#LA FACCIA DI CHIESA
Explore tagged Tumblr posts
Text
le facce di sti quattro mentre canta rocco hunt
#VOLO#LA FACCIA DI CHIESA#questi poveracci non solo hanno le regole del collegio#devono anche sorbirsi rocco hunt che canta
6 notes
·
View notes
Text
#la faccia di chicco mentre aspettava il cambio#letteralmente un bimbo#i pulcini sono di nuovo in nazionale insieme e io sono felice !! <3#federico chiesa#giacomo raspadori#italy nt
38 notes
·
View notes
Text
PERCHÉ NON CREDO IN DIO
di Carlo Rovelli:
“Diverse persone mi hanno chiesto perché dico che non credo in Dio. Ecco la mia risposta.
A me non piacciono quelli che si comportano bene per paura di finire all’inferno. Preferisco quelli che si comportano bene perché amano comportarsi bene.
Non mi piacciono quelli che sono buoni per piacere a Dio. Preferisco quelli che sono buoni perché sono buoni.
Non mi piace rispettare i miei simili perché sono figli di Dio. Mi piace rispettarli perché sono esseri che sentono e che soffrono.
Non mi piace chi si dedica al prossimo e coltiva la giustizia pensando in questo modo di piacere a Dio. Mi piace chi si dedica al prossimo perché sente amore e compassione per le persone.
A me non piace sentirmi in comunione con un gruppo di persone stando zitto dentro una chiesa ascoltando una funzione. Mi piace sentirmi in comunione con un gruppo di persone guardando i miei amici negli occhi, parlando con loro, e guardando il loro sorriso.
Non mi piace emozionarmi davanti alla natura perché Dio l’ha creata così bella. Mi piace emozionarmi perché è così bella.
Non mi piace consolarmi della morte pensando che Dio mi accoglierà. Mi piace guardare in faccia la limitatezza della nostra vita e imparare a sorridere con affetto a sorella morte.
Non mi piace chiudermi nel silenzio e pregare Dio. Mi piace chiudermi nel silenzio e ascoltare le profondità infinite del silenzio.
Non mi piace ringraziare Dio: mi piace svegliarmi al mattino, guardare il mare e ringraziare il vento, le onde, il cielo e il profumo delle piante, la vita che mi fa vivere, e il sole che si alza.
A me non piacciono quelli che mi spiegano che il mondo l’ha creato Dio, perché penso che non lo sappia nessuno di noi da dove viene il mondo; penso che chi dice di saperlo si illude; preferisco guardare in faccia il mistero, sentirne l’emozione tremenda, piuttosto che cercare di spegnerla con delle favole.
A me non piacciono coloro che credono in Dio e così sanno dove sta la Verità, perché penso che in realtà siano ignoranti quanto me. Penso che il mondo è per noi ancora uno sterminato mistero. A me non piacciono quelli che conoscono le risposte. Mi piacciono di più quelli che le risposte le cercano, e dicono «non so».
Non mi piace chi dice di sapere cosa è bene e cosa è male, perché sta in una chiesa che ha il monopolio di Dio, e non vede quante diverse chiese esistono al mondo. Quante morali diverse, e ciascuna sincera, esistono al mondo.
Non mi piace chi dice a tutti cosa tutti devono fare, perché si sente forte grazie al suo Dio. Mi piace chi mi dà suggerimenti sommessi, chi vive in un modo che mi stupisce e ammiro, chi fa scelte che mi emozionano e mi fanno pensare.
Mi piace parlare agli amici, provare a consolarli se soffrono. Mi piace parlare alle piante, dare loro da bere se hanno sete. Mi piace amare. Mi piace guardare il cielo in silenzio. Mi piacciono le stelle. Mi piacciono infinitamente le stelle.
Non mi piace chi si rifugia nelle braccia di una religione quando è sperso, quando soffre; preferisco chi accetta il vento della vita, e sa che gli uccelli dell’aria hanno il loro nido, ma il figlio dell’uomo non ha dove posare il suo capo.
E siccome vorrei essere simile alle persone che mi piacciono, e non a quelli che non mi piacciono, non credo in Dio.”
Carlo Rovelli,
fisico e saggista
24 notes
·
View notes
Text
La Madre Chiesa
Padre Carlo proseguì. «È lì che siamo entrati in scena. La Madre Chiesa. Con l’aspirina. Fate i bravi, bambini! Non trangugiate troppo in fretta. Lasciate che vi si sciolga in bocca. Avvolgetela in un’ostia. Fatela passare con un sorso di vino. Da bravi. Perché questo è il suo corpo e il suo sangue annacquato. Versato per voi, e adesso dentro di voi. L’analgesico. Per farvi sopportare il dolore. Fino a domenica prossima. Nelle vostre vite ributtanti, nella vostra fame e coi vostri pidocchi, nell’incontinenza della corsia di geriatria o del reparto per cretini neonati. Soltanto un’altra piccola settimana da attraversare strisciando. Fino alla prossima cura. Lasciate che la promessa riempia le vostre pance vuote. Il suo regno verrà. Non proprio oggi, non qui in senso reale, ma senza fallo: nell’indomani dopo l’indomani di domani.» «Badate alle grazie che concediamo. Non infuriatevi contro l’ingiustizia, contro la ricchezza che vi viene buttata in faccia come una sberla, contro la tortura dell’innocente e dell’indifeso. Non piangete sulla vostra desolazione. Non ringhiate con i vostri denti rotti quando i vostri figli hanno fame. Queste sono soltanto prove passeggere. Sopportatele con docilità. Fate un sorriso agli uomini del macello, chinatevi davanti al ricco, abbassate gli occhi quando i depravati passano schiamazzando. A loro appartengono forse le ricompense di qui e di ora. Le vostre devono ancora venire. Riconoscete l’astuzia del mio testo. Ordine e ubbidienza in questa valle di sofferenze, indennizzo nell’aldilà. Dopo la prossima curva del tempo.»
