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#Massimo Faggioli
andre83us · 1 year
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«Per gli ucraini il disarmo vorrebbe dire piena distruzione»: Massimo Faggioli sulla guerra
«La pace viene dopo aver fatto la resistenza, la resistenza non è la pace». Sbaglia, quindi, chi in Italia, compresi molti cattolici, «vorrebbe il disarmo dell’Ucraina contro l’invasore russo: significherebbe una resa, e porterebbe a una distruzione dell’Ucraina». Così Massimo Faggioli, storico delle religioni e docente dell’Università di Villanova (Pennsylvania, USA), intervenendo il 31 marzo…
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cathnews · 2 years
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Clergy sex abuse crisis and the Vatican's global legitimacy
Clergy sex abuse crisis and the Vatican’s global legitimacy
Among the anti-communist propaganda that spread through Italy in the early years after World War II was the threat that the Cossacks would soon be watering their horses in the fountains of St Peter’s Square. It was a time when some feared for the Church’s survival. But back then, the Vatican enjoyed religious, moral, cultural and political legitimacy on the global and domestic political stage. It…
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cavenewstimes · 4 months
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The rise of the Catholic bully
(RNS) — Catholic bullying is spreading across the land. In the latest example, Minnesota Bishop Robert Barron’s Word on Fire organization threatened Commonweal magazine and theologian Massimo Faggioli over Faggioli’s April 22 essay, “Will Trumpism Spare Catholicism?” The commotion is too weird to behold. It began like all schoolyard fights. Barron, or someone who works for him, thought Faggioli,…
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scienza-magia · 6 months
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Guerra ibrida, l'Italia nel mirino degli hacker internazionali
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Attacchi informatici, Italia nel mirino dei cyber criminali. Gli incidenti gravi crescono del 65% contro il 12% globale: è l’allarme lanciato nel Rapporto Clusit. Lo scorso anno si sono verificati 2.779 episodi. Nuove minacce con l’IA. L’Italia è nel mirino degli attacchi informatici, con tecniche sempre più affinate, anche grazie al ricorso all’intelligenza artificiale. Lo scorso anno la crescita degli attacchi cyber gravi, cioè con un impatto ad ampio raggio, su ogni aspetto della società, della politica, dell’economia e della geopolitica, si è rivelata maggiore rispetto al resto del mondo. Numeri alla mano si tratta del +65% rispetto al 2022, in Italia, contro il +12% a livello mondiale. L’11% degli attacchi sferrati in tutto il mondo, per un totale di 310 incidenti, è stato indirizzato, ed è andato a segno, nel nostro Paese. Nel 2022 il dato era fermo al 7,6%. Oltre la metà degli attacchi (il 56%) ha comportato effetti di gravità critica o elevata. Non solo. Ha visto come vittima l’Italia quasi un attacco su due (47%) di matrice hacktivism (ossia gli attacchi informatici per finalità politiche o sociali, soprattutto dimostrative. Caso tipico sono gli attacchi contro le forze dell’ordine). Sono alcuni dei dati raccolti nel Rapporto 2024, di Clusit, Associazione italiana per la sicurezza informatica, giunto al dodicesimo anno di pubblicazione, che sarà presentato in apertura del Security Summit, convegno dedicato ai temi della cyber security in programma a Milano dal 19 al 21 marzo prossimi. L’andamento degli attacchi non ha freni Non si arresta la curva di crescita degli incidenti gravi, con 2.779 episodi registrati lo scorso anno. Ogni mese è stata rilevata una media di 232 attacchi, con un picco massimo di 270 ad aprile 2023, che rappresenta anche il valore più elevato registrato negli anni. Dal 2018 al 2023 gli attacchi sono cresciuti del 79%, con la media mensile passata da 130 a 232. In otto casi su dieci, la gravità degli attacchi è elevata o critica. Dati allarmanti, ma che fotografano solo una parte del fenomeno, visto che molte vittime mantengono riservate le informazioni sugli attacchi cyber subìti e visto che in alcune zone del mondo la possibilità di accesso alle informazioni è molto limitata. Come anticipato, per quanto riguarda le tecniche, non bisogna abbassare la guardia sull’utilizzo dell’Intelligenza artificiale da parte dei cyber criminali per selezionare i target e scansionarli, con l’obiettivo di trovare falle, per analizzare codici e trovare nuove vulnerabilità e per produrre contenuti per phishing o codice per malware. Si tratta di una tendenza in rapida ascesa, di cui tuttavia i ricercatori di Clusit ritengono sarà possibile osservare gli effetti solo in un prossimo futuro. Attacchi in Italia: è boom
