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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Tramonto d’Inferno di Antonella Di Martino: l’oscuro confine tra amore e giudizio. Recensione di Alessandria today
Una storia di tensione e introspezione dove il destino si gioca su parole e ricordi.
Una storia di tensione e introspezione dove il destino si gioca su parole e ricordi. Tramonto d’Inferno di Antonella Di Martino è un romanzo avvincente che esplora le ombre della mente umana attraverso un confronto psicologico e fatale. Max, il protagonista, è deciso a giudicare se stesso e coloro che lo circondano, mettendo in gioco il proprio destino e quello degli altri con la precisione di…
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multiverseofseries · 5 months ago
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House of the Dragon 2 Episodio 1: A Son For A Son recensione ed analisi
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Dopo quasi due anni dal suo debutto la serie spin-off prequel di “Game of Thrones” House of the Dragon è finalmente tornata con la sua seconda stagione. L’attesa è assolutamente valsa la pena. Tante cose sono cambiate rispetto alla prima stagione ma il livello tecnico della serie HBO è soltanto aumentato.
la regia di Alan Taylor, dietro la macchina da presa del primo episodio della nuova stagione della serie, ha saputo cogliere le micro espressioni dei personaggi ed il loro dolore. Si sofferte tanto nel primo capitolo, il dolore di Rhaenyra dal lato dei neri ed il trambusto generale da quello dei verdi. La guerra interna alla famiglia del drago sta per entrare ufficialmente nel vivo perché dopo questo episodio sarà impossibile tornare indietro.
Allo stesso modo per voi sarà improponibile staccarvi dalla schermo. Nonostante tutto non mancano differenze importanti con il romanzo di Martin, cambiamenti che causeranno diverse complicazioni nella relazione tra i personaggi.
Nulla è più come prima!
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Se avete atteso House of the Dragon 2 con la speranza di ritrovare i vostri amati personaggi esattamente come li avete lasciati due anni fa, resterete delusi. In House of the Dragon 2 nulla è come lo abbiamo lasciato. Non solo ora Aegon siede comodamente sul trono di spade e si dimostra decisamente impreparato al ruolo di re, ma Rhanerya sta vivendo il momento più doloroso della sua vita: ha perso Lucaerys e non si darà pace finché non troverà una prova concreta della perdita del suo piccolo.
Queste sono soltanto due delle prime situazioni che saltano subito all’occhio dello spettatore ma tutti i personaggi sono cambiati. La morte di Viserys ha diviso la sua famiglia marcatamente in due, scagliando la scintilla della guerra. Tutti i personaggi sono leggermente diversi da come li avevamo lasciati, c’è chi è più fragile e chi in cerca di vendetta, ma tutti sono mutati e non sempre per il meglio.
Il grandissimo cambiamento di House of the Dragon riguarda in primo luogo la siglia. Nel 2022 la sigla rappresentava chiaramente il titolo del romanzo da cui la serie è tratta: Fuoco e Sangue. Infatti vedevamo un liquido cremisi, ed era chiaramente sangue, scorrere tra i vari sigilli. Tale liquido rappresentava i legami di parentela tra i vari membri della famiglia Targaryen. La sequenza partiva dal sigillo di Aegon il conquistatore per poi procede verso quello delle sue due sorelle-mogli, Visenya e Rhaenys, fino ad arriva a Rhaenyra, l’erede designata da Viserys.
Nel 2024 tutto cambia: al posto del sangue che scorre tra i sigilli ecco un arrazzo che man mano crea illustrazioni mediante i ricami e ripercorre le vicende che già conosciamo ma con toni se vogliamo ancora più poetici. Man mano che la sigla si svolge nuovi ricami si aggiungono fino ad arrivare alla contrapposizione tra Team Black e Team Green rappresenta da Rhaenyra sul trono di Roccia del drago e Aegon sul Trono di spade. Un cambio di sigla interessante che farà desiderare a tutti i fan della serie di possedere un quadro con le magnifiche illustrazioni dei minuti iniziali di ogni episodio ( chi vi scrive sarà fuori dal coro ma preferivo la sigla della scorsa stagione). A restare costante è però l’iconica colona sonora di GOT, davvero insostituibile.
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Poetico e se vogliamo persino nostalgico è l’inizio del primo episodio di House of the Dragon 2. Come molti avevano spifferato, tra cui anche gli sceneggiatori della serie, House of the Dragon 2 apre il suo sipario al freddo ed al gelo. Ci troviamo subito al Nord, meglio ancora all’estremo Nord dato che Jace e Lord Cregan Stark sono letteralmente sulla barriera.
Il giovane Lord di Grande Inverno interpretato da Tom Taylor non ha bisogno di presentazioni: è fin da subito immediatamente riconoscibile anche solo grazie alla spada, Ghiaccio, che porta legata alla schiena. Cregan ha scelto di portare Jace, futuro erede al trono di spade, sulla barriera perché desidera che colui che sarà prima o poi re possa percepire con i suoi occhi la minaccia degli Estranei. Ovviamente questo inizio di stagione strizza inevitabilmente l’occhio ai bei tempi di GOT ed a tutte le emozioni che il pubblico ha provato, e prova ancora, vedendo semplicemente lo stemma degli Stark.
Sappiamo che Jace si è recato al Nord in groppa al suo drago per ottenere la conferma della fedeltà da parte del leader degli Stark, conferma che non tarda ad arrivare dato che Lord Cregan Stark ci tiene a precisare che gli uomini del Nord sono persone d’onore e non sono soliti ad infrangere un giuramento. Già da questa breve scena possiamo vedere che la serie tv ha scelto di modificare alcune cose rispetto al romanzo di Martin: non vediamo il tempo che Jace ha trascorso al Nord, periodo nel quale è diventato amico stretto di Cregan, né assistiamo alla richiesta del sovrano del Nord. Cregan, nel romanzo, giura fedeltà a Rhaenyra ma in cambio richiede un matrimonio tra la sua primogenita e il primogenito maschio che in futuro avrà Jace. Ovviamente questi dettagli potrebbero essere aggiunti in un secondo momento, nel caso in cui Jace tornasse al Nord, ma forse non avverrà in questa stagione visto che stando a quanto detto da fonti attendibili questa sarà l’unica apparizione del lord di Grande Inverno per questa stagione.
Data la breve introduzione non assistiamo nemmeno al primo incontro ta Jace e Lady Jeyne Arryn, la Lady della Valle. Anche se come avviene nel romanzo, la sovrana della Valle giura fedeltà a Rhaenyra in cambio di un drago a protezione della sua dimora. Siamo certi che vedremo il personaggio nei prossimi episodi dello show, soltanto che non lo vedremo interagire con Jace ma molto più probabilmente con Rhaena.
Team Black vs Team Green
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Nelle varie promo di House of the Dragon 2 la serie ha scelto di puntare tutto sulla contrapposizione tra i due schieramenti: quello nero capitanato da Rhaneryra e quello verde presieduto da Aegon. La serie tv prosegue questa tendenza presentandoci le due fazioni mediante una continua contrapposizione di scene, molte delle quali sono state montate a specchio.
Il dolore graffiante ed assordante di Rhaneyra è il grande protagonista del primo capitolo. La regina dei neri non si da pace: finché non avrà una prova concreta della perdita del suo secondogenito continuerà a sperare ed a cercalo. Questa speranza e questo dolore le impediscono di fare qualsiasi altra cosa. Non presta attenzione alla guerra imminente, alla ricerca di alleati ed alla sua posizione; è talmente trafitta dal dolore da non riuscire nemmeno a tornare a casa. Non abbiamo mai visto una Rhaenyra così sconvolta e sopraffatta dai sentimenti, d’altronde però questa sua nuova versione è il frutto di tutto ciò che ha represso nella prima stagione della serie.
Deamon, dall’altra parte, vorrebbe agire subito. Il principe interpretato da Matt Smith vorrebbe conquistare subito Approdo del Re assieme a Rhaenys ed ai loro draghi ma sa benissimo che prima di fare una mossa simile occorre l’approvazione della Regina. Chi scrive non crede davvero che Daemon fosse convinto di riuscire a conquistare la città così facilmente e soprattuto senza un piano ben costruito. Il personaggio di Matt Smith in questa seconda stagione è assetato di vendetta. Non accetta in nessun modo quello che è successo e non desidera cedere terreno ai nemici. Daemon non è un personaggio diplomatico ma un ottimo cavaliere di drago ed un soldato dotato.
