#Indagini forensi
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Nel profondo del bosco: il nuovo thriller di Kendra Elliot arriva in Italia.Un'avvincente caccia al tesoro che svela segreti nascosti nelle foreste dell'Oregon. Recensione di Alessandria today
Kendra Elliot, autrice bestseller con oltre 13 milioni di copie vendute, torna a conquistare i lettori italiani con "Nel profondo del bosco", terzo capitolo della serie adrenalinica "Columbia River".
Kendra Elliot, autrice bestseller con oltre 13 milioni di copie vendute, torna a conquistare i lettori italiani con “Nel profondo del bosco”, terzo capitolo della serie adrenalinica “Columbia River”. Pubblicato da Indomitus Publishing il 19 dicembre 2024, questo thriller intreccia suspense, mistero e una dose di romanticismo, ambientato nello scenario suggestivo del Pacifico…
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Omicidio Giulia Di Sabatino: Gli Indizi e i Misteri Irresolti
Il caso dell’omicidio di Giulia Di Sabatino ha sconvolto l’Italia. È avvenuto il 15 luglio 2024 a Roma. Ha generato molte domande e pochi indizi, mantenendo il mistero. Le indagini della Polizia e della Procura hanno seguito diverse piste. Vogliono ricostruire gli eventi e trovare il colpevole. Dopo mesi, il caso rimane oscuro. Nuove prove e testimonianze emergono, complicando le indagini. Questo…
#Crimine non risolto#Giallo irrisolto#Indagini forensi#Investigazione criminale#Omicidio Giulia Di Sabatino#Omicidio misterioso
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Esperti forensi, i CSI digital. Con Gabriele Gobbo e Luca Mercatanti - 181
Nella nuova puntata di FvgTech, Gabriele Gobbo ci guida nel misterioso e affascinante mondo delle analisi forensi digitali. Un settore che, per molti, evoca scene alla CSI, ma che nella realtà vede spesso i suoi esperti lavorare più sui bit che sui chip. Il viaggio nel cuore delle indagini digitali non si ferma alla superficie: esploreremo le varie sfaccettature, dalla decodifica dei dati al…
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#Analisi forensi#Decodifica dati#Forense digitale#FvgTech#Gabriele Gobbo#Indagini digitali#Luca Mercatanti#puntata video#Recupero informazioni#Sicurezza dispositivi
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Il mistero di Anastasia Romanov: tra storia e leggenda, scopri la verità sul destino della famiglia imperiale russa e le indagini forensi.
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Al vaglio telecamere su 'prima e dopo' l'omicidio di Giulia
(ANSA) – MILANO, 10 GIU – Le analisi di decine di telecamere di sorveglianza, tra Senago e Milano, e quelle sulle copie forensi dei dispositivi, tra cui tre pc e un tablet, sequestrati ad Alessandro Impagnatiello. E’ su questi due fronti che si concentreranno in queste ore e nei prossimi giorni le indagini dei carabinieri e della Procura di Milano sull’omicidio di Giulia Tramontano, 29 anni e…
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I servizi dell’agenzia FM-investigazioni
Attività di indagine in ambito aziendale
Diverse tipologie di minacce possono danneggiare il patrimonio di una società, che sia esso scientifico, tecnologico o economico, tangibile e intangibile. A tal fine, l’investigazione aziendale riguarda un’attività d’indagine che punta alla tutela del valore d’impresa, a fronte della richiesta del titolare d’azienda, del legale rappresentante o enti giuridici, anche in sede giudiziaria. La verifica della veridicità delle informazioni fornite da candidati all’assunzione, dipendenti, soci, fornitori, rappresentanti ed esterni consente di sanare situazioni di natura pregiudizievole al buon andamento di una azienda. Parallelamente l’Agenzia FM – Investigazioni offre i propri servizi in difesa delle compagnie assicurative contro quei comportamenti fraudolenti che tendono a conseguire, oppure ad aumentare, l’incasso di un rimborso da parte della stessa agenzia. Si incastrano a queste tipologie di indagini anche quelle di carattere informatico e tecnologico per la prevenzione di furti di informazioni e dati aziendali.
Le indagini condotte dall’Agenzia FM – Investigazioni prevedono l’impiego di professionisti e strumentazione tecnologica all’avanguardia al fine di raccogliere prove documentali e testimoniali che evidenzino inconfutabilmente l’illecito a danno del nostro cliente, materiale da utilizzare anche in fase stragiudiziale o giudiziale.
I servizi che offriamo alle aziende:
Indagini sul curriculum vitae;
Infedeltà di un collaboratore e licenziamento per giusta causa;
Forensic due diligence aziendale;
Violazione del patto di non concorrenza;
Concorrenza sleale di ex dipendenti;
Indagini per il recupero credito;
Indagini a tutela della proprietá intellettuale;
Indagini per contrasto alle frodi assicurative;
Indagini informatiche forensi;
Bonifiche ambientali e su dispositivi elettronici.
L’Agenzia FM – Investigazioni garantisce una consulenza preliminare gratuita ed assoluta riservatezza, sia nel caso di accettazione che di non affidamento dell’incarico investigativo. Maggiori dettagli sui servizi sono reperibili sul sito web: www.francomalatesta.it. Se desiderate richiedere un preventivo per i nostri servizi, contattateci all’indirizzo e-mail: [email protected] oppure compilate il modulo sul medesimo sito.
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Romanzi, racconti e storie da vedere sullo schermo
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Riprende la rubrica di consigli di lettura (e non solo): una piccola selezione da opere recenti o appena ristampate, insieme a uno sguardo sul passato.
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Tra i numerosi gialli pubblicati (è proprio un periodo fortunato per questo colore), vogliamo ricordarne alcuni.
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Dopo Flora, Alessandro Robecchi è da poco uscito con l’ultima avventura della banda Sistemi Integrati, capitanata dal seducente Carlo Monterossi (magnificamente interpretato da Fabrizio Bentivoglio nella serie televisiva): Una piccola questione di cuore. L’amore a tutti i livelli, romantico o autodistruttivo, è il vero protagonista di questa detective story: Si insinua tra i poliziotti incaricati delle indagini, coinvolge grandi boss della mala, normalmente privi di sentimenti umani, giovani intellettuali della Milano bene, irresistibili femmes fatales. Robecchi è sempre maestro nel gestire la tensione e nel mantenere viva l’attenzione del lettore fino all’ultima riga.