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Tra il 2019 e il 2023, sono stati 653 gli attacchi noti e di particolare gravità messi a segno in Italia; di questi oltre il 47% (310, appunto) sono avvenuti lo scorso anno. Il ritmo di crescita, quindi, è serrato e indica sia la tendenza dei cyber criminali di mirare sul nostro paese, sia una scarsa capacità, da parte delle imprese, di difendersi, malgrado gli investimenti in sicurezza siano in aumento, come riscontrato dall’osservatorio Cybersecurity e Data Protection del Politecnico di Milano. «Le strategie adottate a oggi, anche a livello normativo a livello sia italiano che europeo, sono state sicuramente utili e importanti per cercare di limitare la crescita del fenomeno. Ma per poter far rallentare il trend e cercare di stabilizzarlo, e possibilmente ridurlo, devono essere concepite e adottate strategie nuove che si fondino sul knowledge sharing, sulla messa a fattor comune degli investimenti», commenta Gabriele Faggioli, presidente di Clusit, che aggiunge «Vogliamo mantenere alta l’attenzione anche sulla frammentazione di infrastrutture e servizi che caratterizza la cyber security nel nostro Paese, e che rischiano di produrre una moltiplicazione di sforzi, ciascuno in sé poco efficace, come ampiamente dimostrato dai settori di mercato maggiormente colpiti e anche considerando la spesa complessiva italiana in cybersecurity». Gli obiettivi nel mondo e in Italia I ricercatori Clusit, analizzando gli attacchi noti dello scorso anno, indicano una prevalenza di quelli con lo scopo di estorcere denaro (cosiddetto cybercrime), che sono stati oltre 2.316 a livello globale (più dell’83% del totale), in crescita del 13% rispetto al 2022. Un dato, a parere degli autori del Rapporto, che si traduce in un legame stretto tra criminalità “off-line” e criminalità “on-line”. Sono quasi triplicati, invece, nel mondo, gli attacchi con matrice di hacktivism, pari all’8,6% del totale (erano il 3% nel 2022), con una variazione percentuale rispetto al totale anno su anno del 184%. In significativa diminuzione, invece, i fenomeni di espionage (6,4%, 11% nel 2022) e information warfare (1,7%, 4% nel 2022). In Italia, nel 2023 gli attacchi con finalità di cybercrime sono stati pari al 64%; segue un 36% di attacchi con finalità di hacktivism, in netta crescita rispetto al 2022 (6,9%), con una variazione percentuale anno su anno del +761%. Il 47% circa del totale degli attacchi con finalità “hacktivism” a livello mondiale è avvenuto ai danni di organizzazioni italiane, a dimostrare l’attenzione di gruppi di propaganda che hanno l’obiettivo di colpire la reputazione delle organizzazioni. Questa tipologia di eventi, in particolare quelli avvenuti nei primi nove mesi dell’anno, secondo i ricercatori di Clusit, è legata per la maggior parte al conflitto in Ucraina, nei quali gruppi di attivisti agiscono mediante campagne dimostrative rivolte tanto al nostro Paese che alle altre nazioni del blocco filo-ucraino. A ulteriore conferma che siamo in una fase di guerra cibernetica diffusa ci sono gli attacchi con finalità di spionaggio e guerra delle informazioni (espionage e information warfare), aumentati da valori prossimi al 50% nel 2022 a valori intorno al 70% lo scorso anno. Questo andamento, infatti, si può spiegare con riferimento ai conflitti Russo-Ucraino e Israelo-Palestinese. Nel mirino obiettivi multipli A livello mondiale le principali vittime appartengono ai cosiddetti obiettivi multipli (19%). A seguire il settore della sanità (14%) che ha subito un balzo del 30% e inoltre gli incidenti in questo settore hanno visto un aumento della gravità dell’impatto, critico nel 40% dei casi (era il 20% nel 2022). E ancora: parte consistente degli attacchi è stata rivolta anche al settore governativo e delle pubbliche amministrazioni (12%); al settore finanza e assicurazioni (11%). Il settore più attaccato in Italia nel 2023 è stato invece quello governativo/ militare, con il 19% degli attacchi (+50% rispetto al 2022); seguito dal manifatturiero, con il 13% (+17%). Colpito dal 12% degli attacchi, il settore dei trasporti/logistica in Italia, ha visto invece un incremento percentuale anno su anno sul totale degli attacchi del 620%; analogamente, il settore della finanza e delle assicurazioni, verso cui è stato portato a termine il 9% degli attacchi nel 