G. Steiner, [Proofs, 1992], Il correttore, Milano, Garzanti [Trad. C. Béguin]
Immagine: Domenico Ghirlandaio, Madonna della Misericordia (1472 ?), Chiesa di Ognissanti, Firenze. Fonte: WikiMedia
5 notes
·
View notes
Text
Volontà ferrea
Ero veramente decisa a smettere quello strazio. Lui è divorziato, bello da morire e collega insegnante nello stesso distretto scolastico. Lo incrocio spesso. Ma tra tante ragazze in città, o colleghe anche loro sposate e più giovani di me e che gli sbavano comunque dietro anche oggi, lui aveva deciso di rompere l'anima a me. Erano mesi che mi tampinava, mi corteggiava. In modo a volte discreto, altre sfacciato. E per mesi gli ho ripetuto che sono sposata, che amo mio marito e infine che non ho proprio né tempo né soprattutto alcuna voglia di rovinarmi la reputazione e di sfasciare la mia famiglia.
All'inizio mi dava molto fastidio, 'sta cosa. Come lo vedevo, lo evitavo. Cercavo di non dargli confidenza. Poi mi sono sorpresa d'improvviso a pensarlo, a ridere delle sue battute. Addirittura lo cercavo e non cancellavo più i messaggi e i vocali che mi mandava regolarmente. Li rileggevo, li risentivo. Di continuo, con le cuffiette. Assurdità totale. Decisamente non da me. Che vera scema! E lui temerario e decisamente stronzo: io non tengo bloccato il mio telefono e a casa potrebbero aprirlo quando vogliono, anche adesso, dopo il patatrac.
Oddio che follia. Diceva che mi voleva, che sarebbe stato disposto a condividermi con mio marito e a rimanere nell'ombra. Voleva me! Proprio me! Mi scriveva delle cose che mi facevano diventare viola e mi spingevano inevitabilmente a toccarmi pensando a lui. Sognava le mie labbra sul suo ventre e s'era addirittura comperato una boccetta del mio profumo. Che spandeva sul lato destro del suo letto, illudendosi di avermi vicina a sé la notte. Porca miseria se mi piaceva e se lo volevo dentro.
Ma bisogna stare coi piedi ben piantati a terra. E poi il decoro, la serietà, la rispettabilità... Così due mesi fa, una domenica mattina verso le dieci sono uscita dalla chiesa, confessata e comunicata. Con l'anima pura e monda dai peccati, sola e determinata a tagliare la corda di un tiramolla erotico e sensuale che mi tormentava dentro, mi sono diretta verso la palazzina in cui abita. Il portoncino principale era socchiuso, quindi sono salita. Leggendo le targhette ho trovato la porta di casa sua al secondo piano. Ho suonato e m'ha aperto mezzo insonnolito, a torso nudo e calzoni del pigiama mezzo calati: uno spettacolo mozzafiato! Un Dio greco: giuro!
A stento mi sono contenuta: bocca serrata, occhi bassi e nessun sorriso. Ho chiesto di poter entrare. Lui con due labbra da assassino, barba ancora non fatta, m'ha fatto un caffè. Ottimo. Mi sono quindi calmata e seduta sul bordo della sedia, faccia a faccia ho potuto dirgli d'un fiato che deve smetterla, che sono una donna timorata di Dio, che credo profondamente nella fedeltà. Poi, che fosse comprensivo e dirigesse le sue attenzioni su un'altra donna; che magari cercasse una ragazza ancora soda e nubile, con cui poter mettere nuovamente su famiglia. Questa volta forse sarebbe stata quella buona.
Mi fissava in silenzio. Poi ha parlato e m'ha detto che fondamentalmente capisce quando una donna lo vuole, ma anche quando rischia di farla cadere contro la sua vera volontà e che da lui non avrei avuto più alcun disturbo. Poi m'ha presa per le spalle, m'ha fatta alzare e m'ha abbracciata, baciandomi sulla fronte e carezzandomi il capo. Tenerissimo. Provavo una sensazione stranissima: m'ero finalmente liberata di quella continua tentazione, di quella corda di violino tesa nell'anima, di quel batticuore improvviso, fastidioso e delle guance rosse ogni volta che lo vedevo.
Ma un po' veramente mi dispiaceva. Il mio intimo di donna si sentiva umiliato e chiuso nuovamente in gabbia, dopo aver visto la porticina spalancata. Rifiutato, umiliato: il desiderio molto forte che inconsciamente provavo era stato calpestato definitivamente. Inutile negarlo: avevo distrutto, con la mia razionale freddezza, un bellissimo fiore selvaggio che stava sbocciando tra le lastre di freddo cemento della mia vita pianificata e falso perfetta. Improvvisamente dovevo fare pipì. Gli ho chiesto di indicarmi il bagno, per favore. Sarei rimasta lì a piangere un minuto o due, per poi ricompormi e uscire. Piena di dignità, avrei sfilato davanti alla compassione dei suoi occhi di uomo sexy, arrapato e disponibile. Ben sapendo di gettare dalla finestra un sogno erotico proibitissimo ma gustoso.
