#analisi dell’amore
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"Amare" di Bruno Mattu: un'analisi profonda dell’amore e delle sue sfumature. Recensione di Alessandria today
L’amore come verbo difficile. Bruno Mattu, nel suo testo intitolato "Amare", affronta con delicatezza e profondità le complessità del sentimento umano più universale e al tempo stesso più sfuggente: l’amore.
L’amore come verbo difficile.Bruno Mattu, nel suo testo intitolato “Amare”, affronta con delicatezza e profondità le complessità del sentimento umano più universale e al tempo stesso più sfuggente: l’amore. Il verbo “amare” si rivela particolarmente arduo da declinare, soprattutto nella concretezza della vita quotidiana. La riflessione dell’autore mette in evidenza come spesso i tempi non siano…
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“Parlami d’amore” di Giovanna M. Gatti
L’Amore prima di tutto Parlami d’amore” di Giovanna M. Gatti edito da VandA Edizioni è un libro interessantissimo, una lettura che affronta la tematica dell’amore a tutto tondo con consigli, analisi ed esercizi. Giovanna M. Gatti è medico psicoterapeuta e da lungo tempo tratta temi di cura e autocura. Nel suo libro l’autrice conduce le lettrici in un viaggio nelle parole e nei silenzi che possono spalancare abissi oppure risanarli, ricostruire o creare distanze irreparabili. “Parlami d’amore” di Giovanna M. Gatti è un viaggio dell’anima, un percorso che ognuno di noi almeno una volta nella vita ha affrontato quando si è trovato faccia a faccia con una crisi amorosa. Una crisi nella relazione d’amore può destabilizzare mente e corpo, a volte, non si ha neanche più voglia di affrontare la vita. Con una scrittura fluida e un linguaggio chiaro, il libro cattura immediatamente l’attenzione del lettore che troverà certamente spunti utili e di riflessione. In questa bella intervista l’autrice ci parla tanto della sua esperienza come psicoterapeuta, del modo in cui ogni persona affronta la crisi amorosa, del perché è importante chiedere un supporto specialistico e qualche consiglio utile. “Parlami d’amore” di Giovanna M. Gatti Salve Giovanna, lei è nuova ai lettori di CinqueColonne Magazine. Ci può dire brevemente cosa fa nella vita? E’ bello essere nuova, è una specie di rinascita. Nella vita faccio il medico psicoterapeuta e scrivo libri: all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano (IEO) mantengo un piccolo ruolo come senologa, ho compiuto 30 anni di attività lì perché sono arrivata in istituto quando ha aperto i battenti nel 1994 e non ero ancora laureata. IEO è stato e sarà sempre un’energia fondamentale per la mia formazione e le modalità di aiuto. La mia attività principale ormai è però quella di medico psicoterapeuta e di scrittrice: mi occupo di tante problematiche psichiche e psicofisiche, che quasi sempre hanno a che fare con l’amore. Nel suo libro lei affronta una tematica molto importante: la crisi nella relazione di coppia. Secondo lei c’è differenza tra uomo e donna nell’affrontare questo accadimento? C’è differenza da persona a persona, e perfino nella medesima persona esiste una differenza legata al momento della vita. Reagiamo alle difficoltà e ai traumi in modo diverso in epoche differenti della nostra esistenza, e il caos sentimentale è un trauma pesante. Se vogliamo concentrarci sulla differenza tra uomini e donne possiamo dire che l’energia maschile abbia alcune prerogative e quella femminile ne abbia altre: possedendole entrambe, le esprimiamo in quantità variabili. Incontro donne con reazioni tipicamente maschili (energia maschile iper-espressa) e uomini con reazioni da energia femminile. Non amo le generalizzazioni che vorrebbero gli uomini meno sensibili o attenti e meno colpiti da una difficoltà sentimentale: non funziona così. Nel suo libro lei fornisce anche degli esercizi utili. Ci può anticipare qualcosa? Di cosa si tratta? I miei libri più recenti (“La via della cura” e “Parla come ami”, editi da Mondadori, e questo libro edito da VandA edizioni) hanno alcuni esercizi pratici che servono per accompagnare nella via dell’autoguarigione e dell’evoluzione costruttiva. Voglio che siano esercizi semplici ma radicali nel risveglio dell’amore di sé: se impariamo ad amarci riusciamo ad affrontare ogni difficoltà. Non mi piace la teoria fine a se stessa: chi mi conosce da psicoterapeuta sa che mantengo il piglio concreto della chirurga e non mi limito ad ascoltare, voglio che la relazione terapeutica abbia risvolti utili e rapidi nell’accompagnare la persona verso un maggiore benessere. Metto insieme i lunghi anni di frequentazione dei seminari di Alejandro Jodorowsky, la specializzazione in psicoterapia psicosomatica e i decenni da donna dedita alla cura e creo esperienze che definisco “esercizi” perché chi legge i libri possa sentire dentro di sé l’energia del cambiamento, l’aiuto vero e concreto che parte dalla Voce dell’inconscio. In Parlami d’amore lei parla anche di cura e autocura. E’ sempre necessario rivolgersi a uno specialista? La parola “sempre” assomiglia alla parola “mai”: niente nella vita è così assoluto. Credo che un aiuto esterno e competente serva nella maggioranza delle crisi legate all’amore: l’amore è per noi la forza fondamentale, dirompente, costruttiva o destrutturante, che dona il senso a ciò che siamo, facciamo, pensiamo. Quando va in crisi l’esperienza emotiva è profondissima e intensa: difficile avere gli strumenti per risanarsi senza aiuto. Cura e autocura vanno insieme. Credo nella cooperazione tra terapeuta e paziente: nessuna guarigione è possibile senza l’impegno vero da parte del/della paziente. Potreste pensare che la richiesta di aiuto coincida automaticamente con un impegno: non è così. Spesso ricevo persone che chiedono aiuto con la bocca, ma non con il cuore e la mente. Danno per scontato che in terapia si verifichi qualche magia strana che non richiede impegno da parte loro. Non è così: le crisi d’amore portano a un’evoluzione costruttiva molto positiva se insieme si cammina per renderla possibile. In base alla sua esperienza lavorativa, c’è un consiglio che può dare a tutte le donne che si trovano ad affrontare una crisi nella relazione d’amore? Il consiglio migliore che posso dare è di ascoltarsi: evitare di chiedere consigli alle amiche “che conoscono benissimo la situazione”, parlare della crisi il meno possibile, fuggire dal vittimismo e chiedere aiuto seguendo i chiarissimi segnali che l’istinto manda in ogni istante. 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Went – “Tornare”
E’ in rotazione radiofonica “Tornare”, la prima traccia dell’EP d’esordio di Went cantautore e musicista barese classe ’96 di stanza a Milano. ASCOLTA L’EP: https://links.altafonte.com/3job1lj “Idealizzami è il risultato di anni di silenzio e di una leggera solitudine alla ricerca di un nuovo posto sicuro. Ogni brano è stato scritto a netta distanza l’uno dall’altro, in un processo di decostruzione e riscoperta di sé stesso. Come in un effetto domino, quest’ultimo porta oggi a misurarsi con i risultati di quegli impedimenti superati e quegli ultimi anni di vita vissuti con la paura di non sentirsi più a casa, passando dalla dipendenza affettiva all’idealizzazione dell’amore e all’importanza della famiglia” – Went. Contestualmente al percorso di vita dell’artista il disco nasce a Londra, sviluppandosi poi tra Bari e Milano. Ogni traccia rappresenta una tappa diversa alla ricerca del momento presente. Il brano d’apertura “tornare” e la focus track “idealizzami” ne sono emblematici, poiché iniziati a ridosso degli ultimi giorni londinesi e completati di ritorno in Puglia. Successivamente al trasferimento a Milano seguono le tracce “vino rosso” e “rimani chiara”; rappresenta un’eccezione il brano “21”, inizialmente ideato in lingua inglese e successivamente sviluppato in lingua italiana, grazie al contributo artistico della cantautrice Martina Vinci. “Idealizzami” è auto-analisi e auto-terapia indotta; così, anche il suo sound diventa metafora dell’artista e delle sue influenze, che spaziano da James Blake, Jack Garratt, fino a Jordan Rackei e Bon Iver. Instagram YouTube Spotify Read the full article
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Como: scoperto traffico della “droga dell’amore”: 2 arrestati e 1 denunciato.
