#La scatola delle preghiere
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pier-carlo-universe · 17 days ago
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La scatola delle preghiere di Lisa Wingate: una storia di emozioni e di legami tra generazioni
Una giovane donna, un'anziana signora e una scatola di ricordi: un viaggio nella memoria che cambia la vita.
Una giovane donna, un’anziana signora e una scatola di ricordi: un viaggio nella memoria che cambia la vita. Biografia dell’autrice. Lisa Wingate è un’autrice americana bestseller, nota per il suo straordinario talento nel raccontare storie che intrecciano passato e presente. Con decine di libri all’attivo, tra cui il celebre “Prima che fossimo estranei”, ha conquistato milioni di lettori…
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vintagebiker43 · 2 years ago
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Io non lo so cos’ha questa terra, per farsi amare così tanto.
Sarà che ce lo insegnavano da piccoli a tenerci stretti, gli uni con gli altri, a giocare insieme nei cortili, a non voltare mai le spalle al sole, a cadere bene, a non piangere quando ci si sbucciava le ginocchia.
Sarà che i nostri nonni avevano sempre la medicina giusta da darti, un sorsino di sangiovese, il panino con lo zucchero e le preghiere, anche quando non le volevi dire.
Sarà che abbiamo imparato a fare da mangiare solo con l’acqua e un po’ di farina, che a chi verrebbe mai in mente, dico io, di tirarci fuori una piadina? Sarà che condiamo la tavola anche con le erbe che forano tanto e ti pungono le dita, che siamo cresciuti fra i filari dell’uva, i campi del grano, che abbiamo imparato a saltare i fossi, ad affilare una falce, ad avere sempre nostalgia di casa.
Sarà che ci hanno insegnato non a lottare, ma a resistere, ad andarcene ma mai a scappare, a pulirci il naso nella manica dei grembiuli, a dosare le provviste, a non buttare via niente, a conservare fotografie nella scatola dei biscotti.
Sarà che ci hanno insegnato a odiare poco ma di più a comprendere, a bestemmiare col vicino perché “delle volte ci vuole” ma poi prestargli la vanga che “non si dice di no a nessuno”.
Sarà che non siamo fatti di strade e di confini, perché noi abitiamo di qua o di là dal mare, di qua o di là dalla ferrovia, a levante o a ponente, della valle di sopra o di sotto, e che tanto si capisce da dove vieni “tè” con quell’accento.
Sarà che la le nostre mamme ce lo hanno sempre insegnato che non c’è niente che dura per sempre, che come ti ho fatto ti disfo; che basta un temporale per guastare una stagione, e che usi poca acqua la sfoglia viene dura.
Sarà che di schiaffi ne abbiamo presi, che ogni marachella ha ancora il segno della ciabatta sulle gambe, che li scapaccioni ci sono serviti a capire che avevamo anche una testa e che dovevamo imparare a usarla, a guardare bene a destra e a sinistra prima di attraversare ogni strada.
Sarà che abbiamo il mare vicino e i lividi vanno via prima con l’acqua salata, sarà che abbiamo sorrisi facili e camminiamo sul tempo del valzer, che per ballarlo bene non devi guardarti i piedi, ma abbracciare l’altro e guidarvi insieme.
Io non lo so cos’ha questa terra per farsi amare così tanto, so solo che così lo abbiamo imparato dai nostri padri, e così lo abbiamo insegnato ai nostri figli.
Ce la facciamo, perché non siamo mica soli. Ma va là, guarda quanti romagnoli!
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dottssapatrizia · 2 years ago
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NOI DELL'EMILIA-ROMAGNA
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Io non lo so cos’ha questa terra, per farsi amare così tanto.Sarà che ce lo insegnavano da piccoli a tenerci stretti, gli uni con gli altri, a giocare insieme nei cortili, a non voltare mai le spalle al sole, a cadere bene, a non piangere quando ci si sbucciava le ginocchia.Sarà che i nostri nonni avevano sempre la medicina giusta da darti, un sorsino di sangiovese, il panino con lo zucchero e le preghiere, anche quando non le volevi dire.Sarà che abbiamo imparato a fare da mangiare solo con l’acqua e un po’ di farina, che a chi verrebbe mai in mente, dico io, di tirarci fuori una piadina? Sarà che condiamo la tavola anche con le erbe che forano tanto e ti pungono le dita, che siamo cresciuti fra i filari dell’uva, i campi del grano, che abbiamo imparato a saltare i fossi, ad affilare una falce, ad avere sempre nostalgia di casa.Sarà che ci hanno insegnato non a lottare, ma a resistere, ad andarcene ma mai a scappare, a pulirci il naso nella manica dei grembiuli, a dosare le provviste, a non buttare via niente, a conservare fotografie nella scatola dei biscotti. Sarà che ci hanno insegnato a odiare poco ma di più a comprendere, a bestemmiare col vicino perché “delle volte ci vuole” ma poi prestargli la vanga che “non si dice di no a nessuno”.
Sarà che non siamo fatti di strade e di confini, perché noi abitiamo di qua o di là dal mare, di qua o di là dalla ferrovia, a levante o a ponente, della valle di sopra o di sotto, e che tanto si capisce da dove vieni “tè” con quell’accento.
Sarà che la le nostre mamme ce lo hanno sempre insegnato che non c’è niente che dura per sempre, che come ti ho fatto ti disfo; che basta un temporale per guastare una stagione, e che usi poca acqua la sfoglia viene dura. Sarà che di schiaffi ne abbiamo presi, che ogni marachella ha ancora il segno della ciabatta sulle gambe, che li scapaccioni ci sono serviti a capire che avevamo anche una testa e che dovevamo imparare a usarla, a guardare bene a destra e a sinistra prima di attraversare ogni strada. Sarà che abbiamo il mare vicino e i lividi vanno via prima con l’acqua salata, sarà che abbiamo sorrisi facili e camminiamo sul tempo del valzer, che per ballarlo bene non devi guardarti i piedi, ma abbracciare l’altro e guidarvi insieme.Io non lo so cos’ha questa terra per farsi amare così tanto, so solo che così lo abbiamo imparato dai nostri padri, e così lo abbiamo insegnato ai nostri figli.Ce la facciamo, perché non siamo mica soli. Ma va là, guarda quanti romagnoli!
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cristianesimocattolico · 6 years ago
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Il vescovo Fulton Sheen sarà beato. Una telepredica sulla radice dello spirito rivoluzionario
Papa Francesco approva il decreto sul miracolo attribuito all'intercessione del venerabile Fulton Sheen, grande vescovo statunitense che vinse l'Emmy e predicò per anni in televisione.
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Papa Francesco ha ricevuto ieri il cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, autorizzando la Congregazione a promulgare il Decreto riguardante «il miracolo, attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Fulton Sheen, Arcivescovo titolare di Newport, già Vescovo di Rochester; nato l’8 maggio 1895 a El Paso in Illinois (Stati Uniti d’America) e morto il 9 dicembre 1979 a New York (Stati Uniti d’America)». E così il vescovo “telepredicatore” sarà Beato.
La forza e la profondità comunicativa di questo vescovo è riconosciuta da tutti anche oggi. Come riporta Vatican news, nel 1930, invitato dall’emittente radiofonica statunitense Nbc, Sheen partecipa ogni domenica ad un programma intitolato “L’ora cattolica”. Nel 1950 approda in televisione. La sua missione di telepredicatore comincia con il programma della Nbc “Vale la pena di vivere”.  Rivolgendosi ai telespettatori, oltre 30 milioni ogni settimana, ricorda che l’unica soluzione di tutti i problemi è Gesù Cristo.
Il Time lo ha definito “il primo televangelista”; ha vinto un Emmy nel 1952. Di seguito, per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo uno stralcio di un suo intervento raccolto nel libro “La vita merita di essere vissuta” (Fede&Cultura, 2018, pagg. 224 con illustrazioni di Dik Browne, € 18,00). Il libro raccoglie i primi interventi televisivi del vescovo Sheen negli anni Cinquanta.
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di Fulton Sheen
«Alcuni cambiano la loro filosofia di vita a seconda del libro che leggono: un libro li lancia su Freud, il successivo su Marx; materialisti un anno, l’anno dopo diventano idealisti, poi eccoli cinici per un certo periodo, e liberali per un altro. Hanno le faretre piene di frecce, senza disporre di un bersaglio fisso; come il cacciatore che non trova selvaggina prima o poi si annoia della caccia, così la mancanzadi obiettivi fa sì che la mente si stanchi della vita.
La monotonia può portare alla rivoluzione. Un ragazzo riceve in dono una carabina Flobert: se il padre gli presenta un bersaglio (per esempio un finestrino rotondo posto sul lato del granaio o una vecchia scatola di latta), il ragazzo è felice di sparare e di usare la carabina per lo scopo cui essa serve. Ma se non gli viene dato un bersaglio, oppure esso viene ignorato o rifiutato, allora molto probabilmente il giovane si metterà a sparare contro qualsiasi oggetto, con una particolare preferenza per le finestre della scuola.
Lo spirito rivoluzionario odierno è derivato da un’esistenza totalmente priva di significato. (…)
La vita è piena di poesia e di entusiasmo quando ha un fine che tutto sovrasta, consistente nell’essere una cosa sola con una vita così personale da essere un padre; una cosa sola con una verità così personale da essere quella sapienza da dove scaturisce ogni arte e ogni scienza; e così personale da essere un amore il quale è “spassionata passione e inquieta tranquillità”.
La vita merita di essere vissuta quando viviamo ciascuna giornata per avvicinarci sempre più a Dio. Quando avete detto le vostre preghiere, quando avete offerto le vostre azioni in unione con Dio, continuate a godere “dell’esaltazione della monotonia” e fatelo di nuovo!»
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future-drssa-r · 8 years ago
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Notte di lacrime e preghiere...