2023, ha visto una variazione percentuale sul totale del +286%. Le vittime appartenenti alla categoria degli “obiettivi multipli” sono state colpite nel nostro Paese dall’11% degli attacchi, segno di una maggior focalizzazione dei cyber criminali verso settori specifici negli ultimi mesi. I continenti più colpiti: le Americhe La distribuzione geografica percentuale delle vittime, secondo i ricercatori di Clusit, riflette la diffusione della digitalizzazione. Sono stati più numerosi, infatti, nel 2023 come nel 2022, gli attacchi alle Americhe, che corrispondono al 44% del totale. Gli attacchi rivolti all’Europa hanno rappresentato il 23% degli attacchi globali, scendendo di un punto percentuale rispetto all’anno precedente ma in crescita sul 2022 del 7,5%. Crescono invece di un punto percentuale rispetto al 2022 gli attacchi in Asia (9% del totale); stabili quelli in Oceania e in Africa, rispettivamente il 2% e l’1% del totale. Fonte: Scarica il PDF Read the full article
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atheistmediablog · 7 months
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„Trumps Hetze wird ignoriert“: Theologe kritisiert US-Bischöfe
Der katholische Theologe Massimo Faggioli kritisiert viele Bischöfe in den USA. Sie unterstützten Donald Trump „trotz seiner Lügen, seiner Hetze und seiner Angriffe auf die Demokratie“, zitierte ihn die Katholische Nachrichten-Agentur (KNA) am Mittwoch. weiterlesen: [https://religion.orf.at/stories/3223834/
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retelabuso · 2 years
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Congetture di un ex passante
Congetture di un ex passante
Massimo Faggioli LA CROIX – Dopo un lungo ritardo rispetto a molti altri Paesi, lo scorso 17 novembre la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha presentato il suo primo rapporto sugli abusi sessuali del clero. Si è soffermato sull’attività di prevenzione e formazione svolta dai servizi diocesani (interdiocesani e regionali) per la tutela dei minori e sulle testimonianze che le vittime hanno…
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anticattocomunismo · 5 years
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Tra i due papi è “frattura”. Il silenzio di Francesco contro Benedetto
Tra i due papi è “frattura”. Il silenzio di Francesco contro Benedetto
Nella settimana seguita all’esplosiva pubblicazione degli “appunti” di Joseph Ratzinger sullo scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica, sono almeno sette gli elementi essenziali venuti allo scoperto, di cui tener conto in vista di sviluppi futuri.
(more…)
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feelingbluepolitics · 4 years
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*** Highest recommendation. ***
"Thomas Csordas, an anthropology professor at the University of California San Diego who has studied the issues around communities like People of Praise, said it was wrong to focus attention on whether the group could be a considered a 'cult' in the spirit of Jim Jones’s Peoples Temple. It was much more appropriate, he said, to examine what he called the 'intentional community' of People of Praise and its nature of being 'conservative, authoritarian, hierarchical, and patriarchal'.
..."'I think they’re potentially more dangerous and much more sophisticated [than a cult],' he said. 'It is not the kind of group where submission of women to men means that they have to stay barefoot and pregnant. Instead, they have to be lawyers and judges and submissive to men at the same time. They have to be able to have a career and seven kids at the same time.'
..."Massimo Faggioli, a professor of theology at Villanova University, said that even if senators declined to question Barrett about her faith, the issues deserved to be aired in other forums because groups like People of Praise, he said...reject a secular view of separation between church and state.
"'I don’t think we should put her Catholicism on trial, but the Catholic conservative legal movement is putting liberalism on trial. They want to change a certain understanding of the liberal order of individual rights, and that is coming from the religious worldview of Catholic groups,' he said.
"Maybe not in the Senate, but in the public square."
In other words, we need to be calling our Senators.
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sisterlea · 6 years
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Is Church criminal activity the result of failed theology?
Is Church criminal activity the result of failed theology?