Uscita dal bagno però sono passata davanti alla sua camera da letto. Ho visto le lenzuola scomposte, un libro aperto sul comodino e i suoi vestiti su una sedia. Sono entrata, ho portato la sua camicia al naso e chiudendo gli occhi l'ho annusata a lungo. Non ho più avuto controllo di me stessa. Da fuori mi sono vista d'un tratto spogliarmi completamente nuda, mettermi sul letto di schiena, a gambe totalmente aperte e poi... si: l'ho chiamato con voce roca e calda.
Gli ho chiesto di venire subito in camera, per favore. Ho tolto rapida gli slip. M'ha vista e sorridendo s'è immediatamente inginocchiato. Ha affondato la testa tra le mie cosce. Per un minuto buono ha annusato a occhi chiusi il profumo della mia fregna completamente aperta, sudata, tremante dalla voglia di averlo e poi in religioso silenzio, con rispetto assoluto, ha iniziato a mangiarmi le grandi e piccole labbra in mille maniere. Con la lingua mi titillava la clitoride. Mi leccava con grande passione erotica. Mi stava adorando. Lo desideravo da tanto, perciò sono venuta una prima volta quasi subito.
Gli ho inondato il volto di nettare, ma lui continuava. Ogni tanto alzava la testa per guardarmi negli occhi. Poi si rituffava e mi leccava fica e ano. Infilava la sua lingua ovunque e io impazzivo di piacere. Poi l'ho implorato di scoparmi e quindi l'ho sentito entrare pian piano, vincente, conquistatore, mio vero e unico padrone. Ero sua, finalmente. Mentre mi stantuffava e sfondava col suo uccello giovane, grosso e durissimo, m'ha detto delle cose sconvolgenti. Mi ha confessato che lui quella volta, per il rispetto che mi portava, non mi sarebbe venuto nell'utero, ma nella bocca - Dio non sognavo altro! - ma che poi il suo più grande desiderio, col mio consenso, sarebbe stato quello di sborrare a lungo, più volte liberamente nel profondo della mia fregna per mettermi incinta. Avrebbe voluto un figlio, da me.
Non gli interessava che avessi già una famiglia e che dalla passera che stava gratificando del miglior trattamento possibile ne fossero già passati tre. Avrebbe avuto il grandissimo, unico desiderio nella sua vita di vedermi col pancione e di scoparmi, leccarmi e incularmi da gravida per tutti i nove mesi. E più il pancione sarebbe stato visibile, più lui sarebbe stato geloso e arrapato.
Mi avrebbe voluta per scopare, montare nel culo e leccare almeno due volte al giorno. Succhiando i miei seni meravigliosamente ingrossati. Trovassi io il modo e le scuse per raggiungerlo a casa sua. Traumatizzata, gli ho immediatamente succhiato l'uccello e l'ho fatto sborrare. Due volte. Quanta ne produce e quanto lo amo! Ero semplicemente grata di tanta attenzione, ho ingoiato tutto mugolando di puro piacere, senza battere ciglio.
Mentre eiaculava e i suoi getti mi inondavano il palato e la gola, venivo anche io e quasi glielo staccavo, dalla voglia di farlo entrare di più, per farlo godere e impazzire di piacere. Tanta sua pazienza e dedizione lo meritavano. Poi mi sono rivestita, l'ho baciato languidamente a lungo, con ancora in bocca il sapore forte del suo seme di maschio e praticamente in trance sono tornata casa. Un uomo che ti vuole è la droga più potente: non resisti, credimi.
Camminavo... levitando in qualche modo a venti centimetri da terra. Ho smesso immediatamente di prendere precauzioni. Faccio scopare mio marito regolarmente: una volta al mese o due. E il mio nuovo amante faccia del mio corpo ciò che vuole. Quando vuole. Sono impazzita. D'amore puro. Voglio un figlio suo. Lo desidero con tutta l'anima.
RDA
4 notes
·
View notes
Text
3 notizie che unite fanno capire il pericolo.
1 "Da quel 7 ottobre, mi sono sempre chiesta perché ci fosse bisogno di mettersi una telecamera in testa per riprendere scene raccapriccianti come quelle viste: l'idea è che mostrare al mondo tanta ferocia fosse un tentativo per costringere Israele a una risposta tale da aprire un solco incolmabile con i Paesi islamici della regione che stavano cercando di normalizzare i loro rapporti con Israele". "Penso che da parte di Hamas la questione palestinese sia utilizzata per procurare una guerra di civiltà" Meloni.
2 Gerusalemme sara' capitale di un Califfato islamico'': lo ha detto alla Tv al-Aqsa di Hamas l'ex ministro degli interni di Hamas Fathi Hammad. Secondo il centro di monitoraggio Memri Hammad ha definito Abu Mazen "patetico", auspicando che si faccia da parte. Il sito Ynet rileva che al-Fatah ha replicato a Hammad accusando Hamas di ''degenerazione morale'' e chiedendo pubbliche scuse.
3 Una fregata francese ha abbattuto, nel mar Rosso, due droni provenienti dallo Yemen del nord, territorio sotto controllo della formazione islamista sciita Ansar Allah nota anche come “movimento houthi”, che minaccia di bloccare quello sbocco strategico per il conflitto fra Israele e Hamas.
