#Passione e politica
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[Adrienne Rich: Passione e politica][Rita Monticelli][Samanta Picciaiola, Maria Luisa Vezzali e Anna Zani
Adrienne Rich: la sua eredità femminista vive ancora Titolo: Adrienne Rich: Passione e politicaA cura di: Rita Monticelli, Samanta Picciaiola, Maria Luisa Vezzali e Anna ZaniEdito da: Vita Activa NuovaAnno: 2024Pagine: 264ISBN: 9791280771247 La sinossi di Adrienne Rich: Passione e politica Adrienne Rich (1929–2012) è stata una figura centrale come poeta, saggista, insegnante, attivista per i…
#2024#Adrienne Rich#Anna Zani#gay#Italia#LGBT#LGBTQ#LGBTQIA+#libri gay#Maria Luisa Vezzali#Passione e politica#poesia#Rita Monticelli#Saggi#Saggistica#Samanta Picciaiola#Vita Activa Nuova
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Recensione: Un’ode alla vita e all’umano nello stile di Neruda. Recensione di Alessandria today
Canto delle radici profonde evoca l’inesauribile profondità dell’animo umano e il legame indissolubile con la natura
Canto delle radici profonde evoca l’inesauribile profondità dell’animo umano e il legame indissolubile con la natura. Con versi che riecheggiano lo stile del grande Pablo Neruda, questa poesia celebra la memoria, la speranza e la resilienza che permeano la vita. La poesia utilizza immagini potenti e simboliche, come le radici e il fiume, per raccontare il viaggio dell’uomo, un viaggio fatto di…
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Questa foto spiega in maniera decisiva perché la vicenda Carini-Khelif è una pagliacciata politica, mi permetto di dire tipicamente italiana. Per chi non conoscesse la vicenda, la pugile italiana Angela Carini si ritira dopo 46' dall'inizio del match con Imane Khelif, algerina. Motivo: ha ricevuto colpi fortissimi. Khelif, che ha già partecipato alle Olimpiadi di Tokyo del 2020, è stata squalificata ai precedenti Mondiali di Boxe dalla Federazione Internazionale per esami medici non meglio specificati, si ipotizza per un tasso di testosterone superiore, caratteristica che in maniera naturale può variare anche in maniera sensibile tra le donne. Il Cio ha rigettato la squalifica e ha permesso all'atleta algerina di partecipare al torneo olimpico parigino.
E qui arriviamo alla foto: Khelif e Carini sono idonee entrambi per la categoria in cui competono. Se Carini ha deciso di abbandonare, scelta legittima nello sport, è perché non si è sentita in grado di affrontare un'atleta idonea alla sua categoria di appartenenza.
I due in foto sono Victor Wembanyama, centro della Francia di basket, stella dei San Antonio Spurs in NBA, alto 2,24 cm; al suo fianco Yuki Kawamura, playmaker del Giappone, alto 1,76 cm. I giapponesi non hanno certo abbandonato il Parquet per una così marcata differenza fisica, anzi con una prova superlativa di tecnica e passione hanno portato la partita con la Francia, tra le favorite del torneo, ai supplementari perdendo solo di 4 punti. E tra l'altro Kawamura siglerà 29 punti contro i 18 di Wembanyama.
Chissà cosa avrà detto il premier giapponese dei 50 cm di differenza in campo. E aspetto con quasi impazienza di sapere dove verrà candidata da Fratelli d'Italia Angela Carini alle prossime elezioni.
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E poi ci si perde così, semplicemente: stupidi!
Lasciamo scorrere scioccamente intatti minuti, ore e giorni. Sprechiamo anni e mesi preziosi. Tutto tempo gettato via; spicchi di vita che avrebbero potuto essere impiegati amando, amando, amando. Ed essendo amati in cambio. Perché non c'è null'altro che valga veramente la pena fare se non denudare l'anima, tacere e iniziare ad accoppiare cuori e corpi. Se è vero purtroppo che “la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi” (Carl von Clausewitz) per fortuna il sesso è il meraviglioso e necessario proseguimento dell'amore delle anime con i mezzi della carne.
Quindi non c'è atto più nobile, bramato e giusto che infilare la lingua, il proprio pene in una donna, ovunque lei voglia. Ovunque tu voglia. E non c'è nulla di male, anzi, nel desiderare ardentemente accogliere un uomo nella propria bocca, nel culo o nella propria vagina. Che sono stati fatti apposta: riprodursi, mangiare ed espellere sono compiti secondari. E poi godere e gioire nel gustare il suo seme. O il nettare della propria donna. Solo chi non ha mai amato ignora cosa vuol dire vivere una vera passione, cosa sia l'incomprimibile bisogno di isolarsi accoppiati in una bolla fatta di segreti, ritagli di tempo, peccato.
