surprised, for its beauty, for people, for life, so much so that I decided to come back this summer to do a little ‘sea in the South , in the Algarve.
and you ? have you ever been to Portugal? what do you think?
Porto – Lisbona, 5 days for a small Spring’s adventure (Scroll down for the English version) Riassunto dell'itinerario in breve: 5 giorni Volo: Milano Orio al Serio / Porto…
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freedomtripitaly · 4 years ago
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Ryanair ha annunciato la ripresa dei collegamenti da e per l’aeroporto di Milano Bergamo a partire dal 21 giugno. I voli saranno diretti sia in Italia sia in alcune destinazioni europee. L’operativo includerà in tutto 93 rotte, di cui 11 nazionali e 82 internazionali che partiranno in tempi diversi. I primi voli a decollare il 21 giugno saranno quelli verso Catania, Alghero, Ibiza, Madrid, Palma, Manchester e Atene. Altre 20 rotte saranno riattivate nei giorni successivi. Dal 22 giugno si volerà su Bari, Cagliari, Pescara, Dublino, Bruxelles-Charleroi, Berlino-Schönefeld, Lisbona, Valencia, Barcellona-El Prat e Sofia. Dal 23 partiranno gli aerei alla volta di Brindisi, Palermo, Lamezia Terme, Napoli, Londra-Stansted, Budapest, Manchester, Cracovia, Dublino e Malaga e dal 27 giugno per Bucarest (Otopeni). A partire dall’1 luglio, poi, Ryanair incrementerà ulteriormente il numero di rotte e la frequenza verso il resto delle mete raggiunte dal vettore low cost, tra cui Fuerteventura, alle Canarie, Lappeenranta, in Finlandia, e Salonicco in Grecia. Tre mete che vale assolutamente la pena visitare quest’anno. Le Canarie sono state le prime a sperimentare il Passaporto sanitario digitale, al fine di minimizzare i rischi e a garantire delle vacanze in totale serenità. Il contrasto tra oceano e deserto, la vicinanza all’Africa e lo splendido mare fanno di Fuerteventura una delle isole più affascinanti. Le vacanze su quest’isola sono un mix perfetto tra relax, vita di mare, scoperta di luoghi caratteristici e sport d’ogni sorta. Qui ci sono tantissime attrazioni, tra cui incredibili piscine naturali. La zona dei laghetti della Finlandia è un paradiso naturale. Lappeenranta è il luogo scelto dagli stessi finlandesi dove andare a rilassarsi. Qui si sentono solo i cinguettii degli uccellini e le onde del lago che si infrangono sui pontili. D’estate fa caldo, le temperature arrivano anche a 27°C, le giornate sono molto lunghe perché ci troviamo a Nord e soleggiate. Questa zona è considerata la più bella d’Europa e tra le cinque più belle del mondo secondo il World Street Journal. Infine, se siete fan della Grecia ma quest’anno preferite tenervi lontani dalla folla, optate per Salonicco, la porta d’accesso alla Penisola Calcidica. Questo è un territorio molto speciale, fuori dall’ordinario, che si sviluppa lungo il Mar Egeo settentrionale suddividendosi in tre lingue di terra. Su Sithonia ci sono le spiagge più belle, quelle di sabbia bianca che fanno venire voglia di prenotare subito un biglietto aereo. Il mare della Penisola Calcidica @123rf https://ift.tt/2YPlWT5 Ripartono i voli Ryanair dall’aeroporto di Bergamo Orio al Serio Ryanair ha annunciato la ripresa dei collegamenti da e per l’aeroporto di Milano Bergamo a partire dal 21 giugno. I voli saranno diretti sia in Italia sia in alcune destinazioni europee. L’operativo includerà in tutto 93 rotte, di cui 11 nazionali e 82 internazionali