Mala tempora currunt. La chiesa si restauri anziché rinnovarsi.
#robertonicolettiballatibonaffini
#jihad #sharia #muslim #iostoconisraele🇮🇱🇮🇹🇮🇱🇮🇹 #geopolitic #hamás #terrorist #terror #war #mediooriente
instagram
12 notes
·
View notes
Text
Krzysztof Kieślowski parla di Film Bianco e del montaggio:
tutti e tre i film iniziano allo stesso modo, nei sotterranei della civiltà e della tecnologia.
Il primo film inizia sotto una macchina, il secondo inizia con un nastro trasportatore all'aeroporto, e il terzo, con la macchina da presa che scorre sulle linee elettriche.
Volevamo mostrare il fatto evidente che noi usiamo tutti i tipi di oggetti ogni giorno, senza nemmeno renderci conto quanto sono complicati e potenzialmente pericolosi questi oggetti.
Questo vale per tutti gli inizi.
Qui, il film parte con delle valigie sul nastro trasportatore.
Un po' prima. Qui. Da qui partono i titoli di testa, valigie su un nastro trasportatore.
Poi abbiamo un'inquadratura in cui mostriamo la gamba del protagonista.
Ciò che è importante in questa inquadratura è che il protagonista sta battendo i piedi.
Non sta camminando davvero. Ha fretta, va da qualche parte, ma la sua camminata è goffa, le scarpe che indossa, il suo cappotto poco attraente, il suo abbigliamento non è elegante (è un eufemismo)
tutto questo è molto importante per noi.
La cosa principale era collocare il protagonista in un ambiente appropriato, un luogo dove possiamo vedere che non si adatta.
Era veramente importante.
C'è una scena piuttosto lunga realizzata con inquadrature a figura intera per poter vedere il protagonista nella sua interezza, il suo aspetto, la sua goffaggine.
Non è alto.È perso. Si pulisce le mani sulla giacca. Sembra un pò spaventato dalle macchine.
Qui attraversa la strada con Marin Karmitz, che lavorava come comparsa. Si pulisce le mani. Ha paura delle macchine.
E allora abbiamo avuto l'idea, durante il montaggio, che il film non avrebbe dovuto iniziare così.
Così, durante il montaggio, abbiamo deciso di far entrare in scena il protagonista, nel modo più sintetico possibile, in tribunale per il divorzio.
Così, per portarlo lì in modo rapido e sintetico, ho pensato di usare le valigie più volte. Innanzitutto, un primo piano delle valigie…
Nella seconda inquadratura, qui, le valigie sul nastro trasportatore, la telecamera mette chiaramente a fuoco una delle valigie. La individua. La osserviamo.
Lì, abbiamo raggiunto il tribunale, e saltiamo una parte del percorso al passo successivo.
Ecco, è una piccola aggiunta. Mi hai chiesto come monto. Lo puoi vedere lì. Ho visto che questa inquadratura non era convincente.
Mancava qualche dettaglio, come un primo piano sulle gambe o altro che ci permettesse di effettuare la transizione sul primo piano del protagonista. Lì.
Questo primo piano non era bello, e anche questa panoramica non aveva un bell'aspetto. L'ho visto durante il montaggio.
In seguito, abbiamo girato in un'altra location, sui gradini di una chiesa a Parigi, la scena con i piccioni. Questo ci ha permesso di andare dai piccioni alla sua faccia.
Naturalmente, è ovvio, questo protagonista marchiato dal piccione, è una specie di archetipo. Se si marchia qualcuno, non importa con cosa lo si marchia, sai che quello diverrà importante nella storia.
Qui siamo sul primo piano. Vediamo chiaramente cosa è successo. Non è un documentario, perciò non è un vero piccione.
Michel, il nostro ragazzo degli effetti speciali, che stava proprio qui su una scala alta, ha premuto lo stantuffo di una siringa riempita con quelli che sembravano escrementi di piccione.
In un certo senso, questa particolare scena riassume perfettamente l'intero film. Il protagonista spaventa il piccione, il piccione vola via, e lui rimane là,
sorridendo dolcemente, guardando il piccione, finché il piccione non gli caca sulla spalla.
Allora, ovviamente, sente che il destino lo sta maltrattando. Stava osservando questo piccione con una tale gioia che si sente umiliato.
Il tema del film è l'umiliazione gli uomini non sono e non vogliono essere uguali. Il film è anche sull'uguaglianza.
Il protagonista non è allo stesso livello di tutti gli altri. Nella prima scena, gode di qualcosa che si alza nel cielo, che svolazza in maniera molto bella,
e questo oggetto di intenso piacere gli procura dolore. Viene immediatamente umiliato, non solo perché il piccione caca sulla sua spalla, ma perché il suo candore nei confronti della natura lo ha tradito.
Il piccione simboleggia la natura anche se la scena si svolge in città. Volevamo davvero che Zbigniew trasmettesse questo messaggio.
#krzysztof kieslowski#montaggio#film bianco#three colors: white#editing#interview#intervista#video#english subtitles#french subtitles
18 notes
·
View notes
Note
Parlando di DiLo
Che ne pensi Della situa di lui contro la societá
Io trovo ironico che quelli che l osannavano come il miglior capitano faccia sta cagata solo per perculare il precedente
(Io sempre difeso ancora prima che diventasse cap e durante sto anno di merda ma sta situazione mi ha deluso)
Faccio una premessa, io mal sopporto il presidente, ADL lo scorso anno ha dimostrato di essere un egocentrico megalomane e di non avere nessuna conoscenza del calcio (cioè lo sapevamo già da un po', ma adesso a difenderlo sono rimasti solo gli aziendalisti), ed ovviamente ha contribuito di molto a sfasciare lo spogliatoio.
