#Napoli 1943
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pier-carlo-universe · 10 days ago
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“MONTECASSINO 1943 – 1944”, ANTONIO SILVESTRI PRESENTA IL SUO ROMANZO STORICO
Biblioteca Civica di Alessandria, giovedì 27 marzo 2025 dalle ore 18,00 Il romanzo storico “Montecassino 1943-1944 – Da Trieste a Piazza Plebiscito a Napoli” (Team Service Editore), sarà presentato dallo suo stesso autore, Antonio Silvestri, nella Sala Bobbio della Biblioteca Civica “Francesca Calvo” di Alessandria in piazza Vittorio Veneto 1 dalle ore 18,00 di giovedì 27 marzo 2025, facendo…
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stilouniverse · 9 months ago
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Marco Liguori "Caterina Costa. La nave dei Misteri. Napoli 28 marzo 1943. Cronaca di una tragedia", presentazione
De Ferrari Editore […]il 28 marzo 1943 la motonave “Caterina Costa”, appartenente all’armatore “Giacomo Costa fu Andrea” e requisita dalla Regia Marina per essere adibita al trasporto di rifornimenti in Tunisia, mentre è attraccata nel porto di Napoli viene distrutta da una esplosione improvvisa che provoca un gran numero di morti e di feriti, oltre che disseminare carburante e proiettili nel…
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libero-de-mente · 1 year ago
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Ti porto a fare un giro
Ti porto a fare un giro mamma, tu così fragile e piccina. Con i tuoi vuoti di memoria e le tue ridondanze.
Ho smesso di raccontarti chi sono io in realtà molto tempo fa, hai sempre avuto le tue convinzioni inamovibili. Le tue certezze senza basi.
Dall'auto sembri guardare il mondo dal finestrino di un treno. Uno di quelli che ti porta lontano. Le strade e il paesaggio cambiano velocemente qui da noi negli ultimi anni sai?
Spesso uso il navigatore per ritrovarmi in zone che non riconosco più o, forse, non voglio più riconoscere.
Le tracce del passato fatto di corti, cascine e oneste case di schietti lavoratori lasciano il posto a nuove palazzine architettonicamente diverse. Così diverse da come le costruiva papà.
Sembra tutto nuovo per te, hai lo sguardo di una bambina che arriva dalla campagna per la prima volta in città.
Posso immaginare uno sguardo simile quando dal tuo mondo partenopeo fatto di terra lavica calda e fertile, di colori vivaci sotto il sole come il tuo carattere, arrivasti qui. In queste terre difficili da comprendere ma che una volta intese sanno comunque stupirti.
Per accompagnarti nel viaggio riproduco musica al pianoforte, tra queste sinfonie parte inaspettatamente un brano suonato magistralmente.
Hai il volto stanco, lo sguardo assente ma quando parte "Reginella" i tuoi lineamenti si rilassano, da quel vuoto creato dal tuo osservare silenzioso sento la tua voce cantare, la tua mente ricordare:
"Te si' fatta 'na veste scullata
Nu cappiello cu 'e nastre e cu 'e rrose
Stive 'mmiezo a tre o quattro sciantose
E parlave francese è accussì
Fuje l'autriere ca t'aggio 'ncuntrata
Fuje l'autriere, a Tuleto, gnorsì"
Sei ancora intonata mamma.
Nella mia mente risalgono i tuoi ricordi che mi raccontasti, di quando piccina cantavi sul palco per gli americani, quelli che entrarono a Napoli in un fine settembre del 1943, riempiendo le strade e le campagne limitrofe di speranze e di aspettative. Tu che la vera fame l'hai sentita stringerti lo stomaco, patendola per una guerra assurda come lo sono tutte le altre.
Ti porto a fare un giro mamma, in quei posti che avresti voluto vedere con lui e invece ci sei andata da sola.
