#Fango bollente
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Joe Dallesandro
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Flesh 1968
Trash 1970
Flesh for Frankenstein 1973
Heat 1972
Sangue per Dracula 1974
Donna è bello 1974
The Gardener 1974
L'ambizioso 1975
Fango bollente 1975
Il tempo degli assassini 1975
Je t'aime moi non plus 1976
La marge 1976
L'ultima volta 1976
Suor Omicidi 1979
Merry-Go-Round 1980
Vacanze per un massacro 1980
Double Revenge 1988
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Era necessario fornirsi di lussuosi palloni ad aria per raggiungere il borgo in alto, confinato tra vulcani sempre pieni di vita e squarci nel terreno
Crepe senza fondo e i corpi imbalsamati dalla polvere bollente intimorivano le entrate e le uscite via terra, isolando il paesello con tutte le torri e gli archetti
< E per questo motivo chi arriva trova un paradiso. Qui abbiamo soltanto artiste attori e molti parlamentari. La mattina passa sempre il famoso Barbaresco, prende sempre un caffè.Mi raccomando bello forte altrimenti mette il broncio e fa scenate, urla nomi importanti, minaccia.
Ma con un caffè bello duro lo accontenti.
Potrete lavorare tutti i giorni, poco ma tutti giorni, è una bella esperienza.
È lavoro soprattutto, ma in che contesto? Siamo tutti in pantaloncini e collane al collo.
E se vi sentirete stanchi c è un dormitorio. Niente di raffinato, da condividere con altri 4 o 6 piedi, ma non sarete mai stanchi perché dovreste essere stanchi, finite le ore andrete a cavallo o a bere vino, nessuno si chiude in casa in mezzo a queste fortune...>
l'accento nato in un innesto tra due regioni parlava così fiero e moderno da non accorgersi che i due ragazzi in ascolto si divisero
Il più timido con pala e secchio prese a scavare e riempire di mota e frutta scartata un fossa alle spalle dell'imprenditore che impaurito da un piccolo BU del giovane di fronte fece un passo indietro e si ritrovò incastrato come un cretino in una pozza di fango e mele grinze.
Rimase libera la testa per garantire un respiro
E il braccio sinistro che provava a svuotare la trappola e liberare il busto o almeno l'altro braccio.
Arrivarono i porci attratti dal rumore e affamati ma dopo il primo morso all'orecchia scapparono con il vomito stampato nel grugno; il sapore tanto familiare li fece sentire cannibali.
#scrittura#art#photography#scritture sperimentali#graphic novel#disegno#working class#scritture brevi#fotografia#matite colorate#acquerello
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Fango bollente (Savage Three, 1975)
"Look, it's a question of how we stubbornly believe that a crime must always have a motive: jealousy, money, specific interests... These were all people who, only a moment before, had no intention or interest in killing. We've reached a point where just one wrong word, a bump, a stare, an impoliteness is enough, and we all can become murderers."
#Fango bollente#Savage three#italian cinema#poliziotteschi#Vittorio Salerno#Ernesto Gastaldi#Giancarlo Balestrini#Lucile Laks#joe dallesandro#Martine Brochard#enrico maria salerno#Gianfranco De Grassi#Guido De Carli#Carmen Scarpitta#Sal Borgese#Umberto Ceriani#Luigi Casellato#Ada Pometti#Gualtiero Rispoli#Franco Campanino#A particularly bleak and downbeat poliziotteschi with pretty much zero likeable characters. What it does have going for it is more brain#Than many of its contemporaries; there are intriguing satirical elements at play here‚ as well as a damning indictment of the escalation in#Mechanisation and automation in the workplace happening in the 70s. There's a halfway clever treatment of disenfranchised workers going on#In the first half‚ but it all sort of gets lost in a general misanthropic nihilistic second half‚ as our three disgruntled workers engage#In more and more depraved horrors. Leading them is Warhol muse Dallesandro (who also has a lengthy interview on Arrows blu; he's an#Interesting man to say the least) whilst heading up the forces of 'good' (because the police are clearly shown to be nearly as amoral and#Disinterested as the villains) is genuine Italian acting legend Salerno; both are brilliant‚ in very different‚ very clever performances.#Mostly this is very fun in a dark sort of way‚ but I have to raise issue with a repeated mantra of the film: what if a normal person one#Day snapped and started to commit crimes. The idea of 'normal person' is disturbing and anyone is capable of committing a crime as long as#The definition of crime is something malleable and out of most people's control. Idk it's just a worrying facet of these films‚ ig
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The Savage Three (1975)
The Savage Three (1975)
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#Carmen Scarpitta#Enrico Maria Salerno#Fango bollente#Gianfranco De Grassi#Guido De Carli#Joe Dallesandro#Martine Brochard#The Savage Three#Vittorio Salerno
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Fango bollente 1975
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Era necessario fornirsi di lussuosi palloni ad aria per raggiungere il borgo in alto, confinato tra vulcani sempre pieni di vita e squarci nel terreno
Crepe senza fondo e i corpi imbalsamati dalla polvere bollente intimorivano le entrate e le uscite via terra, isolando il paesello con tutte le torri e gli archetti
< E per questo motivo chi arriva trova un paradiso. Qui abbiamo soltanto artiste attori e molti parlamentari. La mattina passa sempre il famoso Barbaresco, prende sempre un caffè.Mi raccomando bello forte altrimenti mette il broncio e fa scenate, urla nomi importanti, minaccia.
Ma con un caffè bello duro lo accontenti.
Potrete lavorare tutti i giorni, poco ma tutti giorni, è una bella esperienza.
È lavoro soprattutto, ma in che contesto? Siamo tutti in pantaloncini e collane al collo.
E se vi sentirete stanchi c è un dormitorio. Niente di raffinato, da condividere con altri 4 o 6 piedi, ma non sarete mai stanchi perché dovreste essere stanchi, finite le ore andrete a cavallo o a bere vino, nessuno si chiude in casa in mezzo a queste fortune...>
l'accento nato in un innesto tra due regioni parlava così fiero e moderno da non accorgersi che i due ragazzi in ascolto si divisero
Il più timido con pala e secchio prese a scavare e riempire di mota e frutta scartata un fossa alle spalle dell'imprenditore che impaurito da un piccolo BU del giovane di fronte fece un passo indietro e si ritrovò incastrato come un cretino in una pozza di fango e mele grinze.
Rimase libera la testa per garantire un respiro
E il braccio sinistro che provava a svuotare la trappola e liberare il busto o almeno l'altro braccio.
Arrivarono i porci attratti dal rumore e affamati ma dopo il primo morso all'orecchia scapparono con il vomito stampato nel grugno; il sapore tanto familiare li fece sentire cannibali.