La notte prima degli esami è una notte come tutte quante ma un po' più speciale, puoi passarla da sola o sulla spiaggia con trenta amici intorno e in ogni caso non sarai mai solo, ti terrà compagnia l'ansia. La notte prima degli esami la senti addosso come quando con una coperta ti copri dal freddo perché è l'ultima sera l'ultima ora l'ultima notte che sei giovane fin dentro alle vene perché è l'ultimo squarcio di luce è l'ultima volta che puoi respirare prima di diventare grande. La notte prima degli esami hai lo stomaco in subbuglio e ogni tanto pensi -sto morendo- ma non è vero, anzi, stai vivendo un sacco stai vivendo forte e c'è moltissima vita dentro a quella notte moltissima che difficilmente ne vedrai di nuovo così tanta tutta insieme e respiri e ridi e sei così piena di paura, e di speranze, e di voglie, e di giorni passati con la testa piegata sulla scrivania e pensi che faccia schifo il fatto di lasciare che qualcuno ti metta un voto e c'hai ragione ma tanto quel che sei non vale come quel che gli altri pensano tu sia vale tanto e tanto di più vale di più e lo devi sapere. La notte prima degli esami hai una paura dannata ed è bella così, ed è bella per questo questa notte fantastica perché una cosa così piccola in verità ti sembra così enorme ma è giusto così vuol dire questo, crescere, dare ad ogni cosa il peso che ha. Comunque c'è da godersela la notte prima degli esami perché è l'ultima notte l'ultima volta che sai che non è ancora ora di crescere che non sei ancora grande e puoi essere giovane spaventata debole ribelle puoi essere felice e poetica puoi scriverti sulle mani delle formule che non ti ricorderai mai e ridere a crepapelle fino a che non è mattina e puoi non essere pronta puoi non essere ancora matura puoi chiudere il futuro in un scatola dimenticartene Buona fortuna, che non so se dice o se invece porta sfiga ma tanto quel che conta davvero è essere felici stanotte quindi, vedete di riuscirci. (Presa da una pagina facebook io,te e il mare) Non lo so come mi sento sono un misto ansia ed euforia... Ho paura che arrivi domani mattina ma non vedo l'ora di finire. La mia paura più grande al di là della prima prova é la lettera... Non voglio andare per prima all'orale... Con questo stato d'animo indefinito colgo l'occasione per fare gli auguri e l'in bocca al lupo a tutti i maturandi 2017... che questa maturità ci riservi il meglio... Auguroni ragazzi ❤
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messaggidivinamisericordia · 12 years ago
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Organizzate il vostro approvvigionamento alimentare ora
   ORGANIZZATE IL VOSTRO APPROVVIGIONAMENTO ALIMENTARE ORA 8 luglio 2011 – Il Padre Eterno impedirà al Nuovo Ordine Mondiale la persecuzione finale dei Suoi figli Mia amata figlia prediletta, Mi rendo conto che stai pagando a caro prezzo questo lavoro e che hai bisogno di riposare per un’altra settimana, ma ascolta quello che ho da dire. Di’ ai Miei figli di svegliarsi adesso e di osservare le agitazioni in quella parte del mondo in cui le crisi finanziarie abbondano. Di’ loro che, mentre l’avidità delle persone è stata in parte responsabile dei debiti che li sommergono, la crisi bancaria è stata deliberatamente pianificata dal Nuovo Ordine Mondiale. Molti, leggendo questo messaggio, sorrideranno e metteranno in discussione questo fatto, ma devono anche sapere che se non si alzano per difendere i loro diritti saranno costretti ad accettare il Marchio della Bestia per accedere ai propri soldi. La Nuova Moneta Mondiale verrà presentata a un mondo incredulo La valuta del Nuovo Ordine Mondiale, che sarà presentata a una comunità incredula, è progettata per controllarvi. Non appena succederà, allora cercheranno di privarvi di cibo. A meno che i Miei figli non prendano atto di questa realtà adesso, resteranno indifesi quando si troveranno sotto il controllo del Nuovo Ordine Mondiale guidato da forze massoniche. Preparatevi ora, figli Miei, perché, anche se l’Avvertimento permetterà di convertire milioni di persone, comprese quelle fedeli al Nuovo Ordine Mondiale, non sarà comunque sufficiente a fermare questi schiavi malvagi di Satana e l’Anti-Cristo. Una volta che controlleranno i vostri soldi, voi farete fatica a difendere il vostro diritto alla proprietà, al cibo e alla salute, le tre cose di cui si faranno carico se non iniziate a gridare la vostra opposizione ora. Fermate i vostri capi dal loro cammino. Non lasciatevi intimorire. Se in numero sufficiente starete attenti a questo mostruoso piano malvagio, allora potrete avvertire gli altri. Organizzate il vostro approvvigionamento alimentare ora Pianificate le vostre scorte di viveri ora. Comprate e coltivate i semi che vi terranno in vita. Acquistate monete d’argento o d’oro in modo da poter comprare ciò che vi sarà necessario. La cosa più importante è trovare in tempo luoghi in cui, come gruppo, potrete incontrarvi per offrire il Santo Sacrificio della Messa. Perché le chiese saranno rase al suolo. I servi di Satana sono come formiche: si moltiplicano a migliaia Non accettate mai il Marchio, il chip della Bestia. Pregate, pregate affinché la vostra casa riceva le benedizioni speciali per salvaguardarvi dall’esercito che cercherà di buttarvi fuori dalla vostra casa. I servi di Satana sono come formiche. Si moltiplicano a migliaia di ora in ora. Voi, figli Miei, dovete pregare ora per combattere questa serie di atrocità pianificate dal Nuovo Ordine Mondiale che ha l’acquolina in bocca all’idea di poter controllare il mondo. Munitevi di candele benedette in casa. Fatene scorta ora perché vi terranno in una luce di protezione. A meno che non vogliate diventare schiavi di questa orribile dottrina, allora è necessario pianificare ora. Acquistate stufe a gas, coperte, cibo secco e in scatola, compresse per la potabilizzazione dell’acqua, candele con immagini religiose per sostenere voi e le vostre famiglie durante il Grande Castigo che seguirà l’Avvertimento. Le preghiere stanno già diluendo l’impatto del Grande Castigo, ma voi, figli Miei, dovete stare sempre in guardia. Stando attenti alla vostra preparazione, sarete in grado di sopravvivere al grande bombardamento organizzato che sarà peggiore di quello che è successo agli Ebrei sotto il regno di Hitler, discepolo di Satana. Prestate attenzione a questo avvertimento con calma. Perché preparandovi in anticipo vi metterete al riparo dagli atti spregevoli pianificati dal Nuovo Ordine Mondiale. Per quelli tra voi che sono coinvolti con il Nuovo Ordine Mondiale ascoltateMi ora. Pentitevi. Prestate attenzione all’Avvertimento per quello che vi offre – la possibilità di voltare le spalle a Satana e alle fiamme dell’inferno. Consigli per i Servi della Chiesa Quanto ai Miei Servi Sacri, questo è ciò di cui devo informarvi. Fissate gli occhi su di Me ora e pregate lo Spirito Santo perché vi tenga sulle spine, di modo che possiate riconoscere il Falso Profeta non appena si sarà mostrato in mezzo a voi. Allora avrete bisogno di riunirvi in gruppi per garantire che i Miei figli siano in grado di ricevere la Santissima Eucaristia durante la persecuzione. La mano del Padre Mio è pronta ormai ad abbattersi con grande potenza su quei malvagi e arroganti capi delle banche, i poteri occidentali e orientali che tramano in segreto il modo in cui riuscire a controllare tutti voi. Il Padre Mio Eterno distruggerà ogni loro traccia per evitare che la persecuzione finale che stanno programmando contro i Suoi figli vada a buon fine. Egli non lo sopporterà. Ricordate, figlioli: Dio, il Padre Eterno, vuole proteggervi tutti. La sua pazienza ha superato ogni limite. Egli, fino all’ultimo minuto, accetterà chi si rivolgerà a Lui per il perdono. Tuttavia adesso deve fermare quei regimi malvagi dall’orrore che infliggono al resto della Sua creazione. È per l’amore dei Suoi figli lo fa. Per coloro che dicono che Dio, il Padre, non può essere arrabbiato perché Egli ama tutti, sappiate questo: Sì, egli è arrabbiato e la sua rabbia è giustificata dalle malvagie ingiustizie che vengono perpetrate sulla Sua preziosa famiglia. Ancora una volta Egli riunirà tutti i Suoi figli per vivere in pace, finalmente, per tutta l’eternità. Ricordate, figlioli, di osservare i segni intorno a voi, la moltitudine di guerre, la mancanza di soldi, la mancanza di cibo, la mancanza di assistenza sanitaria e di accettare che questa è l’opera del Maligno. Non è opera di Dio, il Padre Eterno. Egli non tollera più questo comportamento. Siate grati per i provvedimenti che Egli sta prendendo perché se non li prendesse la Sua creazione verrebbe distrutta. Ed Egli non permetterà che questo accada. Il Vostro amato Gesù Salvatore dell’Umanità Redentore del mondo http://illibrodellaverita.blogspot.it/
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gesuallumanitaitalia · 14 years ago
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8 Luglio 2011 – Il Padre Eterno impedirà al Nuovo Ordine Mondiale la persecuzione finale dei Suoi figli
8 Luglio 2011 – Il Padre Eterno impedirà al Nuovo Ordine Mondiale la persecuzione finale dei Suoi figli
Mia amata figlia prediletta, Mi rendo conto che stai pagando a caro prezzo questo lavoro e che hai bisogno di riposare per un’altra settimana, ma ascolta quello che ho da dire.
Di’ ai Miei figli di svegliarsi adesso e di osservare le agitazioni in quella parte del mondo in cui le crisi finanziarie abbondano. Di’ loro che, mentre l’avidità delle persone è stata in parte responsabile dei debiti che li sommergono, la crisi bancaria è stata deliberatamente pianificata dal Nuovo Ordine Mondiale.
Molti, leggendo questo messaggio, sorrideranno e metteranno in discussione questo fatto, ma devono anche sapere che se non si alzano per difendere i loro diritti saranno costretti ad accettare il Marchio della Bestia per accedere ai propri soldi.
La Nuova Moneta Mondiale verrà presentata a un mondo incredulo
La valuta del Nuovo Ordine Mondiale, che sarà presentata a una comunità incredula, è progettata per controllarvi. Non appena succederà, allora cercheranno di privarvi di cibo. A meno che i Miei figli non prendano atto di questa realtà adesso, resteranno indifesi quando si troveranno sotto il controllo del Nuovo Ordine Mondiale guidato da forze massoniche. Preparatevi ora, figli Miei, perché, anche se l’Avvertimento permetterà di convertire milioni di persone, comprese quelle fedeli al Nuovo Ordine Mondiale, non sarà comunque sufficiente a fermare questi schiavi malvagi di Satana e l’Anti-Cristo.
Una volta che controlleranno i vostri soldi, voi farete fatica a difendere il vostro diritto alla proprietà, al cibo e alla salute, le tre cose di cui si faranno carico se non iniziate a gridare la vostra opposizione ora. Fermate i vostri capi dal loro cammino. Non lasciatevi intimorire. Se in numero sufficiente starete attenti a questo mostruoso piano malvagio, allora potrete avvertire gli altri.
Organizzate il vostro approvvigionamento alimentare ora
Pianificate le vostre scorte di viveri ora. Comprate e coltivate i semi che vi terranno in vita. Acquistate monete d’argento o d’oro in modo da poter comprare ciò che vi sarà necessario. La cosa più importante è trovare in tempo luoghi in cui, come gruppo, potrete incontrarvi per offrire il Santo Sacrificio della Messa. Perché le chiese saranno rase al suolo.
I servi di Satana sono come formiche: si moltiplicano a migliaia
Non accettate mai il Marchio, il chip della Bestia. Pregate, pregate affinché la vostra casa riceva le benedizioni speciali per salvaguardarvi dall’esercito che cercherà di buttarvi fuori dalla vostra casa. I servi di Satana sono come formiche. Si moltiplicano a migliaia di ora in ora. Voi, figli Miei, dovete pregare ora per combattere questa serie di atrocità pianificate dal Nuovo Ordine Mondiale che ha l’acquolina in bocca all’idea di poter controllare il mondo. Munitevi di candele benedette in casa.
Fatene scorta ora perché vi terranno in una luce di protezione. A meno che non vogliate diventare schiavi di questa orribile dottrina, allora è necessario pianificare ora.
Acquistate stufe a gas, coperte, cibo secco e in scatola, compresse per la potabilizzazione dell’acqua, candele con immagini religiose per sostenere voi e le vostre famiglie durante il Grande Castigo che seguirà l’Avvertimento.
Le preghiere stanno già diluendo l’impatto del Grande Castigo, ma voi, figli Miei, dovete stare sempre in guardia. Stando attenti alla vostra preparazione, sarete in grado di sopravvivere al grande bombardamento organizzato che sarà peggiore di quello che è successo agli Ebrei sotto il regno di Hitler, discepolo di Satana.
Prestate attenzione a questo avvertimento con calma. Perché preparandovi in anticipo vi metterete al riparo dagli atti spregevoli pianificati dal Nuovo Ordine Mondiale. Per quelli tra voi che sono coinvolti con il Nuovo Ordine Mondiale ascoltateMi ora. Pentitevi. Prestate attenzione all’Avvertimento per quello che vi offre – la possibilità di voltare le spalle a Satana e alle fiamme dell’inferno.
Consigli per i Servi della Chiesa
Quanto ai Miei Servi Sacri, questo è ciò di cui devo informarvi. Fissate gli occhi su di Me ora e pregate lo Spirito Santo perché vi tenga sulle spine, di modo che possiate riconoscere il Falso Profeta non appena si sarà mostrato in mezzo a voi. Allora avrete bisogno di riunirvi in gruppi per garantire che i Miei figli siano in grado di ricevere la Santissima Eucaristia durante la persecuzione.
La mano del Padre Mio è pronta ormai ad abbattersi con grande potenza su quei malvagi e arroganti capi delle banche, i poteri occidentali e orientali che tramano in segreto il modo in cui riuscire a controllare tutti voi. Il Padre Mio Eterno distruggerà ogni loro traccia per evitare che la persecuzione finale che stanno programmando contro i Suoi figli vada a buon fine. Egli non lo sopporterà. Ricordate, figlioli: Dio, il Padre Eterno, vuole proteggervi tutti. La sua pazienza ha superato ogni limite. Egli, fino all’ultimo minuto, accetterà chi si rivolgerà a Lui per il perdono. Tuttavia adesso deve fermare quei regimi malvagi dall’orrore che infliggono al resto della Sua creazione.
È per l’amore dei Suoi figli lo fa. Per coloro che dicono che Dio, il Padre, non può essere arrabbiato perché Egli ama tutti, sappiate questo: Sì, egli è arrabbiato e la sua rabbia è giustificata dalle malvagie ingiustizie che vengono perpetrate sulla Sua preziosa famiglia.Ancora una volta Egli riunirà tutti i Suoi figli per vivere in pace, finalmente, per tutta l’eternità.
Ricordate, figlioli, di osservare i segni intorno a voi, la moltitudine di guerre, la mancanza di soldi, la mancanza di cibo, la mancanza di assistenza sanitaria e di accettare che questa è l’opera del Maligno. Non è opera di Dio, il Padre Eterno. Egli non tollera più questo comportamento. Siate grati per i provvedimenti che Egli sta prendendo perché se non li prendesse la Sua creazione verrebbe distrutta. Ed Egli non permetterà che questo accada.
