#ONU e diritti
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pier-carlo-universe · 5 months ago
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La Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza: Un Impegno Universale
Il 20 novembre si celebra il diritto a un futuro migliore per i bambini e gli adolescenti di tutto il mondo.
Il 20 novembre si celebra il diritto a un futuro migliore per i bambini e gli adolescenti di tutto il mondo. Il 20 novembre di ogni anno, il mondo si unisce per celebrare la Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, un’occasione per riflettere sull’importanza di garantire ai bambini e ai giovani un futuro libero da discriminazioni, abusi e povertà. Questa data…
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womenforwomenitaly · 22 days ago
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A New York dal 10 al 21 marzo 2025, la 69° sessione della Commissione delle Nazioni Unite è chiamata a valutare l'attuazione della piattaforma di Pechino. Tutti gli Stati sosterranno l'impegno nel promuovere i diritti delle donne fino al compimento dell'uguaglianza di genere.
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dominousworld · 2 months ago
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Trump congela i fondi dell’agenzia per gli aiuti internazionali e prepara l’uscita dal Consiglio Onu per i diritti umani
a cura della Redazione 3 febbraio 2025 “Non c’è nessuna garanzia che la tregua a Gaza tenga”, ha anche detto il presidente alla vigilia del suo incontro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu Nuova girandola di iniziative dell’amministrazione Trump. Il segretario di Stato Marco Rubio ha detto di aver assunto la guida ad interim dell’Usaid. Lo riferisce la Cnn. La storica agenzia…
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abr · 9 months ago
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“siamo contro il sionismo, non contro gli ebrei" :<
**affermazione del medioman, il quale procede condividendo trita e decotta propaganda nazi e sovietica sul popolo ebraico,
** crede davvero che gli ebrei sian tutti ricchi banchieri lobbyizzati (come dire che gli italiani sono tutti mafiosi),
**non ha la più pallida idea della geografia, quale fiume e mare intendano i palestinesi,
**diffonde l'idea che l'unica democrazia dell'area, Israele, sia uno stato etnico e teocratico: il ribaltamento della realtà più incredibile,
**condanna la violenza israeliana mentre assiste passivo al terrorismo di Hamas e al suo sfruttamento brutale dei Gazawi.
**L'antisemitismo di per se sarebbe negativo, afferma, ma subito aggiunge MA -
** se la vanno a cercare, afferma come un vecchio bavoso rivolto a ragazzine in minigonna,
**supporta e condivide post contenenti ridimensionamenti o negazioni dell'olocausto,
**tace riguardo al massiccio aumento dell'antisemitismo e della violenza contro gli ebrei nell'Occidente, causato dall'attivismo di cellule di immigrati arabi che condivide e rilancia,
**nulla sa riguardo alle deportazioni di ebrei dai paesi arabi che circondano Israele, sulla violenza, sui pogrom che han superato nei numeri e atrocità quanto subito dai palestinesi sfollati,
** nulla sa del destino degli arabi che, invece di dirsi "palestinesi", rimasero in Israele alla sua fondazione: sono cittadini israeliani integrati, e, unici tra tutti i musulmani della regione, godono di tutti i diritti e vantaggi di una democrazia matura,
**indica ebrei e condivide elenchi abitazioni ed esercizi commerciali, senza capire come ciò rispecchi l'inizio dell'antisemitismo di massa del passato,
**usa frasi tipo "era meglio se Hitler avesse finito il lavoro" e si crede spiritoso nel dirlo,
**nega i legami tra hamas e l'ente Onu Unrwa,
**molesta i creatori di contenuti pro ebrei,
**ignora il colonialismo e schiavismo arabo e la invasione musulmana della regione,
**non comprende lo stretto legame tra terrorismo propal e degrado da migrazioni in atto in Occidente,
** non si preoccupa delle intimidazioni e violenze islamiche dirette agli ebrei in casa nostra, non comprende che non si fermeranno a loro.