E poi: sforzo fisico, sudore, odori misti a sorrisi e orgasmi ogni volta diversi e ogni volta più soddisfacenti. Infine, semplicemente mangiare un trancio di pizza o un gelato insieme. Oppure semplicemente continuare a sfamarsi ancora di baci. Perché amarsi non basta mai.
"Dio come ti odio: come… come fai a essere così stupida, così distratta, così stronza, così… irresistibile, così bella, così… vieni qui che ti desidero."
"Ma... Ancora?"
"Si: ancora."
"Eccomi: vieni dentro di me. Riempimi di te."
RDA
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LUCI ROSSE
Quando ero un acerbo adolescente, mi facevo trascinare dagli amici più grandicelli al cinema. Devo dire che nel mio quartiere esistevano ben tre sale cinematografiche, di queste, ne è rimasta una sola in attività, spesso chiusa, gestita alla meglio da qualche associazione locale. Delle altre due, una è diventata una banca e l'altra un piccolo supermercato.
Di queste tre sale, la più intrigante proiettava film a luci rosse. Alla cassa c'era quasi sempre una donna ma la vergogna ad entrare non ci sfiorava. Certamente ci guardavamo intorno per vedere se qualche conoscente ci pizzicava all'uscio e poi di corsa dentro. All'uscita la stessa accortezza, via libera e si fischiettava!
Qualcuno si camuffava con occhiali scuri, il bavero alzato e il tono della voce era roba da doppiatore di Al Pacino: "cinque biglietti, grazie!"
In verità, non eravamo per niente maggiorenni, forse solo uno tra noi, io potevo avere tredici, forse quattordici anni, ma la cassiera non chiedeva i documenti e ci lasciava entrare.
Funzionava che potevi restare seduto anche per tre spettacoli consecutivi, non esisteva il cambio di pubblico, si entrava quando volevi e così per uscire; inutile dire che quasi tutti uscivano dopo aver fatto almeno un bis.
Erano tempi diversi, non esisteva internet e in televisione il nudo era merce rara. Ricordo un programma televisivo su Rai Due: “Odeon. Tutto quanto fa spettacolo”, un rotocalco abbastanza disinvolto. Mia madre conosceva la mia passione per Tex Willer e Diabolik e non comprendeva bene il mio interesse per quel tipo di programma: "bravo, guardi anche programmi intellettuali!?" Le era sfuggito quel servizio che mostrava le ballerine del Crazy Horse a seno nudo!
Non mi voglio dilungare, ma la situazione politica sembra proprio un film a luci rosse. Pensavo alle parole di Giorgetti, che parla di sacrifici che si dovranno fare, di soldi che non ci sono, della grande fregatura che toccherà ancora una volta a quella parte di lavoratori italiani onesti, così capisco che negli anni non e' mai cambiato niente per questa parte d'italiani.. sempre messi in quelle pose che passavano sullo schermo di quel cinema.. @ilpianistasultetto
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"Consigli per una donna forte” di Gioconda Belli
( DIS. by Tanino Liberatore )
Se sei una donna forte
proteggiti dalle bestie che vorranno nutrirsi del tuo cuore.
Usano tutti i travestimenti del carnevale della terra:
si vestono da sensi di colpa, da opportunità,
da prezzi che si devono pagare.
Non per illuminarsi con il tuo fuoco
ma per spegnere la passione
l’erudizione delle tue fantasie
Non perdere l’empatia, ma temi ciò che ti porta a negarti la parola,
a nascondere chi sei,
ciò che ti obbliga a essere remissiva
e ti promette un regno terrestre in cambio
di un sorriso compiacente.
Se sei una donna forte
preparati alla battaglia:
imparare a stare sola
a dormire nella più assoluta oscurità senza paura
che nessuno ti tiri una fune quando ruggisce la tormenta
a nuotare contro corrente.
Educati all’occupazione della riflessione e dell’intelletto.
Leggi, fai l’amore con te stessa, costruisci il tuo castello, circondalo di fossi profondi però fagli ampie porte e finestre.
E’ necessario che coltivi grandi amicizie
che coloro che ti circondano e ti amano sappiano chi sei,
che tu faccia un circolo di roghi e accenda al centro della tua stanza
una stufa sempre accesa dove si mantenga l’ardore dei tuoi sogni.
Se sei una donna forte proteggiti con parole e alberi
e invoca la memoria di donne antiche.
Fai sapere che sei un campo magnetico.
Proteggiti, però proteggiti per prima.
Costruisciti. Prenditi cura di te.
Apprezza il tuo potere.