Fatta questa premessa, quel che sta facendo Di Lorenzo rimane ingiustificabile, o meglio, quello che NON sta facendo. Il suo procuratore è un uomo di merda e anche questo lo sapevamo già, io spero col cuore che prima o poi Giuffredi e i suoi pacchi spariscano via da Napoli, ma Di Lorenzo in quanto capitano doveva PARLARE.
Tu sei il capitano, quello che si è fregiato di uno scudetto che per questa tifoseria vale quanto una Coppa del Mondo, e appena affonda la nave il tuo procuratore dice che speri di andartene via come uno Schettino qualunque? Per giunta alla Juventus? Tra l'altro dopo aver rinnovato? E non dici una parola?
Chi tace acconsente, se rimane tiferemo lo stesso per lui, se va via auguri, sperando abbia 2 gemelli da chiamare Bianca e Nero (visto che, a quanto dice lui, la figlia Azzurra si chiama così perché il destino l'ha legato solo a squadre azzurre).
PS, la Juventus sganciasse Chiesa se vuole così tanto Di Lorenzo, che qua non si fa beneficenza a nessuno, e almeno Conte saprebbe sfruttare il potenziale di Chicco
6 notes
·
View notes
Text
La lupa, #incipit
"Era alta, magra, aveva soltanto un seno fermo e vigoroso da bruna e pure non era più giovane; era pallida come se avesse sempre addosso la malaria, e su quel pallore due occhi grandi così, e delle labbra fresche e rosse, che vi mangiavano.
Al villaggio la chiamavano la Lupa perchè non era sazia giammai — di nulla. Le donne si facevano la croce quando la vedevano passare, sola come una cagnaccia, con quell’andare randagio e sospettoso della lupa affamata; ella si spolpava i loro figliuoli e i loro mariti in un batter d’occhio, con le sue labbra rosse, e se li tirava dietro alla gonnella solamente a guardarli con quegli occhi da satanasso, fossero stati davanti all’altare di Santa Agrippina. Per fortuna la Lupa non veniva mai in chiesa, nè a Pasqua, nè a Natale, nè per ascoltar messa, nè per confessarsi. — Padre Angiolino di Santa Maria di Gesù, un vero servo di Dio, aveva persa l’anima per lei.
Maricchia, poveretta, buona e brava ragazza, piangeva di nascosto, perchè era figlia della Lupa, e nessuno l’avrebbe tolta in moglie, sebbene ci avesse la sua bella roba nel cassettone, e la sua buona terra al sole, come ogni altra ragazza del villaggio."
Giovanni Verga ✍// Anna Magnani è in teatro "La lupa" , Franco Zeffirelli, 1965
#AccadeOggi: Il 2 settembre 1840 nasce Giovanni #Verga, noto per essere il principale esponente del verismo. Tra le sue opere più famose ricordiamo "I #Malavoglia" e "Mastro-don Gesualdo", che fanno parte del ciclo dei Vinti, sottolineando la realtà nuda e cruda. Appunto per questo si chiama "verismo", perché rappresenta il vero, dai rovesciamenti di fortuna ai vizi e peccati dell'umanità.
A proposito di peccati, non possiamo dimenticare "La Lupa", una novella che evidenzia la natura umana: la passione, la gelosia, l'esasperazione, l'ipocrisia, i pregiudizi, ecc. Quando leggo che vogliono abolire Verga o che è uno #scrittore di cui si può fare a meno, mi salgono i nervi.
Perché Verga ti sbatte in faccia la realtà, anche quella poco piacevole. Ti mostra la natura umana, anche negli aspetti più nascosti. Molte volte ti fa ragionare sui comportamenti e sui simboli, forse proprio per questo qualcuno lo vorrebbe "far fuori".
Il Magnifico Press
Ph.web
#accadevaoggi #Giovanniverga #novelle #romanzi #letteratura #letteraturaitaliana
6 notes
·
View notes
Text
“ Un amico sacerdote mi domandò pochi giorni or sono le mie impressioni sul Concilio Ecumenico. Senza esitare gli dissi che ne avevo una: molto ferma. E cioè che i RR.PP. [Reverendi Padri] che s'eran radunati per decidere tante riforme mi parevano aver avuto poca fiducia nella loro Casa. Ora guardando storicamente le cose, la Chiesa cattolica ha passato momenti assai più brutti del presente, ed anzi mi pare che non sia stata tanto in cima alle speranze umane, alla stima degli avversari, al rispetto dei dissidenti, come oggi, e direi anzi come da quando perse il Potere Temporale; sicché non dispero che un giorno o l'altro verrà un Papa che raccomanderà preghiere di ringraziamento a Dio per quella fortunatissima data del XX Settembre. « Come, come?... », disse il mio amico e sacerdote. Proprio così, gli risposi; basta che si ricordi che cos'era la Chiesa verso il Mille, e che cos'era nel secolo XVI, e che cos'era poco prima e poco dopo la Rivoluzione francese. Nel Medio Evo spesso ridotta a feudo dei baroni che dominavano i colli intorno a Roma, nel Cinquecento corrotta nella Curia, nel Papato, e quasi prossima a diventare (se il sogno di Machiavelli si fosse trasformato in realtà) il dominio ereditario della Casa dei Borgia, e nel Settecento boccheggiante per mancanza di fede nel clero superiore ed in quello inferiore pronto a spergiurare (con venticinquemila preti apostati in Francia). Rilegga il Gregorovius (il mio amico è un uomo dotto) e guardi la descrizione dei costumi ecclesiastici nelle Memorie del Casanova. E si ricordi che soltanto da poco tempo è stato proibito dal Pontefice che un cardinale si faccia interprete in conclave dei desideri del suo principe e ponga quindi un veto alla elezione di un suo collega che a quel principe non piaccia... La Chiesa oggi è libera: ossia potente.