Risponderebbe al fuoco con molto più fuoco, ma non sempre è l’idea migliore. I verdi ancora non sanno chi si sono messi contro. Daemon non ha troppi peli sulla lingua ed ha un codice morale tutto suo, ma è un personaggio leale o almeno così sembra. In questi primo episodi di House of the Dragon 2 è accecato dalla vendetta ed agisce in base ad essa.
In merito all’episodio di Blood and Cheese è necessario un approfondimento più dettagliato che troverete più avanti.
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Grazie alla tecnica delle sequenze montate a specchio lo show ci presenta i verdi decisamente meno addolorati, all’inizio, ma comunque molto turbati per ciò che Aemond ha compiuto alla fine della stagione precedente. Con la morte di Luke la guerra è diventata inevitabile e benché Alicent non voglia accettarlo entro il secondo episodio se ne farà una ragione.
La Regina madre la vedrete per la prima volta agire per il suo interesse personale, comportarsi come davvero vuole anche se ciò che farà sarà in violazione a tutti i codici morali che si è sempre autoimposta. Per una volta Alicent agirà spinta dal suo desiderio e non da quello del padre o della sua casata. Peccato che forse queste nuove emozioni la spingeranno ad abbassare la guardia proprio quando i verdi sono più vulnerabili e non la porteranno a sviluppare un istinto materno di protezione ed empatia verso i suoi figli. La grande novità per Alicent riguarda proprio la relazione con Ser Criston Cole, una storia che nei romanzi non è mai stata resa canonica ma solo rumoreggiata da una delle fonti. La ship per chi vi scrive la sua introduzione è totalmente superflua, c’era o non c’era non avrebbe fatto differenza è sembrato quasi fosse inserita solo per poter avere delle scene di sesso negli episodi ( opinione totalmente personale quindi per cortesia si evitino gli insulti nei commenti), ma è palese che l’intento con il quale è stata costruita verte solo in favore del fandom ( una fandom di cui sinceramente ignoravo l’esistenza per quanto riguarda questa ship).
Aegon è inequivocabilmente non idoneo a portare la corona. Non è stato preparato al ruolo di re e al tempo stesso non sembra intenzionato a voler imparare. È stato messo sul trono contro la sua volontà ed ora agirà seguendo solo il suo istinto e mosso dal desiderio di vendetta. Siamo certi che il personaggio avrà modo di mostrarsi in tutte le sue sfumature.
Da elogiare è la regia di Alan Taylor che, in un solo capitolo ci dimostra che il livello tecnico dello show si è alzato. Mediante primi piani sui personaggi comprendiamo a pieno le loro emozioni, come se fossimo immersi letteralmente nella storia. Il primo episodio non è ricco d’azione ma anche dove le sequenze più movimentate sono presenti Taylor non si lascia trovare impreparato. Alcune inquadrature sono davvero mozzafiato.
Blood and Cheese
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Il primo episodio di House of the Dragon 2 è intitolato “A son for a son” (Un figlio per un figlio) ed ha quindi come colonna portante un episodio chiave del romanzo. Quello che i fan di Martin hanno soprannominato Blood and Cheese. Peccato che la storia nel romanzo sia parecchio diversa rispetto a quella riproposta nella serie tv. Ed i cambiamenti apportati nello show modificano non di poco le relazioni tra i personaggi.
Se nella serie tv l’episodio di Blood and Cheese nasce come un’idea di vendetta di Daemon in favore di Rhaenyra, è lui a chiedere informazioni a Mysaria, già presente a Roccia del drago, ed è sempre lui ad intrufolarsi nella città per assoldare i sicari; nel romanzo non è cosi. Deamon, già ad Harrenhal, fa recapitare un corvo a Roccia del Drago diretto alla moglie. Nella lettera Dameon scrive “un figlio per un figlio” ed ecco spiegato il titolo dell’episodio, ed aggiunge “Luke sarà vendicato”. Daemon non si reca direttamente ad Approdo del Re ma fa fare tutto ad un intermediario (è stata Mysaria ad ingaggiarli) di cui si fida ciecamente.
L’ordine di Daemon nel testo di Martin �� quello di eliminare il primogenito di Helaena e non Aemond, come invece avviene nella serie tv. Nello show questo cambiamento ha senso perché è Aemond il responsabile della scomparsa di Luke e tutto ciò ci dimostra ancora una vota che la guerra della serie vede contrapposte Alicent e Rhaenyra, dato che “un figlio per un figlio” farebbe propio riferimento a questo dualismo. Viceversa nei romanzi lo scontro è tra Rhaenyra e Aegon, uno scontro tra fratelli.
Se nella serie tv viene lasciato il dubbio sulle vere indicazioni di Daemon in merito all’episodio. Il principe consorte ordina ai due di uccidere Aemond ma non sappiamo cosa potrebbe aver detto fuori schermo e la serie lascia il tutto volutamente in dubbio. Diversamente, nel romanzo le indicazioni sono chiarissime: i due sicari sanno che la regina Helaena prima di mandare a letto i suoi tre piccoli, perché nel testo ha 2 i gemelli e Maelor (un piccolo di 2 anni), fa visita alla madre con i bambini. Così Blood and Cheese si dirigono negli appartamenti di Alicent, la legano ed attendono l’arrivo della regina per poi chiederle a quale figlio desidera rinunciare. La giovane sceglie il piccolo Maelor perché avendo due anni riteneva che forse non fosse in grado di capire oppure non voleva rinunciare all’erede. Peccato che Blood and Cheese prendono proprio Jaeherys, il primogenito.
Nella serie tv Blood and Cheese non conoscono molto bene la pianta della Fortezza Rossa, infatti anche se cercano Aemond, e non lo trovano perché non è a palazzo, si dirigono casualmente da Helaena (l’interpretazione di Phia Saban incredibile) che, non avendo nella serie il terzo figlio ed essendo i due gemelli identici, deve indicare loro quale dei due è il maschio. Lei sceglie subito Jaeherys, forse proprio per vendicarsi di Aegon o forse perché desidera proteggere la sua piccola. Non lo sappiamo. Alicent non è presente in quel momento perché il tutto non avviene nei sui appartamenti e lei è occupata con Cole ( nota a margine ci tengo a dire che la scena dove Haelena entra nelle stanze della madre e vede i due hanno letteralmente troncato la drammaticità di ciò che era avvenuto poco prima creando un effetto soap opera, sinceramente evitabile come situazione). Ciò che avviene con Blood and Cheese nel romanzo segna per sempre Helaena, dato che non sarà più se stessa e si lascerà completante andare al dolore, tanto che non riuscirà più ad accudire Maelor, che verrà assegnato alla cure di Alicent.
Altra differenza all’interno della serie tv è che Daemon ha agito alle spalle di Rhaenyra e questo avrà enormi conseguenze nella loro relazione. Gli sceneggiatori hanno scelto di mostrare un Daemon ancora più vendicativo ed impulsivo del solito, beh non che ci si possa aspettare altro da lui.
In conclusione questo primo capitolo conferma tutte le cose positive della prima stagione e migliora la serie sotto il profilo tecnico esaltando la bravura del cast, peccato che pecchi leggermente nell’adattamento di un momento chiave del romanzo provocando così ripercussioni a catena che non vediamo l’ora di scoprire assieme a voi.
Conclusioni
In conclusione il primo capitolo di House of the Dragon 2 ha rispettato quasi tutte le aspettative: qualità tecnica in pieno stile HBO, personaggi tridimensionali che evolvono da una stagione all'altra e regia minuziosa. Peccato solo per l'adattamento di Blood and Cheese poteva essere fatto meglio.