Difendilo.
Fallo per te:
Te lo chiedo in nome di tutte noi.
................
"Gioconda Belli è nata in Nicaragua nel 1948. Ha partecipato attivamente alla lotta del Fronte sandinista contro la dittatura di Somoza".
Scrittrice e attivista nicaraguense .Annoverata tra le più importanti scrittrici dell’America Latina, è stata attiva in politica sin dalla giovinezza:
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Viaggiavo...
... sul sedile posteriore avevo sei anni e li sentivo parlare: " Giusè la Politica è Passione, destra e sinistra sono due rive con ideali alternativi e il centro è come una zattera, trasporta quelli che a destra o sinistra si indeboliscono". Per tutti era semplicemente Pinuccio. Sono cresciuta nella Politica, quella Vera, non quella salottiera. Quella degli ideali impressi sui fogli stampati con il ciclostile e le mani che non potevi fare a meno di imbrattarti con la colla dei manifesti. Sono cresciuta con gli insegnamenti dei cattivi maestri. Per me la cultura è altro che sporadico gossip. Per me l'intelligenza è altro rispetto ad una battuta tagliente a sfondo sessuale. Per me il coraggio è altro che quello di metterci la faccia su un social. Per me una citazione da un libro ANCORA IN CIRCOLAZIONE E DI INTERESSE STORICO CULTURALE è altro dall'incitamento all'odio. Quando mi parlate di "Solidarietà" femminile vi rispondo che non ci sono paragoni tra Aquile e quaglie ergo nessuna scusante per la gente ignorante.
Cordialità.
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BLACKLOTUS
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“ Ricordo che andavo in giro per i paesi della Castellana, in tutta la provincia, prima di tutto per convincere le donne a votare e poi davo l’orientamento di voto a favore della Democrazia cristiana, che era diventato il mio partito. Peccato che io non potessi votare, all’epoca si diventava maggiorenni a ventuno anni, ma ciò non diminuì il mio entusiasmo, il mio impegno. E devo dire che, andando a parlare con le contadine al mattino presto, perché si alzavano alle cinque, cinque e mezza per governare gli animali nelle stalle e poi per accudire uomini, vecchi e bambini, io e le mie amiche non trovavamo difficoltà a convincerle a partecipare. Piuttosto, i dubbi erano sul come partecipare: «Che cosa dobbiamo fare? Come facciamo a non sbagliare? Ne saremo capaci?». Per noi militanti è stato gratificante vedere che comprendevano i nostri discorsi, li condividevano, si rendevano conto che il voto era il punto di partenza di una nuova partecipazione alla vita sociale e politica del paese: un diritto-dovere che ci proiettava, da protagoniste, nel futuro. E le italiane, fin dalle prime elezioni, parteciparono in numero maggiore degli uomini, spazzando via le tante paure di chi temeva che fosse rischioso dare a noi il diritto di voto perché non eravamo sufficientemente emancipate, non eravamo pronte. Il tempo delle donne è stato sempre un enigma per gli uomini.
E tuttora vedo con dispiacere che per noi gli esami non sono ancora finiti. Fortunatamente ci furono politici convinti non solo che il voto alle donne era giusto, ma che era utile per la democrazia; di più: sarebbe stato una garanzia di democrazia. E mi ricordo – oggi un tale comportamento sarebbe inconcepibile – che Palmiro Togliatti, riguardo alla decisione da prendere, disse: «Sentite prima quello che pensa De Gasperi». In quell’occasione – come poi si vide – i loro giudizi, i loro comportamenti concordarono. Al di là della valutazione squisitamente politica, sembrò giusto a entrambi affidarsi al nostro buon senso e accordarci fiducia. Purtroppo il buon senso femminile, che è uno dei nostri talenti, in troppe altre situazioni non è stato ascoltato. “
Tina Anselmi con Anna Vinci, Storia di una passione politica, prefazione di Dacia Maraini, Chiarelettere (Collana Reverse - Pamphlet, documenti, storie), 2023; pp. 38-39.
Nota: Testo originariamente pubblicato da Sperling & Kupfer nel 2006 e nel 2016.
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Lina Poletti
Lina Poletti, scrittrice e letterata, pioniera della liberazione sessuale e omosessuale, si è battuta per il suffragio e per l’emancipazione femminile.
Si è schierata contro perbenismo e fascismo e agito, in prima persona, contro l’analfabetismo e ogni forma di sopraffazione e limitazione delle libertà.
Dantista, poeta e grecista di immensa cultura, ha attraversato quasi un secolo di storia con onestà intellettuale, originalità creativa e coerenza.
È stata una delle prime donne, in tutta Europa, a dichiarare apertamente di essere lesbica.
