#I Sognatori di Carta
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pier-carlo-universe · 3 days ago
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Avviata ad Alessandria la produzione del corto “I Sognatori di Carta” per il Giffoni Film Festival. Un progetto tra giovani, fumetto e valorizzazione del territorio. Scopri di più su Alessandria today.
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sognareleggiesogna · 7 months ago
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RECENSIONE: I divoratori di libri Sunyi Dean di Sunyi Dean
Cari Sognatori, Maia ha letto il dark fantasy scritto da  Sunyi Dean e pubblicato dalla Oscar Vault Mondadori!!! GENERE: Dark Fantasy  DATA D’USCITA: 14 Maggio 2024 EBOOK / CARTACEO Affiliati Amazon TRAMA Nascoste in Inghilterra e Scozia vivono sei antiche Famiglie di divoratori di libri. Ultimi della loro stirpe, i membri vivono ai margini della società, nutrendosi di carta stampata e mangiando…
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susieporta · 3 years ago
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Liberatorie, certificati, password, codici:
ormai siamo carta più che natura,
siamo animali burocratici,
siamo i nuovi schiavi che lavorano
alla piramide delle norme.
Dunque: guai a chi si spoglia,
a chi si abbassa i pantaloni
dentro la campagna.
Attenzione a quel che fate,
c'è sempre una multa in agguato,
attenzione a quel che dite,
c'è sempre un congiuntivo sbagliato.
Siamo circondati da correttori, da ammonitori,
da tutori dell'ortopedia: prima di uscire
assicuratevi di avere i documenti,
non vi scordate di pagare il bollo,
dedicate due ore al giorno per capire
quale compagnia vi fa pagare di meno la corrente.
Non è più lecito essere nudi, essere distratti,
non è più lecito nessun incanto,
bisogna essere a posto con i dati:
il mondo ha dichiarato guerra ai sognatori
agli innamorati.
Franco Arminio
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vefa321 · 4 years ago
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24 dicembre 2020
La vigilia, sembra un viaggio questo tempo ed ora siamo arrivati o quasi...
Davanti a noi il mare, in lontananza un isola felice che affiora le onde turbe di una tempesta infinita.
Tutto sembra e niente è, anche questo silenzio che indosso stamattina, è diverso e lo sento quasi più invadente, mi racconta i miei dubbi, i miei dolori, le mie assenze.
Accarezza la mia anima di bambina che cerca di non piangere e gioca a fare la grande per nascondere le proprie debolezze davanti ad una vita che ci vuole tutti forti.
Natale è a portata di mano, sulla punta delle dita, come si cerca di catturare la polvere che balla in un raggio di luce.
Siamo tutti naufragati su questa isola temporanea, come una bolla di sapone iridescente e colorata, brilla e quasi balla.
Oggi, manderò un messaggio al mare, in una bottiglia di vetro blu, un foglio di carta bianca, qualche righe di scritta nera, solo qualche parole in tinta ai miei pensieri... arcobaleni, il mondo ha bisogno di sognatori e di credere nei propri sogni.
La vigilia è un sogno, domani ci sveglieremo forse non tutti migliori, non tutti felici, non tutti...
Ma ora ed adesso svegliamo i bambini che dormono nei nostri cuori e viviamo la magia, Natale viene solo una volta l'anno come a ricordarci che siamo troppo cresciuti.
@vefa321
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canesenzafissadimora · 3 years ago
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Liberatorie, certificati, password, codici:
ormai siamo carta più che natura,
siamo animali burocratici,
siamo i nuovi schiavi che lavorano
alla piramide delle norme.
Dunque: guai a chi si spoglia,
a chi si abbassa i pantaloni
dentro la campagna.
Attenzione a quel che fate,
c'è sempre una multa in agguato,
attenzione a quel che dite,
c'è sempre un congiuntivo sbagliato.
Siamo circondati da correttori, da ammonitori,
da tutori dell'ortopedia: prima di uscire
assicuratevi di avere i documenti,
non vi scordate di pagare il bollo,
dedicate due ore al giorno per capire
quale compagnia vi fa pagare di meno la corrente.
Non è più lecito essere nudi, essere distratti,
non è più lecito nessun incanto,
bisogna essere a posto con i dati:
il mondo ha dichiarato guerra ai sognatori
agli innamorati.
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free--99 · 6 years ago
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Il problema è sempre stato uno sol...
No. Anzi, ce ne sono diversi. Sì certamente, perché semplificare tutto? Però aspetta...
Allora cosa è successo?
Nel senso, l'altro giorno c'era un signore che ho notato ad un giardino isolato di Roma (un Pincio di Roma sud, come mi piace chiamarlo) e l'ho notato con dei colori ad olio dipingere un paesaggio. È stato uno sguardo veloce, un attimo, stava lì, fermo, in un tiepido pomeriggio primaverile e dipingeva, fermo e attento.
Immaginare di stare al suo posto, cogliere le istantanee della realtà o coglierne i suoni? Come imprimi sulla carta la tua sensazione? E se imprimessi solo l'emozione? E se neanche il paesaggio fosse quello che hai davanti a te?
Allora, era fermo, si guardava intorno: avrebbe fatto del mondo una cartolina, e te l'avrebbe anche spedita.
Poi ho notato la primavera inneggiare, poi ancora due mesti e rispettabilissimi luoghi, dove, magari, a 20 metri passeggia il barbone che è felice di essersi comprato la sua Heineken, ad esempio. Ed io mi chiedo: queste istantanee, questi momenti, sfumano? Sono i pastelli a olio del signore? Vuoi mettere che se avessi scattato una foto.. ?
