#Pensiero Fuori Dal Box
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Caccia alle Idee Impreviste: Come Trasformare Momenti Casuali in Fonti di Creatività!
Ho preso la fantastica abitudine di scrivere non appena metto piede nella metropolitana. Non so perché, ma sembra sempre essere il momento sbagliato per avere un’idea. Mi trovo circondata da persone cariche di borse della spesa e, nonostante mi isoli con la mia musica, qualcuno mi chiede qualcosa e mi impedisce di concentrarmi su ciò che vorrei. Poi arrivo a casa e improvvisamente tutto…
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LA ZITELLA (IN)FELICE 《2》
Capitolo 1: Lei … e mentre è immersa nel pensiero del tragico destino muto delle foglie un’immagine le viene resa dal vetro.Balza verso di lei come quel giocattolo che aveva da bambina, quel fantoccio a molla: Jack in the box. Chi è quell’estranea? Cosa ci fa fuori dalla sua finestra? E’ una donna che alcuni potrebbero elegantemente definire “diversamente giovane”, o, i meno galanti, vecchia . I…
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Ci sono brani che, per quanto banali, frivoli, spensierati, necessitano comunque di una certa comprensione, in quanto nel loro essere sempliciotte, contengono più chiavi di lettura e più livelli interpretativi.
Uno di questi può essere P.E.S. Dei Club Dogo, la loro hit del 2012, divenuta una canzone destinata a “mainstreamizzare” il trio milanese, e che al contempo ha attirato a sé parecchio hating per le sonorità decisamente più catchy e che strizzano parecchio l’occhio ai suoni nazionalpopolari. Eppure, se ci si sofferma a leggere bene il testo, gli argomenti erano, per la discografia dell’epoca, tutt’altro che “puliti” e “nazionalpopolari”.
Alcuni passaggi del testo.
Per poter spiegare il perché delle righe precedenti, bisogna partire proprio dal testo, fortemente criticato per la sua vuotezza.
Già il ritornello potrebbe parlare da solo: “sto lontano dallo stress / fumo un po’ e dopo gioco a P.E.S. / pato, mexes, Lionel Messi, valdez / fumo un po’ e dopo gioco a P.E.S. / accendo e dico oh yes / fumo un po’ e dopo gioco a P.E.S. / se mi riprendo oh-oh-oh yes / fumo un po’ e dopo gioco a P.E.S.”. Qui potrebbe iniziare e finire tutto: un momento di chilling e di relax passato a giocare a P.E.S. E a fumare. Sì, ma a fumare cosa?
A togliere ogni dubbio (ma solo a chi sa leggere tra le righe) ci pensano Fame e Il Guercio nelle loro strofe, i quali, oltre a citare calciatori noti, quali Neymar, e console e videogiochi calcistici, quali PlayStation e X-Box, compiono giochi di parole e riferimenti camuffati al mondo delle droghe.
“Oggi voglio stare sul divano collassato” è l’incipit della strofa di Jake, che prosegue con “crossami la palla che rovescio”, facendo un parallelismo tra il pallone da calcio e la pallina di hashish. Anche la rovesciata prosegue con questo double entendre: se da un lato la rovesciata indica la famosa skill calcistica, dall’altro la rovesciata potrebbe: 1. Essere un modo per dire di essersi stonato dopo aver fumato troppo; 2. Essere un riferimento all’atto di rollare e chiudere uno spinello.
La menzione più diretta alla marijuana arriva alla metà della prima strofa, quando Jake rappa “tanto qui c’è birra e weeda, l’antidolorifico per la / partita”. Questa correlazione tra droghe e partite di calcio fu Jake stesso ad averla già fatta in Ragazzi fuori: “tutti come calciatori infortunati / escono in barella, tutti anestetizzati”, contenente il riferimento al fatto che alcune sostanze stupefacenti (si veda la cocaina) siano in grado di annullare la sensibilità fisica delle parti del corpo. Nel caso specifico della cocaina, ad esempio, chi la assume sniffandola perde la sensibilità della faccia.
Anche nella strofa di Gué son presenti riferimenti al mondo “4:20”: “slego il polso, occhio rosso, passo”, in cui ancora una volta il passaggio non è il passaggio della palla sul campo da calcio, ma anche quello di uno spinello da una persona ad un’altra.
Club Dogo: dalla gente per la gente.
In tanti furono ad accusare i Dogo di essersi venduti ed imborghesiti proprio dopo il successo del 2012 di P.E.S.. Eppure, P.E.S. Stessa, per quanto hit radiofonica e nazionalpopolare, aveva al centro un tema che riguardasse la gente comune: il chilling davanti alla PlayStation (o, come visto in queste righe, un momento in cui ci si rilassa consumando erba).
Anche durante il periodo promozionale di Noi siamo il Club, il trio, parlando del loro singolo di punta, commentava dicendo: “si tratta di una cosa che fanno molti ragazzi, e talvolta anche ragazze”, senza mai fare specifica e diretta allusione ad alcunché, quasi a voler celare il (praticamente palese) doppio senso del brano, al di là del videogioco riportato anche nel titolo.
Nella prima metà della strofa di Gué, a proposito di gente comune, è proprio a questi ultimi che rivolge un pensiero: “la g, la u, la è nel posto, senti come suona / dedicato a chi ha il diploma eppure non lavora / dedicato ai miei fratelli coi lavori strani / tipo che iniziano la sera fino all’indomani / per comprare nuove Nike e giochi della play”. “Dalla gente per la gente”, rappavano nel 2010, e nel 2012 le cose non potevano certo essere diverse. Ed è forse per questo che la riuscita di P.E.S. È stata così dirompente, in quanto semplice per il grande pubblico e senza particolari sovrastrutture, unite naturalmente ad un ritornello ed una melodia entrambe catchy.
Maria Giovanna.
Come già detto a inizio articolo, P.E.S. Nasconde nel suo sottotesto un continuo riferimento all’arcinota “Maria Giovanna” a cui in tanti e in tante epoche han dedicato canzoni, spesso camuffandone il nome.
Dalla Maria degli Articoli 31 fino alla Maria Salvador di J-Ax, citando ancora La mia signorina di Neffa, per arrivare fino alla più recente Bruno di Quentin40, in cui a essere il protagonista è il fumo, ovvero la controparte maschile, ma ben mascherato comunque dietro falso nome (o dietro nome gergale). Tra tutte, forse P.E.S. È quella meno esplicita, sebbene di riferimenti alla marijuana ce ne siano tante, come si è visto.
Voi ve ne eravate accorti di tutti questi riferimenti?
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Potremmo star qui a dibattere sull'amore fino alla morte ma mai emergerebbe un'unica verità sull'argomento. Mi tengo a distanza da chi incasella e cataloga, con dimestichezza, le storie degli altri con etichette già pronte. Quante volte mi sono trovata, a mia insaputa, dentro quei box. "Non avresti dovuto", "non è giusto", "non è corretto", "non è amore", ecc.
L'amore è un mistero infinitamente fuori dall'ordine naturale delle cose che VIETA a chiunque di salire in cattedra per dispensare regole e condotte.
La storia di Lea e Pietro, narrata da Elena Loewenthal, probabilmente tocca i ricordi o il presente di chi legge, o la fantasia di chi vorrebbe poter vivere una storia così.
Non è perfetta perché idealizzata; è perfetta perché reciproca e vissuta materialmente nel tempo e nello spazio. Ma non esce dal rapporto a due. Non una parola con un'amica, con un collega. Non un commento, un pensiero, una confidenza.
Una dimensione così intima, abbacinante, così penetrante per l'uno e per l'altra che tutto sommato basta a se stessa. Per sopravvivere, questa storia, non necessita di progetti né di futuro; requisiti delle storie d'amore in cammino.
Il sesso non è seduzione ma conoscenza.
È la lettura dei corpi.
Un sesso non compromesso neanche dal tempo che passa. Sono corpi che si desiderano e più volte, senza la necessità di costruire. Nessuno dei due chiede della vita quotidiana, del ménage familiare.
È un tradimento legittimato da una scelta consapevole.
Giusto, sbagliato, inevitabile?
È una storia d'amore. Anche questa collocata in un altrove, decisamente tangibile. Si nutre di racconti, di lavoro, e della profondità del Sud.
Di testi, di storia. Di dita che toccano e che penetrano, che premono e affondano. Radicata nelle camere degli alberghi dove tutto è di tuttə.
Una storia d'amore agganciata ai capelli di Lea, innaturata nell'ultima carezza di Pietro.
Se non l'avete mai vissuta una storia così, prendetevela con avidità da chi l'ha scritta desiderandola. Oppure, se la state vivendo o l'avete vissuta, sarà un modo per andare alla ricerca di crepe più profonde.
Qui "non c'è vissuto da spartire, solo presente".
#libri#booksarelife#oro#la carezza#relazioni clandestine#al buio#crepe#amore#tradimento#la nave di teseo#quotes#life
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2/11che fino ad ora non è che avesse fatto chissà quante dirette con altri colleghi, ma io non parlo solo di dirette. In due anni, dalla fine dell’ESC, non hanno davvero MAI avuto interazioni pubbliche sui social, a eccezione delle foto postate quando erano a Trento e di poche altre cose, e tutte le volte che ad esempio si sapeva che erano allo stesso evento o programma non hanno mai postato nè storie nè foto assieme, cosa relativamente normale per fab che non è molto social ma un po’ meno per
3/11Ermal che spesso quando si trova ad eventi o programmi con colleghi che ritiene amici posta storie e simili. Da questo febbraio invece hanno iniziato improvvisamente a interagire molto di più, a partire dalla foto postata da fab del ricordo di Sanremo e dal commento di Ermal, continuando con le storie postate quando erano al programma della Guaccero, gli auguri un po’ più “personali”,lo screen postato da Ermal della loro conversazione e finendo con la diretta di lunedì. Ecco a sto punto a me
4/11non sembra così anormale domandarsi perché abbiano aspettato ben due anni a mostrare questa loro profonda amicizia e perché in tutto questo tempo non abbiano praticamente mai interagito o postato qualcosa almeno in situazioni nelle quali si sapeva che si trovassero nello stesso luogo, sapendo che alla maggioranza dei fan, ship o meno, fa molto piacere vederli assieme. Anche nel caso in cui non lo avessero fatto per paura dei gossip, come dici te non avrebbe avuto senso perché se loro sanno
5/11che quelle che vengono dette sono tutte cazzate, che senso ha “nascondersi” da una cosa che si sostiene non essere reale? Ci fanno due risate su e buona, non mi sembra un motivo valido per non mettere una foto con un amico. E soprattutto come hai detto te, a me personalmente darebbe più “fastidio” parlare di certi gossip nel momento in cui mi dichiaro fidanzato,più che altro per rispetto nei confronti dell’altra persona, piuttosto che in un periodo nel quale sono almeno apparentemente single
6/11perchè appunto se so che non sono veri non ho motivo di preoccuparmene. È come se adesso Ermal, avendo fatto capire di essere impegnato, non avesse più “paura” dei gossip che potrebbero uscire interagendo con Fab, ma quello che mi chiedo io è: che tu sia fidanzato o meno, se i gossip non sono reali come sostieni, che problema ci sarebbe stato a interagire con Fab anche prima? Mi sembra anche impossibile che Ermal,che legge davvero tutto come ha detto più volte, fino a poco tempo fa non fosse
7/11a conoscenza delle “gialloblù”, delle quali tra l’altro ha dato anche una definizione sbagliata perché, almeno da quello che ho sempre saputo, sono semplicemente le fan di entrambi (la solita rompipalle di Twitter può pensare quanto vuole di aver “coniato” sto termine e andarne fiera ma è sempre esistito, da febbraio 2018).Che fab non lo sapesse mi sembra un po’ meno strano proprio perché è un po’ più fuori dal mondo social, però comunque mi sembra impossibile che fino ad ora nessuno dei due
8/11avesse mai visto associati a loro due quei colori. E comunque, oltre che mi sembrava che Ermal facesse di tutto per farla sembrare una cosa assurda e ho invece adorato il “eh che male c’è” di Fab ahaha, mi è sembrato che appena Fab ha iniziato a fargli qualche domanda Ermal abbia iniziato ad “agitarsi” e quel “sono gruppi di vari social” mi fa pensare che una sbirciata su Tumblr l’abbia data, perché è l’unico social in cui, non essendo loro uffucialmente presenti, si parla così apertamente
9/11della questione e di quello che ha detto lui... io ad esempio non ho mai visto discussioni così esplicite su Twitter piuttosto che su insta. Mi sembra anche strano che questa ragazza sia uscita allo scoperto dopo che Ermal ha cantato un inedito con un testo che fa pensare molto, a partire da “per te che cresci i figli da solO”, ma questa è un’altra storia e le interpretazioni sono personali e possono essere molte e diverse tra loro, tutte ovviamente rispettabili. Personalmente ci sono molte
10/11cose che non mi tornano, non dico di avere per forza ragione in quello che dico proprio perché le prove, perlomeno pubbliche, non ci sono e io stessa non so per certo quale sia la verità così come penso non la conosca nessuno, ma farsi domande è lecito e, siccome ho notato che ultimamente molte più persone se le stanno facendo, o sono/siamo tutte pazze o un motivo c’è. A me non cambia niente che Ermal stia con Fab piuttosto che con questa Chiara, la vita è la sua ahah, però se noto certe
11/11stranezze non riesco a non farmi domande. Ti chiedo davvero scusa per il papiro ahah, ci tenevo comunque a dirti di non preoccuparti delle persone che ti mettono in bocca parole che non hai detto perché è evidente che il problema sia loro e non tuo, ammiro il fatto che esponi sempre quello che pensi in modo molto razionale e sempre tranquillo, non capirti mi sembra impossibile. Io ti ho scritto il mio pensiero, ma ovviamente se non ti va di rispondere tranquilla, lo capisco😘
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Non mi è arrivata la parte 1 dei tuoi mille ask, ma ho comunque capito cosa intendi quindi ti rispondo ugualmente.
Guarda, il mio discorso fatto la scorsa settimana su questa faccenda - e che poi per la settimana seguente mi ha portata a disattivare il box delle domande, perché evidentemente la gente capisce solo quello che vuole - in realtà si discosta un po' da quello che hai detto tu.
Nel senso che tutta la questione che tu hai fatto presente sul non avere interazioni social fino a poco tempo fa ecc, secondo me può avere altre spiegazioni che poco hanno a che fare con ciò che ho detto io.