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curiositasmundi · 1 year ago
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Cosa ne sarà di Julian Assange? In queste ore l’Alta corte di Londra sta decidendo e potrebbe anche accogliere richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti. In questo caso potrebbe essere condannato a 175 anni di carcere, accusato di aver sottratto documenti attinenti alla sicurezza nazionale e di aver messo in pericolo la vita di migliaia di soldati impegnati in Afghanistan e in Iraq. Tesi smentita persino dal relatore Onu sulle torture e i diritti umani, Nils Melzer, nel suo Storia di una persecuzione. Mai come in queste ore bisogna continuare a vigilare e a tenere accesi i riflettori. La vera accusa contro Assange riguarda la sua attività di giornalista che ha rivelato i trucchi e le bugie usate dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna per provocare guerre, torture, commercio delle armi. Lo hanno accusato di essere una spia, ma di questo non c’è traccia nei capi di imputazione, allo stesso modo sono naufragate le accuse “prefabbricate” di stupro e violenza sessuale. Sono persino arrivati negare la sua attività pubblicistica. Peccato che Assange abbia ottenuto tale riconoscimento anche dalla Federazione mondiale dei giornalisti, dal sindacato europeo, da oltre 20 associazioni europee, dall’Ordine e dalla Federazione della stampa, dalla associazione Articolo 21. Peccato che persino i giornali che lo hanno attaccato si siano recati in ginocchio a supplicare di avere documenti da lui rintracciati. Peccato che la stessa Corte europea abbia sancito che un giornalista abbia il diritto, anzi il dovere, di pubblicare qualsiasi notizia, comunque ottenuta, che abbia i requisiti del pubblico interesse e della rilevanza sociale. Sfidiamo chiunque a dimostrate che i documenti rivelati non avessero questi requisiti. Quelle contro Assange sono accuse politiche. Vogliono colpirne per diffidarne cento, per ammonire preventivamente chiunque avesse voglia di cimentarsi con il giornalismo di inchiesta e di ficcare il naso nelle guerre, nel commercio delle armi, nei rapporti indicibili tra gruppi terroristici e Stati. Provate a pensare cosa potrebbe saltare fuori da una indagine, simile a quelle condotte da Assange, applicata ai conflitti in atto, in Ucraina, nella striscia di Gaza, nello Yemen, nella repubblica democratica del Congo, in Birmania… Non vogliono “oscurare” solo Assange, ma vogliono soffocare quello che resta del giornalismo di inchiesta, diventato il vero nemico dei regimi, delle oligarchie delle mafie, di quanti hanno bisogno del buio per rubare e uccidere. Vogliono colpire anche il diritto dei cittadini ad essere informati perché quello che Assange ha rivelato ha clamorosamente ha confermato le ragioni di quei milioni di donne e di uomini che, in tutto il mondo, avevano protestato contestando proprio menzogne, bugie, dossier prefabbricati, finti arsenali. Forse questo è il vero motivo di tanto accanimento. Vogliono punire Assange per punire chi ancora si oppone e a guerre e terrore. Per questo abbiamo il dovere di continuare a vigliare, per impedire che i giudici di Londra possano decidere all’improvviso e spedirlo, seduta stante, negli Stati Uniti. Non sarebbe la sua sconfitta, ma la nostra sconfitta, anche di quei giornalisti che, senza nulla sapere e nulla leggere, continuano a sparare alle sue spalle.
Beppe Giulietti –via: il fatto quotidiano
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ballata · 5 months ago
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L’araldica dell’Onu lo identifica così: “Special Committee to Investigate Israeli Practices Affecting the Human Rights of the Palestinian People and Other Arabs of the Occupied Territories” pressappoco: Comitato speciale per indagare sulle pratiche israeliane che insistono sui diritti umani del popolo palestinese e degli altri arabi dei territori occupati. Il Comitato composto dalla crema delle democrazie universali (Malesia, Senegal e Sri Lanka), ha distribuito un rapporto all’Onu, recante la situazione di Gaza e della cosiddetta Cisgiordania.
Questo manufatto Onu è ricco di perle inestimabili. Chi si domandasse per quale motivo non vi trovi posto l’accenno a una qualche responsabilità di Hamas nella sofferenza del popolo palestinese, darebbe prova di imperdonabile disattenzione. Non l’ha visto che sono le pratiche israeliane – non altre – le materie di indagine del Comitato?