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Accattivante fin dal titolo, Sono felice, dove ho sbagliato?, l’ultima attesissima fatica di Diego De Silva ci propone di nuovo l’ironico avvocato ‘d’insuccesso’ Vincenzo Malinconico, ormai alla sesta causa persa, almeno letterariamente parlando. La novità assoluta è che da questi thriller forensi la Rai ha tratto una fiction in cui il protagonista è interpretato da Massimiliano Gallo, che abbiamo avuto il piacere di ammirare come marito di Imma Tataranni nella serie omonima creata da Mariolina Venezia. In questo caso Malinconico difende gli indifendibili diritti di un gruppo, coalizzato in una class action, di Impantanati che pretendono di intentare causa in nome del loro amore perduto. Se questo fosse possibile, non basterebbero tutti i tribunali del mondo per ospitare i processi di chi si sente defraudato in campo sentimentale, eppure il Nostro, tenendo fede al suo profilo di soggetto atipico e difficile da inquadrare, si sobbarca l’immane impresa. “Fra risate, battibecchi, colpi di scena e ordinarie drammaturgie familiari, Malinconico riuscirà ad articolare una stralunata difesa”.
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Anche per la tassista-detective Debora Camilli, che alla sua quarta avventura si è ormai guadagnata l’affetto di molti lettori, è in preparazione una fiction televisiva. Uscita dalla penna esperta di Nora Venturini, regista teatrale, sceneggiatrice e scrittrice (nonché moglie del fascinoso Giulio Scarpati), la giovane, intraprendente protagonista, che non ha potuto realizzare il sogno di entrare in polizia, ma conserva lo spirito del piedipiatti, pare destinata a trovarsi coinvolta in misteriosi omicidi: un po’ come la profezia che si auto-adempie… Dopo L’ora di punta, Lupo mangia cane e Buio in sala, è appena uscito Paesaggio con ombre, dove lo sfondo è quello incantatore del Lungotevere Flaminio, dalle cui acque è stato ripescato un cadavere privo di documenti. Anche in questa puntata la strana coppia composta da Camilla e dall’anti-divo commissario capo Edoardo Raggio porterà felicemente a termine il caso.
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Passando alla narrativa, La grande Zelda (2022) di Pier Luigi Razzano non è una biografia, ma un romanzo, in cui la protagonista racconta in prima persona la sua storia: un ritratto che ci svela la sua complessa personalità, la creatività messa in ombra dal successo del celebre marito, le passioni trascurate (il ballo, la scrittura, la pittura). Delle opere (lettere, racconti composti a quattro mani insieme al marito e il romanzo Lasciami l’ultimo valzer) potete trovare ampia scelta nel nostro catalogo. Ricordiamo anche che la “piccola compagnia della magnolia” presenterà, per il 28-29-30 ottobre, uno spettacolo sulla straordinaria figura di Zelda Fitzgerald (Teatro Linguaggicreativi).
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Per par condicio, avendo parlato di Zelda, non possiamo trascurare il suo augusto consorte citando i Racconti dell’età del jazz, ambientati nei Roaring Twenties, i Ruggenti Anni Venti che, secondo Fernanda Pivano, furono “il decennio di tutte le proteste e di tutte le rivolte, delle utopie più ottimistiche e delle delusioni più spietate”. Di queste undici short stories, che potrebbero essere usate come modello per gli studenti dei corsi di scrittura, ricordiamo Il curioso caso di Benjamin Button, da cui è stato tratto un film; Il diamante grosso come il Ritz, racconto grottesco e simbolico di denuncia sociale; il suggestivo e notturno Tarquinio di Cheapside, da cui stralciamo questo paragrafo:
Non era roba per la ronda: quella notte Satana era in libertà, e a Satana somigliava l’uomo che si intravedeva per primo davanti, calcagno sul cancello, ginocchio sopra la recinzione. Era anche evidente che il nemico si aggirava vicino a casa, o almeno in quella zona di Londra consacrata ai suoi desideri più volgari, perché la via si restringeva come una strada in un quadro e le case si serravano sempre di più le une sulle altre, chiudendosi in un’imboscata naturale adatta al delitto e alla sua teatrale sorella, la morte violenta.
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Piccoli capolavori sono gli inediti pubblicati nel 2017 in Per te morirei: diciotto racconti, presentati ognuno da un breve cappello che ne ripercorre le vicissitudini editoriali. Contengono tutta l’America di Fitzgerald: la guerra civile, l’amata New York, il mondo del cinema e quello dell’editoria (su questo argomento il racconto d’apertura Il «pagherò» è davvero esilarante), l’ambiente dei ricchi qual era – e non è più stato – negli anni Venti e quello dei poveri della Grande Depressione. Il tutto in uno stile unico, incisivo, scattante, con calibratissime, sorprendenti, ironiche metafore. Pura maestria letteraria.
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Vogliamo ricordare brevemente Gianni Celati, che ci ha lasciato all’inizio di quest’anno: grande scrittore, critico, traduttore (da segnalare la sua versione dell’Ulisse di Joyce, del 2013), professore di Letteratura anglo-americana (tra i suoi allievi Pier Vittorio Tondelli), nonché appassionato viaggiatore (durante il suo lungo soggiorno in Tunisia imparò la lingua araba). Il testo che consigliamo è quello dei Meridiani di Mondadori, Romanzi, cronache e racconti, che offre un ampio spettro dei suoi lavori e una vasta possibilità di scelta. I lettori lombardi (Celati era nato a Sondrio) riconosceranno nel suo stile lento e pacato, nelle descrizioni di paesaggi, nei diari di viaggio il familiare aspetto della pianura padana, come nella raccolta Narratori delle pianure, che spesso riporta storie tramandate oralmente, ammantate di uno stralunato stile fiabesco: si va dalla vicenda del radioamatore di Gallarate che si reca in una sperduta isola della Scozia (L’isola in mezzo all’Atlantico), alla ragazza giapponese del racconto omonimo che non può vivere senza consultare ogni settimana il suo signist o consigliere zodiacale, al barbiere con problemi esistenziali (Vivenza d’un barbiere dopo la morte). Scrittore che sa accontentare tutti i gusti, un vero “classico contemporaneo” secondo la definizione di Marco Belpoliti.
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Facendo un passo indietro nel tempo, un best seller ingiustamente dimenticato è Il verdetto, di Barry Reed (1980), da cui Sidney Lumet ha tratto nel 1982 un favoloso film con Paul Newman, Charlotte Rampling e James Mason. Si tratta di un legal drama (l’autore era egli stesso avvocato), che ricorda altre storie del genere (come quelle raccontate nei film La giuria, Erin Brockovich, Rain man), che descrivono la resistenza folle e disperata di piccoli onesti individui in lotta contro enti potenti (grandi compagnie di assicurazione, grandi studi legali, grandi aziende), armati soltanto della più ostinata cocciutaggine e della forza derivata da un profondo senso di giustizia. Una raccomandazione: fate attenzione, se lo leggete sui mezzi, perché ne sarete così coinvolti da rischiare di mancare la vostra fermata!