Nata a Ravenna il 27 agosto 1885, Cordula Poletti, era la penultima di quattro figlie di una famiglia di piccoli commercianti. Laureata in lettere all’Università di Bologna con Giovanni Pascoli nel 1907, con una tesi sulla poesia di Giosuè Carducci che viene ancora custodita nel Fondo Poletti della Biblioteca Classense di Ravenna.
Nonostante avesse sposato un uomo, Santi Muratori, suo amico d’infanzia con cui non ha mai vissuto, viene ricordata per le relazioni sentimentali che ebbe con Sibilla Aleramo e Eleonora Duse.
Nel 1908 ha partecipato al Congresso delle donne italiane in cui si chiedeva il suffragio, il riconoscimento della figura femminile nel diritto di famiglia e nei reati di violenza carnale. Vi erano presenti tutte le principali femministe italiane, tra cui la politica Anna Kuliscioff e Sibilla Aleramo, giovane scrittrice che, due anni prima, aveva pubblicato Una donna, romanzo che aveva fatto scalpore e scandalizzato, in cui raccontava l’abbandono del figlio e del matrimonio con il suo stupratore a cui era stata costretta dalla famiglia.
Tra le due era subito iniziato un intenso scambio epistolare e una grande passione.
In Lucida follia. Lettere d’amore a Lina, Sibilla Aleramo, l’ha definita, la fanciulla maschia, descrivendola come una giovane donna androgina, portatrice di comportamenti e caratteri svincolati dagli stereotipi sessuali, definibili come atteggiamenti culturali.
Insieme hanno partecipato ad attività suffragiste e filantropiche come quelle nelle scuole dell’Agro Romano e Pontino per portare l’istruzione nelle campagne dove abitavano popolazioni contadine analfabete, affette dalla malaria e costrette in condizioni di lavoro schiavistiche. Hanno anche prestato soccorso alle popolazioni terremotate di Calabria e Sicilia, nel dicembre 1908.
Nell’autunno 1910 la loro relazione si concluse definitivamente e Lina Poletti visse una storia intensa e conflittuale con la più grande diva del tempo, Eleonora Duse che, in quel periodo stava attraversando una crisi creativa. Tra viaggi e celebri frequentazioni, aveva scritto, per il suo grande ritorno teatrale, un’Arianna che non è mai andata in scena e che era stata motivo di forte contrasto alla fine della loro relazione che aveva portato uno strascico di beghe legali per la restituzione dei manoscritti.
Nel 1918 ha pubblicato Poemetto della guerra, un’opera epica, animosa, forgiata ai modelli plastici dannunziani, capace di rappresentare, in modo aulico e appassionato, la catastrofe della Grande Guerra.
Grande studiosa di Dante, si ricorda una sua lezione alla Biblioteca Classense di Ravenna, il 9 maggio 1920, in cui si era presentata in abiti maschili. In giacca e camicia bianca, una camelia bianca appuntata al petto, aveva letto e commentato l’ultimo canto della Divina Commedia con passione esegetica accompagnata a un misurato controllo stilistico.
Il suo grande amore è stata Eugenia Rasponi Murat, nobile intellettuale femminista, con cui ha vissuto per 40 anni, dal 1918 fino alla morte della contessa, avvenuta nel 1958. Insieme hanno viaggiato tanto, attraverso la Grecia e l’Europa, spingendosi fino in Oriente. Hanno vissuto a Roma frequentando circoli teosofici e filosofici che le resero invise al regime che aveva mandato più volte a casa loro le autorità preposte al controllo e alla censura. Militanti culturali antifasciste, avevano organizzato seminari guidati dal filosofo Jiddu Krishnamurti che, per primo, ha divulgato il buddismo in Italia.
Lina Poletti ha scritto diversi saggi dedicati a Dante, Pascoli e Carducci e si è sempre occupata, sia nelle opere sia nella sua vita privata, dell’emancipazione delle donne.
In anni più recenti, la sua figura è stata approfondita per la sua visione sulla libertà delle relazioni tra i sessi che l’hanno resa un’icona queer.
Il suo ultimo lavoro è stato un vasto progetto di antropologia culturale che indagava su origini e fini comuni dei popoli dell’area mediterranea di cui non ci resta nulla, come poco è stato tramandato delle sue opere.
Si è spenta il 12 dicembre 1971 a Sanremo.
Selby Wynn Schwartz, studiosa di Stanford in After Sappho, libro segnalato dal New Yorker e nella longlist del Booker, di lei ha scritto: Ci guidava come un faro verso un futuro in cui non sapevamo ancora come vivere.
