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Budapest Nagyremény
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"Città Vecchia" di Umberto Saba: Un Ritratto Poetico degli Umili. Recensione di Alessandria today
Un inno alla vita e alla dignità dei reietti della società
Un inno alla vita e alla dignità dei reietti della società Città Vecchia, uno dei componimenti più toccanti di Umberto Saba, rappresenta un’immersione nell’umiltà e nel dolore delle persone comuni che popolano la zona più degradata di Trieste, città natale del poeta. Attraverso versi pieni di empatia, Saba dipinge un quadro in cui la dignità dell’essere umano si manifesta anche tra le strade più…
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Ri-cominciare,
Ogni volta è la prima,
Per ri-finire.
Ascoltare di nuovo,
Tornare a dormire.
WakaBaoTzeBao, 29 dicembre 2022 - 7.11, Kontowood.
Per tutti, ma grazie a Simone Volpato.
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Umberto Saba: 140 anni dalla sua nascita
Umberto Saba è stato uno dei più grandi poeti italiani del XX secolo. Nato a Trieste il 9 marzo 1883, Saba ha lasciato un'impronta indelebile nella letteratura italiana e internazionale. Nel 2023 si celebreranno i 140 anni dalla sua nascita, un'occasione per ricordare la sua vita e la sua opera. La vita di Umberto Saba Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli, è nato a Trieste il 9 marzo 1883. Figlio di un agente di commercio e di una donna ebrea di famiglia benestante, Saba trascorse la sua infanzia e la sua adolescenza a Trieste, città che avrebbe influenzato profondamente la sua poesia. Dopo aver abbandonato gli studi di medicina, Saba si dedicò alla scrittura e alla poesia. Nel 1910 pubblicò la sua prima raccolta di poesie, "Poesie", che fu seguita da molte altre raccolte, tra cui "Il canzoniere" e "Ultime cose". Durante la sua vita, Saba ebbe molti problemi personali e familiari. Ebbe una relazione difficile con la madre e la moglie, e fu costretto a fuggire dall'Italia durante il regime fascista. Tuttavia, nonostante questi problemi, Saba continuò a scrivere poesie e a pubblicare libri fino alla sua morte.Umberto Saba morì a Gorizia il 25 agosto 1957, all'età di 74 anni. L'opera di Umberto Saba L'opera di Umberto Saba è stata caratterizzata da una grande sensibilità e da un profondo senso di introspezione. Saba ha scritto poesie che esplorano i temi dell'amore, della solitudine, della malinconia e della morte, con una grande attenzione per i dettagli e per le emozioni. La poesia di Saba è stata influenzata da molti autori, tra cui Dante, Petrarca, Leopardi e Pascoli. Tuttavia, Saba ha sviluppato uno stile personale e originale, che lo ha reso uno dei poeti più amati e apprezzati della letteratura italiana. Le opere di Saba sono state tradotte in molte lingue e hanno ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. La sua poesia è stata descritta come "intima", "sincera" e "profonda", e ha influenzato molti altri poeti italiani e internazionali. I 140 anni dalla nascita di Umberto Saba Il 9 marzo 2023 si sono celebrati i 140 anni dalla nascita di Umberto Saba. In Italia e in tutto il mondo, si terranno eventi e iniziative per ricordare la vita e l'opera di questo grande poeta. Saranno organizzate mostre, conferenze, letture e spettacoli teatrali, per celebrare la figura di Saba e la sua eredità letteraria. Inoltre, molte case editrici stanno preparando nuove edizioni delle opere di Saba, con introduzioni e commenti di critici e poeti. Saranno anche pubblicati nuovi libri su Saba e la sua poesia, per approfondire la conoscenza di questo autore straordinario. In conclusione, i 140 anni dalla nascita di Umberto Saba saranno un'occasione per ricordare la vita e l'opera di uno dei più grandi poeti italiani del XX secolo. La sua poesia ha influenzato molte generazioni di lettori e poeti, e la sua eredità letteraria è ancora viva e attuale oggi. Read the full article
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il 25 agosto alle 16:30 presso lo Spazio Europa a Bordighera presentazione di Fabiano Mossucca con il suo libro "Una vita d'oggi" in occasione del Bordighera Book Festival.
“ Erano passati quasi due mesi dall’arrivo di Nicola nel capoluogo di ponente, il periodo di ambientamento non fu semplicissimo per via della mentalità un po’ chiusa e riservata della città che difficilmente si apriva ad un estraneo, ma questo non lo turbò più di tanto, Nicola trovava molto somigliante Imperia con la sua Trieste, due città ai piedi del monte, le Alpi liguri che idealmente sostituivano il Carso triestino, l’avere una frontiera lontana pochi chilometri e soprattutto l’essere due città figlie del mare, quel mare azzurro e immenso che il ragazzo era solito osservare per liberarsi dai cattivi pensieri e da quel senso di malinconia che ogni tanto lo pervadeva, la brezza impregnata di salsedine aveva lo stesso odore se annusato dal Molo Audace o dal Molo Lungo di Oneglia, l’orizzonte si fondeva col cielo dando un senso di liberazione, di pace, ciò che il ragazzo voleva.”