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Agli amanti del pantagruelico investigatore Nero Wolfe proponiamo, nel caso in cui a qualche fortunato fosse sfuggito, Champagne per uno, un giallo spumeggiante per alleggerire lo spirito dei nostri affezionati lettori in questi tempi agitati. Se una donna dalla psiche palesemente fragile, che viaggia con una fiala di cianuro nella borsetta e proclama a gran voce di essere stanca di vivere, muore all’improvviso dopo aver bevuto una coppa di champagne, nessuno si sogna neppure lontanamente di sospettare un omicidio. Nessuno tranne il sagace Archie Goodwin e il suo ‘planisferico’ datore di lavoro. Una lettura d’evasione, ma di eccellente fattura.
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Ancora per gli amanti del giallo classico, è appena stata pubblicata una corposa edizione dei racconti e dei radiodrammi di Ellery Queen a cura di Carlo Lucarelli. Il volume non ha pretesa di esaustività, obiettivo quasi impossibile data la vastità della produzione del dinamico duo di cugini, ma nutre l’ambizione di aver raggiunto il massimo livello di ampiezza possibile (c’è anche un racconto che non era mai stato pubblicato in Italia). Gli unici gialli che si rivolgono direttamente al lettore, per sfidarlo a svelare il mistero, dopo che gli sono stati forniti tutti gli elementi chiave per poterlo dipanare: così faceva anche il mitico Jim Hutton (padre del talentuoso Timothy, che ha interpretato anche Archie Goodwin, forse in competizione con il padre) nella favolosa serie degli anni Settanta.
#alessandro robecchi#fabrizio bentivoglio#diego de silva#Mariolina Venezia#massimiliano gallo#nora venturini#pier luigi razzano#zelda fitzgerald#francis scott fitzgerald#gianni celati#barry reed#rex stout#ellery queen#carlo lucarelli
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Istituto Volta è centro autorizzato EC-COUNCIL: certificazione per le indagini digitali forensi - Agenzia ANSA
Istituto Volta è centro autorizzato EC-COUNCIL: certificazione per le indagini digitali forensi – Agenzia ANSA
#Cloudcity | #ITNews | @SilvioTorre https://www.ansa.it/pressrelease/economia/2021/12/07/istituto-volta-e-centro-autorizzato-ec-council-certificazione-per-le-indagini-digitali-forensi_abed2b4b-1b87-4d44-ab47-1b45aeb7ae04.html Istituto Volta è centro autorizzato EC-COUNCIL: certificazione per le indagini digitali forensi Agenzia ANSA
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Regno Unito, donna di 20 anni violentata tra le lapidi di un cimitero: c’è un arresto
Regno Unito, donna di 20 anni violentata tra le lapidi di un cimitero: c’è un arresto
Regno Unito, donna di 20 anni violentata tra le lapidi di un cimitero. La vittima, di circa 20 anni, è stata aggredita nei pressi della Reading Minster of St Mary the Virgin intorno alle 3.35 di domenica. Un uomo di 22 anni di Nottingham è stato arrestato con l’accusa di stupro. Chi stamattina ha visitato la zona ha assistito alle indagini degli espeo.rti di scienze forensi che perquisivano le…
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Scomparsi
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La scomparsa di persone non è un fenomeno recente ma, come ben si può comprendere, affonda le sue origini fin dagli albori dell’umanità.
Incontri con animali predatori, operato di assassini e maniaci, tutti casi che, purtroppo, sono sempre capitati e continuano a verificarsi.
Così come vi sono anche persone che, stufe della propria esistenza, decidono di far perdere le proprie tracce e ricostruirsi un futuro altrove, per quanto oggigiorno risulti più difficile, con i vari mezzi di controllo e di verifica delle identità.
Ecco, in questo articolo non intendo occuparmi di questi casi, bensì di tutta una serie di scomparse in cui le forze dell’ordine, gli esperti di indagini forensi, i coroner e i team di ricerca hanno ritenuto che non si potesse ipotizzare, per i motivi che vedremo, di essere di fronte a scomparse “standard” bensì a qualcosa di differente che rifuggiva le spiegazioni più comuni.
Vi sono specifici elementi che caratterizzano una scomparsa “anomala” da una scomparsa potenzialmente provocata da cause comuni (animali, rapitori, assassini).
Questi aspetti emergono dall’attento esame di centinaia e centinaia di casi, tutti accomunati da specificità che portano a inquadrare l’evento all’interno di una tipologia ben definita.
Il primo ad aver notato questi elementi ricorrenti è lo studioso statunitense David Paulides, ex membro della polizia di San Jose in California.
Per consentire di comprendere fin da subito quali siano questi elementi e di individuarli nell’esposizione dei singoli casi, procediamo a un elenco.
1) I cani molecolari dei team di ricerca non riescono a trovare alcuna traccia olfattiva, come se le persone fossero scomparse nel nulla.
2) Le vittime vengono ritrovate in un’area che era stata precedentemente esaminata con accuratezza.
3) Perdita di memoria. Sono rari i casi in cui le persone vengano ritrovate, così come sono ancora più rare le volte in cui vengano ritrovate vive. In questi casi, la gran maggioranza non ricorda come si sia persa e che cosa sia accaduto durante le ore o i giorni in cui era sparita, un vero e proprio missing time.
4) Malfunzionamento di bussole e di altro equipaggiamento. Nel corso delle ricerche di persone scomparse, spesso vengono utilizzati mezzi aerei quali elicotteri o aeroplani per cercare di cogliere tracce di calore all’infrarosso oppure di avere un contatto visivo. Molti sono i casi in cui i piloti hanno lamentato problemi con la bussola, malfunzionamenti, indicazioni errate del nord magnetico. Problemi che, a volte, interessano anche coloro che poi scompariranno, i quali, prima di far perdere le proprie tracce, hanno dichiarato di avere problemi nello stabilire l’orientamento, oppure in casi in cui vi sono gruppi di più persone e una di esse scompare, mentre le altre testimoniano di aver avuto queste problematiche.
5) Zone “calde”. Le si possono definire “zone calde”, oppure “raggruppamenti”: con questa definizione si intende indicare come vi siano aree ben precise in cui i tassi di scomparsa aumentano in maniera impressionante.