👍🏻
I personaggi sono cambiati ed tutti si mostrano come il frutti dei loro traumi
La regia è a livelli cinematografici
La fotografia è luminosa, scordatevi il buio di alcuni episodi della precedente stagione
Il cast è pazzesco
👎🏻
sono presenti diverse differenze rispetto al romanzo di Martin, in punti davvero molto cruciali
La nuova ship c’era o non c’era non fa differenza
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scienza-magia · 3 months ago
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Come cambia il cervello quando invecchia
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I cinque modi in cui il cervello invecchia. Variazioni anatomiche legate anche a stili di vita e genetica. Non solo rughe e capelli bianchi: l'invecchiamento lascia segni inequivocabili anche nell'anatomia del cervello, con zone che si raggrinziscono e altre che modificano la loro struttura. Sono cinque i cambiamenti cruciali identificati finora e riconoscerli è stato tutt'altro che facile perché si tratta di alterazioni impercettibili, ma inesorabilmente reali e che hanno legami precisi con lo stile di vita quanto con la genetica. Li ha descritti sulla rivista Nature Medicine il gruppo di ricerca coordinato dall'Università della Pennsylvania e del quale fanno parte esperti di intelligenza artificiale e analisti di immagini biomediche. Quelli che avvengono nel cervello che invecchia sono cambiamenti legati a particolari condizioni, come il Parkinson, e saperli riconoscere promette di rendere più precise le future diagnosi di malattie neurodegenerative.
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Rappresentazione artistica del cervello umano Per riuscire a vedere il modo in cui il cervello cambia a mano a mano che invecchia è stato necessario analizzare circa 50mila immagini ottenute con la Risonanza magnetica nucleare. Per questo è stato utilizzato un sistema di intelligenza artificiale. "L'occhio umano non è in grado di percepire il modo in cui avvengono i cambiamenti" associati al declino cognitivo, osserva Christos Davatzikos, esperto di imaging biomedico all'Università della Pennsylvania a Philadelphia, autore dell'articolo con Zhijian Yang, esperto di intelligenza artificiale applicata alla biomedicina della stessa università. Ci sono voluti otto anni per completare la prima analisi a tappeto in grado di andare oltre quanto era stato fatto finora, che aveva portato a studi parziali e condotti su un piccolo numero di individui. Ad aiutare i ricercatori è stato il sistema di IA chiamato Surreal-Gan. Prima però è stato necessario addestrarlo e questo è stato fatto insegnando al sistema a leggere i dati delle risonanze di 1.150 persone sane di età compresa fra 20 e 49 anni e 8.992 adulti più anziani, alcuni dei quali con problemi di declino cognitivo. E' così che il sistema di IA ha imparato a riconoscere i segni dell'invecchiamento ed è stato pronto a passare in rassegna le 49.482 immagini di Risonanza magnetica raccolte da 11 studi. Il risultato di questa analisi ha portato a individuare i cinque segni dell'invecchiamento cerebrale. Tre di questi, per esempio, sono presenti in alcune forme di demenza, altri nel Parkinson e nell'Alzheimer. La speranza dei ricercatori è che in futuro queste alterazioni possano aiutare a prevedere la comparsa delle demenze molto precicemente. Sono stati inoltre individuati legami fra le cinque alterazioni e gli stili di vita, come il fumo e il consumo di alcol, oppure con caratteristiche genetiche. I cinque modi in cui invecchia il cervello Read the full article
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vorticimagazine · 4 months ago
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Capire i sentimenti
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Questa volta, Vortici.it vuole invitarvi a scoprire o riscoprire il libro: Capire i sentimenti - Per conoscere meglio se stessi e gli altri (Mondadori) di Vera Slepoj, venuta a mancare recentemente.
Sentimenti, affetti, emozioni lo sappiamo, accompagnano la nostra esistenza influenzandone il percorso verso sviluppi più o meno felici. Eppure li abbiamo sempre vissuti come ineluttabili. Tale è il loro impatto sull'esistenza umana che, per comprenderne il senso, la natura, le dinamiche, sono state coinvolte le scienze umane e sociali, la medicina e perfino la biologia e la chimica del corpo. Da qualche decennio, invece, la psicologia ci ha insegnato a conoscerli, più che a dominarli come si voleva in passato. Nel bel mezzo di una miriade d'informazioni, tuttavia, ci siamo sentiti dire tutto e il contrario di tutto a causa di un’informazione farraginosa, imprecisa, spesso fuorviante. Mettere un po’ d’ordine nella conoscenza dei sentimenti appare ormai indispensabile  a molti di noi: ed è ciò che offre questo libro, ricco di esperienze maturate nel diretto contatto con chi si rivolge allo psicologo per sbrogliare la matassa ingarbugliata del proprio mondo emotivo. Tentarne un'analisi descrittiva è lo scopo di questo libro, frutto di una vasta esperienza maturata in anni di studio e di pratica terapeutica. Vera Slepoj come psicologa, ha approfondito negli anni lo studio e la pratica dei sentimenti traendone appunto il libro "Capire i sentimenti", uno strumento importante per capire noi stessi e chi ci sta intorno. Ed ecco dunque una rassegna completa di sentimenti positivi (l’amicizia, l’amore, la simpatia, la socialità, la felicità) e negativi (l’angoscia, l’aggressività, la cattiveria, la gelosia, l’invidia, il narcisismo, o la paura, il senso di colpa, l’odio e la violenza). L'autrice ci invita a prestare una particolare attenzione ai sentimenti nelle età evolutive (l’adolescenza, la vecchiaia), quando l’identità di ciascuno elabora mutamenti essenziali. Esprime una sintesi dei sentimenti che travagliano la coppia e la famiglia. E introduce nella sua analisi una categoria di sentimenti spesso trascurati, eppure determinanti nella formazione dell’individuo, soprattutto oggi che la comunicazione di massa e la disgregazione delle culture ideologiche, etniche o religiose impongono sradicamenti e scelte che affondano troppo spesso nell’irrazionale: i sentimenti collettivi, come l’idea di civiltà e di progresso, il pensiero conservatore e rivoluzionario, l'integralismo e il fondamentalismo, che ci costringono a complesse mediazioni tra passato, presente, futuro. “Sui sentimenti si è costruita l’arte di ogni tempo, dalla musica alla poesia, dalla letteratura alla pittura. E i sentimenti sono qui, in noi, e lì, fuori di noi, e con i sentimenti dobbiamo confrontarci per conoscere chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando”. Leggi qui un estratto...  
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Vera Slepoj (1954 Portogruaro�� - 2024) è stata una psicologa e scrittrice italiana. Si è laureata in Psicologia presso l'Università di Padova nel 1977, si è poi specializzata in psicoterapia individuale e di gruppo e oggi è psicologa psicoanalista con diploma in sofrologia medica. Ha vissuto e lavorato tra Padova, Milano e Londra. Molte le attività che l’hanno impegnata negli anni: tra le altre, l’insegnamento presso l’Università di Siena, la presidenza della Federazione Italiana Psicologi dal 1989 e dell’International Health Observatory, la direzione di importanti scuole di formazione in psicologia. Autrice di pubblicazioni scientifiche e divulgative, partecipa a programmi televisivi e collabora con diverse testate, tra cui «Diva e donna». Alcuni dei suoi libri sono stati tradotti da case editrici internazionali, tra cui Payot. Ha pubblicato Capire i sentimenti (Mondadori 1996), Cara TV con te non ci sto più (insieme a Marco Lodi, Alberto Pellai che voi lettori avete conosciuto attraverso le nostre pagine e Franco Angeli 1997), Legami di famiglia (Mondadori 1998), Le ferite delle donne (Mondadori 2002), Le ferite degli uomini (Mondadori 2004), L'età dell'incertezza. Capire l'adolescenza per capire i nostri ragazzi (Mondadori 2008), La psicologia dell'amore (Mondadori 2015). Vera Slepoj si è spenta il 21 giugno 2024 a Padova. «Ci mancheranno il suo entusiasmo e la sua simpatia, così come la sua capacità di trattare in modo chiaro e divulgativo temi importanti come le relazioni affettive e altre complesse problematiche sociali.» così l'ha ricordata il sindaco di Padova Sergio Giordani su Repubblica. Scoprite la nostra rubrica Libri Consigliati Foto: https://www.lafeltrinelli.it/Immagine di copertina: freepik.com Read the full article
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lamilanomagazine · 7 months ago
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Verona. Rimessa a nuovo la Biblioteca della Scuola Secondaria di Primo Grado A. Manzoni IC12 Golosine. 