Il Vostro amato Gesù
Salvatore dell’Umanità
Redentore del mondo
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pangeanews · 5 years ago
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“Sopra il suo torace da titano c’erano le opere di Freud”. Esce una nuova biografia di Marlon Brando, l’incommensurabile. Mitologica l’intervista di Truman Capote
Scavare nella vita di un attore è come guardare sotto le sottane di un dio: un gesto che ricama eresia.
*
All’ombra di un uomo totalmente pubblico, c’è la banalità della vita, a volte il vuoto: la biografia di un attore, per quanto eccellente, è sempre un modo per ucciderlo. Il lettore vuole capire fino a che punto l’attore coincida con l’atto che ha rappresentato: la delusione sarà feroce.
*
Una delle scene capitali del cinema. Marlon Brando/Kurtz, il cranio, a fette, che galleggia sull’oscurità, come uno scudo. Apocalypse Now. Il colonnello Kurtz, celato alla razionalità, nei recessi del Mekong, legge Gli uomini vuoti, la più disperata, astratta poesia di Thomas S. Eliot.
Siamo gli uomini vuoti Siamo gli uomini impagliati Che appoggiano l’un l’altro La testa piena di paglia. Le nostre voci secche, quando Insieme mormoriamo Sono quiete e senza senso Come vento nell’erba rinsecchita O come zampe di topo sopra vetri infranti Nella nostra arida cantina
Figura senza forma, ombra senza colore, Forza paralizzata, gesto privo di moto
*
Marlon Brando è pura ‘presenza’, una apparizione, un volto che riassume le nostre aspirazioni, ciò che è planato nel nostro destino con forza inesorabile, che sfugge alla scelta, come il divino, l’imprevisto, l’assalto senza assioma. Un tram che si chiama Desiderio, Fronte del porto, Il padrino, Ultimo tango a Parigi, Apocalypse Now, sono falò di diamante che s’incuneano nella sceneggiatura degli ultimi decenni. Il delirio di Brando, l’uomo che fece di tutto per annientare la sua ‘presenza’ – il corpo che dilaga, quasi che la ‘presenza’ assorbisse l’uomo fino a dilaniarlo, a zittirlo – è consustanziale al genio. Chi rappresenta i desideri è destinato a esserne offeso, ucciso.
*
È uscita una biografia di Marlon Brando, s’intitola The Contender. The Story of Marlon Brando, l’ha firmata William J. Mann, esperto in ricerche d’ambito cinematografico – giornalista del “New York Times”, ha scritto di Katharine Hepburn, di Elizabeth Taylor, di Barbra Streisand. “Vasta, tentacolare, meticolosa ricerca, sostanzialmente una biografia avvincente che dice tutto quello che avremmo voluto sapere sull’uomo Marlon Brando”, ha scritto Michael F. Covino sul “Washington Post” (“The Contender” remembers Marlon Brando as an actor and so much more), ricordandoci, però, con giustizia, diversamente da ciò che vuole il biografo – “Per quanto importante, la recitazione di Brando non è la parte più interessante di lui” – che “l’interesse per il libro di Mann nasce dal genio di Brando per la recitazione, non certo per la sua vita in sé, l’encomiabile attivismo politico, la fuga nell’isola tahitiana, le innumerevoli mogli, la vasta genia di figli, i tentati suicidi, l’omicidio commesso dal figlio…”. La ‘presenza’ vince sulla vita.
*
Il libro comincia il 28 febbraio 1991, palazzo di giustizia di Santa Monica, California. È chiamato a processo perché il figlio Christian è accusato di aver ucciso il ragazzo della sorella, Cheyenne, Dag Drollet. Il processo, in realtà, è il tassello di una tragedia greca. Christan e Cheyenne sono fratellastri: il primo è il primogenito di Brando, nato da Anna Kashfi; la seconda è figlia della terza moglie di Marlon, la polinesiana Tarita Teriipia. Christian sarà condannato a dieci anni di carcere; Cheyenne, sconvolta dall’omicidio del ragazzo, si ammazza, a 25 anni. “L’uomo, gigantesco, con dolcevita nera, è invitato ad alzare la mano e a giurare su Dio. ‘No’, replica l’uomo. ‘Non giuro su Dio, perché non credo in senso convenzionale, non credo in questa assurdità. Giurerò sui miei figli e i miei nipoti’”.
*
Più che la biografia di Mann, occorre leggere la leggendaria intervista a Brando realizzata da Truman Capote per il “New Yorker”: pubblica il 9 novembre 1957, è stata tradotta da Mondadori nel 1999, poi nel 2004, come Il Duca nel suo dominio, libro attualmente fuori catalogo, peccato. Capote ha la stessa età di Brando – classe 1924 –, entrambi erano stati baciati da un successo precoce, abitati da una ambizione che sfoga nell’autodistruzione. Capote vola in Giappone per incontrare Brando sul set di Sayonara, didascalico film di Joshua Logan (che tuttavia ottenne 10 nomination agli Oscar, conquistando quattro ‘statuette’). Hanno 33 anni, i due. Gigliola Nocera, nella postfazione all’intervista, ricorda un aspetto ‘letterario’ interessante. “‘Il segreto dell’arte di intervistare – ed è davvero un’arte – è far sì che l’altro pensi che sia lui a intervistarti’, dice Capote. ‘Tu cominci a raccontargli di te, e piano piano tessi la tua rete finché l’altro non ti racconta tutto di sé. Ecco come ho messo in trappola Brando’. In una occasione l’attore aggiunge: ‘Quel piccolo bastardo ha passato metà della serata a raccontarmi tutti i suoi problemi; ho immaginato che il meno che potessi fare fosse raccontargliene un po’ dei miei’”. Brando s’incavolò: per la prima volta qualcuno – quel demonio di Truman – aveva scalfito la divinità, mostrandone la debolezza, la follia.
*
L’intervista di Capote è da antologia. Incipit brioso – “Le ragazze giapponesi ridono sempre. La camerierina al quarto piano dell’albergo Miyako a Kyoto non faceva eccezione. L’ilarità, insieme ai tentativi per reprimerla, le arrossava le guance e scuoteva la sua figura, in carne, in kimono e peonie” – chiusa memorabile: “Fu allora che rividi Brando. Alto una ventina di metri, con un testone grande come quello più enorme dei Buddha, eccolo là su un manifesto che, sopra l’ingresso di un cinema, reclamizzava La casa da tè della luna d’agosto. Piuttosto simile a Buddha era, inoltre, la sua posa, poiché era stato ritratto seduto alla turca, con un sorriso sereno sul volto che luccicava nella pioggia al riverbero di un lampione. Una divinità, sì; ma più che altro, veramente, soltanto un giovanotto che siede sopra un mucchio di dolciumi”.
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Marlon Brando è morto 15 anni fa; Truman Capote è morto vent’anni prima di lui. Capote vide che dietro la ‘presenza’ divina c’è qualcosa di solubile, uno zucchero.
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Brando desidera trascendere la fama, uccidere la ‘presenza’ – ciò che gli altri vedono di lui, in lui – e mostrare chi è. “Da ogni parte, frutti morsicati per metà; una scatola di fragole… e poi libri, una caterva di libri… svariati testi di preghiere buddhiste, meditazioni sen, respirazione yoga, misticismo indù… Niente romanzi”. Tutta l’intervista di Capote è giocata sulla apparente contraddizione tra i pensieri di Brando – riassunta nell’etica ingenua: “I film possono contribuire allo sviluppo morale del genere umano. Alcuni, perlomeno: i film del tipo che io intendo interpretare” – e il suo corpo, tonante. “Indossava una maglietta bianca e calzonacci di tela, con un fisico tarchiato da palestra – braccia da sollevatore di pesi, torace da titano (anche se vi posava sopra, aperto, un volume di Opere scelte di Sigmund Freud)”. Freud sul corpo del titano: titanica lotta tra fisico e psiche, tra carne e mente.
*
Nessuno può credere a Marlon Brando, perché la rappresentazione è più veritiera della realtà, ed è crudele vivere alla mercé di un idolo, svergognati da un personaggio. Come puoi sopportarti se non hai nulla, di te, da portare? Se, affettata, la tua anima non è che un sibilo, pronunciato, forse, come atto di sfiducia… Brando, in realtà, non ha figli, ma l’estensione di una estinzione.
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“Un successo eccessivo ti può rovinare né più né meno di un completo fallimento”, dice Brando, nel cuore dell’intervista a Capote. “Van Gogh! Ecco un esempio di cosa succede quando una persona non riceve mai alcun riconoscimento. Smetti di avere rapporti con il mondo. Ne sei fuori. Ma anche il successo, suppongo, fa questo effetto. A me, sai, mi ci è voluto molto tempo per rendermi conto che avevo raggiunto il successo – un grande successo. Ero così assorto in me stesso, assorbito dai miei problemi, che non mi guardavo mai intorno, non captavo. Andavo a zonzo per New York, camminavo per le strade a notte fonda… e non vedevo niente. Non ero neppure sicuro che recitare fosse quello che realmente volessi fare… Era come se fossi stato addormentato, e tutt’a un tratto mi fossi svegliato… seduto sopra un mucchio di dolciumi”. Eccolo, lo stato sonnambulo della divinità, che goccia stilettate d’oro nelle giunture del caos. (d.b.)
  L'articolo “Sopra il suo torace da titano c’erano le opere di Freud”. Esce una nuova biografia di Marlon Brando, l’incommensurabile. Mitologica l’intervista di Truman Capote proviene da Pangea.
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emme-malcolm · 7 years ago
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Casa sul lago
31/05/2018
Malcolm: Emma ha terminato le sue preghiere e come al solito Malcolm ha passato un po’ di tempo in estremo silenzio all’uscio della stanza, ad osservarla, come un angelo custode invisibile. Qualche minuto prima che Emma finisca lui ritorna alle sue attività che la sera lo vedono quasi sempre impegnato nella lettura: praticamente spende il 70% del suo tempo a divorare libri, il resto è un occuparsi della casa, imparare l’ebraico con Emma di recente o uscire per qualche passeggiata nei dintorni. La sua vita è tutta contenuta in queste piccole cose e nel riguardare ogni sera le foto di quella scatola, quando Emma si sta preparando per andare a dormire e dunque c’è un momento di assicurata solitudine. È tutto un incastrarsi di routine, un equilibrio ormai consolidato e ben congegnato su come funzionare materialmente in quanto coppia all’interno di una medesima casa. Dunque al momento Malcolm si trova sulla long-chaise nella sala, seduto o semisdraiato; quella poltrona è la sua preferita, soprattutto di sera. Occhiali da lettura inforcati, sotto la luce calda dell’ambiente immerso nel silenzio che discende dalla televisione mai accesa da lui; un libro fra le mani, libri che continuano ad accumularsi  in quella casa, tanto da confondere la passione con l’ossessione. Un giorno ci finirà seppellito vivo dai libri, sempre in estremo ordine. Cosa sta leggendo? Be’, questa sera è uno di quei momenti in cui lo si può trovare a leggere la Bibbia, una vecchia Bibbia dalle pagine ingiallite, attualmente aperta sul Libro dei Numeri.
Emmeline: Le sue preghiere sono sempre così raccolte, senza spazio per i respiri in un bisbigliare costante, così intense nei momenti di confessione così come nei momenti di richiesta da lasciarla per qualche minuto quasi ciondolante e disorientata e solo negli ultimi due giorni molto più rinfrancata. Scivola fuori dalla stanza richiudendo la porta alle proprie spalle con cura e senza fretta, una porta che non lascia mai aperta una volta che lei è fuori. Capelli sciolti che cadono sulla camicia lunga e larga, su un paio di jeans stretti e ai piedi le ciabattine di spugna con le orecchie da gatto. Cammina senza far rumore, una presenza leggera che sbuca nell’ampio spazio di sala e cucina col suo viso serio ma disteso e gli occhi che se ne vanno subito da lui respirando profondamente, come sempre, quasi ogni volta avesse bisogno di rendersi conto che è ancora lì, con lei, suo. Si aggira dalle parti del tavolo nemmeno fosse un felino indeciso che si struscia sornione contro le gambe del tavolo prima di deviare verso il frigorifero che apre andando ad arraffare una mela verde. Non le serve lavarla ancora, le sistema tutte con acqua e bicarbonato prima di metterle in fresco e quindi ora già se ne torna soddisfatta dando un bel morso, piccoli passi che la portano da lui costeggiando il lato sinistro della poltrona di Malcolm, fermandosi lì di fianco e chinandosi ad accoccolarsi a terra ma col busto che piano viene avanti. Silenziosa ed allo stesso tempo curiosa con gli occhi azzurri che vanno a sbirciare la vecchia bibbia, cerca di poggiarsi su di lui, sul braccio o forse perfino con la testa sul suo torace, osservando le pagine tra le sue dita lunghe <Bemidbàr> mormora piano.