Como: scoperto traffico della “droga dell’amore”: 2 arrestati e 1 denunciato. Nella giornata di giovedì 7 marzo la Polizia di Stato ha arrestato due comaschi, un incensurato di 27 anni e un 43enne già agli arresti domiciliari, ritenuti responsabili di spaccio di sostanze stupefacenti, ed hanno denunciato a piede libero un terzo soggetto, un 29enne di Como anche lui con precedenti di polizia per droga. Tutto ha avuto inizio dal consueto e costante controllo del territorio messo in campo da una volante dell'Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico che, durante un posto di controllo in strada ha fermato un'auto con tre ragazzi a bordo, due italiani e uno straniero. Durante il controllo è stata rinvenuta una dose di 4 grammi di una sostanza stupefacente che, dopo le analisi della scientifica, è risultata essere MDPV, la cosiddetta "droga dell'amore". Gli immediati accertamenti hanno permesso ai poliziotti delle volanti di acquisire importanti elementi che li hanno condotti ai fornitori della sostanza ritrovata. È quindi intervenuta la Squadra Mobile che, con indagini più mirate, ha individuato con precisione le abitazioni di tre uomini, tutti residenti in città. Durante le successive perquisizioni sono stati sequestrati in totale quasi 250 grammi di MDPV, oltre che materiale per la pesatura ed il confezionamento della droga. Il 29enne è stato quindi denunciato a piede libero mentre il 27enne e il 43enne, su disposizioni del P.M. sono andati a processo ieri mattina. Entrambi hanno patteggiato la pena ed il primo è stato rimesso in libertà, mentre il secondo è tornato agli arresti domiciliari. Del terzetto fermato nel controllo iniziale invece, il detentore della droga è stato sanzionato amministrativamente mentre lo straniero, un giovane rumeno, è stato munito di un provvedimento di allontanamento dal territorio dello stato in quanto gravato da precedenti di polizia e per l'inosservanza di un analogo e precedente provvedimento.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Sindrome di Medea: analisi dei labirinti dell'Amore Distorto
L’esperienza stante al diventare genitori si rivela da sempre uno choc emotivo e psicologico. I poli dualistici di amore e odio generati da questo trauma si rivelano spesso compromettenti per la salute mentale dei genitori, specie per le madri. In questo articolo si analizzeranno i fattori scatenanti la così detta Sindrome di Medea, la malattia labirintica dell’amore distorto, e delle possibili…
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#Assistenza psicologica#Autocontrollo emotivo#Autostima materna#Conflitti familiari#Consulenza familiare#Cura della famiglia#Disturbo psicologico#Educazione emotiva#Filicidio#Gestione dell&039;ansia#Maternità#Mitologia greca#Patologia materna#Prevenzione della violenza#Protezione dei minori#Psicologia della famiglia#Relazioni disfunzionali#Relazioni madre-figlio#Resilienza familiare#Risoluzione dei conflitti#Risorse per genitori#Ruolo materno#Salute dei bambini#Salute della famiglia#salute mentale#Sindrome di Medea#Sostegno alla genitorialità#Sostegno psicologico#Stress genitoriale#Supporto familiare
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Sto mettendo in ordine la libreria di camera mia e mi è capitato tra le mani il quaderno su cui scrivevo quando stavo al liceo e utilizzavo l’inchiostro come regolatore cerebrale perché non ero ancora veloce a scrivere con la tastiera del computer e rileggendo molte frasi mi sono resa conto di quanto fossi molto più introspettiva e soprattutto saggia. In particolare un giorno in cui ero follemente spaventata dal sentimento dell’amore che stavo iniziando a provare per un ragazzo mi sono scritta che “le cose brutte accadono comunque, sia che tu abbia paura sia che tu non ne abbia, quindi tanto vale essere coraggiosi” e credo che comunque oggi nonostante tutto non riuscirei ad essere saggia e lucida sui miei sentimenti e sulle mie sensazioni come lo ero 7/8 anni.
Credo che visti gli ultimi accadimenti mi manchi molto quella lucidità espressiva e quella capacità di analisi introspettiva disillusa e allo stesso tempo profondissima
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La Formula dell’Amore
Matematica e Amore
Esiste un metodo matematico per studiare l’amore tra due persone e definirlo con una formula matematica, una semplice equazione, oppure un’equazione differenziale? In molti ci hanno provato e spesso i fallimenti hanno avuto la meglio. Eppure, personalmente credo che l’amore essendo una forma di energia, come tale soggetta alle leggi fisiche e matematiche più o meno complesse e tale per cui renderla matematicamente definibile con un’equazione.