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Verona. Rimessa a nuovo la Biblioteca della Scuola Secondaria di Primo Grado A. Manzoni IC12 Golosine.  La biblioteca sarà uno spazio aperto anche al di fuori dell'orario scolastico, accogliendo i giovani del quartiere per giocare, scambiare idee e costruire relazioni. Non un semplice deposito di libri, ma un vivace centro di apprendimento, esplorazione, connessione e ispirazione di ragazzi e ragazze. È la biblioteca della scuola secondaria di primo grado "A. Manzoni" IC12 Golosine in via Velino, che da oggi ha una nuova vita. Circa duemila volumi, riportati a nuovo splendore dagli studenti e dalle studentesse sotto la guida attenta dei loro insegnanti, sono stati ricatalogati, etichettati e inseriti nel sistema delle biblioteche scolastiche suddividendoli per genere. Gli studenti hanno abbracciato con entusiasmo il compito e la responsabilità di riorganizzare il catalogo dei libri, aggiungendo anche un tocco personale disegnando i loghi dei vari temi. Ma la biblioteca non sarà solo uno spazio per i libri, ma un luogo dove sprigionare la creatività, l'immaginazione anche dopo scuola, perché resterà aperta anche nel pomeriggio, offrendo uno spazio accogliente dove i giovani del quartiere possono riunirsi, condividere idee e creare legami. Durante l'inaugurazione, avvenuta nella mattina di martedì 23 aprile, i ragazzi e le ragazze, insieme alla dirigente scolastica Maria Mugnolo e gli insegnanti, hanno accolto il sindaco, l'assessora alle Politiche scolastiche ed educative e sette classi della scuola presentando alcuni titoli selezionati, tra cui "L'Esploratore" di Katherine Rundell, "Coraline" di Neil Gaiman e "Non dirmi che hai paura" di Giuseppe Catozzella, coinvolgendo i presenti con quiz e giochi, tra i quali quello ispirato alla storia dell'atleta olimpica somala Samia Yusuf Omar. La biblioteca è intitolata a "Maria Linda Bubola", dirigente scolastica dall'1/9/1989 al 31/8/2010, molto amata e apprezzata soprattutto per il suo grande spirito innovativo a favore dei ragazzi e delle ragazze della scuola. "Don Lorenzo Milani ha scritto la storia della scuola – ha detto il sindaco - e insieme ai suoi ragazzi ha scritto il libro "Lettera ad una Professoressa", sul tema della valutazione, che contiene la frase: "Non c'è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra diversi". Tutti hanno un valore e possono esprimere un giudizio che non tenga conto delle diversità, ma a volte questo non è corretto. La scuola ha il dovere di trovare un metro di analisi nel rispetto delle diversità ma, al contempo, ciascuno deve pretendere il massimo da se stesso. Nella biblioteca di questa scuola ci sono libri come "Lettera ad una professoressa con i ragazzi di oggi" di Alex Corlazzoli, "Non dirmi che hai paura", è la storia di Samia, che racconta lo spirito olimpico che toccherà anche la nostra città nel 2026. L'inaugurazione di questa biblioteca è dunque un momento importante. Ricordo quando, nel 2001, sono andato a Sarajevo dopo la fine della guerra. Lì ho sperimentato con i miei occhi come una delle devastazioni della guerra passi anche dalla distruzione delle biblioteche che, al pari dei ponti, sono tesori delle nostre comunità e un pilastro di civiltà". "Grandi lettori che nascono, grazie ad una biblioteca scolastica rilanciata e messa a sistema con il nuovo sistema bibliotecario veronese – commenta l'assessora alle Politiche scolastiche ed educative e alle Biblioteche -. Questo è avvenuto grazie ad un importante lavoro fatto dalle classi coinvolte che hanno catalogato, selezionato e disegnato i diversi temi dei libri. Ma soprattutto hanno letto, e in questa giornata di inaugurazione ce li stanno raccontando anche attraverso giochi ed elaborazioni varie".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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lospeakerscorner · 9 months ago
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MUSAP, l’evoluzione del dialetto
Palazzo Zapata, cultura, dialetto e Cinema lunedì al MUSAP:  analisi dei legami tra italiano e dialetto sul grande schermo CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – Sarà dedicato al rapporto con il cinema il quarto degli appuntamenti di Incontri sul dialetto curati dal Comitato per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio linguistico napoletano e organizzati dalla Fondazione Campania dei Festival…
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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Fantacalcio: più di un semplice gioco
Il Fantacalcio è più di un semplice passatempo; è una passione condivisa che unisce gli appassionati di calcio di tutto il mondo in un'esperienza unica e coinvolgente. Questo gioco di fantasia, nato in Italia negli anni '80, ha conquistato milioni di tifosi grazie alla sua capacità di trasformare il calcio in una competizione appassionante e interattiva. Cos'è il Fantacalcio? Il Fantacalcio è un gioco di simulazione sportiva in cui gli appassionati di calcio formano squadre immaginarie utilizzando giocatori reali di calcio. I partecipanti, noti come "fantallenatori," selezionano una rosa di giocatori da diverse squadre di calcio e guadagnano punti in base alle prestazioni reali dei loro giocatori nelle partite di campionato. I punti vengono assegnati per gol segnati, assist forniti, pulizie delle reti per i portieri e altre statistiche di gioco. L'aspetto più affascinante del Fantacalcio è la strategia coinvolta nella creazione della squadra. I fantallenatori devono bilanciare le loro risorse, scegliendo giocatori di alta qualità e cercando di prevedere le prestazioni future. Ciò richiede una conoscenza approfondita del calcio e delle squadre, poiché è necessario valutare le opportunità di gioco, le condizioni fisiche dei giocatori e le dinamiche di squadra. L'Evocazione dell'Emozione Il Fantacalcio è molto più di una semplice competizione. È un modo per gli appassionati di calcio di vivere il gioco in modo più coinvolgente. Ogni partita diventa una sfida personale tra i fantallenatori, e le gioie e le delusioni delle prestazioni dei giocatori reali si traducono direttamente nella loro esperienza di gioco. Gli aspetti emozionali del Fantacalcio possono essere intensi. Un gol segnato dal tuo attaccante può portare gioia e soddisfazione, mentre un rigore parato dal portiere avversario può causare frustrazione. Queste emozioni sono condivise da milioni di appassionati di Fantacalcio in tutto il mondo, creando una connessione unica tra i tifosi di calcio. La Socializzazione Attraverso il Fantacalcio Il Fantacalcio ha un grande potenziale per la socializzazione. Spesso, le squadre di Fantacalcio sono composte da amici, familiari o colleghi di lavoro che formano leghe e competono tra loro. Questo crea un senso di comunità e condivisione di esperienze tra i partecipanti. Le discussioni e le conversazioni sul Fantacalcio si estendono ben oltre il campo da gioco. Gli appassionati discutono delle loro strategie, delle scelte dei giocatori e delle prestazioni delle squadre in modo appassionato. Ciò rafforza i legami tra i partecipanti e alimenta la passione per il calcio. L'Industria del Fantacalcio Il Fantacalcio è diventato così popolare che ha generato un'intera industria a sé stante. Esistono siti web e applicazioni dedicate che consentono ai fantallenatori di creare e gestire le proprie squadre in modo efficiente. Inoltre, ci sono servizi di informazione specializzati che forniscono statistiche e analisi per aiutare i partecipanti a prendere decisioni informate. Inoltre, il Fantacalcio ha anche una dimensione economica. Alcune leghe organizzano scommesse o richiedono una quota di iscrizione per partecipare, rendendo il gioco ancor più coinvolgente e competitivo. Foto di Jannes Glas su Unsplash Read the full article
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corpuscolo · 1 year ago
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In La télécratie contre la démocratie, Stiegler evidenzia come, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, la televisione si sia dimostrata il più forte processo di individuazione psichica e collettiva di referenza, gettando le basi per quella forma di potere che, in Italia, si è conclamata appunto come “telecrazia”. Il problema sul quale Stiegler ci invita a riflettere riguarda il fatto che, «precisamente nel momento in cui la televisione è diventata il referente di tutti i processi di individuazione, si è rivelata costituire un fattore di dis-individuazione: un sistema per produrre delle identificazioni regressive, corto-circuitando i circuiti lunghi della trans-individuazione, e in particolare i circuiti politici che fondano la democrazia rappresentativa».