6) Riferimenti anomali nella toponomastica. Un alto numero di persone scompare in zone che la toponomastica ha caratterizzato in una precisa maniera negativa, quasi che queste aree fossero storicamente conosciute come luoghi in cui era meglio che i viandanti non si avventurassero, pena l’alta probabilità di non tornare più: ponte del diavolo, montagna delle streghe, Devil’s Peak, Devil’s Den, Satan Hill, ecc., tutte connotazioni che rimandano a voci antiche su cosa avvenisse in quelle specifiche zone.
7) In un alto numero di casi, coloro che vanno a raccogliere frutti di bosco tendono a sparire. Questo aspetto può sembrare ancor più strano di altri e potrebbe persino indurre a sorridere, ritenendolo una mera coincidenza, non fosse che rappresenta un dato comune a molte vicende di persone scomparse mentre erano all’aperto a raccogliere frutti di bosco.
Su questo aspetto torneremo più avanti perché consente un collegamento diretto con storie del folklore e permette di rilevare un filo rosso che si dipana nei secoli.
Vediamo alcuni casi eclatanti:
– Nathan Madsen, 1989, Oregon, Deschutes National Forest
22 ottobre 1989, la famiglia Madsen e alcuni loro amici si trovavano nei pressi del fiume Little Deschutes come ogni anno per effettuare la transumanza del bestiame prima dell’arrivo dell’inverno. Si trattava di un evento importante che coinvolgeva sempre un certo numero di persone.
Erano le 14, quando il piccolo Nathan Madsen, figlio di 9 anni di Jerry Madsen, si affiancò con il proprio pony al padre e gli spiegò che aveva freddo, ragion per cui voleva tornare al campo dove stavano accampati tutti. Jerry acconsentì, dicendo al figlio che poteva tornare indietro, consapevole che avrebbe seguito la stessa strada percorsa all’andata.
Verso sera, Jerry tornò al campo ma sua moglie Sarah disse che Nathan non era mai rientrato. Preoccupatissimo, Jerry percorse in lungo e in largo insieme ad altre persone l’area tra il campo e il punto in cui si erano divisi con Nathan. Le ricerche durarono tutta la notte ma nessuna traccia di Nathan.
Venne subito dato l’allarme e le ricerche videro l’arrivo di riservisti dell’aeronautica, di funzionari dell’ufficio dello sceriffo della contea di Klamath, della Guardia Nazionale dell’Oregon e di numerosi volontari. Le ricerche vennero confinate inizialmente a un’area di 18 km2, per poi essere estese a 90 km2.
“Ora come ora sembra che sia scomparso dalla faccia della terra”, queste le parole dello sceriffo Carl Burkhardt il 26 ottobre.
Tre giorni dopo, il 29, lo sceriffo chiamò il detective Mark Hannigan, esperto di omicidi, per intervistare tutti coloro presenti quel giorno all’accampamento e durante la transumanza.
Nei primi 10 giorni di indagini, oltre 350 persone percorsero la zona alla ricerca di Nathan Madsen. A malincuore, dopo che nessun risultato fosse emerso, lo sceriffo Burkhardt fu costretto a dichiarare che avevano esaurito i posti in cui cercare.
Ciononostante, il padre Jerry continuò la ricerca del figlio, percorrendo le vallate sul suo cavallo alla ricerca di indizi.
Il 19 novembre 1989, un barlume di speranza balenò nell’animo di Jerry. In una vasta radura vicino alle sorgenti del fiume Little Deschutes, Jerry trovò il pony di suo figlio. Era molto dimagrito e privo di sella. Quattro giorni dopo, un signore del posto prestò il proprio elicottero per oltre quattro ore per volare sopra l’area in cui era stato trovato il pony, nella speranza di trovare Nathan. Purtroppo, non venne ritrovato.
Il 30 novembre lo Spokane Review pubblicò un’intervista con il procuratore distrettuale Edwin Caleb il quale dichiarò che la polizia stava trattando la scomparsa di Nathan prendendo in considerazione l’ipotesi che fosse stato commesso un reato. Inizialmente sembrava molto inverosimile che qualcuno che si fosse deciso a rapire Nathan si trovasse lì proprio nel momento in cui il bambino aveva deciso di tornare al campo. Questa ipotesi, però, prese piede nel momento in cui le ricerche condotte in maniera così capillare non avevano portato alcun risultato.
– Michelle Vanek, 2005, Eagle County, Colorado
Michelle Vanek era una donna trentacinquenne sposata, atleta di triathlon in perfette condizioni fisiche.
Nel 2005 un suo amico, Eric Sawyer, era giunto a scalare 35 delle 53 montagne del Colorado di altitudine superiore ai 4.000 metri, tra i quali mancava però l’Holy Cross Mount, alla cui scalata Michelle teneva molto, al punto da avergli chiesto di comunicarle quando volesse scalarlo in modo che anche lei potesse unirsi nell’impresa.
Il 24 settembre i due partirono per la scalata. Entrambi in ottima forma, adusi alle gite montane tecniche, con abbondanti scorte di cibo e d’acqua.
Durante l’ascesa Michelle stava sempre a una ventina di metri dietro Eric. A circa un chilometro dalla cima, Michelle disse a Eric che non ce la faceva a continuare: era stanca, senz’acqua e voleva riposarsi un po’. Eric le propose di tornare insieme all’automobile, ma Michelle rifiutò e gli disse di proseguire lui, indicandogli dove si sarebbero dovuti rivedere dopo.
Erano le 13,30. Eric giunse in cima alle 13,42. C’erano altre persone in cima che scattavano foto e firmavano il registro di coloro che avevano scalato la montagna. Eric stesso scattò alcune foto e si fece fotografare. Chiamò sua moglie e le disse che doveva sbrigarsi per andare a ricongiungersi con Michelle.
Tempo pochi minuti ed Eric era nel punto in cui aveva concordato con Michelle di trovarsi. La donna non c’era. Eric cercò nei dintorni, provò l’imbocco di alcuni sentieri che si dipartivano nelle vicinanze ma non la vide. Incontrando persone che salivano, chiese loro se avessero visto la donna. Nessuno aveva notato Michelle scendere dai sentieri.
Eric continuò allora a dirigersi verso l’automobile e, non vedendola, contattò le autorità.
La ricerca che venne messa in moto per trovare Michelle Vanek è celebre in Colorado per essere stata la più estesa di tutti i tempi. Il team di Vail fu il primo a mettersi in azione, con 700 persone sul campo per cercare la giovane donna. Il team perlustrò la zona palmo a palmo, cercando anche in pertugi dove nemmeno un bambino si sarebbe potuto nascondere.
