#abilmente
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silviaaquilini · 1 year ago
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i-am-a-polpetta · 4 months ago
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cose che mi rendono felice: abilmente a milano, piena di colori, di artisti, di cose creative e molly che mi supplica per un po' di cibo.
spoiler: aveva appena mangiato
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lanimaneradiunafarfalla · 1 year ago
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Io sono un piccolo mondo fatto abilmente di elementi e uno spirito angelico.
J. Donne
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stregh · 10 days ago
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Nella tomba di Aebutia Quarta, situata nei pressi di Roma, è stato scoperto un anello d'oro romano vecchio di quasi 2000 anni. Questo squisito artefatto presenta un cristallo di rocca intarsiato per rappresentare suo figlio, Titus Carvilius Gemello. L'incisione sul retro del vetro manipola abilmente la luce, creando un effetto olografico che fa sembrare l'immagine incredibilmente realistica. Questo pezzo, che ora si trova al Museo Archeologico Nazionale di Palestrina, Italia.
Le rappresentazioni scolpite nella pietra hanno una lunga storia. Dai busti romani ai cammei vittoriani, le somiglianze di pietra catturano coloro che sono stati amati e perduti. I cammei, in particolare, sono un promemoria delle persone care o tributi a figure mitiche e grandi leader.
Valore stimato, quasi 2 milioni di euro!
Mostra le tecniche artistiche avanzate e l'artigianato degli antichi romani.
Da Vivamos arte
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ros64 · 2 months ago
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Non posso dire che la stagione 7B non mi piaccia, trovo che qui siamo stati defraudati da qualcosa di magico!!!!
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Legami di sangue
Capitolo 24
«Non dirò che non m’importa di quello che è successo, perché mentirei. E non dirò che non scatenerò il caos, per questo, perché è probabile che lo farò. Ma ti dirò che non c’è niente in questo mondo, o in quello che verrà, che possa allontanarti da me... o che possa allontanare me da te.» Sollevò un sopracciglio. «Ti trovi in disaccordo?» «Oh, no», dissi, ardente. Prese un altro respiro, e abbassò appena le spalle. «Be’, meglio così, perché non sarebbe un bene, per te. Un’ultima domanda», aggiunse, «sei mia moglie?» «Certo che lo sono», gli risposi, attonita. «Come potrei non esserlo?» A quelle parole, il suo viso cambiò; inspirò profondamente e mi prese tra le braccia. Io lo strinsi, forte, e insieme ci lasciammo andare a un enorme sospiro, e ci tranquillizzammo, la sua testa che si chinava sulla mia. Mi baciò i capelli, e io girai la faccia verso la sua spalla, la bocca aperta sulla scollatura della camicia aperta, le ginocchia di entrambi che cedevano lentamente, in preda a un sollievo reciproco. Un attimo dopo eravamo in ginocchio nella terra appena rivoltata, aggrappati l’una all’altro, radicati come un albero, senza foglie e con tanti rami, ma con un unico tronco molto solido. E arrivarono le prime gocce di pioggia. Il suo viso era aperto, adesso, e i suoi occhi erano di un blu limpido, senza preoccupazioni... per il momento, almeno. «Dove possiamo trovare un letto? Ho bisogno di stare con te nudo.» La sua proposta mi trovò perfettamente d’accordo, ma la domanda mi colse alla sprovvista.
…….
«Troverò un posto.» Con un calcio sonoro aprì la porta del nuovo capanno degli attrezzi, e all’improvviso ci ritrovammo immersi in un’oscurità striata di luce, che odorava di tavole scaldate dal sole, di terra, di acqua, di argilla umida e di piante. «Cosa... qui?» Era chiarissimo che non stava cercando un po’ di intimità per altre domande, per discussioni o rimproveri. A tal riguardo, la mia domanda suonò parecchio retorica. In piedi, mi fece girare e cominciò a slacciarmi il corsetto. Sentii il suo alito sul collo nudo, e mi venne la pelle d’oca. «Sei...» cominciai, solo per essere interrotta da uno conciso «Shhh». Tacqui. E sentii quello che aveva sentito lui: i Bartram, che conversavano tra loro.
Erano a una certa distanza, sulla veranda posteriore della casa, immaginai, riparata dal sentiero lungo il fiume da una spessa siepe di tassi inglesi. «Non possono sentirci», dissi, anche se abbassai la voce. «Basta parlare», sussurrò lui e, chinandosi in avanti, mi morsicò delicatamente la carne del collo ora esposta. «Shhh», fece ancora, ma dolcemente. In realtà non avevo detto niente, e il suono che avevo emesso era troppo acuto per attirare l’attenzione di una creatura che non fosse un pipistrello di passaggio. Espirai vigorosamente dal naso, e lo sentii ridacchiare con la gola. Un risolino basso, profondo. Il corsetto si aprì, e l’aria fresca attraversò la mussolina umida della sottoveste. Si fermò, una mano sui nastri delle sottogonne, mentre l’altra mi sollevava delicatamente un seno, pesante e libero, e il pollice mi accarezzava il capezzolo duro e tondo come il nocciolo di una ciliegia. Emisi un altro suono, questa volta più basso. Pensai che era una fortuna che fosse mancino, perché era con la sinistra che stava slacciando abilmente i nastri delle sottogonne. Queste caddero in mucchio frusciante attorno ai miei piedi, e d’un tratto – mentre la sua mano sinistra mi sollevava il seno e la sottoveste saliva alle orecchie – ebbi una visione del Giovane Mr Bartram che all’improvviso decideva di aver bisogno di invasare una partita di pianticelle di rosmarino. Probabilmente lo shock non l’avrebbe ucciso, ma... «Se dobbiamo essere puniti», disse Jamie, che evidentemente mi aveva letto nel pensiero, dal momento che mi