Lina Poletti è stata una visionaria voluttuosa, una ribelle intellettuale che ha trasgredito alle regole chiedendo libertà, amando apertamente altre donne. Ha scritto un manifesto mentre i fascisti si preparavano alla marcia su Roma, nel 1921.
Non ha avuto remore a esporsi e vivere come desiderava, nonostante le privazioni sociali e culturali dei tempi e spianato la strada alle rivendicazioni dei diritti umani.
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50 REGOLE D'ORO PER LA VITA
Non stringere mai la mano a qualcuno senza alzarti in piedi. In una negoziazione, non fare mai la prima offerta. Se ti confidano un segreto, mantienilo. Se ti prestano una macchina, restituiscila con il serbatoio pieno. Fai le cose con passione o non farle affatto. Quando stringi la mano, fallo con fermezza e guarda quella persona negli occhi. Vivi l'esperienza di viaggiare da solo. Non rifiutare mai una pastiglia di menta, i motivi sono ovvi. Accetta consigli se vuoi invecchiare. Mangia con la nuova persona a scuola o in ufficio. Quando scrivi un messaggio mentre sei arrabbiato: finisci, rileggi, cancella e riscrivi il messaggio. A tavola non si parla di lavoro, politica o religione. Scrivi i tuoi obiettivi e lavora per raggiungerli. Difendi il tuo punto di vista, ma sii tollerante e rispettoso verso gli altri. Chiama e visita i tuoi parenti. Non rimpiangere nulla, impara da tutto. L'onore e la lealtà devono essere presenti nella tua personalità. Non prestare denaro a qualcuno che sai che non ti restituirà. Credi in qualcosa. Fai il letto quando ti svegli al mattino. Canta sotto la doccia. Prenditi cura di una pianta o di un giardino. Guarda il cielo ogni volta che ne hai l'occasione. Scopri le tue abilità e sfruttale. Ama il tuo lavoro o lascialo. Chiedi aiuto quando ne hai bisogno. Insegna un valore a qualcuno, preferibilmente a un bambino. Apprezza e ringrazia chi ti tende la mano. Sii gentile con i tuoi vicini. Rendi la giornata di qualcuno più felice, renderà felice anche te. Competi con te stesso. Concediti un regalo almeno una volta all'anno. Prenditi cura della tua salute. Saluta sempre con un sorriso. Pensa velocemente, ma parla lentamente. Non parlare con la bocca piena. Lucida le tue scarpe, taglia le unghie e mantieni sempre un aspetto curato. Non esprimere opinioni su argomenti che non conosci. Non maltrattare mai nessuno. Vivi la tua vita come se fosse l'ultimo giorno. Non perdere mai una meravigliosa opportunità di rimanere in silenzio. Riconosci l'impegno di qualcuno. Sii umile, anche se non sempre. Non dimenticare mai le tue radici. Viaggia quando puoi. Concedi il passo. Balla sotto la pioggia. Cerca il tuo successo senza arrenderti. Sii giusto, difendi chi ha bisogno di te. Impara a goderti i momenti di solitudine.
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ARTISTI CONTEMPORANEI - di Gianpiero Menniti
LA PASSIONE E LA MATERIA
L'incontro con gli atti espressivi di Monica Isabella Bonaventura, nata in provincia di Venezia, poliedrica e pluripremiata artista, lascia una traccia: seguirla impone l'addentrarsi fin dentro le viscere della Terra, l'immergersi in un tunnel scavato a mani nude.
La sensazione del contatto è gravida, intensa, vivida.
Possiede grida afone, toni lontani, rumori d'attrito.
Eppure, si avverte una mancanza, un distacco, un anelito, come se l'apparire dell'evento espressivo portasse con sé la nostalgia della mano, la struggente ricerca del contatto tattile perduto, la sensualità del gesto ormai ricordo.
E di sapore e di odore terragno, acre, pastoso.
Questo indizio, indelebile, rimane impresso sulle sue tele come in ogni oggetto sottoposto alla sua sensibilità, alla pregnanza della sua violenza dolce e appassionata sulla materia.
Ogni incontro con la materia è un atto di violenza necessaria al suo divenire, al suo apparire: il mare non si può solcare senza ferirlo.
Allo stesso modo, l'incontro artistico con Monica Bonaventura è una ferita che pulsa, che non può essere ignorata, che rimane fusa nelle sue opere.
Un calore perenne.
Di materia incandescente.
Di materia ansimante, che impone spazio all'espandersi del respiro.
Semplicemente, di materia, ormai sua.
In dono a chi sa coglierne la preziosa origine.