Tim Cochrane, direttore del team di ricerca di Vail, in un’intervista per il Vail News del primo ottobre dichiarò che “è proprio un mistero dove sia Michelle. È la cosa che più mi sorprende. Abbiamo messo in azione cinque cani da ricerca ma non hanno trovato nulla”.
Venne intervistato il marito, in un’ottica di potenziale sospetto verso Eric Sawyer, ma questi diradò ogni dubbio, dichiarando che Eric era un amico di lunga data e che non avrebbe mai fatto nulla che potesse mettere in pericolo Michelle.
Dov’era scomparsa la donna? Cosa le era successo?
Alcuni testimoni dissero che il 24 settembre avevano visto una figura nei pressi della sommità che poteva essere Michelle. Che cosa intendevano di preciso con l’utilizzo del termine “figura”? Era davvero Michelle?
Il caso rimane insoluto, a dispetto degli ingenti mezzi messi in campo. Non fu trovato nemmeno il cadavere, i bastoncini da camminata, l’equipaggiamento di Michelle: scomparsa dalla faccia della terra.
– Albert Beilhartz, 1938, Rocky Mountain National Park, Colorado
La famiglia Beilhartz aveva lasciato la propria casa a Denver per andare in vacanza un fine settimana nel parco nazionale delle Montagne Rocciose. La meta precisa era un bacino tra due fiumi a un’altitudine di quasi tremila metri.
Era sabato 2 luglio mattina, la famiglia aveva fatto colazione presto e si stava incamminando verso il fiume Roaring in un contesto bucolico formato da pini, ruscelli e aria pura.
Dopo circa mezz’ora di camminata, il padre, William Beilhartz, si rese conto che da alcuni minuti non aveva più visto il figlio Albert. Iniziò immediatamente a chiamarlo a gran voce, ripercorrendo il sentiero all’indietro. La ricerca divenne frenetica dato che non poteva essersi nascosto in molti posti. Non trovandolo, il padre corse al campeggio in cerca di aiuto e per informare il National Park Service.
Di lì a poco, centinaia di volontari e di membri del National Park Service erano giunti sul posto per cercare il piccolo Albert.
Accorsero subito anche alcuni team con cani per seguire le tracce del bambino. I cani parvero percepire una traccia in direzione del fiume, ma non seppero seguirla ulteriormente.
I membri del National Park Service erano dell’idea che il bimbo fosse affogato e ottennero di deviare il fiume Roaring in modo da seccarlo e cercare il cadavere di Albert: non fu mai trovato.
I genitori, al contrario, erano dell’idea che Albert fosse stato rapito e decisero di contattare il FBI.
In una capanna abbandonata nei dintorni fu ritrovato un cerotto che, secondo i genitori, era stato messo ad Albert per alleviare il dolore di una vescica causata dagli stivali nuovi.
Le indagini portarono all’emersione di una testimonianza molto interessante. Il giorno della scomparsa di Albert una giovane coppia stava camminando su una stradina che costeggia il monte Chapin, a 10 chilometri da dove Albert era scomparso. I due stavano riposandosi un attimo su un masso, quando notarono in lontananza un bambino seduto su un ripido lato della montagna. Incuriositi, cercarono di avvicinarsi al punto in cui c’era il bambino ma, una volta giunti sul posto, era scomparso. I due dichiararono che sembrava loro totalmente impossibile che un bambino di quell’età potesse essere giunto così in alto superando simili pendenze da solo, senza l’ausilio di qualcuno.
Quando seppero che proprio quel giorno era scomparso un bimbo, i due contattarono subito le autorità e raccontarono il proprio avvistamento. Le ricerche vennero di conseguenza dirottate verso quest’area, dall’inquietante nome di Devils Nest, il nido dei diavoli. Come mai questa zona ha questo nome?
Di Albert nessuna traccia nemmeno nel Devils Nest, era scomparso per non essere mai più ritrovato.
Steven R. Kubacki, 1978, Holland, Michigan
Il caso in esame si staglia per la stranezza dello svolgimento e dell’epilogo – fortunatamente a lieto fine – che solleva ancor maggiori perplessità rispetto ad altre scomparse.
Steven Kubacki era uno studente del Hope College di Holland, cittadina del Michigan con una vasta casistica di sparizioni anomale nei corso dei decenni, sparizioni che hanno riguardato persino aerei e navi mai più ritrovati nello spazio aereo e nelle acque del lago Michigan proprio in prossimità di Holland.
Il 19 febbraio 1978 Steven disse ai suoi compagni di stanza che sarebbe andato a fare sci di fondo a Saugatuck, lungo il lago Michigan.
Dal momento che il giovane non fece più ritorno quella sera, i suoi amici contattarono la polizia.
Le ricerche furono estese e approfondite: team di ricerca a terra, cani, elicotteri, ma a nulla valsero per ritrovarlo.
Un articolo del 7 maggio riportò il ritrovamento degli sci e delle bacchette del ragazzo proprio sulla superficie ghiacciata del lago, con tanto di impronte che si dipanavano per circa 200 metri per poi scomparire all’improvviso. Come ben si può comprendere, la polizia giustamente ipotizzò che il ghiaccio si fosse spaccato e il ragazzo fosse affogato nelle gelide acque lacustri.
I mesi passavano e ormai tutti avevano perso le speranze di rivedere Steven, ma il futuro aveva in serbo una svolta impressionante e ancor più inquietante di quanto non sarebbe potuto essere il ritrovamento del cadavere del ragazzo.
Il 5 maggio dell’anno successivo, 14 mesi dopo, Steven Kubacki ricomparve. Come riportato in un articolo del quotidiano The Independent, il ragazzo disse di essersi svegliato di notte a 40 miglia dalla casa di suo padre (e a ben 700 da dove era scomparso). Ricordava di essere sulla superficie del lago e di avere freddo, poi non ricordava più nulla fino al suo risveglio, 14 mesi dopo, nel mezzo di un prato a Pittsfield, con indosso vestiti che non erano suoi, uno zaino e delle mappe. Non sapeva che giorno fosse fin quando non comprò un giornale in città, rimanendo esterrefatto per il tempo trascorso di cui non riusciva a dare contezza.
La polizia indagò anche nella direzione di una possibile scomparsa pilotata, vale a dire l’ipotesi che il ragazzo fosse fuggito volontariamente e stesse raccontando una menzogna, ma non emerse alcun elemento che facesse pensare che fosse stato altrove in quei 14 mesi di “buco”.