Seems that Church criminal activity IS the result of failed theology…according to Robert Mickens quoting Church historian, Massimo Faggioli, in Mickens’ recent article “Why Catholic Church leaders risk failing on the issue of sexual abuse”
Scrolling down Mickens’ article to the subheading The ongoing implosion of the Church, we find these words:
“As Massimo Faggioli suggested in a recent article…
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andre83us · 4 years
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“Negli USA da sempre alcune vite sono considerate sacrificabili. Per questo la pandemia ha fatto meno impressione”: parla Massimo Faggioli
“Negli USA da sempre alcune vite sono considerate sacrificabili. Per questo la pandemia ha fatto meno impressione”: parla Massimo Faggioli
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a cura di Andrea Musacci
Razzismo, diseguaglianze sociali, costose assicurazioni sanitarie, forte crisi occupazionale (gli ultimi dati parlano in questo periodo di circa 30 milioni di posti di lavoro persi). E una Chiesa purtroppo ancora divisa. Drammi all’interno del grande, inarrestabile dramma della pandemia da Coronavirus che ormai da tempo registra gli Stati Uniti come il paese col più…
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cathnews · 2 years
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No longer the Bishops' church
No longer the Bishops’ church
The upcoming plenary meeting of the USCCB comes as the Catholic Church is on its way to being, in some ways, a “post-episcopal” Church—no longer a bishops’ Church. That will likely have a dramatic impact on how Catholicism may influence and interact with American social and political values. The situation arises from the precipitous drop in vocations. We still have bishops, priests, and deacons,…
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scienza-magia · 6 months
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Guerra ibrida, l'Italia nel mirino degli hacker internazionali
Attacchi informatici, Italia nel mirino dei cyber criminali. Gli incidenti gravi crescono del 65% contro il 12% globale: è l’allarme lanciato nel Rapporto Clusit. Lo scorso anno si sono verificati 2.779 episodi. Nuove minacce con l’IA. L’Italia è nel mirino degli attacchi informatici, con tecniche sempre più affinate, anche grazie al ricorso all’intelligenza artificiale. Lo scorso anno la crescita degli attacchi cyber gravi, cioè con un impatto ad ampio raggio, su ogni aspetto della società, della politica, dell’economia e della geopolitica, si è rivelata maggiore rispetto al resto del mondo. Numeri alla mano si tratta del +65% rispetto al 2022, in Italia, contro il +12% a livello mondiale. L’11% degli attacchi sferrati in tutto il mondo, per un totale di 310 incidenti, è stato indirizzato, ed è andato a segno, nel nostro Paese. Nel 2022 il dato era fermo al 7,6%. Oltre la metà degli attacchi (il 56%) ha comportato effetti di gravità critica o elevata. Non solo. Ha visto come vittima l’Italia quasi un attacco su due (47%) di matrice hacktivism (ossia gli attacchi informatici per finalità politiche o sociali, soprattutto dimostrative. Caso tipico sono gli attacchi contro le forze dell’ordine). Sono alcuni dei dati raccolti nel Rapporto 2024, di Clusit, Associazione italiana per la sicurezza informatica, giunto al dodicesimo anno di pubblicazione, che sarà presentato in apertura del Security Summit, convegno dedicato ai temi della cyber security in programma a Milano dal 19 al 21 marzo prossimi. L’andamento degli attacchi non ha freni Non si arresta la curva di crescita degli incidenti gravi, con 2.779 episodi registrati lo scorso anno. Ogni mese è stata rilevata una media di 232 attacchi, con un picco massimo di 270 ad aprile 2023, che rappresenta anche il valore più elevato registrato negli anni. Dal 2018 al 2023 gli attacchi sono cresciuti del 79%, con la media mensile passata da 130 a 232. In otto casi su dieci, la gravità degli attacchi è elevata o critica. Dati allarmanti, ma che fotografano solo una parte del fenomeno, visto che molte vittime mantengono riservate le informazioni sugli attacchi cyber subìti e visto che in alcune zone del mondo la possibilità di accesso alle informazioni è molto limitata. Come anticipato, per quanto riguarda le tecniche, non bisogna abbassare la guardia sull’utilizzo dell’Intelligenza artificiale da parte dei cyber criminali per selezionare i target e scansionarli, con l’obiettivo di trovare falle, per analizzare codici e trovare nuove vulnerabilità e per produrre contenuti per phishing o codice per malware. Si tratta di una tendenza in rapida ascesa, di cui tuttavia i ricercatori di Clusit ritengono sarà possibile osservare gli effetti solo in un prossimo futuro. Attacchi in Italia: è boom