Il romanzo giallo Una Vita… D’Oggi narra la storia di Nicola Lavrič, giovane ragazzo triestino dal passato familiare difficile che decide di lasciare la sua città natale per trasferirsi ad Imperia per lavorare presso la filiale di un importante istituto bancario.
La nuova vita di Nicola non è priva di difficoltà, il giovane si ritroverà infatti ad affrontare diverse complessità sia a livello lavorativo che affettivo.
La svolta inizierà dal momento in cui il giovane triestino conoscerà Giacomo, un cliente della sua filiale che, grazie all’ausilio della sua compagnia di amici aiuterà Nicola ad integrarsi nella città ponentina.
Durante la sera di San Giovanni patrono di Oneglia, Nicola incontra una ragazza bella e disinvolta della quale si innamora e con la quale passa la notte assieme, ben presto però scoprirà che quello sarà per lui un amore impossibile.
Non appena il ragazzo avrà iniziato ad integrarsi nella sua nuova città un messaggio lo sconvolgerà e lo obbligherà a rientrare a Trieste dove i fantasmi del suo passato inizieranno a tormentarlo.
Quale mistero si cela nella sua famiglia? Cosa lega il Ponente Ligure al Golfo di Trieste? Un romanzo a tinte gialle che saprà coinvolgervi fino all’epilogo.
Mi chiamo Fabiano Mossucca, sono nato a Bordighera il 01 gennaio 1989 e attualmente risiedo ad Arma di Taggia assieme a mia moglie e i miei figli.
Biografia dell’autore:
Lavoro come impiegato bancario e in passato per esigenze lavorative, ho vissuto in Francia, in Austria e in Germania.
Sono laureato in Scienze del Turismo, Impresa Cultura e Territorio presso l’Università degli Studi di Genova con una tesi sul Turismo Letterario a Trieste.
Fin dai tempi delle superiori ho coltivato una passione per la letteratura triestina e soprattutto per lo scrittore Italo Svevo dal quale ho tratto la mia passione per la scrittura.
Il romanzo Una Vita…D’Oggi, edito dalla casa editrice Silele Edizioni è il mio romanzo d’esordio.
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Civitanova Marche, la Polizia di Stato ha presentato l'agenda scolastica "Il Mio Diario" 2024/2025
Civitanova Marche (Macerata), la Polizia di Stato ha presentato l'agenda scolastica "Il Mio Diario" 2024/2025 La Polizia di Stato in collaborazione con il Ministero dell'Istruzione e del Merito e il sostegno del Ministero dell'Economia e delle Finanze, ha presentato la nuova edizione dell'agenda scolastica "Il Mio Diario", destinata a 50.000 alunni delle future classi quarte di alcune province del territorio nazionale. L'agenda scolastica si presenta come strumento di supporto alla didattica nella formazione dei cittadini di domani e si pone come obiettivo, attraverso contenuti ed un linguaggio semplice, di avvicinare i giovanissimi cittadini alla cultura della legalità, fornendo un contributo nell'educazione al rispetto delle regole e ai valori della convivenza civile. Fino ad oggi il progetto, giunto alla 11^ edizione, ha consentito di raggiungere oltre 630.000 studenti di scuole pubbliche e paritarie. Quest'anno il diario verrà distribuito nelle province di Agrigento, Alessandria, Avellino, Catanzaro, Cremona, Foggia, Macerata, Parma, Perugia, Prato, Treviso e Trieste. Protagonisti dell'agenda sono i supereroi della legalità Vis e Musa che, con l'aiuto dei loro amici a quattro zampe Lampo e Saetta, della pappagallina Gea e del gattino Cosmo, accompagneranno i giovani studenti durante l'anno scolastico con le loro avventure attraverso le quali vengono affrontati i temi della salute, dello sport, della cura dell'ambiente, dell'inclusione sociale, dell'educazione stradale, del corretto utilizzo di internet e dei social network, ma anche dei fenomeni di devianza giovanile più comuni, quali il bullismo e il cyberbullismo. Otre agli amici della Polizia di Stato, tra gli interpreti figura anche il noto personaggio della letteratura per ragazzi Geronimo Stilton, che offrirà a sua volta importanti contributi valoriali e di intrattenimento. Per l'edizione dedicata all'anno scolastico 2024-2025, oltre ai temi che da anni costituiscono la struttura del diario, verranno affrontati gli argomenti che il Ministero dell'Istruzione e del Merito ha inserito nei programmi della materia dell'Educazione Civica: la Costituzione, lo sviluppo sostenibile e la cittadinanza digitale. In tale ottica "Il Mio Diario" può rappresentare anche un efficace complemento didattico per insegnanti e genitori e per il personale della Polizia di Stato quotidianamente impegnato sul territorio nelle attività di educazione alla legalità. Alla cerimonia nazionale di presentazione, condotta dalla presentatrice Daniela Gurini, che si è tenuta nella mattinata di ieri presso l'Istituto "Marche International School" di Civitanova Marche (MC), hanno partecipato il Ministro dell'Interno, Prefetto Matteo Piantedosi, il Prefetto di Macerata Isabella Fusiello, il Questore di Macerata mpaolo Patruno e il Fondatore dell'Istituto "Marche International School" Dott. Iginio Straffi che ha ospitato l'evento, Presidente di Rainbow eccellenza creativa del made in