Io mamma viaggio tanto nella mia testa sai? Si che lo sai. Hai sempre detto a tutti che io ho la testa fra le nuvole. Eppure io volevo restare con i piedi per terra, ma la superbia dell'uomo mi ha portato a viaggiare tra le nuvole.
Mi stavo solo proteggendo mamma, o forse sopravvivevo a una vita dove chi è più scaltro e furbo vince. Trattando da perdente chi, come me, da spesso la precedenza. Pensando di fare un gesto gradito.
Ti porto a fare un giro mamma per vedere la bellezza nei tuoi occhi, quelli di chi è diventata di una semplicità disarmante. Di occhi complicati ne vedo troppi.
Ti ho portato a fare un giro mamma, ora riposa tranquilla e ripensa a quello che hai visto, a quello che hai sentito, a un pomeriggio passato con il figlio che ti è rimasto vicino. Quello che oggi chiami ancora "figlio mio".
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fashionbooksmilano · 1 year ago
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Robert Capa in Italia
a cura di Beatrix Lengyel
Fond.Fratelli Alinari, Firenze 2013, 192 pagine, 80 fotografie, 23x25cm,  Italiano e inglese, ISBN 9788895849256
euro 35,00
email if you want to buy [email protected]
Mostra San Gimignano dal 04/03/2016 al 01/09/2016
Considerato da alcuni il padre del fotogiornalismo, da altri colui che al fotogiornalismo ha dato una nuova veste e una nuova direzione, Robert Capa, pur non essendo un soldato, visse la maggior parte della sua vita nei campi di battaglia, seguendo i cinque maggiori conflitti mondiali: la guerra civile spagnola, la guerra cino-giapponese, la seconda guerra mondiale, la guerra arabo israeliana del 1948 e la prima guerra d’Indocina. Settantamila foto scattate in quasi quarant’anni di vita. E in questo volume una selezione che documenta la guerra in Italia negli anni 1943-44: la resa di Palermo, la posta centrale di Napoli distrutta da una bomba ad orologeria o il funerale delle giovanissime vittime delle famose Quattro Giornate di Napoli. E ancora, vicino a Montecassino, la gente che fugge dalle montagne dove impazzano i combattimenti. E i soldati alleati, accolti a Monreale dalla gente, o in perlustrazione in campi opachi di fumo, fermo immagine di una guerra dove cercano – nelle brevi pause – anche il recupero di brandelli di umanità. Settantotto fotografie per mostrare una guerra fatta di gente comune, di piccoli paesi uguali in tutto il mondo ridotti in macerie, di soldati e civili, vittime di una stessa strage. L’obiettivo di Robert Capa tratta tutti con la stessa solidarietà, fermando la paura, l’attesa, l’attimo prima dello sparo, il riposo, la speranza. In coedizione con il Museo Nazionale di Budapest.
21/12/23
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giancarlonicoli · 2 years ago
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26 lug 2023 10:15
IL DUCE SI’, IL DUCE NO, SE FAMO DU’ SPAGHI? I FASCISTI ODIAVANO LA PASTA PERCHÉ RAMMOLLIVA LO SPIRITO, DAVA SONNOLENZA ED ERA UNA MODA IMPORTATA DALL’AMERICA. INOLTRE NON ERA FUNZIONALE AL PROGETTO AUTARCHICO. PER QUESTO SECONDO LA VULGATA PARTIGIANA LA PASTA E’ ANTIFASCISTA E OGNI 25 LUGLIO, ORMAI DA 80 ANNI, IN TUTTA ITALIA SI CUCINA, SI MANGIA E SI CELEBRA LA PRIMA SPAGHETTATA ANTIFASCISTA OFFERTA DAI SETTE FRATELLI CERVI ALLA COMUNITÀ DI CAMPEGINE, A REGGIO EMILIA, PER FESTEGGIARE LA FINE DELLA DITTATURA FASCISTA E LA DEPOSIZIONE DI BENITO MUSSOLINI – IL CASO ESPLOSO IN PROVINCIA DI VICENZA CON LA SINDACA CHE... -
Estratto da wired.it
I fascisti odiavano la pasta. Spaghetti, tagliatelle e maccheroni finirono al confino come Altiero Spinelli, Antonio Gramsci e Sandro Pertini. Per questo la pastasciutta è antifascista. E ogni 25 luglio, ormai da 80 anni, in Italia si cucina, si mangia e si celebra la prima pastasciutta antifascista, offerta dai sette fratelli Cervi alla comunità di Campegine, a Reggio Emilia, per festeggiare la fine della dittatura fascista e la deposizione di Benito Mussolini, avvenuta in quella stessa data nel 1943.