#scrittura#art#short novel#scritture sperimentali#photography#graphic novel#foto#scritture brevi#working class#acquerello
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Non era piú una strada ma un mondo, un tempo e uno spazio di cenere in caduta e semioscurità. Camminava verso nord tra calcinacci e fango e c’erano persone che gli correvano accanto tenendosi asciugamani sul viso o giacche sulla testa. Avevano fazzoletti premuti sulle bocche. Avevano scarpe in mano, una donna gli corse accanto, una scarpa per mano. Correvano e cadevano, alcuni, confusi e sgraziati, fra i detriti che scendevano tutt’intorno, e qualcuno cercava rifugio sotto le automobili. Nell’aria c’era ancora il boato, il tuono ritorto del crollo. Il mondo era questo, adesso. Fumo e cenere rotolavano per le strade e svoltavano angoli, esplodevano dagli angoli, sismiche ondate di fumo cariche di fogli di carta per ufficio in formati standard dai bordi taglienti, che planavano, guizzavano in avanti, oggetti soprannaturali nel sudario del mattino. Lui indossava giacca e pantaloni e portava una valigetta. Aveva vetri fra i capelli e sul viso, capsule marmorizzate di sangue e luce. Superò un cartello, Breakfast Special, e altri gli sfrecciarono accanto, una corsa di vigili urbani e guardie private, con le mani premute sui calci delle pistole per tenerle ferme. Dentro, dove avrebbe dovuto trovarsi, le cose erano distanti e immobili. Stava accadendo ovunque intorno a lui, un’automobile mezzo sepolta dai detriti, finestrini sfondati e rumori che fuoriuscivano, voci radiofoniche che sfioravano i calcinacci. Vide persone che correndo spargevano acqua, abiti e corpi infradiciati dai getti dei sistemi antincendio. C’erano scarpe abbandonate per strada, borsette e computer portatili, un uomo seduto sul marciapiede che tossiva sangue. Bicchieri di carta avanzavano rimbalzando in modi strani. Il mondo era anche questo, sagome dentro finestre a trecento metri d’altezza, che cadevano nel vuoto, e tanfo di combustibile in fiamme, e lo squarcio costante delle sirene nell’aria. Il rumore si posava ovunque fuggissero, strati di suono che si raccoglievano intorno a loro, e lui se ne allontanava e vi entrava al tempo stesso. Poi ci fu un’altra cosa, fuori da tutto questo, qualcosa che non c’entrava, su nel cielo. La osservò scendere. Dall’alto del fumo sbucò una camicia, una camicia che risalí e fluttuò nella poca luce, per poi di nuovo cadere, giú verso il fiume. Correvano e si fermavano, alcuni di loro, continuando a ondeggiare, cercando di strappare fiato all’aria bollente, e poi le grida convulse di incredulità, e le bestemmie e le urla perdute, e le carte che si ammassavano nell’aria, contratti, curricula che volavano, frammenti integri di affari, veloci nel vento. Continuò a camminare. Di quelli che correvano, alcuni si erano fermati, altri imboccavano vie laterali. C’era chi camminava all’indietro, lo sguardo fisso al centro di tutto, alle tante vite che laggiú si dibattevano, e le cose continuavano a cadere, oggetti bruciati che si trascinavano dietro scie di fuoco. Vide due donne singhiozzare nella loro marcia al contrario, guardando al di là di lui, entrambe in calzoncini sportivi, il crollo riflesso nelle facce. Vide membri del gruppo di tai chi del vicino parco, in piedi, con le mani tese grossomodo all’altezza del petto e i gomiti piegati, come se tutto questo, loro stessi inclusi, potesse essere collocato in uno stato di sospensione. Qualcuno uscí da una tavola calda e cercò di porgergli una bottiglia d’acqua. Era una donna che indossava una mascherina antipolvere e un cappellino con la visiera, e ritrasse la bottiglia e svitò il tappo e quindi gliela tese di nuovo. Lui posò la valigetta per prenderla, a malapena conscio che non stava usando il braccio sinistro, che aveva dovuto posare la valigetta prima di poter prendere la bottiglia. Tre furgoni della polizia svoltarono e si precipitarono verso downtown, a sirene spiegate. Chiuse gli occhi e bevve, e sentí l’acqua scorrergli nel corpo trascinando giú con sé polvere e fuliggine. La donna lo stava fissando. Gli disse qualcosa che lui non sentí, quindi le restituí la bottiglia e raccolse la valigetta. Il lungo sorso d’acqua gli lasciò un retrogusto di sangue. Riprese a camminare. Un carrello del supermercato giaceva immobile e vuoto. Dietro c’era una donna, girata verso di lui, con del nastro della polizia avvolto intorno alla testa e al viso, di quel nastro giallo con la scritta caution che delimita la scena di un delitto. I suoi occhi erano piccole increspature bianche nella mascherina sgargiante, e lei stringeva la maniglia del carrello e se ne stava lí, a guardare dentro il fumo. Fece in tempo a udire il suono del secondo crollo. Attraversò Canal Street e cominciò a vedere le cose, per qualche motivo, in modo diverso. Non parevano pregnanti come al solito, le strade lastricate, i fabbricati in ghisa. C’era una qualche mancanza cruciale nelle cose intorno a lui. Erano incompiute, per cosí dire. Erano inosservate, per cosí dire. Forse era quello l’aspetto che avevano le cose quando non c’era nessuno che le vedesse. Udí il suono del secondo crollo, o lo avvertí nel tremore dell’aria, la torre nord che cadeva, uno sconcerto sommesso di voci in lontananza. La torre nord che crollava era lui. Il cielo era piú leggero, lí, e riusciva a respirare piú facilmente. C’erano altri dietro di lui, migliaia, che andavano riempiendo la media distanza, una massa prossima a formarsi, gente che fuoriusciva dal fumo. Proseguí finché non dovette fermarsi. Lo investí rapida, la consapevolezza di non poter andare oltre. Provò a dirsi che era vivo, ma era un’idea troppo oscura per riuscire a prendere corpo. Non c’erano taxi e il traffico in genere scarseggiava e allora apparve un vecchio furgoncino, una ditta elettrica di Long Island City, e gli si accostò e il conducente si sporse verso il finestrino dal lato del passeggero a esaminare ciò che stava vedendo, un uomo incrostato di cenere, di materia polverizzata, e gli chiese dove voleva andare. Fu solo una volta salito a bordo e chiusa la portiera che capí dov’era diretto fin dall’inizio.
Don DeLillo (L’uomo che cade)
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LA MAGNA VIA FRANCHIGENA - è la strada che partendo dalla cattedrale di Palermo arriva fino ad Agrigento attraversando le località di Piana degli Albanesi, Santa Cristina Gela, Corleone, Prizzi, Castronuovo di Sicilia, Cammarata, San Giovanni Gemini, Sutera, Recalmuto, Joppolo Gianaxio, Agrigento
La chiamano, forse pomposamente, la Magna Via Franchigena ed è un sentiero lungo più di cento chilometri che partendo dalla cattedrale di Palermo arriva fino ad Agrigento. In pratica è la vecchia strada usata da arabi, normanni e spagnoli per arrivare ad Agrigento e poi salpare verso l’oriente. Paesi piccoli e grandi si trovano lungo il percosso, paesi accostati ai monti come Sutera, o distesi su grandi colline come Corleone o luoghi come Recalmuto o Comitini che in passato davano il senso del dolore e miseria con le loro miniere, fino ad Aragona dove la natura mostra la sua potenza con i laghi di fango bollente.
Grandi campi e colline ondeggianti o surreali monti colorati a seconda della stagione ora di un verde intenso ora di un ocra selvaggio circondano la Via Magna, che a volte tocca luoghi ormai abbandonati come chiese o castelli diroccati o fontanili con preziosa acqua sorgiva a memoria di un tempo in cui la necessità la rendeva frequentata e ricca di punti di ristoro o di salvezza.
Sull'esempio del cammino di Santiago, la Magna Via è un sentiero che vuol essere un cammino in cui la bellezza dei paesaggi fa uscire la nostra anima dal buio della solitudine e dalle catene del tempo da rincorrere in cui le città, o la nostra vita affrettata, la rinchiudono e trovandosi quindi in uno stato a lei più naturale e consono, rinasce e si fortifica tornando ad osservare, a notare, a stupirsi ed affascinarsi e così facendo, a ripensarsi e riscoprirsi ponendosi di fronte al suo rapporto con l’infinito e l’assoluto. Ci ritroviamo quindi guidati dal nostro mondo interiore riempendo e rivedendo le valli ed i paesi delle nostre emozioni e sensazioni ed assorbendone il senso di quanto in loro vediamo che altro non è che la proiezione dei nostri sogni, delle nostre paure.
