#Letteratura per l'infanzia
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Bologna Children’s Book Fair 2024
Quest’anno la mia Bologna Children’s Book Fair è stata davvero intensa! Tanti appuntamenti, tanti colleghi da riabbracciare, tanti nuovi contatti e conoscenze, tanti progetti in cantiere che spero prima o poi di realizzare...
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#albi illustrati#Bologna#Carthusia Edizioni#firmacopie#libri#libri per bambini#Per tutte le piogge!#presentazioni libri#bologna children's book fair#illustrazione per l'infanzia#letteratura per l'infanzia
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#alexander of macedon#alessandro magno#alessandro iii di macedonia#alexander the great#alessandro il grande#alessandro il macedone#prossime uscite#alexander the conqueror#alessandro il conquistatore#alexander iii of macedon#letteratura per l'infanzia#Bucefalo#Babalibri
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#elena ragazzoni#autore#autore esordiente#autori emergenti#cat love#il tesoro è nei ricordi#il tesoro è nei ricordi. diario di un amore felino#libro sui gatti#pet loss#pet love#letteratura per bambini#libri per l'infanzia#recensione
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"Nel paese della bugia, la verità è una malattia".
Il 23 ottobre 1920
Esattamente 104 anni fa nasceva ad Omegna Gianni Rodari.
"Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati o poeti,
ma perché nessuno sia più schiavo."
Scrittore, pedagogista, giornalista e poeta, si specializza nella letteratura per l'infanzia e diviene l'unico vincitore italiano del Premio Hans Christian Andersen.
Atlantide
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L’infanzia termina, io credo, quando iniziamo a preoccuparci di quel che gli altri pensano di noi; allora ci sentiamo sotto esame, costantemente osservati e giudicati senza sospettare che tutto è cominciato quando ognuno ha iniziato a emettere sentenze sommarie su se stesso.
Desy Icardi – La biblioteca dei sussurri
Ph Ferdinando Scianna
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i miei 50 cent sulla questione censura a Roald dhal: se la sensibilità della società si è sviluppata in una direzione diversa rispetto a un autore perché invece di censurare riadattare nascondere modificare opere che sono considerate storia della letteratura per l'infanzia non si sceglie di presentare alle bambine e ai bambini altre personalità più affini alla sensibilità attuale? persino a catechismo ci si è accorto che imparare le preghierina a memoria funzionava 100 anni fa ma ora non più, dobbiamo davvero fare questo discorso?
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Bari: Dal 9 al 12 Ottobre "Babafesta" il Festival dedicato alla Letteratura per l'infanzia
Bari: Dal 9 al 12 Ottobre "Babafesta" il Festival dedicato alla Letteratura per l'infanzia Giunta alla quarta edizione, la Babafesta è un festival dal respiro internazionale che, di anno in anno, coinvolge realtà tra le più attive sul territorio pugliese.... Leggi articolo completo su La Milano Read the full article
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Book Review: L'isola di Arturo, Elsa Morante
Here's my blossoming book review (Italian version) of my favorite Italian novel: L'isola di Arturo by Elsa Morante. For the translated version in English, click here!
Sintesi della trama
L’isola di Arturo, uno dei capolavori della letteratura italiana del novecento, è ambientato intorno al 1938 e parla di un ragazzo di 15 anni, Arturo Gerace, nato sull’isola di Procida, vicino a Napoli. Quest’isola racchiude tutto il suo mondo; vive lì tutta l'infanzia e l'adolescenza, in un idillio solitario. Sua madre è morta nel parto e suo padre, Wilhelm Gerace, un italo-austriaco ombroso che lui venera come un eroi, viaggia spesso per volontà propria.
Nei suoi lunghi momenti di assenza, Arturo vive esclusivamente in compagnia della sua cagna Immacolatella nella "Casa dei guaglioni" (ragazzini, giovincelli in dialetto napoletano). Questa casa dove abita è chiamata così perché è stata ereditata da un vecchio misogino amico di suo padre, Romeo l'Amalfitano, che odiava le donne e faceva molte banchetti e feste in maschera e in costume dove nessuna donna era ammessa. Dunque, Arturo non ha mai conosciuto una donna e vive con un'idea negativa e avversa nei loro confronti.
Un giorno, suo padre porta a casa la sua nuova sposa, molto giovane, solo due anni più grande di Arturo, chiamata Nunziata. Lui prova sentimenti contrastanti che non riesce a spiegare: tra l'odio e l’empatia, tra il desiderio e la gelosia. E qui comincia un percorso di due anni che si può tradurre come un viaggio iniziatico di un fanciullo verso la vita. Infatti, il libro ha come sottotitolo “Memorie di un fanciullo”, perché racconta la maturazione di Arturo e le crisi che ne derivano.