Nono non funziona così, io lì c'ero già stato e lo so cosa vuol dire... E se avessi fatto già le prove? Metti che ci sia già passato quando ero più piccolo proprio perché avevo bisogno di fuggire. E supponiamo che il barbone qualche anno prima invece di essere lì era un uomo in carriera ancora felice del suo lavoro. E supponiamo che non fosse stato primavera, bensì fosse stato autunno, inoltrato autunno. E che sugli alberi ci fossero foglie secche, alcune a terra impastate all'asfalto e alla terra. E supponiamo che il signore non avesse avuto ancora scoperto la magia dell'arte, e non si fosse mai dato alla pittura.
Supponiamo infatti che, per un qualche motivo, l'ubriacone fosse morto di cirrosi, il vecchio avesse cambiato paese perché non riusciva a prendere la pensione, la primavera arrivasse in ritardo, il giardino fosse chiuso per restauro, i colori erano finiti al negozio e gli alberi si siano seccati per mancanza di pioggia.
Io mi chiedo, come sia possibile che nessuno si sia fermato a pensare: quanto cazzo è strana questa coincidenza? Avete mai apprezzato ciò che fate? Le coincidenze? Voglio dire... Dentro quei cimiteri c'erano pensatori, sognatori, uomini in carriera, poveracci, ladri e uomini onesti. Chi c'era davanti al monumento? Nessuno, tranne un piccione affamato.
Cosa si merita l'uomo? Cosa è necessario affinché ognuno possa mettere a posto la sua coscienza? È possibile mai che davanti ai monumenti dei caduti ci fosse mai un pensiero, anche dolce, rivolto ad anime che combatterono per noi...
Un pensiero a chi ha permesso che ciò accadesse
Un pensiero anche al restauratore che ha deciso che il parco venisse riaperto per te, al negoziante che ha aperto i battenti quando comprarono i colori, una bella giornata invece della pioggia, il cimitero costruito lì, la pensione che è arrivata, il tuo sguardo che ha permesso che tu lo notassi... Così tanti incastri, così tante cose per scontato.
Poi c'è lei, che secoli e secoli prima, si danna perché la sua allieva ha trovato marito, e si danna perché non l'avrà più accanto a sé, non le potrà essere più magistra vitae.
ἀλ��ὰ πὰν τόλματον ἐπεὶ καὶ _ πένητα
Ma tutto si può sopportare.... (Saffo).
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irenespaziani · 6 years ago
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"Ho un mondo interiore che non riesco ad esprimere a voce. Sensazioni ed emozioni, vibranti al di sotto della pelle, lasciate fluire in parole imbevute dell'inchiostro di una semplice penna che segue i movimenti del mio volere, di quanto col cuore riporto sulla carta. ~^~ Anch'io posseggo delle ali. Splendide ma invisibili ali, intrise di una profonda passione: la scrittura."🖤 {© Irene Spaziani ~^~ Grazie alla scrittura riesco ad esprimere me stessa, a mostrare la mia anima... Riesco a comunicare quanto la voce spesso non riesce a dire... La sento scorrere nelle vene come sangue. ~^~ E voi, sognatori, nutrite una passione tanto forte per qualcosa? 🖤 ~^~^~^~ #amicizielibrose2 #autriceemergente #bookstagram #aforismi #scrivere #scriverechepassione #aforisma #romanziitaliani #lelibricizie #frasiitaliane #books #picstagram #booklover #instapics #igers #igersitalia #picoftheday #irenespazianiautrice #autriceitaliana #autricefantasy #italianwriters #scrivereperpassione #scriverechepassione #quoteoftheday https://www.instagram.com/p/BvBT4U7nJpu/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=2buaokv48akw
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sciscianonotizie · 3 years ago
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Intervista – Vivere di musica, un sogno realizzabile. Claudio e Diana lo raccontano nel libro ‘Si, ma il lavoro vero?’
La musica è un sogno ma anche una meta. Lo sanno bene Claudio e Diana, coppia nella vita e nel lavoro. Su 39 anni di vita condivisa, 35 sono trascorsi in musica. Al loro secondo lavoro di scrittura autobiografica, Claudio e Diana raccontano al lettore come sia possibile coniugare una passione con il lavoro, trascorrendo il tempo felici nel realizzare un desiderio fatto di note ed incontri. Con la prefazione di Catena Fiorello, il duo artistico narra non solo gli esordi di una lunga carriera, ma la diffidenza che spesso ruota intorno a chi dedica la propria vita ad un’arte, ritenuta dai più accessoria e non un vero lavoro. Invece la coppia della posteggia napoletana dimostra in un libro, come sia possibile profondere l’impegno per realizzare ciò che si vuole, non senza difficoltà, ma con grande  abnegazione. È questa infatti la chiave di un cammino fatto non solo di fortuna, ma di ferrea volontà di riuscire, perché l’ostinata consapevolezza di ciò che si ama, e in questo caso la musica, diventa la vera chiave del successo di ogni caparbio sognatore, come sottolineato in questa autobiografia: “Fare musica è la cosa più bella al mondo e fino a quando riusciremo a far sorridere qualcuno e far piangere qualcun’altro noi non smetteremo, perché la Musica è Vita, essa è la nostra stessa Vita”.
L’ INTERVISTA
– Claudio e Diana, perché scrivere questo secondo libro? Rappresenta per voi un omaggio alla musica o un bilancio della vostra vita esortando il lettore a non arrendersi davanti ai sogni?