Ovviamente il primo pensiero che viene è quello. Ovvio che si può ricollegare al fatto di voler tenere nascosta un'amicizia che si sapeva avrebbe scatenato i gossip, e ovvio che qua ritorna tutta la storia del "se i gossip sono falsi, di che ti preoccupi?"
Però può anche essere semplicemente che in quel periodo si vedessero più spesso - in fondo Non Mi Avete Fatto Niente era uscita da poco e per più di un anno se ne è parlato abbondantemente, obbligandoli a ospitate insieme ovunque - e quindi vedendosi più spesso pensavano molto meno a farsi una foto insieme e postarla quando erano insieme. Non so se capisci cosa intendo, però ad esempio spesso mi trovo a condividere sui social foto insieme ad amiche che vedo più raramente piuttosto che amiche che vedo sempre. Non perché tenga più a una piuttosto che all'altra, ma perché se un'amica la vedo spesso diventa un'abitudine, una parte della mia quotidianità, ed essendo qualcuno di costantemente presente nella mia vita non mi passa per la testa di scattare una foto di ciò che per me è quotidianità e postarla. Cosa che invece faccio quando magari rivedo un'amica dopo tanto tempo, perché si tratta di un evento straordinario che mi va di condividere sui social.
Non so se mi sono spiegata 😂
Potrebbe semplicemente essere andata così anche nel loro caso. Magari prima, vedendosi più spesso, le interazioni sui social passavano in secondo piano. Ora invece diventano un modo per sentirsi vicini anche se non si vedono.
Poi ovviamente farsi domande su questa storia e sul perché abbiano iniziato a interagire di più solo ora è più che lecito!
Riguardo alla faccenda del gialloblu però devo fare un paio di correzioni. Io non credo che Ermal lo abbia scoperto ora, anche perché nella diretta ha detto "è una cosa che so da un po'", che potrebbe anche significare che è una cosa che sa da anni. E sono convinta che lui abbia dato quella spiegazione senza sapere che fosse sbagliata purtroppo. Il fatto è che quando è uscita la storia delle gialloblu, qualcuno si è subito appropriato del termine per prendere per il culo una parte di fandom (triste quando non sai come occupare il tempo e quindi rompi le palle agli altri) e quello è il significato che poi ha preso quel termine. Ad un certo punto - purtroppo quasi subito - non è più stato un termine che indicava fan sia di Ermal che di Fabrizio, ma è diventato un termine che indicava le shipper e basta. E penso che sia stato a quel punto che Ermal è venuto a saperlo. Che poi è stato quando l'ho scoperto anch'io, perché finché era un termine normale e non usato per prendere per il culo non se ne parlava poi così tanto. Purtroppo si è iniziato a parlarne di più quando ormai aveva preso una connotazione negativa.
Queste persone che si credono anime pure e in realtà sono solo delle povere anime tristi, hanno iniziato a parlarne su Twitter, a fare gli screen di fanfiction e di ciò che veniva detto su Tumblr e a postarlo su altri social, e a quel punto la cosa si è diffusa probabilmente arrivando anche a Ermal.
Quello che voglio dire è che Ermal secondo me ha dato un'interpretazione errata, ma non per quello che sa lui. Per ciò che sa lui, per ciò che ha visto sui social, purtroppo quella è l'interpretazione giusta. E mi spiace che non si renda conto che la colpa di tutto ciò è di alcune sue fan che evidentemente non sono in grado di rapportarsi con il resto del fandom in modo civile.
A parte questo però, io non credo che lui abbia cercato di farla sembrare una cosa assurda mentre lo raccontava a Fabrizio o che si sia agitato dopo la reazione del suo compare. Anche perché se fosse stata una cosa che lo metteva a disagio non ne avrebbe proprio parlato.
E l'altra correzione che devo fare - cosa che mi rincresce da morire perchè vorrei davvero darti ragione - è che purtroppo le discussioni esplicite sull'argomento ci sono state sia su Twitter che su ig, forse più di quante ce ne siano state su Tumblr.
Ti do ragione sul fatto che ci siano molte cose che non tornano, io per prima l'ho detto. Sai solo qual è la differenza? Il modo in cui lo si dice.
Tu hai espresso il tuo parere con molta tranquillità, ponendoti delle domande ma senza puntare il dito contro nessuno.
Ci sono state molte altre persone, da entrambe le parti del fandom, che invece non hanno reagito con questa calma.
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Sole, Ombre e Arcobaleni
Ciao, mi chiamo Marco. Pur innamorandomi di persone del mio stesso sesso, ho sempre faticato a sentirmi parte della così detta "comunità gay".
Volevo condividere il mio pensiero a riguardo, sperando che possa aiutare altri che come me si son sempre sentiti estranei un po' a tutto.
Ho da sempre disdegnato l’idea di società come la viviamo oggi perché in 35 anni di vita ho capito che far parte della società non e’ che dover fare parte di un gruppo, quindi eliminare la propria reale identità o tenere il proprio pensiero a bada per dover essere come gli altri, per pensare come gli altri e perché gli altri si possano sentire di avere qualcosa in comune con te. C'è una distorsione del concetto di inclusività che diventa, in realtà, esclusività.
Crescendo in un paesello medio-borghese Brianzolo, ho scoperto come la società in cui vivevo aveva nel suo interno vari sottogruppi basati tutti sull’arrivismo, su chi e’ migliore, sul tasso di privilegi che uno ha, che ti mettono in una posizione più alta o più bassa, che ti danno accesso o meno ad ambienti più o meno elitari. Rientri nelle categorie non per come pensi ma per quanti soldi hai e come ti poni all'esterno, per che luoghi frequenti, per gli studi che hai la possibilità di fare. Dico questo pur essendo nato con parecchi privilegi, e che la società non mi ha mai respinto, ma anzi, sempre cercato di tenermi stretto. Quando avevo finalmente capito il mio orientamento sessuale, quindi pensando di identificarmi come gay, mi sono auto-espulso da tutta quella società che ormai mi avrebbe visto come diverso, o forse perché la vedevo io troppo diversa da me. Qualche amicizia e’ rimasta, ma anche io avevo bisogno di cambiare aria.
Ho quindi lasciato il paesello alle spalle e ho cominciato a frequentare ambienti più aperti a Milano, dove potevo in teoria conoscere persone “come me”, che magari avrebbero provato le stesse cose che ho provato io nel sentirmi diverso e quindi cercare un nuovo modo di unirsi. Ho trovato esattamente l’opposto. Per assurdo, la comunità gay non è che un altro costrutto esattamente uguale a quella società da cui proprio noi veniamo rigettati. Ci mettiamo nei box e diventiamo le caricature che la comunità gay può “accettare” o comprendere, e che quella eteronormativa può poi stereotipizzare, quella da far vedere in TV. Così e’ più semplice per tutti, rimanendo intrappolati in un modello sociale tossico che per la maggioranza non si e’ mai evoluto dalle scuole elementari.
Dico questo perché arrivato a Milano, notavo come l’unico modo per essere accettato sia dalla comunità gay, che dalla società in generale, addirittura nel lavoro (facevo il commesso allora), era entrare a far parte di uno stereotipo, anche se gay, quindi creando una omonormativita. Alla società, quindi, non importava tanto poi il mio orientamento sessuale (a parte che agli omofobi irrecuperabili) ma semplicemente che sembrassi “normale”, riconoscibile, replicabile e intercambiabile. Così entrai a far pare di uno di questi sottogruppetti presenti tutt’oggi, basati su come ti vesti, che lavoro fai, che locali frequenti, quanti followers hai, com'è la tua apparenza, che preferenza di ruolo sessuale hai e cosi via, per scappare dalla paura di confrontarsi con altre realtà. Mi sono trovato a dover fingere di essere qualcosa che in realtà sentivo non mi apparteneva proprio perché la società in primis impostava questo genere di raggruppamento basato sul privilegio, andando cosi a sopprimere la mia parte interiore, reale e umana e per vestirmi anch’io di una maschera. Allora neanche capivo troppo queste dinamiche; lo facevo perché pensando di essere già diverso, gay, dovevo quasi rendermi a maggior ragione “normalizzato” per essere incluso. Con gli anni ho poi fatto il mio percorso di cambiamento ed integrazione, ma non e’ stato facile - per capirlo, devi prima uscirne, e uscirne porta alla solitudine all’emarginazione, ma anche a una grande consapevolezza di sé e degli altri, che poi e’ la cosa più importante.
E’ qui il punto. Non conta di che comunità fai parte se in primis non sai chi sei. Se ti identifichi ancora nel tuo aspetto, nelle marche che compri, il lavoro che fai o con chi vai a letto, non saprai mai chi sei in realtà. Diventi un'altra faccia su Instagram che cerca di essere come tutte le altre.
Se non sei nei canoni di bellezza e mascolinità preimpostati, sei out.
Questo concetto di omonormatività viene validato anche dall’idea delle “tribes”, le tribù a cui (a quanto pare) devi appartenere.. bears, muscle, jocks, fems, e così via (ah, in questa lista c'è anche asian… come se quella fosse una tribe e non una semplice provenienza. Usata così si chiama razzismo. Stiamo quindi alienando un gruppo a priori, o peggio ancora, lo si rende vittima di feticismo inconsapevole?) Ecco, un’altra cosa sbagliata che ho trovato in questa “comunità gay” è questo morbo per il sesso. Tutti su Grindr a cercare chissà cosa, per far gara a chi ne fa di più, che poi in realtà tutto ciò che fa è riempire l’ego temporaneamente per poi lasciare l’Io in un vuoto ancora più grande di prima. E chi ci sta dentro, proprio per riempire di nuovo questo vuoto, continua a fare questo rifornimento di endorfine che poi ti risvuota di nuovo, in un continuo gioco di piacere fugace, che porta poi solo a non saper provare più Amore (per ironia, l’icona dell’app è proprio una maschera… quella che in teoria dovremmo toglierci.) diventano tutti pezzi di carne che scegli come quando fai la spesa online. Se non sei sessualmente aperto e sempre disponibile non servi a niente, devi essere predatore o preda.
Ho avuto esperienza diretta in questo quando sono andato a ballare una delle prime volte in una discoteca gay. Mi era stato offerto un drink da un ragazzo ma a mia insaputa era stato manomesso, ci aveva messo dentro del ghb, la droga dello stupro, e dopo pochi sorsi sono collassato. Sono stato portato fuori dal locale a cucchiaino, incosciente. Per questione di puro caso e fortuna, i miei amici mi trovarono mentre mi stava mettendo in macchina e riuscirono a salvarmi, per poi chiamare l'ambulanza. Potevo finire chissà dove, la mia vita era appesa a un filo. Ero andato in coma, e rimasi fino al giorno seguente in reparto rianimazione per l'assurda quantità di droga mixata ad alcohol che c'era in quel cocktail letale. Quell'esperienza ha distrutto per me l'idea che la discoteca gay, allora uno dei pochi - se non unici - luoghi di ritrovo possibile per questa comunità, era un luogo sicuro. Tutt'altro. Con l'ingenuità di allora non pensavo che una cosa del genere potesse succedere a me. Non tutti erano lì per divertirsi, ballare ed essere liberi, in questo genere di luoghi bisogna stare attenti ad altre dinamiche che prendono piede.
Da vittime della società quindi, ciò che ci rende diversi dalla gente che odia non si dovrebbe fermare al sesso, ma da come uno si pone in confronto dei propri privilegi, e quindi verso il prossimo. Da uomo gay bianco, riconosco di aver avuto ad esempio molti più privilegi di una donna lesbica bianca, e magari lei a sua volta più di un uomo etero nero, in Italia. L’inclusione non è raggrupparsi a seconda del proprio stato sociale e indossare tutti le stesse marche e farci tutti i capelli uguali. E’ rompere i propri privilegi per includere il diverso, così da formare idee di pensiero più forti, più vere, per condividere la ricchezza. L’omofobia, è esattamente la stessa bestia del razzismo e del sessismo, creati dalle regole preimpostate della chiesa che da centinaia di anni creano una società di gregge, che ponevano (e pongono tutt’oggi ahimè) l’uomo etero bianco come modello di perfezione. Se poi aggiungiamo nel mix il colonialismo e il razzismo che han poi dato vita al capitalismo, si arriva alla completa identificazione dell'essere - l'Io - in ciò che possiede e come si pone all'esterno - l'ego - la maschera, che non da peso a sentimento, emozioni e identità ma deve prevalere sugli altri. Bisognerebbe mettersi tutti sullo stesso piano per distruggere la gerarchia piramidale di fondo che c'è stata imposta e che applichiamo e replichiamo in tutto, il dover arrivare a tutti costi arrivare al vertice calpestando gli altri. Se fossimo tutti uguali non ci sarebbe vertice e plebe.
L'altro problema connesso qui è la spiritualità secondo me. Dato che la chiesa ha instaurato un credo che esclude e stigmatizza l'omosessualità, la maggior parte degli omosessuali esclude a propri la possibilità di credere in qualcosa più grande, andando a distruggere valori validi che la chiesa ha usato, estrapolandoli per gran parte dal Buddismo e manomettendoli qua e là a loro piacimento, dando un senso sbagliato di religione e fede per creare divisioni tra il popolo e conquistare attraverso la paura e guadagnandoci pure sopra. Non dimentichiamoci che fino a pochi anni fa la chiesa e il governo andavano di mano in mano (se non ancora tutt'oggi). Dico questo perché l’ho provato io in primis sulla mia pelle, nella ricerca di me stesso, e riesco ora a vederlo con occhio critico come problema generale. Il credo dovrebbe essere personale e diretto, e non mediato da altri uomini, proprio perché è connettendosi con sé stessi e la propria condizione umana che si arriva al soprannaturale, a qualcosa di più grande di noi ma che allo stesso tempo è proprio la linfa di vita che scorre dentro di noi. La coscienza. Quella che ti ferma per un attimo quando in fondo sai che la cosa che stai per fare non porterà a nulla di buono o che semplicemente non è giusta. La vita ha poi i suoi modi per mostrarci i frutti delle nostre decisioni.
Sbagliamo quindi a creare comunità basate sulla divisione, perché diventano appunto società. Si dovrebbe chiamare "società gay" quella che c'è oggi. Per creare una vera comunità, dovremmo cominciare da capo e forse chiamarla con nuovo nome… Comunità Arcobaleno magari, per far rientrare chiunque si senta diverso o escluso da quella società costruita su patriarcato, privilegio, razza, normatività, dualismo e individualismo.
Come stiamo facendo oggi, l’omofobia viene solo camuffata ed alimentata in primis tra di noi, come un’ombra. Prendiamo come riferimento una società eteronormativa, traslandola in modi ancora più meschini tra di noi proprio perché abbiamo centina di anni di traumi, ferite e stigma da cui guarire, che invece ci intrappolano perché le ferite non guarite si trasformano in infezioni, o nel nostro caso, “inaffezioni” (se si può fare un gioco di parole), in odio inconsapevole.
