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#Stirpe di Terra
simonarinaldi · 11 months
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AUTUNNO, LE FOGLIE, LA CURA, ALBERI
AUTUNNO, LE FOGLIE, LA CURA, ALBERI
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chouncazzodicasino · 1 year
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Ho un paio di considerazioni da fare ma ho deciso di unirle in un unico post, tanto poi me le dimentico.
Inizio con la constatazione che questo è decisamente un periodo di merda. Non per me, per tutti. C'è nervosismo nell'aria. Lo vedo. Vi vedo. Mi vedo. Elettrici tutti e in più succedono dei bei cazzi su per il culo ma non nel bel modo. Io provo a fare la zen perché so bene che se poco poco quando arriva un periodo così lo prendi di traverso allora sei destinato a vivere ancora peggio, ma minchia quanto è difficile. (tipo mo stavi aspettando il tipo per fare la revisione alla macchina da mezz'ora e ora dicono che non ci sta arriva alle nove quindi te la prendi nel culo)
Succede una cosa brutta e si tira dietro una catena (io la immagino proprio come una grossa catena pesante che a mano a mano che tocca terra fa toc toc pesante) di cose brutte che già ma metà uno la sorregge male.
Sto pensando di attaccare al negozio un cartello dove dico che vorrei far notare a tutti che la carta dell'urgenza è una cosa che non va usata a vanvera, (magari, questa cosa può far riflettere qualcuno di voi che inconsapevolmente o no ha questo atteggiamento ingiustificato nei confronti di commercianti / professionisti, che comunque non sono tenuti a smazzarsi per te oltre che a offrirti il loro "servizio o prestazione") se una cosa è urgente e mi viene richiesta ad un ritmo più serrato di quello che io dico all'inizio perché serve con urgenza (capite bene che da questo rotolo di carta o da questo litro di pittura dipende il destino dell'ultimo dugongo braccio lanceolato che difende la tribù dei catzamerighan del nord papuano catanzeseeey, una stirpe rappresentata da soli 7 uomini e due donne e il loro destino è proprio in questo ordine pensa te) poi dopo quando ti dico che te l'ho presa in tempi record tu corri a prendertela, non me la lasci in negozio e vieni dopo settimane. Cristo iddio. Non è urgente allora e potevo prenderla ai ritmi normali, ovvero pochi giorni. L'urgenza è una cosa, la tempistica normale un'altra. Non sono un chirurgo, non è indispensabile, e qualora lo fosse allora mi ringrazi e corri a prenderla.
No ragazzi su sto fatto di come ci si comporta con le figure professionali davvero dovete farvi un esame di coscienza e pensarci, pensare a come educate i vostri figli nipoti cugini voi stessi. E nemmeno starò qui a dire come sono stata trattata ieri durante un sopralluogo perché mi viene da piangere. Detto ciò per favore, per favore, chi lavora per voi in quel momento non è uno schiavo.
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inconsutile · 2 years
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Dice la tradizione che i Giganti cercarono di conquistare il regno celeste, perché nemmeno l'etere eccelso fosse più sicuro della terra, e a questo scopo sovrapposero l'un l'altro i monti, in un cumulo che doveva giungere su, fino alle stelle. Allora il padre onnipotente scagliò il suo fulmine a squarciare l'Olimpo e fece precipitare il Pelo giù dall'Ossa che lo sosteneva. Quando i corpi empi giacquero sepolti sotto la rovina della mole che avevano innalzato, la terra fu irrorata dal sangue dei suoi figli e ne rimase imbevuta: perché non si perdesse il ricordo della sua stirpe, essa ridiede allora vita al caldo umore cruento e lo convertì in esseri umani. Ma anche quella generazione disprezzò gli dei e fu estremamente avida di stragi crudeli e di violenza: era evidente che era nata dal sangue.
— Publio Ovidio Nasone, Le metamorfosi (Libro I, vv. 151-162)
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Da Inno al Redentore
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Tutto chiaro ti fu sin dall'eterno quel che aveva da soffrire quest'infelice umanità, ma lascia ora ch'io t'abbia per testimone personale dei nostri immensi affanni.
O Uomo-Dio, pietà di questa misera vita che tu provasti.
Le antiche fole finsero che Giove, venendo al mondo, restasse irritatissimo dalle malvagità umane e mandasse il diluvio. Era allora la nostra gente assai meno afflitta, perché non conosceva per intero il proprio dolore e il proprio difficile cammino, e ai poeti parve che la vista del mondo dovesse muovere gli dèi più a ira che a pietà.
Ma noi, poi che fatti così dolenti, pensiamo che la tua visita ti debba aver mosso a compassione. E già fosti veduto piangere sopra Gerusalemme. Era in piedi questa tua patria (giacché tu pure volesti avere una patria sulla Terra) che sarebbe stata distrutta e fatta desolata. Così tutti siamo fatti per renderci infelici e distruggerci reciprocamente, e l'impero romano fu distrutto, e Roma saccheggiata, ed ora anche la nostra misera patria... (vedi Canzone All'Italia)
Tu sapevi già tutto ab eterno, ma permetti all'immaginazione umana che noi ti consideriamo come più intimo testimone delle nostre miserie. Tu hai provato questa vita nostra, tu ne hai assaporato il nulla, tu hai sentito il dolore e l’infelicità del nostro essere.
Pietà di tanti affanni, pietà di questa povera creatura tua, pietà dell'uomo infelicissimo, di quello che hai veduto, pietà del genere tuo, poiché hai voluto avere comune la stirpe con noi, esser uomo anche tu.
Ora vado tutto il giorno errando di speranza in speranza, e mi scordo di te, benché sempre deluso dal bene terreno che mi sfugge o, una volta che l'abbia conseguito con molte fatiche, non mi soddisfa.