La famiglia Cervi
La famiglia Cervi era una famiglia di contadini benestanti. Il signor Alcide, padre dei sette fratelli, era riuscito ad emanciparsi dalla condizione di mezzadro assieme alla moglie Genoveffa e a prendere un podere in affitto a Gattatico, vicino Campegine, nel 1934. Lì costruirono la loro vita, lavorando la terra assieme a Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore.
Ma i Cervi erano molto più che semplici contadini. Erano antifascisti. 
(...)
Fu quindi naturale e immensa la gioia che li pervase la sera del 25 luglio 1943, quando tornando dai campi scoprirono che il dittatore Mussolini era stato deposto, arrestato e confinato in Abruzzo dalla monarchia sabauda. Era tempo di festeggiare e mettere fine anche a quella fame che il fascismo aveva regalato a tutto il paese per 20 anni.
Prima degli anni Cinquanta e della diffusione della produzione industriale, l’Italia è sempre stato un paese di persone malnutrite e affamate, che mangiavano male e morivano presto. 
(...)
Gran parte delle persone mangiava solo polenta, a nord, e pane, al sud. Niente pasta, che tra l’altro è molto più nutriente, perché ai fascisti non piaceva. 
(...)
Così, è facile immaginare perché i fratelli Cervi decisero di dare una festa e cucinare quintali di pasta al burro e parmigiano per festeggiare la fine del fascismo. Una pastasciutta antifascista, la prima, che venne cucinata a Gattatico e poi trasportata a Campegine. Nel tragitto la pasta divenne completamente scotta e, nel frattempo, gli altri contadini e contadine cominciarono a rubacchiarne un po’ per placare i morsi della fame. Un’avventura.
(...)
Postilla: perché i fascisti odiavano la pastasciutta?
Come insegna il sociologo Marco Cerri nel suo libro La pastasciutta dei Cervi, i motivi sono tre. Il primo riguarda il progetto autarchico, perché la pasta si fa col grano e per raggiungere l’autosufficienza cerealicola bisognava consumare poco grano. Il secondo è propagandistico e nasce dai futuristi. Tommaso Marinetti e gli altri si scagliarono contro la pasta dicendo che rammolliva lo spirito, dava sonnolenza e portava al neutralismo, cioè ad essere contrari alla guerra.
Infine, l’ultimo riguarda la logica del ruralismo fascista, che additava la pasta come una moda importata dall’America. Fino agli anni Trenta del Novecento, la pasta era un alimento consumato quasi esclusivamente a Napoli e praticamente sconosciuto nel resto d’Italia. Furono i migranti tornati dagli Stati Uniti a darle nuova vita, dato che tra le comunità italiane d’oltreoceano era un alimento estremamente diffuso.
Fu quindi il sentimento anti statunitense dei fascisti, unito ai problemi economici e alla propaganda futurista che portarono il regime a combattere una guerra contro la pasta, tanto che nei suoi primi anni il consumo pro capite era di appena 12 chili l’anno, ridotto ai 9 durante la guerra. Mentre già nel 1954 ci fu un balzo a 28 chili l’anno, stabilizzatosi poi agli attuali 23 a testa.