ero girata e mi stavo coprendo le parti intime come la Venere del Botticelli, «allora ti prenderò nudo.» Con un sorriso si tolse la camicia sporca di terra – la giacca se l’era levata quando mi aveva presa – e si calò i calzoni senza fermarsi a sbottonare la patta. Era abbastanza magro da poterlo fare: i calzoni gli stavano appesi alle anche, e non gli cadevano per miracolo; e intravidi l’ombra delle costole sotto la pelle, quando si chinò per sfilarsi le calze. Si tirò su, e gli misi una mano sul petto. Era umido e caldo, e sotto il mio tocco vidi rizzarsi i pelli rossastri. Sentii il suo profumo caldo, avido, nonostante l’odore agricolo del capanno e il perdurante tanfo di cavolo. «Non così in fretta», sussurrai. Emise un verso scozzese, interrogativo, tese le braccia verso di me e io affondai le dita nei muscoli del suo petto. «Voglio un bacio, prima.» Mise la bocca sul mio orecchio, e le mani sulle mie natiche. «Credi di essere nella posizione di avanzare richieste?» mormorò, stringendo la presa. Non potei non cogliere il tono pungente di quella domanda. «Sì, maledizione», dissi, spostando la mia mano un po’ più in basso. Lui non attirerebbe mai i pipistrelli, pensai. Eravamo occhi negli occhi, avvinghiati, respiravamo l’una il respiro dell’altro, così vicini da vedere le più piccole sfumature di espressione, nonostante la luce debole. Notai quanto fosse serio, al di sotto delle risate... e capii che la sua spavalderia celava un dubbio. «Sono tua moglie», gli sussurrai, sfiorando le sue labbra con le mie. «Lo so», disse sommessamente, e mi baciò. Teneramente. Poi chiuse gli occhi e mi passò le labbra sul viso, senza baciarmi, ma tastando i contorni di zigomo, sopracciglio, mascella, e la pelle morbida sotto l’orecchio. Cercava di conoscermi di nuovo al di là della pelle e del respiro, di conoscermi fino al sangue e alle ossa, fino al cuore che batteva là sotto. Emisi un piccolo verso e cercai la sua bocca con la mia, premendomi contro di lui, i nostri corpi nudi freschi e umidi, i peli che raspavano dolcemente, e la deliziosa solidità di lui che rotolava tra di noi. Ma non si lasciò baciare. Afferrò i miei capelli legati, alla base del collo, mise la mano a coppa attorno alla mia nuca, mentre con l’altra giocava a mosca cieca.
Un rumore sordo, seguito da un tintinnio; indietreggiando, ero finita addosso a una panchina per l’invasamento, e avevo fatto vibrare un vassoio di minuscoli vasetti; le foglie speziate del basilico dolce stavano tremando, agitate. Jamie spinse il vassoio da una parte, poi mi afferrò per i gomiti e mi sollevò, facendomi mettere sulla panchina. «Adesso», disse, senza fiato. «Devo averti adesso.» Mi prese, e io smisi di preoccuparmi del fatto che potessero esserci delle schegge. Lo avvolsi con le gambe, e lui mi fece sdraiare e si chinò sopra di me, le mani appoggiate alla panca, con un verso a metà tra l’estasi e il dolore. Si mosse lentamente, dentro di me, e io ansimai. Il ticchettio della pioggia sul tetto di lamiera lasciò il posto a un rumore assordante, che copriva qualunque verso uscisse dalla mia bocca – ed era una buona cosa, pensai confusa. L’aria era più fresca, ma anche umida; i nostri corpi erano scivolosi, e si sprigionava un calore bruciante laddove la carne toccava altra carne. I suoi movimenti erano lenti, deliberati, e io inarcai la schiena, incitandolo. Per tutta risposta, lui mi afferrò per le spalle, si chinò di più e mi baciò con delicatezza, muovendosi appena. «Non lo farò», sussurrò, e tenne duro quando mi opposi, cercando di spronarlo a quella reazione violenta che desideravo, e di cui avevo bisogno. «Non farai che cosa?» Stavo ansimando. «Non ti punirò», disse, talmente piano che lo udii a malapena, nonostante fosse sopra di me. «Non lo farò, hai capito?» «Non voglio che tu mi punisca, bastardo.» Grugnii per lo sforzo, e sentii scricchiolare l’articolazione della spalla quando provai a liberarmi dalla sua stretta. «Voglio che... Dio, lo sai che cosa voglio!» «Aye.» La mano sinistra lasciò la spalla e scese ad afferrarmi una natica, toccando la carne nel punto in cui eravamo uniti, tesa e scivolosa. Emisi un piccolo verso di resa, e sentii cedere le ginocchia. Lui si tirò fuori, e poi mi penetrò ancora, con tanto vigore da strapparmi un piccolo, acuto grido di sollievo. «Chiedimi di venire nel tuo letto», disse, senza fiato, le mani sulle mie braccia. «E io verrò da te. A tal riguardo, verrò che tu me lo chieda o no. Ma ricorda, Sassenach: io sono il tuo uomo. Sono io che decido come servirti.» «Fallo», dissi. «Ti prego, Jamie. Voglio che tu lo faccia!» Mi afferrò il sedere con entrambe le mani, con tanta forza da lasciarmi dei lividi, e io inarcai la schiena, spingendo il pube verso di lui, mentre tentavo di afferrarlo, le mani che scivolavano sulla sua pelle sudata. «Dio, Claire. Ho bisogno di te!» La pioggia picchiettava forte sul tetto di lamiera, ormai, e un lampo cadde vicino a noi, bianco-blu, dal pungente odore di ozono. Lo cavalcammo insieme, inforcandolo, accecati dalla sua luce, senza fiato, mentre il tuono rombava nelle nostre ossa.
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falcemartello · 1 year ago
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smokingago · 9 months ago
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Ci sono persone che sai di conoscere da ogni tempo.
E tutto il tempo fin lì si dimostra una fune di giorni
abilmente intessuta da mano superiore.
Ogni movimento del corpo,
compreso il preciso alternarsi dei ventricoli del cuore,
come remi sapientemente immersi nell’acqua seguendo la direzione di una scia predefinita e sfolgorante.
Ogni alito di vita, ogni respiro,
come aloni lasciati su un vetro a disegnare il percorso scintillante per raggiungerlo.