- Nelle Immagini: foto di Monica Isabella Bonaventura e alcune opere dell'artista, nell'ordine "Vento", "Sands desert", "Oltre", "Aura", "Albori", "Raggio di Sole", "Aurora", "Flam" e "Punto G"
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Il caso riferito da Metzger: un ex ufficiale in pensione si è affezionato al figlio della sua affittacamere. Un giorno, “senza nessun motivo e senza che fosse in gioco nessuna passione, come può essere la collera, l’orgoglio, la vendetta”, si getta sul bambino e lo colpisce per due volte con un martello, senza ucciderlo.
Il caso di Sélestat: in Alsazia, durante il rigidissimo inverno del 1817, sotto la minaccia della carestia, una contadina approfitta dell’assenza “dell’assenza del marito, che se ne è andato a lavorare, per uccidere la loro figlioletta, tagliarle una gamba e cuocerla nella minestra.
A Parigi, nel 1825, una serva, Henriette Cornier, va a trovare la vicina dei suoi padroni e le chiede insistentemente di affidarle per un po’ la figlia. La vicina esita, acconsente e poi, quando torna a riprendere la bambina, scopre che Henriette Cornier l’ha appena uccisa, le ha tagliato la testa e l’ha buttata dalla finestra. A Vienna Catherine Ziegler uccide il figlio bastardo. In tribunale spiega di essere stata spinta da una forza irresistibile. Viene assolta per follia e liberata. Ma lei dichiara che farebbero meglio a trattenerla in prigione, perché lo rifarà. Dieci mesi dopo, partorisce un bambino che uccide immediatamente e al processo dichiara di essere rimasta incinta al solo scopo di uccidere il neonato. Viene condannata a morte e giustiziata.
In Scozia un certo John Howison penetra in una casa, ucci de una vecchia che non conosce e se ne va senza aver rubato nulla, ma non cerca di nascondersi. Arrestato, nega contro ogni evidenza; ma la difesa sostiene che si tratta del crimine di un demente, giacché privo d’interesse. Howison viene giustiziato e, retrospettivamente, sarà interpretato come un ulteriore segno della sua follia il fatto che avesse detto a un funzionario lì presente che aveva voglia di ammazzarlo”
Michel Foucault, Estetica dell’esistenza, etica, politica. Archivio Foucault 3. Interventi, colloqui, interviste. 1978-1985 (Feltrinelli)
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Mi sono sempre schierato fin da ragazzino, non ho mai seguito la massa, nè mai ho frequentato il branco, ho sempre scelto e forse è proprio per tale motivo che ho sempre avuto molti nemici e tante antipatie. Ed ecco, sto per farmene altre.
#cilasciamoguidaredachicisfrutta#
La politica, mi ha sempre dato la nausea, senso di schifo, che se me ne fossi occupato, è sicuro che sarei stato un rivoltoso e ho sempre odiato la parola diplomazia (per me, sinonimo di piede in due staffe). Chissà quanti mi darebbero torto specialmente oggi guardando i politici attuali la maggior parte dei quali, come è ormai noto già da molto tempo, hanno come alleati o sponsor, molti di quei giornalisti che per uno scoop sono disposti a prostituirsi e si venderebbero moglie e figli. Io questi l'ho sempre chiamati "bertucce".
#laportalargaèpiùfacileecomoda#
Lo stesso per la religione che non ho mai amato e nei confronti del quale, io sono un protestante laico, difensore e sostenitore della sana verità e della parola di Dio un fuorilegge insomma come lo era Gesù. Durante i miei ventennali cammini, mi è capitato delle volte di sostare in tante città note come luoghi di fede e assai impregnate di religiosità prettamente cattoliche e disponendo di tempo ho voluto percorrere la via dolorosa, la via della passione di Cristo, cosidetta via Crucis. Mentre a Lourdes, le stazioni con le varie scene sono rapprentate da statue tutte dorate, quindi non certo di buon gusto, in netta contradizione con l'umiltà e la scelta di povertà del Signore, a Gerusalemme sono riuscito a seguire solo parte della Crucis che dalla Basilica della flagellazione arriva sino al Santo Sepolcro e, udite udite, tutti la seguono recitando il rosario... incredibile! Una interminabile sfilza di ave Maria, su quell'infame strada che Gesù ha percorso tra insulti, frustate e sputi, con il peso della croce e insultato anche da quelli che prima avevano ricevuto miracoli da lui, grondande di sangue per la flagellazione che aveva già subìto e la testa e la fronte perlate del suo sangue, per la ignobile corona di spine che i soldati romani le avevano conficcato nella carne e quindi dicevo, la gente, guidata da alcuni frati, percorre tutto il tragitto recitando la sonnolenta cantilena del rosario anzichè l'eventuale e unica preghiera che Gesù stesso ci ha lasciato ovvero: "Il Padre Nostro". Ho resistito, ma è stata dura.