Non è da sottovalutare l’impatto che questa decisione del TPI avrà sui gruppi terroristici islamici e sulle nazioni che li coprono. Rendere illegittima la legittima difesa spalanca le porte a qualsiasi azione terroristica di qualsiasi tipo. Da oggi stragi terroristiche non potranno più essere “vendicate”. I prepotenti potranno essere più prepotenti, gli scudi umani saranno omologati alle armi di difesa. Ci sarà sempre un Kharim Khan che vigilerà affinché i gruppi terroristici possano agire liberamente.
È il collasso del mondo libero di fronte al terrorismo islamico, di fronte alla prepotenza islamica.
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b0ringasfuck · 1 year ago
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Partigiani di chi e memoria.
Quello che sta facendo Israele, la posizione di Europa e US, nei fatti più che nelle parole, l'assoluta parzialità dei paesi occidentali e dei mass media e spudoratamente evidente. Mentre Israele si pulisce il culo con le risoluzioni ONU e ha totalizzato 30000+ morti tra i civili, non solo stiamo a guardare, ma lo aiutiamo ad andare avanti. In contesti analoghi ci comportiamo all'opposto.
Se già non lo era prima, la superiorità morale dell'occidente oggi è ancora di più indifendibile... immaginatevi come ci vedono da fuori.
Ma dobbiamo essere "partigiani", dalla NOSTRA parte, perchè LORO sono peggio.
Ieri dovevamo essere competitivi con la Cina sul costo della manodopera... e ci abbiamo provato e chi lavora oggi in occidente è più povero.
Oggi dobbiamo contenerli sulla tecnologia, perchè LORO sono PEGGIO. Non dobbiamo competere, essere migliori con chi diciamo sia PEGGIO... dobbiamo CONTENERLO. Non migliorarci ma impedire agli altri di farlo. Una strategia che non si è limitata all'aspetto tecnologico nei confronti degli ALTRI, ma anche a quello economico e politico e poi ci riempiamo la bocca con democrazia, autodeterminazione, competizione.
Ed è lo specchio di quello che poi le nostre classi dirigenti fanno in politica interna. Non cercare di essere competitive, ma difendendo monopoli, rendendo sempre più difficile l'accesso universale a sanità ed educazione, bloccando l'ascensore sociale...
Domani ci chiederanno di andare in guerra, perchè saremo già dimentichi di quello che stiamo lasciando aiutando a fare a Israele e quindi noi abbiamo ragione, siamo meglio, siamo dalla parte del giusto.
Dobbiamo farci pagare meno, dobbiamo rinunciare al welfare, all'educazione, alla stabilità del lavoro, dobbiamo pagare i carri armati, finanziare le aziende private per essere competitive, rinunciare alla privacy per la sicurezza, veder ristrette le nostre libertà civili, il diritto allo sciopero, gli spazi di dissenso e protesta per essere competitivi con quelli che sono PEGGIO di noi.
Crocefissi nelle scuole per combattere la sharia. Donne a stirare e niente aborto, stracciamo le unioni civili per difenderci dal "patriarcato e dall omofobia islamici". Finanziamo le aziende private a babbo morto contro lo "statalismo cinese". Precariziamo il lavoro perchè in Pakistan i bambini cuciono i palloni.
Ma abbiamo sempre ragione, siamo sempre meglio.
Cosa ci stia guadagnando la gente però è un mistero. Siamo costretti a rinunciare sempre a qualche cosa... perchè siamo meglio degli ALTRI.
Cosa ci verrà chiesto domani? Ci ricorderemo di come è andata a finire l'ultima volta che ci hanno chiesto sacrifici, hanno ridotto i nostri diritti o le nostre libertà per difenderci dagli ALTRI (i negri, i froci, i cinesi, gli ambientalisti, chi sciopera, i musulmani...)?
Intanto il divario tra ricchi e poveri aumenta. Chi saranno mai questi altri che ce lo vogliono mettere al culo?