Tempo verrà che io, vedendo che non mi resta altra luce di speranza, altro stato a cui ricorrere, porrò tutta la mia speranza nella morte, e allora ricorrerò a te.
Abbi, allora, misericordia.
(Libera rielaborazione da Abbozzo di Inno al Redentore, di G. Leopardi)
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mucillo · 2 years
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Dedicato a chi continua a resistere
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Gioconda Belli “I Portatori Di Sogni”
In tutte le profezie
sta scritta la distruzione del mondo.
Tutte le profezie raccontano
Che l’uomo creerà la propria distruzione.
Ma i secoli e la vita che sempre si rinnova
Hanno anche generato una stirpe di amatori e sognatori;
uomini e donne che non sognano la distruzione del mondo,
ma la costruzione di un mondo pieno di farfalle e usignoli.
Già da bambini erano segnati dall’amore.
Al di là delle apparenze quotidiane
conservavano la tenerezza e il sole di mezzanotte.
Le madri li trovavano piangenti per un uccellino morto
e più tardi trovarono anche molti di loro
morti come uccellini.
Questi esseri convissero con donne traslucide
e le resero gravide di miele e figli nutriti
da un inverno di carezze.
Fu così che proliferarono nel mondo i portatori di sogni
ferocemente attaccati dai portatori di profezie
che annunciano catastrofi.
Li hanno chiamati illusi, romantici, pensatori di utopie,
hanno detto che le loro parole sono vecchie
– e in effetti lo erano
perché antica è la memoria del paradiso nel cuore dell’uomo –
gli accumulatori di ricchezze li temevano
e lanciavano eserciti contro di loro,
però i portatori di sogni tutte le notti facevano l’amore
e continuava a germinare il loro seme nel ventre di quelle
che non solo portavano i sogni ma li moltiplicavano
e li facevano correre e parlare.
In questo modo il mondo generò nuovamente la propria vita
così come aveva generato quelli
che inventarono il modo di spegnere il sole. –
I portatori di sogni sopravvissero ai climi gelidi
ma nei climi caldi quasi sembravano sbocciare
per generazione spontanea.
Forse le palme, i cieli azzurri, le piogge torrenziali
avevano qualcosa a vedere con questo,
la verità è che come laboriose formichine
questi esemplari non smettevano di sognare e di costruire bei mondi,
mondi di fratelli, di uomini e donne che si chiamavano compagni,
che insegnavano l’uno all’altro a leggere,
si consolavano nelle morti
si curavano e aiutavano fra loro, si volevano bene, si appoggiavano
nell’arte di amare e nella difesa della felicità.
Erano felici nel loro mondo di zucchero e vento
e da ogni parte venivano a impregnarsi del loro alito
e dei loro sguardi luminosi
e in ogni direzione partivano quelli che li avevano conosciuti
portando sogni
sognando profezie nuove
che parlavano di tempi di usignoli e di farfalle
in cui il mondo non sarebbe finito in un’ecatombe
ma, al contrario, gli scienziati avrebbero progettato
fontane, giardini, giochi sorprendenti
per rendere più gioiosa la felicità dell’uomo.
Sono pericolosi – stampavano le grandi rotative
Sono pericolosi – dicevano i presidenti nei loro discorsi
Sono pericolosi – mormoravano gli artefici di guerra
Bisogna distruggerli- stampavano le grandi rotative
Bisogna distruggerli – dicevano i presidenti nei loro discorsi
Bisogna distruggerli – mormoravano gli artefici di guerra.
I portatori di sogni conoscevano il loro potere
e perciò non si sorprendevano.
E sapevano anche che la vita li aveva generati
per proteggersi dalla morte annunciata dalle profezie.
E perciò difendevano la loro vita anche con la morte.
E perciò coltivavano giardini pieni di sogni
e li offrivano in dono con grandi nastri colorati;
e i profeti dell’oscurità passavano notti e giorni interi
controllando tutti i passaggi ed i sentieri,
cercando quei carichi pericolosi
che non hanno mai potuto intercettare,
perché chi non ha occhi per sognare
non vede i sogni né di giorno né di notte.
E nel mondo si è scatenato un gran traffico di sogni
che i trafficanti della morte non riescono a bloccare;
e dappertutto ci sono quei pacchi con grandi nastri colorati
che solo questa nuova stirpe di veri esseri umani può vedere
e i semi dei loro sogni non si possono scoprire
perché sono racchiusi in rossi cuori
o in ampie vesti di maternità
dove i piedini sognatori caprioleggiano
nei ventri che li portano.
Dicono che la terra dopo averli partoriti
scatenò un firmamento di arcobaleni
e soffiò fecondità nelle radici degli alberi.
Noi sappiamo solo che li abbiamo visti
Sappiamo che la vita li generò
per proteggersi dalla morte che annunciano le Profezie
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nosferatummarzia-v · 3 months
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*Victor Van Dort sta per prendere in moglie la sua fidanzata Victoria Everglot. Il loro è un matrimonio combinato, nato dall'esigenza della famiglia Everglot, nobili di antica stirpe ormai in decadenza, di evitare la rovina economica grazie all'unione con la famiglia Van Dort, facoltosi membri dell'alta borghesia, bramosi di elevare la propria condizione sociale. L'incontro tra le due famiglie permette ai due giovani promessi sposi di conoscersi e, contrariamente ad ogni aspettativa, i due si piacciono al punto da innamorarsi l'uno dell'altra. Le prove del matrimonio hanno così inizio, ma Victor si mostra così nervoso e impacciato da sbagliare ogni gesto e parola del giuramento, arrivando persino a bruciare il vestito dell'austera signora Everglot. Le prove vengono sospese e il matrimonio viene rimandato fino a quando Victor non avrà imparato perfettamente i voti nuziali.