Per questo, ancora oggi, la pastasciutta resta un simbolo dell’antifascismo. E quest’anno, a 80 anni dalla fine della dittatura, il 25 luglio 2023 verranno cucinate 220 pastasciutte antifasciste in tutta Italia, come annuncia l'Associazione nazionale partigiani d'Italia. Per ricordare i fratelli Cervi, la loro generosità e l’antifascismo su cui si fonda la Repubblica italiana, nonostante qualcuno provi a farcelo dimenticare.
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pier-carlo-universe · 10 days ago
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La grande sete di Erica Cassano: un romanzo di emancipazione e resistenza tra le macerie della guerra. Recensione di Alessandria today
Nel 1943, Napoli è una città in ginocchio. L’acqua scarseggia, la fame dilaga e l’eco della guerra risuona tra le strade martoriate dai bombardamenti. Anna ha sete. Ma non è solo sete d’acqua, quella che tormenta i suoi giorni. È una sete di vita, di conoscenza, di riscatto, un desiderio feroce che si scontra con la dura realtà di un mondo che sembra non lasciare spazio ai sogni. “La grande…
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brookstonalmanac · 6 months ago
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Beer Events 9.23
Events
Buffalo Bill Cody led a hunting party of celebrities & wealthy people; supplies included 16 wagons of Bass Ale (1871)
John Gund Brewing destroyed by fire (Lacrosse, Wisconsin; 1897)
James Poole died (1905)
Brewery workers at the Birrerie Meridionali in Napoli defended it against German troops (Italy; 1943)
Edmund Webel patented a No-Return Container for Beer (1969)
Grindmaster Crathco Systems patented a Frozen Beer Product, Method and Apparatus (2003)
Big Rock Brewery patented a Cover Resembling a Beverage Container (2010)
Peter Darby patented a Hop Plant Named “Sumner” (2014)
Breweries Opened
Old Baldy Brewing (California; 1994)
Ellicottville Brewing (New York; 1995)
Pony Express Brewing (Kansas; 1995)
Boxcar Brew Works at Doolittle Station (Pennsylvania; 2017)
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stilouniverse · 8 months ago
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Le pagine di tuttatoscanalibri più lette nel mese di luglio 2024
I primi due titoli di Azùcar la nuova collana ideata e diretta da Davide Barilli Massimo Carlotto “Trudy” recensione di Antonia del Sambro Marco Luguori “Caterina Costa. La nave dei misteri. Napoli 28 marzo 1943. Cronaca di una tragedia” Samuele De Marchi “Il grande gelo” A.Ferrini, S. Pizzuoli “Operazione Oberzazberg” Edida A. Moravia “La noia” recensione di Federica Zani Michele Raja…
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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Quattro Giornate di Napoli: una storia da raccontare sempre
Le Quattro Giornate di Napoli, dal 27 al 30 settembre 1943, rappresentarono un'insurrezione popolare di grande rilevanza storica. La città partenopea si ribellò all'occupazione nazista, scrivendo una pagina memorabile nella Resistenza italiana. Le premesse delle Quattro Giornate di Napoli Dopo l'armistizio di Cassibile dell'8 settembre 1943, l'Italia si trovò in una situazione caotica. Il governo Badoglio era fuggito a Brindisi, lasciando il paese nel caos e senza un piano per affrontare l'occupazione tedesca. A Napoli, la Wehrmacht era presente con circa 20.000 soldati, intenzionati a sfruttare la città come base strategica per il controllo del Sud Italia. L'insurrezione La scintilla che diede inizio alla rivolta fu l'ordine impartito dai tedeschi ai cittadini napoletani di consegnare le armi. Il 27 settembre, la popolazione si rifiutò di obbedire e iniziò a scontrarsi con i soldati nazisti. La rivolta si diffuse rapidamente in tutta la città, assumendo un