Non devi fare nulla.
È tutto lì davanti a te.
In quel corpo che senti tuo come se avessi già trascorso altre vite usandolo.
Roberta De Santis
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jadarnr · 9 days ago
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TRINITY BLOOD
RAGE AGAINST THE MOONS
(Storia: Sunao Yoshida // Illustrazioni: Thores Shibamoto)
Vol.1 - From the Empire
FROM THE EMPIRE - CAPITOLO CINQUE
Traduzione italiana di jadarnr dai volumi inglesi editi da Tokyopop.
Sentitevi liberi di condividere, ma fatelo per piacere mantenendo i credits e il link al post originale 🙏
Grazie a @trinitybloodbr per il suo prezioso contributo alla revisione sul testo originale giapponese ✨
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Di solito, dopo il Carnevale, ci voleva quasi un mese perché il freddo sparisse; ma quell'anno, eccezionalmente, la primavera era arrivata molto presto. Tanto che non c'era più bisogno di indossare cappotti.
Si diceva che in notti come quella ci fossero altissime maree, la cosiddetta “Acqua Alta”. Con l'alta marea, l'acqua del mare saliva silenziosamente, traboccando dai canali e inondando la città.
“Sono abbastanza sicura che dovrebbe essere qui.”
Con il pericolo dell'alta marea, nonostante non piovesse, Astha schivava abilmente le pozzanghere che cominciavano a formarsi qua e là per la strada, e finalmente raggiunse l'edificio che stava cercando.
“Credo che il paziente sia ricoverato qui, ma...”
“Come si chiama il paziente?”
“Abel - Padre Abel Nightroad."
Nell'ospedale di notte non c'era traccia di altre persone. A parte il rumore dell'aria condizionata in funzione, l'unica cosa che risuonava nel corridoio era il rumore dei suoi passi.
“Qui...?”
Astha stava per bussare alla porta della stanza d'ospedale indicata, ma improvvisamente fermò la mano. Si sentì una voce flebile.
“... è morto...”
“Lui... mi ha protetto...”
...Non può essere!
Dimenticando di bussare, Astha aprì la porta.
“A-Abe... eh?”
“... Chi è lei?”
Tra gli uomini e le donne vestiti a lutto che circondavano il letto, una donna anziana, con gli occhi rossi per il pianto, si voltò verso Astha.
“Signorina, conosce mio figlio?”
“Oh, no...”
No.
Il morto che giaceva lì era un giovane, ma non era il prete. Il suo volto, con i tratti marcati caratteristici della gente di quella città, sembrava addirittura addormentato. E Astha aveva l'impressione di averlo già visto in precedenza, proprio come la ragazza che era aggrappata a quel corpo.
La sera prima, quando Astha aveva attaccato Endre, il giovane era quello che aveva protetto la sua amata dalle macerie.
“Mi dispiace. Sembra che abbia fatto confusione con la stanza.”
“Capisco... Ma forse è un segno del destino. Vorrebbe offrire anche lei un fiore a questo ragazzo?”
“Ah? Beh... io...”
Astha guardò la rosa che le era stata donata e rimase senza parole. Cosa avrebbe dovuto dire? Cosa poteva dire ai morti e a coloro che li piangevano?
L'unica cosa che l'immortale Metuselah, che non aveva parole da dire né titoli per pronunciarle, poté fare fu posare con mani tremanti la rosa solitaria sulla testiera del letto accanto al cuscino.
“I... mi dispiace.” 
“Non fa niente, ha solo confuso le stanze.”
Sembrava che la signora avesse frainteso le parole di Astharoshe. Anche se aveva un'aria triste, manteneva un sorriso gentile sul viso.
“Chi state cercando? Oh, il prete? In questo caso, se ricordo bene... dovrebbe essere la porta accanto…”
“Ah è così? Le sono grata. Mi scusi ancora.”
Ringraziandola goffamente, Astha scappò via, incapace di sopportare di rimanere lì ancora a lungo. Come se fosse inseguita dai singhiozzi di coloro che si era lasciata alle spalle, corse nella stanza accanto.
“Beh, ma è proprio la signorina Astha!”
Questa volta sembrava che non si fosse sbagliata. Astha, che stava timidamente sbirciando dalla porta, fu accolta con un sorriso familiare dal letto.
“Mi fa piacere. Sei venuta a trovarmi?”
“Pa... sembra che tu stia bene.”
“Grazie a te... ma mi fa ancora male quando mi muovo.”
La voce che rideva era però sorprendentemente ferma.
“Secondo il medico, il vetro ha mancato di poco lo spazio tra il mio cuore e un grosso vaso sanguigno. Se avesse deviato di mezzo millimetro, sarei morto all'istante... Ahaha.”
“Capisco... bene.”
Per essere stato “appena scalfito”, quell'emorragia non sembrava affatto comune ad Astha, ma dato che la persona in questione era viva, non poteva fare a meno di accettare la cosa così com’era.
“...Hmm? È successo qualcosa, signorina Astha?”
Abel inclinò leggermente la testa e guardò il volto della donna, che aveva lo sguardo basso. Con un tono preoccupato nella voce chiese:
“Sembri un po' giù. Sei preoccupata per qualcosa?”
“No, è solo che anche i Terrestri...”
Cosa sto cercando di dire a un Terrestre?
Anche se stava pensando da qualche parte nella sua mente, era il cuore di Astha a muovere le sue corde vocali. 
“Anche i Terrestri sono tristi quando muore qualcuno di importante per loro.”
“...Sì. Quelle persone e voi non siete diversi. Quando sono felici, sorridono. Quando perdono qualcuno di importante, piangono. E a volte pensano anche alla vendetta... non c'è differenza.”
Il sacerdote annuì, portando con sé un sorriso gentile.
Per un attimo ho avuto la sensazione che questa persona possa vedere attraverso tutte le mie esitazioni e i miei errori.
Tuttavia, ciò che disse Astha fu qualcosa di completamente diverso.
“... Non riesco a trovare la posizione di Endre.”