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Tra il 2019 e il 2023, sono stati 653 gli attacchi noti e di particolare gravità messi a segno in Italia; di questi oltre il 47% (310, appunto) sono avvenuti lo scorso anno. Il ritmo di crescita, quindi, è serrato e indica sia la tendenza dei cyber criminali di mirare sul nostro paese, sia una scarsa capacità, da parte delle imprese, di difendersi, malgrado gli investimenti in sicurezza siano in aumento, come riscontrato dall’osservatorio Cybersecurity e Data Protection del Politecnico di Milano. «Le strategie adottate a oggi, anche a livello normativo a livello sia italiano che europeo, sono state sicuramente utili e importanti per cercare di limitare la crescita del fenomeno. Ma per poter far rallentare il trend e cercare di stabilizzarlo, e possibilmente ridurlo, devono essere concepite e adottate strategie nuove che si fondino sul knowledge sharing, sulla messa a fattor comune degli investimenti», commenta Gabriele Faggioli, presidente di Clusit, che aggiunge «Vogliamo mantenere alta l’attenzione anche sulla frammentazione di infrastrutture e servizi che caratterizza la cyber security nel nostro Paese, e che rischiano di produrre una moltiplicazione di sforzi, ciascuno in sé poco efficace, come ampiamente dimostrato dai settori di mercato maggiormente colpiti e anche considerando la spesa complessiva italiana in cybersecurity». Gli obiettivi nel mondo e in Italia I ricercatori Clusit, analizzando gli attacchi noti dello scorso anno, indicano una prevalenza di quelli con lo scopo di estorcere denaro (cosiddetto cybercrime), che sono stati oltre 2.316 a livello globale (più dell’83% del totale), in crescita del 13% rispetto al 2022. Un dato, a parere degli autori del Rapporto, che si traduce in un legame stretto tra criminalità “off-line” e criminalità “on-line”. Sono quasi triplicati, invece, nel mondo, gli attacchi con matrice di hacktivism, pari all’8,6% del totale (erano il 3% nel 2022), con una variazione percentuale rispetto al totale anno su anno del 184%. In significativa diminuzione, invece, i fenomeni di espionage (6,4%, 11% nel 2022) e information warfare (1,7%, 4% nel 2022). In Italia, nel 2023 gli attacchi con finalità di cybercrime sono stati pari al 64%; segue un 36% di attacchi con finalità di hacktivism, in netta crescita rispetto al 2022 (6,9%), con una variazione percentuale anno su anno del +761%. Il 47% circa del totale degli attacchi con finalità “hacktivism” a livello mondiale è avvenuto ai danni di organizzazioni italiane, a dimostrare l’attenzione di gruppi di propaganda che hanno l’obiettivo di colpire la reputazione delle organizzazioni. Questa tipologia di eventi, in particolare quelli avvenuti nei primi nove mesi dell’anno, secondo i ricercatori di Clusit, è legata per la maggior parte al conflitto in Ucraina, nei quali gruppi di attivisti agiscono mediante campagne dimostrative rivolte tanto al nostro Paese che alle altre nazioni del blocco filo-ucraino. A ulteriore conferma che siamo in una fase di guerra cibernetica diffusa ci sono gli attacchi con finalità di spionaggio e guerra delle informazioni (espionage e information warfare), aumentati da valori prossimi al 50% nel 2022 a valori intorno al 70% lo scorso anno. Questo andamento, infatti, si può spiegare con riferimento ai conflitti Russo-Ucraino e Israelo-Palestinese. Nel mirino obiettivi multipli A livello mondiale le principali vittime appartengono ai cosiddetti obiettivi multipli (19%). A seguire il settore della sanità (14%) che ha subito un balzo del 30% e inoltre gli incidenti in questo settore hanno visto un aumento della gravità dell’impatto, critico nel 40% dei casi (era il 20% nel 2022). E ancora: parte consistente degli attacchi è stata rivolta anche al settore governativo e delle pubbliche amministrazioni (12%); al settore finanza e assicurazioni (11%). Il settore più attaccato in Italia nel 2023 è stato invece quello governativo/ militare, con il 19% degli attacchi (+50% rispetto al 2022); seguito dal manifatturiero, con il 13% (+17%). Colpito dal 12% degli attacchi, il settore dei trasporti/logistica in Italia, ha visto invece un incremento percentuale anno su anno sul totale degli attacchi del 620%; analogamente, il settore della finanza e delle assicurazioni, verso cui è stato portato a termine il 9% degli attacchi nel 2023, ha visto una variazione percentuale sul totale del +286%. Le vittime appartenenti alla categoria degli “obiettivi multipli” sono state colpite nel nostro Paese dall’11% degli attacchi, segno di una maggior focalizzazione dei cyber criminali verso settori specifici negli ultimi mesi. I continenti più colpiti: le Americhe La distribuzione geografica percentuale delle vittime, secondo i ricercatori di Clusit, riflette la diffusione della digitalizzazione. Sono stati più numerosi, infatti, nel 2023 come nel 2022, gli attacchi alle Americhe, che corrispondono al 44% del totale. Gli attacchi rivolti all’Europa hanno rappresentato il 23% degli attacchi globali, scendendo di un punto percentuale rispetto all’anno precedente ma in crescita sul 2022 del 7,5%. Crescono invece di un punto percentuale rispetto al 2022 gli attacchi in Asia (9% del totale); stabili quelli in Oceania e in Africa, rispettivamente il 2% e l’1% del totale. Fonte: Scarica il PDF Read the full article