Un romanzo di formazione
Come dice Cesare Garboli, che fa l’introduzione di questa edizione del libro, “scoppiano amori e furori, si avvicendano sconfitte e galanterie”. Arturo scopre, “come se non fossero mai esistiti prima di lui, (…) gli eterni temi del vivere (l’amore e la noia, la disperazione e la gelosia, l’amicizia e il dolore)”. La vita, per lui, “ritrova le sue prime canzoni, i suoi primitivi, freschissimi accenti”. Lo stato d’inconsapevolezza della fanciullezza, nel quale vive all’inizio del libro come in un eden assoluto e irripetibile, è sostituito gradualmente dalla conoscenza amara della realtà, mentre apre gli occhi sull’esistenza.
Per questo, L’isola di Arturo è considerato un “romanzo di formazione” mediterraneo. In tedesco, un Bildungsroman: genere letterario che riguarda l'evoluzione del protagonista verso la maturazione e l'età adulta. Come lo dice la Morante:
"Ho voluto, con questo libro, scrivere una storia che somigli un po' in certe cose a Robinson Crusoe — cioè, la storia di un ragazzo che scopre per la prima volta tutte le cose più grandi, più belle e anche quelle brutte della vita. Per lui tutto è avventura, è stupore, è bellezza, perché vede le cose per la prima volta e non ha nessuna esperienza né del bene né del male. E siccome vive in una delle isole più belle che io abbia mai conosciuto che è l'isola di Procida, tutto quello che gli cadde sotto gli occhi è di una particolare bellezza."
Arturo e l'isola
C'è una caratteristica individualista molto presente nel personaggio di Arturo. La sua solitudine idillica e suprema lo affratella alla propria isola. La scelta di un'isola come luogo di azione è molto allegorica: questa, in termini geofisici, è staccata dal continente, immersa nel silenzio e nella vastità del mare; è uno spazio appartato che rappresenta l'isolamento di Arturo stesso.
Forse la conseguenza o anche la causa di questo isolamento é che il protagonista è caratterizzato da un grande narcisismo. Infatti, il libro comincia, nel suo primo capitolo chiamato “Re e stella del cielo”, con la frase: “Uno dei miei primi vanti era stato il mio nome”. Lui spiega che il suo nome, Arturo, è anche il nome di una stella della costellazione Boote e il nome di un re leggendario dell’antichità. Questa vanità per il suo nome è solo un indizio della sua personalità egocentrica, derivante della sua solitudine. Questo narcisismo, tuttavia, culmina, più tardi, in passioni negative come la gelosia.
Dopo, fra la scoperta dell’amore per Nunziata e la rovina della figura eroica del padre, alcuni dicono che Arturo può essere interpretato come un caso di complesso edipico; ma io penso che la sua psicologia sia più complessa, perché l’essenza della storia non è tanto il suo rapporto con loro due, ma con lui stesso. Lui dice una volta che aspetta “il giorno pieno”, la bellezza perfetta della vita, che lui crede arriverà quando diventerà grande; ma invece la realtà lo raggiunge come un’ombra.
Il giorno pieno è stata la sua fanciulezza; la notte viene con la consapevolezza, come Adamo ed Eva dopo aver mangiato la mela. Cesare Garboli dice que “L’isola di Arturo è una piccola, criptica Achilleide resuscitata. All’eroe, guerresco ragazzo dal nome stella, Arturo-Boote (…) è concesso di vivere soltanto un fulgido mattino, un istante di splendore solare e glorioso” perché “il romanzo (…) sottintende in tutta la sua durata, lasciandolo trasparire solo alla fine, un buio, nascosto tema di nevrosi narcisistica”.
Misoginia e omosessualità
Mentre leggevo questo libro, molte cose mi hanno fatto schifo. Sin dall'inizio, questo argomento di “odio verso le donne” è stato presentato con la storia dell’Amalfitano, il dono precedente della Casa dei guaglioni; ma qui sembrava quasi un concetto comico, quindi pensavo che sarebbe stata qualche tipo di critica femminista.
Tuttavia, con l’introduzione del personaggio di Nunziata, il padre di Arturo, Wilhelm, la tratta con maniere così brusche che talvolta scrivevo insulti a lui nei margini. Ecco un esempio: prima della loro notte di nozze, lui le dice “adesso, preparati a pagarmele tutte” e dopo il narratore descrive che lui “la stringeva al cuore, senza, però, darle carezze né baci, ma, al contrario, quasi maltrattandola e scompigliandole i capelli”, mentre lei era visibilmente spaventata da lui.
Questa condotta rimane per tutto il libro, lei sottomessa, e anche Arturo la tratta per la maggior parte del tempo in modo rabbioso e con parole violente — per altri motivi, ma ovviamente come conseguenza dell’esempio di suo padre. Queste attitudini schifose e maschiliste, che speravo fossero una critica sociale, non sono nemmeno spiegate e il ruolo di Nunziata non cambia.