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colonna-durruti · 1 year ago
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Isso Amro, attivista nonviolento palestinese, è stato definito dall’Alto Commissariato Onu per i diritti umani un “campione dei diritti in Palestina”. Ha raccontato a Fanpage.it di essere stato picchiato, torturato e umiliato per dieci ore da militari e 'coloni' israeliani che lo hanno sequestrato nel suo cortile il 7 ottobre.
"Sono stato preso di peso nel mio cortile, portato via, malmenato e trattenuto per dieci ore. Torturato. Soprattutto umiliato. Senza che mi dicessero perché. Nemmeno quando mi hanno rilasciato mi hanno dato un motivo per il loro agire. È stato un sequestro in piena regola."
"Dal 7 di ottobre in Cisgiordania è in atto una guerra non dichiarata contro noi civili, e una politica di deportazione non annunciata. L’esercito israeliano, insieme ai settler in uniforme, stanno rendendo la vita dei palestinesi miserabile, intollerabile. La nostra gente viene aggredita, sequestrata, malmenata. Ci sparano addosso, violano le nostre case. [...] Molte università e scuole sono chiuse. I villaggi sono quasi tutti assediati e isolati. Le strade principali sono off limits per i palestinesi. Solo alcuni varchi restano transitabili. Così i trasporti e il movimento delle persone è estremamente ristretto. Non possiamo neanche raggiungere in negozi per far la spesa. La gente si sente in continuo pericolo. Nelle città come nei campi profughi e nei villaggi. [...] Dappertutto ci sono vittime."
Anche oggi, come tutti i giorni, insistiamo per un "cessate il fuoco".
Possibile
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italiani-news · 13 days ago
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staipa · 21 days ago
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Giornata internazionale della felicità
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Un nuovo post è stato pubblicato su https://short.staipa.it/ao8d4 Giornata internazionale della felicità Il 20 marzo è la giornata internazionale della felicità. È stata istituita dall'Assemblea generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) il 28 giugno 2012. La risoluzione A/RES/66/281 dell'Assemblea dell'ONU, stabilisce che: «L'Assemblea generale »Assemblea generale delle Nazioni Unite, Risoluzione A/RES/66/281 Fate tutto quello che è in vostro potere per essere felici, per rendere felici gli altri, e per permettere loro di fare quello che è in loro potere per essere felici. Sempre. I diritti sono la prima cosa, la più importante di tutte. Se state negando un diritto a qualcuno, ne state negando la felicità.
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pier-carlo-universe · 13 days ago
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Gaza: terzo giorno di protesta contro Hamas – la voce della popolazione si alza nonostante le repressioni
Per il terzo giorno consecutivo, la popolazione della Striscia di Gaza è scesa in strada per protestare apertamente contro Hamas, l’organizzazione che governa l’enclave palestinese dal 2007 e che è considerata organizzazione terroristica da Stati Uniti, Unione Europea, Israele, Canada e altri Paesi. Le immagini che circolano sui social media mostrano centinaia di persone riunite a Jabalia, nel…
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womenforwomenitaly · 6 months ago
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Al Summit del Futuro del 22-23 settembre, l’ONU chiede azioni rapide per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030. Sull'uguaglianza di genere le Nazioni Unite hanno focalizzato sei aree d’intervento per promuovere l'emancipazione e i diritti delle donne e delle ragazze.