La Chiesa, continuai, oggi è più numerosa, più universale, più rispettata; il clero molto più onesto; la resistenza che ha offerto nei Paesi oltre cortina alle persecuzioni ed in Asia ed Africa è molto più notevole (anche se vi siano casi di disobbedienza o apostasia) di quella offerta durante la Riforma o la Rivoluzione francese. Lo so che c'è meno gente che va in chiesa di prima; ho letto molte inchieste di riviste o di giornali e del clero minore stesso che mostrano che nell'Italia del Nord non va alla Messa che il quindici o venti per cento della popolazione delle parrocchie, e nell'Italia del Sud si tocca appena il cinquanta o sessanta per cento, e per di più non sono giovani uomini, ma ragazzi, o donne, o vecchi; e che i parroci non posson esser troppo esigenti nella fede di chi fa battezzare i figli, o di chi si sposa, o di chi muore, se no dovrebbero escluderne molti dai sacramenti. È vero anche che le vocazioni diventano sempre più scarse. Però se più scarse, sono più serie, e nulla di male se si vedranno meno contadini nei seminari, che ci andavan principalmente per sottrarsi alla vita della vanga. E, le ondate di miscredenza sono meno pericolose delle raffiche di separazione, come al tempo della Riforma protestante. “
Giuseppe Prezzolini, Cristo e/o Machiavelli. Assaggi sopra il pessimismo cristiano di sant'Agostino e il pessimismo naturalistico di Machiavelli, introduzione di Quirino Principe, Rusconi Editore, 1971¹; pp. 132-134.
#letture#leggere#citazioni#saggistica#XX settembre#libri#Giuseppe Prezzolini#cattolicesimo#Chiesa cattolica#Italiani#Cristo e/o Machiavelli#Quirino Principe#Gregorovius#papa#intellettuali del '900#Papato#Casanova#Concilio Vaticano II#Agostino d'Ippona#Potere Temporale#pessimismo#progresso#libertà di religione#sacramenti#Controriforma#Giovanni XXIII#Niccolò Machiavelli#saggi#anticlericalismo#libertà di culto
9 notes
·
View notes
Text
Consacrazione al cuore immacolato:
Consacriamo al cuore immacolato della Madonna,Gesù,il profeta Muhammad,Carlo Magno e Stalin in modo che proteggono le minoranze in Europa, i loro diritti umani e che la chiesa romana cattolica continua l'ecumenismo in modo che continua il dialogo e la collaborazione con gli ebrei,musulmani e altre chiese cristiane.
Che le terre arabe appartengono soltanto agli ismaeliti,che Israele non si espanda rimanendo un territorio piccolo e che se viola la legge internazionale venga punita attraverso Amnesty International e guerra infinita con i palestinesi.
Che gli israeliani e i palestinesi facciano pace.
Che l'Italia non faccia più ritorno alle crociate e leggi fasciste altrimenti ci sarà l'ira del Signore,della Madonna,Gesù,il profeta Muhammad, Carlo Magno e Stalin con il rischio di esplodere la terza guerra mondiale
8 notes
·
View notes
Text
"La Chiesa non utilizza la croce solo come segno di benedizione, ma utilizza il crocifisso come antidoto alla morte. Sapete perché? Perché ci costringe a guardare in faccia la paura della morte. Tutti noi abbiamo paura, ma sapete una cosa? L'antidoto è guardare la paura. Ho paura del serpente? Guardo il serpente. Da cristiano ho paura della morte? Guardo il Cristo Crocifisso, che rappresenta la morte. Però anche guardare ci fa paura, giusto? Proprio per questo abbiamo trasformato il crocifisso in qualcosa di diverso. Se tengo il crocifisso sul comodino e mi viene paura della morte, lo guardo. Se ho una collana, la stringo. Il vero buio non è avere paura, ma non voltarci verso di lei per guardarla"
4 notes
·
View notes
Text
La prima volta che ho letto "il maestro e Margherita", ne venivo da un brutto esaurimento. Ero stata trascinata all'interno di una setta para cristiana, ero giovanissima, ne ero uscita ma chiaramente non stavo bene, tutti i miei riferimenti erano sconvolti, la serenità persa, quasi anche la fede. La lettura mi era stata suggerita da una zia, comunista pura, insegnante di lettere, che mi voleva tanto bene: doveva farmi uscire da quel tunnel facendomi usare la testa, che fino ad allora aveva funzionato bene, ma soprattutto darmi degli strumenti- la tagliente ironia di Bulgakov.
E adesso sono passati più di vent'anni, anche io come molti vedo lo short in cui Barbero piange pensando a Margherita, che ha pietà di una disgraziata, e decido di ascoltare l'audiolibro mentre lavo casa, come premio per il mio essere un adulto funzionale.