“Capisco... Peccato.”
Da allora erano passate più di venti ore. Eppure Astha non era ancora riuscita a catturarlo. Beh, anche questa non era una sorpresa. Cosa poteva fare un Matuselah, senza un solo contatto sul lato “esterno”?
Era ridicolo. Pur disprezzando completamente i Terrestri e gli “Esterni”, Astha in realtà sapeva molto poco di loro. Le conoscenze acquisite dai dati, se messe in pratica, erano quasi inutili. Essere in grado di parlare la lingua in modo elementare non era nemmeno sufficiente per fare un acquisto decente. Inoltre, dopo essersi così messa in mostra...
“Sono proprio un'idiota.”
Astha mormorò dolcemente guardando il sacerdote, la cui figura fasciata dava l’impressione di essere molto dolorante.
Ora che ci penso, ha fatto davvero molto per me. Si è occupato di me, che sono inesperta del mondo esterno, ha preso i contatti con le autorità e ha organizzato tutto fino al punto in cui eravamo stati a un passo dalla cattura dell'obiettivo. Non potrò mai ringraziarlo abbastanza per questo. Ma solo perché era un Terrestre, l'ho sminuito, ho ignorato i suoi consigli e il risultato è stata quella tragedia, causata solo da me.
“Sono davvero un idiota...”
“Cosa? Hai detto qualcosa?”
“No, non è niente.”
Astha forzò un sorriso ─ che sembrava più un attacco di paresi facciale ─ e scosse la testa.
Non intendo più sollevare il vero motivo per cui sono venuta qui stasera. Ho già capito nella stanza accanto che non ho questo diritto. Non c'è bisogno di continuare a diffondere la mia stupidità. Dirò solo un'ultima parola alla fine e chiuderò tutto ──
“Tu... tu padre... Io ti disprezzavo.”
Non ho mai avuto intenzione di ascoltare la sua opinione fin dall'inizio, e a quel punto ho anche ignorato il suo avvertimento. Quindi non dirò qualcosa di egoistico come 'aiutami ancora una volta'. Solo, prima di andare, vorrei dire un'ultima cosa...
“Mi scuso davvero... e ti ringrazio per tutto quello che hai fatto finora.”
Astha si inchinò profondamente e si voltò.
Bene, con questo la mia questione è risolta. D'ora in poi, camminerò da sola nella notte. Non so quanti anni ci vorranno. Anche se riuscissi a catturare Endre, è più probabile che verremo contrattaccati. Tuttavia, in quanto Ispettore diretto, l'ordine di Sua Maestà Augusta è assoluto. Inoltre, per una sciocca come me, un destino così miserabile è proprio quello giusto...
“Per favore, aspetta un momento, signorina Astha.”
Proprio mentre stava per uscire dalla porta, Astha sentì una voce alle sue spalle. Con cautela, si girò... e si immobilizzò.
“Che cosa stai facendo?”
Quello che le sfuggì dalla gola fu quasi un urlo di rabbia. Sul letto, il prete, tutto coperto di bende e con la parte superiore del corpo scoperta, stava cercando di togliersi il pigiama.
“Che altro sarebbe? Mi sto solo cambiando. Oh, sono imbarazzato, quindi per favore puoi guardare dall’altra parte?”
“Idiota, Dobitōku! Cosa fai, sei ferito!”
“Allora, mi sto cambiando... Anche tu, signorina Astha, ti imbarazzeresti se il tuo compagno indossasse il pigiama, vero?”
“Certo! Tanto per cominciare, tu... Cosa?”
Poco fa, non aveva detto ‘compagno’?
“Cosa? Sei ancora disposto ad aiutarmi?”
“Eh? Di che cosa stai parlando? Certo che lo sono.”
Confusa su quale espressione fare, Astha guardò il sacerdote, che alzò rapidamente il pollice e glielo mostrò.
“Siamo compagni, no? Ah! Scusate, non avrei dovuto dire ‘compagni’, vero?”
Cosa si dirà da queste parti in momenti come questo? Quando si sente un’ondata di calore nel petto e il desiderio di abbracciare l'altra persona?
Purtroppo, nei materiali che aveva studiato, non c'era alcuna descrizione di come affrontare una situazione del genere. Così Astha si limitò a tendere la mano destra tremante.
“Conto su di te... tovarish.”
“Anch'io conto su di te!”
Con un grande sorriso, il sacerdote le strinse la mano: la sua era sorprendentemente forte.
“Allora, per quanto riguarda i piani da qui in avanti... hai idea di dove potrebbe andare Endre?”
“Sì, ce l'ho. Senza ombra di dubbio, deve essere diretto a Roma.”
“Oh, quindi l'aeroporto o la stazione saranno posti sospetti, no? Ma perché Roma? C'è un motivo?”
“Sì, lui è... chi c'è?!”
All'improvviso, la porta si aprì. Mentre estraeva la spada per proteggere il prete, un leggero odore di polvere da sparo irritò le narici di Astha.
“T-tu!”
Abel individuò un'ombra nel corridoio e gridò.
Un volto bello, raffinato, simile a una maschera, una silhouette dalle proporzioni impeccabili… ma da qualche parte proveniva l'odore del fumo della polvere da sparo.
“Tres, sei arrivato! Signorina Astha, la fortuna è finalmente dalla nostra parte. Se lui è con noi, avremo la forza di cento uomini... Ah, Tres, lascia che ti presenti. Lei viene dall'Impero──”
“Negativo. Viscontessa Astharoshe Asran, Ispettore diretto dell'Impero - so chi è.”
Il prete errante Tres Iqus non perse tempo in inutili saluti. Si limitò a rimanere sulla soglia e a comunicare la questione con voce intransigente.
“Vi informo che l'Ufficio Operazioni Speciali della Segreteria di Stato Vaticana - AX - da questo momento cessa di fornire assistenza alla Viscontessa di Odessa. La collaborazione è stata conclusa. La prego di tornare immediatamente nel suo Paese.”