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lamilanomagazine · 2 years
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Ascoli, Coppa Teodori: vince Simone Faggioli
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Ascoli, Coppa Teodori: vince Simone Faggioli. La 61^ edizione della Coppa Paolino Teodori ha visto il successo del fiorentino Simone Faggioli (Norma-Zytek), un risultato quasi scontato dopo il forfait di Christian Merli per protesta. Una domenica caratterizzata da un caldissimo sole ha salutato il festoso ritorno del pubblico delle migliori occasioni, che si è posizionato lungo i 5031 metri del percorso che sale da Colle San Marco a San Giacomo, per seguire la gara di Campionato Italiano, con validità anche per la Coppa FIA. Le gare Due le manches di gare previste come da tradizione per i circa 200 piloti alla partenza, che hanno visto la supremazia cronometrica di Faggioli in entrambe le occasioni, che gli consentono di allungare in testa alla classifica del Campionato Italiano Montagna. Diverse le defezioni per problemi tecnici e anche i ritiri per incidenti, tutti senza conseguenze, ma che hanno eliminato alcuni papabili protagonisti. Sul podio dell’assoluta sono saliti al fianco di Faggioli divisi da soli 23 centesimi di secondo il ragusano Franco Caruso (Norma) ed il francese Sebastien Petit (Nova) a caccia dei punti per la Coppa FIA internazionale, migliore dei dieci piloti stranieri al via. Altri premiati I successi di gruppo vedono premiati il foggiano Lucio Peruggini (GT), il bolognese Marco Capucci (CN), il teramano Marco Gramenzi (E2SH), il cosentino Giuseppe Aragona (E1), il reatino Antonio Scappa (RS Cup), il tarantino Vito Tagliente (RS Plus), il teramano Fabio Titi (A) il sassarese Giovanni Cossu (N), il brindisino Oronzo Montanaro (RS), l’ascolano Massimo Filipponi (Prod.E), il ternano Mattia Chioccia (Prod.S), il teatino Jhonny D’Agostino (Bicilindriche), l’anconetano Antonio Angiolani (auto storiche). Inconvenienti tecnici Tra i piloti attesi e sfortunati gli ascolani Alessandro Gabrielli e Giovanni Cuccioloni, quest’ultimo presidente del Gruppo Sportivo organizzatore, penalizzati da noie tecniche e da un incidente. I tempi della giornata si sono vistosamente allungati per le numerose interruzioni che hanno caratterizzato le due manches, con l’organizzazione del Gruppo Sportivo e dell’Automobile Club ascolano che ha brillantemente risolto ogni intoppo grazie all’infaticabile impegno dell’attento personale lungo il percorso diretto da Fabrizio Bernetti e dal vice Graziano Basile. Un'edizione spettacolare Lo staff organizzatore ha messo in archivio un’altra spettacolare edizione supportata dalla Regione Marche, la Provincia ed il Comune di Ascoli Piceno, oltre che dalla Fondazione Carisap e dall’Associazione Terra Piloti e Motori. Molto seguite le dirette TV, sui social e su Radio Ascoli, a conferma del gran numero di appassionati che le cronoscalate hanno su tutta la penisola. Bellissime le riprese video con il suggestivo panoramico sfondo della Valle del Tronto dietro le vetture impegnate nel veloce tratto finale di San Giacomo. Migliore dei marchigiani si è piazzato l’ascolano Adriano Vellei (Gloria-Suzuki), 11° assoluto e vincitore del gruppo E2SS. La classifica finale Classifica assoluta: 1° Faggioli (Norma-Zytek) in 4’25”54; 2° Caruso (Norma-Zytek) 4’33”65; 3° Petit (Nova NP01) 4’33”88; 4° Di Fulvio (Osella-Zytek) 4’36”46; 5° Lombardi (Osella Pa2000-Honda) 4’38”62; 6° Conticelli F. (Nova-Zytek) 4’38”92; 7° Vacca (Osella Pa30) 4’47”90; 8° Maroni (Osella Pa21-Jrb) 4’50”56; 9° Vitek (Osella Pa30) 4’58”35; 10° Gentile (Osella Pa21S) 5’00”36. Read the full article
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protoslacker · 6 years
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It takes courage for a pope to go there, because he didn’t have to, but he decided to. I don’t think this trip is important for a particular speech he gave, or a particular theology, but it is because it is a pope who is unafraid of going to what was one of the most Catholic countries in the world for centuries and is now an example of rapid secularization. It is an example of a church that has to adapt to radically changed conditions without thinking if the past will come back, because this is what some Catholics still think sometimes. Francis’ approach to this is never “The good old times were so good.” That disturbs some Catholics who want to go back to the 1950s. They will not get that from him.