La formula matematica dell’amore
Alcuni scienziati hanno cercato di applicare la matematica e la fisica alle relazioni d’amore cercando di ricavare equazioni algebriche e studiare le dinamiche di una relazione. La ricercatrice di matematica e di teoria della complessità presso il centro di analisi spaziale avanzata dell’University College di Londra Hannah Fry nel libro “la matematica dell’amore” ha scritto: “grazie alla matematica possiamo prevedere tutta una serie di fenomeni – dal tempo meteorologico allo sviluppo delle città – e capire il funzionamento della natura in ogni suo livello, dall’immensità dell’universo fino alle particelle subatomiche“. e ancora: “ l’amore è pieno di schemi di comportamento, dal numero di partner sessuali che abbiamo nel corso della nostra esistenza al modo in cui scegliamo le persone con cui scambiare messaggi su un sito internet di appuntamenti. Questi schemi cambiano, si modificano più e più volte e si evolvono proprio come l’amore. La loro descrizione è alla portata della matematica“. Dalla teoria alla pratica, vediamo chi ha cercato di ricavare un’equazione per l’amore.
Donn Byrne, psicologo sociale alla State University of New York ad Albany negli Stati Uniti, durante le sedute, gli incontri con persone che avevano una relazione, ha ricavato una serie di numeri e valutazioni soggettive che gli ha permesso di elaborare una formula matematica che dovrebbe permette a chiunque di capire se ciò che si prova per il partner è amore vero. La formula è questa:
Y= 1,7xA + 1,5xB + 1,5xC + 1,5xD + 1,3xE
A = attrazione per il partner B= piacere psicologico della sua compagnia C = desiderio di intimità con lui/lei D = bisogno di essere accettati dal partner E = paura di essere abbandonati da lui/lei. Y= risultato A ognuna di queste variabili bisogna attribuire un valore da 1 a 10 e poi fare il calcolo.
Una volta calcolato il risultato di Y per il partner, bisogna ripetere l’operazione e calcolare Y per amici, amiche, amico più caro, amica più cara. Secondo Byrne, la relazione è stabile quanto più la differenza tra i risultati di Y è grande ( almeno 15); quanto più il partner è importante rispetto all’amicizia più cara. I fattori di moltiplicazione (i numeri davanti alle variabili) permettono di mettere a confronto molte amicizie e amori. La matematica ha un ruolo fondamentale nella società attuale e in quella futura e tutti dovrebbero studiarla con passione. La matematica come l’amore è la musica di sottofondo dell’universo, quel segnale nascosto che rende le cose visibili e mortali e allo stesso tempo immortali.
Matematica, Amore, eternità
Esiste una formula matematica per essere eterni? Perchè viviamo 70/80 anni e non 120/150 anni? Quali sono i processi che delimitano il nostro viaggio su questo pianeta? Ebbene, è un mondo inesplorato e non basta essere ricercatori, scienziati, medici, per dare una risposta al problema, siamo tutti in gioco: consapevolezza, conoscenza, cultura. Hai bisogno di lezioni private,? contattaci: 3515383325
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Era il genere di pensiero che formulavo spesso nei mesi tetri a Brighton dopo che Matthew se n’era andato, quando avevo iniziato a riflettere che tutta la storia dell’amore potrebbe essere solo una bugia crudele; che il semplice fatto di dormire di fianco a un altro corpo notte dopo notte non ci conferisce alcun esplicito diritto d’ingresso nel mondo interiore dei suoi sogni e dei suoi pensieri; che in fin dei conti siamo tutti separati gli uni dagli altri a dispetto di ogni illusione del contrario; e che tanto varrebbe guardare in faccia questa triste verità, dal momento che ci verrà ripetuta, ci piaccia oppure no, dal logoramento del tempo se non dai difetti e dalle delusioni di coloro che amiamo. Adesso non ero più così amareggiata. Avevo iniziato a provare gli albori di un senso di soddisfazione verso la sorte che mi era toccata, ma sarebbe trascorso molto tempo prima che tornassi a fidarmi di qualcuno, perché avevo visto quanto anche la persona più amata del mondo possa rivelarsi in ultima analisi inconoscibile.
Olivia Laing, Gita al fiume
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VADEMECUM PER SAN VALENTINO
(Sottotitolo: Ah l'amour quelle douleur )
Di seguito riporto recenti studi e ricerche fatte da note università della vita e della strada in tema d’amore.
• Una ricerca afferma che il 75% delle persone che non trovano l’amore è perché i loro amori sono a letto con un altri. • Da un recente studio si è appurato che un cornuto su tre è cornuto come gli altri due. • Non fidatevi dei Post-it appesi per casa con la frase: “Amore, tra poco saremo in tre”. Nel 45% dei casi si tratta dell’arrivo della suocera. • Nel gioco dell’amore le donne partono avvantaggiate poiché intuiscono il 99% delle cose, l’1% delle cose che non capiscono è la scelta del partner. • Nel 65% dei single sarà l’amore che prima o poi li troverà. Per illuderli. • Una recente ricerca ha scoperto che l’80% degli atei credono nell’amore, ma da atei e non praticanti. • Il 59% di quelli che mangiano le brioches vuote fingono gli orgasmi. • Se l’amore è una cosa meravigliosa la terapia psichiatrica per uscirne lo è di più. • Nel 90% delle volte gli uomini si innamorano di chi sa tirare fuori il loro meglio. Mettendosi in ginocchio… davanti… • Il 77% degli uomini che ridono per come parcheggiano le donne si ricredono sulle loro capacità, quando queste si sfilano il reggiseno senza levarsi la maglia, facendolo uscire da una manica. • Anche se la magia finirà a mezzanotte come da copione della favola, il 63% delle Cenerentole alle 21:30 saranno già a letto. Da sole. • Per l’89% dei single intervistati, sono gli altri a non capire un caz*o di loro. • Per il restante 11% di single sono gli altri non capiscono una minch*a di loro. • Il 100% di quelli che non capiscono niente dei single… no niente, non gliene frega niente. • L’80% delle donne ha perso fiducia nel genere maschile, il 75% dei maschi ha perso fiducia nel genere femminile. Sono in aumento le quotazioni di fiducia nel genere Trans. • Per 3 persone su 2, amore equivale a pizza. (fonte Associazione Pizzaioli Napoletani) • Quando si aspetta un messaggio in chat da parte di chi si ama, si ha il 92% di probabilità di ricevere finalmente una risposta dai Corinzi. • 6 donne su 10 cercano un uomo premuroso, che sappia cucinare e molto curato fisicamente. 8 su 10 di questi uomini però si cercano fra di loro.
