#la rovina di kasch
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haikyou · 5 days ago
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VIBRAFONIE : Quattro HaikYou e una Favoletta
Oh vibrafono,
Doccia goccia a goccia,
Acqua che sboccia !
Nei tuoi accordi
Un miracolo accade,
Il legno nuota
Ed io galleggio
Mentre il tuo tremolo
Sgocciola note.
Fluttuo sereno,
D’acqua pieni i timpani
Respiro l’acqua.
Vivo da pesce
Affogato di suono,
E non muoio mai.
BaoUtnaFèretHaikYou, 6 febbraio 2025 - 15.12/17.56, Kontowood.
Millemila aghi di pino sulla distesa d’acqua.
Il ragazzo con il retino di giunco non si spaventò. Raccolse ogni traccia dalla superficie, fino all’ultima; sollevò la rete colma allo spasimo, sembrava pronta a spezzarsi come era già avvenuto, talvolta. Non quella. Liberò sul prato la poltiglia, ma non depose il retino. Ammirò trattenendo il respiro lo specchio azzurro pulito. Perlustrò ogni centimetro. Cercava l’ago che doveva esser rimasto, ne rimaneva sempre almeno uno, e il ragazzo non lo raccoglieva. Non c’era. Rimise a fuoco lo sguardo. Scrutando, timore ed euforia si confondevano. Nulla, l’acqua era limpida. Il retino gli cadde dalle mani. Respirò.
Era avvenuto, era avvenuto.
Il corpo del ragazzo, toccato da un’invisibile bacchetta, risuonò come un vibrafono.
A toccarlo era stata Sali, colei la quale - per il solo piacere d’ascoltarlo - aveva un giorno lontano ascoltato i racconti di Farlimas. Ignara del suo ruolo, indifferente al conseguente, fatale ed effimero esito benefico e rovinoso che da allora si ripete ogniqualvolta un buon racconto trova ascolto - Sali, la prima buona lettrice, ascolta.
NotaDiBao : gli HaikYou si devono a un indormenzamento a musica diffusa, la favoletta si deve al ricordo di Roberto Calasso e di Severino Cesari.
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chez-mimich · 8 months ago
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ADELPHI: LE ORIGINI DI UNA CASA EDITRICE 1938-1994 (parte II)
(segue) Voglio solo ricordare qui, la pubblicazione de “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera nel 1985 che divenne non tanto un caso letterario, ma addirittura un fatto di costume. Quando a dirigere Adelphi arrivò Roberto Calasso, la ricerca del “libro unico” divenne la sicura bussola che ancora guida gli esploratori adelphici. Calasso, divenne anche uno degli autori più apprezzati e affascinanti della casa editrice, già dai tempi del colossale “La rovina di Kasch”, opera assolutamente nuova come concezione e ampiezza storico-filosofica. Questa esasperata ricerca del “libro unico” portò ad Adelphi anche qualche guaio, come accadde in occasione della pubblicazione, nel 1994, di “Dagli ebrei la salvezza” di Léon Bloy, testo fortemente antisemita. Ma la filosofia di Adelphi, di separare la scrittura dalle ideologie impose la pubblicazione del testo contro tutto e contro tutti. Adelphi non è cambiata, se non negli assetti societari e il pittogramma cinese della luna nuova che accompagna da anni le mie scelte, non mi ha mai deluso…
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botallo · 3 years ago
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La rovina di Kasch è il più proteiforme dei libri di Calasso
La rovina di Kasch è il più proteiforme dei libri di Calasso
L’opera più nota e riconosciuta a livello internazionale di Roberto Calasso (Firenze, 1941) è senza dubbio il catalogo di Adelphi. Entrato a far parte della casa editrice dei «libri unici» <1 di Luciano Foà e Bobi Bazlen fin dagli esordi, Calasso ha svolto un ruolo di primo piano nella sua crescita, arrivando in breve tempo a reggerne le fila: direttore editoriale nel 1971, consigliere delegato…
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schizografia · 6 years ago
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Il riso gettato agli sposi riconduce ai grani d’orzo sparsi sulla vittima, che riconducono alla lapidazione della vittima, il modo di uccidere più sicuro, perché permette di non toccare neppure la vittima.