Ogni indizio spingeva nella direzione della genuinità della sua sorprendente testimonianza. Cosa era successo al ragazzo? Dove era stato in quei mesi di cui non ricordava nulla?
Carl Disch, 1965, Antartide
Carl Disch era un ragazzo americano del Wisconsin. Nel 1964, a 25 anni, fu assunto dai Boulder Laboratories, con sede in Colorado, e accettò di andare alla stazione antartica Byrd, dove arrivò il 9 febbraio dell’anno successivo.
Il 2 maggio Carl telefonò alla sua famiglia e comunicò che andava tutto bene.
L’8 maggio Carl sparì. Aveva lasciato la stazione radio alle 9,15, chiamando il campo base per dire che stava tornando indietro. Il tragitto era di circa 2 chilometri e c’erano dei segnali a terra da seguire per non perdersi. Era vestito di tutto punto, con indumenti adatti al freddo. Alle 10 non era ancora tornato, per cui due colleghi andarono a cercarlo, senza trovarlo. Alle 11,30 i due tornarono alla base per chiedere l’aiuto di altri colleghi, ma anche questa ricerca risultò vana.
Alle 18 le ricerche continuavano senza sosta, ricoprendo un’area moto ampia. Finalmente furono ritrovate delle tracce che però scomparivano all’improvviso, non consentendo di capire dove fosse potuto andare Carl. Stando ai resoconti dei colleghi, l’ampiezza del passo visibile nelle impronte non denotava una diminuzione della falcata, il che lasciava sbalorditi, dovendosi ipotizzare che avesse percorso oltre sei chilometri a meno trenta gradi con venti molto forti senza diminuire mai l’andatura.
Le ricerche continuarono fino al 12 maggio, senza esito.
Alcuni colleghi videro delle luci anomale in cielo e udirono dei rumori di motori in lontananza, senza capirne l’origine.
Secondo voci non confermate, Carl sarebbe scomparso volontariamente. Questa ipotesi presenta parecchie problematiche: che senso avrebbe sparire in Antartide, con le difficoltà climatiche del luogo? Non sarebbe stato molto più facile far perdere le proprie tracce negli Stati Uniti? Se davvero Carl avesse voluto cambiare vita e simulare la scomparsa, dove avrebbe potuto trovare rifugio in una simile tormenta? Da quella zona, inoltre, dove sarebbe andato a piedi? Morte certa lo avrebbe atteso. Inoltre, i cani non sono riusciti a trovare le sue tracce, né hanno trovato un eventuale cadavere, il che lascia presumere che né sia scomparso volontariamente, né sia morto assiderato nei dintorni.
Gary Tweddle, 2013, Leura, Australia
Gary Tweddle era nato in Inghilterra a Cremorne per poi trasferirsi a Reading. Suo padre era un ufficiale nell’esercito britannico ed era andato spesso con il figlio a fare escursioni sulle montagne più impervie di Scozia e Galles. Nel 2005 la famiglia si trasferì nei pressi di Sydney, in Australia.
Gary era in ottime condizioni atletiche e lavorava per Oracle come rappresentante.
La sera del 16 luglio 2013 Gary e altri membri di Oracle andarono a cena nella cittadina di Leura in un ristorante rinomato. Il gruppo trascorse una piacevole serata e ritornò in taxi in hotel. A un certo punto, nel filmato della videocamera dell’hotel, si vede Gary lasciare l’albergo mentre parla al cellulare.
Poco dopo il ragazzo chiamò i suoi amici per dire che si era perso. Al telefono apparve inizialmente abbastanza calmo, per quanto preoccupato di non sapere dove si trovasse. Disse che stava avvicinandosi verso una “luce sulla collina”. Dopo 17 minuti di conversazione Gary chiuse la chiamata perché non voleva che si scaricasse la batteria del cellulare.
Secondo un amico, dal rumore che si percepiva nel corso della telefonata si poteva ipotizzare che stesse correndo nella boscaglia.
Dopo quella chiamata il nulla, Gary non si fece più sentire, era scomparso.
Gli amici contattarono subito le autorità e venne dato il via alle ricerche. Team a terra, elicotteri, cani, giorni e giorni di perlustrazioni in lungo e in largo ma niente, di Gary nemmeno l’ombra.
Un articolo del Telegraph del 7 settembre riportò quanto videro un giorno alcuni piloti di elicottero: stavano procedendo in cerchio per scandagliare il terreno quando l’attenzione venne attratta da un riflesso di luce sul ramo di un albero. Guardando meglio, non credettero ai loro occhi: il corpo di un uomo, a faccia in giù dalla cima di un albero, con jeans scuri e brandelli di t-shirt sul torso nudo.
Si trattava proprio di Gary Tweddle.
Nessuno capì come fosse potuto perdersi e come fosse finito sull’albero in quella postura di caduta dall’alto, un mistero totalmente inspiegabile.
– Micheal Steffan e Edwin Adams, 1910, Pennsylvania
16 aprile 1910, Ludlow, Pennsylvania. Michael Steffen, bambino di 7 anni, saluta sua madre dicendole che sta andando a pescare con il suo amico George Ankovitch, di nove anni. I due prendono la canna da pesca ed escono. Trascorrono la mattinata camminando verso il torrente Windfall. George raccontò che si trovava pochi metri davanti a Michael quando, girandosi, non lo vide più. Lo cercò nei dintorni e, non trovandolo, tornò a casa per vedere se fosse rientrato per qualche motivo. Non era lì, né sarebbe ritornato dopo cena.
Proprio in quelle ore, a 18 miglia di distanza, gli Adams stavano disperatamente cercando il loro figlio Edwin, di nove anni. Il bambino era andato a giocare nei boschi con alcuni amici quando furono tutti spaventati da uno “strano uomo” (così lo descrissero ai giornali) e scapparono a casa. Tutti tranne Edwin, le cui tracce si persero senza spiegazione. Subito partirono le ricerche, con oltre 300 persone e alcuni segugi a setacciare l’area palmo a palmo. Il giorno seguente si aggiunsero 50 colleghi del padre, dipendente presso la United Natural Gas.
Nulla, Edwin era scomparso.
La voce si sparse e le comunità locali erano stupite di quanto fosse accaduto, temendo una mano comune dietro ai due tragici eventi. Correva voce potesse essersi trattato di un misterioso rapitore, ma non vi erano indizi precisi e concordanti in tal senso.
Da New York arrivarono altri team di ricerca, portando a mille il numero di persone impegnate in maniera indefessa.