Malcolm: Si distoglie un momento dalla lettura quando Emmeline appare nella sala, le getta un’occhiata tranquilla a verificare la presenza di quella stanchezza che ha imparato a conoscere dopo la preghiera serale. Come sempre non le dice nulla ma, trovandosi osservato, le sorride appena nel dedicarle a sua volta un’osservazione breve, prima di tornare alla Bibbia. Può sentire il frigo aprirsi, il morso alla mela croccante. Poi lei lo raggiunge sulla sinistra, perciò di nuovo un’occhiata viene poggiata su Emma, stavolta dal basso verso l’alto. Fa per dire qualcosa ma la vede accoccolarsi a terra e poi poggiarsi. Lui solleva il braccio così da farle posare la testa sul suo torace e circondarle così le spalle, posando la propria mano sinistra sulla sua testa, sui capelli rossi, infondendo qualche lenta e lieve carezza. La bibbia è rimasta sorretta dalla mano destra e trova anche il sostegno delle gambe distese. <Significa “nel deserto”, dico bene?> replica alla parola in ebraico pronunciata da Emma. Questa è una cosa che sapeva già e non viene dalle loro lezioni; da buon conoscitore della bibbia non sorprende che conosca qualche parola tutto sommato. Una domanda quasi retorica, seguita da un’altra più pragmatica. <Non stai scomoda così?> a terra e poggiata su di lui, probabilmente storta. <Possiamo … sederci sul divano.> sarebbe più comodo per Emma si suppone. Ma soprattutto: <Stai bene?>
Emmeline: Gli occhi non hanno potuto certo fare a meno di cogliere quel sorriso lieve come sempre, uno ancora da mettere nel forziere insieme agli altri osservandoli nel loro diventare molti, molti di più rispetto a quelli che sarebbe riuscita ad immaginare. E’ una collezionista insaziabile ed i suoi tesori non sono fatti di materia ma di quello sfarfallio che solo le emozioni riescono a dare, la materia è così lontana da lei e ha fatto il suo ingresso solo nel momento iniziale in cui lo ha visto lì disteso ed avvolto nella sua eleganza matura dove altri potrebbero leggere soltanto distacco. La materia è causa di uno sfarfallare riverso, le ha colorato le guance e poi è forse stato messo a tacere dalla soddisfazione che ha trovato nel gusto della mela, un blando antidoto per ora efficace. Forse non si è accorta del suo tentativo di parlare, forse per una volta non era così importante parlare ma adagiare la propria stanchezza dello spirito su di lui per trovare nuova forza senza tuttavia rubarne a lui. Sono movimenti lenti che fanno parte di lei e di quella consueta eleganza da piuma che ormai lui conosce bene. Di nuovo non c’è materia in quel mezzo abbraccio, ma la sensazione di essere accolta in un luogo senza pari che le fa chiudere gli occhi per qualche momento a concentrarsi su ogni filo di capello che scorre tra le dita di Malcolm <Esatto… che ne pensi della collera? E’ sempre stato un aspetto che mi ha fatto riflettere> le punizioni di un Dio che tanti definiscono buono <Non saprei ora, forse tra quindici minuti si addormenteranno le gambe ma… a te piace stare qui e a me piace stare qui> preme un po’ di più la guancia sul suo torace, la testa che si lascia accarezzare quieta ad esprimere una gratitudine piena <Si, non preoccuparti mi… mi impegno tanto nel parlarci perché… per un breve periodo ho pensato di essermi persa> non lo chiama pregare, per lei sembra quasi essere un semplice ed appassionato dialogo, non rivela di quelle richieste tanto forti e tanto sentite da dilaniarle il cuore, per lei è un contatto da dover mantenere e dimostrare ogni giorno. Emerge una piccola confessione sul filo di una voce piccola e concentrata unicamente in quello spazio che li comprende quasi la casa fosse tutta soltanto lì, in un paio di metri quadrati, la casa non è un luogo <Tu stai bene?> alza appena la testa, la mela è temporaneamente dimenticata nella mano destra e lei alza naso, mento ed occhi su di lui e sul labbro superiore perfettamente simmetrico e senza quella virgola nel mezzo, una forma così semplice.
Malcolm: Cosa pensa della collera divina? È una domanda che non si aspetta e che le guadagna uno sguardo vagamente sorpreso, pensieroso. Ha bisogno di tacere per qualche momento, se ne va con la mente a varie riflessioni che si succedono veloci. <Be’, è uno dei grandi misteri di Dio no?> domanda retorico e un po’ evasivo. <Il profeta Osea considerava che la collera divina fosse nient’altro che la sofferenza di Dio nel vedere il proprio amore rifiutato.> aggiunge, lasciando l’argomento su un piano più … accademico. Il che la dovrebbe dire lunga. <E Giovanni, nell’Apocalisse, spiega che l’amore rifiutato, per essere totalmente amore, ha davanti a sé l’unica strada di assumere pienamente il rifiuto. Quindi la collera diventa sofferenza per misericordia: Cristo non resiste al male e compie l’atto estremo della misericordia.> conclude la sua spiegazione, chiudendo quella bibbia che ormai non leggeva più. Parole calme quanto estremamente serie, quell’indole professorale che torna ad emergere, prendendo in prestito parole e pensieri di altri. Poi cerca di cambiare discorso, chiedendole se stia bene lì, se stia bene in generale. <Okay, restiamo qui.> accetta, continuando ad accarezzarla, a sua volta riempito nell’anima dai momenti che riesce a trovare con lei, in quest’esistenza dai ritmi  lenti e metodici che riesce a dargli la maggiore tranquillità possibile. Emma si era sentita persa, per un breve periodo. Si domanda quale sia stato. Ma comprende bene il suo dire, annuisce con un cenno del capo, rilassato sullo schienale della long-chaise. <Sono felice che non ti senta più persa.> commenta soltanto. Non ha bisogno di grandi discorsi, gli bastano parole semplici, poche, stillate, profondamente sentite. <Non sono preoccupato. Ti ammiro.> aggiunge con naturalezza, ancora poche parole, ponderate, basse. Lui sta bene? La vede alzare la testa e guardarlo, lui fa lo stesso, serio e granitico ma nel modo sereno che ha con lei. Alcuni istanti di silenzio, per calibrare i suoi pensieri, così tanti a riguardo che si perde per quel breve tacere. Poi sorride appena, in quel modo che per lo più assottiglia gli occhi e piega solo di poco le labbra: <Sì. Direi di sì.> quella vita per ora lo fa stare bene, per quanto terribilmente isolata sia. È una prigione d’oro, la migliore prigione d’oro che chiunque possa immaginare, e forse il paradiso è questo, forse la vita è questa: si passa da una prigione all’altra cercando la libertà di essere felici.
Emmeline: Lo sguardo sorpreso è sulla propria testa rossa, non ne può vedere il pieno colore azzurro ma forse intuire la breve variazione nel respiro, questo forse può sentirlo e rendersi conto di riuscire a sentire il rumore della vita entrargli dentro, in quel corpo così vicino e così distante; il suo rossore rinnovato, nascosto nel suo starsene abbracciata ad ascoltarlo e breve nella capacità che ha di trascendere e concentrarsi sulla voce, su quelle piccole lezioni che hanno estorto discorsi più ampi ed un uso prolungato della sua voce graffiante ma soffice prima che sia il momento di tornare a piccoli e sporadici pensieri, leggeri come farfalle e sorprendenti come i colori delle loro ali <E quindi rimanere nella sofferenza conduce a conseguenze estreme, il perdono non sarebbe bastato?... C’è un limite perfino al perdono> respira profondamente e cammina oltre in quel piccolo spazio <O… questo è ciò che fa il vostro Messia, il sacrificio è un perdono, quel perdono di cui il padre non è capace> la voce se ne va morendo, timorosa di aver detto qualche eresia e di venir bacchettata lì senza possibilità d’appello; mai così timorosa o forse è solo sintomo della stanchezza che ancora le lambisce l’anima provata da troppe cose eppure ancora intatta. Restare lì le arriccia un sorriso di vittoria sulle labbra e sul naso, sapeva che non avrebbe insistito oltre, sapeva che quello è il suo spazio, quel piccolo mondo calmo che lei invade con la presenza del proprio corpo <Sto facendo ammenda> replica seria abbassando per un istante gli occhi che cadono di lato mentre il labbro inferiore viene succhiato all’interno della bocca. Col viso rivolto verso di lui il rossore è già quasi completamente sfumato e solo il labbro martoriato porta il rosso di quell’intensa attività <Non è semplice, a volte penso di essere solo ancora profondamente ingenua, a volte invece mi sembra solo assurdo averlo pensato> che lui la ammiri è un’ammissione che per l’ennesima volta le separa le labbra sorprese ed alza appena le sopracciglia. Come ogni volta è incredula e fatica a trovare il senso che dovrebbe essere solo nell’enorme forza che dimostra… eppure c’è stato un momento buio ma le parole, la confessione è stata talmente blanda da passare in secondo piano rispetto all’ordine ristabilito. Per il resto del tempo tace rimanendo a guardarlo, un placido contatto visivo e poi un morso alla mela nella quale affonda la bocca <Cedere è nella natura umana> la fine del boccone da un lato della bocca, parla piano per quella che sembra essere un’altra confessione.
Malcolm: Quelle domande e quelle considerazione di Emma lo trovano ancora una volta pensieroso, talora perfino un po’ più cupo nello sguardo, perso ancora una volta chissà dove. Alcuni secondi di silenzio, in cui le dita smettono di accarezzare la testa rossa, poi un brevissimo respiro tirato su nervosamente dalle narici: <Non lo so Emma. Davvero non sono la persona giusta a cui chiedere.> sentenzia, calmo ma serissimo, riprendendo solo ora ad accarezzarla per qualche momento ancora. <Ammenda?> domanda quando viene messo di fronte a questa prospettiva che lo perplime un po’. <Per cosa dovresti fare ammenda?> gli risulta incredibile che Emma debba farsi perdonare qualcosa da Dio. L’angelo del Signore, come l’ha definita, che male potrebbe aver compiuto tanto da dover fare ammenda? E tutto quello che Emma dice suscita nuove domande, nuova necessità di comprenderla fino in fondo: <Cosa intendi?> chiede infatti, in merito all’ingenuità. Non capisce ora come ora ed è una sensazione strana; ha letto  la sua sorpresa, la serietà, il modo in cui morde il labbro inferiore. Ma non comprende, è fastidioso non comprenderla. È pericoloso non comprenderla. Così, nel pericolo, tace ed aspetta una risposta, facendosi via via più interdetto e confuso.
Emmeline: Si stringe nelle spalle per qualche momento, gli occhi ben aperti su di lui in un’attenzione piena e del tutto semplice ed innocente a non voler sentire il leggero peso dello sbaglio di aver chiesto qualcosa alla persona sbagliata <Non ci siamo mai posti limiti di questo genere nel parlare e tutto sommato non ci si dovrebbero porre limiti a confrontare ciò di cui si conosce poco> sa bene che probabilmente il disagio non è quello di non sapere e lascia correre annuendo comunque, attenta a sentir ricominciare le carezze sulla testa <Per essermi persa. Non era accaduto per caso, avevo davvero deciso di perdermi e prendere una strada che avrebbe ceduto ai sussurri di un ragionamento distorto… pensai… che tutto questo fosse solo ingenuità e che davanti ad un mondo così terribile servisse a ben poco continuare ad avere speranze. E invece. Continuare ad avere fiducia e perdonare è l’unico modo> un breve riassunto di se stessa che forse non quantifica nel giusto modo il peso di quella colpa che sente. Lascia che il silenzio faccia sedimentare quelle poche parole, schiude le labbra ed esita ed il respiro rimane sospeso per qualche tempo, nessun angelo è totalmente privo di quella piccola scintilla scura di un desiderio del tutto egoistico <Stiamo bene, qui, insieme… abbiamo fatto un ottimo lavoro> stende un sorriso di quelli che allargano le narici, lieto e quasi a sottintendere un ringraziamento.