Costernato per l'accaduto, ma ora più che mai deciso a sposare la giovane nobile, Victor si ritrova a girovagare senza meta nella foresta, cercando di imparare il giuramento. Preso da un'improvvisa ispirazione, pronuncia senza esitazione la promessa matrimoniale e suggella il voto infilando l'anello a quello che sembra un ramo contorto, ma che in realtà si rivela essere lo scheletro di una mano. La terra trema ed emerge il cadavere di una giovane donna vestita da sposa. Atterrito, Victor scappa, ma viene inseguito dalla defunta fino ad essere raggiunto (sul ponte che porta alla città) e portato nel mondo dei morti.
Li viene a conoscenza di quanto gli è appena accaduto e della triste storia della Sposa Cadavere. Scopre così che il suo nome è Emily Watson e che la sua colpa è stata quella innamorarsi di un giovane forestiero che la sedusse e la spinse a fuggire con lui per sposarsi in segreto. Presentatasi in piena notte all'appuntamento convenuto con indosso l'abito da sposa, dopo averlo aspettato per ore viene aggredita e uccisa proprio dall'amato, che prima di fuggire la deruba di tutti i gioielli. Rimane così intrappolata in una sorta di limbo, nell'eterna attesa di udire quel giuramento di matrimonio che aveva tanto atteso quella notte. Così, quando sente il voto nuziale di Victor, Emily crede che sia rivolto a lei, ritenendosi da quel momento sua moglie.
Seppur dispiaciuto per il crudele destino della donna, Victor desidera tornare dalla sua amata Victoria; convince perciò Emily a trovare un modo per tornare nel mondo dei vivi (chiamato "il piano di sopra") con la scusa di volerla far conoscere ai suoi genitori. Emily gli crede ed acconsente ma, una volta tornati fra i vivi, Victor la abbandona nel bosco e si reca da Victoria per raccontarle tutto. Nonostante la stranezza del racconto, lei gli crede, soprattutto quando vede la Sposa Cadavere Sposa Cadavere trascinare il suo fidanzato via con sé. Stanca di aspettare il suo ritorno, infatti, Emily aveva deciso di seguire le tracce dello sposo fino a raggiungere l'abitazione di Victoria e, quando li vede insieme, oramai certa di essere stata ingannata, furiosa riporta Victor nel mondo dei morti. In fondo al suo cuore, però, Emily capisce benissimo il gesto di Victor e lo perdona; capisce soprattutto di non poter competere con Victoria, se non altro per un'unica cosa che a lei manca: la vita.
Intanto Victoria è ben decisa ad aiutare il suo fidanzato e, non riuscendo a convincere i suoi genitori della scena a cui aveva appena assistito (che, anzi, la credono impazzita e la barricano in camera), fugge di casa per chiedere consiglio al prevosto, ma anche lui non le crede e, accusandola di sacrilegio, la riporta dai genitori. Già angosciata per la grottesca situazione, Victoria viene a sapere che l'indomani avrebbe sposato un altro uomo: ora che Victor sembrava sparito, infatti, gli Everglot avevano deciso di darla in sposa al misterioso e pressoché sconosciuto Lord Barkis, che pare fosse in cerca di una moglie con la quale dividere il suo immenso patrimonio. Nonostante Victoria si ribelli, alla fine è costretta ad acconsentire al matrimonio, pena la disastrosa caduta in rovina dell'intera famiglia.
Nel regno dei morti Victor incontra il cadavere del cocchiere di famiglia, appena deceduto, da cui apprende la notizia delle imminenti nozze di Victoria. Non avendo più nulla per cui lottare, Victor decide di rassegnarsi al suo destino e, anche quando apprende che le sue nozze con la Sposa Cadavere sono nulle perché lui è ancora vivo, decide di rinunciare alla propria vita per rendere valido il legame. Si organizzano così nuove nozze nel mondo dei vivi, durante la cui cerimonia Victor avrebbe dovuto bere del veleno. I defunti fanno la loro apparizione fra i vivi uscendo dal camino della casa degli Everglot, dove si stanno svolgendo i "festeggiamenti" per le nozze appena celebrate tra Victoria e Lord Barkis. Nello scompiglio generale provocato dai defunti, Victoria segue la folla fino alla cappella del cimitero dove, sconvolta, assiste alle nozze del suo fidanzato con Emily. Quando la Sposa Cadavere nota il volto di Victoria, però, capisce di stare rubando la felicità di un'altra persona: decide allora di rendere la libertà a Victor e gli impedisce di bere il veleno
All'improvviso irrompe nella cappella Lord Barkis, che afferra Victoria minacciandola con un coltello alla gola e pretendendo da lei la sua dote. Si scoprono così le sue vere intenzioni, e si infuria quando viene a sapere del tracollo finanziario degli Everglot. In quel momento Emily riconosce in lui l'uomo che l'aveva uccisa e derubata, ricordando finalmente cosa accadde la notte delle sue nozze. Victor si scaglia contro Lord Barkis, che tiene ancora sotto tiro Victoria. Grazie all'aiuto di Emily, Lord Barkis decide di andarsene, ma non prima di aver fatto un ultimo brindisi in suo onore: "A Emily: sempre la damigella e mai la sposa". Beve così dal calice, ignorando la presenza del veleno contenuto, e muore pochi passi dopo, ormai alla mercé dei morti che lo trascinano via con loro.