Forse proprio per tutto questo non ho mai fatto un vero e proprio "coming out". Non capivo da cosa dovevo uscire. L'unico coming out che ho fatto é dal modo di vivere e pensare imposto dalla società. Ho imparato a connettermi col mio dolore e capire che non era dato da me, non ero diverso o sbagliato e non avevo bisogno di essere validato da niente o nessuno, dovevo solo guarire per poter dare Amore. E per dare Amore, quello vero, sincero, senza limiti o fabbricazioni, dovevo prima combattere lo status quo che me l’aveva negato, che me lo faceva percepire in maniera distorta.
Non serve quindi unirsi solo dal punto dell’orientamento sessuale e della sessualità, perché poi ne esce solo quello: sesso e superficialità, non Amore, proprio perché sono radicati nell’edonismo e nell'assenza di valori reali della società odierna. La Comunità Arcobaleno dovrebbe essere improntata su nient'altro che l’accettazione della pura identità umana, in qualunque modo essa si voglia manifestare ed identificare, aperta ad ogni sua sfumatura. Ma per arrivare lì, bisogna prima decolonizzare la nostra stessa mente e capire anche che identificarsi con qualcosa di esterno, che siano possessioni, lavori, usi e costumi o gruppi di persone porta solo all’annullamento dell’essere e alla formazione della maschera. L’unico modo per guarire da questa infezione di massa e’ fare i conti con se stessi, aprendosi ognuno alla propria vulnerabilità in un confronto costruttivo con l'altro, per capire che poi, in fondo, siamo tutti uguali ma con diversi talenti. Bisognerebbe semplicemente collaborare.
Sono proprio le differenze individuali a renderci così speciali, come i diversi colori che lavorano insieme per formare un solo bellissimo arcobaleno. Quell’arcobaleno che dovrebbe unirci tutti, proprio perché tutti riflessi dalla stessa luce - il Sole.
#gay#gay community#lgbt#arcobaleno#condizione#omofobia#razzismo#società#libertà#dualismo#colonialismo#patriarcato#diritti#diritti umani#diritti lgbt#uguaglianza#spiritualità#empatia#comunità
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Repost from @bicerinmilano • Ancora un pensiero per la festa del papà ! Papà come te nessuno mai! Cioccolato fondente all'80% , Colombia E Nessuno ( mi può giudicare) , vino rosso da uve stramature di @asotomvini prodotto solo in annate eccezionali . Vino ricco , fuori dagli schemi, della barbera , seppur addolcita dalla surmaturazione , possiede il nerbo e il carattere. . . In negozio o sul sito : Dalle 12 alle 20 dal martedì al sabato https://bicerinmilano.com/collections/vini-dolci-passiti-liquorosi-consegna-domicilio-milano/products/festa-del-papa-box-1-nessuno-come-te-papa (presso Milano italy) https://www.instagram.com/p/CMjjJNhr7cq/?igshid=ox0axnbqn2kx
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Om Mani Padme Hum
Avevo lasciato il Sud da 15 anni e l’Italia da 8...e proprio quest’anno, che avevo deciso di ritornarci insieme alla mia famiglia (gatto brasiliano compreso, perché ci sforziamo di non escludere proprio nessuno), ad aspettarmi non ci sono stati mille abbracci di amici e parenti ma spesso “gomitate” o imbarazzanti pugni chiusi che più che un saluto mi ricordavano scontri di box. Inevitabile e comprensibile, purtroppo. A marzo si è scatenato un vero Inferno in Brasile e il nostro isolamento è durato 4 mesi e mezzo. Eravamo in una Milano, qualcosa che Corsano non immagina e spero non conoscerà mai. Sì, quasi 140 interminabili giorni in casa, prendendosi cura di questioni di salute piuttosto gravi (ma grazie al Cielo già quasi passate), lavori da portare a termine online, piccoli beni da vendere o affittare (sui quali contavamo per poter affrontare qui i primi tempi senza lavoro - e ora sappiamo, anche i “secondi tempi”), viaggio prenotato da un anno che continuava ad essere rinviato, un marito che si preparava (ma non si è mai preparati) a lasciare Terra natale e famiglia d’origine, una bimba di 3 anni che richiedeva continue attenzioni e spiegazioni, che andando via non ha potuto abbracciare come si deve gli amichetti brasiliani e né tantomeno la nonna e la cuginetta favorita...e che ha soffiato le candeline sulla torta guardandosi intorno e non trovando altra gente se non i propri genitori (e sempre il nostro fedele gattino). Candeline poi, soffiate tra un colpo di tosse e un altro, perché forse noi il Covid l’abbiamo già avuto. E sì, proprio lui, che mi sta perseguitando come la destra aveva fatto qualche anno fa. Ero “scappata” da Berlusconi e mi sono ritrovata Bolsonaro. Questo perché non si scappa mai veramente. E tutto si ripete finché non si sviluppano mezzi e coraggio per affrontare gli ostacoli che la vita ci sbatte in faccia. E se sono qui, ad affrontare una seconda onda, ci sarà un perché. Fino a luglio vivevo in una metropoli e ora vivo in un paesino di 5000 abitanti. Sento dire: “La cosa buona è che appena c’è qualche positivo si viene a sapere e si sa chi è.” E io ti chiedo: “E che te ne fai di quest’informazione? Come puoi usarla per il bene?”. E oggi mi son data una risposta. Forse una delle tante che ci sono. Mia figlia aveva iniziato ad andare a scuola materna e una compagna di classe è in quarantena cautelativa per ragioni che immaginiamo. Allora ho proposto a mia figlia di farle un disegno, che poi si è “moltiplicato” ed è diventato piccolo regalino e “calza della Befana” anticipata. L’ho lasciato vicinissimo alla porta di casa sua, avvisando la madre col cellulare e senza avere il minimo rischio e contatto. Questo per ricordarle che là fuori c’è qualcuno della sua età che le vuole bene, che non vede l’ora di rincontrarla nel parchetto, e che il tempo passa veloce e i 15 giorni sono nulla rispetto ai 140 che abbiamo passato noi. Questo perché, in giorni in cui gli adulti continuano a lavorare e gli anziani a riempire le Chiese le domeniche, i bimbi sono “gli esclusi”, perché non possono incontrare i loro coetanei a scuola né in nessun altro posto. Questo perché, se nessuno o quasi si mette nei panni di un “mocciosetto”, io mi ci metto. Forse perché, per dirla alla Saint-Exupery, “ancora ricordo di essere stata bambina una volta”. Allora riflettevo e riflettevo...È stato un piccolo gesto, che ha causato una grande gioia...la bellissima magia dello scambio, del dare e ricevere gratuitamente, insieme a quella altrettanto preziosissima del non dimenticare o escludere nessuno. Un piccolo gesto che ci ricorda che l’amore, quello incondizionato, accende vibrazioni che attivano cura e terapie incredibili. E mi chiedo: “Perché non lo facciamo più spesso allora? Perché non sfruttiamo il fatto di vivere in questo piccolo paesino di 5000 anime e invece di farfugliare nomi, soprannomi, statistiche e congetture spesso erronee, non sfruttiamo al meglio tutte queste informazioni?”. Non ti chiedo di mettere in pericolo la tua vita e quella degli altri, non ti chiedo di uscire da casa senza necessità, ma ti invito, se ancora sei in zona “arancione” e puoi uscire, se ti va, fai il giro “largo” quando torni dal supermercato...continua a usare la mascherina, passa l’alcol alle mani e se sai dove abita un positivo asintomatico o un negativo in quarantena cautelativa, lasciagli un segno di solidarietà, che sia un piccolo, piccolissimo gesto per ringraziarlo. Perché lui sta pensando e protegendo te e tutti noi. E tu? A chi stai pensando quando agisci? Di sicuro questo farà differenza in quei 15 lunghi giorni che lui sta vivendo a casa, tra paure e colpe. Questo sempre per il fatto che non si dovrebbe escludere proprio nessuno. Nemmeno loro, che sono “vittime” di una nuova, giustissima e sacrosanta esclusione sociale programmata. E se per caso ci “chiuderanno di nuovo”, pazienza...una chiamata, un messaggio, una preghiera, un bel pensiero, anche qualcosa di non materiale arriva di sicuro a questa gente. Tra il negare e l’aver paura c’è l’accettazione, che è un lungo lunghissimo cammino d’Amore. Amiamoci di più. Amiamoci meglio....E chissà, quando il Covid passerà, arriverà una nuova onda di Woodstock! :)
OM MANI PADME HUM per tutti, il Mantra della Compassione.(Non sono buddista - o almeno non solo, sennò escluderei tutte le altre bellissime religioni, ringrazio solo infinitamente questa dottrina per avermi insegnato il potere della meditazione, del vero silenzio, del vero ascolto).
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Hai mai provato un desiderio di nausea irrequieto? Ovvio che si, d'altronde sei umano, giusto? Se sei Umano almeno una volta in vita tua hai provato rabbia: viscerale, interna, violenta e ingiusta. Ogni persona ha provato sincera cattiveria e ostilità per qualcuno o qualcosa, e allora perchè reprimerla?
La mia nausea è la conseguenza di una rabbia viscerale che non mi appartiene, ma a quanto pare, si riversa indirettamente verso la mia persona, o meglio, i miei ideali.
Perchè nausea? Se qualcuno prova disprezzo verso ciò in cui credo non dovrei affrontarlo con nausea, ma con gli stessi sentimenti che mi vengono riversati in modo da avere uno scambio equo, e invece ci rimetto io. E' inutile ammettere che il dialogo acceso è bello perchè offre uno scambio di opinioni e quindi un acculturamento da entrambe le parti, perchè nella maggior parte dei casi, il dialogo è una rissa violenta in cui ci si trova in minoranza. Le nostre opinioni vengono macellate sotto la logica indistruttibile dell'avversario che fa della Violenza stessa la sua poetica. E' facile urlare e attaccare, è molto difficile fare interessare e offrire un punto di vista interessante. Le persone non riescono a comprendere il significato di "scambio" perchè troppo occupate a comportarsi da animali quali sono, e badate bene, l'uomo è animale ma si sente superiore perchè non si lancia merda addosso, eppure... Siete una scimmia che ha imparato a cagare dentro un contenitore in modo da non sentirvi sporchi.
La vostra compostezza è finta quanto le vostre ideologie che provate a difendere con tanta forza e ferocia, siete assuefatti dallo scontro e godete nel risultarne vincitori; ma in fondo cosa ne guadagnate? una bella sega per aumentare il vostro ego smisurato che mettete in relazione alla grandezza del vostro cazzo, ma dopo un pò di tempo, il sentimento svanisce e ritornerete ad essere piccoli come il suddetto, finchè non ripetete giorno dopo giorno aumentando le dosi come il peggior tossico.
Molte volte ho ripetuto a me stesso la frase "meglio dialogare con qualcuno di diverse opinioni in modo da gioirne e apprendere", ma in fondo stavo solo mentendo a me stesso. E' piacevole parlare con chi la pensa come noi, ingigantire la nostra sicurezza su un argomento da noi prediletto per rafforzare un'idea gia satura nella nostra mente.
Perchè continuare a "litigare" (perchè oramai si parla di litigio, dato che la forma del dialogo è sparita da quando avete iniziato a sparare fendenti a destra e sinistra)? Continuare a prendere colpi come un sacco da boxe è scomodo per la salute, e voi ora potreste dire "ma allora le tue convinzioni e idee non sono forti come le loro e in fondo senti di aver torto, dato che non riesci a supportarle", sbagliato. Le idee degli altri sono sempre più interessanti delle nostre, ma siamo incredibilmente suscettibili al COME ci vengono proposte.
Se mi esponi un'ideologia con violenza e furia, ottieni l'effetto contrario di quello presupposto dal dialogo: diventi un animale da combattimento incatenato dalle tue ideologie obsolete e ferali, colpendo alla cieca coperto da un velo incredibilmente spesso e pesante.
Siete così desiderosi di esprimere le vostre idee politiche e sociali che appena si accenna l'argomento vi eccitate come un 13enne che visita il suo primo sito porno e iniziate a tirare fuori il cazzo con furia, sbattendolo ovunque sperando che il vostro seme inondi di saggezza tutti gli infedeli per dimostrare la vostra superiorità e incredibile intelligenza.
Delle persone pacifiche e silenziose, che aprono bocca solo quando serve, in fondo, non frega un cazzo nessuno, eppure le elogiate, vi complimentate e pensate voi stessi di essere tale, quando in realtà fate l'opposto e massacrate sotto colpi di frusta i poveri stolti che provano a tacere: colpite e colpite ancora, sapendo di aver trovato una preda semplice e quando finite ve ne andate via con atteggiamento da persona "che ne sa", con la testa alta, fieri di aver indottrinato un altro discepolo con la dialettica. Criticate tanto le persone che ritenete stupide perchè si mettono in mostra, mentre non capite che vi state guardando allo specchio dandovi dei coglioni da soli.
La mia nausea è stomachevole verso i vostri confronti. Parlate di Nietzsche e oltreuomo, ma in fondo state bene nella vostra condizione di scimmia e a quanto pare godete nel tirare la merda in faccia alle altre persone e riderne di gusto. Imparare a dialogare con garbo rispettando le opinioni degli altri è fondamentale, e non venitemi a dire "ah ma allora se non rispetti anche le idee più estreme il tuo discorso non vale", perchè il rispetto deve essere reciproco: se in un dialogo mi spari merda io non mi complimenterò mai con te della precisione del tiro; non dovete avere paura di esporvi e offrire degli appigli a chi vuole aprirsi e condividere il proprio pensiero.
Siate rispettosi delle idee altrui, non sminuitele, perchè non potrete mai sapere il valore che occupano nella mente di chi le sta esponendo e soprattutto non ne potrete mai capire la volontà di potenza che esercitano nel soggetto.
Siate coscienti che le vostre parole hanno un peso che voi NON CALCOLATE quando le sparate verso il bersaglio.
Potreste salvare delle vite e rovinarne altrettante.
02:53_25/06/17
(flusso di pensiero non revisionato)
Andrea
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PS5 quando esce rumors data uscita entro il 2020
PS5: quali sono le ultime novità su PlayStation 5 e quando Sony la rilascerà?