Da una parte, quest'avversione si può spiegare attraverso l'ovvia omosessualità repressa di Wilhelm. Il suo matrimonio con Nunziata è chiaramente un tentativo di lottare contro questi desideri e di nascondere la vita che conduce quando è assente dall'isola. Il suo maschilismo si può interpretare, dunque, come un sintomo della sua lotta interna. Dall'altra parte, questo sembra una visione un po' pregiudiziale e nociva degli omosessuali, come se la loro espressione cancellasse i diritti delle donne.
Il rapporto di Morante con i generi
Elsa Morante è stata duramente condannata dalle femministe radicali di quell’epoca per il suo fallimento nel delineare personaggi femminili che potessero essere considerati “forti” e presi a modello dalle nuove generazioni di lettrici. La sua opera è stata definita come antifemminile o addirittura misogina, e sovente tacciata di maschilismo. Lei non sceglie mai come eroina la donna emancipata, quella che lei stessa fu molto presto; invece, i suoi personaggi femminili sono sempre donne deboli, analfabete, stupide, cattive, infide oppure si sottomettono agli uomini come Nunziata.
L’unica cosa positiva che ho trovato dal punto di vista degli studi di genere è stata l’idea che, pur non parlando dell’effetto del maschilismo sulle donne, lei rievoca il suo effetto sugli uomini. La necessità di raggiungere la sua virilità per affermarsi è, davvero, un tema esplicito nel personaggio di Arturo. E se le donne, che non escono dall’asfissiante binomio madre-figlia, diventano madri a loro volta, i maschi rimangono sempre figli, segnati in maniera indelebile da un desiderio, da una necessità d’amore per sempre perduta.
Inoltre, Elsa Morante ha anche scritto molte volte con pseudonimi maschili e ha detto che, per L’isola di Arturo, “la scelta di questo protagonista maschile nasce dal mio antico inguaribile desiderio di essere un ragazzo”. Perciò, essendo maschilista o no, mi parve che lei avesse un certo fascino psicologico, consapevole o no, per il genere maschile…
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· · ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ┅ 𝐚𝐢𝐝𝐞𝐧 𝐝𝐚𝐯𝐞𝐧𝐩𝐨𝐫𝐭 ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ‧‧‧‧ ﹫ᴀʙᴏᴜᴛ ᴍʏ ᴍᴜsᴇ › ──────────── #ꜰʀᴇᴇᴄʜᴀʀᴀᴄᴛᴇʀ ㅤㅤ 𝐢𝐧𝐟𝐨 𝐩𝐨𝐢𝐧𝐭 ❚ navigation ㅤ ⠀⠀⠀ ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤ 𝑖 . ❚ Undici agosto di alcune decadi fa, ed eccolo un bambino che non fa altro che piangere per gridare al mondo la sua presenza. Una madre sfiancata dal parto, ma con il sorriso dell'amore più sincero, ed un padre orgoglioso che vede nel suo primogenito il destinatario di tutte quelle aspirazioni che lui stesso ha portato avanti nel corso del tempo. I capelli biondi e gli occhi del color del cielo sono gli stessi che si trasmettono da generazioni in generazioni nella famiglia Davenport, ma è la determinazione del bambino ad essere il suo vero tratto distintivo. ㅤㅤ 𝑖 . ❚ Esiste l'infanzia perfetta? Probabilmente quella vissuta dal giovane, ove l'amore più sincero permea nella famiglia neozelandese, anche dopo l'arrivo del secondogenito, Liam, tredici anni più tardi. Un rapporto stretto, come lo richiede il rapporto tra fratelli, nonostante la differenza d'età, che li porta a essere inseparabili, confidenti e punto di riferimento dell'altro anche in età adulta. ㅤㅤ 𝑖 . ❚ I campionati regionali, per passare poi a quelli studenteschi sia quelli durante il periodo del liceo che durante quello del college sono il costante monito di quanto il tempo scorra velocemente. I trofei del passato, che abbelliscono l'ufficio di suo padre, sono il ricordo continuo di quanto i draft siano ad un passo da lui. Il football ha sempre fatto parte della vita del neozelandese ma è durante il liceo che diventa un impegno a tutti gli effetti. Spinto dal padre, oggi procuratore sportivo, Aiden deve toccare tutte le tappe necessarie per diventare un giocatore professionista ma a volte il destino diventa estremamente beffardo. ㅤㅤ 𝑖 . ❚ Un sonoro rumore che fa rabbrividire ogni giocatore nei pressi del campo da football è il primo segnale che le cose non sempre vanno come si desidera. Il secondo, il giudizio del medico sportivo che avvalora l'ipotesi che nessuno vorrebbe mai sentire: rottura del crociato. La carriera sportiva è davvero a rischio? Il suo ginocchio, i legamenti si riprenderanno mai come un tempo? ㅤㅤ 𝑖 . ❚ Il tempo, questo tiranno, che scandisce ogni attimo, ogni minuto della vita del neozelandese e di chiunque altro essere vivente, è stato il suo vero antagonista. In fretta l’uomo ha dovuto imparare a ripiegare su un piano alternativo. Un trasferimento dall'altra parte del mondo per seguire dapprima uno dei college più rinomati, ma soprattutto per lasciarsi alle spalle quella che è una vita che non gli appartiene più. La passione per la letteratura, una passione che in qualche modo ha sempre represso, ma ecco l'ombra del nome di suo padre che lo segue anche dove vorrebbe semplicemente essere se stesso. ㅤㅤ 𝑖 . ❚ All'alba dei suoi trentaquattro anni, Aiden è tutto e niente, con quel sorriso che lo ha sempre accompagnato. Un professore di letteratura presso la Columbia University che spesso entra in conflitto con i colleghi per i suoi modi alternativi, ma con quella bontà d'animo che lo ha reso semplicemente un giovane uomo come quello che si potrebbe trovare nella porta accanto. ㅤㅤ ❤️ ⌵ on game ! 😮 ⌵ off game ! ㅤㅤ
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Il primo tema di cui parla Faeti nell'introduzione spiega già quasi tutto.