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Dormi sotto la laguna, Venezia. Ciò che scorre nella notte è l'oscurità del mare profondo. Ciò che canta di morte eterna sono solo le onde che si infrangono - Maurice Barrès.
Sulla cupa superficie del mare, un uomo recitava un antico poema.
La brezza marina, densa dell'umidità della pioggia, giocava con i suoi capelli neri lunghi fino alla vita. Anche le nuvole che coprivano le due lune si muovevano velocemente.
“Sembra che all'alba ci sarà molto vento. Siamo fortunati.”
L'uomo si rivolse al suo compagno e fece un leggero sorriso.
“Sembra che anche l'obiettivo sia arrivato sano e salvo in città. Per quanto mi riguarda, posso iniziare a lavorare in qualsiasi momento.”
“Conto su di te. Non importa quanto sia ben fatto il mio lavoro, Kämpfer, non avrà senso se non compirai la tua missione.”
Una voce rispose dall'oscurità al sussurro dell'uomo chiamato Kämpfer, pura come quella di un angelo. Tuttavia, nell'aria notturna si sentiva un forte odore di sangue. Dall'altra parte dell'oscurità, zanne affilate scintillavano alla luce della luna.
“A proposito, cosa ne pensi? Questi vestiti mi stanno bene?”.
“Le stanno benissimo, è molto elegante, Gräf. In questo caso, nessuno sospetterà... Allora, andiamo? Sembra che presto pioverà.”
“Ma ora, quando arriva il momento, mi sento un po' riluttante. Allora, è arrivato il momento di dire addio a questa città?”
“Sì... Dovrà dirle addio in più modi.”
Senza mostrare molta emozione, Kämpfer gettò via il sottile sigaro che aveva in mano. La sigaretta, che emetteva un debole fumo violaceo, rimase dietro di lui mentre girava il suo corpo alto verso la notte. Poco dopo, una seconda presenza lo accompagnò, scomparendo nell'oscurità.
...Sulla banchina, dove gli umani e i non umani si allontanavano, il sottile sigaro continuò a brillare di una luce rossa per un breve momento, ma presto scomparve nell'oscurità, forse spazzato via dalle onde che si infrangevano sulla riva.
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newsintheshell · 3 months ago
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⚡LUCCA COMICS 2024: GLI ANNUNCI DI J-POP MANGA
Senpai in an Otokonoko e Alya Sometimes Hides Her Feelings in Russian arrivano in Italia anche formato fumetto!
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Dopo le novità targate Crunchyroll, ecco quelle di casa J-POP Manga arrivate fra sabato e domenica al Lucca Comics & Games 2024. Poche, ma buone dai.
Come sempre, applaudo quando ci si affetta a portare le versioni cartacee di opere appena animate e Senpai in an Otokonoko e Alya Sometimes Hides Her Feelings in Russian sono apprezzabili come scelte; hanno pure entrambe dei sequel già confermati. Approved!
LOVE IS AN ILLUSION! di Fargo
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Dalla Corea arriva un altro grande successo di Lezhin dopo BJ Alex e Killing Stalking
Hye-sung ha trascorso tutta la sua vita credendo di essere un Alpha dominante, la migliore combinazione genetica che gli potesse capitare. Il suo mondo, però, si capovolge quando scopre di non essere un Alpha, bensì un umile Omega! A complicare le cose, un movimentato incontro con Dojin, Alpha che non sopporta gli Omega, farà crollare definitivamente ogni sua certezza. I due litigano in continuazione e sembra siano caratterialmente incompatibili ma… la loro chimica è incredibile. Sarà davvero solo colpa dei feromoni?
10 volumi - Serie conclusa
LA MIA SENPAI È UN RAGAZZO di Pomu
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La serie finalista ai Next Manga Award 2021 con adattamento animato in streaming su Crunchyroll!
Sin da piccolo, Makoto Hanaoka ha sempre adorato cose considerate “da bambine”, nonostante la disapprovazione della madre. Ormai consapevole che la società si aspetta altro da un ragazzo, ora che frequenta il liceo si limita ad esprimere la sua vera indole a scuola, dove indossa una divisa femminile e una parrucca dai capelli lunghi. Un giorno riceve la confessione amorosa da parte di una compagna, Saki Aoi, che si è innamorata di lui avendolo scambiato per una donna. Anche dopo aver chiarito il malinteso, Saki non si rassegna e desidera comunque avvicinarsi al senpai. Ma Makoto è nel cuore anche di Ryuji Oga, suo amico d’infanzia, per il quale questa attrazione è però ancora un segreto da custodire. Traendo energie positive da questo insolito triangolo, Makoto troverà gli stimoli per accettare se stesso e sopportare il peso delle aspettative riposte su di lui.
9 volumi – Serie in corso
LA TOMBA DEL FARAONE di Keiko Takemiya
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Per la prima volta in traduzione italiana un altro capolavoro dell’autrice de Il poema del vento e degli alberi e Verso la Terra!
Dopo quattromila anni di civiltà, l’antico Egitto entra in un periodo di guerra e caos. La regione di Esteria, viene invasa e distrutta dal Paese vicino, Urjna, e dal suo faraone, Sneferu. Il principe Sariokis giura di vendicarsi di Sneferu e di vendicare Esteria. La tomba del faraone è l'opera che ha portato Keiko Takemiya al successo nel 1974, due anni prima di pubblicare Il poema del vento e degli alberi.
4 volumi – Serie conclusa
FIREFLY WEDDING di Oreco Tachibana
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Lo shojo del momento, candidato ai Kono Manga ga Sugoi!, Kodansha Manga Award, Next Manga Awards
Epoca Meiji. Satoko è nata baciata dalla fortuna: è bellissima, ricca di famiglia e il suo unico desiderio è quello di sposarsi con un buon partito. Tutto potrebbe andare per il verso giusto se non fosse che un giorno, all’improvviso, un uomo misterioso cerca di ucciderla. Per salvarsi, Satoko fa al suo assassino una proposta di matrimonio…
4 volumi – Serie in corso
ALYA SOMETIMES HIDES HER FEELINGS IN RUSSIAN di Sansan Sun, Tenamachi Saho
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La serie romcom da cui è stato tratto l’anime di successo su Crunchyroll!