Ora che la PS4 sta ufficialmente raggiungendo la fine del suo ciclo di vita (che è diretto da Sony), i nostri pensieri si rivolgono inevitabilmente alla PS5 – quindi cosa è esattamente in serbo per Sony PlayStation 5 e quando si può aspettare che rilasci? Sony sta attualmente mantenendo le labbra strette quando si tratta di piani specifici per la PS5: ma sappiamo che una data di uscita di PlayStation 5 sarà sicuramente rivelata nei prossimi mesi, grazie al Presidente e CEO di Sony Interactive Entertainment Shawn Layden confermando come molto in un'intervista con Golem.de. Inoltre, il Presidente di Sony Kenichiro Yoshida ha confermato che l'azienda sta lavorando su una console di nuova generazione in un'intervista con il Financial Times. Tornato a maggio, il CEO di Sony Interactive John Kodera ha rivelato al Wall Street Journal che il PS5 non sarebbe stato rilasciato fino ad almeno 2021. Tuttavia, un rapporto di Ace Securities ha dichiarato che il PS5 potrebbe rilasciare non appena Natale 2019-prima della Xbox due. Anche se non sappiamo esattamente cosa aspettarsi dal PS5 (o se questo sarà anche il suo nome), sappiamo che le voci, liste dei desideri e allarmante convincente ' trapelato ' rendering in esecuzione fino a una console rivelare sono una grande parte del divertimento. In questo spirito, abbiamo riunito tutto ciò che vogliamo vedere da PlayStation 5 e quali sono le sue caratteristiche di stand-out quando arriva.
Rumors data uscita PS5 entro il 2020
Con nessuna parola ufficiale ancora da Sony in una data di uscita PS5, è difficile da fissare esattamente quando potremmo arrivare a vedere una console PS5.
Alcuni analisti stanno predicando la data di rilascio di PlayStation 5 potrebbe essere intorno 2020 o 2021, per esempio, mentre altri dicono 2019 – quindi solo la finestra di tre anni, allora. Parlando a GamingBolt, Michael Pachter ha detto che anche se pensa che il PS5 sarà un mezzo passo e sarà retrocompatibile con la PS4 Pro, non credo che vedremo fino "2019 o 2020 ma probabilmente 2019 ". Questo avrebbe senso come sarebbe caduta in linea con le previsioni per quando il mercato televisivo 4K negli Stati Uniti raggiungerà 50%. "Penso che Sony ha probabilmente ottenuto il prossimo ciclo di console allineati già, " dice, "Penso che già sanno quello che hanno avuto modo di fare. " Più recentemente Pachter ha chiarito questa affermazione, dicendo che Sony avrebbe molto probabilmente rilasciare la nuova console nel 2020. Ha aggiunto che in questo momento pensa che la PS4 Pro diventerà il modello base PlayStation e vedrà una riduzione del prezzo. Nel frattempo un recente rapporto di Jason Schreier di Kotaku sostiene questo pensiero. Ha parlato con un certo numero di sviluppatori di probabili date di rilascio con la maggior parte delle conversazioni che puntano a una release 2020. Scrive: "ci sono informazioni su PlayStation 5 che galleggiano in entrambe le aziende di prima e terza parte, ma è molto più limitata di quanto lo sarebbe se il rilascio della console fosse imminente. " Un recente rapporto di Wall Street Journal punta a una release a circa tre anni di distanza, con John Kodera di Sony affermando: "useremo i prossimi tre anni per preparare il prossimo passo, per accovacciarsi in modo che possiamo saltare più in alto in futuro." non molto tempo dopo questo , Il nuovo CEO di Sony, Kenichiro Yoshida, ha rilasciato un business plan triennale per la società che ha previsto i profitti della società sarebbe tuffo nella corsa fino a 2021. Questo è il tipo di tuffo che può venire come la PlayStation 4 raggiunge la saturazione del mercato, prima del lancio del PS5. Quindi segna i tuoi calendari per 2019, 2020 e 2021. PS5: competizione Anche se siamo terribilmente impazienti per le notizie di una data di uscita di PlayStation 5, non possiamo criticare Sony per aver preso altri pochi anni per davvero latte l'ultimo della PS4, data la sua enorme e fedele base di giocatori. Dopotutto, PS4 Pro è ancora relativamente nuovo al mercato e il suo concorrente diretto, la Xbox One X di Microsoft, è una versione ancora più recente. Tuttavia, l'insider di settore Jez Corden (e un recente elenco di lavoro di Microsoft) ha accennato che Microsoft sta già pensando alla prossima Xbox-la Xbox due (riferito in codice "Xbox Scarlett "). Ciò significa che è altamente improbabile che Sony non sta attualmente facendo lo stesso ed è, forse, ancora più avanti nel processo. Secondo l'analista del settore Gaming Hideki Yasuda (via T3), e il suo studio Ace Economic Research Institute, "l'introduzione del PS5 sarà alla fine di 2019 ". Una release 2019 sarebbe molto prima del previsto e potrebbe dare a Sony un vantaggio reale come la console di prossima generazione avrebbe rilasciato prima di Xbox due. Se siamo onesti, non possiamo davvero vedere l'urgente necessità di iniziare una nuova generazione in questo momento. E dato l'impegno crescente di Microsoft per la compatibilità all'indietro, pensiamo che sia la chiave per Sony per riflettere attentamente sui suoi prossimi passi. Nonostante la relazione di Yasuda, un'attesa da due a tre anni ha molto più senso per noi. Tuttavia, potrebbe essere Sony sta cercando di lanciare Microsoft un sucker-punch dal campo di sinistra rilasciando prima del previsto. Inoltre, leggermente Mad Studios ha annunciato che sta lavorando su una console di nuova generazione ad alta potenza chiamata ' Mad box '. PS5: notizie e voci Le notizie solide su PlayStation 5 sono piuttosto sottili per il momento, ma come sempre, abbiamo delle voci su ciò che potrebbe venire giù dalla linea – e le abbiamo raccolte e valutate proprio qui. Kenichiro Yoshida conferma la prossima generazione In un'intervista con il Financial Times, il Presidente e CEO di Sony Kenichiro Yoshida ha dichiarato: "a questo punto, quello che posso dire è che è necessario avere un hardware di nuova generazione. " Relazione dell'Istituto di ricerca economica ACE Hideki Yasuda, analista del settore Gaming, della ditta ACE Economic Research di Osaka, ha affermato in un recente rapporto che il PS5 potrebbe arrivare in tempo per il Natale 2019 (via T3). Il rapporto stima che "l'introduzione del PS5 sarà alla fine di 2019 ". Se questo è vero, allora sarà un colpo massiccio per Microsoft che ha confermato la Xbox due (nome in codice "Xbox Scarlett ") non verrà avviata fino al 2020. Lo sviluppo dei gioco PS5 è in pieno svolgimento Daniel Ahmad, analista di niko Partners, è stato in discussioni con fonti presso le case di sviluppo di Sony di prima parte, e ritiene che i giochi PS5 sono ora l'unico Focus per la maggior parte dei team di Sony in-House. Con i kit di sviluppo in natura, questo ha un sacco di senso – ma Ahmad afferma anche che la line-up PS4 è stato assicurato per il momento troppo. Guardando il catalogo posteriore di PS4, non sorprenderti se ci sono anche molti titoli Cross-generazionali da PS4 a PS5. John Kodera parla cicli di vita John Kodera di PlayStation ha discusso il futuro della PS4 in un meeting strategico aziendale di Sony e, per estensione, ha inavvertitamente creato spazio per le voci future PS5 Release Year. Durante la riunione, Kodera ha chiarito che Sony è ancora molto dietro la console, ma ha avvertito che le vendite dovrebbero rallentare quest'anno, in linea con le aspettative come approcci di saturazione del mercato. Come una console arriva a questo punto nel suo ciclo di vita, è naturale per iniziare a guardare avanti per la prossima iterazione. Kodera ha dichiarato che il tempo che passa da ora fino a 2021 sarebbe un periodo in cui Sony sarebbe hunker giù-il che suggerisce che una nuova grande idea potrebbe essere dietro l'angolo. Forse 2021 sarà il momento di aspettarsi il PS5? Nessun aspetto rilevante a E3 2018 Ora che E3 2018 è venuto e andato, sappiamo che non c'era alcuna menzione della PS5 durante l'evento. Invece, Sony ha offerto immersioni profonde in quattro dei suoi più grandi giochi imminenti: Death stranding, Spider-Man, l'ultimo di noi 2 e Ghost of Tsushima. Guarda questo spazio per E3 2019. Analisi tecnica Eurogamer Un recente rapporto di Eurogamer ha tentato di restringere una possibile data di rilascio in base al momento in cui le tecnologie avanzate sufficienti a giustificare un salto generazionale saranno disponibili per Sony. Le cose più importanti che avranno bisogno di avanzare saranno il processore della console e la sua memoria e in entrambi i casi, Eurogamer ha stabilito che è improbabile vedere una nuova console rilasciata prima della fine di 2019. Anche se Sony è riuscito a spingere la sua console fuori in questa data, il costo di produzione renderebbe il PS5 troppo costoso, rendendo più probabile che non vedremo la console rilasciata fino alla fine del 2020, se Sony ha alcuna intenzione di renderlo una proposta attraente. Andrew House parla della prossima generazione L'ex capo di Sony, Andrew House, ha parlato di ciò che la prossima generazione di console potrebbe sembrare alla conferenza GamesBeat di recente. Anche se House si rifiutò di commentare in modo specifico sulla PlayStation 5 stessa, ha detto che crede che i dischi fisici si atteneranno ancora per un po', a causa della necessità di continuare a attingere ai mercati in via di sviluppo dove i titoli scaricabili potrebbero non essere altrettanto compatibile con un'infrastruttura Internet limitata. In altri mercati, tuttavia, pensa che i giochi di streaming saranno una grande parte della prossima generazione di console. House ha anche dichiarato che pensa che la PS4 e la PS4 Pro abbiano ancora una lunga vita in loro. Questo non necessariamente Annulla le voci che il PS5 sarà con noi nel prossimo uno a due anni; Se i rapporti che la console sarà retrocompatibile sono vere allora la generazione di PS4 rimarrà rilevante lungo nel ciclo di vita del PS5. Indipendentemente da ciò, dato che House non era disposto a commentare il PS5 nonostante sia stato spinto, questi dettagli possono essere considerati solo speculazioni al momento. Il rapporto SemiAcccurate SemiAccurate (tramite ResetEra) sta sostenendo che ha ricevuto alcune informazioni trapelato sulla console ancora-to-essere-annunciato e dice che il numero di kit di sviluppo che sono stati distribuiti suggerisce la console potrebbe essere rilasciato prima del previsto. In aggiunta a questo, SemiAccurate segnala anche che Sony utilizzerà questa console per spingere i suoi sforzi VR ancora di più, con VR-Tech cotto a livello di silicio, e sarà lo sport una GPU basata sull'architettura navi di AMD con una CPU che è potenzialmente un elemento personalizzato da AMD Zen l Ine. Anche se SemiAcccurate ha un track record decente con i suoi rapporti, avendo accuratamente riportato la partnership NVIDIA di Nintendo per lo switch e le specifiche di PS4 indietro nel 2012, diciamo ancora prendere questo con un pizzico di sale. Anche se le specifiche suono plausibile, una data di uscita 2019 sembra un po' inverosimile. Indipendentemente dal numero di kit di sviluppo distribuiti da Sony, ci si sente troppo presto dopo il rilascio di PS4 Pro per la prossima console PlayStation... e stiamo per arrivare verso la fine del 2018. Il Marcus Sellars sostiene Rinomato leaker Marcus Sellars ha fatto alcune affermazioni audaci su Twitter recentemente (tramite GameRant), sostenendo che i kit di sviluppo PS5 sono già nelle mani di sviluppatori di terze parti. Ha anche affermato che Nintendo sta progettando un flusso diretto per l'8 marzo (qualcosa che da allora si è rivelato accurato). Infatti, Sellars è stato accurato con le sue affermazioni un paio di volte: recentemente ha rivelato Metroid prime 4 è stato sviluppato da Bandai Namco. Tuttavia, Sellars non ha fornito alcuna prova per eseguire il backup delle sue affermazioni in modo che davvero non possono essere presi come qualcosa di più che voce al momento. Qualcosa che può essere interessante in relazione a questo, però, è che recentemente CD Projekt Red ha rivelato che il loro prossimo titolo cyberpunk 2077 è stato sviluppato per le console attuali e di prossima generazione che è venuto come una grande sorpresa per molti. Se questo significa che sono uno degli sviluppatori di terze parti al lavoro con questi kit si dice ancora da confermare. Anche se i kit di sviluppo sono nelle mani di sviluppatori, questo non significa che il PS5 è in arrivo in qualsiasi momento presto. Potrebbe ancora essere un altro paio di anni prima di qualsiasi tipo di rivelare in termini di hardware. Il brevetto Qualcosa che aiuta Sellars caso è un brevetto recentemente aggiornato per la compatibilità all'indietro che è stato depositato da Sony. Originariamente archiviato in 2015, il brevetto è stato aggiornato a febbraio per dire "test di compatibilità con le versioni precedenti del software in una modalità che interrompe la temporizzazione." Questa non è una garanzia che Sony sta effettivamente lavorando sulla tecnologia per il PS5 (potrebbe essere la creazione di una periferica completamente separata che rende possibile la compatibilità all'indietro), ma non è impossibile che questo potrebbe essere per una console di nuova generazione. Le novità di PlayStation Plus Anche se non c'è stata alcuna parola ufficiale da parte di Sony sullo sviluppo di una PlayStation 5, un recente annuncio in relazione al servizio PlayStation Plus ha acceso alcune speculazioni. È stato annunciato che dal marzo 2019, PS Plus non offrirà più giochi gratuiti per PS3 o PSVita e si concentrerà invece sui titoli di PS4. Questo ha portato ad alcuni chiedendo se Sony sta tentando di eliminare gradualmente questi titoli di vecchia generazione in preparazione per una nuova generazione. Questo è, naturalmente, pura speculazione, ma è interessante che Sony sarebbe disposto a ridurre la sua offerta di gioco a solo due giochi (come ha informato Polygon) senza alcuna scusa che desiderano concentrarsi sui titoli per una console già di grande successo. Se Sony sta realmente facendo strada per il PS5 o se sta andando a offrire una qualità superiore del gioco PS4 non è chiaro e sembra che dovremo aspettare un po' per scoprire che cosa il piano finale per PS Plus è.
PS5: Si prepara per i giochi 4K ?