(...)
Prima ancora di essere mediatico, come è stato battezzato qui in Italia, il populismo, in quanto corto-circuitamento della democrazia e veicolazione di pulsioni, poggerebbe su di una logica industriale tipicamente novecentesca. Nell’ottica stiegleriana, infatti, il senso politico di ciò che è industriale – sia esso la società nel suo insieme, oppure i dispositivi tecnologici o le industrie di servizi – va ritrovato, in ultima analisi, nel modello della divisione sociale di separazione della produzione dalla consumazione. Ed è questa separazione, che ritaglia ogni esistenza, la radice della proletarizzazione del XXI secolo, quella che colpisce, sul piano dei saperi – teorici, pratici ed etici – tanto i produttori quanto i consumatori. In questo senso, la perdita di individuazione, causata in larga misura dalla telecrazia, incrocia il fenomeno di de-politicizzazione, inteso come venir meno dei legami sociali che spingono alla partecipazione ai problemi della polis, e quello dell’ignoranza, se con essa ci riferiamo innanzitutto a un insieme di povertà – espressive, simboliche, culturali – che limitano l’accesso dei soggetti alla condivisione dei saperi. Tali povertà, socialmente prodotte attraverso l’ipertrofia delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, sarebbero l’esito di quello che Stiegler ha definito il capitalismo pulsionale (lato oscuro del capitalismo di servizi), che «consiste prima di tutto nel deviare verso la televisione il processo d’identificazione primaria attraverso il quale i bambini ereditano dai loro genitori le capacità di diventare ciò che sono, ossia di regolare le loro identificazioni secondarie», in vista della costruzione della propria soggettività e della rete di relazioni che possono determinare la loro esistenza all’interno di una collettività.
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giancarlonicoli · 1 year ago
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13 giu 2023 14:13
“BERLUSCONI STATISTA E’ STATO UN TOTALE FALLIMENTO” - L’IMPIETOSA ANALISI DI MASSIMO CACCIARI: “MA NON HA FALLITO DA SOLO. LO HA FATTO TUTTA LA SUA GENERAZIONE. DOPO TRENT'ANNI L'ITALIA STA MOLTO PEGGIO DI PRIMA. NON C'È STATA NESSUNA RIFORMA SERIA ISTITUZIONALE, AMMINISTRATIVA O DEI SERVIZI FONDAMENTALI. E LA COSTITUZIONE È DIECIMILA VOLTE PIÙ INATTUATA - SULLA GUERRA IN UCRAINA BERLUSCONI DICEVA LE STESSE COSE CHE PENSA GIORGIA MELONI. SOLO CHE LEI NON PUÒ DIRLO PERCHÉ SI METTEREBBE FUORI DA TUTTI I GIOCHI INTERNAZIONALI. NEPPURE IO, AL SUO POSTO, POTREI SOSTENERE CERTE POSIZIONI…” -
Estratto dell’articolo di Andrea Malaguti per “la Stampa”
Massimo Cacciari, giusti i funerali di Stato per Silvio Berlusconi?
«Certo, perché no? È stato quattro volte presidente del Consiglio e da trent'anni è la figura centrale della politica italiana. Mi sembra normale».
È normale anche il lutto nazionale?
«Non ricordo precedenti per la scomparsa di un presidente del Consiglio, ma mi sembra la minore delle questioni».
I processi, la P2, Mangano stalliere ad Arcore, le leggi ad personam, il web si è scatenato.
«[…] Berlusconi è stato assolto nel 99% dei molti processi a cui è stato sottoposto e ho sempre considerato suicida la scelta della sinistra di attaccarlo sul fronte giudiziario anziché su quello politico. […] se fosse dipeso da me, il lutto nazionale non lo avrei proposto».
[…] « […]Forza Italia ha rivoluzionato il modo di concepire la politica. Un'innovazione che ha finito per diventare egemone». […] «Lo sbaraccamento della forma tradizionale di partito è cominciata con Forza Italia, che per prima si è presentata come formazione a conduzione carismatica capace di rivolgersi direttamente alla gente. Un'invenzione che ha cambiato le coordinate della politica, fino a condizionare anche le cosiddette sinistre».
[…] La pagella al Berlusconi statista?
«Un totale fallimento. Ma non ha fallito da solo. Lo ha fatto tutta la sua generazione».
[…] «[…] Dopo trent'anni l'Italia sta molto peggio di prima. Non c'è stata nessuna riforma seria istituzionale, amministrativa o dei servizi fondamentali. E la Costituzione è diecimila volte più inattuata».
Professore, con Berlusconi se ne va anche Forza Italia?
«Non credo. La triplice di governo ha bisogno della componente forzista in vista delle europee. Il disegno in prospettiva è piuttosto chiaro».
Una maggioranza tra i popolari e la destra?
«Ovvio. E per questo al momento non sono ipotizzabili grandi fughe o strategie di annessione. È vero che Forza Italia è ai minimi storici e che la leadership di Meloni è molto forte, ma è anche vero che dal 1994 la triplice destra-destra, Lega, Forza Italia non si è mai divisa. A differenza di quello che succede a sinistra».
[…] «[…] L'Europa attuale è totalmente priva di visione strategica e […] autonomia in politica estera per cui, chiunque governi, l'egemonia della Nato e degli Stati Uniti continuerà a imporre la propria linea. E per quello che riguarda l'amministrazione interna ci penseranno come sempre le tecno-strutture, che sono del tutto indifferenti al colore di chi vince le elezioni».
Chi è il delfino di Berlusconi?
«Non lo vedo».
Renzi?
«Ha perso il treno del Nazareno. Ormai mi pare fuori tempo massimo».
Berlusconi presidente del Consiglio aveva accumulato tra le mani un potere senza precedenti. Era accettabile?
«Bisogna distinguere. Formalmente no. Nessun altro leader europeo era nelle sue condizioni. Ma da un punto di vista sostanziale che differenza c'era rispetto all'occidentalissimo sistema americano?».
[…] «[…] Negli Stati Uniti i conflitti di interesse, anche quelli più bestiali – come i figli nei consigli d'amministrazione o i legami con i grandi comitati d'affari - sono palesi. Quella grande democrazia si basa sulla simbiosi tra potere politico e potere economico. […] il modello di Washington è identico a quello di Mosca o di Pechino».
La democrazia è agonizzante?
«Ovunque e in modo strutturale. Lo dico da anni. Il modello che avevamo nella zucca fino alla fine della guerra fredda non esiste più».
Putin è stato tra i primi a fare arrivare le proprie condoglianze.
«Me l'aspettavo. È nell'ordine ovvio delle cose. […] io sono inimicissimo di Putin […] Ma sono amicissimo del popolo russo e della sua cultura. E inviterei anche i peggiori guerrafondai a esserlo. Proprio come lo era Berlusconi, che negli ultimi tratti della sua vita poteva mischiare strampalerie evidenti e cose di buon senso. Che il 99% degli italiani sia favorevole a una trattativa per il cessate il fuoco mi sembra fuori discussione. Chi preferisce i massacri a una trattativa? Berlusconi se lo chiedeva da povero nonno».
[…] «[…] Berlusconi diceva le stesse cose che pensa Giorgia Meloni. Solo che lei non può dirlo».
Che cosa glielo impedirebbe?
«Il realismo. Si metterebbe fuori da tutti i giochi internazionali. Neppure io, al suo posto, potrei sostenere certe posizioni».
[…] Professor Cacciari, "Non temo Berlusconi in sé, ma Berlusconi in me", è una citazione di attribuzione incerta che ha goduto di grande successo.
«Le influenze che questi trent'anni hanno avuto sulla dissoluzione della forma partito e su molti dei nostri simili sono sotto gli occhi di tutti». […]
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megachirottera · 3 years ago
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Con l’emergere di prove di un potenziale insabbiamento di armi biologiche, una società chiamata Metabiota sta guadagnando importanza. I legami tra Metabiota e diversi attori chiave nella pandemia di COVID e/o nella storia dei laboratori ucraini sono molteplici, quindi non esiste un modo davvero semplice per svelarlo in una sequenza logica. Detto questo, iniziamo con ciò che fa Metabiota e le connessioni del suo fondatore, ed espandiamoci da lì.
