#Gëzim Hajdari
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canesenzafissadimora · 4 months ago
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Io,
tu
e le pietre focaie.
È la sabbia muta sulla riva
che vuole dirci qualcosa.
Io,
tu
e il velo del crepuscolo.
È il pettirosso sul biancospino
che chiama.
Io,
tu
e le ombre del giorno.
È il ghiaccio del ruscello
che si spezza al buio.
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Gëzim Hajdari
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ilcercatoredicolori · 7 days ago
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Sono testimone del tuo grido antico e di quelli che ti hanno chiamato e respinto. Cosa cerchi con occhi spalancati nel buio, mia bellezza d’argilla e sangue?
Quante volte ti ho visto piangere la sera trascinando la tua vita nel freddo. Sono corso da te scalzo e impaurito e ti ho accarezzato la fronte tenebrosa.
Sei voce straziante della mia carne assetata che brucia nel fuoco della tua selva. Non c’è veleno che calmi le nostre passioni in questa collina brulla e impazzita.
Gëzim Hajdari
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paoloferrario · 2 years ago
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Il mio migliore amico è un asino, di Gëzim Hajdari
Il mio migliore amico è un asino, di Gëzim Hajdari
da Gëzim Hajdari Il mio migliore amico è un asino,un animale buono e serio.Quando siamo tristi e amareggiatici guardiamo l’un l’altro negli occhiper consolarci. Insieme parliamo delle nostre cose,mentre portiamo le pietre dalla cavao andiamo nel bosco a far legna.Meglio dar retta al mio ciucci oche agli slogan del Partito. Della nostra stretta amicizia,le spie vigili del villaggio,informarono la…
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mjljmj · 5 years ago
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Non dimenticare di tornare
Non dimenticare di tornare
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Non dimenticare di tornare.
Nelle valli cantano le raganelle, della tua attesa trema la pelle dell’aria, ruscelli di sole scendono per i sentieri.
Se vieni per la valle di pioppi, rinfrescati alle sorgenti tra le rocce, non ti spaventare, lì dimorano tortore e peligorghe.
Sdraiati sull’ombra odore di pesca, con sassolini manda via il cuculo che intristisce sulla ginestra fiorita.
Non tardare a…
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mariaceciliacamozzi · 7 years ago
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Partiamo di notte, dimenticando che siamo ciechi, per raggiungere un territorio nudo del quale ha bisogno la nostra voce. Andiamo al mare per parlare e lanciare sassi controvento.
Gëzim Hajdari
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scorcidipoesia · 4 years ago
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Non piangere,
è il pettirosso che corre
sul ghiaccio del ruscello.
Presto fiorirà il mandorlo
e gli uccelli lirici ci canteranno
nelle vene.
Non piangere,
ho percorso la tua ferita
per raggiungerti.
Gëzim Hajdari
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anasthasja · 5 years ago
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Sorridendo ti contemplo sotto la luna
come il soldato la propria ferita.
Gëzim Hajdari
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mayolfederico · 5 years ago
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venticinque febbraio
Enzo Sellerio, Palermo Quartiere della Kalsa, bambini giocano alla fucilazione con le armi giocattolo (2 novembre 1960).
  La terra è secca, ha sete e si spacca. Sui labbri dei crepacci le lucertole arroventate corrono in fiamme. … La terra è secca, ha sete e la notte è nera e perversa. Cristo, dalle da bere, ché vuol peccare e farsi perdonare.
( Gino Bonichi [Scipione] )
  §
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lesconneriesdemargot · 6 years ago
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Tratto da "Poema dell'esilio" di Gëzim Hajdari.
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goodbearblind · 6 years ago
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"Vivo sospeso senza appartenere a nessuna dimora, al bivio di ogni equilibrio." (Gëzim Hajdari - poeta e traduttore albanese naturalizzato italiano) -- -Emma di cielo bagnata- https://www.instagram.com/p/Bno1UD_BuHP/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=z6v88q26nf1s
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cerentari · 3 years ago
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Un cielo inospitale di Gezim Hajdari
Un cielo inospitale di Gezim Hajdari
Gëzim Hajdari, è un poeta e traduttore albanese naturalizzato italiano, nato nel 1957. Un cielo inospitale copre il tuo voltoe una primavera ostile non ti conduce al verdeuna luna gelida trafigge gli orizzonti tenerie si ubriaca nell’origine delle tue notti(notti colpevoli di grida e fughe)tu esisti perché ti nominotu cammini perché io ti raggiungodalle tue labbra fioriscono uccellinelle tue…
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laura-13-13 · 3 years ago
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Non piangere,
è il pettirosso che corre
sul ghiaccio del ruscello.
Presto fiorirà il mandorlo
e gli uccelli lirici ci canteranno
nelle vene.
Non piangere,
ho percorso la tua ferita
per raggiungerti.
Gëzim Hajdari
Laurie Steen
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limejuicer1862 · 4 years ago
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Bitter Grass by Gëzim Hajdari Translated by Ian Seed (Shearsman Books)
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estpoesia · 7 years ago
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Cronache di viaggi- Tirana e Durazzo. La parola ai poeti. Gëzim Hajdari Tu esisti di fronte all’inverno come una ferita. Immobile e forestiera in uno spazio imperfetto, mai ospitale, aspettando che il silenzio uniforme della sabbia ti parli del segreto. Non ti stordire dei fiumi vaganti e dei nuovi alberi che prima non c’erano. D’intorno continuerà la caducità delle cose, la scomparsa dei poeti che legano il cielo alla terra. È detto che moriremo nelle terre opposte. I miei anni: fuga nell’ignoto e risvegli spaventati nella notte. da Poesie scelte (Controluce, 2014)
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loverman13 · 3 years ago
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Invito al viaggio
Cara MC, Solo per qualche giorno, a cavallo tra novembre e dicembre, sono stato via, lontano.
Ormai è già qualche settimana che sono tornato, e mi attendono prossime nuove mete ed avventure.
Mi prendo qualche minuto per ripensare alle persone meravigliose che ho incontrato e agli stimoli, all’ispirazione e alle scoperte che hanno reso questo viaggio tanto importante.
Ieri m’imbatto per caso in una poesia con cui tu, mia cara amica e guida, ti preparavi al Natale dieci anni e passa fa.
Il momento giusto per rileggere versi che oggi canto e parlano anche per me:
«Ogni giorno creo una nuova patria in cui muoio e rinasco quando voglio; una patria senza mappe né bandiere, celebrata dai tuoi occhi profondi che mi accompagnano per tutto il tempo del viaggio verso cieli fragili. In tutte le terre io dormo innamorato. In tutte le dimore mi sveglio bambino. La mia chiave può aprire ogni confine e le porte di ogni prigione nera. Ritorni e partenze eterne il mio essere, da fuoco a fuoco e da acqua a acqua, l'inno delle mie patrie è il canto del merlo ed io lo canto in ogni stagione di luna calante che sorge dalla tua fronte di buio e di stelle con la volontà eterna del Sole»
Gëzim Hajdari - Invito al viaggio (Stigmate / Vragë, 2002)
Due anni fa ch’ero in aeroporto verso la casa natale, non potesti rispondere al telefono. Non ho mai più potuto sentire la tua voce, ma ieri è come se mi avessi chiamato tu.
Grazie
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Linguistic migration: to go in and out from one language to the other, teaching people to become migrants and foreigners so as to share common destinies and common futures.
Gëzim Hajdari
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