che partiranno in tempi diversi. I primi voli a decollare il 21 giugno saranno quelli verso Catania, Alghero, Ibiza, Madrid, Palma, Manchester e Atene. Altre 20 rotte saranno riattivate nei giorni successivi. Dal 22 giugno si volerà su Bari, Cagliari, Pescara, Dublino, Bruxelles-Charleroi, Berlino-Schönefeld, Lisbona, Valencia, Barcellona-El Prat e Sofia. Dal 23 partiranno gli aerei alla volta di Brindisi, Palermo, Lamezia Terme, Napoli, Londra-Stansted, Budapest, Manchester, Cracovia, Dublino e Malaga e dal 27 giugno per Bucarest (Otopeni). A partire dall’1 luglio, poi, Ryanair incrementerà ulteriormente il numero di rotte e la frequenza verso il resto delle mete raggiunte dal vettore low cost, tra cui Fuerteventura, alle Canarie, Lappeenranta, in Finlandia, e Salonicco in Grecia. Tre mete che vale assolutamente la pena visitare quest’anno. Le Canarie sono state le prime a sperimentare il Passaporto sanitario digitale, al fine di minimizzare i rischi e a garantire delle vacanze in totale serenità. Il contrasto tra oceano e deserto, la vicinanza all’Africa e lo splendido mare fanno di Fuerteventura una delle isole più affascinanti. Le vacanze su quest’isola sono un mix perfetto tra relax, vita di mare, scoperta di luoghi caratteristici e sport d’ogni sorta. Qui ci sono tantissime attrazioni, tra cui incredibili piscine naturali. La zona dei laghetti della Finlandia è un paradiso naturale. Lappeenranta è il luogo scelto dagli stessi finlandesi dove andare a rilassarsi. Qui si sentono solo i cinguettii degli uccellini e le onde del lago che si infrangono sui pontili. D’estate fa caldo, le temperature arrivano anche a 27°C, le giornate sono molto lunghe perché ci troviamo a Nord e soleggiate. Questa zona è considerata la più bella d’Europa e tra le cinque più belle del mondo secondo il World Street Journal. Infine, se siete fan della Grecia ma quest’anno preferite tenervi lontani dalla folla, optate per Salonicco, la porta d’accesso alla Penisola Calcidica. Questo è un territorio molto speciale, fuori dall’ordinario, che si sviluppa lungo il Mar Egeo settentrionale suddividendosi in tre lingue di terra. Su Sithonia ci sono le spiagge più belle, quelle di sabbia bianca che fanno venire voglia di prenotare subito un biglietto aereo. Il mare della Penisola Calcidica @123rf Ryanair ha annunciato la ripresa dei collegamenti da e per l’aeroporto di Milano Bergamo a partire dal 21 giugno con 93 rotte.
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pietropaschino · 5 years ago
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🇮🇹 Marathon training, giorno X. - Seguire un piano per preparare una gara è sempre molto stimolante, ma dopo la Maratona tornare a casa e riprendere a correre senza obiettivi è una delle cose che più mi fanno godere l'atto del correre. Mentre correvo a Lisbona, soprattutto nei momenti di difficoltà in cui per l'asfalto bagnato mi sforzavo inutilmente di andare più forte, ho pensato davvero che quella sarebbe stata l'ultima. Ma oggi sono andato a correre davanti al mare di casa, e dalla scogliera salivano gli spruzzi delle onde che sbattevano sugli scogli, e ho pensato che sarebbe bello, tagliare di nuovo un traguardo dopo quarantaduemilacentonovantacinque metri. Da qualche parte, credo esista un nome per questa malattia, e se non esisteva, ora sì: "Maratonesìa" . 