Non c’è bisogno di andare lontano in posti esotici e mistici, fuggire il mondo chiudendoci in un deserto marino o sabbioso per capire cosa portiamo dentro questa carne, da quale seme nascono i nostri sogni. Quando si hanno davanti questi monti infiniti e si è circondati di campi o si segue il fiume Platani fino al mare, si ritorna all’origine, nel paradiso terrestre prima del serpente, nella nostra anima prima di ogni insegnamento e condizionamento e ci avviciniamo a quello che siamo, a quanto vogliamo o necessitiamo per darci un senso, cosi che l’arrivo ad Agrigento non diventa un traguardo, ma una nuova partenza
LA MAGNA VIA FRANCHIGENA - they call it, perhaps pompously, the Magna Via Franchigena and it is a path more than a hundred kilometers long that starting from the cathedral of Palermo reaches up to Agrigento. In practice it is the old road used by Arabs, Normans and Spaniards to get to Agrigento and then sail to the east. Small and large countries are located along the beaten, villages juxtaposed to the mountains as Sutera, or lying on large hills like Corleone or places like Recalmuto or Comitini that in the past gave the sense of pain and misery with their mines, up to Aragon where the nature shows its power with the boiling mud lakes. Big fields and rolling hills or surreal colored mountains depending on the season now of an intense green, now by a wild ocher surround the Via Magna, which sometimes touches now abandoned places such as churches or ruined castles or fountains with precious spring water in memory of a time when necessity made frequent and full of refreshment the salvation points. Following the example of the Santiago path , the Magna Via is a path that wants to be a journey in which the beauty of the landscapes brings out our soul from the darkness of solitude and from the chains of time in which our life hurried, they lock it up and then finding our soul in a more natural and consonant state, so it can is reborn and strengthens by returning to observe, to notice, to be amazed and fascinated and doing so, to rethink and rediscover ourself by placing ourself in front of our relationship with the infinite and the absolute. We find ourselves therefore guided by our inner world by filling and reviewing the valleys and the countries of our emotions and sensations and absorbing the sense of what we see in them that is nothing but the projection of our dreams, our fears. There is no need to go far into exotic and mystical places, to escape the world by closing us in a marine or sandy desert to understand what we bring into this flesh, from which seed our dreams are born. When you have these endless mountains in front of you and you are surrounded by fields or you follow the river Platani up to the sea, you return to the origin, in the earthly paradise before the snake, in our soul before any teaching and conditioning and we approach what we are, what we want or need to make sense, so that the arrival in Agrigento does not become a goal, but a new departure
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L’Africa Nera...
Un lungo viaggio fatto attraverso la mia memoria, un percorso infinito, la corrente elettrica ha fatto da tramite per tanti anni. Il Sudamerica è cosi sincera, la Bolivia si sente ancora, l'odore della pioggia, il fango tra le gambe, senza scarpe, ti sento ancora tremare, il silenzio della notte, un puzzle ancora da sistemare. Mi muovo lentamente, sono stanca, ho ancora i vestiti indosso, le scarpe sono ancora al loro posto, i capelli sporchi o meglio poco puliti. Sono in pantaloncini corti, t-shirt bianca, mi sto facendo la sigaretta quella che rilassa le mie terminazioni nervose, ho ancora il sapore del sesso in bocca, mi tocco i seni e sono ancora duri, li accarezzo e penso ancora a lui, la penetrazione è stata intensa, sono ancora bagnata, le gambe indolenzite, con la lingua sfioro le mie labbra, le accarezzo, sento ancora il suo pene penetrarmi. Sento il fumo che mi passa attraverso il cervello, mi rilasso e piango, e mi chiedo sempre quando sarà finita, il mio corpo è pieno di cicatrici, il diavolo nero è senza pietà e ti bracca, la bestia è sempre in allerta, pronta ad attaccare, la sua resistenza lo inquieta, una belva, le lacrime scendono e non si fermano, calde come un fiume. Il fumo sta per finire, mi accorgo che ho pochi spiccioli in tasca, mi bastano per comprare un trancio di pizza e forse anche la birra, non sono molto distante da casa, le inquiline probabilmente saranno preoccupate sono rimasta fuori per due notti consecutive senza rientrare a casa, il mio lavoro di ricercatrice, quello di call center artistica per arrotondare si è fermato per un pò. La notte sudo e dormo a malapena, la Maria non mi basta, il desiderio di sesso diventa sempre insaziabile, lunghi periodi fatti di astinenza totale, il pensiero, le ossessioni cominciano di nuovo, la paura è presente, le nevrosi, il dolore, il trauma, Holderlin lo temiamo, continuo a camminare, la sigaretta in bocca, penso ogni tanto agli anglosassoni, alle loro nevrosi genetiche, sono stanca, sudo e non dormo, sto per arrivare al mio bar preferito quello da pochi soldi, sto salendo gli scalini e apro la porta ecco che mi saluta, Jimmy il cinese, un grande sorriso, capisce tutto da come sono vestita, l'odore del fumo, la mia pelle lo traspira, conosce le mie uscite e piange, mi dice prima o poi morirai, piange di notte e pensa a me. Jimmy gli dico: un trancio di pizza e una birra, Jimmy si avvicina a me, mi bacia sulla bocca, mi ama e lo sa, le lacrime gli rigano il volto, gli tremano le mani, mi allontano e gli dico: prometto non succederà più. Prendo il trancio di pizza e la birra e vado fuori, a quest'ora del giorno a Barcellona il sole riscalda in modo intenso sono le otto del mattino, i marciapiedi sono ampi come quelli in Sudamerica, ampi che ci possono stare due persone, i latini si salutano sempre quando si incrociano anche qui a Barcellona è cosi. Li amo e sto bene, sento che devo farmi una doccia sono ridotta male, mi ha quasi spezzato una spalla, la sento bruciare, lo sento caricare, la rabbia brucia dentro, il disprezzo per qualcosa che è diverso da lui, la trasformazione è lenta, il contatto è intenso. Sono finalmente arrivata a casa, Matilde mi apre la porta e mi dice: dove cazzo sei stata? ti abbiamo cercata ovunque! dove cazzo vai di notte? Io scoppio a ridere e gli dico: i miei giri di Maria, tanto per rilassare i nervi, prometto di non farlo più, ma adesso ho bisogno di una doccia calda, non rompere le palle. Matilde si tranquillizza, sono sempre la stessa, vado in camera mia, prendo l'asciugamano, la saponetta e lo shampoo, finisco sotto la doccia bollente, l'acqua calda mi fa bene, il sangue comincia a scendere lungo le mie gambe, la penetrazione è stata fortissima mi ha quasi spezzata, mi lavo in pace e penso ancora a lui, potrei riconoscerlo dal suo odore, è ancora intenso, definirlo è impossibile, è solo il contatto che gli interessa niente di più, sento il suo sesso, gode in pace, mi fa tremare, sto attenta a non ferirlo, lo lascio fare e mi fa male, riesco ancora a tollerarlo, lascio che si muova, sono io a stimolarlo, mi avvicino a lui lentamente e lo accarezzo, lascio sentire il suo calore, il mio corpo contro il suo, sono due masse che si muovono in un cerchio concentrico, siamo uno di fronte all'altro, mentre penso a lui l'acqua calda scorre lungo il mio corpo, ho ancora del sangue fra i capelli, la gamba destra mi fa ancora male, l'interno coscia ha un taglio ben visibile ci vorranno delle settimane prima che possa cicatrizzare, lo sento ancora pulsare dentro di me. Esco fuori dalla doccia, mi asciugo i capelli, indosso la t-shirt pulita