Malcolm: Sospira appena lui alle prime parole di Emma, sa di essere stato forse duro in quella chiusura per non approfondire il discorso. <Lo so, lo so.> ma di sofferenza, perdono e sacrificio, forse si va per terreni impervi e minati. Che sia Dio o l’uomo. Torna ad accarezzarla per qualche momento ancora, per farle sentire che è tutto a posto, che depone le sue spine da riccio per non continuare su quella strada. Quindi la ascolta, sollevato di sentir spiegare ad Emma le proprie ragioni, la propria intimità. Ascolto puro ed attento, minuzioso. Le lascia definire anche il silenzio ed infine sorride appena in risposta al sorriso della ragazza. Annuisce, quanto mai sentito. E si prende del tempo lui, osservandola e stendendo carezze poco più ampie, stavolta sulle spalle coperte dalla camicia. Vuole dire qualcosa ma sappiamo com’è, fatica a tradurre in voce le proprie profondità. <Non…> deglutisce, quasi timoroso, distoglie lo sguardo, ma non c’è traccia di negatività in questa reazione, anzi è sereno. <E’…> ce la può fare. Incespica nei suoi pensieri, arrossisce colorando la carnagione pallida per non essere in grado di tirare fuori qualcosa di degno a parole. Qualsiasi cosa possa progettare di dire è incompleta, imperfetta, piena di obiezioni. <A volte credo che…>  si stringe nelle spalle, con un gesto nervoso, e sbuffa un quasi impercettibile sorriso, disagiato in questo tentativo testardo di esprimere qualcosa. Qualcosa di molto forte, qualcosa che alla fine si traduce in un occhi lucidi e una lacrima che scende sul volto, sereno. Ed è la serenità che conta di più di qualsiasi parola. La destra che non è impegnata ad abbracciare Emma si solleva velocemente per asciugare la lacrima come se nulla fosse. Nascondere ciò che non si può nascondere. Non ci tenta più a dire quello che cercava senza successo di dire. Inspira, cambia argomento, imbarazzatissimo dal fallimento dell’espressione. <Devi riuscire a perdonarti Emma> afferma, tornando al discorso di prima. Ora più serio in volto, cerca i suoi occhi. C’è ben più che un consiglio dentro quelle poche parole. Forse le parla quasi più da padre che non da amante: <Tu… tu guarisci.> in senso assoluto e generale. <Tu non hai nulla… nulla, di cui chiedere perdono.> scuote lievemente il capo per affermare quella negazione <Né a Dio, né a qualcuno.> sono parole forti, quelle che azzarda ad affermare a voce bassa, serissimo. <Fare ammenda…> un principio di frase, poi un pensiero che attraversa la mente, perfetto per quello che vuole dire, gli fa cambiare la frase: <C’era un poeta italiano che scrisse: “La morte si sconta vivendo”> lascia sedimentare queste parole, opportunamente tradotte. Scuote di nuovo il capo: <Hai già scontato tutto Emma.> probabilmente non è mai stato così serio ed intenso nel dirle qualcosa, tanto che prova a sollevarsi dallo schienale, mettersi seduto senza per questo doverla necessariamente allontanare. <Ora… ora è tempo che tu sia felice. Capisci?> che poi detto da lui sembra estremamente incoerente. Ma tant’è.
Emmeline: Non ha alcuna fretta, non per lui e nei suoi confronti, non ne ha mai avuta e mai si sognerebbe di averne nonostante la curiosità trovi terreno fertile in lei ad insinuarsi nelle fessure facendo tremare le vene che si bloccano nel momento in cui la coda di un occhio fuggito, non per vergogna o preoccupazione ma per riguardo nei suoi confronti a lasciarlo libero di tentare di esprimersi, coglie la goccia salata che tenta di abbandonare il suo sguardo. Tremare appena è istintivo e perfettamente nella norma sotto le dita di Malcolm scivolate sui capelli lunghi per arrivare alle proprie spalle. Quel tocco la conforta, sarebbe andata avanti protendendo la mano libera, l’altra forse dimentica della mela stretta tra le dita, per potersi prendere anche quella lacrima di cui comprende forse l’umore ma di cui non può conoscere il significato. Desiste osservandogli le dita e poi rimanendo incastrata sulla sua bocca che non parla, non riesce ad esprimersi con altro che una lacrima piena di contegno mentre lei è arrossita quasi per simpatia, probabilmente tentando di cogliere quella riflessione che non trova luce, tutto chiuso, tutto celato nell’animo quasi le parole conosciute dall’uomo non fossero sufficienti… ma è davvero possibile? Eppure ha sorriso, ha tentato strenuamente <Credi che…> stringe all’istante le labbra ricacciandole dentro alla bocca, non riesce a non chiedere e a non volere quel pensiero tanto profondo da poter essere forse la benedizione su quella sensazione di stanca rassegnazione ad una qualche colpa. Quando lui riesce a consigliarla lei solleva il viso e lo volta appena di più per andare a guardare fuori dalla finestra rimanendo a vagare nel buio delle luci fioche sull’acqua oltre la veranda. “La morte si sconta vivendo” è un pensiero intenso e senza intenzione ma al tempo stesso una piccola goccia di cianuro nel lago di Emma che deglutisce e batte le palpebre velocemente per un paio di volte. Lui la conosce, l’unico al mondo a conoscerla così profondamente da farle capire cosa quelle parole significhino e la goccia di cianuro non l’avvelena, è una consapevolezza che osserva dall’esterno, la constatazione di un fatto passato che Malcolm delinea nella mente di lei come l’espiazione di ogni peccato. Riesce a farla sorridere, non un sorriso pieno sulle labbra ma sicuramente colmo di riconoscenza per quel dipinto che le ha lasciato nell’animo, nuovi gentili tratti che cambiano luci ed ombre del suo animo. Prima che lui si alzi e lei segua i movimenti del corpo sottile, respira una sola intensa volta chiudendo gli occhi per ricevere l’assoluzione intrecciata in quelle parole pur rimanendo in parte convinta delle sue colpe nel breve attimo di distanza negli occhi che si riaprono su di lui <Io sono felice, ogni secondo sono felice, da quando sono tornata ed è per questo che prego, perché non smetta né nel mio cuore né nel tuo, perché è questo quello che meritiamo… abbiamo vissuto tutto, probabilmente tutto tranne quello che abbiamo la possibilità di vivere adesso ed è questo il tempo… la felicità non serve a nulla se vissuta da sola, è come una statua di sale lasciata nell’acqua> una breve pausa e la mano libera se ne va a cercare la sua per stringere le dita con intenso vigore <Quindi… non nascondermi i tuoi pensieri, fai un altro tentativo per me te ne prego e… e poi dimmi che vuoi andare via perché… perché questo tempo diverso merita un luogo diverso> magari non le parole giuste ed è così raro che si perda in quella scelta solitamente così puntuale, ma le parole le si spezzano nell’emozione di quei passi in una felicità che lui le dice di poter avere e di poter prendere. Non chiede, non direttamente, dipinge solo i contorni di qualcosa che hanno cominciato a vivere e a condividere.
Malcolm: Al momento lascia perdere quel pensiero così difficoltoso da esprimere, bello eppure quasi impossibile da esprimere degnamente, un pensiero complicato. Lo rimanda. Non si preoccupa che Emma guardi fuori, nel momento in cui lui le parla. È raro che si permetta di spingersi così oltre, di solito non si azzarda a toccare con le parole un luogo così delicato, di solito accoglie ma non incide, abbraccia, esplora, ma non esplicita, non desidera cambiare o giudicare. Ora però ha sentito la necessità di consigliare. Lui che la conosce relativamente poco eppure ha potuto leggere certe cose sorprendenti dentro di lei, fin dall’inizio. Fin dal vinile, fin dalla casa sul lago. Così ora, mentre lei è voltata e Malcolm sembra dunque quasi sussurrarle nell’animo come una presenza invisibile, ne può assorbire la reazione, quel sorriso che vale più di ogni parola. La può accompagnare con quella mano dietro le sue spalle, sorreggerla, sostenerla, come lei guida e sostiene lui nel loro reciproco equilibrio, lui perfettamente a metà fra un padre ed un compagno, ma in ogni caso totalmente devoto a lei. Questo non cambia il fatto che si senta piccolo, goffo, inadeguato, davanti alla preziosità di cui ha scelto implicitamente di prendersi cura; Emma è una figura globale, indefinibile, realizzazione e salvezza. Talvolta ha così tanta paura che tutto questo d’improvviso svanisca, si sgretoli, si dissolva; c’è mancato così poco perché succedesse e lui venisse risbattuto giù. Lei sorride, torna a guardarlo, incastrando gli occhi in quelli azzurri del suo vecchio uomo, tondi e vicini, torna a parlare. Quel discorso lo induce via via ad abbassare lo sguardo; la felicità, un concetto a cui si rapporta con non poco cinismo. La felicità, un’utopia. Qualcuno scriveva che l’utopia è l’orizzonte mobile che ti permette di continuare a camminare, e forse è proprio così. Ma i suoi tempi benedetti sono passati e lui sta scontando la condanna, una condanna che ha contorni precisi, un nome preciso, l’ira di Dio per avere forse pace e felicità vera nella vita futura. Deglutisce nervosamente, perso. Forse è per questo che Emma gli stringe la mano, richiamandolo alla realtà. Emma è un miracolo inaspettato che potrà rendere vivibile questo tempo che rimane, Emma è la sua ultima possibilità di redimersi. Felicità. Si sente in colpa per non riuscire a provarla, se non per pochi attimi, scorci, sprazzi; il massimo a cui può ambire è la serenità, l’accettazione del suo essere e della punizione. Sospira per cacciare via il pensiero, per tornare a lei che gli chiede di tentare di nuovo nell’esprimere ciò che aveva lasciato incompleto. E anche… <And-andare.. via?> ripete, rialzando lo sguardo su di lei, incredulo. Una specie di fulmine a ciel sereno. Andare via? Così, di punto in bianco, questa prospettiva salta fuori dal nulla. Non si può dire che la accolga tranquillamente, lo getta nella confusione. La fissa ancora senza dire nulla, come se gli avessero fatto appena crollare la terra sotto i piedi. <Io… io stavo per dire… che…> cerca di dire, ansioso, cercando di alzarsi in piedi sgusciando dalla parte opposta della long-chaise, sulla destra. Ha bisogno di muoversi e di metabolizzare quelle parole: “Andare via”. Si toglie gli occhiali che finora ha tenuto, prende un respiro perché gli pare che l’aria manchi. Andare via. <Che…> prova a proseguire, dandole le spalle per ora, ha bisogno di nascondersi per aprirsi. <Avrei voluto stare qui, così, insieme… fino alla fine.> solo che da un pensiero che lo ha commosso, realizzazione massima di ciò che uno come lui può sperare, ora è diventato un pensiero che si scontra con l’angoscia di quell’ “andare via”. La cosa gli toglie il respiro. Forse era anche prevedibile, vista la chiusura che ha elaborato da settimane nei confronti di tutto ciò che non è quella casa e di chiunque non sia Emma. Andare via significa affrontare di nuovo il mondo, uscire dal proprio guscio, verso un ignoto “andare via”, uscire dalla “perfezione” così faticosamente raggiunta e costruita. Almeno dal suo punto di vista, nella sua illusione tutta personale. Smuove nervosamente le mani che sfrega con tutti i palmi sui pantaloni.
Emmeline: E lui vorrebbe convincerla che non ha colpe. Ai suoi occhi è così evidente quanto sia semplice sbagliare ogni volta, tanto da perdere la sua mano sulle spalle e costringerlo a sgusciare via in un gesto ed una necessità che comprende ma che ben presto si farà così pesante per ogni centimetro di lui, della loro vicinanza, che ha perso in quella sua stupida ostinazione a chiedere, a voler sapere e a sfogliare pagine che non sempre devono esser passate tra le dita. Il suo è un lavoro così delicato e non ha idea di quanto poco o tanto le sia riuscito, ha dentro le speranze e l’illusione che possa bastare e che non sia mai fallibile. Il sostegno è stato respiro zuppo di vita, il semplice incontro degli sguardi un abbraccio che è realizzazione di speranze che hanno faticato ad essere espresse e sollievo da un vuoto prolungato fino a raggiungere quasi la metà della sua intera, piccola vita. Nel viso del solo uomo degno della sua devozione rintraccia le carezze lievi di minuscole espressioni che per lei sono come i pensieri notturni che fanno scivolare tranquilli nel sonno, quei bei pensieri, e cose belle che da bambini ogni genitore dice di pensare appena prima di spegnere la luce. E’ la sua cosa bella eppure i pensieri e quella conciliazione che ha più volte tentato di trovare giungendo però solo ad un nuovo distacco, quei pensieri sembrano uccidere miseramente l’idea così tonda, piena e perfetta che le parole di lui riescono a confessare. Stare insieme, così, fino alla fine, di qualsiasi tipo essa sia perché ad un passo dalla fine di tutto ci sono già stati ed è successo orribilmente appena prima che quel tutto, tondo e pieno, potesse avere inizio. Come dargli torto? Emma si ritrova ad annaspare tornando col viso verso la finestra e non trovando più così tanta luce sull’acqua come le era sembrato prima. Quelle parole riempiono e svuotano in una dicotomia talmente sublime da strapparle la fibra della propria interezza lasciando uscire dagli occhi una fiumana di lacrime totalmente mute <Io…> non è incespicare, è cadere e fermarsi per dover fare lo sforzo di non piombare di nuovo giù <Io…> ma è così difficile esprimere la colpa che brucia per aver toccato quel pensiero meraviglioso, quel “sempre” definito in altro modo <Io…> cosa vorrebbe dire Emma che possa liberare quella dichiarazione d’eternità dall’ombra che lei, lei sola, sembra averci buttato sopra, una coltre impietosa <Io…> tiene il viso basso ed affoga l’incapacità in un nuovo morso alla mela, svogliato e compiuto con la sola scusa di non sembrare in realtà così inadatta. Respira e lascia che il sapore dolce ed aspro del frutto la pizzichi risvegliando un velo di quella sua capacità di vedere le cose al di là dei possibili confini ed orizzonti. Scompone i concetti e guardando nel vuoto li osserva distinti ed insieme sotto un’altra luce, con occhi diversi pur senza cambiare il senso profondo del pensiero di Malcolm <Noi…> è cambiato tutto, non esiste un’esistenza separata, no un “io” capace di opporsi a quei tentennamenti e quelle ansie, il nervosismo delle sue mani sulla stoffa <Noi saremo sempre qui, così, insieme fino alla fine. Qui, così, insieme fino alla fine non è un luogo ma siamo semplicemente noi> non ha cuore di dire altro e si nasconde in un altro morso ancora accovacciata vicino a quella lunga poltrona tentando di fermare quelle lacrime spontanee.