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fedelando · 2 months ago
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Caiazzo si prepara ad ospitare il raduno Nazionale dei Consigli Comunali dei Ragazzi: l’appuntamento dal 5 al 7 marzo 2025
In conferenza: “Uno scambio di esperienze per costruire una società nuova”
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LA CONFERENZA STAMPA - Dal 5 al 7 marzo Caiazzo ospiterà il secondo Raduno nazionale dei Consigli dei Ragazzi e delle Ragazze, un evento che promette di integrare idee, progetti e creatività sotto il motto “Civis oecologius sum”. Presentato durante una conferenza stampa il 15 febbraio nell’Aula Magna dell’Istituto Comprensivo “Aulo Attilio Caiatino”, l’evento vedrà protagonisti 45 sindaci baby, 3 ex primi cittadini, 400 ragazzi provenienti da 8 regioni italiane: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Lazio, Campania e Sicilia. A fare gli onori di casa, la prof.ssa Silvana Santagata, dirigente scolastica, insieme al sindaco Stefano Giaquinto e alle docenti referenti del progetto, Caterina Monte e Maria Cristina Rispoli. In collegamento dalla Sicilia, il prof. Giuseppe Adernò, presidente del Progetto Consigli Comunali dei Ragazzi, ha sottolineato come questa iniziativa sia “uno scambio di amicizia” tra generazioni, “un’occasione per imparare facendo e diventare protagonisti della cittadinanza attiva, ispirata dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia”. Caiazzo, con una tradizione decennale di CCR, si conferma il luogo ideale per ospitare questo raduno. Tra i partecipanti, anche 4 sindaci baby dei plessi locali: Loredana Sorbo di Caiazzo, Miriam Mastroianni di Piana di Mone Verna, Gioiele Possemato di Castel Campagnano e Agostino Sangiovanni di Ruviano. A chiudere gli interventi, la baby sindaca Loredana Di Sorbo ha raccontato la sua esperienza, definendola “un percorso che educa e fa crescere”. Alla conferenza stampa hanno partecipato anche il presidente del Consiglio Comunale di Caiazzo, Antonella Civitella, l’assessore Giovanni Di Sorbo, i sindaci di Ruviano e Castel Campagnano, Angelo Coppola e Gennaro Marcuccio, e le delegate dell’amministrazione di Piana di Monte Verna Sandra Mastroianni e Ramona Giglio. A moderare l’evento, la docente e giornalista Federica Landolfi, che ha guidato un dibattito ricco di entusiasmo e speranza. Hanno accompagnato musicalmente l’accoglienza e la chiusura dell’evento i professori Alfonso Carullo, Guido Tazza e Fernando Ciaramella.
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UN PROGRAMMA RICCO DI EMOZIONI - Il raduno prenderà il via con un concerto del coro polifonico dell’IC Caiatino, composto da 90 elementi, per accogliere gli ospiti in grande stile. Poi, spazio ai lavori di gruppo su temi cruciali come la Costituzione, lo sviluppo sostenibile e la cittadinanza digitale. Le proposte emerse saranno consegnate ufficialmente agli adulti il 7 marzo, durante la cerimonia di chiusura al Belvedere di San Leucio, gentilmente messo a disposizione dal Comune di Caserta. In quell’occasione, i sindaci junior rinnoveranno il loro giuramento, dimostrando un impegno concreto per il bene delle comunità. Ma non finisce qui! Il 6 marzo, i partecipanti avranno l’opportunità di scoprire le bellezze di Caiazzo con una visita guidata al centro storico. E dopo il raduno, la carovana dei CCR si dirigerà a Roma per vivere insieme il Giubileo della Speranza, attraversando la Porta Santa della Basilica di Santa Maria Maggiore.
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UN FUTURO DA COSTRUIRE INSIEME - Caiazzo si prepara a diventare il cuore pulsante della democrazia giovane. Con 400 menti brillanti al lavoro, c’è da scommettere che da questo raduno nasceranno idee per un futuro più sostenibile, digitale e inclusivo. E chissà, forse sarà proprio uno di questi giovani cittadini a guidare il cambiamento che tutti aspettiamo.
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alephsblog · 2 months ago
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I malanni della globalizzazione sono molteplici, e comincerei forse dal più drammatico: la progressiva erosione delle istituzioni internazionali, con le Nazioni Unite in testa. Nate dalle macerie della Seconda guerra mondiale, quando il mondo era diviso in blocchi e l’ordine internazionale era regolato da equilibri chiari, il sistema si è rivelato incapace di adattarsi al nuovo scenario. Il fallimento di riformarle dopo la fine della Guerra Fredda, di ridefinirne il ruolo e di trasformarle in uno strumento adatto a un mondo multipolare, ha segnato l’inizio della sua lenta ma inesorabile decadenza.