Italy nel mondo. Il diario è stato consegnato ad una rappresentanza di 400 studenti. Sono intervenuti il Dirigente dell'Ufficio Scolastico Provinciale Prof.ssa Stefania Nardini, in rappresentanza del Ministero dell'Istruzione e del Merito, e la scrittrice Elisabetta Dami, presidente della "Geronimo Stilton Fondazione". Presenti anche gli atleti delle Fiamme Oro della Polizia di Stato, l'atleta Maria Centracchio, bronzo nel judo alle Olimpiadi di Tokyo 2020, e l'atleta paralimpico Edoardo Giordan, argento nella spada a squadre agli Europei di Parigi 2024 e l'ex calciatore ed ora allenatore Francesco Montervino. Nell'Istituto che ha ospitato l'evento è stata allestita un'area espositiva con il Camper Azzurro, la Lamborghini Urus della Polizia Stradale, alcune auto storiche della Polizia di Stato e il Fullback della Polizia Scientifica. Gli studenti hanno assistito all'esibizione congiunta di squadre cinofile e team di artificieri.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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oggi, 7 dicembre, a trieste: "storia di un burattino", visita guidata + racconto di ugo pierri
OGGI, govedì 7 dicembre, alle 18, al DoubleRoom arti visive di Trieste si parla nuovamente di Pinocchio nell’ambito di “Storia di un burattino”, mostra a cura di Massimo Premuda che presenta i graffianti acquerelli di Ugo Pierri e le espressive sculture di Renzo Possenelli per celebrare i 140 anni dalla pubblicazione di un capolavoro tutto italiano della letteratura per ragazzi, “Le avventure di…
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#acquerelli#art#arte#Battello Stampatore#Chiara Guidoboni#Come il povero Pinocchio si trovò senza colpa nè pena coinvolto in un duello#Deborah Martins#DoubleRoom#DoubleRoom arti visive#fiaba#Le avventure di Pinocchio#Massimo Premuda#mostra#Pinocchio#racconto#Renzo Possenelli#Storia di un burattino#Ugo Pierri
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Debutterà venerdì 3 novembre 2023 alle ore 21.00 al Teatro Duse - via Cartoleria 42 - La coscienza di Zeno di Italo Svevo, capolavoro della letteratura del Novecento, adattamento di Monica Codena e Paolo Valerio, regia P. Valerio, e interpretato da Alessandro Haber. Nel ruolo del protagonista della storia, Zeno Cosini, Alessandro Haber, attore di grande carisma e dall’istinto scenico assolutamente personale che, fuori da ogni cliché, sa coniugare ironia e profondità. In scena, dunque, un romanzo di respiro europeo, ironico, di affascinante complessità, e di cui, proprio nel 2023, ricorre il centenario della pubblicazione. Il nuovo allestimento del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, prodotto assieme a Goldenart Production e allo Stabile di Catania, si inserisce nell’ambito di un percorso di ricerca dedicato ai giacimenti culturali di Trieste e del suo territorio. Se il romanzo psicoanalitico di Svevo reca alla letteratura un significato profondo e universale, d’altra parte, possiede anche una teatralità propria che emerge dalla sperimentazione di una scrittura innovativa e da una storia dominata dalla complessa e attualissima figura di Zeno Cosini. Il romanzo, infatti, sgorga dagli appunti del protagonista che si sottopone alle cure dello psicanalista Dottor S. cercando, per quella via, di risolvere il suo mal di vivere, la sua nevrosi ed incapacità di sentirsi in sintonia con il mondo e con la realtà. Il percepirsi inetto e malato e gli ostinati - ma poco convinti - tentativi di cambiare e guarire portano Zeno ad attraversare l’esistenza intrecciando quotidianità borghese, episodi surreali ricchi di humour e potenti illuminazioni. La coscienza di Zeno di Italo Svevo - adattamento: Monica Codena, Paolo Valerio; regia: P. Valerio; interpreti: Alessandro Haber, Alberto Onofrietti, Francesco Migliaccio, Valentina Violo, Ester Galazzi, Riccardo Maranzana, Emanuele Fortunati, Meredith Farulla, Caterina Benevoli, Chiara Pellegrin, Giovanni Schiavo; fotografia: Marco Bellucci; scene e costumi: Marta Crisolini Malatesta; luci: Gigi Saccomandi; musiche: Oragravity; video: Alessandro Papa; movimenti di scena: M. Codena; fotografie di scena: Simone Di Luca; produzione: Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia/ Goldenart Production/Teatro Stabile di Catania - rimarrà in scena fino a domenica 5 novembre 2023 (orario: venerdì 3 e sabato 4, ore 21.00; domenica 5, ore 16.00). La stagione del Teatro Duse si svolge in convenzione con il Comune di Bologna - Settore Cultura e Creatività e con il contributo di Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Main Partner: BPER Banca.
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Franca Ongaro Basaglia
Un odore spaventoso che ti impregnava i vestiti e che non ti andava via neanche quando tornavi a casa, ti facevi la doccia e ti cambiavi. L’odore del manicomio. Odore di chiuso, di feci, di orine e di sofferenza.
Franca Ongaro scrittrice, attivista e politica italiana, è stata protagonista, insieme al marito, Franco Basaglia, del movimento della Psichiatria Democratica.