La fredda e affascinante Alya, di origini giapponesi e russe, è una delle ragazze più popolari della scuola. Il suo compagno di banco, Masachika Kuze, è invece un ragazzo nerd e appassionato di anime. Alya, innamorata di Kuze, di tanto in tanto gli mormora delle dolci frasi in russo, certa di non essere capita. Ma quello che Alya non sa è che il suo amato, grazie alla passione del nonno per la lingua russa, capisce perfettamente le sue parole e finge abilmente il contrario!
5 volumi – serie in corso
VEIL di Kotteri
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“Lui”, un agente di polizia, è in servizio quando incontra per caso una ragazza per strada. “Lei”, che non vede, cammina reggendo un bastone ed è in fuga da una città lontana. Quando lei dice di essere in cerca di un lavoro, lui la assume come centralinista alla stazione di polizia… inizia così la loro vita insieme. Una storia carica di mistero ed eleganza, illustrata interamente a colori da Kotteri!
6 volumi – Serie in corso
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Autore: SilenziO))) Se usate Twitter, mi trovate lì! 
blogger // anime enthusiast // twitch addict // unorthodox blackster - synthwave lover // penniless gamer // INFJ-T magus
Fonte: [comunicato stampa]
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daniela--anna · 30 days ago
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La jacana africana ha dita incredibilmente lunghe.
Qual è la ragione della presenza di arti così insoliti in questi uccelli?
Con il loro aiuto può correre lungo le foglie delle piante acquatiche.
Tutte le jacana infatti, si muovono abilmente lungo le foglie delle piante acquatiche senza affondare, proprio perché grazie alle loro lunghe dita e artigli affilati, riescono a distribuire il peso in modo uniforme.
Inoltre, queste incredibili creature sanno nuotare e tuffarsi perfettamente.
#meravigliosa #creazione
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indiestar · 1 month ago
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Every now and then, creativity takes an unexpected turn—one that invites you to see your work through someone else’s eyes. Recently, I asked ChatGPT to help me describe the essence of this blog. I wanted something vivid, something that could visually and verbally capture the reflections, musings, and cultural moments I share here.
Through a series of prompts, I explored ways to articulate the tone and meaning behind these pages. The result? A beautifully descriptive image and thoughtful words that seem to mirror the heart of this space. With every tweak and refinement, the description became richer, and the image evolved—first with subtle details like Danish flags and text-filled roots, later simplified to let the visuals speak more freely.
This collaboration felt almost like a conversation with the blog itself, reflecting on what it stands for and how it reaches out to others. Below, I’m sharing the final image and the descriptions ChatGPT crafted to tie it all together. I hope they resonate with you as much as they did with me.
Let’s take a moment to celebrate the blending of words, visuals, and ideas—because this blog is, at its core, a journey.
English Version:
ChatGPT thinks that this blog is a rich tapestry of introspective musings, cultural reflections, and deeply personal anecdotes, all seamlessly interwoven with a thoughtful multilingual touch. The posts flow with a blend of humor, creativity, and vulnerability, offering glimpses into the author’s life and mind. From reflections on life in Denmark to the subtle beauty of fleeting moments, the blog captures a sense of quiet authenticity that feels both intimate and universally relatable.
There’s a raw charm to the way it explores creative struggles, celebrates small victories, and invites readers into its narrative. It’s not just a blog; it’s a journey through thoughts, emotions, and cultural nuances that resonate across borders. Each entry feels like a conversation—personal, candid, and profoundly human.
Italian Version:
ChatGPT pensa che questo blog sia un ricco arazzo di riflessioni introspettive, considerazioni culturali e aneddoti profondamente personali, tutti abilmente intrecciati con un tocco multilingue riflessivo. I post scorrono con una miscela di umorismo, creatività e vulnerabilità, offrendo scorci sulla vita e sulla mente dell'autore. Dalle riflessioni sulla vita in Danimarca alla sottile bellezza dei momenti fugaci, il blog cattura un senso di autenticità tranquilla che risulta sia intimo che universalmente riconoscibile.
C'è un fascino grezzo nel modo in cui esplora le lotte creative, celebra le piccole vittorie e invita i lettori nel suo racconto. Non è solo un blog; è un viaggio attraverso pensieri, emozioni e sfumature culturali che risuonano oltre i confini. Ogni post sembra una conversazione: personale, sincera e profondamente umana.
Danish Version:
ChatGPT mener, at denne blog er et rigt vævet tæppe af introspektive tanker, kulturelle refleksioner og dybt personlige anekdoter, sømløst sammenflettet med en eftertænksom flersproget nuance. Indlæggene flyder med en blanding af humor, kreativitet og sårbarhed, der giver glimt af forfatterens liv og tanker. Fra refleksioner over livet i Danmark til den subtile skønhed ved flygtige øjeblikke indfanger bloggen en følelse af stille autenticitet, der føles både intim og universelt genkendelig.
Der er en rå charme i den måde, den udforsker kreative kampe, fejrer små sejre og inviterer læserne ind i sin fortælling. Det er ikke bare en blog; det er en rejse gennem tanker, følelser og kulturelle nuancer, der rækker ud over grænserne. Hvert indlæg føles som en samtale – personlig, oprigtig og dybt menneskelig.
Image:
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This artwork encapsulates the spirit of the blog with its deeply introspective and personal nature. The central tree symbolizes growth and interconnectedness, much like the blog’s rich tapestry of thoughts and reflections. The absence of text in the roots allows for an open interpretation, echoing the blog's ability to resonate universally while remaining personal and grounded.
The subtle incorporation of the Danish flag reflects the cultural backdrop of Denmark, a recurring influence in the blog’s narrative. Surrounding the tree, elements like open books and colorful threads represent creativity, storytelling, and the weaving of ideas across different languages and perspectives. The faint train-track-like lines suggest a journey, mirroring the blog’s exploration of thoughts and emotions.