e gli slip, sono rilassata penso ancora a lui, Holderlin è dietro l'angolo, le lacrime cominciano a scendere di nuovo, la sigaretta è pronta, mi rilassa, la necessità di fumo diventa insostenibile, chiudo gli occhi e lo vedo, ci vuole del tempo prima di averlo, la trasformazione è cosi lenta, sono sempre io a cedere, sono sempre io la bestia, mi accarezza e si eccita, la sua mano lungo la mia schiena, scorre fino in fondo, fino a toccarmi i genitali, li sente bagnati, si eccita sempre di più, mi piega la schiena, comincia a penetrarmi, la trasformazione comincia, mi si inarca la schiena non lo posso controllare, le mani cominciano a prendere un altra forma, graffio il suolo, il mio viso scompare del tutto, gli artigli prendono la loro forma naturale, comincio a ruggire, la rabbia comincia a farsi sentire, lo sento venirmi dentro, ancora un essere umano, lo vedo lottare, il dolore è visibile sul suo viso, la disperazione di cio che è, comincia a mutare anche lui, è sempre più lento, gli artigli affondano nella mia carne, i graffi sono profondi, il sangue sgorga sempre, è estenuante, le notti sono lunghe, interminabili, le sue ferite sono profonde, visibili, non parliamo mai, i suoni non hanno un senso, rimaniamo uno accanto all'altro fino a quando la luce del sole non ci riporta alle nostre sembianze naturali. Sono rimasta immobile a terra, la gamba che sanguinava, i capelli sporchi. Adesso sono nella mia stanza, la sigaretta stà per finire, sono veramente stanca, la mia vita, fare sesso, leggere, la mia vita normale, come dice Jimmy prima o poi morirai, le tue uscite sono pericolose, per il momento non ci faccio ancora caso. Non ho ancora incontrato qualcuno diverso da lui o come lui, le mie astinenze totali sono devastanti, corrodono l'animo, anni lunghi ed interminabili senza alcun contatto umano. Nei miei pensieri, il mio corpo prende forma, i sensi diventano più acuti, posso sentirlo è senza segreti, il disprezzo per colui che è diverso da lui, la semplicità è disarmante, una logica bianca, non ci sono sfumature, non esiste la percezione dell'altro, ma solo di se stessi e delle proprie necessità. Soddisfare le proprie necessità, una volta soddisfatte quelle non esiste altro, l'orgasmo a conclusione dei propri sensi. Credo che Jimmy abbia ragione, rido e penso a quello che mi ha detto, morirai. Decido di prepararmi ed uscire, ho voglia di fare shopping, ho visto un paio di pantaloncini rosa fuxia shocking, ho voglia di prenderli, questa sera uscita con le amiche, birra, fumo, Matilde è sempre pronta a farmi conoscere uno dei suoi amici, lei dice che è il tipo per me, serio, tranquillo, bravo ragazzo con la voglia di famiglia, quello che piace a me, maglione di lana, occhiali, pacato, serio, pantaloni a coste, quello che al mattino prende il caffe con i biscotti e poi mi bacia in bocca. Mentre fantastico, Matilde entra in camera e mi dice, muoviti se vuoi fare shopping, la guardo e le sorrido, agli ordini, io vado a prendermi i pantaloncini ci vediamo questa sera per l'uscita, come sempre sono pronta ad uno dei tuoi incontri, Matilde mi sorride e mi dice: prima o poi finiranno le tue uscite notturne. Matilde non sa niente, quello che sa tutto è Jimmy, mi sente scoppiare, sa la trasformazione è lenta e dolorosa, amo Jimmy è un amico sincero. Esco fuori di casa, vado dritta al negozio, trovo Dolores fuori dalla porta, è la call center erotica, mi saluta e mi dice sei venuta a prenderti i pantaloncini vero? te li ho preparati. Amo Dolores, è fantastica, va sempre dritta al cuore deve essere una caratteristica dei Panamensi, papi panamense e mami sicula, adoro il suo modo di fare schietta, sincera, brutale per certi versi. I pantaloncini sono pronti, sono perfetti questa sera mi aspetta la Maria, tanto fumo e birra, sotto un cielo stellato, non penso più a lui. Quando arrivo a casa trovo Matilde seduta sulla poltrona mentre si mette lo smalto rosso, mi guarda in faccia e mi dice: devi essere puntuale, questa sera alle 19.00 in salotto, come dici tu sono sempre i soliti incontri, ma prima o poi ce la farò, le tue uscite notturne mi danno sui nervi, sono imprevedibili, quando meno me lo aspetto, sorride e mi dice di essere puntuale per l'ennesima volta. Vado su in camera, sono rilassata, ho i pantaloncini corti rosa fuxia, la mia normalità comincia a riprendere, mi sento più io, Clotilde è di nuovo quella di sempre, Clo per gli amici, mi distendo sul letto chiudo gli occhi e penso a questa sera, il ricordo dell'animale comincia a sbiadire lo vedo lontano nella mia memoria, nero e feroce. Soltanto un breve ricordo di quello che so, che accadrà ancora, l'incesto non è contemplato, la trasformazione è dolorosa, la schiena si spezza, le ossa del corpo si tendono, il volto scompare, l'accoppiamento è brutale, la natura umana va piegata al volere di Dio, non ci sono più le sembianze umane quello che rimane di noi è soltanto un ricordo, ci abituiamo al dolore senza opporre resistenza, lo sentiamo e lo temiamo, l'astinenza ci piega, impariamo ad obbedire, non c'è niente in noi che non possa essere distrutto, la consapevolezza di questo ci rende unici al mondo, ai suoi occhi, i suoi servi per tutta la vita. Mi tocco soltanto la schiena, con la consapevolezza di avere ancora tutte le vertebre, riesco ancora a respirare, le vertebre lombari e quelle cervicali si muovono correttamente, la postura è rimasta invariata. Sono pronta per questa sera, comincio a prepararmi, i capelli corti mi stanno bene, il rossetto rosso, il mascara, i pantaloncini che ho comprato mi stanno bene, t-shirt bianca e giubbino in pelle, Matilde mi urla dal salotto dicendomi che è ora. Finalmente sono pronta scendo giù da basso in salotto e le trovo tutte quante, la normalità è tornata, Matilde la tigre è bellissima come sempre, capelli raccolti in testa, vestito nero e tacchi, ci guarda tutte quante, ragazze andiamo i boys ci aspettano, sono bellissimi e scoppia a ridere. Ci prepariamo tutte quante la sigaretta, il fumo ci rilassa, la tensione a volte è proprio alta, la Maria ci manca, sono sicura che i boys questa sera avranno la migliore Maria, quella messicana da fumare con calma e assaporare ad ogni singolo tiro. Siamo quasi arrivate, il ritrovo è un piccolo kiosko all'aperto, li vediamo già in lontananza, sono in cinque come noi, Matilde si gira e mi dice: allora mi sembra che questa volta ho trovato quello giusto per te, si chiama Emanuelle, sono sicura che ti piacerà, come te è un ricercatore, lavora da parecchi anni come archeologo, uno dei suoi luoghi preferiti è L'Escorial, credo che avrete tante cose di cui parlare. Matilde è la mia migliore amica, sincera unica, quando sono arrivata in casa mi sono presentata, piacere Clotilde, sono una ricercatrice, letteratura Medievale, sto faccendo un Master e cerco una casa tranquilla con gente tranquilla, Matilde mi ha immediatamente accettata consapevole che dietro quella tranquillità ci fosse altro. Oramai sono due anni che vivo in casa, ne manca ancora uno e mezzo e poi ho finito con il Master, la mia ricerca copre un ampio raggio di azione, il Medioevo è ricco di significato, la lettura spesso è difficoltosa data la poca comprensione del testo, prima di giungere alla conclusione della lettura ci vuole del tempo anche due anni. Le ossessioni sono tornate a farsi sentire, le nevrosi sono diventate sempre più dolorose, le uscite notturne sono diventate sempre più frequenti. L'idea di Matilde è semplicemente geniale, arriviamo al kiosko e ci presentiamo tutte quante, Emanuelle è semplice, alto, longilineo, capelli biondi, occhi azzurri, mi sorride e tace. Le presentazioni cominciano, sono io ad avvicinarmi: ce l'hai la Maria, Emanuelle mi sorride, e mi dice