La PS4 Pro offre un pizzico allettante di ciò che il gioco 4K potrebbe essere come. Ma il fatto rimane forte: ancora non ha il grugnito di fare 4K nativo in modo coerente. La sua tecnica di "scacchiera" di prendere singoli pixel e utilizzando ciascuno per renderizzare quattro pixel in risoluzione 4K è intelligente, e può fare output 4K nativo, ma spesso deve sacrificare la risoluzione per mantenere coerenti le prestazioni. Chris Kingsley, CTO e co-fondatore di sviluppatore Rebellion, Dangles una carota tecnologica ancora più ambizioso di fronte a un putativo PS5: "ovviamente nuovo hardware dovrebbe essere in grado di supportare televisori 4K e possibilmente anche 8K televisori a Spinta!" Il supporto nativo 4K, sicuramente, sarà un requisito fondamentale di PlayStation 5. E se Sony rompe quel particolare problema con alacrità, potrebbe anche significare che una PlayStation 5 arriverà prima del previsto. A parte le immagini 4K, se i recenti proiezioni a GDC 2018 sono qualcosa da passare, possiamo certamente aspettarci che la prossima generazione offra incredibili progressi visivi in termini di modelli di carattere. Durante GDC, abbiamo avuto un assaggio di ciò che la prossima generazione di giochi potrebbe apparire come e ci ha lasciato estremamente eccitato per il PS5. Ray tracing in tempo reale è stato rivelato essere la prossima grande cosa nel rendering, mentre Epic Games ci ha dato un assaggio di come potrebbe essere usato per creare i personaggi più realistici di sempre. Utilizzando la sua tecnologia di cattura, il creatore di Unreal Engine ha mostrato un futuro con modelli di personaggi così realistici che ci portano vicino a attraversare la valle inquietante. Guarda una performance di Andy Serkis qui sotto per vedere quanto sono capaci queste nuove tecnologie di sviluppo: "Onestamente, tra cinque e dieci anni da ora, non credo che si sta andando ad essere in grado di raccontare la differenza tra il mondo reale e virtuale," Epic CTO Kim libreri ha detto GamesIndustry.biz, "vedrete hardware in grado di supportare questo tipo di funzionalità piuttosto a breve, e poi, infine, il più grande blockbuster con gli effetti più complicati, entro dieci anni, sarete in grado di farlo in tempo reale. " Quando libreri ci dice vedremo hardware in grado di supportare questa tecnologia "abbastanza poco " non possiamo essere sicuri, ma ci piace pensare che sta parlando del ancora-to-essere-annunciato PS5. PS5: l'effetto VR Sony è diventata il primo produttore di console ad abbracciare la realtà virtuale, grazie a PlayStation VR, ma se esamini da vicino PlayStation VR e osservi come funziona su PS4 Pro, invita a fare speculazioni su come una console PlayStation 5 potrebbe portare la VR a una nuova Livello. Attualmente, PlayStation VR funziona con una risoluzione inferiore a quella di Oculus Rift e HTC vive, ma, così com'è, anche la sua attuale incarnazione spinge quasi la base di PlayStation 4 oltre i suoi limiti. L'esecuzione di una PlayStation VR su una PS4 Pro porta frame-rate migliorati, che sono davvero utili in termini di esperienza complessiva VR, ma anche PS4 Pro non può superare i vincoli di risoluzione impostati dal visore PlayStation VR. Sony vorrà tornare sul mercato con una seconda, marcatamente più alta tecnologia iterazione di PlayStation VR Quindi è una buona scommessa che, supponendo che PlayStation VR abbia successo (e sembra già che sia in fase di cattura) Sony vorrà tornare sul mercato con una seconda iterazione decisamente più alta-tecnologica: che fornirebbe un ovvio punto di vendita per PlayStation 5. E se un auricolare PlayStation VR 2 potrebbe essere venduto senza una scatola nera esterna, dovrebbe essere decisamente più economico, accelerando ulteriormente la marcia della VR nel mainstream. Un recente rapporto da SemiAcccurate, che sostiene che il PS5 avrà capacità di realtà virtuale built-in a livello di silicio, suggerisce che questo sarà davvero il caso.
Quale aspetto prenderà la PS5?
È stato suggerito che le future console come la PlayStation 5 potrebbero assumere forme radicalmente diverse rispetto a quelle attuali, grazie ai progressi nel cloud computing e al gioco in streaming, facendo via con i componenti che rendono i dispositivi di oggi così ingombranti. Tuttavia, riteniamo che sia improbabile che Sony prenda un approccio più simile a Nintendo e metta il PS5 in una piccola scatola. Una delle ragioni è che con la PS4, Sony si è appena impegnata a utilizzare ciò che sono fondamentalmente le interiora di un PC-le prime tre varianti di PlayStation utilizzati componenti proprietari (e che nella PS3 ha influenzato le vendite). Gli sviluppatori, certamente, sono stati notevolmente sollevati che la PS4 ha preso il percorso del PC. "Vogliamo sempre CPU veloci e GPU, ma un sacco di RAM veloce è anche molto importante – non è uso avere processori veloci se sono affamati di dati." Alessandro "Gli sviluppatori vogliono la possibilità di fare i migliori giochi utilizzando la quantità minima di sforzo. Vogliamo concentrarci sull'essere creativi e far funzionare le cose semplicemente ", dice Kingsley. "Quindi l'hardware dovrebbe essere basato su hardware della console corrente, che è a sua volta basato su hardware PC. Vogliamo sempre CPU veloci e GPU, ma un sacco di RAM veloce è anche molto importante-non è uso avere processori veloci se sono affamati di dati. " Tutto quanto sopra è realizzabile, ma il PS5 avrà ancora un disco rigido? Il Presidente e CEO di Sony Computer Entertainment Andrew House ha parlato al lancio di PS4 su come decidere di mettere i dischi rigidi e 8GB di RAM nella PS4 erano entrambe "decisioni da miliardi di dollari". Il fatto che Sony ha ora reso il supporto del disco rigido esterno possibile per la PS4 e Pro è un passo nella giusta direzione e questo è qualcosa che potrebbe essere portato al PS5, che avrà senza dubbio a che fare con ancora più grandi risorse 4K. Sembra certo che Sony è molto desiderosa di sentire ciò che la sua comunità pensa-recentemente un gruppo chiamato PlayStation Voice ha inviato sondaggi ai membri della sua comunità chiusa chiedendo loro quali sono le loro aspettative del PS5 sono. Un membro della Comunità ha pubblicato l'e-mail ricevuta e si è trovata rimossa dal gruppo per aver infranto i suoi accordi di non divulgazione. Secondo PSU, PlayStation Voice è una community gestita da un'agenzia di analisi dei consumatori di terze parti, Unisciti ai puntini. Una volta che le informazioni sono state raccolte, viene rialimentata ai clienti (il cliente in questo caso presumibilmente è Sony PlayStation). Certo, questo non ci dice molto su PS5 se stesso, a parte che le cose sono suscettibili di essere ancora nelle fasi iniziali. Sebbene sia improbabile che Sony utilizzi le informazioni raccolte dalle sue comunità per decidere esattamente quali funzioni saranno incluse nella console, le idee dei fan possono certamente suscitare una buona dose di ispirazione. PS5 e giochi di streaming Naturalmente, se i giochi sono stati appena trasmessi al PS5 quel problema scomparirebbe del tutto, e Sony ha già un servizio di gioco in streaming sotto forma di PlayStation Now. Quindi, perché non è più una caratteristica definitiva piuttosto che qualcosa sulla nostra lista dei desideri? Beh, Sony sta rimanendo con le labbra strette sulle figure di captazione di PlayStation Now, ma sospettiamo che siano piuttosto impressionanti. Ha certamente avuto problemi con la fissazione delle giuste tariffe di abbonamento, dato che PlayStation Now offre efficacemente la compatibilità con le versioni precedenti, un "lusso" che in precedenza era gratuito per i possessori di PlayStation 2S e 3s. Ma il problema più grande è la velocità della banda larga. Anche la TV 4K richiede un minimo di 25Mbps di banda larga al fine di fornire uno streaming soddisfacente, ed è dubbio se lo streaming di gioco 4K-con informazioni aggiuntive sulla parte superiore del lato visivo-sarebbe anche lavorare in modo affidabile a tali velocità. Non ci sarebbe nulla per fermare Sony lanciare una piccola versione basata su cloud del fattore di forma della console PS5 per quelli con la banda larga mega-veloce, forse con un modello di abbonamento cellulare in stile che ha un costo hardware anticipato (qualcosa che Microsoft sta pensando circa). Ma per la PS5 di vendere qualcosa come i suoi predecessori, ci dovrebbe essere una versione convenzionale con interiora simili alla PS4. Il cancelliere Philip Hammond ha precedentemente annunciato un investimento infrastrutturale finalizzato a portare la banda larga veloce e i dati mobili 5G nel Regno Unito, ma il primo che avrebbe un impatto sarebbe 2021, e il PS5 arriverà quasi certamente prima di allora. Forse il suo primo aggiornamento Mid-Cycle, però, sarà una versione in streaming che sfrutta le reti 5G in fiorente? PS5: dischi ottici o no? L'ascesa di giochi scaricabili, che continuano a mangiare nel mercato dei dischi fisici, significa che i esperti hanno predicato che le console andranno senza scarto per circa un decennio ormai. Tuttavia, la nostra ipotesi è che il PS5 non sarà il primo sistema a rischiare di avventurarsi lungo quella strada, almeno non fino a quando non cattura vento di Microsoft facendo la stessa cosa. Sony ha preso un sacco di (giustificabile) Flak per non mettere un disco Blu-Ray 4K in PS4 Pro-rendendolo un acquisto meno attraente per gli appassionati di film e TV rispetto alla Xbox One S o Xbox One X. I sondaggi continuano a mostrare che i giocatori sono ancora attaccati alla possibilità di acquistare giochi su dischi fisici – non da ultimo perché possono poi venderli (una pratica che l'industria dei giochi odia), e mantenere l'utilizzo dello spazio su disco rigido a un livello gestibile. Se Sony dovesse ascia l'unità Blu-ray da PS5, i giocatori si aspettano diversi terabyte di stoccaggio in compenso. Kingsley dà una visione dello sviluppatore sul tema: "Penso che i giorni di consegna di film e giochi via disco sono in declino, come la maggior parte delle persone stanno andando digitale; Tuttavia, alcune persone come dischi fisici, quindi chissà se tale declino sarà livellare e rimanere presente, ma a un livello inferiore rispetto a ora? I dati di download sono stati in aumento nell'ultimo anno, ma il CFO di EA Blake Jorgensen ha detto che pensa che le console e le unità disco continueranno a rimanere in giro. "Le console e le unità disco probabilmente rimangono in giro per un lungo periodo di tempo Penso che sia il consumatore a decidere qual è il modo più semplice per loro di acquistare un gioco. "E può significare che non hanno più un negozio in fondo alla strada da loro in modo che decidono di comprarlo forse è più facile per loro di fare."
Quindi, cosa possiamo aspettarci la PS5?
Dato che la PlayStation 4 è stata lanciata nel 2013 e le precedenti console di Sony sono arrivate a intervalli di sei anni, sarebbe facile prevedere che lancerà la PlayStation 5 nel 2019 al più presto. Il tipo di tecnologia disponibile quindi dovrebbe consentire facilmente i giochi nativi 4K completi senza sellare PS5 con un prezzo enorme e, entro il 2019, i televisori 4K saranno la norma, piuttosto che l'eccezione, nella famiglia media. Il 2020 potrebbe essere l'anno in cui Sony scatenerà la PS5 nel mondo, come la prima console nativa 4K con VR wireless ... finché Microsoft non arriverà prima Quindi sarebbe una sorpresa se la Sony non volesse capitalizzare su questo nel più presto possibile. Tuttavia, Kingsley punta su PS4 Pro e ritiene che ciò potrebbe avere un effetto sulla durata dell'attuale ciclo di console: "È difficile giudicare, ma nel complesso penso sia giusto dire che il ciclo generale si allungherà leggermente". Soprattutto se la PS4 Pro supera selvaggiamente la base PS4, il che, ammettiamolo, non è qualcosa che prevediamo possa accadere una volta raggiunta una massa critica di famiglie con TV 4K. Quindi forse il 2020 potrebbe essere l'anno in cui Sony scatenerà la PS5 sul mondo, come la prima console nativa 4K con VR wireless ... fino a quando Microsoft non arriverà prima. Quali giochi possiamo aspettarci di vedere su PS5? Se viene applicato effettivamente il brevetto di retrocessione sopra menzionato, possiamo aspettarci di vedere l'intera libreria PS4 disponibile per giocare su PS5. O forse vedremo un altro round di remaster come abbiamo fatto quando ci siamo spostati dalla PS3 alla PS4. Tuttavia, immaginiamo che ci saranno alcuni giochi sviluppati appositamente per questa nuova generazione di console PlayStation 5 e la potenza extra che probabilmente offrirà. Abbiamo già visto CD Projekt Red menzionare che si sta sviluppando sia per questa generazione che per la prossima, e accanto alle voci che ci sono già sviluppatori di kit all'aperto, pensiamo che ci siano buone probabilità che Cyberpunk 2077 sia uno dei primi titoli PS5. Info e novità sulla Playstation 5 direttamente su twitter Read the full article
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🍀🌹 — 𝐍𝐄𝐖 𝐏𝐎𝐒𝐓 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐯𝐢𝐞𝐯𝐞 𝐚𝐦𝐞́𝐥𝐢𝐞 & 𝐛𝐫𝐮𝐜𝐞 𝐣𝐚𝐦𝐞𝐬 ❪ ↷↷ mini role ❫ p a l e s t r a 27.01.2019 — #ravenfirerpg
Tenersi in forma, regolarizzare costantemente il battito cardiaco e perché no, vedere anche i risultati sul suo fisico asciutto, faceva sì che la fata diventasse sempre più ossessiva con la sua passione, spingendola a presenziare in palestra anche la domenica mattina. La bellezza di quel momento tuttavia stava nell'avere a disposizione ogni singolo attrezzo, nessuno che potesse disturbarla ed immergersi anche nei suoi pensieri. Capitava a volte, infatti, che i pensieri e i ricordi prendessero il sopravvento, facendola cadere come in uno stato di trance. Correva sul tapis roulant a perdifiato, con le cuffie del suo iPod nelle orecchie i suoni dei Thirty Seconds To Mars che cantavano il loro ultimo pezzo. Aumentava sempre di più la velocità fino a sforzare le sue gambe a dare il massimo, fino a quando una testa bionda le si pose davanti con un sorriso che assomigliava più a un ghigno. A poco a poco lasciò andare la velocità rallentando a poco a poco, abbassò il volume dell'iPod per poi togliere gli auricolari.