Vendicata dell'uomo che l'aveva uccisa, Emily riconsegna a Victor il suo anello e lo ringrazia per averle reso la libertà e l'eterno riposo, si avvia verso l'uscita tramutandosi in uno sciame di farfalle (lo stesso tipo di farfalla che Victor vede all'inizio) che si dirige verso la luna*
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daimonclub · 3 months
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Riflessioni di Friedrich Nietzsche
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Riflessioni di Friedrich Nietzsche Riflessioni di Friedrich Nietzsche, pensieri e meditazioni filosofiche del grande filosofo sulle principali tematiche della filosofia e quindi della vita stessa. No. La vita non mi ha disilluso. Di anno in anno la trovo invece più ricca, più desiderabile e più misteriosa - da quel giorno in cui venne a me il grande liberatore, quel pensiero cioè che la vita potrebbe essere un esperimento di chi è volto alla conoscenza - e non un dovere, non una fatalità, non una frode. E la conoscenza stessa: può anche essere per altri qualcosa di diverso, per esempio un giaciglio di riposo o la via ad un giaciglio di riposo; oppure uno svago o un ozio; ma per me essa è un mondo di pericoli e di vittorie, in cui anche i sentimenti eroici hanno le loro arene per la danza e per la lotta. "La vita come mezzo della conoscenza" - con questo principio nel cuore si può non soltanto valorosamente, ma perfino gioiosamente vivere e gioiosamente ridere. Friedrich Nietzsche L’antica leggenda narra che il re Mida inseguì a lungo nella foresta il saggio Sileno, seguace di Dioniso, senza prenderlo. Quando quello gli cadde fra le mani, il re domandò quale fosse la cosa migliore e più desiderabile per l’uomo. Rigido e immobile il demone tace; finché, costretto dal re, esce da ultimo fra stridule risa in queste parole: ‘Stirpe miserabile ed effimera, figlia del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo non sentire? Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto… Friedrich Nietzsche Tutta la bellezza e la magnificenza che abbiamo prestato alle cose reali e immaginate , io voglio rivendicarla come proprietà e opera dell' uomo : come la sua più bella apologia . L' uomo come poeta, pensatore , Dio , amore , forza; ammiriamo la sua regale generosità , con cui ha fatto doni alle cose per impoverire se stesso e sentirsi miserabile ! Finora il suo maggiore disinteresse fu questo , che egli ammirò e adorò e seppe nascondere a se stesso che egli stesso aveva creato ciò che ammirava. Friedrich Nietzsche Io vi insegno il superuomo. L' uomo é qualcosa che deve essere superato. Che avete fatto per superarlo? Tutti gli esseri hanno creato qualcosa al di sopra di sè:e voi volete essere il riflusso in questa grande marea e retrocedere alla bestia piuttosto che superare l' uomo?Che cosa é per l'uomo la scimmia?Un ghigno o una vergogna dolorosa.E questo appunto ha da essere l' uomo per il superuomo:un ghigno o una dolorosa vergogna.Avete percorso il cammino dal verme all' uomo,e molto in voi ha ancora del verme.In passato foste scimmie,e ancor oggi l' uomo é più scimmia di qualsiasi scimmia.E il più saggio tra voi non é altro che un'ibrida disarmonia di pianta e spettro. Voglio forse che diventiate uno spettro o una pianta?Vedete, io vi insegno il superuomo! Il superuomo è il senso della terra. La vostra volontà vi dica: sia il superuomo il senso della terra! Vi scongiuro, fratelli rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di speranze ultraterrene! Essi sono degli avvelenatori, che lo sappiano o no. Sono spregiatori della vita, moribondi ed essi stessi avvelenati, dei quali la terra è stanca: se ne vadano pure! Una volta il sacrilegio contro Dio era il sacrilegio più grande, ma Dio è morto, e sono morti con Dio anche quei sacrileghi. Commettere sacrilegio contro la terra è ora la cosa più spaventosa, e fare delle viscere dell'imperscrutabile maggior conto che del senso della terra! Friedrich Nietzsche Ah fratelli, questo dio che creai era opera e follia umana, come tutti gli dei! Uomo era, e solo un povero frammento di uomo e di io: dalla mia cenere e dalla mia vampa venne a me, questo fantasma: E in verità non mi venne dall'aldilà! Ma che avvenne fratelli? Superai me stesso, me stesso sofferente, portai la mia cenere al monte, trovai per me una fiamma più limpida. Ed ecco! Il fantasma si allontanò da me! ...Un nuovo orgoglio mi insegnò il mio io, e io lo insegno agli uomini: non nascondere più la testa nella sabbia delle cose celesti, ma portala libera e scoperta, una testa terrena che crea un senso alla terra....Malati e moribondi erano quelli che disprezzavano corpo e terra e inventarono il cielo e le redentrici gocce di sangue. Friedrich Nietzsche Voi , uomini superiori, imparate questo da me : sul mercato nessuno crede a uomini superiori. E , se volete parlare lì , sia pure ! Ma la plebe dirà ammiccando : Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 4 months
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“Queimada Grande” di Claudio Caria
