#Il disertore
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IVANO FOSSATI IL DISERTORE
In piena facoltà
Egregio presidente
Le scrivo la presente
Che spero leggerà
La cartolina qui
Mi dice terra terra
Di andare a far la guerra
Quest'altro lunedì
Ma io non sono qui
Egregio presidente
Per ammazzar la gente
Più o meno come me
Io non ce l'ho con lei
Sia detto per inciso
Ma sento che ho deciso
E che diserterò.
Ho avuto solo guai
Da quando sono nato
I figli che ho allevato
Han pianto insieme a me.
Mia mamma e mio papà
Ormai son sotto terra
E a loro della guerra
Non gliene fregherà
Quand'ero in prigionia
Qualcuno mi ha rubato
Mia moglie e il mio passato
La mia migliore età
Domani mi alzerò
E chiuderò la porta
Sulla stagione morta
E mi incamminerò.
Vivrò di carità
Sulle strade di Spagna
Di Francia e di Bretagna
E a tutti griderò
Di non partire più
E di non obbedire
Per andare a morire
Per non importa chi.
Per cui se servirà
Del sangue ad ogni costo
Andate a dare il vostro
Se vi divertirà
E dica pure ai suoi
Se vengono a cercarmi
Che possono spararmi
Io armi non ne ho.
Autore: Traditional, Boris Vian
Album: Lindbergh
Anno di uscita: 1992
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Ah, bisognerebbe poter non ricordare! Pochi riescono a trarre insegnamento da ciò che è stato
“Il disertore”, S.Lenz
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ECCIDIO DI FORLI'
Dopo la guerra, all'aeroporto di Forlì furono riesumati 52 cadaveri. Erano uomini e donne rastrellati e uccisi in giugno e settembre del '44, tra i quali ostaggi, antifascisti ed ebrei. I responsabili, facenti parte delle SS di stanza in città, furono identificati grazie a un disertore e a una foto scattata prima di abbandonare la città. Il fotografo era Duilio Zanelli, che aveva lo studio in Corso Garibaldi 13. Zanelli era stato arrestato il 19 agosto precedente per essersi rifiutato di scattare delle fotografie ai corpi della Banda Corbari appesi ai lampioni della piazza. Rimase in prigione fino al 15 settembre, denunciato per istigazione a delinquere in danno all'autorità militare germanica. Il giorno successivo al suo rilascio, il comandante delle SS Karl Schutz e 12 ufficiali si presentarono al suo studio costringendolo a scattare una foto a ciascun ufficiale e alcuni giorni dopo una foto di gruppo. Nonostante ciò, il fascicolo con i nomi dei responsabili nel dopoguerra fu occultato e rinvenuto soltanto nel '94 dentro al cosiddetto “armadio della vergogna”, unito ai documenti sulle inchieste per i crimini di guerra in Italia. Nel 2003 furono riaperte le indagini ma dopo aver accertato che i responsabili dell'eccidio di Forlì erano tutti deceduti o irrintracciabili, gli atti furono archiviati.
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VERMIGLIO
Quando nelle sale cinematografiche uscì “L'albero degli zoccoli" di Ermanno Olmi, Maura Delpero aveva solo tre anni, non so quindi se abbia potuto immaginare che tipo di dibattito pubblico scatenò il film (ricordo solo en passant la polemica sul "leopardo"). Fatto sta che anche "Vermiglio" rientra in quella nutrita categoria di film sul mondo dei tempi andati, di cui l'Italia vanta una nobile e ben nutrita tradizione (a cominciare da Olmi e Pupi Avati). Anche qui, come nel recente "Campo di Battaglia" di Gianni Amelio (ancora nella sale), mentre in quest’ultimo tempo raccontato è quello della Grande Guerra, in Vermiglio siamo nella Seconda guerra mondiale e più o meno siamo anche nella stessa area geografica. In cima ad una montagna nei pressi del paesino di Vermiglio, nella Val di Sole in Trentino, Lucia, Ada e Flavia, figlie femmine della prolifica famiglia Graziadei conducono la loro esistenza fatta di lavoro e poco altro. Il padre, maestro elementare del paese, cerca di inculcare, con rigore e con rassegnata consapevolezza ai propri alunni e ai loro famigliari, che la vita dello spirito ha una parte importante. Piero, un disertore di origine siciliana rifugiatosi nel paese per sfuggire alla guerra, dopo qualche timidissima avances riesce a far breccia nel cuore di Lucia. I due giovani convoleranno presto a nozze e dalla loro unione nascerà un “popo" (in dialetto trentino, un bambino). Ada, la figlia irrequieta e un po' ribelle si rifugia nelle braccia di Agata, donna spregiudicata del paese, mentre un figlio maschio della numerosa famiglia, timido ed indomito, sembra intraprendere una vita di dissoluzione casalinga per via della sua dedizione all'alcol. Ma naturalmente, la tragedia è in agguato e così su Pietro, il bel disertore tornato in Sicilia, si scopre che è già maritato e con moglie siciliana la quale non aspetta di meglio che ucciderlo a sangue freddo (o caldo). Il bambino di Lucia, come prevedibile, finisce in orfanotrofio poiché la ragazza deve andare a lavorare “in città” e fare la serva. Ecco, se a Vermiglio sostituiamo Palosco nella pianura bergamasca e magari alla famiglia Graziadei sostituiamo la famiglia Batistì e, volendo azzardare, se a Lucia e Pietro sostituiamo Maddalena e Stefano, il clima e la temperie che si respira è la stessa. Olmi vinse la Palma d’oro a Cannes per aver portato sullo schermo il mondo dei vinti, tutti coloro che lo hanno fatto dopo sono inesorabilmente condannati ad imitarlo.
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A te, disertore di questo amore, vinto dalle tue paure.
Alla nostra terra chiamata amore, per cui non hai voluto combattere.
A me, il tuo piú fedele soldato in prima linea sul fronte.
Ti vedo, vinto da te stesso, camminare nei aridi deserti delle tue insicurezze.
E mi vedo, vorrei tenderti la mano ancora una volta, ma non trovo piú la forza per rinascere dalle mie ceneri.
Ammira la nostra terra affondare sotto il peso dell'Ego, come per Atlantide ne resterá solo un mero ricordo.
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1.6.2023
Quando non ci sei ti penso forte.
È come se le mie lacrime volessero scivolarti addosso, usare la tua spalla come scivolo per poi scorrere libere lungo il corpo.
Una lacrima che si fonde tra le gocce di sudore.
Fa caldo anche quando piove.
Gli sguardi intrecciati, rifugiati sotto l’arcobaleno a far l’amore.
O Sole, Disertore
Che m’hai sciolto le ali
Solo per il gusto di vedermi cadere.
O Sole, luminoso e ardente
Che i tuoi occhi vuoti non vedenti possano non vedere la mia distruzione dopo lo schianto a terra.
Icaro è caduto in mare
Io mi sono spiaccicata al suolo.
Sarei curiosa di vedere com’ è un angelo che cade.
Affascinante come un disastro naturale
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David Benioff - La città dei ladri
L’assedio di Leningrado (Piter per gli autoctoni) nell’inverno del 1941 visto dagli occhi di Lev, diciassettenne troppo giovane per l’esercito e troppo cresciuto per vivere la guerra come un gioco. Non è sufficiente guardarsi dai bombardamenti nazisti, chi viola il coprifuoco viene fucilato seduta stante dall’esercito russo. Lev incontra in una squallida prigione Kolja, cosacco disertore, e ne…
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A sedici anni ero anarchico. A sedici anni non si capisce niente. Non si sa come funziona il mondo. Frequentavo un piccolo circolo a Porta Ticinese, nel cuore di Milano. Si chiamava Movimento Socialista Libertario. Era più lungo il nome che l’elenco degli iscritti. Eravamo quattro gatti. C’era un cortile, c’era un gommista e c’eravamo noi. Ora non c’è più niente, il vecchio caseggiato popolare è stato abbattuto, c’è un condominio moderno. Molto più bello. A sedici anni pensavo che la guerra fosse un crimine dei governi, e dei generali, contro i popoli. Cantavo “Il disertore” di Boris Vian: Egregio presidente, non voglio far la guerra, non sono sulla terra per ammazzar la gente. A sedici anni pensavo che la guerra servisse solo a distruggere le città, a brutalizzare i bambini, a far vivere la gente come i topi e ad arricchire gli speculatori e i fabbricanti d’armi. A sedici anni pensavo che il nazionalismo fosse un crimine contro la pace e contro la libertà. Pensavo che il concetto stesso di Nazione e la retorica della Patria sarebbero stati travolti, molto presto, dalla fratellanza tra i popoli. Pensavo che i popoli non fossero centinaia di tribù incazzate, ma una sola umanità. A sedici anni pensavo che le frontiere non avessero