🤪🏃🏻 ° 🇬🇧 Marathon training, X day. - Following a plan to run a race is always very stimulating, but after the Marathon, coming back home and running without goals is one of the things that make me truly enjoy running. While I was racing in Lisbon, especially in those moments of difficulty when I frustratingly struggled to get faster due to the wet asphalt, I really thought that Lisbon would be the last. But today I ran in front of the sea in my hometown, and from the cliff the sprays of the waves that slammed on the rocks came over, and I thought that it would be nice, to cross again that finish line after fortytwothousandonehundredandninetyfive meters. Somewhere in a dictionary, I believe there is a name for this disease, and if it did not exist, here it is: "Marathonesy". 🤪🏃 ° ° ° ° ° #IoCorroQui #RunLovers #RunLoversTeam #BeyondExpectations #OneDegreeBeyond #361Degrees #361Ambassador #Charlene_42K #SheepaPower #Marathoner #MarathonTraining (presso Balai Lontano porto Torres) https://www.instagram.com/p/B37bjwkIdWl/?igshid=e6cjs0l7c82h
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appuntibrevi · 5 years ago
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alcune cose come:
la prima volta che mi hai preso la mano, nel sonno, e io ci ho fatto una foto;
comprare al mercato i pomodori e poi tagliarli insieme;
tu che controlli quanto è cresciuto il basilico;
guardarsi un po’ di traverso, la testa appoggiata sul cuscino, prima di andare a dormire alle 11 di mattina;
i pavoni in quel giardino a Lisbona;
il signore ubriaco che ci ha scattato la fotografia;
stupirsi insieme della bellezza di questa città;
quando mi hai scritto che le cascate sono un modo di dire che va bene così – che quella è la forma dell’acqua, il salto (e dopo hai scritto: “ecco ora mi manchi tantissimo / sto sospirando nel bar”);
tutte le volte che abbiamo ballato in maniera stupida e complice e felice;
una foto che ho di te in cui sei bagnato di luce;
parlare per ore di cosa comprare prima di andare a fare la spesa;
leggerti ad alta voce i racconti, i libri, le frasi – ma soprattuto quando una volta, dopo aver vomitato, mi hai chiesto le tredici vite e mezzo del capitano orso blu;
quando ti ho portato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna la prima volta e stava per chiudere e ti ho fatto correre tappandoti gli occhi fino al quadro di Pelizza da Volpedo e tu ti sei commosso;
fare l’amore a V. in quella stanza minuscola col letto scomodo, prima o dopo aver guardato insieme il mare dal terrazzo? (prima e dopo aver guardato insieme il mare dal terrazzo). tu che mi dici che sono così bella – incredibile, hai detto, sei incredibile –, addormentarmi prima di te, io che ho il labbro spaccato;
i dieci anni dal terremoto, tornare a casa, abbracciarti nel letto mentre piangi;
qualche giorno fa, mentre sentivo un personaggio di una serie tv ormai brutta dire: her body is my body – pensare che conoscevo quella sensazione, con te.
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lillyslifestyle · 6 years ago
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Fine settimana a Lisbona, eventi 17-19 maggio 2019
Fine settimana a #Lisbona, #eventi 17-19 maggio 2019
Bentrovati per questo nuovo appuntamento con i miei consigli sugli eventi imperdibili del fine settimana a Lisbona, purtroppo uscito con un giorno di ritardo a causa di impegni lavorativi. Le alte temperature ci daranno un po’ di tregua ma non temete se non potete andare a mare, in città ci sono numerosissimi appuntamenti da non perdere.