Ci siamo chiesti noi per primi, perché scrivere questo libro. In realtà non lo avremmo mai immaginato, ma è stato quasi un percorso naturale. Abbiamo voluto mettere su carta parte delle nostre esperienze di questi primi 35 anni di attività e 39 di vita insieme. Sicuramente un omaggio alla musica, un ringraziamento, e l’esortazione a credere sempre nei propri sogni, a non arrendersi, a provarci sempre, fino in fondo. – La musica non si fa, si guarda, come avete definito. Cosa vedete ancora oggi in essa e cosa avete visto da ragazzini in questa unione di ritmo e note?
Per noi la musica è sempre stato un faro, il faro che illuminava la nostra strada mostrandoci il percorso da fare. Un faro ed un gancio che ci ha legati, unendoci e facendoci vedere e capire che era con lei, con la musica, che avremmo voluto condividere tutta la nostra vita. – Il sognatore è un uomo che non ha ceduto al compromesso. C’è qualcosa con cui avete dovuto “patteggiare” per fare musica e vivere felici? Essendo dei veri sognatori, convinti, tenaci, non abbiamo accettato nessun compromesso, soprattutto quelli che avrebbero potuto distoglierci dal nostro obiettivo: vivere di musica. Non abbiamo mai ceduto alle sirene del posto fisso, che pure era a portata di mano, né al considerare la musica un “dopolavoro”. Doveva essere il fulcro della nostra vita.
– Come i tasti di un pianoforte creano due binari, così voi due siete stati l’uno il compagno di viaggio dell’altra. Quale armonia avete dunque creato suonando insieme?
È una bellissima metafora quella dei tasti del pianoforte, perché noi siamo proprio così: il bianco e il nero, con diversità caratteriali, interessi che ci contraddistinguono e che teniamo molto a far sì che restino tali. Non abbiamo mai cercato di “plasmare” l’altro a propria immagine e somiglianza, ma sempre protetto le diversità. L’armonia l’ha data sicuramente la passione fortissima per il lavoro che facciamo, ma, innanzitutto il bene che ci vogliamo, che va molto oltre l’amore, che spesso, è passeggero. Di sicuro siamo riusciti a capire come sorreggerci a vicenda: non ci abbattiamo mai insieme, quando c’è qualche difficoltà. Se Claudio è preoccupato, Diana lo sorregge e viceversa.  
– La musica è incanto ma anche sacrificio. Come si costruisce dunque una professione solida con cui “campare” per dirla alla buona?
La musica è incanto, verissimo e altrettanto vero il fatto che comporta sacrificio, soprattutto se si vuole fare di questo incanto il proprio lavoro. Noi, appunto, lo abbiamo sempre considerato un lavoro che richiede sacrificio, impegno, studio, passione, rispetto e dunque abbiamo sempre fatto il massimo perché fosse la nostra “fonte di sostentamento”. Si tende a vedere il bello della serata. Quello è sicuramente il momento più piacevole, ma dietro c’è, ci deve essere, ci sono stati, anni di studio, impegno, totale abnegazione. Nel nostro caso, potremmo dire che nulla di ciò che abbiamo fatto è stato un peso, vivere facendo ciò che si ama è un dono inestimabile, e quando la fatica non la senti, vuol dire che è stata la scelta giusta.
– Le professioni dell’arte spesso sono ritenute accessorie. Dopo due anni di pandemia, quale risposta intendete fare a chi è convinto di ciò?
La pandemia è stato sicuramente un momento difficile: inizialmente abbiamo pensato ad uno stop di qualche giorno, settimane al massimo. Quando poi abbiamo capito che la cosa sarebbe stata lunga avevamo avanti due strade: abbatterci, magari come ha fatto qualche collega cambiando lavoro, o continuare a crederci. Abbiamo senza dubbio scelto questa seconda strada. Subito dopo il primo look down abbiamo iniziato una serie di dirette per tenere compagnia alle persone, cantare, raccontarci, invitare a restare a casa. Da qui è nata un’attività lavorativa online: ci chiamavano per dedicare serenate via Skype, Messanger, ecc…ed addirittura spettacoli che abbiamo fatto, tra l’altro in Brasile ed Argentina. Raccontiamo nel libro di una persona che ci disse che facevamo un lavoro inutile. Ci abbiamo pensato, riflettuto, ma l’emozione che leggiamo negli occhi delle persone, la compagnia che teniamo a chi è solo, malato, a chi vuole divertirsi, a chi vuole trasmettere il proprio amore, ci ripaga e convince che la musica e l’arte in genere, ha un potere immenso. – Questo racconto è un viaggio nella vostra vita e nella vostra musica. Se oggi poteste sintetizzare con una canzone tale esperienza, quale scegliereste?
La canzone sarebbe sicuramente “La vita è adesso” di Claudio Baglioni. Il passaggio che dice “perché non c’è mai fine a un viaggio, anche se un sogno cade” è proprio il nostro. Noi quando un sogno non va in porto diciamo” si chiude una porta e si apre un portone”. Avanti tutta sempre!
– Dopo 30 anni di professione tra viaggi e note, è il caso di dire ‘ne è valsa la pena’?