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der-papero · 4 years ago
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Ieri sera ho ricevuto una telefonata che mi ha messo di nuovo di fronte alla mia stupidità. E, per l’ennesima volta, ho ricominciato quel lungo percorso di analisi con l’obiettivo (inutile, perché tanto non lo raggiungo mai) di capire, e dedurre, se conviene o meno (no, non conviene!) essere come sono.
Stavolta la cosa davvero ridicola è che mi sono fidato (tanto per cambiare, perché sono un coglione) e ho scoperto di essermi ritrovato in un mare di bugie, paradossalmente create non per cattiveria, ma per motivi inevitabili, quindi non me la posso manco prendere con nessuno.
Non è tanto la questione materiale che mi danneggia, non ho vergogna a dirlo ma posso permettermi di scialacquare quello che ho e continuerei ad avere abbastanza risorse per fare quello che voglio, però il tema ha senso fidarsi del prossimo è ritornato a presentarsi in modo prepotente, e ancora una volta la risposta è NO.
E’ da ieri che faccio lo Sliding Doors della mia vita, cercando di immaginare cosa sarebbe accaduto se, a fronte di chi mi ha chiesto una mano, o anche di condividere un percorso, avessi risposto “eh, che ci vuoi fare, ci vuole pazienza, adesso scusami, ma devo portare a pisciare il cane (che non ho)”. Se mi fossi comportato così, in molti casi sarebbe andata molto meglio, e per fare giusto un esempio a caso ma vicino a voi, oggi non avrei una persona bloccata tra i contatti di Tumblr.
Mio padre era una persona malvagia, al punto tale che al suo funerale la stragrande maggioranza delle persone presenti non era affatto dispiaciuta di vederlo chiuso in una bara (e tra queste c’ero anche io). Lui però un pregio ce l’aveva: non si fidava di nessuno. Non si fidò nemmeno del chirurgo che gli disse “se lei firma le dimissioni volontarie e rinuncia a volersi ricoverare, non arriverà a domani”, e lui le rispose “lei non capisce un cazzo, dovrebbe tornare a studiare”, uscì dalla porta, fece una rampa di scale e stramazzò lì. Ok, qui gli andò di sfiga, ma dal giorno in cui i suoi genitori lo abbandonarono (almeno lui così la vedeva, la realtà era un po’ diversa) iniziò ad agire preventivamente, non concesse nulla a nessuno, nemmeno alla propria madre. L’unico suo problema è che non si fidava manco di sé stesso, e questo lo portò ad essere la persona di merda che era, ma io vado oltre e provo a bilanciare le due scelte e mi chiedo: quale dei due approcci rende una persona migliore dell’altra? Fermo restando che per indole non riesco ad essere come lui, ma se ci provassi, fatti salvi i legami che senza quelli non potrei nemmeno vivere, a non fidarmi del resto del mondo, a fottermene essenzialmente di tutto e tutti, cambierebbe qualcosa? Ho sempre creduto in quella frase di Spider-Man che dice se qualcosa di brutto succede, e tu puoi fare qualcosa per evitarla e poi non lo fai, succede per colpa tua, e dopo la telefonata di ieri non riesco più a smettere di pensare “ma davvero credi in questa stronzata? sei serio?”. Se a qualcuno va di merda non è colpa mia, e tanto meno nessuno mi ha eletto ad eroe o signor stocazzo, quindi non capisco cosa provo a dimostrare con il mio atteggiamento. Se non avessi agito in un determinato modo, ieri quella telefonata non sarebbe mai avvenuta, io avrei finito di vedere Grumpier Old Men in grazia di Dio e avrei dormito serenamente.
Ho voglia di essere cinico, e non tanto perché credo sia giusto in linea di principio, ma almeno per capire l’effetto che fa, anche dal mero punto di vista sperimentale, per capire se i benefici superano i costi e potermi guardare all’indietro e chiedermi chi cazz me l’ha fatto fare, ogni volta, ad essere il coglione che sono.
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theangeloflucifer · 4 years ago
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Febbraio 2018
20.
Ricordo che una mattina ero in metro, per arrivare all’università. 
Era orario di punta, e c’era molta gente, ma le persone in piedi non mi impedirono di riconoscere te. 
Mi voltai e vidi che il  ragazzo dai capelli rossi non era solo.
Eri con lei, la tua fidanzata. Appena incrociai il tuo sguardo, lo distolsi subito. Ci eravamo riconosciuti, lo sapevo, ma era meglio evitare. Era meglio evitare anche solo di guardarti.
Vi osservavo tramite il riflesso sul finestrino. Lei  era magra, minuta, con i capelli lunghi e scuri. Osservavo come si muoveva; che delicatezza, che grazia! Era proprio bella!
Stava per scendere dal treno, era arrivata alla sua fermata. Le hai augurato buona giornata, le hai dato un bacio e le hai raccomandato di avvisarti quando sarebbe arrivata in università.
Lei è scesa e tu l’hai seguita con lo sguardo, fino al punto in cui le decine di persone che si affollavano per scendere te lo permettevano.
Ho visto tramite il riflesso che ti sei voltato verso di me.
Ho chiuso gli occhi per un secondo. Non mi sono girata.
Quella mattina ero con una mia amica; le ho chiesto di avanzare, con la scusa di avvicinarci alla porta, e anticiparci per la discesa.
Quella era la dimostrazione di come stavano le cose. Tu eri impegnato, avevi una splendida fidanzata, e devo dire insieme eravate proprio belli!
Tu avevi la tua vita. Poi c’ero io. Io che avevo appena chiuso con una situazione complicata, e di certo non volevo altri guai.
“E’ meglio così!” Mi dicevo.
Quella mattina pensai che siamo in un’epoca in cui una relazione non si definisce tale se non si posta sui social. Siamo abituati a condividere con gli altri, qualsiasi cosa, qualsiasi momento, come a dimostrare della sua esistenza. Coppie che non fanno altro che scambiarsi dediche smielate e canzoni, come se dovessero dimostrare a tutti quanto è grande il loro amore.
Quanto esibizionismo! Che esagerazione!
Poi pensavo a me e te, e mi rendevo conto che non esistevano solo le relazioni sbandierate! 
Il nostro legame non era presente su nessun social, agli occhi di nessuno. Nessuno dei due risultava connesso all’altro in alcun modo.
Non avevamo nessuna foto insieme o nulla di simile. Eppure, eravamo legati.
Di tutte quelle pause tra una lezione e l’altra non c’era traccia, di quelle mattine in cui aspettavi il mio arrivo per la solita chiacchierata prima di entrare in aula, di quelle volte che mi chiedevi “prendiamo lo stesso treno?”.  Quelle volte in cui tentavi di convincermi a saltare la lezione, approfittarne della bella giornata e andarcene a fare un giro per Napoli tutti insieme. Tutte quelle volte che in biblioteca provavi a farmi ridere e rompere quel silenzio. Quando quella volta ai primi di dicembre, alla nostra prima prova intercorso, io ero preoccupatissima; era il mio primo test universitario…e tu mi hai abbracciata e mi hai detto che ero in gamba, non dovevo temere nulla. In quel corridoio freddo, che calore il tuo abbraccio!
Tutte le nostre chiacchierate, sugli argomenti più bizzarri,  e il supportarci a vicenda. Per qualche assurdo motivo spronavamo sempre l’altro a dare il massimo.  
Ma tutto questo nessuno lo sapeva da fuori.
Non c’era nessuna traccia di me e di te, eppure facevamo scintille, da sempre.
“E’ meglio così!” Mi ripetevo.
Spesso sapevi che mi trattenevo in facoltà a studiare, e allora restavi anche tu.
Mi hai poi confessato che tentavi di trascorrere con me quanto più tempo possibile.
Mi cercavi a volte. 
Ricordo quando mi contattasti, prima dell’esame di Analisi 1, dicendomi che eri preoccupatissimo.
Ti rassicurai; non hai nulla di cui preoccuparti, stai tranquillo e fai vedere quanto vali!