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venerdì, 17 maggio
Direi di cominciare questo…
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yachtmastercharter · 6 years ago
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Noleggio barche a vela a Lisbona
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"Viuzze che si inerpicano su case modeste, osterie, botteghe, vecchietti che oziano sulle panchine, artigiani". Questa è una delle descrizioni che colgono l’essenza della città portoghese di Lisbona, un luogo eclettico, ma anche malinconico, cosi come lo sono i suoi abitanti. Il vostro viaggio potrà e dovrà essere accompagnato dalle musiche popolari, come le antiche canzoni popolari diffuse tra i marinai che servivano loro per avere la forza di andare a conquistare i territori sparsi nel mondo. le tappe imperdibili nella città di Lisbona Tra le tappe imperdibili vi è il Barrio Alto, in passato quartiere dei benestanti, oggi ricco di locali per i giovani dove si può dare spazio alla creatività e all’arte. Iniziando il percorso dalla Baixa, popolare quartiere che è un esempio di speranza (in quanto venne raso al suolo e poi ricostruito in seguito  al terremoto del 1755) e di architettura neoclassica, e passando per Belem e il Chado, si può scorgere la quotidianità del popolo portoghese. Belem rappresenta il luogo da cui le navi portoghesi partivano alla ricerca di ricchezze, ed oggi è un quartiere popolato di giardini e monumenti come la Torre di Belem, faro e fortezza del porto di Restelo. Il Chado è una zona piena di librerie, teatri, ed è il luogo dove un tempo Passoa si fermava per leggere e scrivere. Leggendari sono i tram della città, che inerpicandosi per vicoli tanto stretti che quasi se ne possono toccare i muri, vi permetteranno di scoprire ance le vie più nascoste del cuore di Lisbona. Un punto molto importante di Lisbona è sicuramente il suo porto.   È stato in passato uno dei principali scali marittimi dì’Europa, trasportando diversi tipi di materiale dal sughero al vino ma anche merci pesanti. Da qui partono diversi tipi di imbarcazioni, e per il vostro viaggio potreste scegliere tra diverse opzioni, tra cui: Hawk 32 adatta per un viaggio in solitaria in quanto l’imbarcazione ha soltanto una cabina disponibile, Azimut 80 e Princess 20 M che con i loro design moderni offrono disponibilità fino ad 8 persone o in alternativa  la My 37 e la Jeanneau 57 che possono ospitar sino a 10 persone. In attesa di prendere la vostra barca o se siete appena arrivati e volete temporeggiare prima di immergervi completamente nell’atmosfera di Lisbona, ne potrete già godere di un piccolo assaggio passeggiando nella zona portuale sul Tago. Il Tago è il fiume più lungo della penisola iberica che nasce nel territorio spagnolo e termina  presso Lisbona. Di degna bellezza sono i ponti che attraversano il fiume a nord e a sud della città portoghese: a nord abbiamo il ponte Vasco da Gama e a sud il ponte 25 de abril. Con la vostra imbarcazione potreste spingervi verso il mare aperto o nell’entroterra verso la Riserva Naturale dell’estuario del Tago, casa di moltissime specie, alcune migratorie che giungono nel luogo soltanto per un breve periodo, ed altre che vi risiedono tutto l’anno. Qui potrete ammirare i fenicotteri che arrivano in autunno. Si tratta di un’immersione in un angolo di natura lontano dalla turistica Lisbona. Read the full article
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vitalaroux · 6 years ago
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Futuro Manifesto
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Sabbia tramonti oceano Lisbona buen ritiro pensione
(Moriro´ prima di allora?)
Ho pagato i contributi
Non sono abbastanza
Un ventre due semi tanti semi due bambini
Sono responsabile
vivo il presente
non pago i contributi
Platica, niente plastica, plastica ovunque
Niente piu´inverno, niente piu´neve,
Muoiono i nostri uomini.
Tanto vale andare a vivere al mare
Sono responsabile?
Non pago i…
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cercotebc · 5 years ago
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Volevo raccontare una storia,
Dal 2016 mi piaceva qualche ragazza ma per nomea che avevo era abbastanza impossibile avere sue attenzioni,ricordo ancora quando la vidi seduta a dei tavolini di un bar con due sue amiche,a prendere un caffè con quegli occhiali tondi,però era fidanzata in tutto ciò.L’anno successivo(2017) caso volle che cambiai scuola ma nulla era ancora fidanzata e diciamo che le feci arrivare un mazzo di chiavi in testa per errore e ricevetti un bello schiaffone😂,dopo ciò chi si sarebbe mai immaginato...
La ragazza dopo un’anno si lasciò ed io la iniziai ad avere come pensiero fisso in testa lo tenevo stretto per me fin quando non mi inziò a salutare e questa cosa per me già sembrò molto,finché ad una serata ricordo che mi avviciniai ma fui allontanato da lei dalle sue amiche.