Dopo 35 anni di professione non solo né è valsa la pena, ma lo rifaremo altre 1000 volte, perché…..non abbiamo ancora iniziato!!!  
    source https://www.ilmonito.it/intervista-vivere-di-musica-un-sogno-realizzabile-claudio-e-diana-lo-raccontano-nel-libro-si-ma-il-lavoro-vero/
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riccardomazzocchio · 3 years ago
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Notevole. Intanto perchè è un'opera pubblicata nel 1986 e già affronta temi quali femminismo e intersezionalità, schiavitù e caccia alle streghe (i fatti di Salem, vicino Boston) con una visione dal basso propria di chi le ha subite e vissute che rende il racconto così vero e credibile pur se intrecciato con una componente fantastica, noir, gotica di occultismo e magia. L'America non ne esce bene, un covo di estremisti puritani "così duri verso di noi, verso i sognatori, verso le favole, verso chi non misura l'uomo per quello che possiede." Che dire...è cambiato qualcosa dal 1692? Prendete nota del Lucca Città di Carta Festival 23-25 Aprile. Sarò presente col mio libro. Seguirà post dedicato. Stay tuned😎 #libri #librispeciali #librichepassione #libridaleggere #libriconsigliati #donne #violenzadigenere #bookworm #bookaholic #bookish #bibliophile #bookaddict #booklover #booknerd #bookstagram #instabook #bookbloggers #gotico #visionary #women #mindcontrol #genderviolence #womenstories #noir #violenzasulledonne #feminism #metoo #intersectionality #empowerment #inspirationalwomen https://www.instagram.com/p/CbAD_wYs5pe/?utm_medium=tumblr
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chiccosemplici · 4 years ago
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Multicanalità, digitalizzazione, virtualizzazione, cloud, mobile, social, Big Data: per gestirli servono nuove skill, sempre più interfunzionali, crossmediali e multidisciplinari. Quali competenze acquisire fin da oggi?)
Questa è l’apertura di un contest formativo per i giovani. Leggendo e rileggendo mi sono calato nel problema, e da curioso quale sono ho cercato di immedesimarmi nel futuro di uno come me, che vive di vendita, di empatia e di romanticismo. Raccontata così potrei essere additato come vecchio, ma andiamo a fondo, cerchiamo il bandolo della matassa. ALGORITMO, questa parola che vive dentro tutto ciò che facciamo quotidianamente e che in base ai dati sui quali è strutturato ci dice che dobbiamo bere il caffè con 2 cucchiaini di zucchero che dobbiamo uscire di casa alle 7,42 per non trovare il semaforo rosso e che dobbiamo comprare quella macchina perché la proiezione finanziaria dei prossimi tre anni ci consente quel tipo di vettura.
           Ma quell’immenso piacere di incontrare una persona che non vedo da anni e riconoscerla dopo averle dato una spallata in metropolitana, ricevere un invito per posta, nella sua bella busta di carta con su attaccato il francobollo. Sono uno di quelli che ama la telefonata a discapito delle chat sterili, mi piace il contatto, il guardarsi negli occhi, il riconoscere un profumo o un odore che riportano alla memoria momenti passati.
           Credo nella tecnologia, ma al tempo stesso credo che dovremmo sfruttarla a nostro vantaggio e non farci dominare passivamente dai bit che noi stessi abbiamo creato. Siamo noi che dobbiamo dire alle macchine pensanti cosa fare, non il contrario, siamo noi che dobbiamo utilizzare le potenzialità delle evoluzioni tecnologiche per capire dove e come agire e non farci dire da un BOT a chi vendere un prodotto o un servizio.
           Proiettiamo nel futuro la nostra immagine di sognatori visionari alla ricerca del modo per ottenere migliori risultati. Steve Jobs diceva di essere affamati, ed è vero, se perdiamo la fame perdiamo l’istinto primordiale che ci ha fatto evolvere fino ad ora. La nostra furbizia e il nostro ingegno sono il propellente che ci manda avanti, che ci fa svegliare la notte con l’idea in testa e che forse sarà l’idea che stravolgerà la nostra vita. Pensiamo ad un futuro fatto di idee nate in fondo ai nostri cuori.
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dreamershopudine-blog · 5 years ago
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L'azienda dietro la libreria.
Abbiamo scelto "DreamerShop", 7 anni e mezzo fa, per simboleggiare la nostra filosofia: non solo un negozio, ma un luogo magico dove si trovano i sogni, contenuti in scrigni di carta in attesa solo del lettore che li porti a casa con loro.
Benvenuti nel Negozio dei Sognatori!