Fu contattata anche una chiaroveggente che non fu in grado di localizzare nessuno dei due bambini. Con riferimento a Edwin, la signora disse che il bambino era vivo ma in mano a “stranieri”… che stranieri? Chi mai si aggirerebbe a 150 chilometri da Pittsburgh in mezzo al nulla più assoluto per rapire bambini?
Le comunità locali si rinsaldarono ancor più e ancor più persone si misero a cercare i due bambini. La polizia di Stato della Pennsylvania inviò 50 uomini a cavallo esperti nel trovare tracce, ma fu tutto senza esito.
Cos’era accaduto? Chi era l’uomo strano di cui al racconto dei bambini? In cosa era strano?
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Arriva in Italia il thriller “Nel profondo del bosco”, il terzo capitolo della serie adrenalinica “Columbia River” della bestsellerista Kendra Elliot. Alessandria today
Plurivincitrice del premio Daphne du Maurier, annoverata nella lista dei best seller del Wall Street Journal più di una decina di volte, finalista dell'International Thriller Writers e per il miglior Romantic Suspense della rivista Romantic Times, Kendra
Plurivincitrice del premio Daphne du Maurier, annoverata nella lista dei best seller del Wall Street Journal più di una decina di volte, finalista dell’International Thriller Writers e per il miglior Romantic Suspense della rivista Romantic Times, Kendra Elliot dal 19 dicembre torna in Italia per Indomitus Publishing con il thriller intricato e pieno di suspense “Nel profondo del bosco”,…
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Convegno di ieri sulle Indagini Forensi e Informatica Forense. Un grazie al prof. Gammarota, al dott. Rubin, all’ing. Di Bernardo per gli ottimi speech. • #indaginiforesi #segretoindustriale #convegni #aiga #aigavenezia #formazione #eventi #avvocati #informaticaforense #speech (presso Venice, Italy) https://www.instagram.com/p/BzAinzoCGnP/?igshid=mz90f752geoy
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Cos'è l'intelligenza artificiale. Con Gabriele Gobbo e Michele Laurelli - 182
Nella nuova puntata di FvgTech, Gabriele Gobbo ci guida nel misterioso e affascinante mondo delle analisi forensi digitali. Un settore che, per molti, evoca scene alla CSI, ma che nella realtà vede spesso i suoi esperti lavorare più sui bit che sui chip. Il viaggio nel cuore delle indagini digitali non si ferma alla superficie: esploreremo le varie sfaccettature, dalla decodifica dei dati al…
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Ritratto di Andrea Palladio dalla serie degli uomini illustri di Bernardino India (fine XVI sec.) olio su tavola collezione privata
Tutto iniziò nel 1570, quando a Venezia uscì la prima edizione dei “Quattro Libri dell’Architettura” di Andrea Palladio. Consuetudine dell’epoca voleva, infatti, che gli autori dei trattati inserissero tra le pagine il loro “ritratto ufficiale” per eternarsi insieme alla propria opera. Ma Palladio omise di farlo, e da allora intellettuali e curiosi non hanno mai cessato di interrogarsi su quali fossero le fattezze di quello che secondo molti è il più celebre architetto di ogni tempo. Palladio divenne l'”uomo dai mille volti”: gli inglesi nel 1716 lo hanno proposto giovane e senza barba, oppure sbarbato ma con i baffi; i vicentini invece nel 1733 hanno replicato con un Palladio più anziano e calvo. Ma adesso il “mistero” sembra risolto grazie a un team di esperti: la Polizia Scientifica, gli storici dell’arte del Palladio Museum e i tecnici della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza hanno restituito all’artista un volto. Le cui fattezze sono svelate dalla mostra “Andrea Palladio. Il mistero del volto”, aperta al Palladio Museum di Vicenza fino al 18 giugno.
Gli studiosi hanno individuato dodici ritratti ritenuti di Palladio, sparsi in due continenti. Due provengono da Londra (RIBA Collections e Royal Collection at Kensington Palace), uno da Copenaghen (Statens Museum), quattro da Vicenza (villa Rotonda, villa Valmarana, teatro Olimpico, villa Caldogno), uno da Notre Dame, Indiana (Snite Museum of Art), uno da una collezione privata a Mosca, uno da Praga (Národní Muzeum), uno da un’asta di Christie’s a New York e un ultimo da un antique shop nel New Jersey. Sono tutti autentici? E l’uomo ritratto è sempre Palladio? Specialisti in diversi campi hanno lavorato insieme per rispondere a queste domande. Mentre gli storici del Palladio Museum hanno fatto ricerche in archivio e biblioteca, i tecnici della Soprintendenza hanno indagato gli aspetti materiali dei dipinti nel proprio laboratorio di restauro di Verona e la Polizia Scientifica ha confrontato fra loro i volti con i metodi della comparazione fisionomica.
“Il Palladio Museum e la Soprintendenza di Verona – racconta Guido Beltramini, curatore della mostra – hanno chiesto aiuto al Servizio di Polizia Scientifica della Polizia di Stato per scrivere finalmente la parola fine su quasi trecento anni di dispute sul volto di Palladio: da quando cioè gli inglesi nel 1716 si sono “inventati” un falso Palladio dipinto da Paolo Veronese. E’ stato un affascinante incontro fra scienze forensi e storia dell’arte, dove ognuno ha cercato di dare il meglio di sé.”
Immagini tratte dal video Andrea Palladio. Il mistero del volto indagini a cura di Polizia di Stato Servizio Polizia Scientifica Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per le provincie di Verona, Rovigo e Vicenza Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio / Palladio Museum
Fabrizio Magani precisa “L’esperienza di studio e ricerca ha sorpreso per le potenzialità tecniche messe in gioco, dimostrando come la semplicità di un tema espositivo possa promuovere pratiche complementari e risultati tutti nuovi”.
“Il mestiere dell’investigatore della Polizia Scientifica ben si sposa con la perizia dell’esperto d’arte, entrambi attenti al metodo scientifico e ai dettagli.” – a parlare è il Prefetto Vittorio Rizzi, direttore del settore anticrimine della Polizia di Stato – “Attraverso la tecnica del confronto dei volti, comunemente utilizzata per identificare gli autori dei crimini più violenti, e quella dell’age progression, normalmente usata per la ricerca delle persone scomparse e dei latitanti, abbiamo confermato i risultati della ricerca storica, risolvendo uno dei cold case più antichi”.