Successivamente era pasquetta 2018 vado a Ischia mi arriva la notizia che anche lei stava venendo,io non potevo crederci speravo di avere qualche attenzione da lei,così fù con una scusa le dissi entra con me nella fila per andare a ballare e dire di essere la mia ragazza,da lì fu colpo di fulmine dopo qualche canzone ricordo ancora che sentì lei dietro ed era come se lo aspettassi da sempre non scorderò mai quel brivido di quel bacio letale,andammo sulle scale a parlare parlare sembrava di conoscerci da una vita,finisce la serata passata assieme e viene verso casa di questo mio amico amico a riposarsi ma intanto da lì non mi pensò più e poi se ne andò.
Passano i miei giorni per una settimana tra insicurezze e felicità,finché non arriva il ballo della scuola mi feci coraggio e le scrissi e lì ci vedemmo successivamente era il 6 aprile mi vidi e andai a prendere due coca cole vicino al mare ricordo ancora le sigarette che fumava,stettimo proprio bene assieme,da lì inziò tutto..dopo poco tempo il lunedì diventò il nostro giorno si andava vicino al mare tutto il tempo stretti l’uno all’altra giorno dopo giorno la sento sempre di più e con le mie insicurezze continuo sempre di più e pian piano mi lasciò andare ma notavo non del tutto lei..
Arrivò il 23 aprile ci fidanzammo ufficialmente da lì andò tutto bene venne il viaggio in crociera con la scuola e fu il mio pensiero fisso arrivarono i miei 18 anni ed ero la persona più felice al mondo visto che le fosse con me anche se era un po’ fredda ma dopo scoprì i perché era giugno andammo a ballare assieme capì che qualcosa non andasse e mi mentì dicendo che era per via di episodi passati io cercai di darle forza e le stetti sempre più vicino anche se un po’ soffrivo perché non mi portava sempre con lei però dissi fa nulla basta che sto con lei e nel frattempo avvenne la sua maturità il suo compleanno la nostra prima volta in cui sembrava di conoscerci da sempre era bellissimo,arrivammo a luglio ormai 3 mesi assieme partiamo io Malta lei Mykonos successivamente sarei andato anche io a Mykonos e ci saremo incontrati..
Parto a Malta appena arrivò mi faccio il nostro giorno tatuato sulle labbra e le giurai che sarebbero state solo sue quelle labbra finché non torno a Napoli il giorno dopo sarei stato a Mykonos con lei ed ebbene si fui tradito mi crollò il mondo addosso mi sentì preso in giro ma non riuscivo a volerle male...
Quella notte ebbi un messaggio..si tagliò la mattina appena arrivai a mykoson corsi da lei avevo il cuore a mille non riuscivo ad avere odio avevo però una fottuta paura per lei e per me di rifidarmi,stetti il primo giorno con lei in ospedale le tenevo la mano con quando non mi dissero che dovevo andarmene le diedi un bacio .La sera andai a ballare bevvi e si andai a letto con un’altra ma le dissi che erano due per sentirmi più forte ma non furono affatto due fu una e subito dopo scoppiai in lacrime perché non era ciò che volevo corsi da lei caddi dal motorino ma nonostante tutto andai fuori il suo ospedale ma mi impedirono di vederla aspettai le 7 del mattino solo per vederla prese l’aereo e tornò.Passai tutta la vacanza a sentirla e pensarla.Tornai è appena tornai la trovai lì all’aeroporto che mi aspettava da lì facemmo tutto il mese di agosto in cui ero molto triste ma dimostravo rabbia per non mostrarmi debole ma la amavo follemente finché non mi chiese un figlio e ci provammo ma nulla..andai a Procida a Sorrento e Procida diventò il nostro posto il nostro equilibrio quel tetto di casa sua e quella strada in cui facemmo pace...un mese di convivenza la amavo davvero elle giurai di sposarla e che sarebbe stata l’amore della mia vita ma le dissi non tradire più la mia fiducia le rivelai delle mie cose del passato che tutt’oggi sa solo lei.