carattere spontaneo e popolare. Le barricate Per contrastare l'esercito tedesco, i cittadini napoletani eressero barricate in diverse zone della città. Le strade si trasformarono in campi di battaglia, dove si combatteva con armi rudimentali e con grande coraggio. Dopo quattro giorni di aspri combattimenti, il 30 settembre 1943, i tedeschi furono costretti a ritirarsi da Napoli. La città era stata liberata grazie all'eroismo della sua popolazione. Il significato Le Quattro Giornate di Napoli ebbero un valore storico e simbolico di grande importanza. La rivolta dimostrò la volontà del popolo italiano di opporsi all'occupazione nazista e di lottare per la libertà. Inoltre, rappresentò un esempio per le altre città italiane che si sarebbero poi unite alla Resistenza. Le Quattro Giornate di Napoli sono state commemorate con la Medaglia d'Oro al Valor Militare conferita alla città nel 1944. A Napoli, sono presenti anche numerosi monumenti e lapidi che ricordano i caduti della rivolta. Le Quattro Giornate di Napoli rappresentarono soprattutto un momento di grande unità e di eroismo per la città partenopea. La rivolta contro l'oppressore nazista dimostrò la forza e la tenacia del popolo napoletano, che ha contribuito in modo significativo alla liberazione dell'Italia. Immagine di copertina: Wikipedia (Foto di Pubblico Dominio) Read the full article
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marypicken · 1 year ago
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The Curse of Pietro Houdini by Derek B Miller @derekbmiller @DoubledayUK @TransworldBooks
There is tragedy and there is beauty in this relationship, but most of all there is loyalty and friendship. It is such a wonderfully told story that I was carried away by the prose.
Source: Review copyPublication: 21 March 2024 from DoubledayPP: 384ISBN-13: 978-0857529268 “We will lie, cheat, steal, fight, kill, and sin our way to Napoli. We will trust no one but each other, and we will remember that in this place, at this time, there is no way to tell friend from foe.” The bombing of Rome in 1943 leaves fourteen-year-old Massimo orphaned and with no choice but to set out…
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Il "CalendEsercito 2024" presentato oggi a Napoli
A Napoli, presso Palazzo Salerno sede del Comando Forze Operative Sud, è stato presentato oggi il “CalendEsercito 2024”, intitolato “Per l’Italia sempre!”. Questa edizione vuole ricordare i fatti d’arme della II Guerra Mondiale per rendere omaggio agli uomini che vi presero parte consapevoli di servire la Patria, sia prima sia dopo l’8 settembre 1943, onorando il giuramento prestato. Sono stati…
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agrpress-blog · 1 year ago
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Mercoledì 15 novembre, dalle ore 17.00, sarà inaugurata a Napoli, nello spazio dell’artista Ilia Tufano “Movimento Aperto”, in via Duomo 290/C, la mostra “Napoli, lo sguardo di ieri” con fotografie del fotoreporter Riccardo Carbone a cinquant’anni dalla sua morte. Riccardo Carbone per più di cinquant’anni ha visto Napoli dal mirino della sua macchina fotografica. Tutti i negativi che ha lasciato sono la registrazione fedele, giorno dopo giorno, delle gioie, delle passioni, dei dolori, delle speranze e delle ansie della città. Riccardo Carbone si definiva fotocronista: «Macchina in tasca, nervi a posto, un sorriso sulle labbra: me ne vado a caccia d’immagini d’attualità», così diceva raccontando il suo lavoro. Approdò giovanissimo al “Mattino” agli inizi degli anni Venti del secolo scorso. Fu assunto da Paolo Scarfoglio con la qualifica insolita per quei tempi di “redattore fotografo” e a tutti gli eventi veniva accreditato come giornalista. Inizia a