SELA...
Sela... Rifletti... Discerni...
Io sono figlio di Dio e solo Lui è mio Padre. Gesù è mio fratello maggiore lo seguo costantemente nei suoi insegnamenti. Abiterò una meravigliosa casa, mio Padre mi sta già preparando il posto e io sono grato a entrambi per il grande privilegio. Dunque non mi occorre nessun'altra scuola e nè egida da frequentare, io sono già all'Università e non necessito di altro, seguo già il corso dei due più grandi Insegnanti, che si possano mai avere su questa terra ed in questa vita, per mezzo del terzo che è lo Spirito Santo, il mio educatore, la mia grande Guida che mi consiglia, mi corregge e mi edifica ma soprattutto mi da discernimento per distinguere sempre il bene dal male e non a caso si chiama il Consolatore. Mi convertii solo quel giorno, in cui mi venne assicurato prima, e constatato dopo che potevo avere una relazione diretta con Gesù senza intermediari e credere in Lui mi avrebbe assicurato il perdono dei peccati e la salvezza. Peccati passati, i presenti e anche quelli futuri. Futuri?! Si e lo capii solo nel tempo come potesse accadere, rendendomi conto del mio cambiamento: io sono sempre lo stesso ma se prima qualche peccato lo pianificavo, ora no, seppure sia sempre lo stesso peccatore, adesso semplicemente cado, cedo alla tentazione si ma non pianifico più e non c'è più programmazione. Concludendo e ribadendo una volta ancora, che non sono cattolico e nè appartenente ad alcuna altra denominazione o egida, non frequento nè chiese fatte da mani d'uomo ma solo quelle che si riuniscono in spirito, noi dunque, come pietre viventi che come dice la Parola di Dio, poggiano su Cristo chè è la pietra angolare. Io e Dio uno e Trino, Padre, Figlio e Spirito Santo. E quando ho bisogno di alimentarmi, apro le Sacre Scritture, magari insieme agli altri fratelli e sorelle o faccio il numero 33.3 dove Geremia dice di rivolgersi in caso di necessità: "Invocami e io ti risponderò, e ti annunzierò cose grandi e impenetrabili che tu non conosci". Amèn e Amèn!!! Ecco, relazione e non religione. Salvezza e amore, non precetti.
lan ✍️
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Storia Di Musica #322 - Spoon, Kill The Moonlight, 2002
Alla cabina del mixer di The Stage Names dei Okkervil River c'era un ragazzo musicista, un batterista per la precisione: Jim Eno. Che all'uscita di quel disco era una sorta di celebrità della musica indie per via del gruppo che aveva fondato, circa dieci anni prima, con il cantante e chitarrista Britt Daniel. Ad Austin infatti agli inzi degli anni '90 fondano un gruppo che prende nome da una canzone dei leggendari Can, il famoso gruppo tedesco della Kosmik Music degli anni '70, che si chiama Spoon (da quel disco meraviglioso che fu Ege Bamyasi del 1972) e che faceva parte della colonna sonora di un film amato dai due ragazzi, Doppio Taglio (Jagged Edge), del 1985. Nel 1994 come duo con musicisti sessionisti incidono le prime canzoni: vanno in un EP, Nefarious (1994) e poi, assodati dalla etichetta Matador, in un LP, del 1996, Telephono, che vende poco ma viene notato da una certa critica come qualcosa di molto interessante. Nel 1997 un nuovo EP, Soft Effects, mostra l'embrione della loro musica futura: poco noisy, una musica geometrica che si rifà alla New Wave più illuminate (i Wire soprattutto) e una passione, soprattutto di Daniel, per Elvis Costello. Durante un concerto del 1996, invitano sul palco Josh Zarbo, bassista tra il pubblico, e finir�� per suonare con loro per oltre dieci anni, fino al 2007. Nel 1998 hanno una grande occasione: li mette sotto contratto la Elektra, la leggendaria casa discografica dei The Doors, dei Love, centrale nella musica degli anni '70 negli Stati Uniti: esce persino un disco, A Series Of Sneaks, ma una serie di incomprensioni con il loro referente, Ron Laffitte, porterà ad una distribuzione scadente e persino a scelte produttive non concordate, tanto che la casa discografica li licenzia dopo un solo disco e gli Spoon dedicheranno a Laffitte una suite di sue brani, molto ironici ma potentissimi per la critica nei confronti dei suoi comportamenti, The Agony Of Laffitte e Laffitte Don't Fail Me Now che saranno incluse nella ristampa di A Series Of Sneaks del 2002, quando la band è sotto contratto con la Merge. Una delle etichette più importanti per la musica indipendente crede moltissimo in questo duo, che in tre anni scrive tre dischi bellissimi: Girls Can Tell del 2001 è l'antipasto per il disco di oggi, scelto per il misterioso motivo comune ai dischi di Aprile (che sono sicuro avete ormai capito).