Graph. Atomic Airship - Visual Arts & Music
#dreamershop #dream #filosofia #libreria #libri #sogni #lettori #negoziodeisognatori #libreriamondadori #libreriamondadoriudine
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freedomtripitaly · 6 years ago
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Se in passato l’intera conca del Parco dei Cento laghi dell’appennino Tosco-Emiliano era occupata da un unico antico lago, oggi è costituita da tanti piccoli specchi d’acqua, di cui il più ampio è proprio il Lago Santo Parmense, una delle mete predilette dagli abitanti di Parma per picnic all’aria aperta e gite domenicali. Luogo ideale anche da raggiungere con i bambini, visto che sentieri sono ben segnalati e mai troppo ripidi e, solamente nel mese di agosto, è possibile anche sfruttare la seggiovia per salire comodamente a tutte le età. Se nel periodo estivo le passeggiate per raggiungerlo offrono meravigliosi scorci panoramici, d’inverno il lago si apre a tutta la sua suggestività: da dicembre ad aprile circa è coperto da un robusto strato di ghiaccio spesso qualche metro. Come raggiungere il Lago Santo Non è possibile raggiungere il Lago Santo con mezzi motorizzati: la maggior parte delle persone sceglie di lasciare la macchina al rifugio Lagdei, dal quale si possono percorrere svariati sentieri o prendere la seggiovia. Il sentiero più battuto è il cosiddetto “panoramico” n 723A, che sale in maniera dolce, offrendo scorci panoramici sulla valle che si aprono dal bosco. Basta informarsi al Cai o con una carta di sentieri per vedere il gran numero di strade che conducono verso la meta desiderata. Lago Santo: dove mangiare È risaputo: la montagna mette fame e in montagna si mangia sempre bene. Data la zona, non potevano far eccezione i dintorni del Lago Santo. Vediamo dov’è meglio mangiare in prossimità del Lago Santo. Rifugio Lagdei Uno dei punti di partenza più comodi e conosciuti per arrivare al Lago Santo è proprio partendo dal rifugio Lagdei. Raggiungibile in macchina, c’è un grande parcheggio per accogliere un gran numero di camminatori, turisti e vacanzieri. Buone notizie: il Lagdei promette anche epiche mangiate, con una cucina che vuole rispettare l’ambiente. In che modo? Innanzitutto utilizza solo prodotti della tradizione, semplici e genuini, i prodotti non reperibili vengono comunque dall’agricoltura biologica e tutto è fatto in casa, tranne gli snack che provengono dal mercato equo e solidale. Ovviamente è d’obbligo la raccolta differenziata, e i gestori del rifugio scoraggiano l’usa e getta, utilizzando solo bicchieri di vetro e tazze in ceramica. Volendo, il rifugio Lagdei è una meta per trascorrere l’intera giornata. Rifugio Mariotti Se preferiamo non mangiare qui ma intendiamo spostarci – camminando o con la seggiovia – possiamo raggiungere il Lago Santo Parmense, sulle cui sponde troviamo il rifugio Mariotti, un antico edificio di proprietà del Cai di Parma, tappa d’obbligo per i trekking che attraversano questo tratto di montagna. Questo rifugio è aperto tutti i giorni da giugno a settembre, mentre nel periodo invernale è accessibile tutti i fine settimana e festivi. Eccezione per i giorni da Santo Stefano all’Epifania, in cui viene aperto su richiesta. Al Rifugio Mariotti non è presente un vero e proprio servizio ristorante, ma ci sono 2 sale accoglienza e una cucina, per chi volesse provvedere personalmente ai propri pasti. Dove dormire a Lago Santo Parmense È possibile dormire in entrambi i rifugi intorno al Lago Santo Parmense: al Lagdei ci sono le camere, prenotabili proprio come in un albergo, mentre il rifugio Mariotti dispone di 42 posti letto – a castello – suddivisi in 5 stanze. Per poter pernottare è quindi bene contattare il Cai e prendere accordi. Mete da raggiungere Per chi non volesse fermarsi al meraviglioso specchio d’acqua del Lago Santo, ma volesse avventurarsi per trekking un pochino più impegnativi, da qui è possibile raggiungere alcune cime dell’Appennino Emiliano, come il Monte Marmagna (1852m) e il Monte Orsaro (1831m). A dominare il lago c’è anche il Monte Sterpara (1609m), per un itinerario alpinistico non troppo impegnativo, che offre diverse falesie da arrampicata. Le immersioni sottoghiaccio Come anticipato, il Lago Santo nel periodo invernale si ricopre di uno spesso strato di ghiaccio. Se i sognatori immaginano già lunghe pattinate con una meravigliosa faggeta innevata a fare da contorno, sono quanto mai lontani dalla realtà: la facile accessibilità che ha la location – grazie alla seggiovia – lo rende il posto ideale per immersioni subacquee sottoghiaccio. Questa sfida estrema e così particolare attira intrepidi sportivi da tutta Italia. https://ift.tt/2n1okGS Percorsi, dove mangiare e dove dormire a Lago Santo Parmense Se in passato l’intera conca del Parco dei Cento laghi dell’appennino Tosco-Emiliano era occupata da un unico antico lago, oggi è costituita da tanti piccoli specchi d’acqua, di cui il più ampio è proprio il Lago Santo Parmense, una delle mete predilette dagli abitanti di Parma per picnic all’aria aperta e gite domenicali. Luogo ideale anche da raggiungere con i bambini, visto che sentieri sono ben segnalati e mai troppo ripidi e, solamente nel mese di agosto, è possibile anche sfruttare la seggiovia per salire comodamente a tutte le età. Se nel periodo estivo le passeggiate per raggiungerlo offrono meravigliosi scorci panoramici, d’inverno il lago si apre a tutta la sua suggestività: da dicembre ad aprile circa è coperto da un robusto strato di ghiaccio spesso qualche metro. Come raggiungere il Lago Santo Non è possibile raggiungere il Lago Santo con mezzi motorizzati: la maggior parte delle persone sceglie di lasciare la macchina al rifugio Lagdei, dal quale si possono percorrere svariati sentieri o prendere la seggiovia. Il