Ci credevo in te, tantissimo! 
Ricordo che una sera mi hai cercata. Ero appena tornata a casa dopo l’ennesimo allenamento.
Ho lasciato che il telefono squillasse, sapevo già quale fosse la tua richiesta.
Ma tu niente, insistevi! Che testardo!
“Ho voglia di vederti, mi manchi! Dimmi dove sei, mi bastano 10 minuti!”
No.
La mia risposta era sempre no.
Non potevo. 
Tu eri impegnato, ed io per quanto ero attratta da te in un modo assurdo, ero una persona corretta, e mai e poi mai avrei potuto creare qualche situazione ancora più complessa.
Avevo principi e valori. Mai mi sarei sognata di diventare la terza persona, o qualcosa di simile.
Ignoravo le tue chiamate, scoraggiavo ogni tua iniziativa di trascorrere del tempo con me, anche se in gruppo.
Diventavo fredda, scostante. Prendevo le distanze.
Era la cosa giusta da fare. Io e te eravamo due fuochi. L’unico modo per evitare di scottarci, era stare alla larga l’uno dall’altro.
Era il 2018, e dopo il primo semestre di università accadde ciò che spesso succede.
Ingegneria non era ciò che volevi, non era la tua strada, lo hai sempre saputo. Hai sempre avuto un sogno diverso.
Hai deciso dopo la prima sessione di esami, e dopo qualche lezione del secondo semestre, a marzo, di  fermarti. Del resto non ha senso continuare qualcosa che non ha futuro.
Hai lasciato, ingegneria, e me. 
Hai chiuso quella parentesi, e  anche la nostra di parentesi.
Era la cosa giusta. 
Spesso riflettendoci, ho pensato; abbiamo tradito i nostri partner?
La risposta che mi sono sempre data, è no!
Quando io e il ragazzo dai capelli rossi ci siamo baciati quel 20 novembre, la mia relazione era forse già finita.
2 giorni prima avevamo litigato, fortemente, io e il mio ex, e gli avevo urlato contro che non mi avrebbe più rivista. Lo pensavo davvero. Era la rabbia  a parlare, ma lo sentivo sul serio.
E lui invece? Lui era palesemente non contento della sua relazione.
Certe relazione finiscono. Finiscono al primo schiaffo, alla prima mancanza di rispetto, quando non ci si guarda più con stima. Finiscono quando si smette di camminare uno al fianco dell’altro tenendosi per mano. Finiscono quando ti svegli al mattino e non ti senti più così fortunato ad avere la tua metà a condividere la giornata con te. Se viene a mancare la voglia di condividere, di sognare insieme, di costruire, allora la relazione è finita.
Certe legami si spezzano…però poi si continua a stare insieme. Tutto quello che viene dopo è abitudine, possesso, mancanza di coraggio nel mettere un punto. 
È tutto, ma sicuramente non è amore.
Ecco cosa eravamo; due ragazzini che si trovavano in due relazioni diverse, ma tossiche. Differivano per sfumature e circostanze, ma erano sbagliate.
Abbiamo tradito i nostri partner? No. 
C’è stato un bacio, che nessuno dei due voleva far nascere, ma che entrambi desideravamo fortemente. 
Ci siamo baciati una sola volta, ma è stata chimica al primo sguardo. La definisco così io.
Non abbiamo tradito nessuno. Sotto sotto lo sapevamo che le nostre relazioni non sarebbero durate a lungo.
Ma ci è mancato il coraggio….senza dubbio!
Se solo ci fossimo incontrati in un altro momento…
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palmiz · 5 years ago
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Zygmunt Bauman era un famoso sociologo polacco, naturalizzato inglese, che ha spiegato perché una vita priva di problemi non è necessariamente una vita felice.
Morto nel 2017, negli ultimi anni aveva dedicato i suoi lavori al tema della postmodernità cercando di spiegarla metaforicamente suddividendola in modernità liquida e solida.
Si sofferma sull’incertezza che attanaglia la società e i suoi protagonisti a causa del consumismo, della globalizzazione, della paura e delle insicurezze.
Vivere da soli, rimanere single, avere uno stile di vita liquido è attraente perché non include impegni e restrizioni. Invece amare richiede non pochi sforzi.
«Nel mondo liquido-moderno la solidità delle cose, così come la solidità dei rapporti umani, tende a essere considerata male, come una minaccia»
Per il sociologo Zygmunt Bauman la società di oggi sta volgendo rapidamente verso la distruzione di tutti i legami tra persone.
Non risparmia nella sua analisi i social network dove si possono avere 1000 amici senza particolare necessità di sforzarsi, basta premere il tasto giusto.
A causa di tutta questa distrazione è facile abbandonare il proprio partner per il sogno di un amore più libero, solo apparentemente, perché quello che mancherà sarà la sicurezza.
Bauman e l’indipendenza
Molte persone pensano che l’indipendenza sia alla base di ogni relazione. Ma quello che non emerge è che in realtà limita i contatti e le interazioni tra esseri umani.
Stare con altre persone, far parte di un gruppo è importante. Spiega che se l’essere umano si dedica solo alla propria indipendenza perde la capacità di relazionarsi con altre persone.
Questa distruzione dei legami interpersonali ha portato progressivamente alla fine dei rapporti tra famiglie, ma anche di partiti politici e sindacati.
Le persone si sono ridotte a essere incapaci di costruire legami di qualunque tipo con altri individui, condannando la loro vita alla solitudine e al consumismo come unica gratificazione
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Modena: Vicini di casa in festa, oltre 30 iniziative in programma
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Modena: Vicini di casa in festa, oltre 30 iniziative in programma. “Un grande adesione, segno della voglia di stare insieme e socializzare, di rinsaldare legami di buon vicinato e quindi, in ultima analisi, di fare comunità”. Lo afferma l’assessora alle Politiche sociali Roberta Pinelli commentando le tante adesioni che sono continuate ad arrivare anche negli ultimi giorni all’edizione 2023 di “Stiamoci vicini”, la Festa dei Vicini promossa dal Comune di Modena in programma sabato 10 giugno. Vicini di casa, residenti della stessa via o zona, associazioni, centri di aggregazione giovanile, spazi anziani e poli territoriali si preparano all’edizione 2023 della Festa dei Vicini della cui organizzazione si occupa la cooperativa sociale Mediando nell’ambito dell’attività del Centro per le Famiglie, che attraverso il Punto d’Accordo ha anche distribuito magliette, palloni, shopper, bandierine e palloncini. “La Festa dei Vicini – continua l’assessora Pinelli che sabato mattina parteciperà alle iniziative in programma presso il Centro per le Famiglie di via del Gambero e al Puass di via Giardini - è un momento importante per affermare il valore delle relazioni tra le persone come elemento di coesione sociale e benessere; valorizza inoltre l'attivazione del singolo cittadino per la comunità”. Tante, infatti, le occasioni di incontro, come aperitivi e merende, cene in cortile e negli spazi verdi promosse da gruppi di vicini di casa; a cui si aggiungono gli eventi con animazione per grandi e bambini, giochi, laboratori e letture organizzati da associazioni e servizi socio-sanitari. Complessivamente saranno oltre 30 le iniziative di festa che si svolgeranno in città e nelle frazioni per passare insieme un momento di allegria e conoscersi. Nel pomeriggio di sabato faranno festa tanti privati cittadini, come i residenti delle vie Portorico e Como. Dalle 17 si incontreranno spesso per un aperitivo i residenti delle vie Cattaneo, Brunetto Latini, Baroni e Mar Caspio e dalle 19 scenderanno in cortile anche i residenti delle vie Meloni, Bentivoglio, Cividale e di piazzale Redecocca. Altre iniziative sono in programma nelle vie Giolitti, Santa Caterina Manzini e Codroipo, come nelle frazioni: a Cognento i residenti di via dei Traeri si trovano per un aperitivo e a Paganine i residenti di via Siracusa fanno festa al parchetto pubblico dalle 16 alle 18. Iniziative si svolgeranno inoltre in città presso l’area verde di via Anderlini grazie al Centro Il Ponte (dalle ore 17) e nel giardino del nido Gambero con il Centro per le famiglie, la