#Marco Ansaldo
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iannozzigiuseppe · 6 months ago
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GIALLO COME IL GOLFO - AA.VV. - a cura di Beppe Mecconi - Gammarò Edizioni
GIALLO COME IL GOLFO – AA.VV. – a cura di Beppe Mecconi Simona Albano, Massimo Ansaldo, Marco Della Croce, Alessandro Ebuli, Patrizia Fiaschi,  Maria Grazia Innocenti, Vanessa Isoppo, Beppe Mecconi, Corrado Pelagotti, Susanna Raule, Marco Usano GIALLO COME IL GOLFO da Tellaro a Portovenere12 racconti gialli per 12 mesi Introduzione di Marco Buticchi ISBN: 9791280649607 – 184 pagine,- Prezzo di…
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stilouniverse · 6 months ago
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"Giallo come il golfo da Tellaro a Portovenere". 12 racconti gialli per 12 mesi, Gammarò/Oltre Edizioni
A cura di Beppe Mecconi AA.VV. Simona Albano, Massimo Ansaldo, Marco Della Croce, Alessandro Ebuli, Patrizia Fiaschi,  Maria Grazia Innocenti, Vanessa Isoppo, Beppe Mecconi, Corrado Pelagotti, Susanna Raule, Marco Usano Introduzione di Marco Buticchi Gammarò/Oltre  Dodici luoghi in cerca d’autore, dodici mesi in cerca di voce. Ma anche dodici penne che hanno dipinto nelle varie sfumature…
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notiziariofinanziario · 1 year ago
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L'assemblea di Ansaldo Green Tech, società controllata dal Gruppo Ansaldo Energia, ha nominato il nuovo consiglio di amministrazione
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Vittorio Olcese è il nuovo amministratore delegato di Ansaldo Green Tech.     Del consiglio, oltre a Vittorio Olcese, fanno parte Simone Di Felice, Daniela Gentile, Marco Grillo e Lorenza Franca Franzino nel ruolo di Presidente.    Laureato in Ingegneria Meccanica, Vittorio Olcese ha iniziato la sua carriera nel settore energetico presso Ge Oil & Gas in Italia, dove ha ricoperto diversi ruoli nella ricerca e sviluppo e nella gestione del prodotto delle turbine a gas. Nel 2002 ha conseguito il master in business administration presso la Sda Bocconi di Milano. Nel 2005 è entrato in Ansaldo Energia nel dipartimento di Marketing e Business Development, per poi assumere diversi incarichi di crescente responsabilità all'interno dell'azienda quali responsabile del controllo di gestione, senior vicepresident del marketing e business development e senior vicepresident delle vendite new units. Nel 2022 è entrato in Ansaldo Green Tech per supportare le nuove iniziative imprenditoriali.    Ansaldo Green Tech, nata nel 2021, è una società interamente controllata da Ansaldo Energia che si occupa di fornire prodotti e soluzioni innovative a supporto della transizione energetica. Read the full article
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giancarlonicoli · 2 years ago
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Berlusconi e gli spot, il Pci di D’Alema lo aiutò contro i giornali, Scalfari e Caracciolo alla guerra di Segrate
Berlusconi e la pubblicità, come il Pci di D'Alema fece fallire gli sforzi di contenere la tv, Scalfari, Caracciolo e la guerra di Segrate
di Marco Benedetto Pubblicato il 18 Giugno 2023 - 10:38
I tentativi degli editori di giornali di limitare il dilagare della pubblicità televisiva furono vanificati da Berlusconi con l’appoggio dei comunisti guidati da Massimo D’Alema. Ho vissuto quei momenti da vicino.
Questa è la seconda parte di questa mia analisi su Silvio Berlusconi. La prima parte è qui:
Berlusconi, il migliore e il peggiore di tutti, analisi e testimonianze: creò un impero, fu salvato dai comunisti
La terza è qui
Come Berlusconi costrinse Cuccia a salvarlo: persa Repubblica, a fondo con Standa, la politica lo tolse dai guai
Ecco il seguito.
Era il 1998, tempo della bicamerale.
Massimo D’Alema voleva cambiare l’Italia, con gabile come presidenzialismo e elezione diretta del premier, come vent’anni dopo provò a fare Matteo Renzi. Erano in ballo sempre le stesse utopie che oggi frullano nel giro di Giorgia Meloni.
L’unica riforma che era interessante per Berlusconi era quella che avrebbe ingabbiato e subordinato a lui la Magistratura.
Per questo il dialogo saltò. Il partito di D’Alema non poteva reggere l’impatto di un massacro dei magistrati.
Ma Berlusconi qualcosa comunque ottenne, perché nel procedere, saltò anche l’ultimo tentativo di contenere il dilagare degli spot.
La speranza dei giornali era affidata a un disegno di legge noto col suo numero identificativo, 1138. Doveva ridurre contemporaneamente gli affollamenti pubblicitari di Rai e tv private rendendo disponibili per la carta stampata le risorse che non avrebbero trovato spazio nell’etere.
Andò avanti per mesi in una commissione del Senato. Taccio per carità di sinistra sulla vergognosa pantomima inscenata da comunisti illusi e perbene.
Andavo spesso a riunioni fino a quando, un giorno, uscendo, faccio un tratto di corso Rinascimento, fuori del Senato, con un collega che fu bravo direttore di giornali, persona integerrima e anche genovese seppur di adozione.
Gli dico da ingenuone: “Dai facciamo uno sforzo, questo un buon momento per una rinascita dei giornali”.
Lui mi risponde sconsolato: “Lasciate perdere, è tutto deciso”.
Berlusconi, in un angolo della Bicamerale, aveva piegato i Ds o Pds di D’Alema. Ma non se ne fidava. Così, dando una ulteriore prova della sua capacità di non lasciare aperto per l’avversario neanche uno spiraglio, convinse il relatore, un ex democristiano suo acerrimo nemico, a lasciare lo schieramento di sinistra con funambolismi democristiani.
Al di là di tutte le chiacchiere Berlusconi ebbe solo tre nemici giurati: la sinistra democristiana, il potere giudiziario e Carlo De Benedetti.
Di quest’ultimo dirò oltre, della magistratura si può solo dire che lo portò a un passo dal carcere, della sinistra Dc pochi ricordano le dimissioni in gruppo dei suoi ministri nel 1990 per ottenere l’approvazione della legge Mammi che fu la sola iniziativa politica che limitò lo strapotere del Nostro.
Di quella pattuglia di eroi faceva parte l’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Pochi ricordano ma Berlusconi non ha mai dimenticato. Questo spiega la trentennale ostilità di Berlusconi verso Mattarella, che solo l’astuzia valligiana di Renzi riuscì a aggirare.
Ma non dovette a nessuno il suo successo, usò tutti, P2 inclusa, li piegò ai suoi disegni. Fece tutto da solo.
Per questo va inserito fra i personaggi più importanti del panorama politico e imprenditoriale italiano dall’Unita a oggi.
Siede nell’empireo della nostra storia provinciale ma popolata di grandi come Agnelli, Valletta, Pirelli, Gualino, Ansaldo, Perrone, Rubattino, Bombrini, Faina e tanti altri, fra i pionieri che hanno trasformato l’Italia da un Paese di contadini analfabeti a una delle nazioni più ricche del mondo. 
Guai però paragonarlo con Agnelli. Giovanni Agnelli senior e gli altri che ho elencato e altri ancora erano titani. Come Agnelli fu grande nel rapporto con i dirigenti e in genere i dipendenti.
Berlusconi fu un uomo geniale che intercettò il trend degli anni ‘70, verso la tv commerciale.
Fu un grande imprenditore, visionario e anche capace, nella sua assoluta diffidenza, di ascoltare i suoi collaboratori. Non fu un industriale: fu un grandissimo venditore: di pubblicità, prima, di politica dopo. Forse per questo non fu cattivo: opportunista, anche spietato, ma non cattivo. Avrebbe potuto distruggere i suoi avversari, quando era all’apice, ma non lo fece. Lo fecero gli altri con lui, anche se non per il suo fallimento politico ma per le sue intemperanze amatorie.
Lui era uomo di pace, alla sua maniera: la guerra era inutile, quando potevi comprare gli avversari. 
Se fu un grande imprenditore, lo fu molto meno come politico. Niente lo può fare paragonare a un Cavour ma nemmeno a un Crispi o un Giolitti. E nemmeno a De Gasperi o Togliatti.
La causa del suo fallimento politico è insita nella motivazione della sua attività politica. La maggior parte dei politici è mosso, al di là della voglia di arricchirsi (marginale) o di non lavorare (oggi abbastanza evidente), da una idea. Così fu per i giganti della storia, così è per i grandi e meno grandi di oggi, Putin e perfino Trump inclusi.
Berlusconi entrò in politica non per realizzare una idea politica ma per servirsi della politica, e delle sue idee, come di un altro qualsiasi strumento a disposizione di un imprenditore, per proteggere e difendere la sua impresa, nello specifico le sue televisioni.
Tutto ruotava in funzione di Canale5, Rete4, Italia1. Il resto era attività al loro servizio. Infatti, Berlusconi fu titano nella tv, mediocre editore di giornali.
Per proteggere le sue tv spadroneggiò in Europa. Come primo ministro, la sua gestione del rapporto con la Commissione e la burocrazia europea fu nella continuità fra il pessimo di prima e il pessimo di dopo. 
Questo vizio di origine dell’attività politica di Berlusconi ha vanificato gli effetti della sua abilità e della sua superiorità rispetto a tutti i politici italiani suoi contemporanei.
Non si deve dimenticare che l’impero di Berlusconi è stato fuori legge fino al 2011, quando finalmente entrò in funzione in Italia il digitale terrestre. Racconto più avanti questo educativo e poco edificante capitoletto della storia italiana recente.
Sempre tenendo presente il peccato originale della politica di Berlusconi, non si può non riconoscere che nei suoi anni al governo l’Italia resse con onore l’onda della crisi mondiale del 2008 (il declino ebbe inizio col governo tecnico che gli succedette), fu raggiunto il pareggio del bilancio corrente (merito di Giulio Tremonti più che suo), un italiano fu posto a capo della Banca centrale europea.
Questo ultimo fatto costituisce un bell’esempio della sua eccezionale capacità di visione tattica e di manovra. Se avesse applicato davvero queste sue doti a riformare l’Italia chissà dove saremmo ora. Ma come ho detto e ripeterò, a Berlusconi importava solo delle sue tv.
E Mario Draghi presidente della Bce, allora? Ci fu costretto per levarselo di torno. Draghi litigava con Tremonti su tutto e questo era un fastidio quotidiano. In più non c’era spunto che Draghi (allora governatore della Banca d’Italia) non cogliesse per dare il tormento a Berlusconi. Se Repubblica enfatizzava, anche un po’ faziosamente e forzatamente, un aspetto negativo della economia italiana (il Governo Prodi magari aveva fatto peggio, ma la distorsione dei fatti era regola), subito la Banca d’Italia rilanciava la notizia aggravandoli col suo avallo.