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Un romanzo d’avventura ma non solo Queimada Grande di Claudio Caria è un vero e proprio romanzo di avventura, è una storia che vi terrà letteralmente incollati alle pagine fino alla fine.  Claudio Caria nel suo esordio letterario, ha liberato le sue grandi capacità di videomaker per regalare al pubblico un romanzo di grande impatto, ricco di colpi di scena e pathos.  In un luogo ricco di misteri e leggende si snodano le vicende di tre uomini che dovranno fare i conti con se stessi e con un luogo puntellato di insidie. La storia si svolge in un mondo dove il confine tra realtà e leggenda si fa sempre più sottile.  Queimada Grande è una terra di misteri insondabili e palcoscenico di una sfida che intreccia destini attraverso i secoli. Houdini, erede di una stirpe dimenticata, si trova catapultato in una ricerca che va oltre la semplice avventura: è un viaggio alla scoperta di se stesso e delle proprie origini ancestrali, con la chiave di un enigma che ha sfidato il tempo. Affiancato da Malcom e Logan, si addentra nei segreti di un'isola che non perdona, dove ogni passo può essere l'ultimo. Ma le vere insidie di Queimada Grande non sono le sue leggendarie creature: il vero pericolo risiede nel confrontarsi con i fantasmi del passato e nel riscoprire legami che vanno oltre il sangue, sfidando ogni aspettativa. Queimada Grande di Claudio Caria, infatti, non è la storia di una semplice caccia al tesoro, bensì un romanzo che esplora le emozioni umane e mette a dura prova i legami di amicizia di tre uomini. Come di consueto, ringraziamo l’autore per questa bella intervista che ci ha permesso di conoscerlo meglio come persona oltre che autore di un romanzo davvero affascinante. Il libro è acquistabile su Amazon anche in formato Kindle a questo link Queimada Grande di Claudio Caria: intervista Salve Claudio, domanda di rito per tutti gli scrittori nuovi qui a Cinquecolonne Magazine: ci racconta brevemente cosa fa nella vita e quali sono le sue passioni? Ciao. Grazie mille per questo spazio nel vostro Magazine. Attualmente svolgo la professione del proiezionista in una catena multisala. Sono un appassionato di Musica e Cinema, suono il basso elettrico in un duo chiamato Dharma Station, mi piace praticare la street photography quando è possibile e avendo messo in standby la parentesi del Videomaking per cause di forza maggiore, cerco di scrivere film/cortometraggi che vorrei realizzare. Sappiamo che Queimada Grande è nato a seguito di un racconto che le è stato fatto. Ci può raccontare qualcosa in più sulla genesi della storia? Certamente. Era un periodo a cavallo tra il 2018 e il 2019, allora lavoravo in un hotel a Londra, vicino a Trafalgar Square. Facendo quattro chiacchiere coi colleghi durante la pausa, si parlava di fobie. La mia, per insetti vari e serpenti, che condizionava e precludeva i viaggi in Australia, fu oggetto di presa in giro da parte di un collega brasiliano, che cominciò a chiamarmi Claudio Jones e l'incubo di Queimada Grande. Non capendo a pieno la battuta chiesi informazioni su cosa fosse Queimada Grande, il mio collega così inizio a parlare dell'isola dei serpenti, delle leggende e storie dietro di essa. Mi rimase il pallino per un po' e nel 2020 costretto a tornare in Italia per via della pandemia, iniziai a scrivere la sceneggiatura di Queimada Grande. Gli eventi che narra nel suo romanzo sono rocamboleschi e ricchi di suspense. A che genere possiamo attribuire Queimada Grande? Avventura? Si, se dovessi dargli un'etichetta, direi sicuramente Avventura. Il mio genere preferito è la Fantascienza, son cresciuto con Ritorno al Futuro (tuttora il mio film preferito di sempre) e le prime prove di sceneggiature per cortometraggi erano indirizzate in quel genere. Prima di scrivere Queimada Grande però ho scritto la sceneggiatura per un film Thriller, così per non rimanere ancorato in un genere mi son imposto la regola di cambiare genere per ogni nuovo soggetto. Qual è stata la parte del libro che le è piaciuta di più scrivere? Non ho usato una struttura lineare per raccontare Queimada Grande. Direi decisamente l'inizio dove si conoscono i personaggi, anche se questa parte è arrivata a metà del lavoro. Purtroppo, sono un fan di Nolan e a volte è più interessante conoscere l'inizio della storia sapendo prima la fine. Queimada Grande è il suo romanzo d’esordio. Ha trovato interessante l’esperienza? Pensa di replicarla con un altro romanzo oppure Queimada Grande è stata solo una parentesi della sua vita? La pandemia a livello creativo mi ha portato molte soddisfazioni, sono riuscito a registrare un disco, concludere diversi progetti e portare a termine la prima bozza di Queimada Grande. Solitamente mi impongo degli obiettivi, come dicevo in precedenza mi piace sperimentare con diversi generi, per questo vorrei pubblicare le altre mie storie in altri libri, credo che vedranno la luce prima o poi. Read the full article
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alemicheli76 · 4 months
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Uscito su Amazon Queimada Grande il primo romanzo di Claudio Caria, un’avventura che rimanda ai grandi classici del genere, con personaggi da ricordare e una storia che saprà tenervi incollati alle pagine.
Il libro. In un mondo dove il confine tra realtà e leggenda si assottiglia, Queimada Grande si rivela come una terra di misteri insondabili e palcoscenico di una sfida che intreccia destini attraverso i secoli. Houdini, erede di una stirpe dimenticata, si trova catapultato in una ricerca che va oltre la semplice avventura: è un viaggio alla scoperta di se stesso e delle proprie origini…
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luigifurone · 6 months
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40. (L'orizzonte)
Wedler entra nella sala del trono. Le gambe faticano a sostenerlo, ma nel suo portamento c’è tutta la pratica della nobiltà. E poi è un principe. Il trono e il baldacchino, col tendaggio chiuso sul davanti,  appaiono lontani, in tutto il loro splendore. Ora Wedler saprà. Quel re un po’ strano che lo aspetta non sa che farsene della stirpe, dell’oro. Darà sua figlia e il regno a chi troverà qualcosa. E ancora non si sa che.
Il re si chiama Yom. Anche se tutti sanno che è lui che comanda, è un personaggio leggendario. Nessuno può dire di averlo visto, ma tutti ne sperimentano la potenza. Chi si ribella viene punito. E nessuno è mai riuscito a sfuggire dai confini del regno. Di lui si dice che è giusto. Ma non tutti lo considerano tale. Non esce mai da quel baldacchino, almeno alla vista di qualche suddito.