Che dire. Ho trovato più compassione e cristianità nel racconto della morte di Joshua che nella maggior parte dei discorsi di quelli che si vendono come Veri Cristiani. Che certo, c'è del genio indiscutibile nel capire l'animo umano, nel descrivere i luoghi, le sensazioni, le emozioni che difficilmente ho visto (o sentito) utilizzare con questo calibro, questa misura perfetta. Che è ironico- ed è sicuramente adatto a come sono io, ma anche a come è lo scrittore- che mi faccia piangere di commozione il racconto di un russo con una fede travagliata veda la morte di un uomo innocente con tanta compassione. Ironico perché sebbene cerchi di vivere scegliendo di fare quello che è giusto, non sono mai più riuscita ad aprire una Bibbia, o a frequentare continuativamente una comunità, una chiesa. E forse è tutto qui, quello che mi serve: questa visione compassionevole, intelligente, umana, di uomini e donne fragili che pensano di poter ballare col diavolo ma che sono indifesi di fronte alla verità. Che viaggio incredibile.
#personal#il Maestro e Margherita#libri#books#fede#i momenti in cui ho la conferma che la letteratura ti puo' cambiare la vita
3 notes
·
View notes
Text
Il Natale l’ho ereditato dalla mia famiglia proprio come gli occhi, il naso o i capelli. Va al di là della mia volontà, non l’ho scelto, e’ stato lui a scegliere me . Il Natale semplicemente mi capita, ogni anno, e ogni anno mi cattura e mi tiene in scacco per qualche giorno e poi, come è arrivato, se ne va . È un Natale che segue i riti e le tradizioni di una festa laica e non mi sento in difetto per questo , non ci leggo alcuna ipocrisia, lo sento prepotentemente e legittimamente mio e me lo tengo. Quindi voglio augurare un buon Natale a tutti, anche a quelli come me che non credono nel bue e nell’asinello e lo faccio con queste parole nelle quali mi riconosco e di cui voglio farvi dono: PERCHÉ NON CREDO IN DIO:
“Diverse persone mi hanno chiesto perché dico che non credo in Dio. Ecco la mia risposta.
A me non piacciono quelli che si comportano bene per paura di finire all’inferno. Preferisco quelli che si comportano bene perché amano comportarsi bene.
Non mi piacciono quelli che sono buoni per piacere a Dio. Preferisco quelli che sono buoni perché sono buoni.
Non mi piace rispettare i miei simili perché sono figli di Dio. Mi piace rispettarli perché sono esseri che sentono e che soffrono.
Non mi piace chi si dedica al prossimo e coltiva la giustizia pensando in questo modo di piacere a Dio. Mi piace chi si dedica al prossimo perché sente amore e compassione per le persone.
A me non piace sentirmi in comunione con un gruppo di persone stando zitto dentro una chiesa ascoltando una funzione. Mi piace sentirmi in comunione con un gruppo di persone guardando i miei amici negli occhi, parlando con loro, e guardando il loro sorriso.
Non mi piace emozionarmi davanti alla natura perché Dio l’ha creata così bella. Mi piace emozionarmi perché è così bella.
Non mi piace consolarmi della morte pensando che Dio mi accoglierà. Mi piace guardare in faccia la limitatezza della nostra vita e imparare a sorridere con affetto a sorella morte.
Non mi piace chiudermi nel silenzio e pregare Dio. Mi piace chiudermi nel silenzio e ascoltare le profondità infinite del silenzio.
Non mi piace ringraziare Dio: mi piace svegliarmi al mattino, guardare il mare e ringraziare il vento, le onde, il cielo e il profumo delle piante, la vita che mi fa vivere, e il sole che si alza.
A me non piacciono quelli che mi spiegano che il mondo l’ha creato Dio, perché penso che non lo sappia nessuno di noi da dove viene il mondo; penso che chi dice di saperlo si illude; preferisco guardare in faccia il mistero, sentirne l’emozione tremenda, piuttosto che cercare di spegnerla con delle favole.
A me non piacciono coloro che credono in Dio e così sanno dove sta la Verità, perché penso che in realtà siano ignoranti quanto me. Penso che il mondo è per noi ancora uno sterminato mistero. A me non piacciono quelli che conoscono le risposte. Mi piacciono di più quelli che le risposte le cercano, e dicono «non so».
Non mi piace chi dice di sapere cosa è bene e cosa è male, perché sta in una chiesa che ha il monopolio di Dio, e non vede quante diverse chiese esistono al mondo. Quante morali diverse, e ciascuna sincera, esistono al mondo.
Non mi piace chi dice a tutti cosa tutti devono fare, perché si sente forte grazie al suo Dio. Mi piace chi mi dà suggerimenti sommessi, chi vive in un modo che mi stupisce e ammiro, chi fa scelte che mi emozionano e mi fanno pensare.
Mi piace parlare agli amici, provare a consolarli se soffrono. Mi piace parlare alle piante, dare loro da bere se hanno sete. Mi piace amare. Mi piace guardare il cielo in silenzio. Mi piacciono le stelle. Mi piacciono infinitamente le stelle.
Non mi piace chi si rifugia nelle braccia di una religione quando è sperso, quando soffre; preferisco chi accetta il vento della vita, e sa che gli uccelli dell’aria hanno il loro nido, ma il figlio dell’uomo non ha dove posare il suo capo.