Fondazione Cresciamo e le volontarie di Nati per leggere (dalle 10 alle 12 laboratori e giochi), mentre in piazza Liberazione si fa festa con la cooperativa Caleidos. Il Puass Punto Unico di accesso sociosanitario organizza un aperitivo multiculturale alla Casa della Salute di via Montalcini dalle 9 alle 11 e al Direzionale 70, scala L, dalle 11 alle 13. Al mattino si festeggia inoltre nella Case Residenza Anziani Vignolese (dalle 10 alle 11.30) e dalle 15.30 anche alla Cra Ramazzini. Dalle 15 alle 17 anche allo Spazio Anziani di via Pergolesi 276 dove, alle 15, viene inaugurata, presente l’assessora alle Pari opportunità Grazia Baracchi, la panchina rossa donata da una volontaria e verniciata dagli ospiti per dire no alla violenza sulle donne, dedicata a Ghizlan, assistente familiare conosciuta nella zona Musicisti, la giovane donna mamma di due figli uccisa dal marito nel 2019. Quest’anno anche i Poli sociali del Servizio territoriale organizzano “Stiamoci Vicini” con giochi e merenda conviviale nel pomeriggio: a Ganaceto nel parco di via Cambi per il Polo 1, ad Albareto in via del Frassino per il Polo 2 e al Comparto Estense di via Nilde Iotti per il Polo 3. E, dopo la giornata di festa, tutti i cittadini che hanno aderito a “Stiamoci Vicini 2023” sono invitati a inviare foto delle iniziative svolte: le immagini più significative saranno pubblicate sui social e andranno a comporre il ritratto della Festa dei vicini 2023. La festa dei vicini è nata a livello europeo per affermare i valori di buon vicinato e di mutuo aiuto; a Modena si festeggia dal 2008, da quando l’amministrazione comunale ha aderito alla rete delle città europee che partecipano all’iniziativa in occasione della Giornata europea dei Vicini. Solo nel 2020, a causa della pandemia, la manifestazione non si è potuta svolgere, ma già nel 2021 gli organizzatori hanno ideato “Guardiamoci Vicini”, un’edizione rispettosa di distanziamento e norme anti Covid-19, mentre nel 2022 Stiamoci Vicini è ritornata in presenza.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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passaggioalboscoedizioni · 4 years ago
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Andrea Ghiglione
L’UTILITÀ DELLA NAJA
Perché ci serve la leva militare
Memorie di un ex allievo Teuliè
Passaggio al Bosco Edizioni
Ci serve ancora la leva militare? Quali vantaggi potrebbero derivare dalla sua reintroduzione? Andrea Ghiglione, ex allievo Teuliè, racconta la propria avventura presso la celebre scuola militare milanese.
Tra aneddoti personali, tradizioni da caserma e riflessioni a cuore aperto, l’autore esprime un punto di vista attuale e controcorrente, affrontando un tema che troppo spesso viene liquidato senza la giusta conoscenza dei fatti, dei luoghi e dei contesti. Questo breve pamphlet – capace di unire la narrazione in prima persona alla più profonda analisi della società – rappresenta un importante contributo al dibattito, vergato da un giovane del terzo millennio che ha voluto vivere sulla propria pelle l’esperienza della naja.
Dai sacrifici quotidiani ai forti legami camerateschi, dal rispetto delle gerarchie al rinnovato spirito di appartenenza, dalla ferrea disciplina alla riscoperta dei valori marziali: la naja è una palestra del corpo e dell’anima, che potrebbe restituire un centro, una forma e una direzione a tutti quei giovani che – cresciuti all’ombra di una società opulenta, ipocrita e consumista – sono imprigionati nella gabbia delle mode effimere, dell’edonismo individuale, del consumo compulsivo, dell’assenza di riferimenti e della virtualità digitale.
L’autore, però, non si limita al racconto personale: va oltre, cercando di sfatare i falsi miti della narrazione anti-militarista, tipica di un “pensiero debole” – perfettamente allineato con il soft-power della “società aperta” – che vorrebbe sradicare ogni manifestazione identitaria e virile, riprogrammando l’umanità nel solco dei nuovi diktat globalisti e cosmopoliti. Anche per questo, sono passate puntualmente in rassegna le potenzialità che deriverebbero dalla reintroduzione della leva militare e del “servizio civile”: i vantaggi economici e le ripercussioni sociali – a dispetto di ogni pregiudizio – sarebbero enormi, contribuendo a risollevare una Nazione in declino.
La divisa non era più un semplice indumento, ma una seconda pelle: essa rappresentava i valori assunti, i giuramenti fatti, le scelte ribadite, gli impegni presi, le gioie vissute e i dolori condivisi. E quella bandiera, che sventolava fiera al centro del cortile, sembrava essere l’emblema verticale dell’onore e della lealtà, del nostro essere militari e cittadini al tempo stesso. I suoi bellissimi colori, che ci dominavano dall’alto, infondevano coraggio e consapevolezza alla nostra scelta: sembravano ricordarci chi siamo e da dove veniamo, spronandoci a diventare ciò che dovremmo essere.
INFO & ACQUISTI:
www.passaggioalbosco.it
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mywords-myworld · 5 years ago
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Libri Femministi
Mi sono resa conto di non aver mai postato la lista dei libri letti in quarantena. Avrei giurato di averlo fatto, eppure...in ogni caso, listone di tutti i miei libri femministi. Quelli così sono consigliati se volete avvicinarvi al movimento oppure se volete capire meglio degli argomenti specifici (prima però leggetevi  “Dovremmo essere tutti femministi” di C. N. Adichie per avere un’infarinatura, se no rischiate di fare fatica a capire di cosa stiamo parlando).
- Le 3 Ghinee di V. Wolf : grande classico, uno dei primi libri a trattare di femminismo. Molto importante da leggere, ma è un po’ difficile quindi vi consiglio di leggetevi prima “Manuale per ragazze rivoluzionarie” di G. Blasi e/o “Parità in pillole” di I. Facheris per preparare la mente.
- Morgana di M. Murgia e C. Tagliaferri : raccolta di storie di donne che hanno infranto le regole e fatto ciò che volevano, nel bene e nel male. Molto interessante, scorrevole, ti fa venir voglia di Provare A Fare Cose.
- Liberati della brava bambina di  M. Gancitano e A. Colamedici : dovevano essere storie-perle di saggezza per liberarsi dai costrutti patriarcali ed esprimersi al 100%, ma con me non ha funzionato. Il libro che mi è piaciuto meno tra tutti.
- Sii bella e stai zitta di M. Marzano : analisi impietosa delle donne italiane nel 2010 circa dal punto di vista di una francese. Politica, media, porno, sessualità, vecchiaia: tutto molto interessante e utile. Seppur non attualissimo, lo consiglio fortemente.
- Questo è il mio sangue di E. Thiébaut : il tabù delle mestruazioni. Super necessario, quasi rivoluzionario, non pensavo di averne bisogno, e invece. Anche per i maschietti! Non c’è niente di sporco o imbarazzante nel sapere cosa sono le mestruazioni e perchè sono circondate da così tanti tabù.
-Pink Tank di S. Marchi : racconta le donne della politica contemporanea. Breve e deciso, interviste a ministre, parlamentari, senatrici ecc di tutti gli schieramenti/partiti esistenti. Interessante, ma fin troppo breve.
- Streghe di M. Chollet : dai roghi medioevali al #metoo, perchè ribellarsi alla società? Da dove nasce la mania di controllare i corpi delle donne (aborto, orgasmi, diete)? Molto molto interessante, qui sì che ci sono le perle di saggezza.
-Xenofeminsm di H. Hester : lo sto leggendo, sono all’inizio. Sembra un po’ difficile ma promette bene. Vi aggiornerò.
Edit: aggiornamento! Xenofeminism è molto interessante, anche se a tratti un po' difficile da seguire, perché parla dei movimenti femministi del passato e di come l'ondata femminista di oggi sia "debitrice" di tanti concetti/idee/slogan alle ondate precedenti (pur avendo anche delle caratteristiche proprie). Non lo consiglio a chi è all'inizio perché è complicato da seguire, ma per chi vuole approfondire i legami tra femminismo e comunità lgbt+ è davvero importante.
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