Malcolm: Le spalle avvolte nella camicia bianca, i capelli grigi, la schiena ed i fianchi magri, lo proteggono in qualche misura. Proteggerlo da cosa? Non da Emma in sé, ma dalla confusione e la conseguente ansia che lo hanno invaso. Non aveva percepito il desiderio di Emma di andare via, questo bisogno di fuga. Cosa ha di sbagliato questo luogo? Cosa ha di sbagliato questa loro vita? Sembra tutto così insensato. Perché devono ricominciare da qualche altra parte? Perché le cose non possono restare immutate come sono ora e fino alla fine, al riparo dalla crudeltà del reale? Perché bisogna ricominciare? Perché non ci può essere una stabilità, una sicurezza? Perché non può semplicemente lasciarsi andare, riposare, proseguire quella quotidianità semplice ed essenziale, metodica, fatta di abitudini, rituali, spazi familiari? Perché dovrebbe mai voler abbandonare tutto questo? Strofina le mani sulla stoffa, isolandosi, concentrandosi a controllare la valanga che lo ha investito senza preavviso. Non riesce a pensare lucidamente, la sua testa è un turbinio sovraffollato di domande e di angosce, ricordi e paure che si accavallano. Respira, calmati, Malcolm. Con l’aria stravolta deve tornare a prendere la Bibbia che aveva lasciato chiusa sulla long-chaise e andare a riporre quel libro dalla copertina nera e minimale, con la scritta “Holy Bible” a caratteri dorati, nel suo spazio preciso della libreria, dove tutti i volumi sono ordinati per colore e secondariamente per altezza. I movimenti sono nervosi e frenetici, nei confronti dei libri sfoga delle compulsioni forti, li risistema più volte in modo abbastanza sconclusionato. Alle sue spalle Emma cerca di trovare una spiegazione, o meglio una promessa per quell’andare via. Lui la ascolta in silenzio, continuando a togliere un po’ fuori i libri dal loro allineamento perfetto, uno per uno, rimettendoli a posto immediatamente. Si odia. Si odia perché prova rabbia e repulsione per quell’illusione venuta meno in un colpo; la sua testa va ben oltre una semplice richiesta, non è la richiesta il problema, quanto l’affrontare tutto ciò che la richiesta comporta e che, inconsciamente, sapeva essere necessario. Lui non è un animale capace di stare nell’ozio, sebbene non ozi mai per davvero; il lavoro è stato la sua vita da sempre, il suo istinto di predatore e di cacciatore può forse essere messo da parte senza ripercussioni? Lo stesso istinto che si risveglia d’improvviso insieme a quella tempesta di rabbia violenta che prova a controllare. Lo stesso istinto che ha castrato smettendo di informarsi, lui che comprava e leggeva tre quotidiani al giorno. Si è forzato ad isolarsi completamente per perseguire un ideale impossibile, per smettere di affrontare le sue paure, chiuso in una campana di vetro. Ed ora quella domanda, quella richiesta, ha solo tolto il velo di fronte a quella follia spacciata per paradiso. Continua ancora ad isolarsi in quella compulsione, di disallineare e riallineare i libri, incapace di dire una parola e non perché non abbia assorbito quello che Emma ha detto. E’ da quasi tre anni che la sua vita non riesce ad essere stabile, che non riesce più ad afferrare nulla di durevole, a tenersi un lavoro, a restare in un posto, a trovare una continuità emotiva. New Orleans, New York, New Orleans, Londra, New Orleans, chissadove. Smette di colpo quella compulsione, una manciata di momenti dopo che Emma ha finito di parlare. I pensieri d’altronde sono così terribilmente veloci, confusi eppure incredibilmente precisi nell’affondarsi tra le pieghe del cervello, che non richiedono poi molto tempo. Quello che richiedono è tanta, troppa energia. È cambiato così all’improvviso da far quasi paura. Sembra che voglia girarsi verso Emma, esausto e di conseguenza col volto spento e apatico. E lo fa, si volta, ma in modo lento e indeciso. Cerca qualcosa da dire, appare confuso nella propria immobilità. Riflette ancora su quelle parole: noi, così, insieme, fino alla fine. Andare via per essere sempre loro, andare via  per costruire una nuova vita. Forse per lei può avere un senso, perché è giovane, lei ne ha bisogno. È questo il pensiero chiave su cui pondera, restando lì in piedi, immobile, con lo sguardo fisso in un punto vuoto, quasi fosse un automa. Lei ha una vita davanti, lui ha solo il tramonto davanti. Cosa è disposto a sacrificare per darle la vita di cui ha bisogno? Oh ma che domande, Malcolm. Sai bene che non esiteresti un istante per dare anche la tua stessa vita per lei, questo è ben chiaro da molto tempo ormai. E intanto si è di nuovo perso nei propri pensieri troppo vividi, restando terribilmente muto e statico. Dovrebbe ricordarsi di parlare, magari. <Promettimi…> riscopre la sua voce che subito si macchia di un’ondata di pianto, arreso dopo la rabbia e l’ansia. Ma il pensiero sfugge, a subconscia protezione; questo “shock” l’ha quasi disorientato. Che stava dicendo? Oh sì. <Sono così stanco Emma> ammette basso e senza che sembri neanche un lamento, quanto una fredda constatazione priva di sentimenti, un vuoto su cui si è aperta all’improvviso la tenda. Forse non è esattamente questo ciò che stava dicendo, ma ha poca importanza. <Non…> scuote appena il capo, che già è qualcosa in quell’immobilità <Non… non ho più la forza di essere un giornalista.> confessa, ma è abbastanza confuso da lasciar capire che può essere un semplice prodotto del momento di instabilità che si è presentato. Qualcosa che ha taciuto per settimane, nascondendolo anche a sé stesso nella speranza intrinseca che non si presentasse mai il momento della resa dei conti. Ma ora Emma sta chiedendo la propria vita che è anche la loro vita, e lui cosa può darle? Respira lentamente. <Promettimi> ecco cosa stava dicendo <promettimi che un giorno ritorneremo qui.> gli occhi gli si macchiano di lacrime e tutto diventa sfocato, nebuloso. <Questa casa è più che un luogo.> nella resa incondizionata a quel bisogno di Emma, chiede solo una promessa, sul filo del pianto che viene fuori dall’essere semplicemente esausto e confuso. <Io… io voglio ritornare qui quando…> porta nervosamente il dorso della mano davanti alla bocca, non riuscendo a trattenere le lacrime. <V-vo-levo … morire q-qui, dav-davanti …a questo lago…> le parole vengono mormorate fra i singhiozzi, tant’è che si capiscono appena. <Voglio… voglio essere qui..> non conclude un concetto che s’è capito benissimo comunque. <An-andiamo via..> e annuisce, sebbene sia scoppiato a piangere.
Emmeline: Non ha di certo la forza di continuare a guardare o di continuare a mordere quella mela, molte cose le hanno stretto lo stomaco quasi fino a farlo scomparire e quei pochi morsi pesano incontrando il rifiuto di un’ansia e un’agitazione che non trovano un confine. Si è voltata solo un istante ed osservarlo spostare e riordinare i libri le è bastato, è fin troppo per lei, per farle comprendere cosa stia accadendo. Riuscirà a perdonarsi anche questo? Ha già pagato anche per questo? E’ semplicemente insopportabile e d’un tratto ogni cosa è nulla. Si alza lentamente e va verso la cucina, apre lo sportello e getta la mela nella pattumiera con pochi gesti meccanici e totalmente impersonali, il meccanismo di gesti solamente utili a raggiungere quella conseguenza priva di uno scopo. Lo lascia parlare e lo lascia addentrarsi mentre i suoi occhi s’asciugano all’istante ed il viso resta serio a concentrarsi sulle parole rimanendo col solo sostegno di se stessa. Il cielo con un dito e poi l’impatto con il terreno, un sussulto soltanto spezza quel niente che l’accompagna perché è questa la sua formidabile capacità, l’eredità di qualcosa di orrendo… azzerare. Se ne va a togliersi le ciabattine sistemandole con cura al bagno evitando di girarsi verso la porta della camera chiusa, si china a fare un paio di risvolti ai jeans stretti per accorciarli e poi si ferma nel mezzo del corridoietto guardando di sfuggita verso la veranda <Non c’è bisogno di andare> decreta con calma e con voce profonda e ferma <Non ha senso andare e poi tornare, andare e poi tornare, per me è lo stesso e non voglio far perdere tempo a te e a me. Non è necessario. Non c’è nemmeno bisogno di chiedermi di promettere, nessun bisogno> prende un respiro spezzato dal deglutire, quel po’ di mela si agita dentro al suo minuscolo stomaco di ragazza e cammina per raccogliere il cellulare lasciato sul tavolo per tenerlo stretto in mano, saldamente stretto <Vado a fare una passeggiata qui sotto in spiaggia, ho bisogno di camminare. Sta tranquillo te ne prego> un discorso chiuso, non tenta nemmeno di spiegare per timore che altre parole possano ulteriormente confondere e fare di una semplice idea un muro insormontabile. Chiude per istante gli occhi scuotendo appena la testa e sospirando per scacciare via qualcosa che si ripresenta di nuovo in quel meccanismo che scatta per preservarla. Ha rovinato tutto, può perdonarsi anche per questo? I passi non hanno fretta per arrivare fino alla porta, l’hanno soltanto nel momento in cui passa davanti alla porta della camera cui concede uno sguardo gelido. Fuggire, può perdonarsi anche per questo? Apre la porta ed esce a piedi nudi sul ballatoio osservando a destra e a sinistra per concedere del tempo prima di sforzarsi a chiudere la porta e andare.
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nasreen44 · 7 years ago
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Segnalazione: ‘La scatola delle preghiere’ di Lisa Wingate
http://dlvr.it/QDzSmN
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staipa · 7 years ago
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Un nuovo post è stato pubblicato qui http://www.staipa.it/blog/torna-da-me/
Torna da me
Aveva sognato ogni giorno di rivederlo, ma non avrebbe mai pensato sarebbe potuto accadere in questo modo. Il suo fratellino se ne era andato ormai da due anni, un anno, sette mesi e ventidue giorni. E tre ore per l’esattezza, o almeno così avevano detto quelli della polizia. I minuti non era dato saperlo perché il corpo era stato trovato troppe ore dopo e la precisione di queste cose diminuisce nel tempo. Lo avevano trovato in un prato, stringeva forte il suo Batman, l’eroe che avrebbe voluto essere ma che quella volta non era riuscito a salvarlo. Non aveva piovuto, era un giorno di un tardo settembre e il bel tempo aveva contribuito a mantenere le tracce pulite e a non adulterare il piccolo corpicino in anticipo. L’avevano trovato sdraiato a faccia in giù nella terra senza nessun segno di violenza ma troppo lontano da casa per poter esserci arrivato da solo. Solo ad un esame più approfondito trovarono nel sangue Arsenico e nello stomaco una discreta dose di Coca-Cola. Probabilmente una forma moderna dell’acqua Tofana offerta da chissà chi. Il corpo era poi stato pulito in ogni suo punto, rivestito e lasciato in quel punto senza lasciare traccia alcuna. Neppure nelle celle telefoniche, neppure orme nel prato. Non vi erano tracce di violenza, non vi erano tracce e basta. Arsenico a parte. Quello era stato lasciato come a indicare volutamente la causa della morte. Una domanda rimasta inespressa era stata quella di perché occuparsi di far sparire ogni traccia ma non usare un metodo meno palese dell’arsenico. I colpevoli non furono mai trovati.