Ebbi il sospetto, a quei tempi, verso il 2009-2010, che Draghi volesse fare le scarpe a Berlusconi.
Le mosse di quest’ultimo per liberarsi dell’incomodo furono magistrali.
Consapevole del fatto che il Governo italiano non sarebbe mai stato in grado di far passare la candidatura di un connazionale, Berlusconi si comprò l’appoggio francese, il cui presidente, Nicolas Sarkozy, aveva nel frattempo sposato una torinese. Il prezzo per il Paese fu salato: la Parmalat a prezzo di saldo, centrali nucleari impossibili ma carissime, soprattutto il tradimento dell’amico Gheddafi, abbandonato, pur controvoglia al fuoco dei mitra manovrati dagli interessi petroliferi anti-italiani dei francesi.
Angela Merkel, cancelliere tedesco, poteva anche avercela con gli italiani vu cumprà e traditori con l’aggravante della “culona intrombabile” con cui l’aveva bollata Berlusconi con l’aggiunta di pubbliche umiliazioni tipo quella volta che la lasciò ferma in piedi ad aspettarlo mentre lui al telefonino organizzava una serata elegante a Arcore.
Ma Angela Merkel non poteva dire di no a Italia e Francia unite. Così ebbe inizio il mito di Draghi e la sua tenuta a Francoforte.
Berlusconi politichese fu geniale quanto spregiudicato al massimo in occasione della sua discesa in campo, arruolando i post fascisti del Msi, chiudendo un pezzo di cosiddetta “guerra civile”. La definizione di guerra civile è per me forzata e profondamente errata ma certo è che con quella mossa Berlusconi scardinò il quadro politico italiano.
Fino a quel momento i post o ex fascisti del MSI erano i reietti della politica italiana. “Fascisti carogne tornate nelle fogne” era un mantra della sinistra. C’era l’arco costituzionale, che andava dai liberali ai democristiani ai comunisti, figlio del compromesso storico, escludendo i camerati dal gioco politico nonché da quello del potere reale e degli appalti.
La spregiudicatezza di Berlusconi spiazzò tutti. Quando fu annunciata la candidatura di Gianfranco Fini a sindaco di Roma, sponsorizzata da Berlusconi, ricordo Scalfari urlare fremente: “Un fascista in Campidoglio”. Qualche anno dopo Scalfari coccolava Fini, arruolato fra i nemici del Cavaliere, e Roma ebbe Gianni Alemanno: non saprei scegliere fra i due).
Vista trent’anni dopo la mossa di Berlusconi appare come uno dei fatti di maggiore portata e conseguenza della sua attività politica. Bisogna però sempre ricordare che la politica non era al servizio di un ideale quale che fosse, ma di un interesse imprenditoriale ben preciso: Mediaset.
Anche il recupero dei fascisti al gioco democratico va a onore della capacità di Berlusconi di vedere sempre un metro più avanti di tutti.
Ma lui già si muoveva sotto traccia anni prima della “discesa in campo” nel 1994. Ho un ricordo diretto del 1990, dal tempo in cui ero un dipendente della Mondadori, guardato con sospetto perché di provenienza caraccioliana.
Per mia fortuna depose a mio favore Amedeo Massari, uomo di Berlusconi per la carta stampata, grande e innovativo dirigente di giornali. Lo conoscevo da Genova, nel lontano 1968, quando Massari era direttore amministrativo del Secolo XIX e io ventenne redattore dell’Ansa. E mi voleva bene.
Massari era diventato il mio referente e per essere ragguagliato mi diede appuntamento a Roma in via della Scrofa, al portone della sede del Msi e del suo quotidiano Il Secolo d’Italia. Mi spiegò: “Il Dottore mi ha mandato ai insegnargli [a quelli del Msi] un po’ di cose sui giornali”. 
Ma per quanto riguarda l’Italia non cambiò nulla, non toccò l’apparato perché erano voti, non toccò le cooperative perché erano inserzionisti. Per un po’ di anni, a fine estate partivano i rantoli minacciosi, contro le coop e contro i magistrati e sappiamo come è andata a finire.
Si parla ancora di Editto Bulgaro. Ecco le parole precise: «L’uso che Biagi… Come si chiama quell’altro? Santoro… Ma l’altro? Luttazzi, hanno fatto della televisione pubblica, pagata coi soldi di tutti, è un uso criminoso. E io credo che sia un preciso dovere da parte della nuova dirigenza di non permettere più che questo avvenga.»
Berlusconi le pronunciò mentre passeggiava con dei giornalisti durante un viaggio a Sofia, in Bulgaria. Quelle parole le ha dette ma forse il direttore generale della Rai fu un po’ troppo solerte nell’eseguire.
Di Berlusconi non ti potevi e non ti dovevi fidare. Pensava l’opposto di quello che diceva, faceva l’opposto di quel che prometteva.
Agli inizi della guerra di Segrate, quando ancora mi convocavano alle riunioni, al termine del pranzo in mensa, Berlusconi mi prende per un braccio e mi pilota all’ascensore. Mentre saliamo verso il quinto piano (mi pare proprio il quinto), soli lui e io mi fa: “Dica a Caracciolo di scaricare De Benedetti e di accordarsi direttamente con me”.
Appena all’aeroporto di Linate, mi attacco a un telefono pubblico (i telefonini erano di là da venire) e chiamo Caracciolo. Premesso che mi sembra una proposta poco credibile, riferisco parola per parola. La replica: “Ha proposto a Corrado Passera [all’epoca braccio destro di De Benedetti] la stessa cosa stamattina”.
La guerra di Segrate, cioè la contesa politica e giudiziaria per il controllo di Repubblica, all’epoca controllata dalla Mondadori, durò circa un anno fra il 1989 e il ‘90.
Causa remota fu la vendita, nella primavera del 1989, dei pacchetti azionari con cui Caracciolo, Scalfari e alcuni loro amici controllavano L’Espresso, a sua volta detentore del 50% di Repubblica. L’altro 50% era della Mondadori. Giorgio Mondadori e Mario Formenton da una parte, Caracciolo e Scalfari dall’altra, avevano fondato Repubblica, uscita in edicola nel febbraio del 1976.
A seguito della crisi provocata dal dissesto di Rete4 (si veda più sotto), De Benedetti e Berlusconi erano diventati importanti azionisti della Mondadori, accanto alle figlie del fondatore e dei loro figli.
Con una serie di abili mosse, De Benedetti si era garantito anche un cospicuo pacchetto azionario da parte degli eredi in misura tale da parlare e agire come fosse già padrone del vapore. Ma aveva fatto i conti senza l’oste Berlusconi e senza gli effetti del suo intemperante carattere.
Intanto, con la regia di De Benedetti, la Mondadori aveva acquisito il controllo dell’Espresso e quindi del 100% di Repubblica. Il giornale di Scalfari viveva i suoi momenti di gloria, vendendo 600 mila copie e più ogni giorno, una miniera d’oro e di potere.
Da un punto di vista editoriale era una prospettiva formidabile: 3 reti tv (e di nascosto anche il primo nucleo della futura Sky, Telepiù), il primo quotidiano italiano, i due grandi newsmagazines, un grandissimo editore di libri.
Si profilava una concentrazione di potenza di fuoco presso un proprietario troppo vicino al partito comunista perché il leader socialista Bettino Craxi (e alla luce dei successivi sviluppi non gli si può dare tanto torto).
Craxi era legato a Berlusconi a filo doppio e gli affidò la missione di far fuori De Benedetti.
Berlusconi agì su due fronti: gli eredi Mondadori e il duo Caracciolo-Scalfari.
I due amici e soci, avendo incassato alcune centinaia di miliardi di vecchie lire, erano destinati a un ruolo decisivo nel nuovo grande gruppo ma non credo includesse, come poi invece avvenne, la prospettiva di diventare dipendenti di De Benedetti, per snobismo e senso di superiorità intellettuale. Soprattutto cercavano di ritagliarsi un ruolo diverso e decisivo, meglio di quello quasi onorifico di presidente riservato a Caracciolo.
Così passarono estate e autunno di 1989 a trescare con Berlusconi, il quale a sua volta raccoglieva i frutti delle intemperanze caratteriali verso gli eredi Mondadori: un accordo saltò per una impuntatura su pochi miliardi, un altro, già firmato, venne stracciato come reazione ai comportamenti sconsiderati di De Benedetti.
Così Berlusconi si trovò nuovo azionista di controllo della Mondadori senza più bisogno di accordarsi con Caracciolo e Scalfari.
Caracciolo ha raccontato la sera in cui Berlusconi gettò la maschera in un libro intervista con Nello Ajello. Personalmente la storia l’ho sentita più volte.
Caracciolo arriva per cena nel pied-à-terre di Berlusconi in via Rovani a Milano.
Berlusconi lo accoglie con un brutale: “Inutile andare avanti, è tutto finito, ho preso tutto io”. Caracciolo non controlla l’ira e grida: “Mascalzone!”. L’altro tranquillo: “Se non lo facevo io lo faceva lui” cioè De Benedetti.
Caracciolo poi completava il racconto con questo seguito per lui molto divertente: Mi sono ricomposto e gli ho fatto notare che mi aveva invitato a cena. Berlusconi contava sul fatto che io me ne sarei andato via furibondo. Fu così costretto a mettere assieme un menù con grande confusione e irritazione. Io ho cenato e sono andato a dormire.
La cosa non finì lì per mia fortuna. Seguì una serie di colpi legali e tribunalizi. Ma il colpo decisivo venne dalla politica. Se tutti quei giornali in mano ad amici del Pci non andavano giù a Craxi, il loro spostamento a fianco degli alleati rivali socialisti non poteva essere gradito al leader democristiano Giulio Andreotti.
Ma come arrivare ad Andreotti, che Scalfari detestava tanto da definirlo simile a Belzebù?
Caracciolo pensò a Giuseppe Ciarrapico, editore di destra esordiente nella sanità, col quale da anni aveva stabilito un cordiale rapporto.
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togiweb · 5 years ago
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Turchia, arrestati i leader dei sindacati per avere violato la quarantena Non c’è mai stato, negli ultimi anni, un Primo Maggio di vera e gioiosa festa in Turchia.
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architectuul · 4 years ago
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The Invisible Church
It had been about 100 years since anyone last saw her. Rumors about an unlikely find of Marco Polo's remains in her depths, and the supposed beauty of an unseen altar announced her delayed return. I don't remember her façade —even when she stood at the front of San Lorenzo square, I couldn't describe it— now completely covered with colorful banners, announcing the opera of the composer Luigi Nono. [1] 
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Read also “Teatro del Mondo: An Odyssey”, “Emblem Of A Better Germany?”, “The Greek Experiment” and “The Introverted Seismograph”
The structure designed by Renzo Piano on that evening occupied it all; a maze of scaffolding, where to navigate it was to play a role in it, and a brief description of the "huge musical instrument and sounding board that housed the stage, audience and orchestra" [2]  to be seen from the seats at the center of that all-encompassing stage. 