Col passare degli anni, le Nazioni Unite si sono trasformate in un’arena sempre più imparziale, non nel senso positivo del termine, ma in quello più cinico e pericoloso: ha perso la capacità di distinguere tra democrazie e dittature, tra aggressori e vittime, tra chi rispetta le regole internazionali e chi le calpesta impunemente. Invece di un organismo capace di mediare conflitti, mantenere la pace e far rispettare il diritto internazionale, è diventato uno strumento di legittimazione per i regimi più autoritari del pianeta. Stati che non hanno mai rispettato alcuna libertà fondamentale siedono nei consigli per i diritti umani, dittature teocratiche decidono il futuro delle donne, e intere commissioni sono controllate da paesi che usano il sistema ONU per difendere i loro interessi geopolitici anziché i principi su cui era stato fondato.
A peggiorare il quadro, le Nazioni Unite sono diventate un veicolo ideologico piuttosto che un garante dell’ordine mondiale. Risoluzioni su questioni internazionali vengono approvate non in base a principi di giustizia e sicurezza, ma in base alle maggioranze politiche create da alleanze di convenienza. Le democrazie liberali si trovano spesso isolate, mentre blocchi di nazioni autoritarie e regimi corrotti usano l’ONU per promuovere la propria agenda e ottenere legittimazione internazionale. E poi c’è la corruzione. Dagli scandali sui fondi umanitari usati dal terrorismo, alla gestione opaca di missioni di pace fallimentari, fino al ruolo ambiguo di molte agenzie specializzate come l’UNRWA di cui Hamas si è servito come risorsa e arma contro Israele o UNIFIL che lasciava Hezzbollah lanciare razzi a pochi metri dalle basi.
Con l’uscita degli USA e di Israele dall’UNHCR, il suo discorso su Gaza-a-Mar e la cancellazione di USAID, Trump ha scrostato via la ruggine, rivelando strati e strati di verità scomode e facendo crollare un intero sistema. Un sistema che, per anni, era stato venduto come l’architrave morale della comunità internazionale, ma che col tempo si era trasformato in un gigantesco apparato distorto, in cui buone intenzioni e corruzione, principi e ipocrisia, aiuti umanitari e manipolazione politica si intrecciavano senza più confini.
Quel sistema era tutto sbagliato? No, naturalmente. Il suo principio era giusto, e le sue cause nobili e necessarie. Ha salvato vite, garantito assistenza, sostenuto popolazioni in difficoltà. Ma poi? Poi è diventato un albero malato, sfruttato da regimi autoritari, burocrazie senza scrupoli e ONG trasformate in feudi politici. Anno dopo anno, l’ideale umanitario è stato eroso dal cinismo, la neutralità è diventata complicità, e gli strumenti della cooperazione sono stati piegati agli interessi di chi li sapeva usare meglio. E così, anziché curare l’albero, lo si è lasciato marcire. Non solo non si è affrontata la malattia, ma la si è negata, finché il tronco è crollato. A spingerlo giù, con la sua brutalità e il suo stile iconoclasta, è stato Trump. La cura che non ci piace, ma l’unica che si sia presentata. E come sempre, il prezzo lo pagheranno coloro che erano i legittimi destinatari degli aiuti.
Avremmo voluto un’altra soluzione? Senza dubbio. Avremmo preferito che il sistema fosse riformato, che ritrovasse la sua funzione originaria, che potesse continuare a dare frutti invece di marcire. Ma nessuno ha voluto prendersi la responsabilità di farlo, nessuno ha avuto il coraggio di mettere mano alle fondamenta, di riconoscere che qualcosa era andato storto. E allora eccoci qui. Trump non è la soluzione che avremmo voluto, ma è quella con cui dobbiamo fare i conti.
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curiositasmundi · 2 years ago
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L’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (OHCHR) ha pubblicato un Rapporto in cui raccomanda innanzitutto agli Stati di “adottare alternative alla criminalizzazione, alla tolleranza zero e all’eliminazione delle droghe, prendendo in considerazione la depenalizzazione dell’uso e una regolamentazione responsabile, per eliminare i profitti del traffico illegale, della criminalità e della violenza”. Un Rapporto definito storico, in quanto denuncia il fallimento delle politiche proibizioniste attuate da oltre un secolo in quasi tutto il pianeta su spinta degli Stati Uniti. Politiche che non sono affatto riuscite a raggiungere l’obiettivo che si erano ufficialmente prefissate, quello di “liberare il mondo dalla droga”, ma hanno di fatto regalato un potere enorme a mafie e cartelli narcotrafficanti in molte parti del mondo.