Massimo Faggioli interviewed by Isaac Chotiner in Slate. The Culture War That Is Tearing the Catholic Church Apart
How church rifts may have inspired the latest accusations against Pope Francis.
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anticattocomunismo · 2 years
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I cattolici liberal hanno perso la guerra culturale ma non vogliono ammetterlo
I cattolici liberal hanno perso la guerra culturale ma non vogliono ammetterlo
Al dossettiano Massimo Faggioli va riconosciuto almeno un merito: quello di mostrare una candida franchezza dicendo ciò che i suoi compagni cattolici liberal o progressisti si rifiutano di ammettere, nascondendo la testa sotto la sabbia. (more…)
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andrewuttaro · 3 years
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Why Christ the King is relevant today
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Tomorrow is the Solemnity of Christ the King. The Liturgical calendar marks it as the last Sunday of the 2021 Church Year. So… Happy New Year’s Eve? Advent starts next Sunday and with it the start of a whole new Church Year. This particular solemnity is the last Sunday of the Liturgical calendar for some obvious reasons and then some more subtle, nuanced reasons as well. Those deeper reasons make the solemnity quite a bit more relevant than you might expect for a Sunday with overt monarchal overtones.
Coming on the last Sunday of the Liturgical calendar places the Solemnity of Christ the King at a certain spot contemplatively. To put Christ’s kingship at the end of the year points to that foundational comfort that at the end of it all God is in control. Christ is King and we know the end of the story in spite of how difficult things maybe right now (a particularly relevant message as we endure those awkward Thanksgiving family gatherings if you know what I mean). But as with many noted dates on the calendar, secular or religious, the more context you look for the more interesting it gets.
One social media exchange I saw about this really hit the nail on the head. On twitter you can quote-tweet someone else’s preexisting tweet which allows you to comment on what they said without going to their tweet’s replies. Massimo Faggioli is an Italian American professor at Georgetown University specializing in the Catholic Church, it’s history and politics as well as research into the Second Vatican Council. As an American Catholic I find his commentary very insightful because he often offers a more rounded perspective on our politics and religion than those of us who grew up here are normally able to access. Nadia, the original tweeter, based on information I could glean from her twitter account is closer to my age residing in Denver. Here’s the tweet and quote tweet:
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There’s a couple layers to this. So many interesting layers in fact that I must have read these tweets and their comments for more than thirty minutes. Let’s start with the facts before we start into the nuanced depths.
Pope Pius XI was Pope of the Catholic Church from 1922-1939. Of modern Popes he carries with him one of the more complicated legacies. When he was elected in 1922 there was no Vatican City State. The Vatican had no diplomatic status as the Italian nation was entering a dramatic period only fifty-one years on from its unification. Pius XI was elected Pope in February and Benito Mussolini would be Prime Minister by October. The following year Mussolini would be in full control of the Italian State and functionally dictator.