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Music Space for Prometeo Opera by Renzo Piano Architects (1984), San Lorenzo Church, Venice, Italy | Fondazione Renzo Piano
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Music Space for Prometeo Opera Section Drawing by Renzo Piano Architects (1984), San Lorenzo Church, Venice, Italy | Fondazione Renzo Piano
Everything was ruddy, shadowy, and indistinct. Even more so when they had just lit up the stage and my eyes were dazzled, and I was barely able to see that enormous door wide open, through the vast and incredible hole that swallowed the whole of the lower portion of the altarpiece. 
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Music Space for Prometeo Opera by Renzo Piano Architects (1984), San Lorenzo Church, Venice, Italy | Fondazione Renzo Piano
The musicians positioned themselves along the staircase, the lights dimmed and Prometheus began to fill the room with its flame, in a musical conversation between the wooden panels, the omnipresent scaffold and the hidden walls of the church.
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Prometeo Opera Musicians Rehearsal (1984) in San Lorenzo Church, Venice, Italy | Fondazione Renzo Piano
I like to believe the music made her visible for a moment and I was able to see her face —even if covered— for the night. 
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Prometeo Opera Opening Night (1984), San Lorenzo Church, Venice, Italy | Fondazione Renzo Piano
Maybe it was just the illusion of wanting to see her real face. Maybe it was the face of Prometheus before the doors of light and thunder closed again. [3]
“Black here and white there-in patches. She’s a kind of half-breed, and the colors come off patchy in places instead of mixing. I’ve heard of such things before. And it’s the common way with these venues, as anyone can see.” [4] The reality is that the church was invisible. She had always been. [5]  Piano and Nono's imagination created a place that fitted in with what they thought they knew about her glaring real absence. They dressed her in masks, clothes and artifices for her to become them in time. In this little church, form was background. What we witnessed there was not a mere representation of Prometheus; it was Prometheus. Beyond the brief moments that her stolen radiance lasted, she would stay only Prometheus. [6] For the more they included her in the conversation, the more invisible she was to all the present. The church was silent and nodding, and those were her best qualities; a magnificent vision of what real invisibility means —the mystery, the power, the freedom, the licentiousness— where they saw no inconvenience in disposing of the helpless building. They arrived at the conclusion that a destitute church could become the manifestation of anything. 
Twenty-eight years elapsed since the Italian music and pyrotechnics, when the Mexicans arrived with their ideas for promoting folklore. [7] 
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Culture Under Construction - The Collectivity of Cultural Space Installation Photo Montage 2012, San Lorenzo Church, Venice, Italy | Arquine
The same biennial, the same pretensions, the same assumptions, the same scaffold, that now covered her from the outside; new brighter and more colorful banners fluttered in the Venetian summer breeze laying over the church once more. 
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Culture Under Construction - The Collectivity of Cultural Space Mexican Pavilion at the Venice Architecture Biennale 2012, San Lorenzo Church, Venice | Arquine
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Culture Under Construction - The Collectivity of Cultural Space Mexican Pavilion at the Venice Architecture Biennale 2012, San Lorenzo Church, Venice | Archdaily
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Culture Under Construction - The Collectivity of Cultural Space Mexican Pavilion at the Venice Architecture Biennale 2012, San Lorenzo Church, Venice | Biennale di Venezia
The gesture stood as a true triumph of artifice over reality, choosing the most crowded moments of its square to show the cultural power of a distant country, which found itself eagerly seeking to show its appreciation for the ruin, preservation and millennial constructive capacities. They decided to elevate the scaffold and extended it to the façade —as the Italians had done in their time to her interior— covering the church’s entrance in its entirety with a pompous mask. 
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Culture Under Construction - The Collectivity of Cultural Space Mexican Pavilion at the Venice Architecture Biennale 2012 Front Facade 2012, San Lorenzo Church, Venice, Italy | Arquine
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Culture Under Construction - The Collectivity of Cultural Space Mexican Pavilion at the Venice Architecture Biennale 2012 Front Facade 2012, San Lorenzo Church, Venice, Italy | Biennale di Venezia
With some ingenuity, imagination, but above all money, she assured them a visible place at the Biennale [8] at the cost of her own. But pacts are easy to break, especially if they are written on air and promised from afar [9]. They would soon realize the terrible contradiction: after the frantic gestures to recover the church by Mexico —which surprised more than one— the headlong pace after the summer that swept her away, the inhuman bludgeoning of all the tentative advances of curiosity, the taste for winter that led to the closing of doors, the pulling down of blinds, the extinction of candles and lamps after the party [10], the church was still empty. 
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San Lorenzo Church Interior 2012, San Lorenzo Church, Venice, Italy | Arquine
She disappeared for a while, but with the return of the Biennale-eaggered tourists that the summer brings, so did the scaffolding, this time to cover the wounds underneath Ariel Gusizk's Cordiox [11]. 
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Cordiox Mexican Pavilion at the Venice Art Biennale 2013 Installation 2013, San Lorenzo Church, Venice, Italy | Arquine
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Still from Video Cordiox Mexican Pavilion at the Venice Art Biennale 2013 Installation in progress 2013, San Lorenzo Church, Venice, Italy | Marco Mosco
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Cordiox Mexican Pavilion at the Venice Art Biennale 2013 Installation in progress 2013, San Lorenzo Church, Venice, Italy | Arquine
The inner emptiness was of absolute clarity; her invisibility transcended the concealment of her ordinary face. The Church for the first time was half-bare, and yet, the only thing we could —we wanted— see were her improvised clothes. Those scaffolds that had already become the building; whether to cover its altars, its ceilings, its facades, or its wounds, allowing us to see in time those transitory garments that, by opposition, had turned her into a mystery, a wrapped caricature,  a silhouette. She would appear and disappear with the Biennale, but no one would notice or care anymore, so they cut her loose. When they removed the scaffold, banners and the lights, they only verified what we already knew. She had long been gone.
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Cordiox Mexican Pavilion at the Venice Art Biennale 2013 Installation 2013, San Lorenzo Church, Venice, Italy | El Universal
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VAB 05: Tania Tovar Torres 
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Tania Tovar Torres is an architect, writer and curator. She is co-founder and director of Proyector, a curatorial platform based in Mexico City devoted to the promotion of architecture research projects. Her practice focuses on alternative methods of architectural production and consulting for research and curatorial projects. She is currently professor at Universidad Iberoamericana and appointed curator of the Architecture Pavilion of the 2019 and 2020 Mexican Design Open. Previously, she worked at the Canadian Centre for Architecture in Montreal and at the Arthur Ross Architecture Gallery in New York. Tania holds a Master's degree in Critical, Curatorial and Conceptual Practices in Architecture from Columbia University and a Bachelor of Architecture from the Universidad Nacional Autónoma de México UNAM.
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Notes: 1. Prometeo (Prometheus) is an "opera" by Luigi Nono, written between 1981 and 1984 and revised in 1985. Nono scornfully labeled Prometeo a "tragedia dell'ascolto", a tragedy of listening. The premiere of the first version was held at the Church of San Lorenzo in Venice on 25 September 1984. [Fondazione Archivio Luigi Nono ONLUS]
2. Designed exclusively for Luigi Nono’s opera Prometeo, this large acoustic space that can be fully dismantled, offered a chance to experiment with the profoundly intimate, even fruitful relationship that can exist between music and architecture. The traditional concept of the concert hall was revolutionized for the event, turning the space into a huge musical instrument, a resonant box housing the stage, the audience and the orchestra. The structure had to be erected first in the church of San Lorenzo, in Venice, as well as in the disused Ansaldo factory in Milan. [RPBW Architects - Renzo Piano Building Workshop, Prometeo Musical Space]
3. The design came to life in 1984 for the first performance at the deconsecrated church of San Lorenzo, in Venice as part of the XLI Biennale/ Musica, after which the structure was dismantled and reassembled a year later at the former Ansaldo factory in Milan. [RPBW Architects - Renzo Piano Building Workshop, Prometeo Musical Space]
4. Wells, H. G. 1998. The Invisible Man. Wickford, R.I.: North Books. 
5. Over the centuries, San Lorenzo was known as a centre for music more so than a church, where celebrated seventeenth-century composer Antonio Vivaldi, performed and rehearsed. The church suffered damages during the Napoleonic War and, in 1810, was deconsecrated and all decorations except the main altar were removed. It closed to the public in 1865 and, in the early twentieth century, underwent a series of archaeological excavations, in search of the remains of Marco Polo. [San Lorenzo, Ocean Space]
6. The installation created by Renzo Piano for Luigi Nono's opera Prometheus in 1984  created "an invisible theatre where the production of sound and its projection into space are fundamental to generating dramaturgy". For Nono, music and sound predominated over images and the written word, as much as the building that served only as background for its stage to open up new dimensions of meaning and possibilities for listening.  [La Máquina Sonora, Arquine]
7. The 15th of September 1984 was the last time that San Lorenzo was opened with the final concert performance by Luigi Nono with the architectural, acoustic and scenographic proposal of Renzo Piano. After 28 years of being closed, the old church reopens on August 27th with the inauguration of the Mexican Pavilion for the International Architecture Exhibition of the Venice Biennale, which was on display until November 25th. Mexico reached an agreement for nine years with the Municipality of Venice in order to restore the heritage site and use it as a Mexican venue for the biennials of art, architecture, film, dance, music and theater for the next nine years. [Las Capas De San Lorenzo, Arquine]
8. The Mexican State signed, in July 2012, the contract with the Municipality of Venice to have in comodato the former Church of San Lorenzo for nine years, not only committed to restore the property, but to have a constant cultural programming, allowing the entrance to local public one day a month and acquire an insurance against damages to third parties. [México Se Compromete A Darle Vida A La Ex Iglesia De San Lorenzo]
9. El INBA Excluye A San Lorenzo En Bienal De Arquitectura De Venecia
10. Wells, H. G. 1998. The Invisible Man. Wickford, R.I.: North Books
11. After having recovered with the 13th International Architecture Exhibition of the Venice Biennale (Culture under Construction), the Mexican Pavilion for the 55th International Art Exhibition of the Venice Biennale was opened in the old Church of San Lorenzo (The Layers of San Lorenzo). For this edition, the Mexican artist Ariel Guzik (Mexico City, 1960) was invited, who proposed Cordiox, a complex machine that describes sonorously the environment where it is located, spreading a crystalline, subtle and expansive tonal cadence, which favors an exceptional listening experience. [La Máquina Sonora | Arquine]
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danielscrepanti · 5 years ago
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La settimana dell’architetto
È iniziata domenica scorsa con una riflessione su Facebook di Gianluca Peluffo suscitata da due recenti concorsi di progettazione: quello per il Padiglione italiano per l’Expo di Dubai e quello per il Parco del Ponte sul Polcevera a Genova (https://www.facebook.com/100008016375909/posts/2447477318862790?sfns=mo).