Kill The Moonlight esce il 20 Agosto del 2002. È un disco che fa della semplicità sonora il suo fulcro, che non vuol dire affatto che sia un disco banale: anzi se ne apprezzano le idee, le influenze, le scelte degli arrangiamenti in modo più facile ed incisivo. È un disco che lascia da parte gli stili prefissati, meno dolente di Girls Can Tell, più gioioso e divertente, un omaggio alle loro passioni musicali. Il disco è trascinato da The Way We Get By, che diventerà molto famosa per l'uso in serie cult come The O.C., Scrubs e persino nella colonna sonora di Shameless (e di molti altri film). Il suono è semplice ma variopinto, con addirittura occasionali puntate di fiati, e per la prima volta il fulcro sonoro è di chitarra e pianoforte, quest'ultimo strumento mai usato precedentemente, nei crediti affidato al misterioso Eggo Johanson, in realtà lo stesso Britt Daniel (tra gli altri musicisti, il fido Zarbo e Mike McCarthy alla chitarra, altri due bassisti, Roman Kuebler e John Clayton, Matt Brown al sassofono e Brad Shenfield al Darbuka, che è un tamburo a cesto tipico della musica mediterranea, soprattutto lato africano). Meravigliosi gli intro di Small Stakes, molto rock, e quello quasi dadaista di Stay Don't Go. Someone To Look Foward To è più "sporca" e groove, salendo nei toni alti del canto tanto amati da Daniel. Jonathan Fisk è ritmica e sa di anni '80 (soprattutto nel timbro della batteria di Eno), ed è il più chiaro omaggio a Costello, anche nella tematica del brano (ricordi di bullismo da cortile, religione e politica di destra con "bombe atomiche e rasoi smussati"). C'è anche sufficiente angoscia in brani come All The Pretty Girls Go To The City. Ma è musicalmente che il disco sorprende: sono uno dei pochi gruppi rock indie del periodo che non "abusano" della chitarra ritmica fuzz, ricorrendo alle tastiere, che sono davvero la novità musicale nel loro stile, e anche ai campionatori. Chiude il disco un altro gioiello, Vittorio E., 3 minuti di malinconica e potente "anti-ballata".
Il disco viene osannato dalla critica, e finalmente anche dalle vendite: rientra in tutte le classifiche dei migliori dischi dell'anno 2002, del decennio 2000-2010 e persino nelle posizioni alte delle classifiche specialistiche dei migliori dischi indipendenti di sempre. Diventerà presto uno dei titoli migliori del catalogo Merge, dopo In the Aeroplane Over the Sea dei Neutral Milk Hotel e 69 Love Songs dei Magnetic Fields (li trovate tutte e due nelle Storie Di Musica). Ma il vero boom lo fece il disco successivo per gli Spoon: Gimme Fiction venderà centinaia di migliaia di copie, trascinato da un'altra canzone stupende, I Turn The Camera On, anch'essa usata in serie Tv (Veronica Mars, Bones e persino in una puntata de I Simpson), che segna il successo di una band che ha sempre fatto musica interessante, alla faccia di quel Ron Laffitte che non credette in loro.
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Domenico Furgiuele
IL MILITANTE IGNOTO
Storie, radici e valori di una passione politica autentica
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Il militante ignoto è colui che si batte per gli altri, che sogna un altro mondo, che incarna un’alternativa vitale al deserto dell’egoismo. Crede nelle proprie idee, si dona disinteressatamente, pratica le buone virtù e vive la propria Comunità: ha spesso un coraggio innato, che lo spinge a schierarsi, a rialzarsi e ad osare. Ama, pensa e lotta, vivendo ogni giorno come se fosse l’ultimo.
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PUGILE TRANS SFIDA ATLETA AZZURRA A PARIGI 2024 ▷ CONTRI: "CHIEDIAMO A M...
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La politica non serve a nulla, specialmente in questa epoca.. io la sola speranza che coltivo è nelle persone,nella loro coscienza non inquinata dagli insegnamenti della scuola dai falsi saggi e dalla propaganda che ogni giorno costa milioni e milioni di euro/dollari hai Sorros,Gates... Per bombardare continuamente la verità come fake news e le fake news come verità.. chi pratica sport con coscienza conosce la disciplina e la passione n'è fa accettare il prezzo con i sacrifici e le regole che s' impongono e sanno esattamente cose giusto e cosa è sbagliato.
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