Nata a Venezia, il 15 settembre 1928, era all’ultimo anno del liceo classico, nel 1945, quando ha incontrato uno studente di medicina che, nel 1953, è diventato suo marito e il compagno di vita e battaglie.
I suoi interessi, all’inizio, erano rivolti verso la letteratura, ha pubblicato diversi racconti per l’infanzia, una riduzione dell’Odissea (illustrata da Hugo Pratt) e un’altra del romanzo Piccole donne, sul Corriere dei Piccoli.
Quando, negli anni sessanta, Franco Basaglia, da medico ha abbandonato la carriera accademica per tentare la strada della pratica clinica, entrando nell’ospedale psichiatrico di Gorizia, dove è iniziata la “rivoluzione psichiatrica” proseguita poi a Trieste, Franca Ongaro ha stravolto i suoi interessi e si è dedicata completamente alle pratiche di rottura istituzionale attuate in quegli anni.
Col marito e con il gruppo di psichiatri e intellettuali radunati attorno a loro, ha scritto, curato e tradotto i testi che testimoniano il prezioso lavoro che, scuotendo le fondamenta dell’istituzione ospedaliera, ha portato alla legge 180, che ha portato la chiusura dei manicomi in Italia.
Due suoi testi, Commento a E. Goffman, La carriera morale del malato di mente e Rovesciamento istituzionale e finalità comune, fanno parte dei primi libri che documentano e analizzano il lavoro di apertura dell’ospedale psichiatrico di Gorizia, Che cos’è la psichiatria (1967) e L’istituzione negata (1968). È stato grazie alle sue traduzioni di Asylums (1969) e Il comportamento in pubblico (1971) che l’Italia ha potuto leggere i testi di Erving Goffman, ha tradotto e introdotto anche il lavoro di Gregorio Bermann La salute mentale in Cina (1972).
È stata coautrice di gran parte dei principali testi di Franco Basaglia, L’istituzione negata. Rapporto da un ospedale psichiatrico (del 1968), Morire di classe (1969), La maggioranza deviante (1971), Che cos’è la psichiatria (1974), I crimini di pace (1975) fino alle Condotte perturbate, uscito in Francia nel 1987.
Ha portato, nel continuo scambio di idee col coniuge e nel gruppo di lavoro, il prezioso contributo della sociologia, di cui era appassionata pur non avendo una formazione accademica, che all’epoca era molto lontana dal contesto della psichiatria.
Ha curato la pubblicazione dei due volumi degli Scritti di Franco Basaglia, morto prematuramente nel 1980, appena un paio d’anni dopo l’approvazione della legge che porta il suo nome.
È autrice di volumi e saggi di carattere filosofico e sociologico sulla medicina moderna e le istituzioni sanitarie, sulla bioetica, sulla condizione femminile, sulle pratiche di trasformazione delle istituzioni totali. Tra i suoi testi principali ci sono i volumi Salute/malattia. Le parole della medicina (1979), raccolta dei lemmi di sociologia della medicina scritti per l’Enciclopedia Einaudi; Manicomio perché? (1982); Una voce. Riflessioni sulla donna (1982) in cui ella stessa parla del rischio di ritrovarsi «relegata a preparare il latte caldo ai rivoluzionari» e che include la voce donna della Enciclopedia Einaudi.
Tra i saggi, Eutanasia, in Le nuove frontiere del diritto, Democrazia e Diritto, n. 4 – 5, Roma, 1988; Epidemiologia dell’istituzione psichiatria. Sul pensiero di Giulio Maccacaro (1997); Eutanasia. Libertà di scelta e limiti del consenso in Finzioni e utopie. Diritto e diritti nella società contemporanea del 2001.
Attiva in politica, si è impegnata, come parlamentare, affinché la legge 180 non venisse snaturata o archiviata, promuovendo una maggiore comprensione dei temi relativi alla salute mentale da parte della classe politica e di chi nell’amministrazione era poco favorevole al cambiamento.
Da senatrice della Sinistra Indipendente, per due mandati, dal 1983 al 1992, è stata leader della battaglia parlamentare e culturale per l’applicazione dei principi posti dalla riforma psichiatrica, da cui è scaturito il testo base del primo Progetto obiettivo salute mentale (1989). Ha collaborato alla stesura delle varie disposizioni regionali che hanno diffuso maggiormente la cultura dell’accoglienza delle persone malate psichiatriche nelle più diverse zone del Paese.
Franca Ongaro, si è tanto spesa per la condizione femminile. Avendo avuto occasione di incontrare molte pazienti psichiatriche, ha visto l’impatto della malattia mentale su di loro e verificato che spesso che la causa dell’internamento era dovuta a semplici atti di ribellione contro il patriarcato e l’ordine costituito dominato dai maschi.
Nel luglio 2000 ha ricevuto il premio Ives Pelicier della International Academy of Law and Mental Health e nell’aprile 2001 l’Università di Sassari le ha conferito la Laurea Honoris Causa in Scienze Politiche.
Franca Ongaro ha lasciato la terra il 13 gennaio 2005 a Venezia, lasciandoci diverse eredità, prima di tutto, la capacità di conferire al proprio lavoro un valore politico, agendo sulle contraddizioni e lottando contro ogni facile riduzionismo della realtà. Guardando alle sue azioni, resta l’insegnamento di proseguire ad accogliere le persone diverse da noi, spalancando non soltanto le porte delle istituzioni ma delle nostre menti. Si tratta di tenere aperta una finestra sull’impossibile, la stessa da cui Basaglia e Ongaro scelsero di iniziare a guardare i panorami di quell’utopia della realtà che avrebbe costituito gli scenari di Gorizia e Trieste.