sentiero più battuto è il cosiddetto “panoramico” n 723A, che sale in maniera dolce, offrendo scorci panoramici sulla valle che si aprono dal bosco. Basta informarsi al Cai o con una carta di sentieri per vedere il gran numero di strade che conducono verso la meta desiderata. Lago Santo: dove mangiare È risaputo: la montagna mette fame e in montagna si mangia sempre bene. Data la zona, non potevano far eccezione i dintorni del Lago Santo. Vediamo dov’è meglio mangiare in prossimità del Lago Santo. Rifugio Lagdei Uno dei punti di partenza più comodi e conosciuti per arrivare al Lago Santo è proprio partendo dal rifugio Lagdei. Raggiungibile in macchina, c’è un grande parcheggio per accogliere un gran numero di camminatori, turisti e vacanzieri. Buone notizie: il Lagdei promette anche epiche mangiate, con una cucina che vuole rispettare l’ambiente. In che modo? Innanzitutto utilizza solo prodotti della tradizione, semplici e genuini, i prodotti non reperibili vengono comunque dall’agricoltura biologica e tutto è fatto in casa, tranne gli snack che provengono dal mercato equo e solidale. Ovviamente è d’obbligo la raccolta differenziata, e i gestori del rifugio scoraggiano l’usa e getta, utilizzando solo bicchieri di vetro e tazze in ceramica. Volendo, il rifugio Lagdei è una meta per trascorrere l’intera giornata. Rifugio Mariotti Se preferiamo non mangiare qui ma intendiamo spostarci – camminando o con la seggiovia – possiamo raggiungere il Lago Santo Parmense, sulle cui sponde troviamo il rifugio Mariotti, un antico edificio di proprietà del Cai di Parma, tappa d’obbligo per i trekking che attraversano questo tratto di montagna. Questo rifugio è aperto tutti i giorni da giugno a settembre, mentre nel periodo invernale è accessibile tutti i fine settimana e festivi. Eccezione per i giorni da Santo Stefano all’Epifania, in cui viene aperto su richiesta. Al Rifugio Mariotti non è presente un vero e proprio servizio ristorante, ma ci sono 2 sale accoglienza e una cucina, per chi volesse provvedere personalmente ai propri pasti. Dove dormire a Lago Santo Parmense È possibile dormire in entrambi i rifugi intorno al Lago Santo Parmense: al Lagdei ci sono le camere, prenotabili proprio come in un albergo, mentre il rifugio Mariotti dispone di 42 posti letto – a castello – suddivisi in 5 stanze. Per poter pernottare è quindi bene contattare il Cai e prendere accordi. Mete da raggiungere Per chi non volesse fermarsi al meraviglioso specchio d’acqua del Lago Santo, ma volesse avventurarsi per trekking un pochino più impegnativi, da qui è possibile raggiungere alcune cime dell’Appennino Emiliano, come il Monte Marmagna (1852m) e il Monte Orsaro (1831m). A dominare il lago c’è anche il Monte Sterpara (1609m), per un itinerario alpinistico non troppo impegnativo, che offre diverse falesie da arrampicata. Le immersioni sottoghiaccio Come anticipato, il Lago Santo nel periodo invernale si ricopre di uno spesso strato di ghiaccio. Se i sognatori immaginano già lunghe pattinate con una meravigliosa faggeta innevata a fare da contorno, sono quanto mai lontani dalla realtà: la facile accessibilità che ha la location – grazie alla seggiovia – lo rende il posto ideale per immersioni subacquee sottoghiaccio. Questa sfida estrema e così particolare attira intrepidi sportivi da tutta Italia. Lago Santo Parmense è una delle mete preferite per le gita domenicali degli abitanti di Parma: ci sono molti rifugi dove mangiare e dormire.
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sognareleggiesogna · 10 months ago
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REVIEW PARTY: La ragazza di carta di Alessia Coppola
Cari sognatori, Michy ha letto il toccante libro di narrativa contemporanea di Alessia Coppola, pubblicato dalla More Stories!!! Genere: Narrativa Contemporanea Data di pubblicazione 24 aprile 2024  EBOOK-KU / CARTACEO  Affiliati Amazon Dalla morte di papà Ennio, Cassandra non ha pace: ha perso l’uomo che l’ha cresciuta e le ha insegnato l’amore per i libri e ha dovuto chiudere la deliziosa…
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bythehearts · 8 years ago
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Alice in Wonderland
Alice: non capisco sai perché nessuno crede a quello che ho visto. Nessuno crede al mio coniglio bianco, al brucaliffo e neanche allo stregatto
Me: vedi Alice in questo mondo i sognatori, coloro che vedono oltre la realtà, non sono bene accetti
Alice: e perché?
Me: Bhè il mondo preferisce vedere tutto in modo piatto restare nella sua superficie e lamentarsi di ciò che non va. Il tuo Brucaliffo, che siede sul fungo, é troppo per loro, lo stregatto quasi spaventa e la regina di cuori per loro è solo una carta
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dil3tta · 5 years ago
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È difficile cogliere uno scrittore senza parole. Sembra l'inizio di una squallida barzelletta, ma invece è la verità. Noi scrittori siamo nati con carta e inchiostro al posto di pelle e sangue, vogliamo sempre avere l'ultima parola, la vorremo avere anche dopo la fine del mondo, e per ottenerla saremmo disposti ad attendere la morte di Dio stesso. Ma, da appassionata di scrittura - non ho intenzione di definirmi scrittrice, poiché è un appellativo che mi pesa troppo sulle spalle - posso dire di aver trovato ciò che più mi toglie le parole di bocca, o meglio, dalle mani.
Sarebbe scontato dirlo. Sembrerebbe qualcosa di già letto e riletto, noioso, un cliché, una scorciatoia, o un modo per cercare attenzioni. Ma sto cercando di essere più sincera e schietta possibile, sperando di convincere anche me stessa del fatto che va bene parlare di questa cosa.
Come posso esordire? Un'entrata a effetto, immagino, forse andare a capo un'altra volta mi aiuterebbe.