Wedler ora è lì, a cinque passi, come prevede il cerimoniale. È tra i pochi ad esserci arrivato. Ha già superato molte prove, alcune con forza, altre con fortuna. Ora si inchina e fa la sua richiesta. Con tono alto. Il tendaggio che copre il trono non si muove, non arriva voce. Poi Wedler quasi per caso si accorge di un foglio stropicciato per terra, accanto ai suoi piedi. Nessuno dei presenti gli dice nulla, continuano solo a guardarlo. Lui prende il foglio, spinto non si sa come a farlo. E legge.
“Se vuoi mia figlia devi trovare l’orizzonte”. Wedler respira. E' stanco di duelli. Vorrebbe solo i capelli profumati di Adeline. Ma un enigma può andare. Almeno all’inizio. Ora bisogna però fare qualcosa. È indubbio che questa richiesta non può essere ignorata. Wedler rifà l’inchino ed esce. Va da Frerick, l’alchimista.
Frerick lo accoglie come un figlio. Comincia a pensare. Lui dice di non temere Yom, lo grida  spesso per le strade del regno. Ma non è mai scappato. Yom gli consente di cercare e di gridare e basta. Fuggire no. Il venerando mago cerca nei papiri più vecchi, e in alcune pergamene appena arrivate dalle terre del Tramonto. Non trova nulla, al momento, e prega Wedler di restare, prima o poi si troverà qualcosa. Ma Wedler non può aspettare. Sa che Frerick può aspettare l’eternità. Adeline no.
Così si incammina, qualcuno o qualcosa troverà. Appena uscito dal palazzo vede un contadino che raccoglie rape. Si avvicina e, temendone lo scherno, lo apostrofa con superiorità: “Ehi, tu, che raccogli rape, dimmi, sapresti trovare l’orizzonte?” Il contadino lo guarda stupito. Si piega leggermente in avanti. E risponde: “Il signore vuole scherzare. Come si fa trovare l’orizzonte?” Wedler è tentato di ascoltarlo, ma tira le redini e trotta via.
Che ne sa un contadino? Lui è un principe, la domanda è di Yom, deve esserci qualcosa sotto. Se non la si vede è perché non si ha guardato abbastanza. Sarebbe troppo facile. Sarebbe troppo poco guerresco. Bisogna cercare ancora. C’è una taverna con dei cavalli bardati, con delle insegne sconosciute.
Il camino lancia una luce rossastra sui volti dei cavalieri. Il vino che hanno bevuto anche. Pare di vedere anche le loro lame rosse di sangue. Sui loro denti il sorriso della belva, sulle gambe le donne del piacere. E sul tavolo cibo mangiato fino a dimenticarsi del resto. Non lo guardano. E quando Wedler, forte della forza della stanchezza, forte come mai prima, si avvicina al capo dei cavalieri  e lo interroga, il cavaliere ride. Ride come un folle. Gli prende un braccio, lo tira su una panca e gli offre da bere. E si arrabbia col taverniere, vuole altre donne per il suo nuovo amico.
Wedler ora conosce la paura. Cerca il cavallo più veloce, ma non trova l’orizzonte. Percorre tutte le terre conosciute fino ai limiti, ma l’orizzonte è ancora lontano. Pensa di impazzire, sente il suo corpo invecchiare. Chissà Adeline, ma non gli importa più tanto, ormai è consacrato. Deve trovare l’orizzonte. E per uno strano caso, a forza di girare e girare si ritrova alle porte del castello di Yom. Così entra, ritrova la sala del trono. Ci sono nuovi personaggi, ma il baldacchino è sempre chiuso.
Wedler si avanza, deciso a morire o a uccidere. Fosse pure Yom. Una lama di luce filtra dalla finestre e lo costringere a guardare. Vede il sole che muore, che in un attimo scompare. E vede l’orizzonte. E cade in ginocchio, come fulminato. “Ecco, l’orizzonte. È sempre stato qui. È sempre stato ovunque io fossi. L’ho avuto sempre intorno, e sempre l‘ho rinnegato. Orizzonte è il mio sguardo.”
Dal suo cuore si alza un masso pesante di secoli. Si solleva. Sorride. Non teme più Yom. Va al baldacchino, nessuno lo ferma. Il foglio con la scritta gli cade dalle mani, e svolazza poco più in là. Spalanca le tende. Non c’è nessuno. Sul trono vede una corona con su scritto il suo nome. Dietro al trono, una porta. E un regno.
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stilouniverse · 7 months
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Oliviero Arzuffi "La salvezza del papiro", Oltre Edizioni
OLTRE EDIZIONI “La salvezza del papiro”, ovvero una storia di morte e risurrezione della nostra stirpe dopo un’apocalisse nucleare scatenata da un supercomputer quantistico denominato MaT e trasformatosi in una “singolarità” autocosciente, capace di cancellare il genere umano sul pianeta Terra e di rendere schiavi gli abitanti di Marte, colonizzato dall’uomo già da alcuni secoli. E un ragazzo,…
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Musica: Ntò, esce 'Primma' nuovo singolo
Esce su tutte le piattaforme digitali “Primma” nuovo singolo di Ntò (etichetta Stirpe Nova), che ha unito in questo lavoro l’hip hop puro con sonorità r’n’b.     “Primma è una canzone d’amore – racconta Ntò – ma il concetto di ‘primma’, prima, tempo fa, può essere applicato a tutto quello che viviamo nel nostro tempo su questa terra. Ci sono persone, progetti, percorsi che potremmo rincontrare,…
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ginogirolimoni · 10 months
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E voi de’ figli dolorosi il canto, Voi dell’umana prole incliti padri, Lodando ridirà; molto all’eterno Degli astri agitator più cari, e molto Di noi men lacrimabili nell’alma Luce prodotti. Immedicati affanni Al misero mortal, nascere al pianto, E dell’etereo lume assai più dolci Sortir l’opaca tomba e il fato estremo, Non la pietà, non la diritta impose Legge del cielo. E se di vostro antico Error che l’uman seme alla tiranna Possa de’ morbi e di sciagura offerse, Grido antico ragiona, altre più dire Colpe de’ figli, e irrequieto ingegno, E demenza maggior l’offeso Olimpo N’armaro incontra, e la negletta mano Dell’altrice natura; onde la viva Fiamma n’increbbe, e detestato il parto Fu del grembo materno, e violento Emerse il disperato Erebo in terra.