Il suo pensiero e la passione civile di una vita per tutelare i diritti delle persone più deboli continuano a essere un faro che illumina la strada che dobbiamo ancora percorrere.
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Invisible°Show presenta Radio Hito
Canti per lingue sconfinate
- Signore, deve tornare a valle. Lei cerca davanti a sé ciò che ha lasciato alle spalle.
(Giorgio Caproni, Conclusione quasi al limite della salita)
domenica 8 ottobre 2023
ore 17:30
Invisible°Show presenta:
Radio Hito (Bruxelles)
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Antonella Bukovaz (Topolò)
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Posti limitati: per sapere il luogo esatto e prenotarsi scrivi a [email protected]
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RADIO HITO
Radio Hito è la voce musicale dell'artista e scrittrice Y-My Zen Nguyen, nata nel 1985 a Les Ulis, in Francia, da famiglia italo-vietnamita. È docente di educazione artistica alla Haute école des Arts du Rhin di Strasburgo e co-curatrice della rivista di poesia La tête et les cornes insieme a Benoît Berthelier, Maël Guesdon e Marie de Quatrebarbes. Ha studiato incisione, tipografia e pianoforte classico in Francia, Svizzera, Inghilterra e Paesi Bassi. La sua musica, nata “dall'intuizione e dalla necessità di fare di tutto un ritornello”, coglie testi e ispirazioni da versi di poeti nelle loro traduzioni italiane – in particolare, del messicano Octavio Paz e dell'argentina Alejandra Pizarnik. Ha inciso le sue canzoni perlopiù su audiocassetta, in tiratura limitata: Ascoltami (2019), Non Solo Sole (Midi Fish, 2020) e Voce Lillà (Kraak, 2021). Vive e canta tra Bruxelles, Parigi e Strasburgo.
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ANTONELLA BUKOVAZ
Originaria di Topolò-Topolove, borgo sul confine italo- sloveno, Antonella Bukovaz è poetessa, autrice teatrale e performer. Dal 1995 ha partecipato a diverse rassegne di arte contemporanea in Italia e in Slovenia, e dal 2005 si dedica alle interazioni tra parola, suono e immagine. Presente nell'antologia Einaudi Nuovi poeti italiani, 6 (con Storia di una donna che guarda al dissolversi di un paesaggio, premio Antonio Delfini 2009), le sue poesie – apparse su riviste web e cartacee (il Verri, Alfabeta, In pensiero…) - sono state tradotte in sloveno, tedesco, inglese, francese e arabo. Ha pubblicato Tatuaggi (Lietocolle, 2006); al Limite (Le Lettere, 2011; con dvd), in collaborazione con il video maker Paolo Comuzzi e con il musicista Antonio Della Marina; i librini koordinate (pulcinoelefante, 2015) e Guarda (pulcinoelefante, 2015); 3X3 parole per il teatro_3X3 besede za teater (ZTT-EST, 2016), raccolta dei testi scritti per il teatro sonoro di Hanna Preuss (per la quale è stata autrice e attrice nelle opere S.E.N.C.E, Sonokalipsa e Pavana za Antigono, con rappresentazioni a Lubiana, Trieste, Kyoto e Cagliari); casadolcecasa_domljubidom (Miraggi, 2021; menzione speciale al premio Rilke), e Compagnevole animale (B#S edizioni, 2022). È inoltre autrice di Tra_in between_Mèd, premio Kristal 2017 al Festival di Letteratura di Vilenica. Collabora con l'elettrorumorista Eva Sassi Croce, con cui ha realizzato le performance casadolcecasa, Lessico elettronico,Utopia del rumore (tributo all'Arte dei rumori di Luigi Russolo),e Femminilizzazione del mondo. Sempre con E.S.Croce ha realizzato una video-lettura da Osip Mandel'stam (Viaggio in Armenia) e con il musicista e artista sonoro Claudio P. Parrino un'audio installazione da un poema di Evgenij A. Evtušenko (La stazione di Zima). Tra i molti altri musicisti e artisti del suonocon cui ha lavorato – tra i quali Marco Mossutto, Teho Teardo, Antonella Macchion - collabora stabilmente con il trombettista Sandro Carta, insieme a cui trova continue dimensioni sonore a testi propri e di altri autori. Ha contribuito alla realizzazione di Stazione di Topolò-Postaja Topolove, per la quale ha curato soprattutto la sezione letteraria Voci dalla sala d’aspetto, ed è stata presidente dell’associazione che ha organizzato tutte le 29 edizioni del festival. Da sempre, insegna in lingua slovena nella scuola bilingue di San Pietro al Natisone-Špeter.
youtube
http://www.ozkyesound.altervista.org/UTOPIADELRUMORECDR.html
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Posti limitati: per sapere il luogo esatto e prenotarsi scrivi a [email protected]
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🇮🇹⭐️ GRANATIERI
IMPAVIDI ⭐️🇮🇹
UNA SORPRESA GRANATIERESCA
A CESENATICO
HO INCONTRATO IL
GRANATIERE,
EROE DEL CENGIO
MEDAGLIA D'ORO
AL VALOR MILITARE
GIANI STUPARICH
Ieri sera con la mia famiglia ho visitato il Museo della Marineria di Cesenatico.