Si parla di imagerie popolare, iconografia con un lungo passato, nata nelle piazze e radicata nel volgo italiano. E di quelle figure che si muovono in questo ambito: i Figurinai, originariamente venditori ambulanti di figurine, intesi qui come un gruppo definito di illustratori con definite caratteristiche ed affinità con questo tipo di immaginario.
Si fa riferimento a quella antica tradizione che riguarda le stampe popolari e la letteratura ad esse collegata - accostabile ai chapbook inglesi, i bilderbogen tedeschi e la litterature de colportage francese. Erano libretti portati nelle città e nelle campagne da venditori ambulanti. attraverso i quali poteva comporsi una cultura popolare fondata su prodotti artigianali, diversi da quelli offerti dall'editoria moderna. Erano arrangiamenti, manipolazioni, riassunti tratti da opere più complesse ed inserite in grandi e famosi filoni: romanzi, aneddoti, descrizioni di miracoli, episodi storici, biografie di personaggi illustri. La loro più evidente caratteristica era la presenza dell-immagine, che doveva convincere, esporre, spiegare. Le immagini venivano spesso appese alle pareti {da cui la definizione di letteratura murricciolaia}, dalle quali potevano trasmettere il loro messaggio, che spesso risultava decisamente alternativo rispetto ai contenuti pedagogicamente diffusi dall'autorità costituita.
Questa spinta si incarna nelle immagini “capovolte” quelle che rendono protagonisti coloro che sono abitualmente disprezzati, odiati o temuti: Il mondo alla rovescia, L'albero della cuccagna, La gran compagnia de-rovinati, sono alcuni esempi, a cui si può facilmente accostare la mia idea di un carnevale dove la luna si mostra girata al contrario. Queste storie nascono poi nelle piazze, dai racconti dei cantimbanchi, dove nascono anche le maschere del carnevale della commedia dell'arte.
La fine dell'ottocento il momento in cui questa tradizione inizia ad essere sostituita, in parte integrata, con quella che oggi definiamo come letteratura per l'infanzia. Il caso di Salani è emblematico perché si pone al confine di quest'epoca, ed è anche l'editore del corpo principale di opere illustrate da Chiostri che compongono la mia ricerca. La tendenza di Salani era di inserire nell'ambito della letteratura popolare, prodotti che rinnovassero questo repertorio senza del tutto abbandonarlo, seguendo così un itinerario secondo il quale la letteratura per l'infanzia si approprierà di contenuti che gli adulti hanno ormai abbandonato. Un esempio di questo territorio condiviso tra letteratura popolare e libri per bambini sono le Novella della Nonna di Emma Perodi, in cui la fiaba si appropria di contenuti da feuilletton, sempre illustrate da Chiostri.
Analizzando il segno di autori come Chiostri e Mazzanti risulta chiaro come derivi da quello degli anonimi autori delle antiche stampe vendute per strada. La chiarezza del loro segno ripropone la simbolica fissita’ delle immagini dei santi, mentre allude ambiguamente all'ambito opposto, dell’imagerie popolare, con i suoi preti peccatori, e il suo gusto per il blasfemo {che è forse una delle prime espressioni di voglia di sovversione?).
...
///
Penso che il rapporto con l'immagine sacra sia uno di quegli elementi cuciti sottopelle che sto cercando di raccontare in questo progetto, che forse è anche un modo di riappropriarsi e ri-ambientarsi in un luogo, un tempo, una cultura, concreta e spirituale.
