#Sciascia
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PIOGGIA DI SETTEMBRE
di Leonardo Sciascia (1921-1989)
Le gru rigano lente il cielo,
più avido è il grido dei corvi;
e il primo tuono rotola improvviso
tra gli scogli lividi delle nuvole,
spaurisce tra gli alberi il vento.
La pioggia avanza come nebbia,
urlante incalza il volo dei passeri.
Ora scroscia sulla vigna, tra gli ulivi;
per la rabbia dei lampi preghiere
cercano le vecchie contadine.
Ma ecco un umido sguardo azzurro
aprirsi nel chiuso volto del cielo;
lentamente si allarga fino a trovare
la strabica pupilla del sole.
Una luce radente fa nitido
il solco dell'aratro, le siepi s'ingemmano;
tra le foglie sempre più rade
splende il grappolo niveo dei pistacchi.
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A ciascuno il suo - L. Sciascia
Da qualche parte avevo letto che per riprendere a leggere consigliavano dei gialli. Casualmente un libro breve che avevo già in casa era proprio A ciascuno il suo.
Per quanto abbia apprezzato la storia e la prosa, non ho potuto fare altro che storcere il naso per quanto riguarda passaggi piuttosto frequenti che riguardano la descrizione delle donne. Alla fine del libro si comprende che la prospettiva è esclusivamente quella del protagonista (a mo' di Humbert Humbert), però rimane il fatto che sono piuttosto fastidiose e pesanti da leggere.
Del resto, esattamente come per L'affaire Moro, è molto interessante leggere la capacità analitiche dell'autore. Nulla è scontato, tutto è legato all'ambiente, alla situazione storica e, non da meno, alle propensioni dell'individuo. La prosa mi è piaciuta particolarmente perché non solo tende a riprendere il parlato, ma spesso riesce a sorprendere: a noi lettori capita spesso di anticipare la fine di una frase perché sappiamo già come si conclude. Con Sciascia succede pochissimo. E, ovviamente, questo è un punto a suo favore. Molto carino, a suo modo leggero e semplice da leggere.
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Appena deposto
[...] nelle nostre librerie è ormai impossibile trovare un libro che non sia di giornata, come le uova.
L. Sciascia, Nero su nero [1979], Milano, Adelphi, 1991
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LA BAMBINA DENTRO
Laila abiit. Laila è andata via con la sua bambina dentro, è partita come la sua bambina dentro, a suo tempo e in quel tempo. Aveva in mano una candela per ricordare, per rischiarare il cammino, il suo e quello delle madri a braccia vuote. Laila era una pellerossa americana, un’indiana d’America, una maremmana erede di Pecos Bill, una donna verace come le vongole rigate della fangosa marina di…
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#Alessandra#Camilleri#edipo#figli#Laila#Lorella#madre#moglie#montalbano#morte#pac#Sciascia#toscana#Virna
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[...]
I due magistrati, Falcone e Borsellino, segnavano una profonda differenza tra la mafia palermitana e quella trapanese: la prima, dicevano, era quella militare, la seconda quella economica. La prima è stata più facile da colpire, ma non è sconfitta e non finisce nelle tombe come i boss; la seconda ancora primeggia nonostante arresti, condanne e decine di provvedimenti di confisca, che nel trapanese superano il cinque miliardi di euro. A Trapani la mafia economica è rimasta nelle mani di Matteo Messina Denaro, sin da prima di quel 1993, anno dell’inizio della sua latitanza, cominciata, col padre, il padrino del Belìce, don Ciccio Messina Denaro, nella canonica di una chiesa di Calatafimi, dove un sacerdote si prendeva anche cura dei beni archeologici frutto degli atti predatori dell’anziano don Ciccio Messina Denaro.
[...]
Qui la mafia non è la Cosa nostra dei viddani, ma la mafia dei borghesi. Esempi? Il medico Melchiorre Allegra, specialista in malattie infettive e boss, in epoca fascista finì arrestato e confessò l’esistenza dell’organizzazione mafiosa. Oppure l’imprenditore trapanese Totò Minore, uomo d’onore che viveva con il rispetto di una intera città, presidente della squadra di calcio, tra i protagonisti del sacco edilizio della città e contrario alla presenza nel suo territorio delle raffineria di droga dei corleonesi di Riina, che per questo volle la sua morte nel novembre 1982. E sempre imprenditori con buone frequentazioni sono stati gli ultimi accertati capi, Vincenzo Virga e Francesco Pace, tutt’altro che viddani.