di si, se vuoi ti preparo il primo giro io gli rispondo di si, la tensione comincio a sentirla di nuovo, il fumo mi serve e basta, mi passa la sigaretta e comincio a tirare, il fumo comincia a fare effetto, sorrido e gli dico: grazie. Matilde mi ha detto che sei un archeologo, è un lavoro interessante di questi tempi, io invece sono una ricercatrice Letteratura Medievale, mi manca ancora un anno e mezzo e poi ho concluso con il mio lavoro. Emanuelle mi sorride, mi guarda, mi sa che il fumo comincia a fare effetto e scoppia a ridere. Si in effetti come lavoro è molto interessante, di norma sono a Madrid per il mio lavoro, a Barcellona per rilassarmi e conoscere te, Matilde mi ha parlato di te, Gianburrasca. Io lo guardo e gli dico in realtà mi chiamo Clotilde e sorrido, cosa ti ha raccontato di me Matilde, lui mi risponde e mi dice che sei una ricercatrice e che lavori tanto, a quel punto mi rilasso e continuo a tirare di fumo, gli dico ti va una birra, lui, certo che mi va, mi allontano un attimo e vado a prendere la birra, gliela passo e le mie dita sfiorano le sue, è piacevole il contatto. Emanuelle si avvicina e mi bacia, il caldo delle sue labbra mi fa rabbrividire, il fumo mi da alla testa, mentre mi bacia mordo leggermente le sue labbra, è unica la sensazione, continuiamo a parlare di lavoro, mi racconta dei suoi scavi, e io delle mie ricerche linguistiche e letterarie, ad un certo punto mi chiede se voglio andare a casa con lui e io gli rispondo di si, in lontananza vedo già il sorriso smagliante di Matilde la tigre, io ed Emanuelle ci avviciniamo e ci congediamo dai nostri amici. Matilde si alza e mi dice in bocca al lupo, finalmente una notte diversa dalle solite, a quelle parole un brivido di orrore mi corre lungo la schiena, alla sola idea che Matilde possa intuire cosa sono realmente, lei continua a sorridere e mi dice l'ho trovato quello giusto per te. Emanuelle ed io ci allontaniamo, mentre camminiamo mi chiede soltanto questo, dopodicchè rimaniamo in silenzio fino a quando non arriviamo al suo appartamento: hai mai amato? a quella domanda cosi insolita ho semplicemente risposto, si ho amato, si ama quando si è giovani, ci si innamora senza pensieri ed è un attimo, non te ne rendi neppure conto, sorrido a quelle parole, credo che adesso non possa più essere cosi, Emanuelle si avvicina a me e mi bacia sulla bocca e mi dice soltanto: volevo sapere questo, mi prende per mano e mi dice siamo arrivati. Prende le chiavi e apre la porta, l'appartamento è splendido, una sala davanti a noi, un tavolo, stampanti, macchine da scrivere, quadri, e una miriade di libri, Emanuelle mi dice: questo è il mio mondo, la mia vita, la ricerca, incessante e continua non mi fermo mai, la mia ragione di essere di esistere, e tu per cosa vivi? le tue uscite notturne sono pericolose, riesco ancora a sentire il tuo odore, il tuo sangue scorre la coagulazione è lenta come la trasformazione, non riesci ancora a controllarti, il mio battito cardiaco, le pulsazioni del mio cuore sono velocissime il sudore comincia a scorrermi lungo la schiena, non riesco più a muovermi, Emanuelle si avvicina a me e con dolcezza mi bacia, le lacrime cominciano a scorrermi, a rigarmi il volto, la tensione nervosa cessa di esistere, riesco a malapena a parlare, le sue labbra si avvicinano alle mie, mi sfiora con dolcezza, gli dico come fai a saperlo? lui mi risponde, fa parte del mio lavoro, Matilde parlandomi di te, mi ha raccontato delle tue uscite notturne, notti consecutive senza rientrare a casa, ti vedeva soltanto al mattino ed un energia non da poco, con il lavoro che fai non è da tutti mantenere l'autocontrollo e soprattutto la concentrazione fai un lavoro di testa non fisico, la sovrapposizione delle immagini, il tuo umore, sei sempre allegra, giovane nonostante la tua età sei oltre i trenta, pochi come te riescono a sopravvivere ed arrivare addirittura ai quaranta, andare oltre è un miracolo. Il sudore continua a scorrermi, a stento riesco a parlare, le lacrime mi bloccano le parole. Quello che tu hai si tramanda di generazione in generazione, la trasformazione è necessaria, nei tuoi pensieri sei proprio cosi', l'incesto non è contemplato, la tua diversità stà proprio in questo, il rifiuto totale di Dio, ti sento lottare, devi uccidere per lui, per essere di nuovo te devi uccidere, l'accoppiamento diventa solo piacere, raggiungere l'orgasmo è fondamentale necessario. Emanuelle mi guarda intensamente e sorride, bacia le mie labbra il sapore salato delle mie lacrime lo fanno tremare, mi toglie la t-shirt, comincia ad accarezzarmi i seni, sono sodi, sfiora le mie cicatrici, riesce a sentirle, alcune di loro devono ancora rimarginare, il suo odore è caldo ed intenso, come le mandorle bruciate, mi avvolge completamente, mi accarezza i capelli e dolcemente mi bacia, comincia a sbottonarmi i pantaloncini e li fa cadere a terra, avvicina la sua mano alla gamba destra sa della cicatrice interna, mi sfiora, mi dice: so che ti fa male, ogni volta è cosi, lascio che le parole scorrano dalla sua bocca, resto impassibile di fronte a quello che mi dice, la prossima volta che succederà ti ucciderà, immagino che tu sia consapevole di questo e sorride. Io lo guardo e gli dico, non conosco nessun altro come lui, la trasformazione è lenta, è giusto quello che dici, l'incesto non è contemplato, e l'orgasmo è il fine ultimo, siamo violenti nell'accoppiamento, è necessario per raggiungere l'orgasmo, è la prima volta che parlo senza inibizioni, se io e te lo facessimo potrei farti del male. Emanuelle, continua a baciarmi, i pantaloncini sono a terra, resto con gli slip, continua ad accarezzarmi l'intensità delle sue carezze lasciano spazio nel mio corpo, lo lascio fare, mi prende in braccio, sale le scale del suo appartamento e mi porta su in camera, mi distende sul suo letto, mi toglie gli slip, resto completamente nuda, mi bacia intensamente, mi tocca l'interno coscia e vede chiaramente la cicatrice è profonda, è lunga almeno trenta centimetri, ci vorrà del tempo prima che possa rimarginare, Emanuelle si toglie la camicia, i pantaloni, rimane nudo, si appoggia completamente su di me, mi sente tremare, il calore del suo corpo mi tranquillizza, riesco a sentire le pulsazioni del suo cuore, mi abbraccia totalmente, il peso del suo corpo lo posso sentire è sostenibile, si distende sul letto e mi appoggia su di lui, rimaniamo cosi nudi, le sue braccia mi avvolgono, mi sfiora la schiena, rimaniamo cosi tutta la notte, sa di me, di cosa sono, questa consapevolezza mi rasserena, riesco ad addormentarmi con lui, so che prima o poi succederà, ti ho sempre protetto. Mi addormento su di lui, il piacere del calore del suo corpo, la trasformazione richiederà del tempo, è sempre successo. Mi sveglio con lui al mattino, siamo entrambi nudi uno accanto all'altro, Emanuelle si avvicina a me e mi bacia il suo odore è più intenso, sa di incenso, di mandorle bruciate, una sensazione strana mi rimane sul corpo, come lo vedo alzarsi, il suo corpo longilineo, un metro e ottanta, per altri ottantacinque chili di massa corporea, la tonicità del suo corpo mi sconvolge, una struttura corporea perfetta, si muove nella stanza come un animale, ogni suo gesto è perfettamente in armonia con il resto del mondo, rimango a guardarlo estasiata, mi incanto di fronte ad ogni semplice movimento, il suo respiro scandisce i gesti che compie, si tocca i capelli, fa caldo, ha il volto accaldato, un leggero graffio sulla guancia sinistra, i suoi occhi azzurri profondi, incorniciati da delle soppraciglia folte, mi sconvolgono, continua a guardarmi in silenzio, per un attimo tolgo lo sguardo e decido di addormentarmi di nuovo, sono ancora sotto l'effetto del