L'amore. Sono una squallida, dolciastra e stucchevole romanticona, ma penso che questo lo sappiate già, se avete letto anche solo una delle banalità che scrivo. L'amore c'è sempre in ciò che produco, mi potrei legare le mani, comprimere le dita con delle pinze per appendere i panni, ma nessuno, credo nemmeno la morte stessa, mi impedirà mai di negare la mia natura terribilmente sdolcinata in quello che scrivo. Eppure, se dovessi spiegare l'amore in sé, come sto cercando di fare ora, mi troverei in enorme difficoltà.
Spesso ho tentato di definire questo sentimento, di trovare le parole giuste per farlo, ho cercato di trattenerle nel mio stomaco per poterle scrivere in modo poetico ed esplosivo, ma immagino che adesso io stia improvvisando.
Ho letto molto su questo tema, forse anche troppo. Tanta gente considera l'amore come qualcosa di impossibile, più raro di una gemma preziosa, o di un sorriso alla fermata dell'autobus alle sette del mattino. Questo è il tipo di gente che mi fa storcere il naso, quelli del "non succederà mai più", un po' cinici e arrendevoli, con quel tocco di acido che consuma l'anima e i pensieri.
Poi ci sono i sognatori, gli occhi luminosi, le voci dalla tonalità più alta. Secondo loro l'amore si trova ovunque, a partire dalla colazione preparata dalla mamma la mattina, fino alla cameriera del bar che si ricorda la tua ordinazione. Queste persone sono molto difficili, non li becchi mai con le scarpe addosso perché loro in realtà volano, e non vedrai mai le loro orecchie perché da metà collo in poi sono immersi tra le nuvole.
Io penso che l'amore sia qualcosa di estremamente facile da trovare. Poche volte mi sono innamorata, ma quando è successo mi erano bastati pochi minuti per capire che amavo. È un sentimento fulmineo, che ti colpisce senza avvertire. E lo senti durante le lunghe conversazioni, lo senti in sottofondo alle risate, lo senti tra un bacio e l'altro. Ci vuole poco a capirlo.
La semplice cotta per me è quando vedi un ragazzo carino in autobus e ogni mattina lo guardi e pensi a quanto sia bello, mentre scruta con le cuffiette fuori dal finestrino. Il rapporto di complicità che si instaura con una persona, seppur creatosi da non molto tempo, per me è amore, perché ogni volta è come se una mano bollente mi afferrasse il cuore, o che qualcuno mi chiudesse la bocca dello stomaco e mi scombussolasse l'intestino. Poi sento il cuore nella pancia, e che la cassa toracica non regge più il battito, sento di star per crollare, come un castello di carta dopo un alito di vento.
Quel momento di gioia incondizionata, troppe volte ho avuto la frase “ti amo” sull'orlo delle labbra e non l'ho mai detta, mi è ricaduta tra i denti e l'ho masticata per tanto tempo, fino al dimenticarmi della sua presenza. Ho sempre letto che il "ti amo" è una frase troppo importante da lasciarsi sfuggire facilmente, quindi penso di essermela legata agli incisivi, come se fosse un cane mal addestrato, perché altrimenti sarebbe uscita fuori, senza preavviso, così tante e tante volte.
Ho continuato a divagare su queste smancerie per un po', poi mi sono resa conto di essere diventata scontata, quindi ho cancellato le ultime frasi. Forse ho raggiunto qui il mio limite, credo di aver parlato abbastanza. L'amore è un timbro in mezzo alla fronte, una volta marchiato non te ne liberi più. Anche se il tempo passa, una fetta di quel sentimento sarà sempre rannicchiata in un angolo del nostro corpo, perché alla fine il tempo non risolve molto. Non cura le ferite, non aggiusta le cose, quelli sono solo modi di dire. Il tempo sbrodola le tristezze, stira i pensieri, peggiora le cose, perché alla fine i dolori per l'amore saranno sempre i peggiori, e lui sarà sempre lì, ad aspettarti, a giacere immobile per poi coglierti di sorpresa, e inondarti come una tempesta d'inchiostro e lasciandoti annegare nel denso nero.
Ma forse, questo capita solo agli scrittori.