Un luogo espositivo bellissimo, moderno, didattico, adatto a tutte le età, la cui visione consiglio a tutti gli innamorati della marineria.
In uno dei pannelli esplicativi di questo interessantissimo museo, tutto climatizzato, sono rimasto colpito dall'autore di questa frase:
"Conoscevo tutte le specie dei velieri e dai loro alberi e dalle forme delle loro vele sapevo distinguerli.
Mi piacevano quelle sagome eleganti e fin l'odore del legno, delle vernici, del cordame impregnato di salso.
Era come se fiutassi lontano richiami, come se la memoria istintiva mi rievocasse remote atmosfere, ancor vive nel sangue".
È un periodo tratto da:
"I Ricordi istriani", ultimo libro dello scrittore Giani Stuparich, eroico Granatiere del Cengio decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare.
Il libro uscì per la prima volta nel 1961, rievocano l'infanzia e l'adolescenza marina dello scrittore triestino: anni sereni di inizio Novecento, ancora esenti dai lutti, personali e collettivi, che il secolo avrebbe portato con sé.
La terra narrata da Stuparich è innanzitutto un luogo di famiglia, dove i sapori della cucina della nonna si mescolano alla voce del padre, alle sue mille invenzioni per istruire e divertire i figli;
ma è, insieme, un paese vitale, che ci passa davanti agli occhi con la libera luce del suo cielo.
Il libro offre così uno spaccato della vita marinara e contadina dell'Istria, unendo alla felicità della memoria il racconto, di taglio quasi etnologico, di un mondo che gli avvenimenti della Storia hanno irrimediabilmente lacerato.
Giovanni Domenico Stuparich, detto Giani nasce a Trieste, all'epoca ancora parte dell'Impero austro-ungarico,
il 4 aprile 1891 da padre lussignano, Marco Stuparich, e da madre triestina di religione ebraica, Gisella Gentilli.
Fin dall'infanzia, Giani e Carlo Stuparich vengono educati dal padre all'italianità, e questo sentimento patriottico viene poi ulteriormente rafforzato durante l’esperienza scolastica presso il ginnasio comunale di Trieste (il ginnasio-liceo “Dante Alighieri”, di cui lo stesso Giani sarà docente di lettere dal 1919 al 1942), dove vengono consacrati alla lingua di Dante, Petrarca e Carducci.
Terminato il liceo, Giani Stuparich compie un viaggio nel cuore dell’Europa, durante il quale si gode arte e cultura in piena libertà, iniziando così a maturare un ideale di unità sovranazionale.
Questa sua visione “europeista” trova conferme e ulteriori spunti di riflessione durante gli studi presso l'Università di Praga. Il secondo anno di studi lo trascorre in Italia, grazie a una borsa di studio concessa ai giuliani frequentanti un ateneo imperial-regio: qui frequenta l'Università di Firenze, dove si laurea nell'aprile 1915 in letteratura italiana con una tesi su Niccolò Machiavelli.
Qui Stuparich inizia a gravitare nell’orbita del periodico «Voce», dove incontra Scipio Slataper, con il quale instaura un solido legame di amicizia e di rispetto reciproco e che gli farà conoscere la futura moglie Elody Oblath (una delle tre amiche di Scipio).
Europeista convinto, il giovane Stuparich è costretto dallo scoppio della Prima Guerra mondiale a mettere da parte i propri sogni di unione e dialogo pacifico tra nazioni: consapevole di come il conflitto sia un male necessario per porre un freno al potere dell'Impero austro-ungarico, nel 1915 egli si arruola come volontario nel
1º Reggimento "Granatieri di Sardegna".
Con lui Carlo, il fratello minore, e Scipio Slataper.
Dopo due mesi di combattimenti, i due fratelli vengono richiamati nelle retrovie, uno a Vicenza e l’altro a Verona, dove trascorrono un breve periodo per frequentare uno degli improvvisati corsi per ufficiali.
Questa breve parentesi di calma si chiude qualche mese dopo, nella primavera del 1916, quando ritornano in prima linea come sottotenenti sull'Altipiano di Asiago per combattere nella difesa eroica contro gli austriaci della Strafexpedition.
L’esperienza bellica, che lo vede impegnato con il grado di Sottotenente, priverà Giani sia del caro amico Scipio, caduto il 3 dicembre 1915 sul Monte Podgora, sia dell'amato fratello:
il 30 maggio 1916, Carlo Stuparich, rimasto isolato con il suo plotone di Granatieri sul Monte Cengio e circondato dagli austriaci, si suicida pur di non cadere nelle mani del nemico, ottenendo per questo una medaglia d’oro al valor militare.
Giani Stuparich viene invece catturato e fatto prigioniero il giorno dopo, ormai esausto e ferito, e costretto a due anni di prigionia in un lager ungherese a Sigmundsherberg – dal giugno 1916 all’ottobre 1918 – nascosto sotto il falso nome di Giovanni Sartori.