É fondamentale la sacralità della Luna all’interno del mio racconto, incarna una divinità femminile come la madonna e la fata turchina. Così come fondamentale il senso di sovversione e di rovesciamento. In questa dicotomia tra aderenza ad una cultura cattolica profondamente radicata {e un rigido sistema pedagogico}, e spinta sovversiva, quasi blasfema, presente nella letteratura Murricciolaia, sento espresso quel senso di appartenenza ed al tempo stesso di messa in discussione della religione, con il suo carico di immagini, simboli, ricorrenze e modi di scandire la vita famigliare, soprattutto nel periodo dell’infanzia, soprattutto la mia.
da Corpo Celeste, di Alice Rohrwacher, 2011. (Dopo ne parliamo).
Marta che accarezza il crocifisso –
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Di fiaba in fiaba @ Storie piccine
Il 24 e 25 marzo 2023, sono stata ospite della rassegna Storie piccine nelle biblioteche del VCO, un evento ricco di letture e animazioni per i più piccoli nell’ambito del progetto Nati per Leggere.
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Good day, I'm Elena, Happy Liberation Day to my Italian readers to whom I'd like to point out this new publication of a children's book:
"Alessandro il Grande. L'infanzia di un conquistatore"
by Nicolas Lubin and Maureen Minervois
Passaggio al Bosco, 2023
More infos 🔗 https://bit.ly/40DrGwW
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RACCONTAMI SHAKESPEARE allo Spazio Teatro No'hma - Milano il 17 & 18/01
La stagione di prosa 2023/2024 dello Spazio Teatro No'hma prosegue mercoledì 17 e giovedì 18 gennaio con un spettacolo dedicato a Charles e Mary Lamb, i famosi fratelli inglesi che nel 1807 pubblicarono il volume "Racconti da Shakespeare", che conquistò subito il posto tra i più affermati classici per l'infanzia.
Andrea Cioffi e Sara Guardascione della compagnia Cercamond portano in scena con "Raccontami Shakespeare" la vita tragica di questi due giovani ispirati scrittori, segnati da una terribile vicenda familiare (Mary accoltellò la madre in seguito a un raptus di follia) e le cui esistenze sembrano uscite da una tragedia del Bardo.
Uniti da un vincolo profondo, Charles e Mary Lamb condivisero amicizie e interessi letterari fino a ricevere dall'editore William Godwin – padre di Mary Shelley - l'incarico di adattare alcune opere di Shakespeare in racconti per l'infanzia.
"Abbiamo scelto di fare un lavoro di ricerca su due personaggi storici realmente esistiti perché partendo dalla loro opera abbiamo tratteggiato due caratteri moderni e affascinanti, le cui battaglie sociali e artistiche risultano ancora oggi attuali e necessarie" – spiegano i due interpreti.
"Raccontami Shakespeare" è costruito su un dialogo evocativo e ironico che alterna momenti di narrazione nei quali alcuni dei più celebri personaggi shakesperiani vivono grazie alla voce e ai sentimenti dei due autori. Il racconto diventa così una storia spietata e comica, dalle tinte gotiche, capace di trasformarsi anche in occasione di denuncia contro un sistema educativo antiquato, un teatro autoreferenziato e una deriva sociale che ha come suo stesso motore la discriminazione del più debole e del diverso.
"Questi due fratelli sono stati capaci di evadere da uno scenario macabro come quello del loro vissuto, e dall'isolamento che ne conseguì, attraverso l'amore e la dedizione al teatro, alla letteratura e alla scrittura. La Bellezza li ha salvati e sono diventati tra gli scrittori più importanti della letteratura per l'infanzia. La loro è un'opera sicuramente sovversiva e allo stesso tempo appassionata" – spiega Livia Pomodoro, presidente dello Spazio Teatro No'hma Teresa Pomodoro.
Le date di mercoledì 17 e giovedì 18 gennaio saranno trasmesse in streaming sui canali del teatro.
L'ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria. Per informazioni consultare il sito www.nohma.org o scrivere a [email protected].