Per la serie “lo dice la scienza” (oppure “lo dice la scemenza”):
• Le donne che amano bere alcol sono più intelligenti. • Le persone disordinate sono più intelligenti. • Io tutte queste persone intelligenti nel disordine e alcolizzate mica le vedo. • Gli uomini con la barba sono più affascinanti. • Gli uomini senza barba sono più affascinanti di quelli affascinanti con la barba. • Gli uomini calvi sono più virili. • Gli uomini con i capelli lunghi si trombano le compagne degli uomini calvi più virili. • Gli uomini calvi più virili si fanno le compagne degli uomini con i capelli lunghi, perché più virili … e che altro sennò? • Le compagne di entrambi si stanno divertendo molto, sicuro. • Cercate le persone che parlano con gli animali domestici e li comprendono perché sono speciali, lo confermano anche i loro psichiatri che li hanno in cura.
In conclusione, secondo una mia recente analisi nel mio cervello ho dedotto che se ti piaccio me lo devi dire perché già non capisco un caz*o, figurati se vado a pensare di poter piacere a qualcuno. Semplice no?! Ah, dimenticavo: Amore e Xanax hanno lo stesso numero di lettere, un caso? Non credo proprio.
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Hermann Hesse: La forza dell’amore nella poesia. Recensione di Alessandria today
L’amore che dona coraggio e felicità eterna: un inno all’amore universale
L’amore che dona coraggio e felicità eterna: un inno all’amore universale Un viaggio tra parole e sentimenti La poesia di Hermann Hesse, intitolata “Ma la cosa migliore”, rappresenta un canto d’amore intenso e universale, che racchiude l’essenza stessa dell’esistenza umana. Hesse, con il suo linguaggio semplice ma straordinariamente potente, ci accompagna attraverso le esperienze più belle…
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Biosicurezza e politica
Ciò che colpisce nelle reazioni ai dispositivi di eccezione che sono stati messi in atto nel nostro paese (e non soltanto in questo) è l’incapacità di osservarli al di là del contesto immediato in cui sembrano operare. Rari sono coloro che provano invece, come pure una seria analisi politica imporrebbe di fare, a interpretarli come sintomi e segni di un esperimento più ampio, in cui è in gioco un nuovo paradigma di governo degli uomini e delle cose. Già in un libro pubblicato sette anni fa, che vale ora la pena di rileggere attentamente (Tempêtes microbiennes, Gallimard 2013), Patrick Zylberman aveva descritto il processo attraverso il quale la sicurezza sanitaria, finallora rimasta ai margini dei calcoli politici, stava diventando parte essenziale delle strategie politiche statuali e internazionali. In questione è nulla di meno che la creazione di una sorta di “terrore sanitario” come strumento per governare quello che veniva definito come il worst case scenario, lo scenario del caso peggiore. È secondo questa logica del peggio che già nel 2005 l’organizzazione mondiale della salute aveva annunciato da “due a 150 milioni di morti per l’influenza aviaria in arrivo”, suggerendo una strategia politica che gli stati allora non erano ancora preparati ad accogliere. Zylberman mostra che il dispositivo che si suggeriva si articolava in tre punti: 1) costruzione, sulla base di un rischio possibile, di uno scenario fittizio, in cui i dati vengono presentati in modo da favorire comportamenti che permettono di governare una situazione estrema; 2) adozione della logica del peggio come regime di razionalità politica; 3) l’organizzazione integrale del corpo dei cittadini in modo da rafforzare al massimo l’adesione alle istituzioni di governo, producendo una sorta di civismo superlativo in cui gli obblighi imposti vengono presentati come prove di altruismo e il cittadino non ha più un diritto alla salute (health safety), ma diventa giuridicamente obbligato alla salute (biosecurity).
Quello che Zylberman descriveva nel 2013 si è oggi puntualmente verificato. È evidente che, al di là della situazione di emergenza legata a un certo virus che potrà in futuro lasciar posto ad un altro, in questione è il disegno di un paradigma di governo la cui efficacia supera di gran lunga quella di tutte le forme di governo che la storia politica dell’occidente abbia finora conosciuto. Se già, nel progressivo decadere delle ideologie e delle fedi politiche, le ragioni di sicurezza avevano permesso di far accettare dai cittadini limitazioni delle libertà che non erano prima disposti ad accettare, la biosicurezza si è dimostrata capace di presentare l’assoluta cessazione di ogni attività politica e di ogni rapporto sociale come la massima forma di partecipazione civica. Si è così potuto assistere al paradosso di organizzazioni di sinistra, tradizionalmente abituate a rivendicare diritti e denunciare violazioni della costituzione, accettare senza riserve limitazioni delle libertà decise con decreti ministeriali privi di ogni legalità e che nemmeno il fascismo aveva mai sognato di poter imporre.
È evidente – e le stesse autorità di governo non cessano di ricordarcelo – che il cosiddetto “distanziamento sociale” diventerà il modello della politica che ci aspetta e che (come i rappresentati di una cosiddetta task force, i cui membri si trovano in palese conflitto di interesse con la funzione che dovrebbero esercitare, hanno annunciato) si approfitterà di questo distanziamento per sostituire ovunque i dispositivi tecnologici digitali ai rapporti umani nella loro fisicità, divenuti come tali sospetti di contagio (contagio politico, s’intende). Le lezioni universitarie, come il MIUR ha già raccomandato, si faranno dall’anno prossimo stabilmente on line, non ci si riconoscerà più guardandosi nel volto, che potrà essere coperto da una maschera sanitaria, ma attraverso dispositivi digitali che riconosceranno dati biologici obbligatoriamente prelevati e ogni “assembramento”, che sia fatto per motivi politici o semplicemente di amicizia, continuerà a essere vietato.
In questione è un’intera concezione dei destini della società umana in una prospettiva che per molti aspetti sembra aver assunto dalle religioni ormai al loro tramonto l’idea apocalittica di una fine del mondo. Dopo che la politica era stata sostituita dall’economia, ora anche questa per poter governare dovrà essere integrata con il nuovo paradigma di biosicurezza, al quale tutte le altre esigenze dovranno essere sacrificate. È legittimo chiedersi se una tale società potrà ancora definirsi umana o se la perdita dei rapporti sensibili, del volto, dell’amicizia, dell’amore possa essere veramente compensata da una sicurezza sanitaria astratta e presumibilmente del tutto fittizia.