Aveva sognato ogni giorno di rivederlo, ma non avrebbe mai pensato sarebbe potuto accadere in questo modo. Era un mattino di un anno, sette mesi e ventidue giorni e tre ore dopo del momento, che le avrebbe cambiato per sempre la vita e suo fratello, congelato nei sei anni che aveva quando aveva lasciato questo mondo era lì di fronte a lei immobile dall’altra parte della stanza. Poteva essere solo un’ombra, un’allucinazione, una delle tante volte che lo aveva immaginato fino quasi a vederlo, poteva essere una di quelle immagini che vedi di sfuggita con la coda dell’occhio e poi se ne vanno quando le focalizzi ma era lì. Era ancora lì nonostante gli si stesse avvicinando. Il volto era più magro di come lo ricordasse, come se la pelle faticasse a rimanere su e tendesse a cadere come nel volto di un vecchio, sembrava quasi trasparente e fragile come carta velina, chiara e incartapecorita. Eppure sembrava così lui, così vivo, così rosa al contempo. La osservava silenziosamente con quel suo sguardo che ti trapassa, non sbatteva mai le palpebre. Non lo noti mai che una persona le sbatta, ma fu il contrasto forte di non vederlo accadere che le gelò il sangue e la fece fermare. “Andrea. Sei tu?” disse. “Anna, sei tu?” rispose lui. Lacrime calde e copiose sgorgarono come una cascata improvvisa dagli occhi della ragazza. Le sue preghiere erano state esaudite? Il bambino alzò le braccia allungando le mani verso lei, il palmo di una mano aveva qualcosa di strano, che tolse d’improvviso l’entusiasmo alla ragazza. Il bambino iniziò ad avanzare lentamente con movimenti innaturali come se le ginocchia riuscissero a muoversi solamente di pochi centimetri, come se le caviglie non fossero in grado di flettere. Il palmo della mano avvicinandosi mostrò che cosa lo rendeva strano, la pelle era aperta e attraverso si vedeva un osso. “Andrea… sei tu?” “Agggnna, ffei gù?” rispose lui. Prima, quando lo aveva sentito parlare aveva sentito parlare aveva questa stessa pronuncia strascicata e marcia o le era sembrato normale? Non ne era più sicura. Non era più sicura di nulla se non del gelo che sentiva partire dal petto verso il collo. Solo una volta ricordava di essere rimasta così bloccata dal terrore. Era piccola e doveva lanciarsi da quello scivolo altissimo al parco acquatico, era stata poi spinta da un bambino ed era caduta nello scivolo, presa dal panico aveva rischiato di affogare una volta arrivata alla piscina e il bagnino l’aveva salvata, ora provava quel terrore ma anche il soffocare di dentro all’acqua e non sarebbe arrivato nessun bagnino. Sentì la pelle di suo fratello toccare l’avambraccio, una pelle molle come frutta andata a male e ruvida come cartapecora. La parte molle doveva essere quella più vicina all’osso. Una pelle fredda come non aveva mai sentito nulla. Le provocò un brivido che la scosse abbastanza da strappare via il proprio braccio dalle grinfie di quella cosa. “Gnaggna noo puuura” disse quella cosa ma era già alle spalle mentre la ragazza prendeva lo slancio per correre.
Era accaduto solo poche ore prima, o almeno quella era l’impressione. Aveva lasciato casa di Giovanni giusto dall’altra parte della via e stava andando a casa. La mamma di Giovanni aveva appena chiamato mamma per avvisarla, c’era freddino ma Andrea pregustava già il caldino che avrebbe trovato in casa e le braccia amorose che lo avrebbero accolto, aveva una bella famiglia lui, non come quella di Giovanni che aveva il papà che lavorava sempre via. Fu mentre era immerso in questi pensieri che vide arrivare un’auto veloce, gli frenò accanto. Per un momento aveva pensato che sarebbe stato investito ed invece no, non accadde. La mamma si sarebbe arrabbiata tantissimo se fosse stato investito. Fece per girare attorno alla macchina ma un uomo scese e lo guardò fisso. “Ciao bambino, che ne dici, lo vuoi un dolcetto?” Andrea rimase un paio di istanti a penarci. Troppi. Mezzora dopo era in un posto che non conosceva. Aveva dormito durante il viaggio. Doveva essere sotto terra, o forse erano solo le finestre chiuse ma era buio. Vide accendersi delle candele attorno. Era sdraiato su di una pietra fredda, sembrava il piano della cucina di mamma ma molto più grande, e non bianco. Non riusciva a vedere molto perché non riusciva a muovere la testa se non di poco, sentiva le braccia e le gambe bloccate ma era stanco, troppo stanco per cercare di spingere di più. “Tranquillo piccolo, non muoverti, sono la dottoressa” disse una voce accanto a lui. Non era una voce familiare ma non ricordava la voce della dottoressa. Anzi era quasi sicuro di aver avuto un dottore. “Se non ti muovi non ti farà male” continuò la voce. Il dottore glie lo diceva sempre prima di fagli le punture. Ed era vero. Una volta aveva provato a muoversi e si era staccato l’ago e gli aveva fatto tantissimo male, e mamma si era agitata e anche il dottore e poi aveva pianto e alla fine la puntura glie l’avevano fatta di nuovo da un altra parte quindi probabilmente era davvero meglio stare fermo. Le candele si erano accese una ad una attorno a lui, erano a cerchio. Non aveva mai visto una medicina così, e a dire il vero non gli sembrava di essere ammalato. “Dov’è mamma?” disse. “Tranquillo, è qui. Dall’altra parte della porta, ti senti stanco vero?” “Sì” “Sei stato poco bene. Mamma ti ha portato qui, e ora ti dobbiamo curare, ma tu stai fermo e tranquillo vedrai che tra poco starai bene” Vedeva attorno delle ombre muoversi ma non capiva la direzione da cui arrivava la voce, era come se molte voci sotto questa sussurrassero, gli ricordava un po’ il rosario, o le litanie in chiesa. Lo facevano sentire tranquillo perché don Mario è un’uomo buono e anche se si annoiava tanto a sentirlo sapeva che gli faceva bene anche se non aveva mai visto il dottore con don Mario nella chiesa. Aveva l’impressione di poter girare la testa e riusciva a muovere le braccia. Fu una sorpresa riuscire a girarsi del tutto e trovarsi a faccia a faccia con un bambino identico a sé. Stava volando a faccia in giù su un bambino identico a sé. Salì più in alto osservando la dottoressa e gli infermieri muoversi nel buio. Indossavano strani vestiti come quello di mago Merlino ma neri. Poi tutto scomparve all’improvviso. Era in salotto. Era in salotto immobile in piedi e Anna stava entrando dalla porta. Sembrava strana, come fosse diventata più alta. I capelli erano diversi, con delle strisce più chiare, e il viso era un po’ più allungato, era strana. “Andrea. Sei tu?” le sentì dire, era come se la voce venisse da lontano, come essere dentro a una scatola e sentire il suono provenire dall’esterno. “Anna, sei tu?” non gli venne niente altro di più intelligente da dire ma anche il suono della propria voce sembrava distorto e lontano, aveva avuto l’impressione che muovere le labbra e la lingua fosse terribilmente difficile, ma questo non aveva a che fare con il fatto che il suono era come non provenisse da dentro di se ma da fuori da una scatola. La lingua, la bocca, le gambe, le braccia, tutto sembravano come quando capita di sedersi troppo a lungo sulla gamba e questa perde sensibilità. Era così l’intero corpo. Anna sembrava strana, quasi allarmata, forse doveva solo andare da lei e abbracciarla. Probabilmente e un abbraccio forte avrebbe fatto bene ad entrambi. Le braccia sembravano così pesanti alzandole. “Andrea… sei tu?” sentì dire come se la voce provenisse da ogni direzione. Qualcosa non andava. C’era qualcosa di strano e forse quella non era sua sorella. Perché sembrava così cresciuta? “Anna, sei tu?” disse. La ragazza, sua sorella, sembrava bianca e spaventata, era rimasta immobile con la bocca aperta. Andrea decise di avvicinarsi a lei e toccarle il braccio. Avrebbe sempre potuto scegliere se scappare o abbracciarla. “Anna, ho paura” disse. Lei strattonò via il braccio e cominciò a correre. “No Anna, aspetta” disse provando a seguirla. Lei era sempre stata più veloce ma questa volta raggiungerla sembrava ancora più difficile del solito. Era come se le gambe rispondessero in ritardo e il sentirle intorpidite non aiutava. Ad ogni passo sembrava cedessero anche se non sentiva il consueto formicolio.
“Gno Gnnana aappaasaaa” quell’essere continuava a urlare alle sue spalle, non aveva il coraggio di voltarsi. Entrò in camera e sbatté la porta. La chiuse a chiave e si infilò sotto la scrivania. Cosa sta accadendo? Rimase in attesa con la testa tra le mani e le lacrime che piovevano come una fontana. In casa non c’era nessuno che avrebbe potuto aiutarla e salvarla. Salvarla da cosa poi? Cos’era quella cosa? Forse se l’era solo immaginata. In fondo non c’era più alcun rumore da un po’. Forse avrebbe dovuto uscire da quella stupida scrivania e tornare fuori dalla stanz TUMP, TUMMP. TUMP. La cosa batteva alla porta e faceva i suoi versi, era ancora lì.
Ci aveva messo più del previsto a raggiungere la porta, Anna si era chiusa dentro a chiave. “Cosa succede Anna? Perché sei scappata? Ho paura!” disse mentre batteva sulla porta con i palmi  delle mani. Avrebbe voluto piangere ma non sgorgavano lacrime. Batté più forte ma dopo alcuni tentativi accadde qualcosa che non credeva possibile. Tre dita della mano si ruppero senza dolore. Erano piegate verso il centro della mano. Si fermò a guardarle e si sedette a terra. “Ti aspetto qui”, disse “quando stai bene.”
La cosa fuori dalla porta smise di battere. Passarono alcuni minuti e di nuovo le parve che la realtà si aggiustasse, è strano come siano veloci ad attenuarsi nella le situazioni assurde. O che riteniamo assurde. Passarono solo alcuni minuti prima che ricominciasse a pensare che doveva essere stato tutto un sogno. Non c’era niente fuori di quella porta al di fuori dell’immaginazione, niente di cui aver paura. Presto sarebbero arrivati mamma e papà e avrebbero sorriso di tutto questo quando glie lo avrebbero raccontato. Non c’era nulla da temere. Si alzò e avvicinandosi lentamente alla porta ascoltò con attenzione i suoni. Nessun rumore.
Anna finalmente aprì la porta, sembrava ancora un po’ spaventata ma molto meno di prima, era il momento di abbracciarla, sarebbe stata di sicuro subito meglio, e sarebbe stato meglio anche lui. Era il momento giusto.
Quella cosa era ancora lì, non fece in tempo ad evitarla. Le braccia molli e secche al contempo avevano una forza spaventosa mentre bloccavano il collo della ragazza. Provò a dimenarsi ma non riusciva a colpire quello che sembrava così tanto il suo fratellino, non riusciva ad opporsi rischiando di farne violenza. Si mise a piangere mentre faticava sempre più a respirare. Pianse. Non le era rimasto altro. Pianse mentre osservava, da fuori, il proprio corpo a terra. Andrea, bello come era stato due anni fa, le porgeva la mano ed assieme si allontanarono da quello che ormai era un guscio di carne morta.