Settembre torniamo avevo paura io ancora in 5 superiore lei iniziava l’università io ero impaurito di questo suo cambiamento tremavo all’idea che potesse conoscere altre persone e la potessi perdere.Le regalai un Pitbull perché disse che le sarebbe piaciuto e visto che un figlio non uscì le diedi la prima prova che volessi costruire qualcosa di serio con lei il piccolo Pako era tutto perfetto.Una mattina si svegliò e il cane non vi era più fu un colpo al cuore iniziai ad essere arrabbiato vidi di Nuovo crollare tutto ma cercai sempre di renderla felice.Arriviwmo ad ottobre Halloween e lì sbagliò disse tutto alla sua amica tutta la mia storia e non capi mai quanto fu per me destabilizzante e di Nuovo si taglio le stetti vicino e lascia scivolare di nuovo tutto le stetti vicino la Aiutai a superare tutto ma per darle una botta baciai un ‘altra quando mi lasciò ma perchè mì sentì ferito vedevo che la mia bontà veniva presa in giro in certi senso e lì vidi che lei diventò più buonw allora diventò la mia arma lei non lo ha mai saputo ma io e versavo lacrime per quel che feci ma volevo farle vedere che fossi uomo e nascondevo così le mie insicurezze avevo paura di risultare pesante.Ancora mi lasciava mi sentivo preso in giro pesavo io la aiuto in tutto perché lasciarmi allora dissi finché mi mostro debole non avrò mai il giusto valore e andai a letto con un’altra di Nuovo lacrime glielo dissi mi inziò ad odiare ma io davvero lo feci solo per farle capire che non doveva lasciarmi non ho mai avuto piacere a farlo per me era davvero l’unica a Natale la portai a Barcellona tutto bello ma appena tornammo scoprì dei messaggi in cui diceva l’amica fai il viaggio e lascialo è così fu per me fu bruttissimo mi sentì usato in tutto il mio cuore era ferito non ebbi nessun regalo nulla ma la cosa più importante non era con me nella magia nel natale mi dannai perché la amavo alla follia da lì si stabilizzò pian piano tutto fino a marzo in cui le regalai un nuovo cane il nostro bimbo diventò ma ancora partì per Lisbona viaggio di 5 e mi lasciò io non feci nulla pensavo a lei ma ciò non lo ha capito anche se ero ferito che in un viaggio fossi lasciato mi sentivo un piccolo oggetto inutile tornai e subito andai la lei ancora era fredda volevo solo un’amore dolce ma la verità era che l’amavo così come fosse poi sbagliai e in una serata diedi un mezzo bacio a stampo a questa ragazza ma ciò non glielo avevo mai detto(ovviamente a distanza le fu detto altro ma io non ero creduto ..)perché davvero ero solo ferito a vedermi così rimpiazzato cioè come ci fossi bene non ci fossi meglio nonostante fossi stato la soluzione della sua vita....Arriviamo ad aprile io lei ed il cane tutto bellissimo tornò la nostra famiglia era composta ormai è per un.’anno le regalai Parigi bellissimo partimmo andammo anche Disneyland tornammo bambini è strainnamorato provammo a fare un figlio nuovamente ma tornammo ed ecco che arrivò la notizia già c’era.All’inizio ero spaventato ma era ciò che volevo,volevo un figlio dalla donna della mia vita so che siam piccoli ma è la donna della mia vita,ma la decisone finale fu di non tenerlo e lì commise l’errore più grande di pensare a lei e non a me non glielo feci pesare ma io ero ferito vidi distrutto tutto ciò che avevo costruito ma io la amavo davvero lasciavo scorrere tutto però mi dannavo avrei tanto voluto la domanda come stai tu cosa senti..Nascondevo me dietro sorrisi ma stavo male ma la amavo troppo cercai solo di renderla contenta partì in America e non stette con me al mio compleanno ci rimasi male ma pensai è una cosa bellissima quindi tenni io il cane e aspettavamo solo che tornasse tornò e per una scemitá invece di saltarmi addosso prese il cane e se ne andò allora dissi dopo tutto ciò che ho fatto per meritare questo?Ancora lasciai scorrere arrivammo al suo compleanno litigammo per quell episodio perché le dissi che doveva scegliere me o gli altri o io al primo posto o gli altri?Quella sera la mezzanotte andò a ballare senza me e lì il mio cuore si ruppe in mille parti mi sentì davvero un oggetto di compagnia
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retegenova · 6 years ago
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Giovedì 28 marzo alle ore 18 al Galata Museo del Mare il nuovo ospite degli Incontri in Blu: il surfista Hugo Vau, che sarà intervistato da Fabio Pozzo e Nicolò Carnimeo.