Analizzando i risultati dei due concorsi, mi pare che Peluffo individui una netta linea di demarcazione tra i progetti che comunicano e i progetti che condividono. Da un lato troviamo quindi i progetti costruiti sulla necessità di semplificazione delle loro proposte spaziali (comunicare significa esprimere qualcosa in un qualche modo che faccia pervenire quel qualcosa a qualcuno), e dall’altro lato i progetti che rispondono soprattutto alla necessità di sintesi spaziale (evitare che tra quei qualcuno a cui perviene qualcosa non ci siano proprio quelli a cui è necessario/doveroso/strategico farlo pervenire). Nei progetti vincitori dei due concorsi di progettazione, secondo Peluffo, ciò che manca è la sintesi spaziale, ed è pervenuta solo l’astrazione comunicativa dello spazio che consente principalmente di arrivare a tutti il più possibile (o perlomeno ai più).
Potremmo dire in altri termini, non riconducibili a Peluffo, che nei progetti vincitori dei due concorsi citati c’è un’evidente stitichezza spaziale di fronte ai grandi problemi da affrontare con il progetto. E lo spazio è il contenuto, il significato del progetto, ciò che si usa e si ammira dopo la sua costruzione, quel qualcosa che incide sulle nostre vite insieme a tre-quattro miliardi e mezzo di altre cose (ma ne dovremo pur tener conto dello spazio ogni tanto, o no?). E poi, in architettura, siamo sicuri che lo spazio sia l’unica cosa che conta? Dovrebbe, ma è pieno il mondo di grandi facitori di spazi che poi non saprebbero convincere neanche la loro mamma a scegliere il loro progetto di cucina al posto di quello fatto dal dipendente Ikea, talvolta laureato in scienze politiche e formato in una settimana di corso intensivo con focus sulle cappe aspiranti. Voglio dire che sebbene il post di Peluffo vada letto e riletto, c’è anche da considerare che purtroppo non è vero che ciò che si comunica bene, in modo efficace e convincente, non sia anche portatore di una sintesi, di un contenuto, di un significato spaziale. Forse, dovremmo spingerci oltre e provare a dire perché quel significato spaziale è secondo noi sbagliato. O perché mancano all’appello dei significati spaziali per risolvere un problema progettuale. Insomma, il punto non è tanto se progetti o comunichi, ma quale progetto comunichi.
E diventerebbe molto chiaro ciò che hanno proposto Boeri&co. a Genova: un monumento che ricordasse chi ha perso la vita quel maledetto giorno, fatto proprio con i mezzi tipici della riqualificazione urbana (parco+ponte ciclopedonale+accrocchi per la sostenibilità) e che si dovrebbe vedere anche dal ponte antimonumentale di Renzo Piano. Detto così e disegnato veramente così, il progetto di Boeri&co. per tutti sarebbe stato un progetto diverso e sarebbe stato diverso pure il giudizio sull’esito del più importante concorso di rigenerazione urbana organizzato in Italia negli ultimi anni. Però, forse, per comunicare diversamente il contenuto del progetto di Boeri, si sarebbe dovuto bandire un altro concorso. Non più un concorso sul tema della rigenerazione urbana ma un concorso per il monumento al tragico crollo del Ponte Morandi. Sarebbe stato allora interessante capire se qualcuno fosse riuscito a progettare un monumento che risolvesse anche i problemi del contesto offrendo qualità al suo intorno, non solo simboliche.
Inutile dire che il problema di organizzare un concorso che si occupa di rigenerazione urbana quando il tema è fare un monumento, nasce perché Piano regala un progetto invece di farsi garante di un processo che doveva offrire un simbolo a tutti per elaborare l’accaduto, anche poco o anti retorico, e riqualificare un territorio. Il simbolo ovviamente poteva anche essere il ponte stesso, o un ponte sotto il ponte, o il parco sotto il secondo ponte sotto il primo ponte o qualsiasi altra cosa... ma se imposti male le basi su cui avviare la trasformazione condizionando tutto con un progetto regalato e poco pensato, ma comunicato benissimo, è chiaro che chi interviene a seguire deve essere un “acrobata” (parola usata da Piano il giorno della posa del primo impalcato del Ponte, rivolgendosi agli operai del cantiere).
La settimana ha poi visto Boeri protagonista mercoledì di una video intervista di la Repubblica “sotto il nuovo ponte” (https://video.repubblica.it/edizione/genova/genova-con-boeri-sotto-il-nuovo-ponte-qui-un-grande-polmone-verde-abbiamo-bisogno-di-alberi/345456/346038). Ricordiamo che il giorno precedente è avvenuta la presentazione pubblica del progetto vincitore del concorso per il parco. Nel video citato Boeri ha parlato di politica e architettura come discipline che “servono a trasformare gli spazi” e ha sostenuto a sorpresa che “il mugugno (...) sarà una delle risorse più importanti del (...) progetto”. Del resto, proprio a Genova, l’architetto milanese conobbe nel 1992 Giancarlo De Carlo. Come riferisce Boeri stesso nell’intervista di la Repubblica, De Carlo “era un grande maestro della partecipazione, ma in un modo molto diverso da qualsiasi banalizzazione”. Infatti, “il problema non era far decidere alla gente, il problema era costruire dei progetti, delle ipotesi, che fossero fondati, che fossero solidi, che fossero costruiti ‘ascoltando’ le opinioni, i pareri, le idiosincrasie, i sogni, gli incubi delle persone. Quei progetti lì venivano poi sottoposti al giudizio dei cittadini, dei comitati”.
Particolarmente interessante sotto questo profilo, è l’articolo di Emanuele Piccardo che è stato pubblicato lunedì su il Giornale dell’Architettura (https://ilgiornaledellarchitettura.com/web/2019/10/07/genova-lanello-magico-di-boeri-rilancera-la-valpolcevera/). Ne cito solo un passo: “Sul fronte progettuale, invece, la scelta d’inserire 20.000 mq di funzioni commerciali in un’area già satura per la presenza di Ikea, Leroy Merlin e dell’ex area industriale Ansaldo (Fiumara), recuperata a centro commerciale e cinema multiplex, necessita di un ulteriore approfondimento da parte dei progettisti, che evidentemente in questa fase preliminare non è stato affrontato.
Ancora una volta è la cronaca recente a evidenziare le dissonanze palesi della giunta Bucci, quando propone di spostare le attività del petrolchimico alla foce del Polcevera: una scelta incomprensibile anche alla luce del masterplan del parco che mira a risanare anche l’ambito fluviale. Così la rinascita del quartiere dipenderà in misura maggiore dalla capacità politica del sindaco Marco Bucci nel definire le condizioni del contesto affinché tutta la città, anche quella parte distratta che non ha partecipato al lutto del crollo, contribuisca, salvando Certosa, a salvare l’intera Genova.”
Per l’architetto la settimana si è conclusa con le notizie che provenivano dalla Valle D’Aosta, dove si è tenuto il Convegno di studi “Progettare il Paese - dare futuro alle città e ai territori in cui viviamo” (https://www.facebook.com/142418565860494/posts/1932494363519563?sfns=mo). Qui è stata presentata la Proposta di Legge per le Città degli architetti italiani. Effettivamente, il post di Peluffo da cui siamo partiti parla di due battaglie a cui gli architetti italiani sono chiamati a dare un contributo di forza e idee: “la prima normativa-culturale (legge dell’architettura, concorsi, qualità delle giurie), la seconda progettuale-culturale, relativa ai contenuti”. Fanno dunque bene il Presidente Cappochin e tutto il Consiglio Nazionale degli Architetti a stanare la politica e i colleghi illustri su questo contenuto progettuale: “la necessità di pianificare, progettare, realizzare, gestire un contesto che non ha più la centralità nell’espansione, quanto piuttosto in una politica in gran parte fondata sull’integrazione all’interno di un tessuto urbano e sulla rigenerazione”.
Per concludere, c’è la foto della settimana che ho scattato ieri pomeriggio sul lungomare nord di Porto San Giorgio, nella spiaggia attrezzata per disabili inaugurata questa estate. Durante l’inaugurazione, Giuseppe Catalini, Presidente del Consiglio Comunale, ha detto: “è un fazzoletto di sabbia che diventa architettura, perché diventa spazio organizzato, e quindi accessibile. Accessibile a disabili con motori in carrozzina, accessibile a tutti, ai passeggini, a chi abbia difficoltà di movimento e non solo. Questo è il senso dell’inaugurazione, cioè proporre alla città un suo lembo che forse veniva dai più ignorato”.
Ciao architetto, alla prossima settimana
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corallorosso · 6 years ago
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Inaugurato il nuovo aeroporto di Istanbul. "Duecento vittime" per l'hub più grande del mondo di MARCO ANSALDO ISTANBUL – E’ il nuovo aeroporto di Istanbul. “Il più grande del mondo”, dice Recep Tayyip Erdogan, che lo ha appena inaugurato. E si chiamerà “Istanbul”, terzo scalo della metropoli sul Bosforo...Ma a che prezzo questa corsa ai lavori, in un solo anno e mezzo di costruzione, per rispettare i tempi della scadenza? Duecento morti, spara in prima pagina Cumhuriyet, rimasto quasi l’unico quotidiano all’opposizione, privo di pubblicità e con i suoi 11 giornalisti arrestati finalmente usciti di prigione, reintegrati e pronti a fare il loro mestiere. La parte oscura dell’ “operazione nuovo aeroporto” è costituita da vari fattori. Innanzitutto dall’altissimo costo umano per arrivare a costruire lo scalo in un solo anno e mezzo. Alcuni osservatori pensano che il numero dei caduti che non verrà mai rivelato ufficialmente. Molte vittime sono operai stranieri, la cui manodopera è reclutata a basso costo. C’è poi la vicenda delle dure proteste avvenute alcuni mesi fa, in piena estate, quando circa 400 operai sono stati fermati dalla polizia, accusati di avere chiesto adeguamenti salariali e soprattutto migliori condizioni sanitarie, igieniche, alimentari e più navette per rientrare nelle loro abitazioni, a grande distanza dai cantieri. I giornali vicini al governo li hanno tacciati di "terrorismo": 24 di loro sono stati arrestati per "resistenza a pubblico ufficiale", "danneggiamento", "violazione delle norme si sciopero e della libertà di lavoro". Human Rights Watch ha sottolineato come 30 operai e un leader sindacale si trovino tuttora in carcere. C’è infine la questione legata all’ambiente. Le prime a protestare sono state le organizzazioni verdi, crescenti in Turchia, che nel corso degli ultimi mesi hanno fatto notare il disastro ambientale, costato il taglio di un milione di alberi nell'area nord est della metropoli, da secoli considerata il suo polmone. Nella ricerca gli studiosi... sostengono che con il volume di voli atteso sarebbe bastata la metà dell'estensione utilizzata. Ma come fare poi a fermare il Sultano, nella sua ultima grandiosa opera di celebrazione?