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francesca-bosco · 7 years ago
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Anteprima • "La scatola delle preghiere" di Lisa Wingate
@Leggereditore inaugura il 2018 con " La scatole delle preghiere", da oggi in #Ebook
  Ciao a tutti
Eccovi il primo post del 2018. Torno operativa dopo qualche settimana di stallo tra cibo e studio, per augurarvi prima di tutto una bellissimo e soddisfacente nuovo anno e per ringraziarvi per l’enorme sostegno che anche in questo passato 2017 mi avete dimostrato. È sempre una gioia aprire questo angolino e trovare persone simpaticissime con le quali condividere anche solo una…
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messaggidivinamisericordia · 11 years ago
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ORGANIZZATE IL VOSTRO APPROVVIGIONAMENTO ALIMENTARE ORA
ORGANIZZATE IL VOSTRO APPROVVIGIONAMENTO ALIMENTARE ORA 8 luglio 2011 – Il Padre Eterno impedirà al Nuovo Ordine Mondiale la persecuzione finale dei Suoi figli Posted by Messaggi da Gesu Cristo ⋅ ottobre 25, 2012 Archiviato in Anime perse, Chiesa rimanente, Grande Avvertimento, Nuovo ordine mondiale, Servi sacri Mia amata figlia prediletta, Mi rendo conto che stai pagando a caro prezzo questo lavoro e che hai bisogno di riposare per un’altra settimana, ma ascolta quello che ho da dire. Di’ ai Miei figli di svegliarsi adesso e di osservare le agitazioni in quella parte del mondo in cui le crisi finanziarie abbondano. Di’ loro che, mentre l’avidità delle persone è stata in parte responsabile dei debiti che li sommergono, la crisi bancaria è stata deliberatamente pianificata dal Nuovo Ordine Mondiale. Molti, leggendo questo messaggio, sorrideranno e metteranno in discussione questo fatto, ma devono anche sapere che se non si alzano per difendere i loro diritti saranno costretti ad accettare il Marchio della Bestia per accedere ai propri soldi. La Nuova Moneta Mondiale verrà presentata a un mondo incredulo La valuta del Nuovo Ordine Mondiale, che sarà presentata a una comunità incredula, è progettata per controllarvi. Non appena succederà, allora cercheranno di privarvi di cibo. A meno che i Miei figli non prendano atto di questa realtà adesso, resteranno indifesi quando si troveranno sotto il controllo del Nuovo Ordine Mondiale guidato da forze massoniche. Preparatevi ora, figli Miei, perché, anche se l’Avvertimento permetterà di convertire milioni di persone, comprese quelle fedeli al Nuovo Ordine Mondiale, non sarà comunque sufficiente a fermare questi schiavi malvagi di Satana e l’Anti-Cristo. Una volta che controlleranno i vostri soldi, voi farete fatica a difendere il vostro diritto alla proprietà, al cibo e alla salute, le tre cose di cui si faranno carico se non iniziate a gridare la vostra opposizione ora. Fermate i vostri capi dal loro cammino. Non lasciatevi intimorire. Se in numero sufficiente starete attenti a questo mostruoso piano malvagio, allora potrete avvertire gli altri. Organizzate il vostro approvvigionamento alimentare ora Pianificate le vostre scorte di viveri ora. Comprate e coltivate i semi che vi terranno in vita. Acquistate monete d’argento o d’oro in modo da poter comprare ciò che vi sarà necessario. La cosa più importante è trovare in tempo luoghi in cui, come gruppo, potrete incontrarvi per offrire il Santo Sacrificio della Messa. Perché le chiese saranno rase al suolo. I servi di Satana sono come formiche: si moltiplicano a migliaia Non accettate mai il Marchio, il chip della Bestia. Pregate, pregate affinché la vostra casa riceva le benedizioni speciali per salvaguardarvi dall’esercito che cercherà di buttarvi fuori dalla vostra casa. I servi di Satana sono come formiche. Si moltiplicano a migliaia di ora in ora. Voi, figli Miei, dovete pregare ora per combattere questa serie di atrocità pianificate dal Nuovo Ordine Mondiale che ha l’acquolina in bocca all’idea di poter controllare il mondo. Munitevi di candele benedette in casa. Fatene scorta ora perché vi terranno in una luce di protezione. A meno che non vogliate diventare schiavi di questa orribile dottrina, allora è necessario pianificare ora. Acquistate stufe a gas, coperte, cibo secco e in scatola, compresse per la potabilizzazione dell’acqua, candele con immagini religiose per sostenere voi e le vostre famiglie durante il Grande Castigo che seguirà l’Avvertimento. Le preghiere stanno già diluendo l’impatto del Grande Castigo, ma voi, figli Miei, dovete stare sempre in guardia. Stando attenti alla vostra preparazione, sarete in grado di sopravvivere al grande bombardamento organizzato che sarà peggiore di quello che è successo agli Ebrei sotto il regno di Hitler, discepolo di Satana. Prestate attenzione a questo avvertimento con calma. Perché preparandovi in anticipo vi metterete al riparo dagli atti spregevoli pianificati dal Nuovo Ordine Mondiale. Per quelli tra voi che sono coinvolti con il Nuovo Ordine Mondiale ascoltateMi ora. Pentitevi. Prestate attenzione all’Avvertimento per quello che vi offre – la possibilità di voltare le spalle a Satana e alle fiamme dell’inferno. Consigli per i Servi della Chiesa Quanto ai Miei Servi Sacri, questo è ciò di cui devo informarvi. Fissate gli occhi su di Me ora e pregate lo Spirito Santo perché vi tenga sulle spine, di modo che possiate riconoscere il Falso Profeta non appena si sarà mostrato in mezzo a voi. Allora avrete bisogno di riunirvi in gruppi per garantire che i Miei figli siano in grado di ricevere la Santissima Eucaristia durante la persecuzione. La mano del Padre Mio è pronta ormai ad abbattersi con grande potenza su quei malvagi e arroganti capi delle banche, i poteri occidentali e orientali che tramano in segreto il modo in cui riuscire a controllare tutti voi. Il Padre Mio Eterno distruggerà ogni loro traccia per evitare che la persecuzione finale che stanno programmando contro i Suoi figli vada a buon fine. Egli non lo sopporterà. Ricordate, figlioli: Dio, il Padre Eterno, vuole proteggervi tutti. La sua pazienza ha superato ogni limite. Egli, fino all’ultimo minuto, accetterà chi si rivolgerà a Lui per il perdono. Tuttavia adesso deve fermare quei regimi malvagi dall’orrore che infliggono al resto della Sua creazione. È per l’amore dei Suoi figli lo fa. Per coloro che dicono che Dio, il Padre, non può essere arrabbiato perché Egli ama tutti, sappiate questo: Sì, egli è arrabbiato e la sua rabbia è giustificata dalle malvagie ingiustizie che vengono perpetrate sulla Sua preziosa famiglia. Ancora una volta Egli riunirà tutti i Suoi figli per vivere in pace, finalmente, per tutta l’eternità. Ricordate, figlioli, di osservare i segni intorno a voi, la moltitudine di guerre, la mancanza di soldi, la mancanza di cibo, la mancanza di assistenza sanitaria e di accettare che questa è l’opera del Maligno. Non è opera di Dio, il Padre Eterno. Egli non tollera più questo comportamento. Siate grati per i provvedimenti che Egli sta prendendo perché se non li prendesse la Sua creazione verrebbe distrutta. Ed Egli non permetterà che questo accada. Il Vostro amato Gesù Salvatore dell’Umanità Redentore del mondo http://gesuallumanita.blogspot.it/2011/07/8-luglio-2011-il-padre-eterno-impedira.html
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messaggidivinamisericordia · 12 years ago
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Organizzate il vostro approvvigionamento alimentare ora
   ORGANIZZATE IL VOSTRO APPROVVIGIONAMENTO ALIMENTARE ORA 8 luglio 2011 – Il Padre Eterno impedirà al Nuovo Ordine Mondiale la persecuzione finale dei Suoi figli Mia amata figlia prediletta, Mi rendo conto che stai pagando a caro prezzo questo lavoro e che hai bisogno di riposare per un’altra settimana, ma ascolta quello che ho da dire. Di’ ai Miei figli di svegliarsi adesso e di osservare le agitazioni in quella parte del mondo in cui le crisi finanziarie abbondano. Di’ loro che, mentre l’avidità delle persone è stata in parte responsabile dei debiti che li sommergono, la crisi bancaria è stata deliberatamente pianificata dal Nuovo Ordine Mondiale. Molti, leggendo questo messaggio, sorrideranno e metteranno in discussione questo fatto, ma devono anche sapere che se non si alzano per difendere i loro diritti saranno costretti ad accettare il Marchio della Bestia per accedere ai propri soldi. La Nuova Moneta Mondiale verrà presentata a un mondo incredulo La valuta del Nuovo Ordine Mondiale, che sarà presentata a una comunità incredula, è progettata per controllarvi. Non appena succederà, allora cercheranno di privarvi di cibo. A meno che i Miei figli non prendano atto di questa realtà adesso, resteranno indifesi quando si troveranno sotto il controllo del Nuovo Ordine Mondiale guidato da forze massoniche. Preparatevi ora, figli Miei, perché, anche se l’Avvertimento permetterà di convertire milioni di persone, comprese quelle fedeli al Nuovo Ordine Mondiale, non sarà comunque sufficiente a fermare questi schiavi malvagi di Satana e l’Anti-Cristo. Una volta che controlleranno i vostri soldi, voi farete fatica a difendere il vostro diritto alla proprietà, al cibo e alla salute, le tre cose di cui si faranno carico se non iniziate a gridare la vostra opposizione ora. Fermate i vostri capi dal loro cammino. Non lasciatevi intimorire. Se in numero sufficiente starete attenti a questo mostruoso piano malvagio, allora potrete avvertire gli altri. Organizzate il vostro approvvigionamento alimentare ora Pianificate le vostre scorte di viveri ora. Comprate e coltivate i semi che vi terranno in vita. Acquistate monete d’argento o d’oro in modo da poter comprare ciò che vi sarà necessario. La cosa più importante è trovare in tempo luoghi in cui, come gruppo, potrete incontrarvi per offrire il Santo Sacrificio della Messa. Perché le chiese saranno rase al suolo. I servi di Satana sono come formiche: si moltiplicano a migliaia Non accettate mai il Marchio, il chip della Bestia. Pregate, pregate affinché la vostra casa riceva le benedizioni speciali per salvaguardarvi dall’esercito che cercherà di buttarvi fuori dalla vostra casa. I servi di Satana sono come formiche. Si moltiplicano a migliaia di ora in ora. Voi, figli Miei, dovete pregare ora per combattere questa serie di atrocità pianificate dal Nuovo Ordine Mondiale che ha l’acquolina in bocca all’idea di poter controllare il mondo. Munitevi di candele benedette in casa. Fatene scorta ora perché vi terranno in una luce di protezione. A meno che non vogliate diventare schiavi di questa orribile dottrina, allora è necessario pianificare ora. Acquistate stufe a gas, coperte, cibo secco e in scatola, compresse per la potabilizzazione dell’acqua, candele con immagini religiose per sostenere voi e le vostre famiglie durante il Grande Castigo che seguirà l’Avvertimento. Le preghiere stanno già diluendo l’impatto del Grande Castigo, ma voi, figli Miei, dovete stare sempre in guardia. Stando attenti alla vostra preparazione, sarete in grado di sopravvivere al grande bombardamento organizzato che sarà peggiore di quello che è successo agli Ebrei sotto il regno di Hitler, discepolo di Satana. Prestate attenzione a questo avvertimento con calma. Perché preparandovi in anticipo vi metterete al riparo dagli atti spregevoli pianificati dal Nuovo Ordine Mondiale. Per quelli tra voi che sono coinvolti con il Nuovo Ordine Mondiale ascoltateMi ora. Pentitevi. Prestate attenzione all’Avvertimento per quello che vi offre – la possibilità di voltare le spalle a Satana e alle fiamme dell’inferno. Consigli per i Servi della Chiesa Quanto ai Miei Servi Sacri, questo è ciò di cui devo informarvi. Fissate gli occhi su di Me ora e pregate lo Spirito Santo perché vi tenga sulle spine, di modo che possiate riconoscere il Falso Profeta non appena si sarà mostrato in mezzo a voi. Allora avrete bisogno di riunirvi in gruppi per garantire che i Miei figli siano in grado di ricevere la Santissima Eucaristia durante la persecuzione. La mano del Padre Mio è pronta ormai ad abbattersi con grande potenza su quei malvagi e arroganti capi delle banche, i poteri occidentali e orientali che tramano in segreto il modo in cui riuscire a controllare tutti voi. Il Padre Mio Eterno distruggerà ogni loro traccia per evitare che la persecuzione finale che stanno programmando contro i Suoi figli vada a buon fine. Egli non lo sopporterà. Ricordate, figlioli: Dio, il Padre Eterno, vuole proteggervi tutti. La sua pazienza ha superato ogni limite. Egli, fino all’ultimo minuto, accetterà chi si rivolgerà a Lui per il perdono. Tuttavia adesso deve fermare quei regimi malvagi dall’orrore che infliggono al resto della Sua creazione. È per l’amore dei Suoi figli lo fa. Per coloro che dicono che Dio, il Padre, non può essere arrabbiato perché Egli ama tutti, sappiate questo: Sì, egli è arrabbiato e la sua rabbia è giustificata dalle malvagie ingiustizie che vengono perpetrate sulla Sua preziosa famiglia. Ancora una volta Egli riunirà tutti i Suoi figli per vivere in pace, finalmente, per tutta l’eternità. Ricordate, figlioli, di osservare i segni intorno a voi, la moltitudine di guerre, la mancanza di soldi, la mancanza di cibo, la mancanza di assistenza sanitaria e di accettare che questa è l’opera del Maligno. Non è opera di Dio, il Padre Eterno. Egli non tollera più questo comportamento. Siate grati per i provvedimenti che Egli sta prendendo perché se non li prendesse la Sua creazione verrebbe distrutta. Ed Egli non permetterà che questo accada. Il Vostro amato Gesù Salvatore dell’Umanità Redentore del mondo http://illibrodellaverita.blogspot.it/
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