  Terzo appuntamento della rassegna “Incontri in Blu. Uomini, donne e storie di mare”
  Dal 31 gennaio al 19 settembre, tutti gli ultimi giovedì del mese alle h18.00 al Galata Museo del Mare
7 incontri con grandi personaggi legati al mondo del mare.
  Ingresso libero
  Dopo Alessia Zecchini, primatista mondiale di apnea, Max Sirena skipper di Luna Rossa, il prossimo ospite degli Incontri in Blu. Uomini, donne e storie di mare” sarà il surfista Hugo Vau che giovedì 28 marzo alle 18 incontrerà il pubblico al Galata Museo del Mare. Alla serata, ad ingresso libero, saranno presenti inoltre i ragazzi della squadra di Surf giovanile di Bogliasco che vanta atleti che svolgono gare internazionali oltre che nazionali e che fanno parte del progetto surf Accademy, promosso dalla scuola di surf Roofless.
Quarantun anni, portoghese, Vau è diventato popolare dopo aver cavalcato Big Mama, l’onda più grande, con un’altezza stimata di 35 metri. Era il 17 gennaio 2018. Vau ha aspettato sette anni Big Mama, credendo in Nazarè, un piccolo centro a Nord di Lisbona che è diventato la capitale europea delle onde giganti e di quella particolare specialità del surfing denominata tow-in surfing, che appunto vede i surfisti scalare autentici muri d’acqua trainati da un jet-ski e quindi gettarsi in una discesa adrenalinica quanto pericolosa. “E’ come venir giù da una montagna con lo snowboard e con una valanga dietro le spalle”, dice Vau.
Un momento magico. “Era l’ora del tramonto, ero rimasto soltanto io in acqua. A un certo punto il cielo e il mare si sono ammantati di luce dorata ed è arrivata la più mostruosa tra le onde giganti”. E spiega che è più di un record (in corso di ratifica): “Spesso la gente non realizza quanto sia speciale e nel contempo difficile mettere insieme tutti i pezzi del puzzle, la magia di un momento che dura pochi secondi. Pensa all’onda che si crea a 2 mila di miglia dalla costa, in pieno Oceano e che arriva sulla costa. Quando stai surfando devi pensare che arriva da così lontano e che la sua energia verrà rotta per sempre con la sua stessa esistenza. Quando io ci sono sopra penso che sto immagazzinando l’energia e la stessa esistenza di quell’onda che da lì a poco andrà a sparire in pochi secondi nella mia anima e nella mia mente. Si diventa parte del tutto, si entra in connessione con la natura. Per me è un qualcosa di molto spirituale: sono connesso con l’Oceano e con me in quel momento ci sono tutte le decisioni che ho preso prima, per essere nel punto giusto, al momento giusto, in quel giorno, in quel determinato set. E penso anche che non ci sono solo perché lo voglio…”.
Il volto scavato dal mare, Hugo usa un inglese veloce, gesticola e trasmette un senso di forza e nel contempo quasi di timidezza. Parla di passione, di rispetto per la natura, di fortuna e del sogno di poter trovare un pezzo di terra, costruire casa, vivere una vita decente. A 5 anni il colpo di fulmine per il mare, a 16 la prima tavola. Nel 2005 arriva a Nazarè, è un pioniere del jet-ski, si occupa della sicurezza in acqua dei surfisti. Finché nel 2011Garrett McNamara, il surfer hawaiano che proprio in quell’anno stabilisce il record cavalcando un’onda di 23,77 metri, lo invita a far parte della sua squadra, a coprirgli le spalle con la sua moto d’acqua. Da qui alla tavola il passo e breve e Hugo comincia ad affrontare le onde giganti anche surfando. Nel 2015 e nel 2017 è nominato per la vittoria dei Big Wave Awards, il concorso che premia chi cavalca l’onda più grande nel mondo.