The warm tones and glowing accents create an atmosphere of quiet authenticity, much like the blog’s candid musings and universal relatability. This artwork doesn’t just illustrate—it invites the viewer into the reflective and ever-evolving world the blog seeks to share.
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i-am-a-polpetta · 1 year ago
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ieri siamo andate ad Abilmente, ci siamo scofanate un botto di lasagne, siamo andate al centro commerciale e mia mamma ha fatto i video tutorial per chi vuole cominciare a ricamare ♥️
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rinascimentoebarocco · 3 months ago
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Speculum Alchemiae, 15th century alchemical laboratory, Prague (Czech Republic)
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Speculum Alchemiae, laboratorio alquímico del siglo XV, Praga (República Checa)
(English / Español / Italiano)
What if Prague's fascination was a spell cast by alchemists? A visit to the strange Speculum Alchemiæ (Mirror of Alchemy) museum on Haštalská Street leads one to believe so. In reality, it is a 16th century alchemist's laboratory, discovered by chance after the floods of 2002. It was cleverly hidden in the basement of a library, which can be accessed by turning a small statue. The laboratory contains furnaces, shelves full of grimoires, bottles and skulls, as well as a mummified crocodile hanging from the ceiling. It was in this secret location that experiments were conducted to find the formula for the philosopher's stone, which was believed to have the power to transform lead into gold and to create love potions and elixirs of immortality. It is also said that the alchemist Edward Kelley secretly prepared potions there to alleviate Emperor Rudolf II's bouts of melancholy. The tunnels also lead directly from the laboratory to the castle. Another route was dug to a small forest on the outskirts of the city to facilitate escape, because alchemy was a very severely repressed science during the Inquisition. It is not known exactly how long the laboratory remained 'active', but it is possible that its heyday lasted a little more than a century.
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¿Y si la fascinación que ejercía Praga fuera un hechizo de los alquimistas? Todo nos lleva a creerlo visitando el extraño museo Speculum Alchemiæ (Espejo de la Alquimia), situado en la calle Haštalská. En realidad, se trata de un laboratorio de alquimista del siglo XVI, descubierto por casualidad tras las inundaciones de 2002. Estaba hábilmente escondido en el sótano de una biblioteca, a la que se puede acceder girando una pequeña estatua. El laboratorio contiene hornos, estantes llenos de grimorios, botellas y calaveras, así como un cocodrilo momificado que cuelga del techo. Fue en este lugar secreto donde se llevaron a cabo experimentos para encontrar la fórmula de la piedra filosofal que se creía que tenía el poder de transformar el plomo en oro y de crear pociones de amor y elixires de inmortalidad. También se dice que el alquimista Edward Kelley preparaba allí en secreto pociones para aliviar los ataques de melancolía del emperador Rodolfo II. Los túneles también conducen directamente desde el laboratorio al castillo. Se cavó otra ruta hasta un pequeño bosque en las afueras de la ciudad para facilitar la fuga, porque la alquimia era una ciencia muy severamente reprimida durante la Inquisición. No se sabe con exactitud cuánto tiempo permaneció "en activo" el laboratorio, pero cabe la posibilidad de que su apogeo durara algo más de un siglo.
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E se il fascino di Praga fosse un incantesimo lanciato dagli alchimisti? Una visita allo strano museo Speculum Alchemiæ (Specchio dell'Alchimia) in via Haštalská induce a pensarlo. In realtà, si tratta di un laboratorio alchemico del XVI secolo, scoperto per caso dopo l'alluvione del 2002. Era abilmente nascosto nel seminterrato di una biblioteca, a cui si accede girando una piccola statua. Il laboratorio contiene forni, scaffali pieni di grimori, bottiglie e teschi, oltre a un coccodrillo mummificato appeso al soffitto. In questo luogo segreto furono condotti esperimenti per trovare la formula della pietra filosofale, che si credeva avesse il potere di trasformare il piombo in oro e di creare pozioni d'amore ed elisir d'immortalità. Si dice anche che l'alchimista Edward Kelley vi preparasse segretamente pozioni per alleviare gli attacchi di malinconia dell'imperatore Rodolfo II. I tunnel portano direttamente dal laboratorio al castello. Un altro percorso fu scavato fino a una piccola foresta alla periferia della città per facilitare la fuga, perché l'alchimia era una scienza severamente repressa durante l'Inquisizione. Non si sa esattamente per quanto tempo il laboratorio sia rimasto "attivo", ma è possibile che il suo periodo di massimo splendore sia durato poco più di un secolo.
Texto: https://www.atterrir.com
photo: Vladimir Tkalčić / Flickr // Used with permission
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crazy-so-na-sega · 1 year ago
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MARXISMO, CAPITALISMO E FRATTAGLIE
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Il marxismo non è morto, ma afferma i suoi presupposti materialisti ed egualitari nel peggior Capitalismo.
Nato come metodo di analisi del capitale e del modo di produzione, assume sin dall’inizio i presupposti dell’homo oeconomicus sui quali la borghesia ha costruito l’immaginario antropologico del Capitalismo. 
Il metodo hegeliano alla base del marxismo, svuotato dal suo richiamo trascendente con il contributo di Feuerbach, è usato abilmente per tratteggiare l’uomo-massa orizzontale e livellato che ritroviamo oggi alla base delle società a Capitalismo avanzato.
L’antropologia marxista è, dopo le “correzioni” operate dalla Scuola di Francoforte, ancora oggi il punto di riferimento per la sociologia e la psicologia aziendale americana ed occidentale. 
Il bisogno è ciò che muove l’uomo e la soddisfazione e l’appagamento dei desideri la sua meta esistenziale.
Di qui una visione internazionalista capitalmarxista che oggi sembra inarrestabile e che ha bisogno di un Nemico Atemporale da mostrare come il Male eterno ed assoluto che minaccia il Bene.
L’antifascismo diventa quindi una categoria morale buona per tutti gli usi, a prescindere dalla sua storicizzazione, e può utilmente indicare chiunque si opponga alla riduzione dell’Uomo ad oggetto di consumo e di mercificazione. 