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mariodavidmascia · 3 years ago
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RICORDARE LA PRIMA NAVE DI PROFUGHI EBREI VERSO ISRAELE È stato approvato oggi all'unanimità dal Consiglio Comunale di Genova il mio ordine del giorno 'fuori sacco' che impegna il Sindaco e la Giunta in vista dell'anniversario del 14 dicembre 2021, "ad installare un piccolo monumento e/o una targa commemorativa" a perenne ricordo della storica partenza dal porto di Genova, il 14 dicembre 1945, della “Hannah Senesh”, la prima nave che portó 252 ebrei, profughi dei campi di sterminio nazisti, verso la nuova Patria d’Israele. È una iniziativa di cui mi sono fatto volentieri portavoce e ho voluto condividere con tutti i capigruppo in Consiglio comunale, perché nasce da una richiesta indirizzata al nostro Sindaco Marco Bucci dal Presidente di APAI - Italia Israele Bruno Gazzo e dal Presidente della Comunità Ebraica di Genova, Ariel Dello Strologo". La 'Hanna Senesh', ribattezzata così in onore della giovane eroina nazionale che il giorno della sua esecuzione (7 novembre 1944) scrisse nel diario 'nel mese di luglio avrò 23 anni/ho scommesso su un numero/i dadi hanno girato/ho perso fu la prima nave a salpare verso Israele rompendo l'embargo imposto dalle forze di sicurezza britanniche:l'equipaggio del Quarto Battaglione del Palmach e gli attivisti di 'Hamossad for Aliyah Bet' organizzarono una festa per il capitano italiano Ansaldo e il suo equipaggio nel kibbutz Beit-Oren e durante la festa Ansaldo parlò calorosamente del significato umanitario dell'impresa, con parole talmente profonde da fornire ispirazione alla famosa poesia scritta in seguito da Natan Alterman dal titolo 'Un discorso di risposta a un capitano italiano. L'auspicio è che l'installazione, magari di un pietrone grezzo ovoidale con una lapide inserita, venga realizzata in testata ai magazzini del Cotone, perché fonti storiche riportano che l'imbarco avvenne da uno dei moli all’estrema sinistra del porto". (presso Porto Antico di Genova) https://www.instagram.com/p/CU-pOwGgVhE/?utm_medium=tumblr
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CARGO MARKET terza edizione, in un quartiere storico della città di Genova, è comparsa e ha vissuto gli scorsi 22-23 Giugno una piazza internazionale che ha acceso le luci delle vie e delle gallerie dove una volta si costruivano le chiglie legnose delle galee.. musica, street food e tante tante proposte di artigiani, artisti e commercianti! 
Founders Marco Bruschi e Alberto Ansaldo
Ph. Giulia Pistone
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boesencollier58-blog · 7 years ago
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IL CASO DI FRATELLI D'ITALIA” DI ALBERTO ARBASINO. Saggio Di Giuseppe Panella
Nesse artigo você vai encontrar sugestões de receitas fáceis e práticas para um menu de ano novo vegetariano (ou vegano) ed um menu de ano novo com peixe. Si deve riconoscere scrupolosamente il dosaggio dei farmaci-pesticidi, calcolato in base del peso del volatile, i pesticidi sono preparati al altissimo potere tossico: 1 goccia può dare effetti risolutivi invece 2 possono causare la morte; una spruzzata è insufficiente, due risolutive e 3 portano all'esodo tragico nell'immediato a lungo termine. Alla consegna del prodotto, i fornitori successo servizi possono permettersi di avere subito usabile pubblicazioni tecniche dettagliate basate sui dati costruiti in 3D, come il manuale di manutenzione del velivolo il lista illustrato delle parti. Mercato dell'Antiquariato e del Modernariato, in Sequela XX Settembre, orario 8-20; 80 bancarelle di piccolo antiquariato, collezionismo e vecchie ceramiche. scaricare libri pdf gratis senza registrazione Con i film più recenti trasmissioni televisive, serie di successo appropriata amato del mondo, film eccezionale ed molto di più - DISH Network porta nei confronti l'angolo ambito del tuo salotto accogliente la gioia del passatempo puro al suo meglio e il quale anche per tariffe economiche. In questa guida il mio scopo è quello di presentarvi i piu importanti tablet per gli studenti universitari per seconda tuttora fascia successo prezzo e indicherò verso quali esigenze è adatto. Un libro pubblicato nel 1964 che racconta la storia successo altri Aviatori Italiani” durante la seconda guerra internazionale. pdf libri gratis Un tecnologo di ingegneria è un professionista addestrato per implementare la tecnologia nel casetta dell'ingegneria. Loro non sono in grado di capire il disagio quale noi viviamo in quel momento, anzi, più si cerca un dialogo per farglielo comprendere, più loro ci vedranno deboli ed in preda ai nostri sentimenti tanto da non riuscire per capire la realtà delle cose. L' offerta Sky prevede per il calcio (Sky Pack) un abbonamento ad € 29, 00 mensili comprendente anche 2 Channel Pack, ossia una singola serie vittoria canali tematici divisi per categoria di intrattenimento (News, LyfeStyle e documentari, Serie TV Intrattenimento, Bambini e Musica), con cui si arriva a 70 canali totali appropriata i differenti canali non a erogazione sintonizzabili con la parabola. Le normali malattie erano solitamente curate dai medici con il metodo empirico-razionale, grazie in specie al fatto che questi organi vengono effettuate direttamente accessibili; i problemi di altre parti del corpo venivano, invece, curati da stregoni con magie e incantesimi. Il territorio del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano è caratterizzato da neve ed boschi, pendici e radure, torbiere e strade forestali: un paesaggio di emozioni, con moltissime possibilità vittoria svolgere attività fisica e sport all'aperto dai più difficili ai più semplici. -A brief description of all the Italian airplanes used osservando la Paraguay, including: Macchi-Löhner L. 3, Ansaldo SVA-5, Ansaldo SVA-10, SAML S. 1, Breda 15, Breda 25, Breda 39, Breda 44, Fiat C. R. 20bis, Fiat C. R. 30B, Fiat C. R. 32quater, Caproni AP-1, Caproni Ca. 309 Ghibli, Macchi M-18, Savoia S. 52, Savoia Marchetti S. 59bis, CANT 10 ter, CANT 26. Nel nostro paese la ricerca ha evidenziato una singola percentuale di rischio del 16, 6% connessa alla ricerca di foto video e informazioni legati a Laura Pausini, mentre la soubrette al interno del gossip Belen Rodriguez si colloca al in base a posto con il 10. 65% di rischio (l'anno scorso classificatasi al terzo posto con una quota similare), seguita da Marco Bocci al terzo posto (con il6, 76%).
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film streaming gratis senza limiti  Gara successo Freestyle vittoria Windsurf: I migliori freestyler italiani si sfideranno osservando la evoluzioni che toglie il fiato per accreditarsi il titolo di piu alto freestyler, osservando la caso di assenza di vento saranno in grado di essere trainati dalle moto d' acqua dal winch Redbull, da cui potrà presa osservando la considerazione perfino la padronanza dello sport. Per la Commissione il successo tuttora ristrutturazione dipenderà direttamente dal livello d'integrazione delle diverse articolazioni del settore aerospaziale e delle attività civili e militari a livello europeo. Grazie a questa insight, i marchi possono esplorare nuove varianti successo farmaci e prodotti adattati direttamente alle diverse fasce d'età e ai diversi fattori vittoria rischio. Fra le entrate tributarie spiccano le imposte dirette per 264, 69 miliardi successo Euro (264, 87 miliardi nel 2016), pari a circa il 46, 6% delle entrate finali lorde di competenza 2017, comprensive delle regolazioni contabili. Potrebbe essere sufficiente il buonsenso, ma vale la pena di ripeterlo: non scaricare in alcun modo da un sito internet di i quali non si ha piena fiducia - in particolare video.
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Ansaldo Energia presenta la prima Turbina a Gas GT36 prodotta a Genova
Ansaldo Energia presenta la prima Turbina a Gas GT36 prodotta a Genova
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Tecnologia d’avanguardia caratterizzata da elevata efficienza produttiva associata al più basso impatto ambientale
È stata presentata oggi la prima Turbina a Gas modello GT36-S5 prodotta negli stabilimenti di Genova di Ansaldo Energia, alla presenza di Roberta Pinotti, Ministro della Difesa, Marco Bucci, Sindaco di Genova, e Edoardo Rixi, Assessore allo Sviluppo Economico della Regione…
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togiweb · 5 years ago
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Turchia, il bassista dissidente di Grup Yorum interrompe lo sciopero della fame dopo 323 giorni
Turchia, il bassista dissidente di Grup Yorum interrompe lo sciopero della fame dopo 323 giorni
COME si fa a resistere, bevendo soltanto, per 323 giorni e non morire? E come si fa vincere una battaglia politica, combattendo per quasi un anno in queste condizioni, contro un potere capace di schiacciarti, se solo volesse farlo? “Abbiamo vinto perché la nostra voce è stata ascoltata in tutto il mondo”, rispondono i componenti della band di folk turco Grup Yorum. Vero. È così.
La loro vittoria…
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vsplusonline · 5 years ago
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Commodus expected to score
New Post has been published on https://apzweb.com/commodus-expected-to-score/
Commodus expected to score
Commodus, who has been well prepared, is expected to score in the Manas Sarovar Trophy (1,400m), the main event of the races to be held here on Friday (March 6).
False rails (width about 5.5m from 1,600m to the winning post) will be in position.
1. KARWAR PLATE (Div. II), (1,400m), rated 00 to 20, 1.15 pm: 1. Eco Friendly (7) M. Naveen 60, 2. Shaktiman (9) S. John 60, 3. Brightside Of Life (5) R. Marshall 59, 4. Desert Gilt (1) R. Ravi 59, 5. Only Prince (6) A. Imran 58, 6. Silent Ruler (11) Antony 57.5, 7. Apthamitra (2) Rayan 56, 8. Duty Call (4) Darshan 56, 9. El Matador (10) Naveen Kumar 55, 10. Sultana (8) T.S. Jodha 55 and 11. Astron (3) Arshad 54.
1. Silent Ruler, 2. Eco Friendly, 3. Duty Call
2. MARCH PLATE (1,200m), maiden 3-y-o only, (Terms), 1.45: 1. Ansaldo (1) Jagadeesh 55, 2. Morganite (3) Arshad 55, 3. Perfect Perfecto (9) Srinath 55, 4. Phoenix Surprise (2) Antony 55, 5. Shivalic Gold (4) Chetan G 55, 6. Successful Affair (8) P.S. Chouhan 55, 7. Excellent Queen (6) David Egan 53.5, 8. Hitomi Sakuma (10) Ajeet Kumar 53.5, 9. Speaking Of Skies (5) Darshan 53.5, 10. Star Hopper (11) Trevor 53.5 and 11. Sweet Kiss (7) Bhawani Singh 53.5.
1. Excellent Queen, 2. Star Hopper, 3. Ansaldo
3. ICEBREAKER PLATE (1,600m), rated 15 to 35, 2.15: 1. Fictioneer (1) S. John 60, 2. Apollo Bay (9) Chetan G 58.5, 3. Chantelle (4) R. Marshall 58, 4. Custom Cut (6) Trevor 57.5, 5. Track Striker (3) Jagadeesh 57, 6. Hidden Soldier (5) Ajeet Kumar 56.5, 7. He’s The One (2) Darshan 56, 8. Richmond Hill (10) Sai Kiran 56, 9. My Vision (8) Nazerul 55, 10. Green Channel (7) Rayan 54.5 and 11. Jai Vikram (11) R. Manish 52.