Nato a Lisbona, 9 anni fa si è trasferito alle Azzorre, dove ha fatto il pescatore. “Pescavo durante l’estate e portavo in escursione i turisti, mostrando loro come si può andare a pesca in modo sostenibile, catturando meno pesce ma più pregiato”. Poi, le stagioni a Nazarè sono diventate sempre più impegnative. E dal 2018, dopo Big Mama, sono arrivati i giornali, le televisioni, è aumentata la sua popolarità. “Mi sforzo di restare umile e di non cambiare come persona. Per surfare onde come Big Mama servono passione per il surfing e amore per l’Oceano. Lo devi fare per i motivi giusti, non per cercare un’esposizione mediatica”.
  L’iniziativa “Incontri in Blu. Uomini, donne e storie di mare”, ideata da Fabio Pozzo, è stata fortemente voluta da Mu.MA Istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni, Associazione Promotori Musei del Mare onlus, Costa Edutainment spa e realizzata grazie anche al contributo del Gruppo Cambiaso Risso e di UCINA Confindustria Nautica e al sostegno della Casa di Cura Montallegro, della dimora storica Palazzo Grillo e di Genovarent. Infine il ciclo d’incontri vanta il patrocinio dello Yacht Club Italiano con cui il Mu.MA ha stipulato un protocollo d���intesa per la promozione congiunta delle attività per l’anno 2019 e della FIV (Federazione Italiana Vela).
  Prossimi appuntamenti:
·       Il 18 aprile, sempre alle 18, in concomitanza con la World Cup delle classi olimpiche ospitata da Genova, un altro nome importante della vela, quello di Santiago Lange, il velista che nel 2016 a 54 anni, dopo aver sconfitto un cancro che gli ha causato l’asportazione del polmone sinistro, ha vinto la medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro nella classe del Nacra17, i catamarani volanti. Lange dialogherà con il pubblico testimoniando come il suo impegno sportivo gli abbia dato la forza di vincere la malattia e di guardare avanti (“La vita è meravigliosa”, è una delle sue frasi preferite) e come l’età sia soltanto un numero: ora si sta allenando per le Olimpiadi di Tokyo 2020.
·       Il 30 maggio a salire sul palco degli Incontri in Blu sarà Cecilia Eckelmann Battistello, figura di spicco dello shipping internazionale e della portualità italiana, presidente di Contship Italia, società che celebra proprio quest’anno mezzo secolo di vita, e che nel nostro Paese è presente nei terminal di Gioia Tauro, La Spezia, Ravenna, Cagliari, Salerno e nel centro intermodale di Milano-Melzo.
·       Il 20 giugno sarà la volta di Michael Bates, meglio conosciuto come Michael di Sealand, l’imprenditore che rivendica il titolo di principe di Sealand, la micronazione fondata dal padre Paddy Roy nel 1967, il quale racconterà l’incredibile storia di questa piattaforma artificiale creata al largo delle coste inglesi per motivi di difesa dal governo britannico sulla quale è stato proclamato un “Principato con sovranità indipendente” che ha battuto moneta e rilasciato passaporti. 
·       A chiudere il primo ciclo d’Incontri in Blu, il 19 settembre, in occasione del giorno inaugurale del 59° Salone Nautico, il più grande del Mediterraneo, l’ospite sarà Norberto Ferretti, co-fondatore ed ex presidente di Ferretti Group, il pioniere della nautica che torna sulla scena nel nome della sua passione per le barche e il mare.
    Eleonora Errico
Ufficio stampa COSTA EDUTAINMENT SPA
www.galatamuseodelmare; www.costaedutainment.it
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Giovedì 28 marzo alle ore 18 al Galata Museo del Mare il surfista Hugo Vau – ingresso libero Giovedì 28 marzo alle ore 18 al Galata Museo del Mare il nuovo ospite degli Incontri in Blu: il surfista Hugo Vau, che sarà intervistato da Fabio Pozzo e Nicolò Carnimeo.
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