sonno, Emanuelle si allontana e scende giù in cucina a preparare la colazione penso, chiudo di nuovo gli occhi e tremo di fronte al suo sguardo. Mi risveglio, la sua nudità di fronte ai miei occhi, mi alzo dal letto, apro uno dei cassetti e ci trovo dentro una t-shirt pulita, la indosso, scendo giu in cucina e lo trovo ai fornelli, mi sorride e mi dice: la colazione è pronta, è a petto nudo, un paio di jeans, mi avvicino a lui e lo bacio, era da tanto tempo che non mi sentivo cosi con qualcuno, dormire nello stesso letto e svegliarmi con lui al mio fianco, la norma è ritrovarsi in un angolo di strada o in mezzo ad un vicolo, il calore della sua pelle è insolito, una temperatura corporea alta, mi accorgo che la ferita sul suo viso è ancora visibile, lo sfioro, lui mi guarda e mi bacia, ho preparato le uova strapazzate, pancetta, pane tostato, caffè, mandorle tostate, mentre dice tutto questo, sento il mio cuore pulsare, le parole mi escono di bocca e gli chiedo, come ti sei procurato quel graffio sulla guancia sinistra? lui mi risponde, probabilmente dormendo mi sarò involontariamente graffiato, mi sono medicato non è niente, facciamo colazione però, dopo devo farti vedere una cosa che ti riguarda personalmente. Facciamo colazione, ho proprio fame le uova e la pancetta sono eccezionali, e le mandorle tostate con il caffè, parliamo del più e del meno, ridiamo e scherziamo, mi dimentico per un attimo del graffio. Ad un certo punto Emanuelle si alza, mi accarezza il viso, mi bacia dolcemente, mi solleva di peso e mi porta al centro della stanza, prima o poi dovrai imparare a ballare, dolcemente cominciamo a muoverci, i miei piedi sono sopra i suoi, mi sposta delicatamente, mi sembra di essere una bambina, Emanuelle continua a ballare, è sicuro di quello che fa, appoggio la mia testa sul suo petto e sento le sue pulsazioni, so che prima o poi succederà, ogni dubbio è svanito sarà come sempre. Si allontana un attimo e quando ritorna ha in mano un libro, consunto e vecchio, me lo porge e mi dice, questo ti riguarda personalmente, qui c'è la spiegazione di quello che sei, si tramanda di generazione in generazione è pura genetica, la tua trasformazione è lenta, succede sempre. Prendo in mano il libro, l'autore è tedesco, il testo è breve, saranno una cinquantina di pagine non di più, mi sembra cosi strano, io stessa mi sono sempre informata e la risposta è sempre la stessa, non c'è modo di cambiare la trasformazione, è lenta, le cicatrici sul mio corpo ne sono la prova. Mi fermo un attimo e gli chiedo dove ha trovato il testo, Emanuelle mi dice: in un vecchio convento a Monaco di Baviera, ci sono stati casi come i tuoi già in passato, molte di loro sono state sepolte vive, per questo è un miracolo che tu sia ancora viva alla tua età. A sentire quello che mi dice scoppio a ridere, mi avvicino a lui e gli dico: prometto leggerò il libro, mentre glielo dico lo bacio, ti voglio dire anche questo è impossibile essere sepolte vive, si arriverà ad un certo punto della nostra vita, dove non potremmo più essere degli esseri umani, lo accettiamo e basta, a queste parole mi guarda in faccia e sorride, spero che avvenga il più tardi possibile, non vorrei fare sesso con te, mentre sei un felino aggressivo e senza controllo. Il testo che ho in mano sembra quasi interessante, l'autore è tedesco, e proviene da un convento di Monaco di Baviera, mi ci vorranno un paio di ore per leggerlo. Emanuelle mi sorride e mi chiede quando pensi succederà e scoppia a ridere, io gli rispondo spero il prima possibile ma nel frattempo voglio assaporare questa fase di corteggiamento, di norma non succede mai, l'incontro è immediato, accade cosi per almeno un paio di sere, è estenuante ma necessario. Emanuelle è intento a cercare qualche altro libro che serva a spiegarmi quello che conosco e so già, i suoi movimenti sono nervosi, a quel punto mi avvicino a lui, lo stringo forte a me, e gli dico ci vorrà un pò di tempo, lascio fare a te, devi solo stare attento a non innervosirti, riesco a percepire e sentire tutto la mia sensibilità aumenta in modo esponenziale, posso sentire il tuo respiro e il tuo battito cardiaco ad una certa distanza, mentre glielo dico mi trema la voce, ho voglia di vederlo e sentirlo ancora cosi. Rimaniamo a guardarci per un po, è lui a fare il primo passo, mi dice: possiamo andare a fare spese, mi piacerebbe girare con te la città oggi, e questa sera puoi rimanere ancora qui, io gli dico di si, decidiamo di prepararci e usciamo entrambi. E' una meravigliosa giornata di sole, Barcellona è ancora viva, è una di quelle poche città al mondo dove esiste ancora il rispetto per l'altro, quella sottile percezione di vita, rimango sempre estasiata nel ricordare le persone che incontro. Io ed Emanuelle siamo mano nella mano, andiamo al Centro Commerciale piu vicino perche deve acquistare delle nuove tende, e poi passiamo in Biblioteca, deve ritirare un libro che aspettava da oltre due settimane riguarda uno scavo in Cambogia. Emanuelle è felice di avermi cosi tra le sue mani, tra i suoi pensieri, ad un certo punto mi dice, andiamo a prendere del cibo d'asporto, qui vicino c'è un ristorante Messicano, cibo piccante, empanadas ripiene e delle ottime birre. Lo bacio dolcemente e gli dico di si, arriviamo al ristorante e prendiamo tutto quello che ci serve, strada facendo ci beviamo un paio di birre, io gli chiedo se ha per caso della Maria e mi risponde di si, il fumo mi fa sempre bene, dosi notevoli riescono a rilassarmi, accetto volentieri la sigaretta, il primo tiro lo sento arrivare al cervello, questa è roba buona, gli chiedo da dove viene e mi risponde dalla Cambogia, quando siamo all'interno di uno scavo le ore di lavoro sono interminabili e la stanchezza si fa sentire, un paio di queste e la stanchezza scompare assieme alla necessita di mangiare, continuiamo a camminare, manca poco per arrivare a casa, ancora in testa la cicatrice sul viso, rido tra me e me. Emanuelle prende la borsa della spesa dalle mie mani, siamo arrivati a casa, prende le chiavi dalla borsa, entriamo, in casa sento ancora il profumo delle mandorle bruciate, una strana sensazione, sento all'improvviso la mia schiena inarcarsi, questo succede quando sono in pericolo, qui non c'è nessuno a parte io ed Emanuelle, probabilmente la birra e la Maria hanno fatto qualche effetto, appoggio la birra sul mobile d'ingresso mentre vedo Emanuelle appoggiare le borse della spesa sul tavolo della cucina, le mie mani cominciano a tremare, Emanuelle è lontano da me, mi giro di scatto, il suo corpo si inarca, lo sento tremare, gli chiedo cosa sta succedendo, Emanuelle mi risponde: niente sono soltanto stanco, non ti preoccupare, non andare via, mi riprenderò a breve, a quelle parole mi rilasso, mi avvicino a lui e lo vedo sudare intensamente, la t-shirt è completamente bagnata, il sudore gli scende lungo il volto, gli dico: probabilmente la Maria e la birra hanno fatto il loro effetto, Emanuelle mi risponde probabilmente hai ragione. Hey, rimango qui questa notte e mentre lo dico sto tremando, la cosa migliore è che ti faccia una doccia prima di mangiare, vado in bagno e apro il rubinetto della doccia calda, l'acqua scorre, vado di la in salotto e lo trovo ancora in piedi, il sudore gli scende lungo tutto il corpo, mi avvicino con un asciugamano e gli asciugo il sudore, gli dico la doccia è pronta, gli tolgo la t-shirt, lo accompagno in bagno, lo sento tremare, gli tolgo i pantaloni, rimane nudo, l'acqua calda aiuta, vedo che comincia a rilassarsi, lo lavo, hey, andrà tutto bene, Emanuelle continua a tremare, la schiena comincia ad inarcarsi, a quel punto mi tolgo i vestiti e finisco sotto la doccia con lui, lo accarezzo, non smette di tremare, a