senso. Cantavo le canzoni anarchiche di Pietro Gori Nostra patria è il mondo intero, nostra legge la libertà. A sedici anni pensavo che quelli come Putin, che mettono in galera gli oppositori, si chiamassero tiranni. Non c’è bisogno di aspettare che uno come Putin scateni una guerra, per sapere che è un tiranno. A sedici anni se mi avessero detto che il Patto di Varsavia sarebbe scomparso nel nulla, avrei pensato: bene, adesso il mondo andrà verso il disarmo. Scomparso il nemico, comincia il tempo della pace. Saranno smantellati gli arsenali. A sedici anni pensavo che i preti e i pope che benedicono i cannoni fossero criminali. E pensavo che i preti che maledicono la guerra, come fa Francesco, fossero mio padre e mio fratello. A sedici anni cantavo La guerra di Piero di De André, la storia di un soldato che muore perché non vuole uccidere il soldato nemico che gli sta di fronte. A sedici anni pensavo che fossero un crimine tutte le basi militari, i missili, le bombe, le mine, i carri armati. Pensavo che fossero criminali i fabbricanti di armi. Cantavo Bob Dylan, Masters of war: Voi che costruite i cannoni Voi che costruite gli aerei della morte Voi che costruite le bombe Voi che vi nascondete dietro i muri Voi che vi nascondete dietro le scrivanie Voglio solo che sappiate Che posso vedere attraverso la vostra maschera A sedici anni pensavo che bastasse cantare Bob Dylan e De André e imparare quattro accordi di chitarra per cambiare il mondo. Pensavo che la pace fosse molto più forte della guerra. Avevo i capelli lunghi ed ero convinto che “fate l’amore non la guerra” non fosse uno slogan un po’ stupido, ma un vero e proprio programma politico. A sedici anni non capivo niente e non sapevo niente. Ero ingenuo ed ero presuntuoso. Crescendo, come tutti, ho imparato a fare i conti con la vita, e con la realtà. Ma ogni tanto mi viene il dubbio che, a sedici anni, io fossi molto migliore di adesso.
Michele Serra
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Palestina: los asesinatos automáticos del genocidio sionista
Israel y los asesinatos automáticos Cuando los humanos dudan en matar o torturar, la IA ocupa su lugar. Cómo Tel Aviv toma medidas drásticas contra sus víctimas en las redes sociales. Ahora bien, las guerras nunca volverán a ser las mismas. Cómo esta deriva está desintegrando al Estado sionista por Franco Berardi 29/10/2024 Il disertore […] Palestina: los asesinatos automáticos del genocidio…
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Il terzo disertore Mino Milani e Mario Uggeri Tratto dal Corriere dei Piccoli nº 29 del 22 luglio 1962. Oggi sul blog.
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Il Disertore- Ah , fortuna che i dischi di Fossati, e che dischi, me li son goduti tutti
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«Così i comandanti ci mandavano al macello»
Il disertore russo racconta i crimini di guerra. Un 25enne disertore dell’esercito russo racconta i crimini di guerra pianificati da Putin: «Non ho visto quando venivano uccisi i civili. Ma ho visto i loro corpi gettati per strada e ho sentito il suono dei colpi delle esecuzioni» Alexander è un ufficiale di carriera russo, ha 25 anni, è laureato all’accademia dell’esercito come ingegnere del…
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Oggi XXIV Aprile Festa di liberazione da tutte le guerre (con il Disertore di Boris Vian e il Valzer dei Disertori)
In piena facoltàegregio presidentele scrivo la presenteche spero leggerà. La cartolina quimi dice terra terradi andare a far la guerraquest’altro lunedì Ma io non sono quiegregio presidenteper ammazzar la gentepiù o meno come me Io non ce l’ho con leisia detto per incisoma sento che ho decisoe che diserterò. Ho avuto solo guaida quando sono natoi figli che ho allevatohan pianto insieme a me. Mia…
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Avondet: “Ora vado in Donbass, dietro la strage a Mosca c’è Kiev”
L’intervista al collaboratore della rivista filorussa “Il Corrispondente”. Ex FdI ha rivelato l’identità del disertore ucraino ucciso in Spagna source
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