-D
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ngirardi · 5 years ago
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Day 21 - Mike Hughes
Pensavo a quel matto che un paio di mesi fa si uccise nel tentativo di decollare con il razzo che aveva pazientemente costruito in giardino: voleva dimostrare che la terra è piatta. E adesso ne abbiamo la prova, la terra è piatta. Eravamo abituati ad andare ovunque, dentro e fuori dai nostri "confini" (la casa, la citta, il giardino, il nostro continente), girare in tondo, aerei e auto ovunque e ora ci accorgiamo che gettando lo sguardo oltre la collina non c'è un bel cazzo di niente. Al di là del nostro steccato continua il paesaggio circostante: vuoto, fermo, a-sociale. Lui non lo saprà mai ma il suo è stato il tentativo di spoilerare la nostra attuale situazione. Questa cosa, non so come definirla, ci sta facendo capire che esistono dei confini molyo stretti alla nostra libertà e allo stesso tempo che non c'è nessuna dogana, dazio, controllo o muro che possa dividere davvero il nostro pianeta e i suoi popoli. Il confine è il cielo, quello che John ha provato a sfidare con pessimi risultati. Sono sceso in giardino per cagare Gino, un regalo della primavera, un sole tiepido sull'erba verdissima che è stata tagliata da qualche giorno ed esala un lieve odore di fieno. Tutto intorno i palazzi, l'orrore cementificato dei confini che ci piacciono tanto, ben protetti da sofisticati sistemi di allarme. Ho incominciato a guardarmi intorno per capire se coi materiali a mia disposizione fosse possibile costruire un razzo, ma per andare dove? I bar sono chiusi, e io vorrei bere una birra in buona, buonissima compagnia. Tempo fa ho visto un bel documentario sulla Golden Globe Race, la prima edizione della mitica regata in barca a vela intorno al mondo indetta tipo sessant'anni fa dal Sunday Times, il quotidiano inglese. Era il 1969 e non era mai stato fatto nulla di simile prima, anche se la vela dolitaria era incominciata tanto prima, a fine 800 con pionieri come Joshua Slocum. I partecipanti a questa regata, velisti coi controcazzi provenienti da tutto il mondo, si sarebbero sfidati in una durissima navigazione che partendo da Falmouth in Inghilterra avrebbe disceso l'Atlantico e compiuto il giro del pianeta attraverso i tre grandi capi, Buona Speranza, Cape Leeuwin (Australia) e il celebre quanto temuto Capo Horn, per poi risalire e tornare al punto di partenza. Semza sosta, senza assistenza, senza gps, telefono satellitare, senza bollettini meteo, senza nulla. L'uomo, le sue forze e la natura selvaggia. Successe di tutto, si scrisse un bel pezzo di storia della vela oceanica in quell'anno, fu una gara a chi sarebbe sopravvissuto, perchè la violenza e desolazione degli oceani del sud è qualcosa che solo le parole di Bernard Moitessier (uno dei partecipanti e considerato il piu grande velista mai vissuto, oltre che appassionato scrittore) hanno saputo descrivere appieno. Questi uomini fuori dal comune, inconsapevolmente verificarono che la terra non era tecnicamente piatta e vissero per mesi quell'avventira ai limiti. Ricordo un attimo del documentario in cui Robin Knox-Johnston, colui che alla fine vinse arrivando per primo e IN VITA, affiancato da una imbarcazione a motore nei pressi della costa australiana, nel bel mezzo della notte e interrogato a distanza da un giornalista che gli chiedeva quale fosse il suo piu grande desiderio in quel momento rispose: "una bistecca e una birra ghiacciata". Comprensibile, dal mio punto di vista solitario e dorato. La differenza tra fatica e piacere sta nella scelta. Una impresa, per quanto dura è una scelta, autoinfliggersi un isolamento assoluto di un anno sopra un trabbicolo di vetroresina lungo 11 metri, in mezzo ad una natura ostile, lontano migliaia di chilometri dal resto della vita umana, sebbene sia una fatica immane e quasi suicida, è una fottuta SCELTA. La mia, la tua non è una scelta, ecco perché ci lamentiamo! La bellezza di quei luoghi remoti è riservata a pochi ma consiglio la lettura de "La lunga rotta", il libro più famoso scritto da quello di cui parlavo prima, B. Moitessier. Egli, a differenza di Knox-Johnston viveva letteralmente alimentandosi della sua solitudine, prendeva linfa vitale dalla distanza dal mondo e trovava il modo di allontanarsi anche da sè stesso. Ebbe il dono di saper trasferire magistralmente in parole sulla carta, le sensazioni che provava e che noi, piccoli sognatori, possiamo ora vivere attraverso di lui. Fu anche lui uno dei partecipanti a quella prima, mitica edizione della Golden Globe, ed era in prima posizione, eta quasi fatta! Però, quando il suo viaggio stava per volgete al termine egli si era così innamorato di quei luoghi desolati e magici che abbandonò la competizione per compiere, senza mai fermarsi, un altro giro e mezzo del globo, fermandosi dopo altri mesi di vagabondaggio nel mare in quello che lui descrisse come un paradiso terrestre, Tahiti. Naturalmente ogni velista in erba che non abbia per la testa cose vomitevoli come regate, velocità, Coppa America e merde varie sogna prima o poi di fare quelle cose, imbarcarsi, mollare tutto, andarsene via e ciao. Anche Girardi voleva farlo, e prima o poi vi ammorberò con le elucubrazioni che mi portarono a spasso (figurativamente), cambiandomi la vita, per almeno un anno e mezzo. Una volta leggevo una discussione in un forum di addetti ai lavori, un ragazzo si stava costruendo una minuscola imbarcazione in giardino e voleva sfidare gli oceani, starsene via degli anni. Chiedeva agli esperti dei consigli su come prepararsi fisicamente e psicologicamente a quell'impresa e un tizio, molto smart, gli rispose in inglese più 9 meno così: "quando l'hai completata, la tua barchetta, anzichè vararla, tienila in giardino. Salta a bordo e rimanici per un anno e mezzo senza mai scendere. Se resisterai, sarai pronto". Credo che quel ragazzo abbia cambiato hobby. Perchè, capisci, non si può prescindere da tutto. La solitudine imposta ti porterebbe a regredire a quello stato abbastanza primitivo, tipo indossare le mutande dell'uomo ragno che ti hanno regalato per i 30 anni, ancora inscatolate, cucinare roba scaduta nell'89 trovata in fondo al frigo oppure riesumare passatempi idioti come risolvere un cubo di Rubik (che sono cose che faccio normalmente). Dovremmo reagire, fare nostra questa situazione, pensando di essere parte di un grande esperimento a-sociale, metterci alla prova, il che non significa comportarsi come l'invasata che da questa mattina fa avanti e indietro correndo davanti casa mia, tutina spaziale e cuffiette, 100 m avanti, 100 m indietro e repeat. Non molto più apposto, a ben pensare, del mio eroe dei cieli Mike, che in fondo non ha fatto altro che ribellarsi a modo suo ad una situazione che non gli piaceva. Boh.
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