Si conclude così l’esperienza di guerra di Giani, insignito con decreto dell'11 maggio 1922 della medaglia d'oro al valor militare per le azioni di Monfalcone, Oslavia e Monte Cengio.
Terminato il conflitto, nel 1918 Stuparich torna a Trieste e sposa con rito civile Elody Oblath.
Dal matrimonio nascono tre figli: Giovanna (nata nel 1919), Giordana (nel 1921) e Giancarlo (nel 1923).
Inizialmente impegnato nel mondo del giornalismo come collaboratore per il «Lavoratore» e per «L’Azione», Stuparich lascia ben presto la realtà delle pubblicazioni periodiche per dedicarsi all'insegnamento: nel settembre del 1921 inizia la sua carriera da insegnante, entrando come docente di italiano in quello stesso Ginnasio-Liceo (ora “Dante Alighieri”) di cui era stato studente.
Conserverà la cattedra fino al 1942, con all'attivo ventitré anni di insegnamento vissuti come un dovere morale nei confronti di se stesso e dei suoi studenti, con lo scopo di trasmettere loro umanità, umiltà, dirittura morale e rispetto.
I primi anni dopo il ritorno dal fronte vedono la necessità,
da parte dello scrittore, di chiudere i conti con il suo doloroso passato e di placare così il suo senso di colpa per la morte del fratello: ecco quindi che le prime opere sono dedicate proprio a loro, con la pubblicazione degli Scritti letterari e critici di Slataper e di Cose e ombre di uno di Carlo prima, e con la stesura della monografia Scipio Slataper (uscita nel 1922 sui «Quaderni della Voce») e dei tanto sofferti Colloqui con mio fratello (pubblicati nel 1925) poi.
Del 1929 sono invece, per le stampe dei Fratelli Buratti, i Racconti, pubblicazione resa possibile anche grazie all’intermediazione dell’amico Montale, che ne farà una recensione sulla rivista «Solaria».
Durante gli anni del Fascismo, il triestino ripiega su se stesso chiudendosi nel proprio isolamento, incapace di accettare l’ideologia propugnata dal partito e quell’inconcepibile fanatismo della guerra che Mussolini andava professando, contagiando soprattutto i giovani e quella generazione che non era partita per il fronte.
Le opere che escono in questi anni sono attraversate da un chiaro antifascismo.
In contrapposizione alla violenza bellica esaltata dal Fascismo come atto eroico, Stuparich si trova a ripercorrere quei dolorosi anni in trincea, raccontandone la tragica verità.
Attingendo all’esperienza di vent’anni prima, l’autore cerca di mostrare ai giovani infervorati dal desiderio di sangue e di potenza cosa effettivamente il conflitto abbia significato per coloro che lo avevano vissuto sulla propria pelle.
Come un monito, la Grande Guerra torna quindi sulle pagine di Guerra del ’15 e, qualche anno più tardi, di Ritorneranno.
La pubblicazione nel 1938 delle oscene leggi razziali rende il clima insopportabile per l’autore, figlio e marito di ebree,
il quale lascia l’insegnamento nell'autunno del 1942, venendo affidato alla Soprintendenza ai Monumenti e alle Gallerie di Trieste.
La situazione peggiora drasticamente
l'8 settembre 1943, con il proclama di armistizio letto alla radio dal Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio e con la conseguente occupazione della città di Trieste da parte delle truppe tedesche.
In questo clima di tensione e di paura, la notte del 25 agosto 1944 il letterato viene svegliato da un capitano delle SS naziste che lo conduce, insieme alla moglie Elody e alla madre Gisella (l’adorata sorella Bianca era morta a novembre dell’anno precedente), alla Risiera di San Sabba, adibita dai nazisti a campo di deportazione e di sterminio;
sarà l’intervento del vescovo di Trieste, Antonio Santin, e del prefetto di Trieste, Bruno Coceani, a porre fine a quei sofferti sette giorni di prigionia.
A seguito della resa incondizionata della Germania nazista, l'Europa e l'Italia sono libere, mentre Trieste passa prima sotto il controllo dei soldati dell’esercito di Tito e, successivamente, conosce una divisione del suo territorio in due aree:
la zona A, sotto il controllo anglo-americano,
e la zona B, sotto quello jugoslavo.
Bisognerà attendere altri nove anni per vedere finalmente Trieste tornare a far parte dell’Italia, con il Memorandum d’intesa di Londra del 5 ottobre 1954.
Di Trieste, quella città che negli anni precedenti era stata centro irradiatore della cultura mitteleuropea e che aveva conosciuto così un momento di grande fioritura, non rimane che una periferica realtà di confine.
Gli ultimi anni del letterato si consumano in una sofferta attesa della morte, che sopraggiunge nelle prime ore del pomeriggio del
7 aprile 1961, a seguito di complicanze cardiache post-intervento all’addome.
Giani Stuparich si spegne così a settant'anni appena compiuti, giusto in tempo per vedere pubblicato Il ritorno del padre, opera antologica che raccoglie alcuni dei testi più belli dell’autore, regalo per il suo settantesimo compleanno da parte di Pier Antonio Quarantotti Gambini e altri amici.