« Alla ricerca di un nuovo crimine, Richardson? »
Bruce James W. Richardson
Quel giorno finalmente era riuscito a recarsi in palestra per allenarsi un po'. Un paio di colpi al sacco da boxe, una corsetta sul tapis roulant per tenersi allenato, insomma le solite cose. Era esausto, decisamente esausto, ed ultimamente il lavoro era sempre più stancante. La palestra era il suo pulsante di reset; lì riusciva a sfogare la sua rabbia repressa e a tornare nuovamente sulla retta via. Era appena arrivato in palestra, ma si era già reso conto che l'unico tapis roulant libero era proprio accanto ad una persona che conosceva bene. «Ma guarda un po' chi si vede. Non pensavo che ci saremmo più rivisti, specialmente con i miei orari. Sei qui da tanto..? E no, non sono qui per lavoro, ma per sfogarmi un po'. Devo tenermi in forma se voglio fermare i criminali, aumentare la mia resistenza e tutto il resto.» Mise l'asciugamano accanto al display e salì sul tapis roulant accanto al suo. «E' da un po' che non ci vediamo. Come te la passi?»
Genevieve Amélie S. Hale
La fata quando correva, si immergeva nei suoi pensieri, alcuni più turbolenti di altri benché facesse fatica ad ammetterlo, ma correva sempre come se volesse scappare da qualcosa, con il pensiero di tutti quei luoghi che non avrebbe mai potuto visitare. Era ingiusto. E quel giorno non era diverso dagli altri. Non appena aveva visto il volto amico di Bruce, aveva rallentato fino a fermarsi. Lasciò andare le ultime note della canzone che stava ascoltando, mise in pausa l'iPod. Cliccò poi stop sul tapis roulant e scoppiò a ridere udendolo. « Sono arrivata presto questa mattina... Davvero pensi di prendere i criminali correndo? Fa molto serie televisiva, sai? » Lo stuzzicò in modo divertente ma senza mai esagerare nel mancare di rispetto. Genevieve era fatta così, sempre con la battuta pronta ma mai con cattiveria, non era nella sua natura. Prese l'asciugamano che teneva sul manubrio davanti a lei e si tamponò il volto. « Direi più che un po'... Non siamo più riusciti a beccarci! Comunque direi bene, dai. La vita da universitaria è un poco monotona, ma non posso lamentarmi dai... »
Bruce James W. Richardson
«Non ho detto che lo penso, ma beh, solitamente finisce quasi sempre in quel modo. O tentano di spararmi, o tentano di colpirmi, o iniziano a correre. Preferisco l'ultima opzione, è quella con meno spargimenti di sangue. Io conosco questa città come il palmo delle mie mani ormai, e quindi so ogni piccola scorciatoia. Mi alleno anche per quello, per poterli prendere con facilità. Non voglio farmene scappare nessuno.» E poi c'era anche quell'altro ''piccolo'' fattore. Bruce andava in palestra a correre, e ad allenarsi con il sacco da boxe, specialmente perchè aveva bisogno di scaricare la tensione e tutta la rabbia repressa che si portava dietro da sempre. Era più forte di lui, non riusciva a non farlo. Era una specie di pulsante di reset. Sorrise a quelle parole ed iniziò a camminare sempre più velocemente. «Monotona eh? Beh buon per te. Non c'è nulla di monotono nella vita di un poliziotto, specialmente in questa città.» Disse guardando l'amica per un attimo ed iniziando ad accelerare il passo, fino ad iniziare a correre. «Hai già finito di correre?»
Genevieve Amélie S. Hale
A sentir parlare Bruce, sembrava che il crimine fosse una cosa da niente, tranquillamente risolvibile con una corsa per un paio di isolati, eppure l'esperienza personale di Genevieve, diceva qualcosa di ben diverso. Sulle di lei labbra s'accennò un lieve sorriso, contrastato dal pensiero di quel padre che ancora portava nel cuore, strappato troppo presto alla vita. Cercò di scacciare quel pensiero che sembrava affacciarsi nella sua mente, e si tamponò un'ultima volto il volto sudato dopo la corsa. «A sentir te, sembra tutto facile... Eppure, tu mi insegni che il pericolo può essere perfino dietro l'angolo, giusto? » Domandò quasi retoricamente mentre piegò l'asciugamano su se stesso e lo appoggiò sullo spazio dedicato accanto al tapis roulant da cui era appena scesa. « Credimi però che a volte desidererei che la mia vita non fosse così monotona, e non solo college, piscina e casa. Ad ogni modo, mi sono fermata solamente per fare un po' di stretching. » Genevieve sembrò rifletterci per un momento prima di alzare lo sguardo sull'amico che aveva preso ormai il suo posto. « Ti capita mai che questa vita ti stia troppo stretta? »
Bruce James W. Richardson
«Lo è, decisamente si. Un paio di settimane fa ho avuto una colluttazione con due criminali, e sono finito in ospedale per un paio di ore. Ore che dovevano essere giorni, ma ovviamente non ero molto d'accordo, così ho convinto il medico a darmi delle medicine e a lasciarmi andare. Un paio di antidolorifici, una bella dormita, ed è passato tutto, o quasi.» Certo, le costole rotte erano decisamente dolorose, ed una spina nel fianco da medicare, ma ormai ci era abituato. Ancora non era del tutto in forma, ma questo non gli aveva impedito di tornare ad allenarsi e di continuare con la sua vita normale. Accelerò il passo, tornando a correre di nuovo, e controllò distrattamente il cronometro, di tanto in tanto. «..Monotona eh? Beh, potresti fare qualcosa per migliorarla. Magari buttarci dentro qualcosa che ti piace o, non lo so, concederti una serata alla settimana in cui fare qualcosa di diverso.» Disse scrollando le spalle, per poi scuotere la testa subito dopo. «No, il mio lavoro mi piace e non lo cambierei per nulla al mondo.. La mia vita non mi sta stretta, ma vorrei tanto..poter tornare indietro a volte..»
Genevieve Amélie S. Hale
Quando la fata ascoltò le parole dell'amico, sgranò perfino gli occhi e un senso di preoccupazione cominciò a farsi largo in lei. Si ritrovò a sbattere le palpebre degli occhi più e più volte, come se dovesse mettere a fuoco ciò che le stava dicendo, ma solo quando terminò Genevieve riuscì a parlare. « Dio, ma stai bene? Non ci posso credere, sei andato via contro il parere medico? Hai deciso di farmi preoccupare? E' quel quasi, infatti, che mi fa storcere il naso... » La Hale scosse il capo e buttando fuori tutta l'aria che sembrava aver trattenuto fino ad ora. S'avvicinò al tapis roulant mentre l'amico accelerò il passo cominciando a fare davvero sul serio. « In realtà, credo che sia più dovuta alla questione che spesso non si possa semplicemente prendere e andarsene... Sai perché ho scelto lingue e letteratura straniera come facoltà? Perché spero un giorno di poter vedere luoghi mai visitati, eppure ho la consapevolezza che non avverrà mai... » Si appoggiò al manubrio del tapis mentre parlò senza pensare, come se stesse parlando alla sua coscienza. Un sorriso amaro aleggiò sulle di lei labbra prima di aggiustare la coda di cavallo che aveva fatto.
Bruce James W. Richardson
«Oh andiamo, sto bene. Ho incassato colpi peggiori in vita mia, puoi credermi. Un paio di costole rovinate non sono niente a confronto. Un paio di antidolorifici, una bottiglia di vino, e sarò come nuovo. Quasi non lo sento più il dolore.» Non era la prima persona che conosceva, che gli faceva quel discorso. Tutti i suoi amici, ed amiche, almeno una volta nella vita, gli avevano detto che avrebbe dovuto prendersela comoda, ed iniziare a riposarsi un po' di più, ma lui proprio non riusciva ad ascoltarli. Viaggiare. Non era un esperto sul mondo sovrannaturale, ma sapeva che, le creature nate a Raven, e quindi non umane, non potevano lasciare la città. Che lei fosse..una di loro? Non glielo aveva mai chiesto esplicitamente, ma dopotutto nessuno andava in giro con un cartellino sul petto, era dannatamente pericoloso. Lui era figlio di un dooddrear e di un'umana, ma non andava in giro a dirlo a tutti, era meglio rimanere nascosti, molto più sicuro. O forse...si stava facendo troppe domande e Gen, semplicemente non aveva abbastanza soldi per viaggiare. «Non tutti possiamo fare ciò che vogliamo, ma si può sempre trovare qualcosa di più..beh facile, ma comunque simile a ciò che si desidera.»
Genevieve Amélie S. Hale
Osservò l'amico parlare e riferire come se quello che gli era successo fosse una cosa da niente, eppure dentro di lei era preoccupata. Genevieve era il tipo di persona che si preoccupava del prossimo, dell'amico in difficoltà o anche solo del passante in giro per la città. Quelle parole, tuttavia, sembrava conoscerle meglio di chiunque altro, perché erano le stesse che aveva detto lei molto tempo prima. « E' quel quasi che non mi convince... » Serrò le labbra quasi in una smorfia, eppure la fata sapeva che discutere non sarebbe servito a nulla. Conosceva la testardaggine di Bruce, ed era pari alla sua determinazione, ma in quel momento avrebbe voluto infilargli un po' di sale in zucca. Dopo aver aggiustato la coda di cavallo, lo sguardo dell'amico si fece più circospetto e probabilmente è dovuto al fatto che la fata si sia lasciata andare troppo in quelle parole, eppure non se ne pentiva. Il fatto che lei fosse una fata non le permetteva nemmeno di mentire, eppure era bravissima a nascondere la verità. Il sorriso quasi si spense ripensando alla sua situazione. « Questo vuol dire accontentarsi... E non tutti sono bravi nel farlo, ma che lo si voglia o no, spetto è l'unica possibilità. » Non era nemmeno il luogo dove confessare qualcosa del genere, eppure il legame che legava Genevieve e Bruce era sincero, era una di quelle amicizie che sarebbero durate nel tempo.
Bruce James W. Richardson
«Oh andiamo, è ovvio che mi faccia ancora un po' male. Le costole sono le ossa più dure a guarire. Insomma, non possono nemmeno fasciarmi per bene.» Dopotutto non era come un braccio o una gamba, che si potevano ingessare e basta. Le costole erano una spina nel fianco, quasi letteralmente. «Lo so, lo so bene. Anche io in passato mi sono accontentato. Pensa che per anni sono stato convinto che mi sarebbe toccato studiare giurisprudenza, per seguire le orme di mio padre, mi ero..rassegnato all'idea, per farlo felice, ma poi ho capito che non era quella la mia strada. Non sempre ci si deve accontentare, ma a volte è necessario.. Mi dispiace però, davvero. ...Avrai un altro sogno però, giusto?» O almeno lo sperava. Visto che, a quanto pareva non poteva o non aveva abbastanza soldi per uscire dalla città, almeno sperava che avesse ripiegato su un altro sogno.
Genevieve Amélie S. Hale
Quel senso di preoccupazione per il prossimo era un qualcosa che sembrava innato in Genevieve, e nel sentire quelle parole da parte dell'amico, sentì quella sensazione farsi sempre più strada. Aggrottò appena la fronte, fece un lungo sospiro decidendo di lasciar perdere in quella discussione, era certa infatti che sarebbe stato senza dubbio un buco nell'acqua. La fata ascoltò le sue successive parole, ed in qualche modo comprese molto di più di quel giovane, quella sua determinazione che senz'altro era lodevole e ammirevole. Ella si ritrovò a serrare le labbra in un'espressione quasi rassegnata, costretta quasi ad abbassare poi lo sguardo prima di proseguire quella conversazione, perché, in fondo, come avrebbe potuto spiegarglielo? Sospirò sonoramente prima di rispondere. « Spero di avere un futuro in campo letterario un giorno... Poter anche solo tradurre testi provenienti da chissà dove, ma la verità è che non mi sono mai presa troppo la briga di avere altri sogni, come se a me non ne fosse concessa la possibilità... » Confessò affondando poi i denti nel labbro inferiore in modo assolutamente nervoso. Quella sì che era una confessione enorme, eppure non se ne pentì. Fece poi un lungo sospiro prima di scrollare il capo e mostrare nuovamente il suo sorriso più smagliante. « Però, ehi, il lato della giustizia è comunque in te... Anche se non ti ci vedevo con toga e martelletto. »
Bruce James W. Richardson
«Beh chi lo sa. Magari diventerai una famosa scrittrice ed io chiederò il tuo autografo sul libro. O potresti diventare una traduttrice famosa, non si sa mai. ....Vuoi sapere una cosa? Anche io all'inizio non pensavo in grande. Pensavo di dover diventare come mio padre, pensavo che fosse la norma, eppure guardami. Non sono mai diventato un procuratore, mi sono permesso di sognare. Ho scelto di aiutare gli altri in modo diverso. Sono diventato poliziotto, sono finito in una città che mia madre odiava con tutta se stessa.. Eppure non me ne pento. Non me ne pento affatto.» Disse semplicemente, lasciandosi poi andare ad una risata nel sentire quelle parole. «Oh nemmeno io mi ci sono mai visto. Iniziare giurisprudenza è stato un gran errore, ma ehi, mi ha portato a scegliere la mia strada.» Disse guardandola negli occhi e facendo rallentare il tapis roulant. Meglio fare una piccola pausa. Stiracchiò le braccia e prese un sorso dalla propria bottiglia d'acqua. «Se potessi fare qualsiasi cosa tu voglia.....cosa faresti a parte viaggiare?»
Genevieve Amélie S. Hale
Quel suo parlare inevitabilmente mise di buon umore la fata che sembrò ritrovare quel sorriso che s'era appena spento. Le parole dell'amico la invitavano a dare il massimo, a fare di tutto per coronare i suoi sogni ma soprattutto la invitavano a prendere una strada e percorrerla senza la paura di sbagliare. Ascoltò Bruce, rapita dalle sue parole e una sensazione di calore sembrò sgorgarle dal petto, un calore che significava per le amicizia. Risero poi insieme, lasciando andare ogni pensiero negativo che avrebbero potuto avere, e la fata si ritrovò ad appoggiarsi al tapis roulant su cui l'amico ci dava dentro. « Probabilmente mi dedicherei allo sport, o a leggere o ancora a scrivere critiche, è un lavoro che tutto sommato mi ha sempre affascinato... E tu invece? Se potessi davvero partire da zero, tabula rasa, che cosa faresti? » Domandò la fata con curiosità. Viaggiare era il suo sogno, ma era anche il suo limite e prima avrebbe accettato quella condizione di sé, prima sarebbe potuta essere se stessa.