Spazio Teatro No'hma
Stagione 2023/2024 – In Viaggio
RACCONTAMI SHAESPEARE
liberamente tratto da "Racconti da Shakespeare" e dalla vita di Charles e Mary Lamb
drammaturgia e regia: Andrea Cioffi
con Andrea Cioffi e Sara Guardascione
scene: Trisha Palma
costumi: Rosario Martone
musiche: Emanuele Pontoni
disegno luci: Danilo Cencelli
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I libri da regalare a Natale
Il Natale è un periodo perfetto per regalare libri. I libri sono un regalo sempre gradito, che può essere apprezzato da persone di tutte le età e con interessi diversi. Ecco una selezione di libri da regalare a Natale, con un'attenzione particolare a "Cosa vi siete persi" di Gerry Scotti, uscito il 22 novembre 2023. Per i bambini "Il piccolo principe" di Antoine de Saint-Exupéry è un classico della letteratura per l'infanzia che racconta la storia di un aviatore che si ritrova su un pianeta deserto, dove incontra un piccolo principe venuto da un altro pianeta. "Le avventure di Pinocchio" di Carlo Collodi è un altro classico della letteratura per l'infanzia che racconta la storia di un burattino di legno che sogna di diventare un bambino vero. "La storia infinita" di Michael Ende è un romanzo fantasy che racconta la storia di Bastian, un bambino che scopre un libro magico che lo trasporta in un mondo fantastico. Per i ragazzi "Harry Potter e la pietra filosofale" di J.K. Rowling è il primo libro della saga di Harry Potter, che racconta la storia di un ragazzo che scopre di essere un mago. "Il Signore degli Anelli" di J.R.R. Tolkien è un romanzo fantasy che racconta la storia di un gruppo di amici che si uniscono per distruggere l'Unico Anello, un artefatto malvagio. "La saga di Percy Jackson" di Rick Riordan è una serie di romanzi fantasy che racconta la storia di Percy Jackson, un ragazzo che scopre di essere figlio di Poseidone, il dio del mare. Per gli adulti "Cosa vi siete persi" di Gerry Scotti è un libro di memorie in cui il conduttore televisivo racconta la sua vita, dalla sua infanzia in una famiglia umile alla sua carriera di successo. "L'arte della felicità" di Dalai Lama e Howard Cutler è un libro che offre consigli pratici per trovare la felicità nella vita quotidiana. "Il nome della rosa" di Umberto Eco è un romanzo storico che racconta la storia di un frate francescano che indaga sulla morte di un monaco in un monastero medievale. Cosa vi siete persi "Cosa vi siete persi" è un libro di memorie in cui Gerry Scotti racconta la sua vita, dalla sua infanzia in una famiglia umile alla sua carriera di successo. E' scritto in uno stile semplice e diretto, e offre un ritratto intimo e sincero di uno dei conduttori televisivi più popolari d'Italia. Scotti racconta la sua infanzia in una famiglia di operai, e di come la passione per la televisione lo abbia portato a intraprendere la carriera di conduttore. Il libro ripercorre le tappe salienti della sua carriera, dai suoi esordi in piccole emittenti locali fino al successo nazionale con programmi come "Chi vuol essere milionario?" e "The Voice of Italy". Parla anche della sua vita privata, della sua famiglia e dei suoi amici. Il libro è un racconto di successo, ma anche di riscatto sociale, e offre un messaggio di speranza per tutti coloro che credono nei propri sogni. Suggerimenti per scegliere il libro giusto da regalare a Natale Considera gli interessi della persona a cui vuoi fare il regalo. Se sai che la persona ama leggere, puoi scegliere un libro di un genere che le piace. Se non sei sicuro, puoi sempre chiedere alla persona cosa le piace leggere. Ad esempio, se sai che la persona ama i romanzi storici, puoi regalarle un libro di Umberto Eco, come "Il nome della rosa". Se sai che la persona ama i romanzi fantasy, puoi regalarle un libro di J.R.R. Tolkien, come "Il Signore degli Anelli". Se sai che la persona ama i thriller, puoi regalarle un libro di Harlan Coben, come "La ragazza del treno". Pensa all'età della persona. I libri per bambini e ragazzi sono molto diversi dai libri per adulti. Se stai regalando un libro a un bambino, assicurati che sia appropriato per la sua età. Ad esempio, se stai regalando un libro a un bambino di 10 anni, puoi regalarle un libro di Roald Dahl, come "La fabbrica di cioccolato". Se stai regalando un libro a un ragazzo di 15 anni, puoi regalarle un libro di Stephen King, come "Carrie". Pensa all'occasione. Se stai regalando un libro per Natale, puoi scegliere un libro che abbia un tema natalizio. Ad esempio, puoi regalare un libro di Charles Dickens, come "Il canto di Natale". Puoi anche scegliere un libro che sia un po' più personale. Ad esempio, puoi regalare un libro che tu stesso hai letto e apprezzato. Oppure, puoi regalare un libro che ricordi un momento speciale che hai condiviso con la persona a cui stai regalando. Read the full article
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🇮🇹⭐️ GRANATIERI
IMPAVIDI ⭐️🇮🇹
UNA SORPRESA GRANATIERESCA
A CESENATICO
HO INCONTRATO IL
GRANATIERE,
EROE DEL CENGIO
MEDAGLIA D'ORO
AL VALOR MILITARE
GIANI STUPARICH
Ieri sera con la mia famiglia ho visitato il Museo della Marineria di Cesenatico.
Un luogo espositivo bellissimo, moderno, didattico, adatto a tutte le età, la cui visione consiglio a tutti gli innamorati della marineria.
In uno dei pannelli esplicativi di questo interessantissimo museo, tutto climatizzato, sono rimasto colpito dall'autore di questa frase:
"Conoscevo tutte le specie dei velieri e dai loro alberi e dalle forme delle loro vele sapevo distinguerli.
Mi piacevano quelle sagome eleganti e fin l'odore del legno, delle vernici, del cordame impregnato di salso.