Questa mafia ha sempre avuto una precisa capacità della sommersione che funziona ancora oggi. È tanto legata alla massoneria da averne assorbito anche le caratteristiche organizzative. Mafiosi affiliati alla massoneria ne esistono tanti, ma il più importante fu il mazarese Mariano Agate tra gli iscritti alla loggia segreta C creata all’interno del circolo culturale capeggiato da un professore di filosofia, Gianni Grimaudo. Un circolo ben frequentato, anche da magistrati e giudici, pronti a colpire il lavoro onesto di loro colleghi, alcuni dei quali uccisi da Cosa nostra, come Gian Giacomo Ciaccio Montalto.
Non c’è indagine ancora oggi condotta dalla procura di Trapani che non si imbatta in personaggi della massoneria. In Tribunale è in corso il processo denominato Artemisia, imputati di aver creato una loggia segreta un pugno di politici di Castelvetrano, capeggiati da un ex deputato Giovanni Lo Sciuto, amico di gioventù di Messina Denaro. E ci sono inchieste che oggi dimostrano come la magistratura continui ad avere un ventre molle che permette pericolose infiltrazioni: non si spara più, ma ancora oggi finiscono nell’occhio del ciclone i magistrati che lavorano correttamente e non i traditori o i corvi. Inoltre partendo da Trapani e girando per la Sicilia, fermandosi a Capaci, dove la resistenza a Cosa nostra non pare essere quella che appare, è ancora oggi facile imbattersi in investigatori preparati finiti sotto accusa proprio le loro qualità. Come accadde al Bellodi uscito dalla penna di Leonardo Sciascia.
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Leonardo Sciascia - El archivo de Egipto #sciascia #leonardosciascia #elarchivodeegipto #literaturaitaliana #clubbruguera #librosusados #librosantiguos #loslibrosdefede https://www.instagram.com/p/Co2XpxjLQ5q/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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"a chi fascista non è" è quella cosa che passa inosservata a tutti quelli a cui il 25 aprile viene l'orticaria e "non sono fascisti ma...".
Ricordiamo altresì tutti i no-vax, molti dei quali dichiaratamente fasci, che si lamentavano del regime fascista delle restrizioni per limitare la diffusione del covid.
"Il più bello esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere (e ne raccomandiamo agli esperti la più accurata descrizione e catalogazione) è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non è".
Leonardo Sciascia
dedicato ai medioman un tot al chilo, tipo - uno a caso - Paolo Berizzi.
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Si è così profondi, ormai, che non si vede più niente. A forza di andare in profondità, si è sprofondati. Soltanto l'intelligenza, l'intelligenza che è anche leggerezza, che sa essere leggera, può sperare di risalire alla superficialità, alla banalità. (Leonardo Sciascia)
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Soltanto i fatti contano, soltanto i fatti debbono contare. Siamo quel che facciamo. Le intenzioni, specialmente se buone, e i rimorsi, specialmente se giusti, ognuno, dentro di sé, può giocarseli come vuole, fino alla disintegrazione, alla follia. Ma un fatto è un fatto: non ha contraddizioni, non ha ambiguità, non contiene il diverso e il contrario.
Leonardo Sciascia, "Candido, ovvero un sogno fatto in Sicilia", pag 103
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E peraltro gli piaceva, assomigliarsi a un gatto: per la libertà che sapeva di avere, per il nessun legame con le persone che gli stavano intorno, per la capacità di bastare a se stesso (Leonardo Sciascia, Candido ovvero Un sogno fatto in Sicilia).
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QUIZ DI MUSIL Se esistono diversi tipi di intelligenza, allora esistono anche diversi tipi di stupidità? La risposta è ovviamente positiva. Anzi, i tipi di stupidità sono molto più numerosi dei tipi di intelligenza. Il problema è determinare, nelle circostanze concrete, quale prevalga sull'altra. Baldesar Castiglione l'aveva capito benissimo. Infatti nel Cortegiano prosegue notando che proprio per questo motivo alcuni, i quali in un primo tempo erano stati considerati grandi esperti e ingegni acutissimi, si rivelano poi dei cretini e dei perfetti imbecilli. Facciamo un esempio. Sei esperto di un argomento e stai parlando con qualcuno che sa qualcosa di un'altra materia. Quello che dirà, tu non lo capirai, a causa della tua incompetenza, e dunque penserai che il tuo interlocutore sia stupido o pazzo. Lui, stai pure tranquillo, in base ai tuoi discorsi, se solo sai qualcosa che egli ignora, penserà lo stesso di te. E per di più si convincerà che sei tu l'ignorante e lo stolto, visto che non hai capito niente di quel che ti ha spiegato con tanta chiarezza.