11 maggio 2020
Giorgio Agamben
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jalousie et littérature
Nel Rinascimento la gelosia è elemento nuovo, non affrontato particolarmente nella precedente produzione classica. Questo viscerale sentimento si presenta con due diverse interpretazioni. Una prima positiva, percepita infatti come una componente necessaria nel percorso amoroso che, se affrontata nel modo corretto, può portare a una maturazione della persona e della relazione. Contrariamente, la seconda interpretazione ha connotazione negativa poiché vede nella gelosia un ostacolo, un’antitesi dell’amore inquinato da quest’emozione che consuma, intacca e sporca la purezza del sentimento amoroso. Troviamo però un aspetto comune nei testi che affrontano il tema: la volontà di definire quasi fisicamente la gelosia, associandovi una personificazione e un’attenta analisi degli effetti che ha sul geloso. L’ennesimo tentativo dell’uomo di rendere tangibile, esplicabile l’irrazionale così da credere, conoscendolo, di poterne essere padrone. Boccaccio, nel Filocolo, riprende la personificazione dell’invidia di Ovidio adattandola alla gelosia e descrivendola come una donna anziana, solitaria, che vive in una grotta oscura. Successiva alla raffigurazione è poi la descrizione di ciò che provoca la gelosia attraverso opposizioni che la contrappongono all’amore. I due sentimenti vengono quindi percepiti come diametralmente opposti e si crede impossibile la coesistenza di questi. La struttura di Boccaccio (personificazione seguita dagli effetti provocati) verrà ripresa da Lorenzo de’ Medici nelle Selve , in particolar modo nella prima, dove vi è però un elemento innovativo: il tentativo di risalire alla nascita del sentimento che viene considerata mitologica e quindi lontana dall’uomo . Il racconto dell’origine della gelosia è seguito da una preghiera dell’autore di allontanare questo sentimento infernale che logora e danneggia la razionalità dell’individuo. La gelosia viene infatti condannata poiché altera la visione della realtà, aspetto particolarmente evidente ne L’Orlando furioso dove il protagonista cerca scusanti e pretesti per non accettare la liason tra Angelica, e Meodoro, suo rivale. La rabbia che ne consegue viene però causata dalla gelosia stessa e mai dall’amata: anche Sannazaro nella sua opera Sonetti e canzoni maledice la passione e mai la donna. Costante è quindi il ruolo della poesia come mezzo di analisi e liberazione dalle proprie emozioni. Torquato Tasso nella raccolta Rime amorose (1591) definisce la gelosia come una delle più intense passioni e l’accusa di obbligare l’individuo a chiudersi in se stesso, quasi impedendogli di tornare alla realtà e alla verità dei fatti. Secondo Tasso, il geloso è sopraffatto da “larve”, fantasmi che rendono incerta la realtà e il sentimento amoroso, e la gelosia genera conseguentemente una carnevalizzazione del mondo dove non è più possibile comprendere la verità. Lo considera, tuttavia, un passaggio necessario e inevitabile nel corso della relazione e afferma l’esistenza di un limite entro cui la gelosia diventa ostacolo. Sottile è quindi il confine tra una gelosia sana, portatrice di riflessione e maturazione, e un incontrollabile desiderio di possesso che conduce al deterioramento di sé e del rapporto.
Martina
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Cominciamo dai fatti: i Pinguini Tattici Nucleari suoneranno al Forum di Assago il prossimo 29 febbraio. Prima di loro, altri cavalieri dell'itpop hanno alzato l’asta del microfono nel palazzetto più grande di Milano: Calcutta, i pace-all’anima-loro TheGiornalisti, Gazzelle. Il loro sbarco su quel palco, però, ha per me ancora dell’incredibile: niente di personale contro la band di Riccardo Zanotti, Elio Biffi e compagni, ma il loro grande successo resta per me un mistero.
I Pinguini non sono proprio il tipo di band che ti aspetti di vedere davanti a 12.500 persone. Forse a causa della loro immagine da eterni bonaccioni bergamaschi, anni luce lontana da quella più da figo scanzonato “à la Carl Brave”. Aggiungiamoci che non sono mai stati esaltati come “fenomeno del momento” o non hanno mai goduto dell’hype che spesso travolge molti musicisti del genere, Eppure, alla fine, i bravi ragazzi dell’Indie italiano sono arrivati fin lì. Ma come è successo?
Non è solo una fortunata serie di album e singoli, il loro carisma o la loro simpatia, tantomeno l’aver suonato in ogni angolo d’Italia dal 2012 ad oggi, fino ad arrivare al palco del Jova Beach Party. Dopo un’attenta analisi, secondo me, il segreto del successo dei Pinguini Tattici Nucleari è la loro mediocrità, ma detto senza cattiveria. Vi spiego meglio: nonostante abbiano le competenze e gli attributi per spaccare, i Pinguini si sono trovati a percorrere la strada meno battuta dell’industria musicale, ovvero quella dell’ostentata umiltà. E si sa che le cose che escono dagli schemi ma non del tutto sono quelle che, potenzialmente, fanno più rumore.
Spogli di ogni divismo rock, ma anche delle vesti da bono maledetto dell'indie, i nostri Pinguini hanno deciso di essere normali per piacere al più grande pubblico esistente—quello medio appunto.
Non è un caso, infatti, se il loro ultimo album si chiama proprio Fuori dall’Hype, come a voler dire a tutti noi che hei non ce ne frega niente della fama e del successo guardateci siamo fieri di essere noi stessi eccetera eccetera. Una dichiarazione contro il brutto-e-cattivo mondo dell'itpop e i suoi beceri meccanismi, come l’ossessione per i followers su Instagram, le playlist di Spotify e il fantomatico hype costruito a tavolino. Loro sono diversi e in quelle tre semplici parole del titolo hanno, molto molto in breve, espresso tutto questo.
Infatti sul loro Instagram, riferendosi alla canzone che dà il titolo all’album, hanno detto che "L’hype è un gioco pericoloso. Per noi la musica è altro. Non essere il più grande, il più forte, il più atteso, ma saper condividere le proprie debolezze. La canzone parla di questo, ed è dedicata alla musica”. Come a dire che nella gara a chi ce l’ha più lungo, loro non lo tirano fuori perché non sono interessati a questa puerile competizione—ma tra le righe lasciano intendere che vincerebbero contro tutti. E questo lo dimostrano in modo sottile, senza palesarlo, ma usando sempre l’inconfondibile ironia e sfiga provinciale che li contraddistingue. Perché mai prendersi sul serio o scadere in pose da divo del palcoscenico, perché loro sono semplici proprio come tutti noi.