Era come se fiutassi lontano richiami, come se la memoria istintiva mi rievocasse remote atmosfere, ancor vive nel sangue".
È un periodo tratto da:
"I Ricordi istriani", ultimo libro dello scrittore Giani Stuparich, eroico Granatiere del Cengio decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare.
Il libro uscì per la prima volta nel 1961, rievocano l'infanzia e l'adolescenza marina dello scrittore triestino: anni sereni di inizio Novecento, ancora esenti dai lutti, personali e collettivi, che il secolo avrebbe portato con sé.
La terra narrata da Stuparich è innanzitutto un luogo di famiglia, dove i sapori della cucina della nonna si mescolano alla voce del padre, alle sue mille invenzioni per istruire e divertire i figli;
ma è, insieme, un paese vitale, che ci passa davanti agli occhi con la libera luce del suo cielo.
Il libro offre così uno spaccato della vita marinara e contadina dell'Istria, unendo alla felicità della memoria il racconto, di taglio quasi etnologico, di un mondo che gli avvenimenti della Storia hanno irrimediabilmente lacerato.
Giovanni Domenico Stuparich, detto Giani nasce a Trieste, all'epoca ancora parte dell'Impero austro-ungarico,
il 4 aprile 1891 da padre lussignano, Marco Stuparich, e da madre triestina di religione ebraica, Gisella Gentilli.
Fin dall'infanzia, Giani e Carlo Stuparich vengono educati dal padre all'italianità, e questo sentimento patriottico viene poi ulteriormente rafforzato durante l’esperienza scolastica presso il ginnasio comunale di Trieste (il ginnasio-liceo “Dante Alighieri”, di cui lo stesso Giani sarà docente di lettere dal 1919 al 1942), dove vengono consacrati alla lingua di Dante, Petrarca e Carducci.
Terminato il liceo, Giani Stuparich compie un viaggio nel cuore dell’Europa, durante il quale si gode arte e cultura in piena libertà, iniziando così a maturare un ideale di unità sovranazionale.
Questa sua visione “europeista” trova conferme e ulteriori spunti di riflessione durante gli studi presso l'Università di Praga. Il secondo anno di studi lo trascorre in Italia, grazie a una borsa di studio concessa ai giuliani frequentanti un ateneo imperial-regio: qui frequenta l'Università di Firenze, dove si laurea nell'aprile 1915 in letteratura italiana con una tesi su Niccolò Machiavelli.
Qui Stuparich inizia a gravitare nell’orbita del periodico «Voce», dove incontra Scipio Slataper, con il quale instaura un solido legame di amicizia e di rispetto reciproco e che gli farà conoscere la futura moglie Elody Oblath (una delle tre amiche di Scipio).
Europeista convinto, il giovane Stuparich è costretto dallo scoppio della Prima Guerra mondiale a mettere da parte i propri sogni di unione e dialogo pacifico tra nazioni: consapevole di come il conflitto sia un male necessario per porre un freno al potere dell'Impero austro-ungarico, nel 1915 egli si arruola come volontario nel
1º Reggimento "Granatieri di Sardegna".
Con lui Carlo, il fratello minore, e Scipio Slataper.
Dopo due mesi di combattimenti, i due fratelli vengono richiamati nelle retrovie, uno a Vicenza e l’altro a Verona, dove trascorrono un breve periodo per frequentare uno degli improvvisati corsi per ufficiali.
Questa breve parentesi di calma si chiude qualche mese dopo, nella primavera del 1916, quando ritornano in prima linea come sottotenenti sull'Altipiano di Asiago per combattere nella difesa eroica contro gli austriaci della Strafexpedition.
L’esperienza bellica, che lo vede impegnato con il grado di Sottotenente, priverà Giani sia del caro amico Scipio, caduto il 3 dicembre 1915 sul Monte Podgora, sia dell'amato fratello:
il 30 maggio 1916, Carlo Stuparich, rimasto isolato con il suo plotone di Granatieri sul Monte Cengio e circondato dagli austriaci, si suicida pur di non cadere nelle mani del nemico, ottenendo per questo una medaglia d’oro al valor militare.
Giani Stuparich viene invece catturato e fatto prigioniero il giorno dopo, ormai esausto e ferito, e costretto a due anni di prigionia in un lager ungherese a Sigmundsherberg – dal giugno 1916 all’ottobre 1918 – nascosto sotto il falso nome di Giovanni Sartori.
Si conclude così l’esperienza di guerra di Giani, insignito con decreto dell'11 maggio 1922 della medaglia d'oro al valor militare per le azioni di Monfalcone, Oslavia e Monte Cengio.
Terminato il conflitto, nel 1918 Stuparich torna a Trieste e sposa con rito civile Elody Oblath.
Dal matrimonio nascono tre figli: Giovanna (nata nel 1919), Giordana (nel 1921) e Giancarlo (nel 1923).