fotografare il fascismo che incombe con tutte le limitazioni e le censure che il regime imponeva alla stampa. Ne fissa i miti, le imprese, i fasti e le illusioni. E da questo momento non c’è un evento notevole che non abbia fotografato, come dimostrano le scatole di migliaia di negativi, circa 600 mila, che ha lasciato, conservate dall’Associazione Riccardo Carbone Onlus che sta provvedendo a digitalizzare, catalogare e mettere liberamente consultabile online l’enorme patrimonio. Su Napoli il tempo passa scandito dalle sue fotografie. Passa il fascismo, e la guerra è agli sgoccioli. Nel 1943 le Forze Alleate d’occupazione chiudono tutti i giornali. Carbone è costretto a fermarsi, ed è anche, da sfollato, fuori Napoli. Dopo il 25 aprile, con il ritorno della democrazia, nel nostro Paese è tutto un fiorire di iniziative editoriali. «L’Italia – scrisse Emilio Radius – è tutta da scoprire.» Nasce il fotogiornalismo moderno e Riccardo Carbone è uno dei protagonisti. Spuntano piccole agenzie di cui i fotografi sono spesso proprietari. Riccardo Carbone dà il suo contributo in questo fervore con la sua «Fotoagenzia Napoli», così come fanno Giulio Torrini che fonda a Firenze l’omonima agenzia, Carlo Riccardi a Roma o i fratelli Vincenzo e Guglielmo Troncone, sempre a Napoli, che scoprono e mostrano per i quotidiani la nuova Italia che sta nascendo.  Per prima cosa i fotografi italiani raccontano il difficile dopoguerra. Ai figli della lupa si sono sostituiti gli sciuscià affamati e cenciosi. “Uno scatto dopo l’altro di Carbone, ed ecco tutta la «Napoli Milionaria» di Eduardo, la Napoli della «Pelle» di Malaparte o quella raccontata da De Sica e Rossellini. Ma poi, vivaddio, ecco la città che, pian piano, si rimbocca le maniche, che costruisce: il nuovo aeroporto di Capodichino, per esempio, o il Palazzo Nervi della Ferrovia, il complesso industriale di Bagnoli… Il lavoro è tanto. Spesso anche dieci servizi al giorno. Carbone, terminato il lavoro per il giornale, si guardava intorno e, quando scorgeva altre cose, le fotografava e… le portava a casa. Ha uno sguardo ampio, come le sue fotografie. Difficilmente si avvicina a meno di tre metri dal soggetto. Il primo piano è proprio raro”. La mostra, curata da Giovanni Ruggiero, resterà aperta fino al 15 dicembre il lunedì e il martedì dalle 17.00 alle 19.00 e il giovedì dalle 10.30 alle 12.30.
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giuseppearagno · 1 year ago
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Partiti e movimenti: lettera di una Sezione ANPI
Ai responsabili napoletani di UP, PD, 5Stelle, Pap, demA, Rifondazione Comunista, PCI, Partito del Sud, Sinistra Italiana, Sinistra Anticapitalista, Cobas e altri movimenti La sezione napoletana “Lenuccia” dell’ANPI, critica il bilancio della recente commemorazione all’insurrezione di Napoli del settembre 1943, ritenendolo estremamente negativo. Abbiamo visto all’opera figure istituzionali e non…
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carmenvicinanza · 2 years ago
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Maddalena Cerasuolo e le “Quattro giornate di Napoli”
Ma il Ventotto dello stesso mese il popolo insorse contro il massacro e il sopruso, e c’ero anch’io dietro la barricata, ragazza piena di amor di patria.
Trovai una mitraglietta e sparai, sparai, sparai contro le camionette e i carri armati…
Maddalena Cerasuolo è la donna simbolo delle ‘Quattro giornate di Napoli’ l’insurrezione popolare contro l’esercito tedesco, che si svolse dal 27 al 30 settembre 1943.
Napoli è stata la prima città italiana a liberarsi da sola dall’occupazione nazifascista, ancor prima dell’arrivo delle truppe americane. Un anno e mezzo prima che Milano fosse liberata il 25 aprile del ’45.