Tuttavia, non è una coincidenza se proprio il loro album anti-hype per eccellenza è anche quello più “pop” e leggero, come ha dichiarato Elio Biffi a Lettera43, e quindi per assurdo anche quello più “commerciale”. Insomma, ok fottere il sistema, ma anche loro devono guadagnarsi il pane e vendere qualche album. E, come si vede, lo sanno fare molto bene. Tutto merito di un’immagine da perfetti “normali” in cui ogni ragazzo italiano di età media tra i 16 e i 30 anni si può rispecchiare. Spogli di ogni divismo rock, ma anche delle vesti da bono maledetto dell'indie, i nostri Pinguini hanno deciso di essere normali per piacere al più grande pubblico esistente—quello medio appunto.
La strategia messa in atto, per quanto probabilmente involontaria, è più complessa di quanto sembra. Non basta parlare di vita quotidiana, tematiche sociali e amore, come faceva lo Stato Sociale: bisogna anche mettere in scena tutto quell’immaginario pop che tutti amano e conoscono. In “Antartide” vengono citati Harry Potter, i personaggi di Scrubs e Gigi d’Agostino—“Ad undici anni quando eri piccola aspettavi una lettera da Hogwarts / Per dimostrare a tutti i tuoi compagni che eri tu quella diversa da loro." In “Nonono” compaiono i Piccoli Brividi e il Festivalbar, l’apoteosi del nazionàl-popolare.
Ma qua e là compaiono anche citazioni per pochi, giusto per non deludere le aspettative di quella fascia di pubblico che, per età o per passione, non disdegna Vasco Rossi (“E ti porterei anche in America / Che ho venduto la macchina apposta” da “Monopoli”), Massimo Troisi (“Sembrava amore invece era una stronza amen” in “Sashimi”) e pure Miyazaki con la Principessa Mononoke (“Verdura”). E così, anche il pubblico dei trentenni acculturati ce lo siamo portato a casa.
Non solo tematiche popolari, ma anche il punto di vista popolare è fondamentale per la messa in scena dei Pinguini Tattici Nucleari. “Scatole”, ad esempio, parla del complicato rapporto padre-figlio che ogni generazione si è trovata ad affrontare. Il padre che vorrebbe che il figlio seguisse le sue orme, il figlio che si sente incompreso da un padre che tuttavia non vuole deludere. Ma, nonostante il talento scrittorio di Riccardo, il testo è scritto con una semplicità disarmante e una penna che non lascia nulla all’immaginazione: “Lui avrebbe voluto che facessi gli studi d'architetto / Oppure da ingegnere / Ma io volevo fare il musicista”. Tutto perfetto affinché chiunque possa immedesimarsi nel testo e fare sua la canzone.
I Pinguini sono i bravi ragazzi alla Richie Cunningham, quelli che non si fanno tutta Roma a piedi per una pischella, né tantomeno le spaccheranno la faccia se non gli darà il cuore.
Anche l’amore in chiave Pinguini Tattici Nucleari ha lo stesso trattamento. Prendete una canzone come “La Banalità del Mare”: già il titolo ammicca a “La Banalità del Male” della scrittrice Hannah Arendt:, a chi coglie la citazione, i Pinguini stanno dicendo che non sono così coglioni come sembrano. Ci sarebbe anche tutto un parallelismo semantico tra la semplicità dell’amore contemporaneo e l’idea espressa dalla Arendt, ma tutto viene eclissato da espressioni quali “Ti prego non usciamo questa sera / Restiamo qui ad accarezzare il gatto” oppure “Con te i lunedì sanno di sabato / Non ricordo neanche dove abito”. Insomma, anche in amore i Pinguini, come dicono in “Verdura”, sono i bravi ragazzi alla Richie Cunningham, quelli che non si fanno tutta Roma a piedi per una pischella, né tantomeno le spaccheranno la faccia se non gli darà il cuore.
Ed è per questo motivo che piacciono tanto a tutti. Alle ragazze, perché pure noi ci sciogliamo per quelli un po’ imbranati e romantici, che non ti portano in America, ma almeno al cinema sì. Ai ragazzi, perché non sono una minaccia, non innescano in loro la competizione o l’invidia—anzi, sono più simili a degli amici con cui farsi una partita a biliardino al bar del quartiere. I Pinguini piacciono perché non sbandierano nessun machismo cinematografico o prodezze passionali, al contrario si vantano di essere persone normali che fanno cose normali. Quindi non generano nessun complesso di inferiorità nei loro fan, perché si immedesimano perfettamente nei loro testi.
Per non farci mancare nulla possiamo aggiungere anche i loro videoclip, sempre politicamente corretti e con l’immancabile vena (anzi, aorta) ironica che li rende simpatici anche alle nonne—chi non vorrebbe scorrazzare per il proprio supermercato di quartiere sui carrelli della spesa dopo aver guardato "Verdura"? Il video per “Fuori dall’Hype”, invece, gioca la carta emozionale, e mentre lo guardi ti domandi se per caso è partito uno spot della Apple o dell’Ikea.
A parte la comunicazione online e l’immagine da bonaccioni, un elemento fondamentale del successo dei Pinguini Tattici Nucleari è l’orgoglio provinciale. Ma potevano alzarsi al di sopra della media? Ovviamente no. E infatti non parliamo della provincia infame cantata da Massimo Pericolo o Speranza ma di quella di Bergamo, nord Italia. Ancora una volta, un paesaggio in cui regna la normalità: nessuna sparatoria, disagi sociali o difficoltà del ghetto. Solo l’innocuo nulla dell'anonimato provinciale.
Tuttavia non è una provincia di cui ci si vergogna o da cui vogliamo scappare con la mente, come faceva Vasco Brondi quando fantasticava di scappare da Ferrara e Ravenna sulle astronavi. Anzi, i Pinguini si fanno paladini dell’orgoglio di provincia, incarnando la genuinità del mondo bergamasco e sbandierando il Pota Power. Il video per il brano “Le Gentil” è forse l’esempio più rappresentativo: nell’intro, infatti, uno scienziato si rivolge al pubblico in bergamasco e alla fine del suo monologo svela il soggetto del suo discorso—la pota appunto. Sotto questo video sono molti i commenti dei fan della prima ora che ringraziano la band per l’omaggio al dialetto, che effettivamente non è molto in voga nella scena indie.