Inizialmente impegnato nel mondo del giornalismo come collaboratore per il «Lavoratore» e per «L’Azione», Stuparich lascia ben presto la realtà delle pubblicazioni periodiche per dedicarsi all'insegnamento: nel settembre del 1921 inizia la sua carriera da insegnante, entrando come docente di italiano in quello stesso Ginnasio-Liceo (ora “Dante Alighieri”) di cui era stato studente.
Conserverà la cattedra fino al 1942, con all'attivo ventitré anni di insegnamento vissuti come un dovere morale nei confronti di se stesso e dei suoi studenti, con lo scopo di trasmettere loro umanità, umiltà, dirittura morale e rispetto.
I primi anni dopo il ritorno dal fronte vedono la necessità,
da parte dello scrittore, di chiudere i conti con il suo doloroso passato e di placare così il suo senso di colpa per la morte del fratello: ecco quindi che le prime opere sono dedicate proprio a loro, con la pubblicazione degli Scritti letterari e critici di Slataper e di Cose e ombre di uno di Carlo prima, e con la stesura della monografia Scipio Slataper (uscita nel 1922 sui «Quaderni della Voce») e dei tanto sofferti Colloqui con mio fratello (pubblicati nel 1925) poi.
Del 1929 sono invece, per le stampe dei Fratelli Buratti, i Racconti, pubblicazione resa possibile anche grazie all’intermediazione dell’amico Montale, che ne farà una recensione sulla rivista «Solaria».
Durante gli anni del Fascismo, il triestino ripiega su se stesso chiudendosi nel proprio isolamento, incapace di accettare l’ideologia propugnata dal partito e quell’inconcepibile fanatismo della guerra che Mussolini andava professando, contagiando soprattutto i giovani e quella generazione che non era partita per il fronte.
Le opere che escono in questi anni sono attraversate da un chiaro antifascismo.
In contrapposizione alla violenza bellica esaltata dal Fascismo come atto eroico, Stuparich si trova a ripercorrere quei dolorosi anni in trincea, raccontandone la tragica verità.
Attingendo all’esperienza di vent’anni prima, l’autore cerca di mostrare ai giovani infervorati dal desiderio di sangue e di potenza cosa effettivamente il conflitto abbia significato per coloro che lo avevano vissuto sulla propria pelle.
Come un monito, la Grande Guerra torna quindi sulle pagine di Guerra del ’15 e, qualche anno più tardi, di Ritorneranno.
La pubblicazione nel 1938 delle oscene leggi razziali rende il clima insopportabile per l’autore, figlio e marito di ebree,
il quale lascia l’insegnamento nell'autunno del 1942, venendo affidato alla Soprintendenza ai Monumenti e alle Gallerie di Trieste.
La situazione peggiora drasticamente
l'8 settembre 1943, con il proclama di armistizio letto alla radio dal Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio e con la conseguente occupazione della città di Trieste da parte delle truppe tedesche.
In questo clima di tensione e di paura, la notte del 25 agosto 1944 il letterato viene svegliato da un capitano delle SS naziste che lo conduce, insieme alla moglie Elody e alla madre Gisella (l’adorata sorella Bianca era morta a novembre dell’anno precedente), alla Risiera di San Sabba, adibita dai nazisti a campo di deportazione e di sterminio;
sarà l’intervento del vescovo di Trieste, Antonio Santin, e del prefetto di Trieste, Bruno Coceani, a porre fine a quei sofferti sette giorni di prigionia.
A seguito della resa incondizionata della Germania nazista, l'Europa e l'Italia sono libere, mentre Trieste passa prima sotto il controllo dei soldati dell’esercito di Tito e, successivamente, conosce una divisione del suo territorio in due aree:
la zona A, sotto il controllo anglo-americano,
e la zona B, sotto quello jugoslavo.
Bisognerà attendere altri nove anni per vedere finalmente Trieste tornare a far parte dell’Italia, con il Memorandum d’intesa di Londra del 5 ottobre 1954.
Di Trieste, quella città che negli anni precedenti era stata centro irradiatore della cultura mitteleuropea e che aveva conosciuto così un momento di grande fioritura, non rimane che una periferica realtà di confine.
Gli ultimi anni del letterato si consumano in una sofferta attesa della morte, che sopraggiunge nelle prime ore del pomeriggio del
7 aprile 1961, a seguito di complicanze cardiache post-intervento all’addome.
Giani Stuparich si spegne così a settant'anni appena compiuti, giusto in tempo per vedere pubblicato Il ritorno del padre, opera antologica che raccoglie alcuni dei testi più belli dell’autore, regalo per il suo settantesimo compleanno da parte di Pier Antonio Quarantotti Gambini e altri amici.
Riposa assieme al fratello Carlo nel Cimitero monumentale di Sant'Anna a Trieste.... #AmeleGuardie1659
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