Bruce James W. Richardson
«Beh mi sembrano tutte ottime idee, no? Lo sport, la lettura, la scrittura, sono tutte idee grandiose. Perchè non lo fai?» Poi sentì quella domanda ed abbassò per un attimo lo sguardo, pensandoci per bene. Cosa avrebbe fatto? Beh, probabilmente non avrebbe perso tempo ad iniziare giurisprudenza. «Probabilmente avrei iniziato immediatamente l'accademia di polizia, tralasciando giurisprudenza, visto che non mi è servita a nulla.» Entrare nella polizia era la sua strada, così come fare del bene agli altri e aiutarli a combattere le ingiustizie. Non avrebbe potuto scegliere nessun'altra strada. Nessuna. Portò nuovamente la bottiglia alle labbra e poi si appoggiò al tapis roulant. «Per assurdo, se mi..dovesse interessare qualcuno, quale sarebbe il modo migliore per...capirlo?»
Genevieve Amélie S. Hale
Il punto era proprio quello, perché non lo faceva? Era le sue passioni più grandi, ma qualcosa dentro di lei sembrava essere bloccato, come se non riuscisse ad accettarsi completamente per quello che era. La fata si ritrovò a serrare appena le labbra, abbassò lo sguardo guardando le scarpe da ginnastica ai suoi piedi prima di rimanere in attesa della sua risposta. La fata sorrise sinceramente prima di stringersi nelle spalle a quella domanda. Si ritrovò ad aggrottare appena la fronte, formando una leggera V in mezzo alle sopracciglia prima di rispondere con un sorriso. « Richardson questa sì che è una domanda... » Disse con ritrovato vigore prima di giocare con l'asciugamano che si era messa sulle spalle. Nonostante non si aspettasse una domanda così intima da parte dell'amico, non poteva non ammettere che la cosa l'aveva sorpresa, ma in una maniera assolutamente positiva. « Già per il solo fatto che me lo chiedi è perché ci pensi, e se ci pensi vuol dire che ti piace... Inoltre credo che uscirci, sia il modo migliore per scoprirlo, non credi? E tranquillo ancora non ti chiedo chi sia la diretta interessata... Per ora. »
Bruce James W. Richardson
Fece un'altra corsetta di un paio di minuti, continuando ad ascoltare la ragazza. Forse la sua prima domanda l'aveva spiazzata, dopotutto non aveva nemmeno risposto. Continuò a correre, annuendo di tanto in tanto. «Vero? Lo penso anche io.» Disse con un po' di fiatone, senza però la minima intenzione di fermarsi. Sentì quella risposta e distolse lo sguardo per un attimo. Beh come poteva non pensare ad Etienne? Praticamente lavoravano insieme e si vedevano ogni giorno, ed in più c'erano state quelle due notti che avevano passato insieme, nell'ufficio dell'uomo. notti che lo avevano confuso incredibilmente. «Uscirci? Penso che le farebbe capire che mi interessa e mi prenderebbe in giro ancora più di prima. Il problema è anche che...beh diciamo che penso ancora a mia moglie. Mi sento in colpa. Come se la stessi tradendo..» Lee era morta, eppure nella sua testa non l'aveva mai lasciato. Sospirò appena e si fermò spegnendo il tapis roulant, per poi notare che il suo cercapersone stava suonando. «Devo scappare ma appena ho un po' di tempo ci dobbiamo sentire di nuovo, va bene? E' stato un piacere, Gen.» Disse prima di andare via, di corsa.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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Caccia alle Idee Impreviste: Come Trasformare Momenti Casuali in Fonti di Creatività!
Ho preso la fantastica abitudine di scrivere non appena metto piede nella metropolitana. Non so perché, ma sembra sempre essere il momento sbagliato per avere un’idea. Mi trovo circondata da persone cariche di borse della spesa e, nonostante mi isoli con la mia musica, qualcuno mi chiede qualcosa e mi impedisce di concentrarmi su ciò che vorrei. Poi arrivo a casa e improvvisamente tutto…
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“Lo scontro, la lotta nella vita è inevitabile contro i servi dell’Impero del Brutto”. Dialogo con Tomaso Kemeny
Il poeta lo riconosci dall’estro con cui disintegra la propria biografia, surfando tra leggende sotterranee, pronto a rovesciare l’incubo in una capriola. “Tamàs Làszlo Sàndor alias Tomaso K, in base a recenti studi, sarebbe nato nel mese di settembre dell’anno 1938, a Budapest. Secondo una saga popolare il giorno auspicato da sua Madre, Edith, fu il 17. E il piccolo, fortunatamente, vide la luce alle ore 17 del 17 settembre. Aveva ancora la bocca sporca di latte, quando sognò che dalla congiunzione del Cielo e della Terra nacque il fiume sacro, il Danubio, di cui si sentiva l’unico discendente”, così attacca, a un certo punto – l’incipit ha al centro “l’anziana lenona, protettrice di lascivie, in grado di fare scorrere a ritroso il Danubio, il Po, il Volga” – la folle autobiografia di Tomaso Kemeny, Tomaso K, poeta fuori tempo, all’avanguardia nel fu, un Torquato Tasso su Alfa Centauri, Per il Lobo d’Oro (Effigie, 2020), forse perfino il suo libro più bello. C’è un ponte sul Danubio bombardato dalla furia nazista, in questo libro, trasfigurato in belva (“il balzo di una tigre enorme con una coda di fuoco riduce il ponte in brandelli che affondano lentamente nel grembo del fiume”), la morte del padre, “caduto in Russia”, “l’Ungheria, mutilata e mortificata per la seconda volta, degradata a colonia dell’unione Sovietica”, l’Italia, Céline, “i mitici protagonisti del calcio magiaro”, la boxe appresa al cospetto di Sugar Ray Robinson (“Da Sugar il ragazzo impara come stabilire un rapporto armonico tra le gambe e i polmoni, sottoponendoli al medesimo grado di sforzo”), il ring, Dylan Thomas, Shakespeare, l’incontro con André Breton, l’Armata Rossa in Ungheria, Don Chisciotte, Amleto… “E Tomaso, con la testa, ha perso la voglia di continuare a scrivere in prosa, così come da bambino ha perso la Transilvania e da grande, a Chicago, ha perso il titolo mondiale dei pesi medi”. Non esiste una “vita da romanzo” – la vita si dice in versi, un incedere per endecasillabi, questa trappola retorica che muta il caos in oro e munge segni dal disguido. Insomma, ho preteso il fatidico Tomaso K. (d.b.)
Come si vive poeticamente?
Per me vivere poeticamente significa assumersi la responsabilità della speranza, speranza intesa come imperativo etico in un contesto che fonda lo sviluppo sull’economia e la finanza. L’abisso del nichilismo contemporaneo, secondo me, è superabile nel trovare ogni giorno il senso implicito alla Bellezza. La mia poetica si fonda sul mito della libertà di pensiero e d’azione fondata su valori estetici.
Cos’è la lotta, la boxe…?
Nella Natura e nella Società il pesce più grande divora il pesce più piccolo. La boxe è la sublimazione estetica della lotta per la sopravvivenza. Lo scontro, la lotta nella vita è inevitabile con i servi dell’Impero del Brutto.
Cos’è la guerra, il Nazismo, l’Unione Sovietica, la contestazione?
I cittadini-servi appoggiano, esaltarono il narcisismo dei dittatori paranoici in preda alla volontà di potenza e della pulsione di morte. I contestatori del ’68, figli della borghesia benestante, in preda a sensi di colpa, miravano a fondare una società secondo le condizioni date e a combattere il conservatorismo di destra e di sinistra dei genitori.
Chi è il poeta che ti ha insegnato di più?
Torquato Tasso per l’armonia sublime dei suoi versi. Ezra Pound per la fedeltà alle proprie idee, giuste o sbagliate che fossero. Gabriele D’Annunzio per il suo inimitabile stile esistenziale. André Breton per il culto della Bellezza Insurrezionale.
Cos’è la poesia, cos’è la vita?
La poesia per me significa assecondare gli eccessi atti a travalicare le frontiere della “Realtà”. La poesia per me è inoltrarsi giorno dopo giorno nei labirinti del sublime. La vita è assecondare le spinte eroiche, erotiche, eretiche; tenersi a distanza di sicurezza dagli stagni della disperazione.
Qual è l’evento che ti ha segnato?
La morte di mio Padre sul fronte russo il 2 aprile del 1942.Pensavo fosse immortale. La sua scomparsa mi ha fatto amare follemente la bellezza fuggitiva della vita.
L'articolo “Lo scontro, la lotta nella vita è inevitabile contro i servi dell’Impero del Brutto”. Dialogo con Tomaso Kemeny proviene da Pangea.
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La giornata peggiore del mondo
Questa storia partecipa al COWT di Lande di Fandom Settimana: sesta Missione: M4 Prompt: loop temporale + and it was all a dream/simulation N° parole: 2786
La sveglia stava suonando incessantemente da diversi minuti, ma Lance come al solito non voleva assolutamente saperne di aprire gli occhi, nonostante quel suono fastidioso ormai lo avesse svegliato. Forse poteva far finta di dormire ancora un po’ e quella maledetta prima o poi si sarebbe spenta, ma quando capì che il suono non sarebbe cessato si decise a sollevare un braccio tenendo ancora gli occhi chiusi e cercare a tentoni il pulsante per far star zitta quella dannata cosa. I suoi sforzi, però, furono ripagati solo dalla chiara consapevolezza di essere ormai sveglio, quindi anche se controvoglia si decise a sollevare le palpebre e dare uno sguardo alla stanza debolmente illuminata dalla luce del mattino che filtrava dalle tende ben tirate sulla finestra della sua stanza. Si mise a sedere tirando in alto le braccia per stiracchiarsi un po’, sciogliendo i muscoli intorpiditi dal sonno, poi si girò di lato e appoggiò i piedi in cerca delle ciabatte… che però non erano lì ad attenderlo. Guardandosi intorno preoccupato le vide, abbandonate vicino alla porta d’ingresso, e si chiese come avesse potuto dimenticarle lì la sera prima senza trovare risposta. C’era solo una cosa da fare, e ormai non poteva più evitarla se voleva iniziare la giornata, quindi Lance si fece coraggio e appoggiò i piedi nudi sul pavimento gelido con una smorfia, saltellando qua e là per raggiungere finalmente il calore confortante delle sue morbide ciabattine di lana azzurre. Sospirando di sollievo, aprì la porta e si diresse verso la cucina, dove sapeva che ad attenderlo ci sarebbe stata una magnifica colazione a base di biscotti che Hunk aveva infornato la sera prima. O forse no. Una volta varcata la porta della cucina, il ragazzo scorse Pidge che, rossa in viso e con faccia dispiaciuta, discuteva con Hunk davanti ad un barattolo vuoto. A quanto pareva durante la notte le era venuta fame e, un biscotto dopo l’altro, non era riuscita a trattenersi dal mangiarli tutti. Quindi ora non avevano la colazione, e Hunk non aveva nemmeno tutti gli ingredienti necessari per una seconda infornata, quindi l’unica alternativa per i prossimi giorni sarebbe stata l’orribile sbobba alteana nell’attesa che un carico di rifornimenti portasse nuovamente qualcosa di buono da mangiare, oltre che meramente commestibile. L’umore di Lance si deprimeva di più ad ogni boccone, e il pensiero che dopo quel pessimo inizio gli sarebbero toccati gli allenamenti non contribuiva di certo a migliorarlo. Anche l’allenamento non andò bene, gli sembrava che tutto fosse settato ad un livello ben più alto del suo, sentiva le braccia e le gambe pesanti e per quanto si sforzasse di mirare con precisione con la sua arma, i proiettili spesso mancavano il bersaglio. Quando l’allenamento finì, sudato ed esausto, Lance cadde in ginocchio e si prese un momento per respirare.
«Diamine Lance, si può sapere che diavolo ti prende oggi? Concentrati!» la voce di Shiro giunse gracchiante dal microfono della stanza, ma il ragazzo poteva sentire chiaramente il disappunto di cui era farcita.
Non gli sembrava giusto di dover essere ripreso così bruscamente dal suo compagno, una giornata storta poteva sempre capitare dopotutto, e lui non aveva colpa di questo. Scuotendo la testa si tirò in piedi e si diresse verso le docce, conscio che almeno l’acqua calda avrebbe lavato via i suoi dolori e che il profumo vanigliato del suo bagnoschiuma gli avrebbe donato almeno un po’ di sollievo. Poco prima di entrare nello spogliatoio vide uscire Keith con un asciugamano sulla testa che nascondeva la massa nera di capelli bagnati, e questo gli fece assaporare ancora di più il pensiero della doccia che stava per concedersi. Non fosse che una volta aperto il getto d’acqua si ritrovò sotto una cascata gelida che gli fece spiccare un balzo felino fuori dal box. Keith aveva finito tutta l’acqua calda, non riusciva a crederci! Ormai quella situazione iniziava ad essere surreale, e il ragazzo iniziò a credere di essere sotto l’influsso di qualcosa di malvagio che impediva a tutto ciò che accadeva attorno a lui di filare per il verso giusto. Doveva accertarsene in qualche modo, quindi decise di fare qualcosa che aveva preparato da un po’ di tempo: un piccolo regalo ad Allura. Da diverse settimane coltivava con dedizione un piccolo cespuglio di fiori nei pressi del castello, al riparo da occhi indiscreti, e l’ultima volta che li aveva controllati erano pronti per essere colti e raggruppati in un bel mazzo che avrebbe sicuramente reso felice la principessa. Cercando di pensare al fatto che, almeno stavolta, sarebbe dovuto andare tutto bene, Lance si diresse all’esterno del castello fino al luogo in cui teneva il suo piccolo “giardino segreto”, e fu felice di scoprire che i fiori erano effettivamente in ottima forma e più belli che mai. Ne fece un mazzo perfettamente bilanciato, raccolse qualche rametto dai cespugli vicini per dare maggiore armonia alla sua composizione e si apprestò a tornare indietro. Fu allora che vide Allura passeggiare nei dintorni in compagnia di Lotor, e colse chiaramente la sua risata dolce che si levava in risposta a chissà quale battuta di quel tipo. A quel punto la disperazione lo colse sul serio, certo del fatto che ormai la sua sfortuna era permanente e non ci sarebbe stato più nulla da fare in proposito. Gettò a terra i fiori e li calpestò, rosso in viso. Oh, come avrebbe desiderato qualcosa di dolce per calmare i suoi nervi ora, ma non c’era niente da mettere sotto i denti che non fosse sbobba. Non ebbe comunque il tempo di pensarci troppo, perché le difese del castello rilevarono diversi velivoli non identificati in avvicinamento, segno che stavano per essere attaccati dai Galra. Incredibile come quelli non si arrendessero mai, ma almeno Lance avrebbe avuto modo di sfogare la propria frustrazione prendendo a calci qualche nemico.