quel punto mi dice: spero che tu non ti innervosisca, io continuo a lavarlo, non smetto di sentire il suo corpo, Emanuelle mi stringe forte tra le sue braccia, la presa è veramente forte, non smette di tremare, gli dico abbiamo quasi finito, chiudo il rubinetto dell'acqua l'asciugamano glielo avvolgo attorno, lo porto in camera, lo distendo sul letto, mi distendo di fianco a lui e continuo a stringerlo, ha gli occhi chiusi, lo bacio dolcemente sulla bocca, continuo a farlo e non mi fermo, l'intensità del suo corpo mi dà alla testa, lo distendo completamente sul letto, non smette di sudare, sono sopra di lui, ho le mani in mezzo alle sue gambe, lo sento pulsare, lo prendo tra le mani, mi scivola dentro, è caldissimo probabilmente Emanuelle ha la febbre, lo sento dentro, sono bagnata, comincio a muovermi su di lui, mi stringe i fianchi, mi distendo completamente su di lui, resto cosi ferma su di lui, mi avvicino al suo collo e comincio a morderlo, i segni sono profondi, lo sento ansimare e continuo a muovermi, il suo pene è sempre dentro ed intenso continuo cosi fino a quando non lo sento venirmi dentro, il piacere che provo nel sentirlo venire, mi distendo su di lui e lo bacio, Emanuelle mi abbraccia, ha la febbre molto alta, gli dico che scenderà, mi sorride e mi dice, succederà ancora vero, io gli dico di si, rimango con te anche questa notte, l'orgasmo è stato intenso, desiderare di amarlo è pericoloso, per il momento rimango tra le sue braccia e ci addormentiamo cosi. Al mattino quando ci svegliamo, Emanuelle è indolenzito, la febbre era alta, sono vicino a lui e gli accarezzo il viso, adesso è tranquillo, la cicatrice sulla guancia si vede ancora, un paio di giorni e poi scomparirà, la sfioro, mi chiedo ancora come sia successo, una febbre cosi alta mi ricorda soltanto una cosa, ma poter soltanto pensare a qualcosa del genere è impossibile, pensare ad Emanuelle come ad una specie rara, quasi in via di estinzione, come loro ne sono rimasti pochi al mondo, ed è pura genetica, deriva da generazioni e generazioni di consanguineità, una scelta voluta per mantenere la pulizia del sangue, mentre penso a questo continuo ad accarezzare il suo viso, i nobili spagnoli ne sono un classico esempio, deformi al limite della follia, io li chiamo gli storpi, Emanuelle continua a dormire, ha una sensibilità incredibile, più alta rispetto al normale, la sua capacità sensoriale è alterata, potrebbe uccidermi se volesse, la sua capacità risiede nel lavorare la mente, indurti a fare cose che non vorresti, un autocontrollo di ciò che lo circonda lo rende incredibile, controllare la mia genetica, alla sola idea rabbrividisco, è estremamente pericoloso potrei fargli del male, oppure se mi sbagliassi sarebbe lui ad uccidermi. Il suo respiro è intenso, vedo che apre gli occhi, mi sorride e bacia dolcemente, le sue braccia mi avvolgono, ha il corpo ancora caldo, si sfiora contro di me, non te ne andare, rimani ancora oggi, mentre lo dice lo sento tremare, lo bacio ancora e gli dico: rimango qui con te, non me ne vado, vedo che si rilassa, ha ancora bisogno di dormire, sono appena le otto del mattino, rimaniamo cosi, fuori piove, da un momento all'altro dovrebbe scoppiare un temporale uno di quei temporali estivi a Barcellona, si sentono le case tremare, le finestre sbattere, gli odori sollevarsi, la terra bruciata, la pavimentazione a Barcellona è di pietra, al sole diventa rovente e quando piove, l'odore ti penetra nelle narici, sono al caldo del suo corpo, lo accarezzo, mi sento bene, un ragazzo, l'ho lasciato venirmi dentro, il suo di orgasmo è stato intenso, l'ho sentito, mi sono controllata, ho percepito il suo calore, ho sofferto per questo, sentire di amarlo è solo una percezione, uno strano scherzo della mie emozioni, tremo all'idea che possa controllare la mia mente. Il sonno prende il sopravento, mi addormento di nuovo, la pioggia fuori cade, si sente l'odore della terra, rimango di fianco a lui. Emanuelle, comincia a muoversi su di me, le sue mani si fanno strada tra il mio corpo, sono io a tremare di desiderio, mi porta vicino a lui, sento il suo pene sfiorarmi, la volontà di penetrarmi e farmi godere, le sue mani le porta sul mio seno e comincia a stringere, ad accarezzarmi, con le dita mi pizzica i capezzoli, la sento la sua eccitazione, scende fino in basso e comincia a masturbarmi, mi sente che sono bagnata, ci infila un dito nella mia vagina, la sente umida, si innumidisce la mano e comincia ad accarezzarmi l'ano, prima con il pollice preme per dilatarlo, poi ci infila dentro un dito, mentre fa questo mi morde il collo, sa che deve eccitarmi, continua a infilarci dentro il dito, l'ano lo sente dilatato, sono eccitata, mi masturbo, il liquido mi bagna completamente, sento la penetrazione, Emanuelle è dentro di me continua a spingere, mi mette a pancia in giu, lo sento completamente su di me, il peso del suo corpo si sente, mi spinge, la trasformazione non la posso controllare, comincio a tremare, le mie mani cominciano a cambiare forma, l'orgasmo che ho è cosi intenso, mi viene dentro, il calore del suo sperma, comincio a sudare, so che devo andare, le mie pulsazioni sono forti, sa che devo andare potrei fargli del male, le mie mani ormai hanno preso la loro forma naturale è Emanuelle a tremare, mi giro di scatto, le lacrime mi rigano il volto, devo andare, quello che resta di me è ben poco, scendo giu dalle scale a quattro gambe, riesco ancora ad indossare i miei vestiti e le scarpe, la pioggia scende sul mio corpo, le chiamo le lacrime di Gesù Cristo, mi lava completamente, il tempo di raggiungere la strada e la trasformazione è completa, sono lontana da casa, continuo a camminare, raggiungo uno spazio libero ed ampio, qui a Barcellona le occasioni di cibo non mancano mai, sento alle mie spalle grugnire, so che è lui, è pronto ad attaccare, mi sposta un fianco con la testa, vedo i denti affondare sul mio corpo, riesco ad evitarlo, il sangue comincia a sgorgare, non riesce a tollerare l'idea di un altro, un altro diverso, si avvicina a me, sento il suo odore, il sesso è cosi forte lo lascio fare, la penetrazione è intensa, l'orgasmo mi piega, la pioggia continua a scendere, resto inerme a terra, recupero le mie sembianze, si avvicina a me mi accarezza la schiena, lo vedo in tutta la sua bellezza, completamente nudo, riesco a malapena a sollevare la testa, il sangue mi riga il volto, si abbassa, con una mano sposta i miei capelli, posso vedere il suo viso, è splendido, i suoi lineamenti definiti, un perfetto vichingo teutonico, la parte destra del corpo è completamente tatuata, sul viso ha una cicatrice, mi sorride, lo posso vedere, mi solleva, la pioggia mi lava il corpo siamo io e lui completamente nudi, mi avvicina a lui, mi bacia in fronte, mi stringe forte a sè, riesco a malapena a sfiorarlo, tremo al suo di contatto, gli sfioro la schiena lo stringo, il contatto del suo corpo mi fa tremare, le sue mani le passa sul mio corpo, mi bacia dolcemente, siamo io e lui cosi, mi dice soltanto: non farlo più, mi bacia ancora e se ne va, la pioggia è veramente forte, il suo corpo muta di nuovo lo vedo allontanarsi, resto ferma, voglio ritornare a casa, il calore di Emanuelle mi manca, è diverso, riesco a raccogliere i pezzi dei miei abiti, sono nervosa, li indosso, sono lontana da casa ma credo che sarò di ritorno in meno di un ora. Le gambe mi fanno male il sangue continua a sgorgare la pioggia continua a scendere, sono quasi arrivata, sono davanti a casa è Emanuelle che mi apre la porta, mi lascia entrare, mi guarda in faccia, il sangue è evidente, mi accarezza il volto, mi vede piangere e tremare, mi dice: vado a prendere del cotone e delle fasce, io resto in piedi completamente