1. Fictioneer, 2. Custom Cut, 3. My Vision
4. KARWAR PLATE (Div. I), (1,400m), rated 00 to 20, 2.45: 1. Adela (2) Chetan G 60, 2. Sir Piggot (3) Rayan 59.5, 3. Barog (11) Arvind Kumar 59, 4. Hawking (10) S. John 59, 5. South Bell (5) Shreyas 59, 6. Bazinga (7) Antony 58.5, 7. Fierce Fighter (4) A. Imran 58.5, 8. Lovely Sierra (6) Selvaraj 58, 9. Winx (8) T.S. Jodha 58, 10. Altair (1) M. Naveen 57.5, 11. Sri Lakshmi (12) Naveen Kumar 57 and 12. Noble Splendor (9) Nazerul 56.5.
1. Sir Piggot, 2. Hawking, 3. Adela
5. BECKET PLATE (1,600m), rated 30 to 50, 5-y-o & over, 3.15: 1. Masada (8) T.S. Jodha 60, 2. Brooklyn Supreme (1) Chetan K 58, 3. Le Marc (4) A. Imran 57.5, 4. Astral Force (10) Antony 57, 5. Spirit Bruce (2) R. Manish 56.5, 6. Dreams United (6) Arshad 56, 7. Back Of Beyond (5) Jagadeesh 55.5, 8. Marco Polo (11) R. Marshall 54.5, 9. Duxton (12) Darshan 54, 10. Incitatus (9) P.S. Chouhan 53.5, 11. Mariachi (3) Irvan 52.5 and 12. Flirting Eyes (7) Nazerul 52.
1. Astral Force, 2. Incitatus, 3. Brooklyn Supreme
6. DR. K.T.B. MENON MEMORIAL TROPHY (Div. I), (1,200m), rated 30 to 50, 3.45: 1. Skyfire (10) Irvan 60, 2. Debonair (3) A. Imran 58, 3. The Preacher (8) Chetan K 57, 4. Singhsaab (11) T.S. Jodha 56.5, 5. Harmonia (9) Arvind Kumar 56, 6. Jersey Legend (5) I. Chisty 56, 7. Winall (6) Antony 56, 8. Emidio (12) Naveen Kumar 54.5, 9. Fotogenic (1) Darshan 54.5, 10. Sandarina (4) Trevor 54.5, 11. Alexandre Dumas (7) Ajeet Kumar 54 and 12. Indian Democrat (2) Md. Aliyar 54.
1. Indian Democrat, 2. Sandarina, 3. Skyfire
7. MANAS SAROVAR TROPHY (1,400m), rated 60 & above, 4.15: 1. Psychic Warrior (6) Jagadeesh 60, 2. Attorney General (5) S. John 59.5, 3. Super Success (1) Sai Vamshi 58.5, 4. Set To Win (8) M. Naveen 57, 5. Depth Charge (3) Sai Kiran 56.5, 6. Corona Del Corsa (7) Darshan 54, 7. Fire Glow (4) T.S. Jodha 52.5, 8. Commodus (10) Trevor 51.5, 9. Torsoro (9) R. Manish 51.5 and 10. Blue Moon (2) I. Chisty 51.
1. Commodus, 2. Torsoro, 3. Blue Moon
8. DR. K.T.B. MENON MEMORIAL TROPHY (Div. II), (1,200m), rated 30 to 50, 4.45: 1. Slice Of Heaven (9) R. Marshall 60, 2. Agnar (2) Darshan 59.5, 3. On The Trot (7) S. John 59, 4. Port Of Beauty (5) Antony 59, 5. Sharp Response (3) M. Naveen 58, 6. Black Whizz (4) T.S. Jodha 57.5, 7. Memoriter (12) Chetan K 57.5, 8. Habanero (10) Khurshad Alam 57, 9. Ozark (1) Md. Aliyar 57, 10. Stroke Of Genius (11) Rayan 57, 11. Up Front (6) Vaibhav 57 and 12. Silken Striker (8) R. Manish 56.5.
1. On The Trot, 2. Port Of Beauty, 3. Slice Of Heaven
9. HONAVAR PLATE (1,200m), rated 15 to 35, 5-y-o & over, 5.15: 1. Rudram (8) Vivek 60, 2. Hunters Moon (9) Ankit Yadav 59.5, 3. Ispelldangertoall (1) M. Naveen 58.5, 4. Zehnaseeb (2) T.S. Jodha 58.5, 5. Girl With Pearl (4) Darshan 57.5, 6. Tyto Alba (12) R. Ravi 57.5, 7. She’s Superb (11) Chetan G 55.5, 8. Soviet Union (3) Sai Kiran 55, 9. Bella Mamma (10) Naveen Kumar 54, 10. Glorious Days (5) Jagadeesh 54, 11. Perfect King (7) Arshad 54 and 12. Nerva (6) Nazerul 53.
1. Zehnaseeb, 2. She’s Superb, 3. Prefect King
Day’s best: Fictioneer
Double: Excellent Queen – Commodus
Jkt: 5, 6, 7, 8 and 9; Tr (i): 1, 2 and 3; (ii): 4, 5 and 6; (iii): 7, 8 and 9.
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seslimeram · 5 years ago
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Coğrafya Kader Değil Kederdir....
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Bir dönüşüm, bariz bir değişim yine yeniden kabuk değiştirme hali var ediliyor. Bir asırla onun üstüne eklenmiş birkaç yıldan sonra var edilen ötekisine karşıtlığın binbir türlü hal ve yönelimi bugün yeniden güncelleniyor. Hiçliği var etmiş bir asra yaklaşmış devletlinin aklı bugün tüm taarruzlarıyla, bütün hamleleriyle yeniden sıradan olanı kuşatıyor. Aslında birbirine benzemeyen ama hepsinin aynı tornadan yüksele geldiğini duyuran / bildiren ve anlaşılır kılan hamleler silsilesi sıradanın hayatını eksiltmek adına biçimlendiriliyor. Bir asırda gelenek addedilmiş hangi yıkım, fecaat, feci olan şey varsa bunun yeni yapımı var ediliyor. Bir coğrafyanın kader değil keder olmasının meseli nedenleriyle var ediliyor. Her gün bir kez daha kanıtlanıyor.
Hayatiyet ayaklar altına alınırken, çürütülmeye çalışılan dil, istenç, meramın kendisiyken, bunlara yeni eklemeler var ediliyor. Fasit döngü bu sınırlarda hep başa sarılıp yeniden bir biçimde hedefin yeniden sıradan kılınması ile var ediliyor. Bakur Kürdistan’ından Rojava topraklarına kadar geçmiş, ardışık kılınmış cerahatli hal hayatın her ne hallere terk edilip zayi edilmeye çalışıldığını da ifşa ediyor. Her yer yangın yeri. Her gün bir kimliğin daha üstüne bir avuç toprak daha atma halinin sürekliliği ile yaşatılıyoruz. Yaşadığımızı bariz bir biçimde varsayıyoruz. Her an bir başkasının gökyüzünü çalabilme ihtimalini hakikat kılma hal / edimi var ediliyor. Bir menzil artık tedavülden kaldırılmış denilen bir kurtlar vadisi platosu kılınıyor. Bir menzildeki hayat o sözüm ona kurgu, aslında memleketin tam da inandığı yolun, devlet aklının her türlü fecaatini göstere gelen hallerle birlikte imal ediliyor. Bu kadar sığlığın içinde hayat çalınmaya bariz bir senaryo değil gerçekten devam ediliyor.
Yaşam, yaşatmazlık halinin güncelliğinde aralıksız olarak bir deneye tabi tutuluyor. Bariz bir devinim, bir dönüşüm değil her günü karanlığın pençesine rehin ederek o yeri şu günü yaşatmama hallerine rehin / mahkum kılmak kesintisizdir. Bir coğrafyanın kederle olan yolunun kesişmesi hala duraksanmadan devam olunandır. Yaşadığımız güncellik utancın ta kendisidir. Yaşatıldığımız şey bariz bir düş kırımının hakikatidir. Bir asırdan uzunca bir süredir yerinde saya duran bir aklın bu sahadaki eşitlik, adalet ve özgürlük bahislerini alaşağı etmesi kesintisizdir. Cürümler eylenip, yerlerine yenileri eklenirken her yana başka bir uzamda yepyeni bir kırılmayı ifşa ederken, bugünün sloganı durmak yok yola devam bu hali bu iç çürüten mefhumun güncelliğini simgeler.
Geleceksiz, bir yarınsız, bir şimdisiz, bir dünsüz, her yerden ve her şekilde zamansız bir süreğen halle hayatın cürümlere rehineliği kesintisiz addediliyor. Var edilen kötülüğü bu sahada güncelliği sağlama alınanın salt / sırf yıkımdan ibaret olmasına dair bahisler bile açılmıyor. Kötülük bir istikametin tek yön belirleyicisi kılınıyor. Durmak yok yola devam mefhumunun altından üstünden kan sıçrıyor. Muktedir aklının on sekiz yıllık iktidar hali ve tahayyülünün bir tahakkümden ötesi, bir yaşama gayretinin köküne kibrit suyu dökme halinin ta kendisi olduğu artık saklanamıyor. Türkiye Türklerindir bağnazlığına eklenmiş olan her yeni kıvrılma, faşist, ayrımcı, yobaz, tehditkar ve sadece biat eden bir yurttaş hali ve profiline olur verilmiş bir saha ortaya çıkartılıyor. Bir asır sonra başladığı yerde sayma konusunda ısrarcı menzil gerçekten gerçek kılınıyor.
Bir zamansızlık menzilinde bugünden, şimdiden, şu andan hayat yerle yeksan olunur. Ne öncesi, ne sonrası, ne şu anı bırakılmayan daimi bir tahakkümle hayat zehir olunur. Bir yer, bir yurt, bir sahada hayatın dönüşümü bunca kesintisiz tarumar edilmesi sessizce ve sessizlikten el bulunarak var edilir. Yaratılan, güncellenen mesel bu kaotik toplamadır. Bu halin bir ülke diye yutturulduğu sahnedir. Duraksanmadan bir yıkım hali biçimlendirilir. Dur durak nedir bilinmeden bir yıldırı hali var edilir. Çürümenin orta yerinde hayatın hem meseli hem de gailesi unutturulur.
O gaile ki yaşamsallığı ayakta tutan tüm sacayakları alt üst, alaşağı edilir. Bir dönüşüm bariz bir devinim değil ikiletmeksizin bariz bir kabuk değiştirme hal ve istenci yeniden ve yeniden düzenlenir. Hayatın hakkı, hayatta var edilmiş olan istenç retoriği, umut kırıntısı ve beraberindeki meram, mana ters yüz olunur. Biçimlendirilen ve yeniden yeniden açıkta çabasına düşülüp tasarlanan hemen her durumda iş bu sathı mahalde yaşama ediminin ol uçurumun kıyısına taşınmasıdır. Aralıksız yıllar yılıdır var edilmiş olanın iktidardaki on sekizinci yılını var eden muktedirin hepimize sunduğu yegane şey budur. Kalıcı eksiltme halinin sürekliliği paylaştığımızdır.