In 1929 Pius XI would sign the Lateran Pacts (AKA Lateran Treaty) with Mussolini’s government establishing what we now know as the Vatican City State and the legal entity of the Holy See, creating the modern diplomatic status of the Vatican. This is the Concordant Faggioli refers to as it also enshrined Catholicism as the state religion of Italy and solidified protections for the Church in the increasingly authoritarian state. The 1948 and 1984 updates to the Pacts maintained the micro-state’s diplomatic status but did away with state religion status and the other parts of the pact that no longer fit the Post-War political culture of Italy. In 1933, Pope Pius XI also signed a Concordant with Adolf Hitler’s Germany for Church protections in that dictatorship as well. Faggioli also points out the Vatican would use their diplomatic status with Mussolini to prosecute Protestants in Italy among other dark episodes in the Inter-War period. These are all the simple facts of the matter.
It is also fact that the institution of the Solemnity of Christ the King predates any agreement with Mussolini’s government spearheading a preaching campaign against fascism and authoritarianism that lasted the rest of Pius XI’s papacy. He would write at least two encyclicals against the evils of fascism and have them read in pulpits across Italy and Germany well into the Pre-War period in the late 1930s. This is to say that Nadia’s original tweet is also entirely factual if not including the political dynamics of the time. Before I go on I want to be very clear that both Hitler and Mussolini were horrific dictators who carried out massive atrocities across their reigns including but not limited to the Holocaust, the pacification of Libya, the Invasion of Ethiopia and all the war crimes of the properly outlined period of the Second World War. Nobody seriously looking at history should soften the reality of the evils they committed.
One reply to Faggioli’s quote tweet hit home for me: “History is messier than we like it to be…”. This statement is flatly true, but we don’t often care expound upon it. If we wish to move forward as a civilization we must understand the errors of the past in order to avoid repeating them. We are similarly forced to carry on the good things passed down to us even if they are products of evil circumstances and actions. In the American context we talk about how first President George Washington massacred natives and owned slaves (and was particularly cruel to them) and yet he is objectively a crucially important figure in the formation of the United States. In other words, we have to take the good with the bad if we’re to look at our past and present in any kind of helpful way. Any historian will tell you that even the most noble beliefs and institutions established down through the centuries were stained with blood.
General rule of thumb on social media: when someone has firsthand experience you generally trust their accounting of there own history. I don’t feel the need to challenge Faggioli because he only shared facts. He is Italian so I’ll take his word on the evils of the Mussolini era in his nation’s history. I also don’t feel the need to take anything away from Nadia’s original tweet. In today’s political context I think we need all the Anti-fascist fanfare we can get. Fascism and authoritarian leaders are on the march across the world and particularly in the Western democracies of Europe and North America in the last decade or so. I am happy to savor this solemnity as an Antifa Day on top of all its other spiritual meanings.
But yes, I also sense the irony. Asserting Christ as King, a monarchal title that calls to mind some degree of authoritarianism even if the phraseology predates our modern conception of fascism and authoritarianism, is a certain kinda choice. Without diving too deep into how spiritual language and theology works from a different set of epistemological assumptions than critical historical method (which is an enormously valuable way of looking at history by the way), it bears repeating that unlike the horrific dictators of the twentieth century Jesus Christ forces himself on nobody. We Catholics affirm Christ’s Kingship as more of a consensual aspirational statement than a political manifesto.
Indeed the way we talk about the “Kingdom of God” throughout the Church year is not a dictatorship. In the Catholic understanding Jesus isn’t going to return one day to wreck shop. We believe in final judgment yes, but the Kingdom of God is something consenting parties build to bring about the reign of Christ the King. How individuals interpret that gets murky and you don’t need to dig too deep to find Catholics in Mussolini’s day speaking of him as a bringer of the Kingdom of God. Safe to say if one truly understands Jesus’ Gospel message they won’t be supporting fascists. I believe that the Catechism of the Catholic Church affirms that and both Gaudium et Spes and Lumen Gentium (two of the Constitutions of the Church adopted at the Second Vatican Council which dealt heavily with the Church in the World) state it. And that is a truth that transcends both religion and politics at the end of the day: fascism, authoritarianism and ultimately any non-consensual order of things is corrupted at its core.
Moving beyond the tweets, the politics of the Mussolini Era and even the Church itself for a moment, I think we need to embrace the messiness and nuance of our history and our present day. The spirit of condemnation is necessary when evil is afoot. St. Thomas Aquinas once said: “Mercy without justice is the mother of disillusion; justice without mercy is cruelty.” Justice is the key to progress, and I believe progressive, restorative justice is a building block to the Kingdom of God. But when we savage each other mercilessly, even in the name of justice, we undermine that justice and the better world we dream of building. Food for thought as we move into the holiday and into a new Church year.
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