Roberto Calasso, La rovina di Kasch
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adrianomaini · 3 years ago
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paoloferrario · 5 years ago
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Come ordinare una biblioteca di Roberto Calasso (Adelphi), 2020
Come ordinare una biblioteca di Roberto Calasso (Adelphi), 2020
Come ordinare una biblioteca di Roberto Calasso (Adelphi). Emanuele Trevi sul Corriere della Sera: «Con Il libro di tutti i libri, uscito nello scorso autunno, Roberto Calasso ha aggiunto la decima parte a un’opera immensa, affascinante quanto inclassificabile, il cui primo volume, La rovina di Kasch, risale ormai a trentasette anni fa. […] Accanto all’opus magnum, poi, Calasso pubblica di tanto…
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Quando von Neumann, nel 1956, prese l’occasione delle Silliman Lectures per compendiare rapidamente che cosa era appena successo, che cosa stava succedendo fra le macchine che ormai calcolavano da sole, quando cominciò presentando la distinzione fra calcolatori digitali e calcolatori analogici, un nuovo nome veniva dato ai due poli che occultamente ci reggono. Il polo digitale sembrerebbe biologicamente secondario e dipendente, come lo scambio sembrerebbe secondario rispetto all’oggetto da scambiare. Ma poi il polo digitale takes command, rivelando una capacità di avviluppare l’altro polo, di assorbirlo – e naturalmente utilizzarlo. Il polo digitale dà una grande potenza, ma non contiene, all’interno della macchina, quella fisicità dei valori mobili che è un ultimo palpabile ricordo del mondo esterno. Digitalità è pura sequenza di segni: quando il suo dominio si è esteso a tutto, non sappiamo più quale terra ci sostiene – se una terra c’è ancora. Continuiamo a vivere il polo analogico, ma non sappiamo più come nominarlo: è emozione muta, che opprime e non sbocca più nel suo antico estuario. La digitalità gli ha predisposto un nuovo letto, indistruttibile silicio. Sopra, scorre una corrente silenziosa, in attesa del Bateau Ivre.
La rovina di Kasch.
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chez-mimich · 3 years ago
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ROBERTO CALASSO: “SOTTO GLI OCCHI DELL’AGNELLO”
Qual è davvero il ruolo dell’Agnello nelle Sacre scritture? Per mano di chi e per volontà di chi è stato ucciso? E perché? Nessuno ha mai saputo rispondere a queste domande e anche pochi se le sono poste. Non ci è riuscito nemmeno Roberto Calasso, nel suo ��Sotto gli occhi dell’Agnello”, uscito qualche mese fa da Adelphi. Se era ovvio non aspettarsi una risposta, era ancor più ovvio che, a porsela (finalmente), fosse uno dei più grandi intellettuali italiani del Novecento. Nelle intenzionalità del volumetto vi è forse la ricerca di qualche legame con un altro importante (ed imponente) volume di Calasso, “Il cacciatore celeste” del 2016, dove si ipotizza essere la caccia (divina od umana) la causa ancestrale di tutte le umane disgrazie. In “Sotto gli occhi dell’agnello”, come spesso accade, Calasso prende spunto da una enigmatica e sconvolgente opera d’arte per argomentare sul tema. L’opera è il celeberrimo “Polittico di Gand” di Van Eyck, dove lo sguardo fisso, ipnotico e privo di espressione dell’agnello, il foro sul petto dell’animale, dal quale sgorga un fitto e regolare flusso di sangue, suggeriscono ipotesi e insinuano dubbi nel grande studioso. Se Gesù viene ucciso per mano degli uomini, nessuno sa chi uccide l’Agnello. Anche nel libro dell’Apocalisse, l’Agnello sembra essere una figura inavvicinabile e sopravvive, come figura simbolica, anche all’Apocalisse stessa. Una figura trionfante quindi che proprio Jahvè volle come vittima, “altrimenti la macchina del mondo non si sarebbe messa in moto”. Mentre Gesù venne ucciso dopo una lunga vicenda, tutta nella Storia umana, narrata nell’Antico e nel Nuovo Testamento, l’Agnello viene ucciso al principio di tutto e aspetta la sua sposa, quella Gerusalemme Celeste che nessuno ha mai visto. Solo l’uccisione di un mondo può mettere alla luce un mondo nuovo. Per secoli nessun artista osò raffigurare l’Agnello, proprio per questa sua icasticità concettuale e nemmeno, dopo il “Polittico di Gand”, nessun altro artista si cimentò nell’impresa. Gesù non ha successori, mentre l’Agnello continua a dominare la storia sacra (e del Sacro); forse un altro Paracleto, è ciò di cui necessita il mondo e forse il Paracleto, avvocato del mondo, è il soggetto cui si riferisce il libro dell’Apocalisse: “Tu sei degno di ricevere il libro e di aprire i sigilli, poiché sei stato ucciso e hai riscattato Dio con il tuo sangue”. Se così fosse, secondo l’ipotesi suggerita da Calasso, non solo tutta la Cristologia, ma persino tutta la dottrina della Chiesa ne uscirebbe sconvolta. Certo, quella di Calasso, potrebbe essere solo una provocazione (lontana anni luce da quelle un po’ pecorecce alla Dan Brown per intenderci), ma pur sempre una provocazione, benché eruditissima ed appena suggerita. “Sotto gli occhi dell’Agnello” è la dodicesima opera sulla ricostruzione del Sacro che Roberto Calasso aveva intrapreso nel 1983, con l’indimenticabile “La rovina di Kasch”, un percorso dal fascino assoluto e dalla enigmaticità tangibile, con teorie nutrite dal dubbio eppure così straordinariamente credibili e possibili. Anche da morto (ma sarà morto veramente?), Calasso continua a far sentire la sua incorporea presenza…
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