Bir tevatür değil topyekun daraltma, eksiltme ve hiç kılma gayretidir var edilen. Yeni ülke diye cümlelere koşulurken her adımda bir kez daha eskiyi arşınlayanların bu sistem diye var edilen ömür törpüsünün fecaatidir mesele. Demokrasi, eşitlik, adalet, hürriyet savlarının boşa düşürüldüğü yerde cürümle bu sahayı ele geçirir. Bütün bu halin bariz ol aynalaması Rojava’da kalıcı kılınmaya çalışılan taarruz ve toprak iğfali ve bir günde alındığı zikredilen Serekaniye’deki zombi ordusunun var ettiği karan karanlığın sunduğu şeydir mesele. Bütün o karanlığı değil bunları kapsayan ötesine geçmeye namzet bir hal, teşebbüsler toplamıdır mesele. Birbirlerine benzemeyen ama her durumda bir ötekisini tamamlayan onu yeniden ve yeniden yorumlayan, eyleme döken bir cerahat bu sınırların şimdisini kapsayandır.
Savaş bitti diye geçiştirilirken, bir yanda var edilen kırımlarla, kırılmalarla bir yandan çökmeye devam eden iktidarın gemisini tekrar işlevsel kılmaya çalışan iktidarın vahim, iç kıyıcı kötülüğüdür mesele. Hayat bu sathı mahalde hep eksiklidir. Bariz bir çürümenin orta yerinde insan olma meselinin çürümeye bırakıldığı bir yerde yaşamaya çalışıyoruz. Hayatın ahvaldeki vurgusuz, sorgusuz sualsiz çürütülmesinin varlığı ile sancılarla birlikte bir yaşam (ondan artakalan neyse o) biçimlendirildiği zikredilir. Her şey şu anda olagelen, şimdi güncellenendir. Her şey şimdiden yarına devredilen bir meseldir. Her hamle bir kez daha yıkımın varlığını gözler önüne serer. Bir değişim, dönüşüm denilirken kabuğun altı, yeniden ortaya çıkartılan geçmişin yüzleşilmemiş karanlığıdır.
BBC Türkçe’den Övgü Pınar’ın haberinden aktaralım: “Türkiye'de son birkaç gündür yazar Aslı Erdoğan'ın "Türklere okula başlar başlamaz Kürtlerden nefret edilmesi öğretiliyor" dediği ve "HDP hariç, CHP de dahil olmak üzere parlamentodaki tüm siyasi güçlerin 'terörist' olduğunu" söylediği iddiası tartışılıyordu.
BBC Türkçe, iddianın dayandırıldığı kaynakları inceleyerek Aslı Erdoğan'ın iddia edilen ifadeleri söylemediğini tespit etti. Türkçe yayın yapan haber organlarında son birkaç gündür yayımlanan haberlerde Aslı Erdoğan'ın Belçika'da yayımlanan Le Soir gazetesine bir mülakat verdiği ve bu mülakatta "Türklere okula başlar başlamaz Kürtlerden nefret edilmesi öğretiliyor" dediği iddia edildi.
Türkiye'de tartışmaya neden olan iddianın kaynağı ise Belçika'da yayımlanan Le Soir gazetesi değil; İtalya'da yayımlanan La Repubblica gazetesi. Le Soir gazetesinin internet sitesinde, söz konusu mülakatın kaynağı olarak "Marco Ansaldo (La Repubblica)" ifadesi yer alıyor.
Le Soir'ın, La Repubblica'nın 16 Ekim tarihli mülakatını Fransızcaya tercüme ederek 23 Ekim'de yayımladığı anlaşılıyor. Ancak Le Soir'ın başlığı, La Repubblica'nın orijinal haberinin başlığından farklı. Le Soir internet sitesinde "Biz, Türkler, okula başlar başlamaz Kürtlerden nefret etmeye şartlandırıldık" başlığını kullandı. La Repubblica'nın aynı mülakat için kullandığı başlıkta ise nefret sözcüğü yer almıyor, "Aslı Erdoğan: Bize okulda da Kürt düşmanlara karşı doktrin (öğreti) veriliyor" deniliyor.
BBC Türkçe'nin Cumartesi günü ulaşmaya çalıştığı Le Soir gazetesi, telefonlara ve emaile henüz yanıt vermedi.  La Repubblica'daki mülakatın başlığı "Aslı Erdoğan: Bize okulda da Kürt düşmanlara karşı doktrin (öğreti) veriliyor" şeklinde olsa da mülakatın içinde başlıktaki bu ifadeler tam olarak yer almıyor.
Gazetenin muhabiri Marco Ansaldo, Aslı Erdoğan'a şu soruyu soruyor: "Suriye'deki işgali eleştirenler neden soruşturmaya, mahkemeye, tutuklamaya maruz kalıyor?"
Aslı Erdoğan bu soruya şöyle cevap veriyor: "Bakın, Avrupalılar maalesef Türk basınını takip etmiyor. Bu yapabilselerdi, yapılan endoktrinasyonun (beyin yıkamanın) nasıl işlediğini anlarlardı."
Gazetenin muhabiri bu noktada "Endoktrinasyon mu?" diye soruyor. Aslı Erdoğan bu soruya da şöyle yanıt veriyor: "Kesinlikle. Okuldan itibaren, kitaplar aracılığıyla. Türkiye Cumhuriyeti bir ideolojiyle iç içe geçmiştir, Kemalizm ideolojisiyle. Bu, Mustafa Kemal Atatürk döneminde işe yarıyor olabilirdi. Ama sonra aşırı milliyetçiliğe doğru kaydı. Türkiye hep tehdit altında gibi konumlandırılıyor. Bu görüntü bugün dinle birleştiriliyor ve sonuç olarak savaşta ölenler 'şehit' haline geliyor. Ölenlere, 'ülke için öldükleri' söyleniyor. Hayır, onlara şunu söylemek gerekir: Sen ülken için değil bir hükümet için ölüyorsun'."
Cumartesi akşam saatlerinde T24 internet sitesi Aslı Erdoğan'ın konuya ilişkin açıklama yaptığını yazmıştı. Habere göre Aslı Erdoğan, sözlerini yanlış ifadelerle aktaran Le Soir gazetesine açıklama yapmadığını, ifadelerin kesinlikle kendisine ait olmadığını söyledi.
Tartışmalarla ilgili bilgi sahibi olmadığını ve iddiaları bir yakınından öğrendiğini ifade eden Erdoğan'ın "Ben böyle şeyler asla ve asla söylemedim. Bütün milletvekilleri teröristtir, gibi çocukça bir cümleyi kurmam mümkün değil. Ben terörist sözcüğünü zaten hiç kullanmam" dediği aktarılmıştı.
Yazar Aslı Erdoğan, söz konusu ifadelerle ilgili olarak BBC Türkçe'nin sorularını da yanıtladı. Erdoğan, Le Soir gazatesinin kullandığı "nefret" sözcüğünü ya da La Repubblica'nın başlığındaki "düşmanlık" ifadesini telaffuz etmediğini söyleyerek; La Repubblica gazetesine verdiği mülakatta Türkiye'de eğitim sistemiyle dayatılan ideolojiden bahsettiğini belirtti. Aslı Erdoğan, kendisine atfedilen sözleri, "aklı başında herhangi birinin söylemeyeceğini" de vurguladı.
Öte yandan, söylediği iddia edilen sözler yüzünden ölüm tehditleri de dahil olmak üzere nefret içerikli mesajlar aldiğını söyleyen Aslı Erdoğan, "Bunlar, benim aslında söylemediğim şeyi doğruladı. Nefret dili budur. Hem de edilmemiş cümleler için. Korkunç" dedi. Erdoğan ayrıca sağlık sorunları nedeniyle tüm bu tartışmalardan ancak dün haberdar olduğunu söyledi.”
Bir kısacık meram, bir kısacık cümlenin bile okunmadığı, handiyse bile isteye tahrifatına olur verilen bir menzilde bunca yıkımın hesabı her ne olacaktır? Aslı Erdoğan’a birkaç gün içinde denilmedik hakaret, bir Türkiye’li yurttaşın öyle deyip, şöyle demeyeceğinin, bir de, bir yazara onu yakıştırıp şunu yakıştırmama halinin vardığı derin korkunçluk üstü altı yanı ve yöresi kalın kalemlerle çizilesidir. Haber metninde her şey alabildiğince açık bir halde yazılmıştır. O konulara yine, yeniden girmeyeceğiz. Tümden, bütünleşik bir yalan, yanlış okumanın her nasıl bir ülkede olduğumuzu göstere gelmesinin altını imlemeye çalışıyoruz. Bugün bir ülke bahsinin her nasıl ayaklarımızın altından çalındığını görünür kılmak istiyoruz.
Yaşadığımız, bizden önce, binlerce yıldır var edildiğimiz, varlığımızı muhafaza ettiğimiz bir yerde, nasıl dış kapının mandalı ilan olunduğumuzu görmek için bir tartışma değil şu yukarıdaki linç çabasında yeniden tanık olmanın utancındayız. Aslı Erdoğan’ın öne sürüp konuşulur kılmak istediklerine kayıtsızlığın nasıl bir inkarla birlikte şekillendirildiğini bu sahada yeniden görmek esef verici bir hali var ediyor. Bu kadar, böylesine bağnazca bir hal ve istençle “ırkçı”, “faşist”, “kötülük” ile hemhal olunan bir yerin varlığı tescilleniyor. Bu kadar açıktan bir cümle olsun ötekisinin yarasına değinmek imkansız kılınıyor. Bu kadar, böyle açık bir tahakkümle, hayat sorgulanmasın isteniyor. İyi de Aslı Erdoğan’ın ve onunla birlikte milyonlarca insan için bir mesel olan yaşamak bu menzilde böylesi bir halle konuşuturulmadığında o yurt bir yaşatan değil tüketen olur. Bunun idrakinde miyiz?
Bir ihtimal değil bariz bir hakikat olarak söz hakkının çalındığı, sorgunun imkansız ve öteki bilinene hayat hakkının bunca rahatça yerle yeksan edilebildiği bir yerde hangi sorun ile yüzleşilebilir her nasıl? Bu satırların yazarı, kırklarındaki bir ermeni, bir anarşist, bir kendi halinde insan olarak, kalarak, şu ülkede hiç sadede gelebilmek söz konusu olacak mıdır? Asırlık yaralar kabuk bile bağlamazken, göz önünde fikirlerini bildirenler linç edildiğinde o yaralar kapanır, her şey hal yoluna koyulur mu? Sadece ve sadece bu kadarlık bir sorgu bile meselimizi anlatmaya kafidir? Komşularınızın, yanı başınızda bulunan insanların hayatlarına düşürülen gölgelerin ardını merak etmiyor musunuz? Böylesi bir karanlıkta her şey zehirlenirken, her gün bir ah’a zemin olurken burada bir hayattan bahis açmaktan utanmayacak mısınız, sahiden de anlamayacak mısınız? Yara kanıyor... Zifiri karanlıkta hayat çalınıyor... Sahiden de anlamayacak mısınız?