Si precipitò verso il suo leone, e insieme agli altri partirono per rispondere all’assalto. La battaglia era concitata e dopo poco si ritrovarono ad inseguire alcuni nemici volando velocemente oltre l’atmosfera, zigzagando pericolosamente tra una nuvola di detriti rocciosi. Lance si accorse troppo tardi di un movimento alla sua destra ed il suo leone venne colpito violentemente perdendo il controllo e finendo per schiantarsi con forza sulla superficie piatta di un asteroide che gravitava lì attorno. Nello schianto Lance batté violentemente la nuca, perdendo i sensi.
Si svegliò di soprassalto nel suo letto con un grido, e subito si tirò su a sedere tastandosi con una mano in corrispondenza di dove aveva battuto la testa, ma con sua sorpresa non incontro né fasciature né bernoccoli sotto il suo tocco. Intorno al suo letto non c’era nessuno dei suoi amici a vegliare su di lui in attesa che si svegliasse, e guardandosi bene intorno adocchiò di nuovo le sue ciabatte abbandonate nuovamente dall’altro lato della stanza a fianco della porta. Di nuovo saltellò sul pavimento gelido a piedi nudi, e si ripromise che la prossima volta quelle maledette ciabatte se le sarebbe ricordate. Giunto in cucina, si trovò davanti Pidge intenta a leccarsi le dita dalle ultime briciole di quelli che dovevano essere stati biscotti, mentre Hunk la guardava in cagnesco. Notando il suo ingresso, la ragazza lo informò candidamente che i biscotti erano finiti per quel momento, e che non era riuscita a resistere ad un improvviso attacco di fame. Rivolgendosi ad Hunk, Lance gli chiese dove avesse trovato gli ingredienti per fare una nuova infornata di biscotti, e quello con espressione sorpresa gli rispose di non aver trovato proprio nulla, ma che in realtà quella che si era appena divorata la loro amica era l’ultima scorta di biscotti che avevano, dato che alcuni degli ingredienti li aveva finiti proprio durante la loro preparazione, quindi fino a nuovo ordine ci sarebbe stato solo cibo alteano in tavola. Confuso, Lance si sedette e consumò in fretta un po’ di robaccia viscida prima di sgusciare verso la stanza per gli allenamenti, non prima di aver rifilato a Pidge uno sguardo truce.
L’allenamento fu nuovamente troppo duro per i suoi gusti, ma i colpi sembravano seguire lo stesso pattern della volta precedente, e anche se ne aveva mancati molti fu comunque in grado di colpire qualche bersaglio mobile e di schivare l’ultimo colpo diretto contro di lui, che nella scorsa sessione lo aveva quasi mandato al tappeto. Ma questo non significava certo che avesse superato la simulazione: era infatti estremamente provato e piegato in due dalla fatica, e non aveva raggiunto il punteggio necessario. Shiro lo riprese nuovamente in modo brusco attraverso l’altoparlante, dicendogli che doveva poltrire di meno e allenarsi di più. La cosa che colpì Lance però furono le parole usate dal ragazzo, esattamente le stesse dell’ultima volta. La faccenda iniziava a diventare strana. Decise di correre verso le docce piuttosto che camminare, e quando arrivò nello spogliatoio si trovò davanti Keith con un asciugamano avvolto attorno alla vita mentre tirava fuori i vestiti puliti dall’armadietto. Il ragazzo gli sorrise con aria imbarazzata.
«Ehi Lance! Senti, non arrabbiarti, ma credo di aver finito l’acqua calda per il momento. Mi sono attardato nella doccia e non ho pensato di chiudere il flusso d’acqua mentre mi insaponavo i capelli, perdonami.»
Era successo di nuovo anche questo, nonostante fosse arrivato un po’ in anticipo rispetto al solito. Le cose si stavano ripetendo esattamente identiche al giorno precedente, se non con qualche leggera modifica data dal suo modo diverso di comportarsi. Spinto dalla curiosità, si diresse verso l’esterno lasciando perdere la doccia per il momento e limitandosi a darsi una rinfrescata e cambiarsi con dei vestiti puliti. Stava per dirigersi verso il suo giardinetto quando decise di cambiare strada e fare piuttosto un giro del castello, imbattendosi ben presto in Lotor e Allura che passeggiavano tranquilli, tenendosi a braccetto mentre conversavano e ridevano tra loro. Ormai era più che certo del fatto che qualcosa non andava, quindi fece dietro front e si diresse nuovamente nel castello in cerca di Shiro, certo che se gli avesse parlato dell’accaduto lui avrebbe avuto qualche idea su quello che stava succedendo. Lo vide in una delle stanze mentre si dirigeva verso Pidge e Hunk che erano semi distesi su dei divanetti.
«Shiro! Devi ascoltarmi per favore!» «Lance? Hai una faccia, che ti succede?» Pidge e Hunk si voltarono a guardarli, curiosi. «Senti, probabilmente ti sembrerà strano, ma io ho già vissuto questa giornata! Mi sono svegliato e le ciabatte non erano vicino al letto, e poi Pidge aveva finito i biscotti e Keith l’acqua calda della doccia, e Allura e Lotor… insomma, io sapevo già cosa sarebbe successo!» «Lance, il tuo discorso non ha il minimo senso… puoi cercare di spiegarti un po’ meglio?» la faccia di Shiro tradiva una certa confusione. «Ecco, io credo di sapere cosa succederà oggi, e probabilmente tra poco-» ma non fece in tempo a finire la frase, perché gli allarmi del castello iniziarono a suonare indicando l’arrivo di velivoli sconosciuti, probabilmente appartenenti ai Galra.
Ecco che succedeva ancora.
Corsero tutti verso i propri leoni, e in una manciata di secondi nei cieli intorno alla base iniziò la battaglia. Come previsto, i Galra attirarono i leoni verso l’alto, oltre l’atmosfera e all’interno della nube di detriti. Lance schivò diversi colpi, compreso quello proveniente dalla sua destra che lo avrebbe sbattuto contro l’asteroide, ma con sua enorme sorpresa quel colpo andò invece a colpire Shiro che si schiantò esattamente dove la volta precedente era finito Lance. Il ragazzo voltò il suo leone e accorse per aiutarlo, ma non si era reso conto che anche Keith aveva avuto lo stesso pensiero, finendo per scontrarsi con il suo leone e, a causa dell’impatto, batté di nuovo la nuca.
Era mattina. Lance non era sicuro di voler aprire gli occhi, ma il suono penetrante della sveglia lo stava uccidendo. Esasperato, la prese e la lanciò contro il muro rompendola. Aveva ancora gli occhi chiusi, ma non poteva resistere alla curiosità (o magari era terrore?) di sapere cosa sarebbe successo. Li aprì piano, si mise a sedere e subito il suo sguardo si fissò sulla porta della sua camera. Sul pavimento, proprio lì di fianco, c’erano le sue ciabatte. Dannazione. Il ragazzo cadde di nuovo disteso sul letto, si girò premendo la faccia nel cuscino e urlò per l’esasperazione. In che diamine di guaio si era cacciato per far sì che la stessa giornata piena di sfortuna si ripetesse ancora e ancora? C’era un modo per fermare quel loop infinito? Lance giunse alla conclusione che doveva esserci un’unica maniera per uscirne: ribaltare la sfortuna. Deciso ad anticipare tutte le mosse del fato, mise i piedi a terra e camminò verso l’uscita della sua camera.
Dovette ripetere tutto diverse volte. Sveglia, ciabatte vicino alla porta, Pidge e i biscotti, Shiro e l’allenamento improponibile, l’acqua fredda dopo il passaggio di Keith, il suo proposito di fare un regalo ad Allura rovinato da quella seccatura di Lotor, l’attacco dei Galra. Ogni volta si avvicinava un po’ di più alla perfezione, ma puntualmente qualcosa andava storto e si ritrovava nuovamente svenuto, colpito dai nemici o dai suoi compagni per errore. Poi, finalmente, le cose andarono a posto. Si svegliò in fretta e subito corse in cucina per impedire a Pidge di mangiare l’ultimo biscotto, riuscendo ad avere per sé quell’ultimo pezzo di felicità. L’allenamento ormai non aveva più segreti per lui che aveva imparato a memoria tutti i movimenti dei bersagli e riusciva ad anticiparne i colpi. Riuscì ad ottenere un punteggio ottimo in un tempo breve, e Shiro non aveva nemmeno finito di complimentarsi stupito con lui per i risultati ottenuti che già stava correndo verso le docce. Trovò Keith intento a lavarsi mentre canticchiava, e finalmente poté godersi diversi minuti di doccia bollente accompagnata dal dolce aroma del suo bagnoschiuma. Sentiva i muscoli rinati. Invece di portare dei fiori ad Allura, decise di chiederle direttamente di passeggiare con lui, dato che era in netto anticipo su Lotor quella volta. La principessa inaspettatamente accettò l’invito, e i due si godettero il calore del sole e la brezza fresca mentre chiacchieravano, anche se Lance non riuscì a resistere alla sua mania di fare qualche battuta, non sempre azzeccata. Durante la passeggiata incrociarono Lotor, e l’espressione sul suo volto mentre li osservava fu impagabile. L’attacco dei Galra fu la parte più difficile, i loro attacchi erano ormai prevedibili ma ogni nuova mossa di Lance per schivarli o deviarli così che non colpissero i compagni modificava leggermente i colpi successivi, spingendo al massimo il suo sforzo per essere sempre pronto a rispondere. Ma riuscirono a respingerli alla fine, e senza nemmeno doversi assemblare in Voltron. Esausti, rientrarono al castello e Lance non riuscì a fare altro se non sprofondare tra le lenzuola. Doveva essere finita, altrimenti probabilmente sarebbe stato meno doloroso per lui consegnarsi spontaneamente al nemico e porre fine alla sua sofferenza.
Il suono della sveglia lo colse di sorpresa. Non pensava di essersi addormentato. Eppure c’era qualcosa di diverso, il suono non era quello che ricordava di aver impostato. Questo era più insistente e più meccanico, e insieme ai suoni c’erano anche delle parole che però, ancora intontito dal sonno, non riusciva a cogliere perfettamente.
«Lance? Lance mi senti?!» era la voce di Pidge che lo chiamava.
Rispose con un grugnito, e aprendo gli occhi si ritrovò il volto della ragazza a pochi centimetri dal suo mentre era intenta a chiedergli come si sentiva. Spostando lo sguardo, si rese conto di non essere nella sua stanza, né nel suo letto, ma bensì legato strettamente ad una poltroncina reclinabile con una visiera trasparente davanti agli occhi e cavi colorati che sputavano da ogni dove.
«Pidge? Che diamine è questa roba? Dove sono i biscotti che ha fatto Hunk?!»
La ragazza sorrise, e gli disse di tranquillizzarsi, era normale che non si ricordasse cosa era successo e che fosse ancora convinto di trovarsi nel loop simulativo da lei creato. Dopotutto era un prototipo, quindi doveva lavorarci ancora su, ma lui era stato una cavia esemplare. Il nuovo sistema di allenamento mentale funzionava a meraviglia, infatti durante la simulazione aveva potuto registrare un aumento della capacità di concentrazione e dei riflessi oculari che sfiorava il 10%, un risultato straordinario. In futuro, i paladini avrebbero potuto usare quella tecnologia per svolgere allenamenti mirati in uno stato simile al sonno, incrementando le loro capacità senza doversi muovere, una rivoluzione senza precedenti! Mentre la ragazza si prolungava nelle spiegazioni e nei complimenti verso il suo genio, slegò Lance e gli tolse il caschetto con gli elettrodi per la misurazione dell’attività cerbrale dalla testa.
Una simulazione, solo una simulazione. Ed era anche riuscito a migliorarsi nel mentre. Affascinante, davvero, ma ora tutto quello che Lance era sicuro di volere era un biscotto con le gocce di cioccolato fatto da Hunk.
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Cinema, i film in uscita giovedì 2 maggio
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Cinema, i film in uscita giovedì 2 maggio
Cinema, i film in uscita giovedì 2 maggio
Jacques Audiard alla sua prima prova in inglese, firma “The Sisters Brothers” con John C. Reilly e Joaquin Phoenix, un western fuori dagli schemi. Soprattutto per via del personaggio di uno dei due fratelli “sorelle”, Eli (Reilly) che è un cowboy romantico, che sogna di abbandonare il mestiere di bounty killer per sposare una maestra, aprire uno spaccio e fare tanti figli.
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Arriva nelle sale italiane una delle visioni più sorprendenti e applaudite all’ultimo Festival di Berlino. “Normal”, il nuovo film documentario di Adele Tulli.
Un viaggio e un atlante inaspettato nelle norme, gli stereotipi, le convenzioni di genere nell’Italia di oggi. Un cammino lungo quei confini che chiamiamo maschile e femminile, proponendo una riflessione – lucida, e provvista di ironia – sull’impatto che ha sulle nostre vite la costruzione sociale dei generi. Per cercare un nuovo significato a quella che ogni giorno e spesso senza troppo pensiero (e cuore) definiamo normalità.
Alessandro Paci, l’esilarante comico fiorentino che con Massimo Ceccherini e Leonardo Pieraccioni ci ha fatto ridere a crepapelle in decine di film, torna nelle sale con “Non ci resta che ridere”. La pellicola è un pot-pourri di tutte le barzellette più divertenti raccontato dal toscanaccio sul suo seguitissimo canale YouTube, ma stavolta i protagonisti – medici, carabinieri, camerieri e tantissimi altri – prendono vita sul grande schermo e hanno il volto dei suoi carissimi amici e colleghi tra cui Massimo Ceccherini e Benedetta Rossi.
Box office
Anche in Italia “Avengers: Endgame” esordisce polverizzando più di un record. Il film dei Marvel Studios domina la classifica del weekend con un risultato straordinario raccogliendo 12.1 milioni di euro e arrivando a un totale di ben 17.4 milioni di euro nei cinque giorni;
Al secondo posto “Ma Cosa ci Dice il Cervello” incassa altri 1.2 milioni di euro. La commedia con Paola Cortellesi supera i 3.4 milioni di euro complessivi;
Al terzo posto “La Llorona – Le Lacrime del Male” incassa 376mila euro per un totale di 1.5 milioni di euro.
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Luisa Ginetti
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