Insomma, l’idea che danno i Pinguini Tattici Nucleari è che sono arrivati al successo, senza volerlo, e forse senza nemmeno accorgersene. Se la loro immagine di bravi ragazzi anonimi della provincia bergamasca sia costruita al tavolino o no, resterà per noi un mistero. Ma quel che è certo è che con la loro banalità, i loro sorrisi sinceri e vestiti come se fosse ancora la mamma a comprargli le camicie, hanno conquistato il grande pubblico, dai ragazzini ai trentenni, dalle mamme agli ascoltatori più esigenti. Aveva ragione Lucio Dalla a dire che l’impresa eccezionale è essere normale, perché, in effetti, alla fine ti porta fino al Forum di Assago.
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I “fumi dell’amore” della fabbrica di Viagra rendono i maschietti “focosi”: paese in rivolta Di Cristiana Mastronicola Lo chiamano il “fumo dell’amore” e non è difficile intuire il perché: nel paesino dell’Irlanda in cui si trova la fabbrica della Pfizer che produce il viagra pare che si manifestino degli effetti collaterali “involontari” nei maschietti. Ci troviamo a nel sud estremo dell’Irlanda, a Ringaskiddy, nella Contea di Cork. Qui nasce una delle fabbriche della pasticca blu più famosa del pianeta. Il paesino, di appena 580 abitanti, è decisamente in subbuglio da qualche tempo per via dei fumi sprigionati dallo stabilimento della Pfizer. Sembra, infatti, che quando soffia il vento, i maschi – tutti, animali compresi – accusino gli effetti della pillola blu, senza assumerla direttamente. La questione va avanti ormai da anni. Addirittura, un paio di anni fa, alcuni cittadini avevano messo in piedi una vera e propria protesta perché convinti che le sostanze prodotte dalla fabbrica fossero finite nelle risorse idriche della zona, provocando così gli effetti indesiderati. Da quel momento sono state avviate delle analisi specifiche che, però, non hanno portato a riscontrare alcun inquinamento legato alla fabbrica nelle acque locali. Intanto sembra che il paesino nel sud dell’isola irlandese sia diventato misteriosamente meta di turismo di coppia. Coincidenze?
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Ciao, innanzitutto volevo farti i complimenti per le tue analisi e dirti che sono sempre d'accordo con quello che dici😘 poi volevo dire, ma quanto è bella l'intervista in cui Fab parla di Ermal come un amico intenso?😭 Si vede che è emozionatissimo e forse anche un po' agitato da come gioca "complusivamente" con il braccialetto che ha in mano, e sembra proprio che abbia il tipico atteggiamento di chi parla di qualcuno che gli piace. Sembra che ci tenga tantissimo a far capire l'enorme1/2
2/2differenza tra Erm e gli altri colleghi dal modo in cui dice “colleghi”, per specificare che non è un semplice collega, ma che allo stesso tempo voglia anche far capire la differenza con gli altri suoi amici, dicendo che è un amico intenso, quindi neanche un semplice amico. Di solito è molto “lento” nelle risposte, invece qui parla in modo molto spedito, come se non riuscisse a trattenere tutte le emozioni che prova, soprattutto alla fine, e mi fa molta tenerezza, si vede quanto tiene a lui😍
How beautiful is the interview where Fab talks about Ermal as an intense friend? You can tell he’s emotional and a little nervous by how ‘compulsively’ he plays with the bracelet he holds, and it seems the typical behavior of someone speaking of the one they like. It seems he really cares about stressing the huge difference between Erm and the other colleagues by the way he says ‘colleagues’ to specify he’s not just a colleague, but at the same time he wants to stress the difference between his other friends, saying he’s an intense friend, not a simple friend then. Usually he’s very ‘slow’ in replying, while here he speaks really fast, as if he can’t hold back all the emotions he feels, especially in the end, and it’s endearing, you can tell how much he cares about him😍
Ma che cose carine che hai scritto, grazie! E spero che la mia risposta (che ti ha fatto aspettare abbastanza) ti piaccia come le altre, anche perché la tua domanda mi è piaciuta un sacco, e perchè leggevo casualmente questo: “Giocherellare con il braccialetto sfilandolo dal braccio e facendolo passare da una mano all’altra, è sinonimo di un certo disagio che lo rende necessario a scaricarne l’ansia” e mi era subito venuto in mente Fabrizio e il suo braccialetto.
Quell’intervista è bellissima davvero…a parte che è tenero che l’intervistatore gli sta molto vicino e Fabrizio che già durante le interviste da solo tende a occupare poco spazio, in questo caso lo fa ancora di più. Il suo giocherellare col braccialetto mentre parla di è tenerissimo, e ci avrai sicuramente fatto caso prima di me, lo fa proprio quando parla dell’esperienza di Sanremo con Ermal, poi smette quando parla di aver collaborato con altri artisti nella sua carriera, e poi quando torna su Ermal dicendo di aver trovato un amico intenso, torna sul braccialetto e guarda in basso, poi alza lo sguardo davanti a sé, in camera, per dire “Ho legato con pochissime persone ed Ermal è una delle persone a cui oggi voglio più bene” e poi guarda di nuovo in basso mentre dice “e mi fido di più”. Cioé, la sua timidezza si è vista bene ma per parlare di quanto Ermal sia importante l’ha superata. (anzi, se vogliamo metterci del Segreto possiamo aggiungere che si sia anche un po’ trattenuto? Perchè io lo credo) Perchè lui non riesce a non esprimere i suoi sentimenti per Ermal (non riesce nemmeno a moderare le parole) sono troppo forti e escono fuori ogni volta, come quando ha parlato della Luce di Ermal con tutto quello che significa per lui, usando le stesse parole per la madre dei suoi figli, o quando ha parlato di voler ‘scrivere dell’amore per l’amico che ha davanti.
Sono d’accordo con quello che hai detto sul modo in cui parla, perchè Fabrizio fa sempre una pausa prima di rispondere, come se pensasse bene a cosa dire. A volte invece risponde dicendo dell’altro, che gli era venuto in mente mentre gli facevano la domanda magari, perchè per lui è importantissimo dire quello che pensa ed è capacissimo di ignorare la domanda per quello, o interrompere per seguire il flusso dei suoi pensieri. E invece in questo caso risponde subito, senza pensarci, e lascia le parole scorrere, e parla di colleghi ma dice che non gli è mai capitato con un collega quello che gli è capitato con Ermal. E poi dice che ha trovato un amico, ma la parola amico non basta e allora dice amico intenso…come il sentimento che prova per lui.