Misak TUNÇBOYACI – İstan’2019
Görsel - No Rights No Freedom – Nicolo MAINARDI
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giancarlonicoli · 5 years ago
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14 SET 2019 11:44
“QUI LA PRENDIAMO NEL C...” – ‘AUTOSTRADE’ TRUCCAVA I DATI, TRE ARRESTI E SEI FUNZIONARI SOSPESI PER I REPORT SULLA SICUREZZA AMMORBIDITI DOPO IL CROLLO DEL MORANDI: “GRAVI RISCHI PER GLI AUTOMOBILISTI” – LO SFOGO DI UN INGEGNERE: "NON E’ POSSIBILE UNA SUPERFICIALITA’ COSI’ SPINTA DOPO LA SCIAGURA DI GENOVA. I COINVOLTI NON HANNO CAPITO UN CA**O ETICAMENTE” – E IL PD APRE ALLA REVOCA PARZIALE DELLA CONCESSIONE  (SOLO DELL’AUTOSTRADA LIGURE A10) – CROLLA IL TITOLO ATLANTIA
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Marco Menduni per la Stampa
Tra il viadotto Pecetti, 132 metri su due campate, uno dei giganti dell' A26 che dal Piemonte scende giù al mare di Voltri, e l' area in cui sorgeva il ponte Morandi ci sono 15 chilometri di distanza. Venti minuti al massimo, in macchina. In quei 15 chilometri si dipana l' inchiesta arrivata, qualche settimana dopo l' anniversario della tragedia del 14 agosto, la messa cantata, la commemorazione delle 43 vittime, alla prima grande svolta giudiziaria.
Non è il corpo principale dell' inchiesta per la sciagura di Genova. Ma è la prima risposta alle richieste di giustizia e delinea, in quello che la procura ricostruisce, un quadro inquietante della gestione della sicurezza.
Finiscono ai domiciliari Massimiliano Giacobbi di Spea, la controllata di Autostrade per le manutenzioni e la sicurezza, e due pezzi grossi di Aspi della direzione VIII tronco, Gianni Marrone e Lucio Torricelli Ferretti. Poi in sei vengono sospesi dai pubblici servizi per 12 mesi: Maurizio Ceneri, Andrea Indovino, Luigi Vastola, Gaetano Di Mundo, Francesco D' antona e Angelo Salcuni. Altri sei rimangono indagati a piede libero. E fanno 15. Tutti nel mirino dei pm, con diverse sfumature, accomunati da un' accusa che i magistrati scandiscono in cento pagine fitte di ordinanza in maniera precisa. C' era un disegno per edulcorare i test e le verifiche, per far sì che le criticità e i potenziali pericoli venissero sottovalutati.
Il giorno prima del Ferragosto dell' anno scorso il Morandi crolla, portando con sé il suo carico di morti e dolore. Cambia, questa sciagura, il modo di agire? Pare di no, perché uno degli indagati intercettato ha un sussulto di dignità e ammonisce il suo interlocutore: «Non è possibile una superficialità così spinta dopo il 14 di agosto, vuol dire che la gente coinvolta non ha capito veramente un c. ..».
La vicenda, nelle carte della procura, si svolge parallela su un asse lunghissimo che congiunge la Liguria alla Puglia, con due ponti sotto osservazione. Riparte da qui, sotto al viadotto Pecetti. Il grande ponte che dal basso fa paura, sentimento rinforzato dalle fotografie scattate dagli abitanti della zona.
Le pagine dei magistrati sono complesse, sia in punto di diritto che in considerazioni ingegneristiche. Ma il senso vero può esser riassunto così: i tecnici rilevano che si è rotto uno dei cinque cavi costituiti da trefoli intrecciati.
La falsa ricostruzione Da quel momento scatta il tentativo, sempre nella ricostruzione dei pm, di negare la verità. Il cavo spezzato è uno dei tre principali. Però viene accreditata una ricostruzione alternativa e falsa: che in realtà sia uno dei due secondari, meno importante. Perché così il pericolo viene sminuito. Perché così non si deve vietare il transito ai mezzi più pesanti.
Perché così transita anche quel trasporto eccezionale da 141 tonnellate, nella notte tra il 21 e il 22 ottobre dell' anno passato. Erano consapevoli, gli indagati, di quel che stavano facendo? Gli inquirenti dicono di sì: per evitare che le conversazioni telefoniche venissero intercettate, c' è anche chi ha usato il jammer, un dispositivo che le protegge.
L' altro caso, scoperto nelle prime fasi dell' indagine del Morandi, è più lontano nello spazio. Il viadotto si chiama Paolillo, si trova sull' A16, in Puglia. Spiega la procura che è stato costruito in maniera differente rispetto al progetto, ma anche in questo caso si è cercato di occultare la verità.
Eppure, proprio per le differenze accertate, le relazioni di calcolo e di contabilità non potevano garantire nulla sulla reale sicurezza. Non era più il viadotto progettato, quei dati non significavano più nulla.
Qui emerge un altro elemento choc dell' inchiesta. «C' è una disinvoltura degli indagati a modificare le relazioni tecniche - scrive il gip - in spregio alle loro finalità di sicurezza».
C' è chi, come il dirigente dell' VIII tronco di Bari Marrone, è già stato condannato in primo grado l' 11 gennaio alla pena di 5 anni e 6 mesi per i reati di omissione di vigilanza e alla manutenzione del viadotto Acqualonga, «ma ha perseverato durante il dibattimento nelle proprie condotte».
Il riferimento è all' incidente del 28 luglio 2013 con 40 vittime: un pullman con i freni rotti, tradito dalla mancata resistenza del guard rail, precipita giù.
La replica di Autostrade Autostrade, ovviamente, reagisce. I due viadotti, sostiene, sono assolutamente sicuri: «Gli interventi di manutenzione sono stati conclusi diversi mesi fa e la società ha inviato il 4 dicembre 2018 al ministero delle Infrastrutture e Trasporti un report contenente il dettaglio degli interventi manutentivi realizzati e delle verifiche effettuate sui viadotti della rete, tra cui il Pecetti e il Paolillo». Per il caso-Pecetti, sottolinea, aveva già «provveduto a cambiare la sede operativa dei due dipendenti interessati dai provvedimenti».
In serata, poi, le determinazioni del Cda di Atlantia, la holding di cui Aspi fa parte: un audit da affidare a una «primaria società internazionale» per verificare la corretta applicazione delle procedure aziendali da parte delle società e delle persone coinvolte. Arriva anche la dichiarazione del presidente della Regione Giovanni Toti: «Quanto emerge sconcerta, in particolare chi amministra una città e una regione che hanno vissuto la tragica esperienza di ponte Morandi. Pretendiamo verità, processi brevi e pene esemplari per chi sarà giudicato responsabile. Genova, la Liguria e i familiari delle 43 vittime meritano verità e giustizia».
"STAVOLTA CI SIAMO SPINTI OLTRE" MA LASCIAVANO TRANSITARE I TIR
Marco Grasso e Tommaso Fregatti per la Stampa
A soli due mesi dai 43 morti del Morandi, c' è un altro ponte che agita i sonni degli addetti ai controlli di Spea: «Non è possibile una superficialità così spinta dopo il 14 agosto. Cioè, vuol dire che la gente coinvolta non ha capito veramente un c... ma proprio eticamente».
Sono giorni convulsi quelli fra il 17 e il 20 ottobre del 2018. Andrea Indovino, ingegnere addetto ai monitoraggi dipendente di Spea (società controllata da Autostrade per l' Italia), non ci dorme la notte: «Qui la prendiamo nel c...». A preoccuparlo è il reale stato di salute del viadotto Pecetti, tratto genovese della A26, il cui ammaloramento è stato coperto da un report taroccato (un caso simile riguarda il viadotto Paolillo, in Puglia): dopo la rottura di un cavo, il tecnico Alessandro Costa aveva segnalato alla sua catena di comando un deterioramento della precompressione (dunque della tenuta) del 33%, percentuale sbianchettata dai suoi superiori (in particolare Maurizio Ceneri, superiore di Indovino) e corretta con un più tranquillizzante 18%.
Sul tavolo di Indovino ora c' è la richiesta di far passare su quello stesso viadotto un transito eccezionale, un carico da 140 tonnellate diretto ad Ansaldo: «Hanno chiamato più volte Galatà (amministratore delegato di Spea), dicono che per Genova è strategico». Indovino non può opporsi, perché la richiesta arriva «da un mittente pesante» (cioè «Autostrade», specifica la Finanza): «Ci siamo spinti oltre - si sfoga - Più andiamo oltre e più rosicchiamo i margini di sicurezza. Ma come si fa a chiedere una verifica su un manufatto ammalorato, con un transito eccezionale che lo porta al limite della resistenza? Con un ponte che è appena venuto giù? E mi vieni dire di andare a fare un sopralluogo».
Per il giudice Angela Nutini quello dei falsi report era un vero e proprio «sistema»: «La logica di un simile generalizzato comportamento sembra da ricondurre a uno spirito di corpo aziendale, probabilmente motivato dal tornaconto economico». A questo proposito il magistrato cita una conversazione tra due alti dirigenti di Autostrade, entrambi indagati per i morti del Ponte Morandi: Michele Donferri Mitelli, responsabile nazionale manutenzioni, e Paolo Berti, ex numero 4 di Aspi.
Quest' ultimo confida al primo di «aver mentito» nel processo in cui è stato condannato per la strage di Avellino e «si rammarica» perché se avesse parlato avrebbe potuto «mettere altri nei guai». Il collega lo tranquillizza: «A te non cambiava un c... Questa gente aspettala al varco. Pensa soltanto a stringere un accordo col capo, punto e basta!».
Ma chi è il capo a cui si riferiscono? Sul passaggio arriva una replica puntuale di Autostrade per l' Italia, che senza girarci troppo intorno, rimarca come con Giovanni Castellucci, all' epoca amministratore delegato di Aspi, oggi alla guida della holding Atlantia (assolto nel processo di Avellino), non fosse possibile stringere alcun patto, «perché le contestazioni erano diverse».
C' è di più. Nel pieno degli accertamenti su Spea, nell' inchiesta sul Ponte Morandi, le intercettazioni portano alla luce attività che vanno ben aldilà dell' ordinaria attività difensiva: «Lo zelo della società durante le indagini non si è limitato al supporto ai dipendenti indagati, ma si è tradotto anche in attività di bonifica dei computer, nell' installazione di telecamere finalizzate a impedire l' attivazione delle intercettazioni da parte degli inquirenti e nell' utilizzo di disturbatori delle intercettazioni, al fine di ostacolare quelle eventualmente già in corso».
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