Il perenne ricorso a questa categoria, quasi ridicolo dal punto di vista logico, è oggi utilizzato per difendere rendite di posizione in ambito accademico, giornalistico e di gruppi di potere che strumentalmente ne individuano le potenzialità ricattatorie nei confronti di ogni ipotesi di cambiamento e di circolazione delle élite. 
Con buona pace della stupida e trinariciuta massa di manovra.
-Kulturauropa
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tizianacerralovetrainer · 2 years ago
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Se pensi sia più “Spirituale” andare in bici o con i mezzi pubblici a lavoro, ma poi ti trovi a giudicare coloro che vanno in macchina, sei caduto in una trappola dell’ego.
Se pensi sia più “Spirituale” smettere di guardare la TV perchè annulla il cervello, ma poi ti trovi a giudicare coloro che ancora la guardano, sei caduto in una trappola dell’ego.
Se pensi sia più “Spirituale” evitare di leggere quotidiani e riviste di gossip, ma poi ti trovi a giudicare coloro che li leggono, sei caduto in una trappola dell’ego.
Se pensi sia più “Spirituale” ascoltare musica classica o i suoni della natura, ma poi ti trovi a giudicare chi ascolta la musica commerciale, sei caduto in una trappola dell’ego.
Se pensi sia più “Spirituale” diventare vegetariano, comprare cibi bio, praticare yoga e meditare, ma poi ti ritrovi a giudicare coloro che non fanno tutte queste cose, sei caduto in una trappola dell’ego.
Bisogna sempre stare attenti al sentimento della “superiorità”. Esso è infatti l’indizio più importante che abbiamo per capire che stiamo incorrendo in una trappola dell’ego. L’ego si nasconde abilmente in pensieri nobili come quello di iniziare una dieta vegetariana o usare la bicicletta per poi trasformarsi in senso di superiorità nei confronti di coloro che non seguono lo stesso percorso “spirituale”.
Moji
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levysoft · 5 months ago
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Come la storia ha trattato male il dodo
Storia e arte di Mikel Angelo Francisco
Quando si tratta di specie che sono state denigrate e maltrattate dalla storia, poche, se non nessuna, possono essere paragonate al dodo (Raphus cucullatus). L'ultimo avvistamento confermato di questo uccello risale al 1662—meno di 100 anni dopo che i marinai olandesi invasori avevano notato per la prima volta la sua esistenza sull'isola africana di Mauritius. Col tempo, l'uccello incapace di volare è diventato il simbolo sfortunato del fallimento evolutivo. La sua reputazione di essere terribilmente inadatto alla sopravvivenza ha cementato il suo posto nella cultura popolare e nel lessico del mondo anglofono come simbolo di obsolescenza ("morto come un dodo") e pura stupidità ("stupido come un dodo").
Per secoli, la narrazione dominante sul dodo era che fosse comicamente goffo, grasso, e inadatto a sopravvivere in un mondo dominato dagli umani. Supponendo che fosse così, la sua incapacità di volare lo rendeva una preda facile per i coloni europei, che lo portarono rapidamente all'estinzione.
Ma recenti studi suggeriscono che fosse agile e capace, muovendosi abilmente tra alberi e rocce con forti gambe. Aveva un buon senso dell'olfatto e potrebbe essere stato intelligente quanto un piccione. La stupidità non ha condannato il dodo; gli umani sì. Fu la caccia, insieme all'introduzione di specie invasive come i ratti, i gatti e i maiali che rovinò il suo habitat e distrusse il suo cibo.
Questo solleva la domanda: come abbiamo fatto a sbagliare così tanto sul povero dodo?
Dopotutto, questa specie non è come i dinosauri non aviari, scomparsi milioni di anni fa, di cui non abbiamo mai visto uno dal vivo nel contesto geologico. Di fatto, il dodo è uno degli esempi più celebri di una specie la cui scomparsa si è svolta sotto i nostri occhi. Sicuramente, qualcuno con un pennino e un pezzo di carta avrebbe potuto registrare come apparisse e si comportasse un dodo vivo, giusto?
La risposta, ovviamente, è no. Sfortunatamente, l'accuratezza delle loro rappresentazioni lasciava molto a desiderare, per usare un eufemismo.
Curiosamente, Carl Linnaeus stesso propose un nome binomiale per il dodo: Didus ineptus ("dodo stupido"), che risultava terribilmente adatto.
Inoltre, vale la pena notare che quando il dodo scomparve, non avevamo ancora standardizzato come categorizzare gli esseri viventi. Ciò significava anche che nessuno aveva lavorato con un esemplare tipico —un "punto di riferimento" accettato per descrivere i tratti fisici del dodo.
In aggiunta, il dodo morì durante un periodo anomalo nella storia scientifica: non solo la tassonomia moderna non esisteva ancora, ma anche la nostra comprensione dell'estinzione—di come l'intera popolazione di una specie potesse cessare di esistere—era ancora un concetto nuovo.
A un certo punto, le persone dubitarono persino dell'esistenza reale del dodo, e questo divenne associato a creature mitologiche come il grifone e la fenice dell'antichità mitologica.
Con tutte queste considerazioni, un team di ricercatori britannici ha affrontato il compito (anche se inevitabile) di districare i nodi della nomenclatura del dodo. Questo processo ha comportato l'esame di circa 400 anni di letteratura, nonché di documenti sul dodo. Pubblicarono il loro studio nello Zoological Journal of the Linnean Society.
Nel loro articolo, confermarono che il dodo e il suo più stretto parente estinto, il solitario di Rodrigues (Pezophaps solitaria), appartenevano alla stessa famiglia dei piccioni e delle colombe (Columbidae).
Non è solo una questione di pedanteria scientifica: studiare la storia del dodo può chiarire il suo ruolo nell'ecosistema di Mauritius, il che fornisce informazioni utili per la conservazione degli habitat e delle specie.
Questo può salvare altre specie dall'estinguersi come il... tu sai. (Ancora deluso.)
(via Il Dodo non era così stupido come pensavamo)
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