[...]
L’approccio repressivo applicato alla cosiddetta “guerra alla droga” è fallimentare. A darne conto non sono posizioni ideologiche, ma dati concreti. Sono 296 milioni le persone che, nel 2021, hanno fatto uso di droghe, secondo il World Drug Report del 2023. In riferimento al medesimo anno, i soggetti che hanno sviluppato disturbi legati al consumo di stupefacenti sono 39,5 milioni, con un incremento del 45% negli ultimi 10 anni. Parallelamente, il progressivo smantellamento dei sistemi di welfare ha detto sì che, nonostante le persone con problemi di dipendenze abbiano diritto all’assistenza medica, tale necessità sia largamente disattesa. Sempre nel 2021, solamente una persona su 5 ha ricevuto i trattamenti necessari per far fronte alla propria dipendenza. Come conseguenza, oltre 600 mila persone ogni anno muoiono per cause legate al consumo di droga (tra queste: contagio da epatite virale o HIV, overdose e altri incidenti di varia natura).
Parallelamente, aumenta a dismisura il numero delle persone incarcerate per reati di droga: nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di consumatori, l’ultimo anello della catena del mercato della droga, pescati dalle forze dell’ordine con qualche grammo di troppo in tasca. Un dato che contribuisce direttamente al problema del sovraffollamento nelle carceri: solamente in Italia, il 34% dei detenuti entra in carcere per possesso di droga. Quasi il doppio della media del resto dei Paesi europei, che si attesta intorno al 18%. Di fatto, un terzo dei reclusi si trova dietro le sbarre per il solo art. 73 del Testo Unico in materia di stupefacenti e sostanze psicotrope. Senza detenuti per art. 73, in Italia non vi sarebbe sovraffollamento nelle carceri. Il Comitato per i Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite (CESCR) aveva d’altronde espresso preoccupazione per “l’approccio italiano che punisce il consumo di droghe”, a fronte dell'”insufficiente disponibilità di programmi di riduzione del danno”.
Un approccio repressivo di questo tipo, che l’Italia sposa in pieno (ma non è l’unica), spinge la “guerra alla droga” sul piano della “guerra alle persone”, come scritto dal Rapporto ONU. Il suo impatto, infatti, è “spesso maggiore su coloro che sono poveri”, oltre a sovrapporsi alla  “discriminazione nei controlli sulla droga, diretti ai gruppi vulnerabili e marginalizzati”. Una guerra contro i poveri, insomma, che fa strage di piccoli spacciatori (spesso provenienti da contesti disagiati e problematici) ma del tutto inutile a risolvere il problema alla radice. A tutto ciò, sottolinea il rapporto, va aggiunto l‘uso spropositato della forza che spesso e volentieri le forze dell’ordine mettono in campo per procedere con gli arresti, atteggiamento peraltro denunciato da numerosissime ONG ed associazioni per la tutela dei diritti umani.
Il rapporto suggerisce, dunque, di “adottare alternative alla criminalizzazione, alla “tolleranza zero” e all’eliminazione delle droghe, prendendo in considerazione la depenalizzazione dell’uso; assumere il controllo dei mercati illegali delle droghe attraverso una regolamentazione responsabile, per eliminare i profitti del traffico illegale, della criminalità e della violenza”. Un approccio evidentemente del tutto diverso da quello che il governo Meloni sta adottando in Italia, dove vengono piuttosto portate avanti proposte di legge di inasprimento delle pene anche per i casi di spaccio e detenzione di lieve entità di cannabis. «Le agenzie dell’ONU ci riportano l’evidenza di come il sistema di controllo delle sostanze stupefacenti, nato 60 anni fa e basato sul proibizionismo, sia costato miliardi di dollari e milioni di vite umane rovinate, senza riuscire in alcun modo a contenere il fenomeno» commenta Leonardo Fiorentini, segretario di Forum Droghe, che sottolinea come «questo rapporto sarà indigesto a Palazzo Chigi perché pone il dito sull’eccessiva carcerazione per droghe nel mondo».