Tu primo il giorno, e le purpuree faci Delle rotanti sfere, e la novella Prole de’ campi, o duce antico e padre Dell’umana famiglia, e tu l’errante Per li giovani prati aura contempli: Quando le rupi e le deserte valli Precipite l’alpina onda feria D’inudito fragor; quando gli ameni Futuri seggi di lodate genti E di cittadi romorose, ignota Pace regnava; e gl’inarati colli Solo e muto ascendea l’aprico raggio Di febo e l’aurea luna. Oh fortunata, Di colpe ignara e di lugubri eventi, Erma terrena sede! Oh quanto affanno Al gener tuo, padre infelice, e quale D’amarissimi casi ordine immenso Preparano i destini! Ecco di sangue Gli avari colti e di fraterno scempio Furor novello incesta, e le nefande Ali di morte il divo etere impara. Trepido, errante il fratricida, e l’ombre Solitarie fuggendo e la secreta Nelle profonde selve ira de’ venti, Primo i civili tetti, albergo e regno Alle macere cure, innalza; e primo Il disperato pentimento i ciechi Mortali egro, anelante, aduna e stringe Ne’ consorti ricetti: onde negata L’improba mano al curvo aratro, e vili Fur gli agresti sudori; ozio le soglie Scellerate occupò; ne’ corpi inerti Domo il vigor natio, languide, ignave Giacquer le menti; e servitù le imbelli Umane vite, ultimo danno, accolse.
E tu dall’etra infesto e dal mugghiante Su i nubiferi gioghi equoreo flutto Scampi l’iniquo germe, o tu cui prima Dall’aer cieco e da’ natanti poggi Segno arrecò d’instaurata spene La candida colomba, e delle antiche Nubi l’occiduo Sol naufrago uscendo, L’atro polo di vaga iri dipinse. Riede alla terra, e il crudo affetto e gli empi Studi rinnova e le seguaci ambasce La riparata gente. Agl’inaccessi Regni del mar vendicatore illude Profana destra, e la sciagura e il pianto A novi liti e nove stelle insegna.
Or te, padre de’ pii, te giusto e forte, E di tuo seme i generosi alunni Medita il petto mio. Dirò siccome Sedente, oscuro, in sul meriggio all’ombre Del riposato albergo, appo le molli Rive del gregge tuo nutrici e sedi, Te de’ celesti peregrini occulte Beàr l’eteree menti; e quale, o figlio Della saggia Rebecca, in su la sera, Presso al rustico pozzo e nella dolce Di pastori e di lieti ozi frequente Aranitica valle, amor ti punse Della vezzosa Labanide: invitto Amor, ch’a lunghi esigli e lunghi affanni E di servaggio all’odiata soma Volenteroso il prode animo addisse.
Fu certo, fu (nè d’error vano e d’ombra L’aonio canto e della fama il grido Pasce l’avida plebe) amica un tempo Al sangue nostro e dilettosa e cara Questa misera piaggia, ed aurea corse Nostra caduca età. Non che di latte Onda rigasse intemerata il fianco Delle balze materne, o con le greggi Mista la tigre ai consueti ovili Nè guidasse per gioco i lupi al fonte Il pastorel; ma di suo fato ignara E degli affanni suoi, vota d’affanno Visse l’umana stirpe; alle secrete Leggi del cielo e di natura indutto Valse l’ameno error, le fraudi, il molle Pristino velo; e di sperar contenta Nostra placida nave in porto ascese.
Tal fra le vaste californie selve Nasce beata prole, a cui non sugge Pallida cura il petto, a cui le membra Fera tabe non doma; e vitto il bosco, Nidi l’intima rupe, onde ministra L’irrigua valle, inopinato il giorno Dell’atra morte incombe. Oh contra il nostro Scellerato ardimento inermi regni Della saggia natura! I lidi e gli antri E le quiete selve apre l’invitto Nostro furor; le violate genti Al peregrino affanno, agl’ignorati Desiri educa; e la fugace, ignuda Felicità per l’imo sole incalza.
(Giacomo Leopardi, Inno ai patriarchi, o de' principii del genere umano, in Canti VIII).