Maddalena Cerasuolo, detta Lenuccia, nacque nella città partenopea il 2 Febbraio 1920, in una famiglia popolare e numerosa, aveva cinque sorelle e due fratelli. Il padre Carlo, cuoco, aveva ricevuto la medaglia d’argento al valor militare per le sue azioni nella prima guerra mondiale. Durante il secondo conflitto mondiale, gestiva la mensa dell’Ansaldo, in seguito perse il lavoro e si mise a vendere pizze fritte per strada aiutato dalla moglie, Annunziata Capuozzo, che era stata aiuto-cuoca nella stessa fabbrica del marito. La giovane Maddalena, che faceva l’operaia in un calzaturificio, non esitò ad andare a combattere per le strade di Napoli in rivolta, per  seguire il padre e il fratello Giovanni, entrambi militanti antifascisti.
Durante gli scontri armati nel quartiere Materdei, per impedire che i tedeschi depredassero una fabbrica, si offrì di andare da sola in avanscoperta per poter valutare l’entità delle forze tedesche, mettendo a rischio la propria vita.
Il 29 settembre del 1943, grazie al suo coraggio e tempestività ha impedito la distruzione del ponte della Sanità, già minato e pronto ad esplodere, che rappresentava un’importante arteria per l’ingresso in città.
In seguito alla liberazione di Napoli, ha continuato a impegnarsi affinché anche il resto d’Italia venisse liberato.
Col nome di battaglia di Maria Esposito, sigla “C22”, ha operato dal 23 ottobre 1943 all’8 febbraio 1944, con lo Special Operations Executive, i servizi segreti britannici.
Ha partecipato a una serie di operazioni per oltrepassare le linee nemiche, che la portarono in Corsica e fino a Bastia, con l’obiettivo di sabotare, una volta in Liguria, siti militari del nemico. Imbarcata su di un sommergibile partì per Genova, dove venne bloccata da una camionetta di fascisti che la interrogarono, sospettando che fosse una spia. Lei, mostrando una cartolina e sostenendo di dover raggiungere un zio a Sanremo perché aveva perso l’intera famiglia a causa dei bombardamenti, riuscì a farla franca.
In seguito è stata paracadutata oltre le linee nemiche che si trovavano fra Roma e Montecassino per raccogliere informazioni fingendosi cameriera dell’artista Anna D’Andria con cui collaborava, organizzando feste in società per carpire informazioni sulla strategia tedesca.
Nel 1945, per il suo impegno nella Special Force, le venne consegnato un “Attestato di Benemerenza” dal Comando Numero 1 della Special Force.
Il 24 maggio del 1946, è stata riconosciuta partigiana e insignita con una medaglia di bronzo al valor militare.
Ha vissuto per tutto il resto della sua vita a Napoli, con le sue testimonianze è diventata il “volto” e la “voce” delle donne della Resistenza napoletana.
È morta a Napoli il 23 ottobre 1999.
Il 3 Marzo del 2000 a Napoli le è stata dedicata una una targa “la straordinaria Lenuccia eroina delle quattro giornate del 1943 in perenne ricordo e ammirazione”.
Il 27 gennaio 2011 le è stato intitolato il ponte che sovrasta il rione Sanità e che lei ha contribuito a salvare. Uno dei pochissimi ponti in tutta la penisola intitolati a una donna.
Sua figlia, Gaetana Morgese, ha scritto la sua storia nel libro “La guerra di mamma”.
La partecipazione di Maddalena Cerasuolo alla rivolta delle “Quattro giornate di Napoli” non è stata un caso isolato, l’intervento delle donne napoletane nell’insurrezione fu massiccio, considerando anche il fatto che la maggior parte degli uomini erano arruolati.
Il ruolo della componente femminile nell’insurrezione, però, è stato troppo spesso ignorato o sminuito.