A seguito della pubblicazione del rapporto, oltre 130 ONG hanno firmato una dichiarazione congiunta che chiede alla comunità internazionale di attuare “una riforma sistemica della politica sulle droghe”. “La trasformazione dell’approccio punitivo globale alle droghe richiede cambiamenti nelle norme e nelle istituzioni fondamentali del regime internazionale di controllo delle droghe, storicamente incentrato sulla proibizione e sulla criminalizzazione” scrivono le organizzazioni.
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avvloscerbo · 4 months ago
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Il diritto all’unità familiare: un esempio di tutela efficace dei minori stranieri in Italia
Il diritto all’unità familiare: un esempio di tutela efficace dei minori stranieri in Italia
Il Tribunale per i Minorenni di Venezia, con il decreto n. 233/2024 emesso in data 22 novembre 2024, ha autorizzato la permanenza in Italia per tre anni di due genitori stranieri, in virtù del preminente interesse dei loro figli minori. Questa decisione rappresenta un'applicazione significativa dell'art. 31 del D.Lgs. 286/1998 (Testo Unico sull’Immigrazione), che consente ai genitori di minori di rimanere nel territorio nazionale quando il loro allontanamento comporterebbe un grave pregiudizio per lo sviluppo psico-fisico dei figli.
Analisi del provvedimento
I fatti
Il nucleo familiare, residente in Italia dal 2021, ha dimostrato una stabile integrazione sociale ed economica. Il padre, titolare di un contratto di lavoro a tempo indeterminato, contribuisce alle esigenze materiali della famiglia, mentre la madre si dedica all’accudimento dei figli. Il primogenito frequenta regolarmente la scuola dell’infanzia, mentre il secondogenito, nato in Italia, ha necessitato di cure ospedaliere dopo la nascita.
L’istruttoria del Tribunale ha evidenziato:
Assenza di precedenti penali o comportamenti pregiudizievoli da parte dei genitori.
Condizioni abitative adeguate, garantite dalla rete familiare presente in Italia.
Inserimento positivo dei minori, sia a livello scolastico che sociale.
Il principio guida: l’interesse superiore del minore
Il Tribunale ha applicato il principio del “preminente interesse del minore”, sancito dall’art. 31 del D.Lgs. 286/1998 e rafforzato dall’art. 3 della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia.
La decisione si fonda sull’assunto che il rimpatrio del nucleo familiare avrebbe compromesso:
Il percorso di crescita e sviluppo dei figli, interrompendo un progetto di vita avviato in Italia da oltre tre anni.
Il radicamento sociale e scolastico dei minori, che beneficiano di un ambiente stabile e favorevole al loro benessere psico-fisico.
Implicazioni pratiche
Con il decreto, i genitori potranno:
Rimanere regolarmente in Italia fino al 2027, con la possibilità di lavorare per contribuire alle esigenze familiari.
Garantire continuità alla crescita dei figli, evitando il trauma derivante da un rientro forzato in patria.
Conclusione
Il provvedimento rappresenta un esempio di come il sistema giudiziario italiano possa coniugare le normative sull’immigrazione con i principi di tutela dei diritti fondamentali, in particolare quelli dei minori. Questa decisione sottolinea l’importanza di valutare caso per caso le esigenze familiari, privilegiando sempre il superiore interesse dei bambini.
Avv. Fabio Loscerbo
Risorse per la comunicazione
Sito ufficiale: https://www.avvocatofabioloscerbo.it
Blog:
https://avvocatoimmigrazione.blogspot.com/
https://osservatoriogiuridicoimmigrazione.blogspot.com/
https://loscerbo.blogspot.com/
Podcast:
https://music.amazon.it/podcasts/b8f5598d-5bf8-4c26-8c01-4df41f265cb4/diritto-dell'immigrazione
https://www.spreaker.com/podcast/diritto-dell-immigrazione--5979690
Social media:
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Profili pubblici:
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