L’allestimento della mostra, progettato da Alessandro Scandurra, restituisce efficacemente l’atmosfera di una detective-story: accanto ad ogni dipinto il visitatore trova dei tavoli luminosi in cui sono presentati i “reperti” dell’indagine: radiografie dei quadri, sezioni stratigrafiche che evidenziano la successione delle pellicole pittoriche, antiche fotografie, documenti. È così possibile verificare le ipotesi proposte in mostra e ritrovare il “proprio” Palladio.
Informazioni Palladio Museum contra’ Porti 11, Vicenza Sito: www.palladiomuseum.org Twitter / Facebook / Instagram: PalladioMuseum [email protected] Tel. +39 0444 323014
#ENIGMI / Svelato finalmente il "mistero" del volto di Andrea #Palladio? #mostre Tutto iniziò nel 1570, quando a Venezia uscì la prima edizione dei "Quattro Libri dell’Architettura" di Andrea Palladio.
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I servizi dell’Agenzia FM-Investigazioni
Investigazioni private
Oggi analizzeremo l’attività di indagine in ambito privato. Questa è volta alla ricerca ed alla individuazione di informazioni richieste dal privato cittadino (eventualmente per la tutela di un diritto in sede giudiziaria) che possono riguardare, tra l'altro, l'ambito familiare, matrimoniale, patrimoniale e la ricerca di persone scomparse. Per eliminare ogni dubbio o sospetto sulla condotta del coniuge, dei figli o comunque di coloro che vivono a stretto contatto con voi, l’Agenzia FM - Investigazioni redigerà una relazione investigativa da consegnare al cliente alla fine dell’incarico nella forma di un rapporto scritto correlato da foto, filmati e qualsiasi altro accertamento inerente il caso. La documentazione probatoria fornita, legalmente riconosciuta, sarà utilizzabile a Vostra discrezione in sede giudiziaria in cause di separazione tra coniugi, divorzio, affidamento dei figli, decisione o revisione delle condizioni economiche di separazione, controversie familiari di varia origine e natura, procedimenti a seguito di minacce o lettere anonime.
I servizi di investigazioni che offriamo ai privati:
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L’Agenzia FM – Investigazioni garantisce una consulenza preliminare gratuita ed assoluta riservatezza, sia nel caso di accettazione che di non affidamento dell’incarico investigativo. Maggiori dettagli sui servizi sono reperibili sul sito web: www.francomalatesta.it. Se desiderate richiedere un preventivo per i nostri servizi, contattateci all’indirizzo e-mail: [email protected] oppure compilate il modulo sul medesimo sito.
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Polizia di Stato: Operazione "Exitus"
La Polizia di Stato di Caltanissetta ha eseguito 4 ordinanze di misura cautelare in carcere, emesse dal G.I.P. del Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica per associazione mafiosa aggravata, per avere fatto parte di cosa nostra- clan Rinzivillo. L´attività investigativa, che si è conclusa con gli arresti di oggi, costituisce una costola dell´Operazione "Extra fines" che portò all´arresto, nel 2017, di 37 affiliati al clan-Rinzivillo. Tale indagine fece luce sull´ascesa, nella famiglia di cosa nostra gelese, del boss RINZIVILLO il quale, approfittando della carcerazione dei suoi fratelli e dell´assenza sul territorio di uomini in grado di contrastarne il carisma, riorganizzò il clan facendo leva sia su figure tradizionalmente appartenenti ad esso sia su figure nuove ed emergenti che si erano messe a sua disposizione per assicurare il mantenimento in vita del clan. Nell´ambito dell´indagine, condotta dai poliziotti della Squadra Mobile di Caltanissetta, con l´ausilio Squadra Mobile di Parma, è emersa la figura di un avvocato del Foro di Gela, quale uomo di fiducia del boss gelese RINZIVILLO sin dal 2016 (durante il periodo delle indagini poi confluite nell´Operazione Extra Fines) quando lo aveva fatto contattare da un suo affiliato. L´avvocato costituiva la longa manus del RINZIVILLO negli affari intessuti dal boss gelese con altri appartenenti al clan RINZIVILLO. RINZIVILLO impartiva all´Avvocato ordini precisi che andavano ben oltre gli incarichi forensi. La disponibilità del legale nei confronti del boss gelese si manifestava anche dopo la carcerazione del boss: infatti, è proprio al suo avvocato che RINZIVILLO, approfittando del suo status di insospettabile legale, affidava il compito di fare uscire i suoi ordini per altri esponenti della consorteria mafiosa, ancora liberi sul territorio. Nel corso dell´indagine è stato anche rilevato che l´avvocato faceva pervenire al boss messaggi dai sodali liberi, attraverso l´esibizione di fogli manoscritti durante i colloqui in carcere: una modalità ingegnosa con la quale l´avvocato gelese pensava di eludere eventuali intercettazioni ambientali a suo carico. Inoltre, uno degli odierni arrestati, appartenente a cosa nostra-clan Rinzivillo, imprenditore gelese tradizionalmente operante nel commercio di carni, assicurava aiuto economico all´associazione, al capo clan RINZIVILLO e ad altri sodali in stato di carcerazione. Lo stesso imprenditore offriva disponibilità al capo dell´associazione ad assumere alle proprie dipendenze personale indicato dal capomafia e favoriva l´infiltrazione del clan rinzivilliano nel tessuto economico legale attraverso il riciclaggio di danaro di provenienza illecita. L´imprenditore è indagato anche per tentata estorsione, aggravata per averla commessa in qualità di appartenente al clan mafioso, per avere tentato di procurarsi un ingiusto vantaggio in danno di un imprenditore concorrente, rappresentante di carni e salumi, che veniva minacciato di morte qualora avesse continuato ad offrire ai clienti, la stessa carne da lui commercializzata. Un terzo soggetto arrestato, imprenditore licatese di cosmetici e profumi, era a disposizione del capo clan RINZIVILLO favorendo il boss gelese nell´attivazione di attività economiche funzionali all´investimento e riciclaggio di illeciti proventi, avvalendosi anche in questo caso della figura dell´Avvocato. Non meno importante la figura di un altro soggetto arrestato, storico appartenente al clan rinzivilliano di Gela, il quale, approfittando dei permessi premio durante la carcerazione a Milano, riprendeva i contatti con RINZIVILLO, favorendo l´incontro tra quest´ultimo e l´esponente di cosa nostra di Salemi. Ad ulteriore riprova del ruolo importante acquisito dall´avvocato all´interno della consorteria, va segnalato che era stato proprio lui il prescelto dal RINZIVILLO per accompagnarlo ad un incontro riservato con lo storico appartenente al clan, avvenuto il 14.4.2017. Read the full article
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