La modernità ha creduto di superare il paradosso nella maniera più brillante. Ha pensato che fosse sufficiente riconoscere una competenza specifica sulle singole branche dell'esperienza, della tecnica e del sapere, per poi affidare la soluzione dei vari problemi agli esperti. Purtroppo l'invenzione degli esperti non ha segnato la fine della stupidità. Ha solo tenuto a battesimo il Cretino Specializzato. Il concetto verrà ripreso in diverse occasioni, per esempio da Ennio Flaiano, nel suo Frasario essenziale per passare inosservati società (variazione sul tema flaubertiano del Dizionario dei luoghi comuni). «Oggi il cretino è specializzato». Come abbiamo già imparato, inoltre, al peggio non c'è limite. Lo conferma Edgar Morin. «La super-specializzazione produce super-imbecilli». Lo ribadisce Leonardo Sciascia: «Dei cretini intelligentissimi. Sembra impossibile: ma ce ne sono». (Nero su nero)
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Oliviero Ponte Di Pino, Chi non legge questo libro è un imbecille. I misteri della stupidità attraverso 565 citazioni, Garzanti, 1999¹; pp. 122-123.
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“E la libertà?” “La libertà sta qui” disse l’uomo portandosi un dito al centro della fronte. Leonardo Sciascia
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PRIMA PAGINA La Stampa di Oggi sabato, 05 ottobre 2024
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"A chi gli ricordava che secondo Sartre Camus era di destra, pare che Sciascia una volta abbia risposto: “e allora vuol dire che è meglio la destra”. Credo si possa affermare che su certi temi Sartre ha scritto pagine di sottile intelligenza psicologica, e Camus pagine un po’ retoriche; che su altri temi, invece, Camus ha scritto pagine limpide e coraggiose, mentre Sartre, credendo di fare surf sull’onda più alta della Storia, ne ha giustificato grevemente e inutilmente la crudeltà. Ma il punto qui non è il giudizio sui due intellettuali francesi. Quello che importa, nell’aneddoto sciasciano, è l’alzata di spalle da parte di uno scrittore che certo con la destra non aveva nulla da spartire, dato che era nato alla coscienza civile difendendo i poveri dai soprusi dei “galantuomini”, e aveva speso la vita a riabilitare le vittime inermi del carcere, della tortura, dell’inquisizione. Ma ecco che siamo al cuore del problema: l’inquisizione, di cui purtroppo una parte della sinistra è stata l’erede. E dove non ha potuto adottarne le pratiche totalitarie, si è servita del loro surrogato più tipico: il ricatto. Fuori dalla trama del “Contesto”, innumerevoli Galano e innumerevoli Nocio hanno continuato ad affollare lo spazio pubblico del nostro Paese; e la loro frase preferita, quando si trattava e si tratta di squalificare i ragionamenti onesti ma sgraditi, è rimasta sempre la stessa: “guarda che così ti dimostri reazionario, guarda che così fai il gioco di…” (la destra, il capitale, i fascisti, i colonialisti, eccetera). Storditi da questa accusa viscida, quanti intellettuali della vecchia, della nuova o della declinante sinistra non si sono rassegnati subito alla posizione dell’interrogato che deve discolparsi, mettere le mani avanti, escogitare cavilli dialettici? Ma se si comincia così, al ricatto e all’umiliazione del pensiero non c’è mai fine: lo dimostra, a livello alto, la storia di un Fortini, la prigione in cui è rimasto chiuso suo malgrado. Invece Sciascia rifiuta di essere ricattato. “E allora vuol dire che è meglio la destra”, ribatte con la sua ironia di siciliano. Ovvero: ma che, credete di farmi paura, col vostro babau da preti? E’ un istinto, il suo: l’istinto della libertà. E nel caso lo esprime in poche parole - senza nemmeno bisogno di avvertire, come farà citando il suo Savinio durante le polemiche antimafia, che le proteste degli imbecilli “cadranno ai piedi della mia gelida indifferenza”. Purtroppo non abbiamo ancora imparato granché da questo Sciascia."
Matteo Marchesini
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