E siccome vorrei essere simile alle persone che mi piacciono, e non a quelli che non mi piacciono, non credo in Dio.”
Carlo Rovelli
3 notes
·
View notes
Text
Che fatica.
Ieri siamo saliti sull'etna a 2000 metri, c'era una vagonata di gente, qualche sprazzo di neve, ma una giornata di sole stupenda, c'era solo un pò di vento ma niente di eccezionale. Siamo stati ai crateri (spenti) sul primo tutti, poi il secondo (vedrete dalle foto) è alto quanto un palazzo di 10 piani e siamo andati solo noi (io, mia figlia e il fidanzato) su per un pendio ripidissimo che ho fatto fatica a salire, poi abbiamo visto da sopra che c'era una strada meno ripida ma più lunga, allora l'abbiamo presa per scendere. Abbiamo mangiato al rifugio sapienza, posto storico, e poi piano piano siamo scesi in città. La sera eravamo troppo stanchi per anche solo pensare di fare un giro, tanto oggi era in programma il giro del centro con cicerone mia sorella. Quindi da programma oggi siamo scesi presto in autobus e fatta la seconda colazione ci siamo incontrati con mia sorella. Siamo stati al mercato del pesce, più per fargli vedere questo bazar ittico e non solo a cielo aperto, ho incontrato Mario Venuti, penso l'ultima volta che gli ho parlato sarà stato 30 anni fa, incontravo spesso Luca Madonia a Venezia, il dottore a quanto pare ha una casa in laguna, niente di particolare sono delle persone normali, Mario era col cane a fare la spesa, ma tutti gli vogliono bene naturalmente è sempre un artista apprezzatissimo e adottato dalla città, perché in realtà lui è siracusano. Poi siamo stati in alcuni posti dove non ero mai stato, sembra strano ma spesso noi italiani siamo così abbiamo delle cose spettacolari dietro casa e non le caghiamo, è un peccato perché c'è tantissimo da vedere in Italia. Siamo saliti su una chiesa da dove si vede un panorama a 360° della città, dentro la cattedrale per la prima volta nella mia vita e sotto la cattedrale dove ci sono delle terme romane, poi siamo passati dal museo dell'università e su per il mercato centrale che però era già tardi e stavano chiudendo quasi tutti i banchi, abbiamo comunque preso della frutta e mia figlia del pesce che aveva l'acquolina in bocca dalla mattina. Da li mia sorella ci ha lasciati e siamo andati a mangiare su un posto di cucina tipica romana, eh lo so ma volevamo mangiare della pasta e a quanto pare a pranzo molti dei locali catanesi sono chiusi, tanti non fanno pasta e quindi abbiamo optato per quello, molto buono e porzioni enormi, infatti non sono riuscito a finire la pasta broccoli e sarciccia (al finocchietto), mia figlia l'ha presa con l'aragostina e lo zito matriciana. Precedentemente siamo passati ad affittare l'auto, perché domani andiamo a Siracusa e con l'auto di mia madre è un pò rischioso, anche se siamo andati sull'etna, ma ho come l'impressione che loro vogliano fare anche qualche giro da soli, beh non sono piccoli, anche se guidare a Catania non è come guidare in Estonia dove tutti rispettano il codice e non ci sono problemi, qua come sapete è un delirio nelle strade, va bè spero non faccia casini che tanto poi li paga lui. Ora non so cosa facciamo, ma penso niente, quindi intanto mi scarico un pò di foto e vi scrivo sto mini papello.
Vi lascio qualche scatto
2 notes
·
View notes
Text
Sta mattina va così!
Ma dove cazzo dovremmo arrivare? Dimmelo smiro che già mi brucia il culo più del bimbo di Don Gino fanculo nazi-femminista vegan, pro LGBTQIAPKNC+HZ e perbenisti un po' fascisti oggi il crimine più grande è provare a esprimersi, scherzi e vai in Siberia. Il futuro mi spaventa sembra il ragazzino a scuola che aspettava insieme ad altri trenta e me le dava per gli occhiali, i passi timidi, i vestiti la faccia di merda ed altri validi mille motivi, sono passati un po' di anni e certi colpi non puoi cancellarli non ti puoi sbagliare, chico, io sono il tipo che se parte una rissa muore per primo col giubbino pieno di esplosivo e il giorno prima ha registrato un video dove chiede a quella troia della D'Urso di non piangere ogni nostro amico; non mi interessa entrare nei locali in cui non fanno entrare andare in Cali con i bros a rimorchiare ma di non stare alla Caritas questo Natale o ritornare in psichiatria a fissare una TV che non posso spaccare pensa se devo riguardarti mentre faccio zapping ricordarmi che hai il culo più aperto dei fratelli Bianchi i miei occhi sono stanchi di vedere questa gara a chi c'ha il cazzo più lungo, ma in tutti gli ambiti. Voglio che salti in aria come il parlamento voglio vedervi bruciare come una chiesa e forse in quel secondo non sarà più freddo sarò la causa di morte del tuo sistema. E tu che assisti a tutto passivo, come fai a non ribellarti?
#pathos#solo#pezzi di vita#riflessioni#testi canzoni#musica#rap#rapper#citazioni#fuck life#mattina#canzoni#testo canzone#rap hip hop#rabbia#stanco#stufo#pensieri#tossicodipendenza#perbenismo#politicamente scorretto#pc#Spotify
2 notes
·
View notes