E mi fa tenerezza che Fabrizio sia così per Ermal, perchè lui è più grande e disincantato e a mio avviso erroneamente visto come orso abbraccia tutti ma io lo vedo espansivo solo se è in confidenza con la persona o le vuole bene, e quando è felice e/o a suo agio, come col presentatore di Casa Sanremo che sembrava conoscere. Altre volte invece dimostrava secondo me dimostra timidezza, tipo a Che Tempo Che Fa, quando ha accarezzato la faccia della Littizzetto che magari l’aveva messo un po’ a disagio, come se non sapendo che fare avesse deciso di fare un gesto tenero con cui sicuramente non avrebbe sbagliato. Come ho già detto credo che come Ermal ha lavorato sul suo carattere per sorridere e mostrarsi più socievole, lui, che da ragazzo era timidissimo e non riusciva ad esprimere affetto, nemmeno a fare una carezza a sua madre, ha lavorato sulla sua espansività.
Tra l’altro credo che Fabrizio, snobbato da tanti e per tanto tempo perchè viene da un quartiere malfamato, non si presta a certe dinamiche dello spettacolo, e nonostante sia una persona intelligente, sensibile, dal pensiero indipendente e libero da vincoli e limitazioni, si esprime in modo semplice, diretto, non da intellettuale che ostenta il suo pensiero in modo pretenzioso, ammiri tantissimo Ermal che è più colto di quelli che conosce lui (secondo me), si esprime in modo perfetto (penso a un’intervista in cui dice ‘ma che ho sbagliato i congiuntivi’ xD) e sa fingere nelle situazioni sociali. Anzi oltre ad apprezzarlo come artista e ad essersi affezionato a lui come fratellino minore (ma chi sto prendendo in giro?) Fabrizio prova anche tanta ammirazione per quel lato di Ermal, senza sentirsi minacciato o geloso, anzi, lo guarda con orgoglio e amore. Mi viene in mente questa intervista, una delle mie preferite, in cui gli chiede aiuto per una parola e poi dice ‘Ermal è molto più colto di me’ e lo fa con umiltà e ammirazione, qualità non facili da trovare, nemmeno tra amici.
Ma sto divagando.
Quello che volevo dire è che mi fa tenerezza che Fabrizio stia così per Ermal, che sia nervoso ed emozionato e non riesca a controllare le emozioni tanto da lasciare che la bocca parli prima che il pensiero sia completamente formulato e tenuto sotto controllo, perchè tutti li vedevano diversissimi, li chiamavano ‘coppia inedita’ per non dire coppia male assortita, mentre loro invece vedevano, anzi fiutavano, la loro similitudine in indole e anima, e la loro affinità. Ed è una cosa stupenda.
english translation
I was reading this the other day: “playing with a bracelet taking it off and passing it from hand to hand means a certain unease that makes it necessary to let out the anxiety” and my first thought was Fabrizio and his bracelet from that interview.
That interview is really beautiful, also it’s cute how the interviewer is so close and FAbrizio, who when interviewed alone already tends to occupy as little space as possible, does it even more. His playing with his bracelet is so cute, and you surely noticed it already but he does it when he speaks of Sanremo with Ermal, then he stops when he talks about other collaborations, than he resumes it when he says he found an intense friend, and he looks down, then up in the camera to say “In 25 years of career I hardly bonded with anyone but Ermal is one of the ppl whom I now love the most” then he looks down again saying “and whom I trust the most”. So his shyness was visible but he overcame it to declare how important Ermal is for him (tbh I think he held back a lot too). Cause he can’t not express his feelings for Ermal (he can’t even mince words) they’re too strong and they come out every time, like when he mentioned Ermal’s light, a definition he used for the mother of his children, or when he talked about writing the love he feels for the friend in front of him.
I agree with what you said about his way of speaking cause he always pauses before answering, as if he’s thinking well about what to say. Sometimes he replies with something else he had thought while being questioned, sometimes he ignores the questions and even interrupts, cause it’s more important for him to say what he deems important instead. But not in this case, where he replies promptly and lets the words flow out and speaks of colleagues but says he never experienced anything like Ermal with a colleague, and then he says he found a friend but the word friend is not enough so he says intense friend…like the feeling he feels for him.
And I find endearing that Fabrizio is like this for Ermal, cause he’s older and disillusioned and imo mistakenly seen as serial hugger cause I see him hugging those he is close to, or those he loves and those he’s at ease with (like the Casa Sanremo presenter). Other times imo he was shy and not at ease like at Che Tempo Che Fa when he caressed Luciana Littizzetto’s cheek, maybe she made him uncomfortable and not knowing what to do he decided to do a kind gesture that everyone loves. Like I said already I think that Ermal worked on his personality to smile more and act more sociable, while Fabrizio, who when younger was shy and unable to express affection (even a caress to his mom) worked on being more expansive.
I also think that Fabrizio, snubbed by many and for long cause he’s from a bad neighbourhood, he doesn’t fit in certain showbiz dynamics and despite he’s a smart, sensitive, independent and free thinker he speaks simply and directly, not like a pretentious intellectual, really admires Ermal who’s more cultured than those he knows (imo), speaks perfectly (there’s an interview where he asks if he made mistakes with subjunctive verbs) and has better social skills. In fact beside appreciating his music and loving him like a younger brother (who am I kidding?) he really admires that side of Ermal without feeling threatened or jealous, that he looks at with pride and love. Like in this interview where he asks for a word and then he says ‘he’s much more educated than I’ and he says naturally, humbly and with admiration, which are rare qualities even in a friend.
But I’m digressing.
What I wanted to say is that I find endearing and amazing that Fabrizio is like this for Ermal, that he’s nervous and emotional and he can’t control emotions so much that his mouth speaks before thoughts are fully formed and kept under control…cause everyone saw them as so different, they called him ‘unprecedented couple’ so not to say mismatched, while they saw, or rather, they smelled, their similarity in nature and soul, their affinity. And I find it beautiful.
#Anonymous#metamoro#pensieri metamoro#@Anon scrivendo questo mi sono commossa un po' :)#ora ho un paio di ask belline e poi vorrei scrivere le mie AU#vabbè che le mie analisi stanno diventando più sentimentali lol#sono il Borges dei poveri raga#scrivo analisi e ci metto dentro headcanon così non capite più cosa è falso e cosa è vero#SCHERZO! quando scrivo headcanon lo dico sempre
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