Riposa assieme al fratello Carlo nel Cimitero monumentale di Sant'Anna a Trieste.... #AmeleGuardie1659
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“ È una giornata lucida, appena fredda; solo la presenza del mare è strana, forse perché questa città non posso pensarla che da sud, e mi disorienta la posizione del sole rispetto all’acqua e il tipo di luce e di colore. O forse perché sono abituato ai mari che scorrono in modo tangenziale, non che cominciano, come qui. Adesso sono in un’altra libreria: un’impressione complessiva di remainder’s. Parecchi libri, senza alcun sussiego. Anche il libraio, con la sua complessione massiccia e un maglione a V sopra un altro a girocollo, sembra piuttosto un venditore di armi. Molte giacenze, sono queste il vero eroismo di un libraio, collane intere non antiche ma vecchie. Gli ho chiesto due titoli; lui si è arrampicato verso un piano superiore, al quale nonostante la familiarità dell’ambiente non posso essere ammesso. Dopo un po’ ridiscende col libro di una trentina di anni fa. Sulla copertina c’è una fotografia dell’autore, come colorata a mano: biondo, con i capelli lisci tirati all’indietro, gli occhiali e la cravatta, e sul collo una ruga circolare. Col libraio ci accordiamo su un prezzo convenzionale, comunque meno di un libro di oggi. Mi sono avvicinato a un reparto con la targhetta «Trieste». Non c’è la rivista con l’articolo della scrittrice, ma un suo libro di saggi, e l’articolo è lì dentro. Il libraio si è messo a lavare il pavimento. Gli ho mostrato il libro dal suo verso, battendo l’indice sul nome. Dico: «È ancora viva?» Lui si è sollevato dallo spazzolone. Dà un’occhiata alla copertina poi dice: «Sì, credo di sì. È ai cronici, qualcuno va a trovarla». Avrei voglia di guardare uno ad uno i libri, certe collane che mi mancano da sempre, certi titoli che provo a chiedere in ogni città, in ogni libreria. Ci provo anche qui. Lui storce la bocca, dice: «No, quelli no». E perché? Dice che in questa città, per le diverse lingue e i molti mestieri e le poche librerie bisogna tenere tutto, dal manuale tecnico alla letteratura. Ma anche il tutto, probabilmente, avrà il suo limite. Uscendo dal negozio sono incerto. Dovrei continuare il mio percorso verso l’università, secondo i consigli pertinenti del libraio antiquario, per non parlare della biblioteca comunale. Ma è un momento in cui sento maggiormente la tentazione di perdermi, di vagare. Forse non c’è un percorso, ma solo un’intermittenza tra la probabilità e l’improbabilità. È come se ogni spostamento lo decidessi lì per lì, per vedere dove porta, e questa scoperta, poi, non fosse altro che l’inizio che cercavo. Vorrei mantenere una certa inerzia, con piccole spinte indispensabili e sufficienti. “
Daniele Del Giudice, Lo stadio di Wimbledon, Einaudi, 1983 [Libro elettronico]
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"Bambino" di Marco Balzano: Un Viaggio tra Storia, Violenza e Redenzione. Recensione di Alessandria today
Un romanzo storico che esplora l’identità e la disperazione in un’Italia dilaniata dal conflitto, attraverso il percorso di un uomo segnato dal suo passato
Un romanzo storico che esplora l’identità e la disperazione in un’Italia dilaniata dal conflitto, attraverso il percorso di un uomo segnato dal suo passato Nel suo nuovo romanzo, “Bambino”, Marco Balzano ritorna alla narrativa storica per raccontare una storia avvincente e drammatica ambientata a Trieste, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il protagonista, noto come “Bambino” per il suo…
#Abbandono#bambino#Conflitto Interiore#dolore e redenzione#Dopoguerra#Einaudi#Fascismo#Foibe#identità#introspezione psicologica#legami familiari#letteratura italiana contemporanea#Marco Balzano#narrativa di guerra#narrativa italiana#narrativa moderna#narrazione coinvolgente#occupazione nazista#premi letterari#rapporto madre-figlio#ricerca di sé#ricerca storica#romanzi storici italiani#romanzo 2024#romanzo civile#Romanzo storico#romanzo su Trieste#romanzo sulla memoria#Seconda guerra mondiale#squadristi
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Trieste dormi
covèrta dela nebia,
La me pàr morta.
Tuti voi mone,
Ssai ve piasèva flirtàr,
Ma jèra amòr.
‘Desso ve vojo,
‘Namoradi del gnènte,
Sè zombies per bòn !
BaoTzeBao, 1 gennaio 2021 - 18.33, Kontowood.
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Il premio Umberto Saba Poesia nell'anniversario della scomparsa del grande poeta triestino
Il premio Umberto Saba Poesia nell’anniversario della scomparsa del grande poeta triestino
da redazione
Il poeta Umberto Saba
Il 2020 è l’anno in cui ufficialmente nasce a Trieste il Premio Umberto Saba Poesia: simbolicamente, nell’anniversario della scomparsa del grande poeta – che si spegneva a Gorizia il 25 agosto 1957 – lo annunciano la Regione Friuli Venezia Giulia e il Comune di Trieste, in collaborazione con Fondazione Pordenonelegge, rinviando all’incontro stampa di marte…
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La #letteratura ai tempi del #coronavirus #jamesjoyce #trieste #triestesocial (presso Trieste, Italy) https://www.instagram.com/p/CAie8Erl156/?igshid=ljulc0rou0vo
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