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lamilanomagazine · 1 year
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Calcio, Serie A: i risultati della seconda giornata
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Calcio, Serie A: i risultati della seconda giornata. Frosinone-Atalanta 2-1: allo Stirpe il Frosinone di Di Francesco batte l’Atalanta di Gasperini. Al quinto minuto Harroui porta avanti la squadra di casa: Marchizza ruba palla a Lookman, serve Harroui che entra in area e piazza il pallone rasoterra sul secondo palo dove Musso non può nulla. Al ventiquattresimo raddoppia Monterisi, il quale sbuca in una mischia sugli sviluppi di un corner e colpisce di destro il pallone battendo Musso. La dea accorcia le distanze al cinquantaseiesimo con Zapata che riceve palla in area da Ederson, usa bene il perno e con il destro batte Cerofolini. Monza-Empoli 2-0: all’U-Power Stadium il Monza di Palladino batte l’Empoli di Zanetti. Al quarantacinquesimo Colpani sblocca la partita con un missile terra-aria di sinistro dai 20 metri che batte Perisan. Al cinquantatreesimo raddoppia ancora Colpani con un colpo di testa da centro area sul cross dalla sinistra di Ciurria. Hellas Verona-Roma 2-1: al Bentegodi il Verona di Baroni batte la Roma di Mourinho. Al quarto minuto Duda porta in vantaggio gli scaligeri sfruttando la “papera” di Rui Patricio sul tiro di Terracciano per ribadire la sfera in rete. Al quarantottesimo del primo tempo raddoppia Ngonge, il quale viene lanciato in contropiede sulla fascia destra da Duda, l’attaccante rientra sul sinistro, salta Smalling batte Rui Patricio. Al cinquantaseiesimo accorcia le distanze Aouar: Pellegrini calcia dal limite, la palla viene deviata e carambola su Belotti che di testa serve involontariamente Aouar, il quale deposita in rete sotto porta. Milan-Torino 4-1: a San Siro il Milan di Pioli batte il Torino di Juric. Al trentatreesimo Pulisic sblocca il match: l’americano porta palla centralmente, poi serve Loftus-Cheek sulla destra che la mette in mezzo per l’ex Chelsea che insacca. Tre minuti dopo pareggia Schuurs con una bella girata di destro sulla conclusione strozzata di Ricci. Al quarantatreesimo raddoppia Giroud per i rossoneri, il quale trasforma un calcio di rigore incrociando con il sinistro. Al quarantasettesimo del primo tempo cala il tris Theo Hernandez, il quale scambia con Leao sulla sinistra, entra in area e con il tocco sotto batte Milinkovic-Savic. Al sessantacinquesimo chiude la partita Giroud trasformando un altro calcio di rigore aprendo il piattone sinistro. Juventus-Bologna 1-1: all’Allianz Stadium la Juventus di Allegri pareggia contro il Bologna di Thiago Motta. Gli emiliani sbloccano la partita al ventiquattresimo con Ferguson: lo scozzese serve al limite Zirkzee, il quale elude la marcatura di 2 difensori juventini, restituisce palla al centrocampista che controlla e batte Perin ad incrociare. I bianconeri trovano il pareggio all’ottantesimo con Vlahovic che viene servito sul secondo palo dal cross di Iling-Junior e di testa batte Skorupski. Fiorentina-Lecce 2-2: al Franchi finisce in parità tra la squadra di Italiano e quella di D’Aversa. La Fiorentina passa in vantaggio al terzo minuto con Nico Gonzalez che batte Falcone dopo il corner di Duncan. Al venticinquesimo raddoppia Duncan che insacca in tuffo sul cross teso dalla destra di Arthur. Al quarantanovesimo accorcia le distanze Rafia, il quale si avventa sull’errore di Arthur e piazza il destro all’incrocio battendo Christensen. Al settantacinquesimo pareggia Krstovic con un incornata sul cross di Banda. Lazio-Genoa 0-1: allo Stadio Olimpico la Lazio di Sarri perde di misura contro il Genoa di Gilardino. A regalare i 3 punti ai liguri è Retegui che approfitta della respinta di pugni di Provedel sul tiro di Frendrup per avventarsi sul pallone e battere il portiere laziale di testa. Napoli-Sassuolo 2-0: al Maradona il Napoli di Rudi Garcia batte il Sassuolo di Dionisi. Al sedicesimo Osimhen trasforma un calcio di rigore spiazzando Consigli. Al sessantaquattresimo raddoppia e chiude la partita Di Lorenzo, il quale viene servito dall’assist delizioso di Kvaratskhelia e in area con il destro supera Consigli. Salernitana-Udinese 1-1: all’Arechi finisce con un pareggio tra la squadra di Paulo Sousa e quella di Sottil. I friulani trovano il vantaggio al cinquantasettesimo con Samardzic che riceve la sponda area da Lucca e di prima intenzione calcia ad incrociare battendo Ochoa. La Salernitana pareggia al settantaduesimo con Dia che viene imbucato da Candreva e con un rasoterra batte Silvestri. Cagliari-Inter 0-2: alla Unipol Domus i nerazzurri di Inzaghi battono il Cagliari di Ranieri. L’Inter sblocca la partita al ventunesimo con Dumfries, il quale viene pescato da Thuram e piazza il destro sul secondo palo battendo Radunovic. Al trentesimo raddoppia Lautaro Martinez: Thuram lancia Dimarco che mette il pallone in mezzo per “El Toro” che stoppa, si prepara il destro e batte Radunovic sul secondo palo.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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cesareborgiasblog · 2 years
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Seguì Ramu fino al grande albero della conoscenza. Era chiuso dentro un luogo illuminato dall'alto. Vederlo nei sogni inquietava molto, ma osservarlo nella realtà era tutta un'altra cosa. I sentimenti che provavo erano contrastanti; avvertivo la sua anima, l'energia che assorbiva. Rimasi immobile ed a quel punto, non mi accorsi nemmeno che Ramu mi stava studiando - cosa provi? - mi domandò. Senza distaccare lo sguardo dal sommo albero, risposi - i suoi pensieri. Sento di lui ogni cosa. - dopo un distaccamento surreale col mondo che mi circondava, quasi mi avesse proiettato in una dimensione fuori dalla terra dissi- che cosa siamo?
La Stirpe del Drago 15 marzo 2023
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simonarinaldi · 2 years
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Marzo 2023, Orto e campagna
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