Dai racconti della stessa Maddalena Cerasuolo, furono proprio le donne napoletane a iniziare l’insurrezione, non il 27 ma già il 23 di settembre, nel giorno della promulgazione del famigerato “Editto Sholl”, con il quale si imponeva a circa trentamila giovani napoletani, di età compresa fra i 18 e i 33 anni, di presentarsi spontaneamente ai centri di reclutamento per essere deportati in Germania nei campi di lavoro, pena la fucilazione.
Questi giovani, di ritorno dai vari fronti di guerra europei, accolsero la notizia con angoscia tanto da decidere di non presentarsi, consapevoli che non sarebbero più tornati.
E ne erano consapevoli anche le donne napoletane, decise a nascondere e difendere in ogni modo i propri figli, mariti, fratelli e salvarli dai nazifascisti.
In mille modi riuscirono ad aggirare i controlli dei tedeschi e dei fascisti che cercavano gli “imboscati”, come fece una mamma del rione Materdei che per salvare dei ragazzi ebbe l’idea di fingersi malata di lebbra, scoraggiando così i tedeschi a entrarle in casa.
L’intraprendenza e il coraggio delle donne napoletane vennero fuori in tutta la loro forza in quei momenti drammatici e quando i nazifascisti iniziarono i rastrellamenti casa per casa per stanare tutti coloro che si erano nascosti per disattendere la chiamata fu allora che le donne scesero in strada per bloccare le truppe, in ogni modo, e salvare la vita ai loro cari.
Quando fu costruita la barricata nella zona di San Giovanniello, anche i “femminielli” (termine napoletano per persone omosessuali e transessuali) accorsero in massa per difenderla, per anni erano stati abituati a fronteggiare la polizia e il potere e non si tirarono indietro davanti all’occupazione nazista.
La rivolta napoletana del 1943, con eterosessuali e “femminielli” che combatterono fianco a fianco, ha rappresentato una delle principali lezioni di integrazione nella storia contemporanea italiana. Soprattutto, considerando il momento storico in cui si è verificata, un periodo caratterizzato dal confino, da violenze e eccidi contro omosessuali e transessuali.
Dopo anni di soprusi, per gli omosessuali napoletani arrivò il momento di prendersi la loro rivalsa, cogliendo al volo l’occasione di non stare a guardare, ma entrare a far parte della storia.
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pier-carlo-universe · 10 days ago
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Presentazione del volume “Montecassino 1943 – 1944” e incontro con l’autore Antonio Silvestri. Biblioteca Civica di Alessandria, giovedì 27 marzo 2025, ore 18
Giovedì 27 marzo 2025 alle ore 18.00, presso la Sala Bobbio della Biblioteca Civica “Francesca Calvo” di Alessandria in Piazza V. Veneto 1, sarà presentato dallo stesso autore, Antonio Silvestri, il suo romanzo “Montecassino 1943-1944 – Da Trieste a Piazza Plebiscito a Napoli” , pubblicato da Team Service Editore.  Il romanzo storico è già stato presentato tra l’altro al Salone del Libro di…
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brookstonalmanac · 2 years ago
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Beer Events 9.23
Events
Buffalo Bill Cody led a hunting party of celebrities & wealthy people; supplies included 16 wagons of Bass Ale (1871)
John Gund Brewing destroyed by fire (Lacrosse, Wisconsin; 1897)
James Poole died (1905)
Brewery workers at the Birrerie Meridionali in Napoli defended it against German troops (Italy; 1943)
Edmund Webel patented a No-Return Container for Beer (1969)
Grindmaster Crathco Systems patented a Frozen Beer Product, Method and Apparatus (2003)
Big Rock Brewery patented a Cover Resembling a Beverage Container (2010)
Peter Darby patented a Hop Plant Named “Sumner” (2014)
Breweries Opened
Old Baldy Brewing (California; 1994)
Ellicottville Brewing (New York; 1995)
Pony Express Brewing (Kansas; 1995)
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