bagnata, aspetto che ritorni, lo vedo arrivare, con un asciugamano, il cotone e le fasce, si avvicina a me, mi asciuga i capelli, il taglio mi fa male, mi sfiora le labbra e mi bacia, mi toglie i vestiti, resto nuda di fronte a lui, nota la ferita su un fianco, sanguina ci vorranno un paio di ore perchè cicatrizzi. Pulisce la ferita che ho in testa, continua a sanguinare, tampona con il cotone e la disinfetta, mi avvolge l'asciugamano attorno al corpo, mi porta al piano di sopra, va in bagno e apre il rubinetto della doccia l'acqua comincia a scendere, viene verso di me, mi toglie l'asciugamano dal corpo è colmo di sangue, mi porta verso la doccia, l'acqua è calda comincia a lavarmi, riesce a pulire la ferita, è impressionato da come la coagulazione del mio sangue sia rapida, più rapida rispetto al normale, rispetto agli esseri normali ho due, tre litri in più di sangue la mia produzione di globuli rossi è maggiore rispetto al normale, il sangue si è quasi fermato, Emanuelle prende un asciugamano nuovo e comincia ad asciugarmi, dolcemente mi bacia, mi porta verso il letto e mi distende con calma, si distende con me, mi stringe forte a sè, rimaniamo cosi, fuori c'è un temporale, i pensieri nella mia testa corrono all'impazzata, rimango stretta a lui e voglio che sia cosi per sempre, rimanere con Emanuelle per sempre, stringo le sue mani e le bacio, mi addormento tra le sue braccia, mi sussurra soltanto, rimani con me non te ne andare. Passano delle ore, quando mi risveglio me lo ritrovo di fianco a me, gli sfioro i capelli e dolcemente lo bacio, sugli occhi, il naso, sento il suo respiro è intenso, il suo viso è cosi calmo, voglio soltanto dirgli quello che è successo, come dirgli di lui, dell'altro, quell'altro che vuole soltanto: non farlo piu, ma io voglio soltanto una cosa la mia normalità, quel calore umano che da sempre ho desiderato, la consapevolezza di rimanere con te per sempre, nel bene e nel male, sono sempre rimasta sconvolta da questo pensiero, nel bene e nel male finche morte non ci separi, il sentire l'altro al di fuori di noi, per un attimo dimenticarci di noi stessi e sentire l'altro nel male e accettarlo, la totale percezione di Dio e la sua infinita obbedienza, non sono credente, ma lo rispetto, la sua presenza attraverso il mio pensiero, il suo dolore infinito come la vita e la morte, mi sono sempre chiesta se ci sarà mai un posto per me, quello che in questo momento desidero per tutta la vita sei soltanto tu, Emanuelle è di fianco a me e dorme ancora, lo bacio sugli occhi, mi sorride e mi dice: se rimani ancora una notte, prometto di amarti per tutta la vita, scoppio a ridere, rimango ancora una notte, stare al letto con lui è piacevole. Emanuelle mi chiede: cos'è successo se me lo vuoi raccontare, io gli rispondo: non posso rimanere con te durante il cambio, come dici tu è genetica, non sono sola, come me ce ne sono altri, quando avviene ci sentiamo, l'accoppiamento è necessario, è quello che è successo dopo che sono uscita di casa, sono riuscita a raggiungere uno spiazzo abbastanza distante da qui, era li che mi aspettava, succede raramente che faccia sesso con quelli diversi da me, le mie astinenze sono lunghe passano anni e lo sa, quando avviene è sempre cosi intenso, intenso e pericoloso, con lui è successo quello che è successo con te, ma a trasformazione avvenuta, mi lascia addosso le mie ferite, qui a Barcellona capita spesso, la necessità di sentirsi è fondamentale, l'odore del sesso è forte, passano anni prima di incontrarsi, con lui è capitato per caso, una sera mi ha trovata per strada, qui a Barcellona è pericoloso farsi vedere da soli, gli spagnoli sentono l'odore del demonio, lo sentono passare attraverso l'aria, mi ha trovata, mi ha trascinata, mi ha avuta, da quella volta, un anno fa, succede sempre, prima o poi come dice Jimmy il cinese morirò una di queste sere, a queste parole Emanuelle mi sorride, mi dice soltanto: lo hai mai visto realmente per quello che è, come essere umano e mentre lo dice trema, si gli rispondo, nel nostro rapporto esiste come una costante infinita la violenza, ogni rapporto è caratterizzato dalla violenza, ci vogliono settimane o addirittura mesi interi per risanare le ferite, le cicatrici rimangono indelebili sul mio corpo. Emanuelle, mi chiede sai da dove viene, a questa domanda scoppio a ridere, non ci chiediamo mai di quale nazionalità siamo, di quale credo, di quale origine, o colore della pelle, siamo unici al mondo, di generazione in generazione, lo facciamo e basta, Emanuelle mi dice cos'è che non va? la violenza non va, è continua, costante, voglio soltanto rimanere tranquilla, gli ultimi anni che mi restano, non sono tanti, le ferite sono troppo profonde, fanno male, a volte sono difficili da gestire, le situazioni spesso sono ingestibili, non rimaniamo mai in uno stesso posto per tanto tempo, la necessita di creare rapporti umani diventa fondamentale come l'acqua, il prossimo anno concluderò la mia ricerca, sono contenta del mio lavoro, lo adoro, la ricerca è quello che mi interessa di più, mi sono laureata nei tempi giusti con il massimo dei voti, dedico anima e corpo a quello che faccio, la ragione per cui vivere, e adesso ci sei tu, la mia vita, la mia genetica, il mio essere cosi, Emanuelle è felice di sentirmi parlare cosi, mi abbraccia, mi sfiora i capelli, mi bacia dolcemente e mi dice: sono io a volerti nella mia vita, cosi come sei, devi solo accettarmi, le sue parole mi intimidiscono e gli chiedo: cosa dovrei accettare di te che non possa intuire o conoscere, mi sfiora ancora i capelli, ti sei immediatamente accorta del graffio che ho sulla guancia, sei un ottima osservatrice, continua a baciarmi, lui si chiama, Sigurd, è svedese e nulla più, comincio a tremare, quel graffio me l'ha fatto lui, entrambi siamo uguali, mi sorride e mi dice, tranquilla nessuna trasformazione, posso sentirli, la mia di genetica me lo consente, Sigurd lavora a Barcellona come corriere, ha una resistenza fisica notevole in condizioni normali, durante la trasformazione la sua resistenza triplica, sa di me, è per questo che ti ha detto, non farlo più, sa del mio lavoro e quanto tempo gli dedico, nella mia vita ho avuto soltanto una ragazza, fino a quando non è scomparsa, anche lei come me una ricercatrice, durante uno scavo in africa siamo stati aggrediti, bracconieri in cerca di oggetti preziosi, quella sera ci hanno massacrati, li abbiamo denunciati senza aver alcun risultato, purtroppo il sito archeologico era stato aperto senza autorizzazione alcuni giorni prima, non dovevamo farlo e abbiamo pagato caro, non ce ne sono state altre, credo che Sigurd abbia paura che anche tu possa morire come lei, Aurelia era bellissima e intelligente, ha dedicato la sua vita alla ricerca, mentre lo dice comincio a tremare, mi dice ritorniamo al graffio sulla guancia, me lo ha fatto Sigurd, i suoi artigli tagliano, sono riuscito ad evitarlo, si sa controllare, mi ha semplicemente detto: Aurelia era meravigliosa, mi dispiace per voi, mi manca vederla, ma Clotilde è unica, non può stare con te, se ne è andato, io sono rientrato a casa, pensando alle sue parole al loro significato, e alla consapevolezza piena che Aurelia non ritornerà mai più. La tua genetica non è un problema, è il come gestisci i rapporti con gli altri, la trasformazione e la sua conseguenza, il rapporto, la violenza come costante nella tua vita. Il rapporto con Sigurd è a senso unico, credimi ti sente e ti ama, soddisfa la tua necessità come nessun altro potrebbe fare, comunica soltanto cosi. Mi accarezza il viso e mi bacia dolcemente, gli sfioro le labbra, il suo odore riesce a calmarmi, gli rispondo semplicemente: voglio soltanto rimanere con te. Emanuelle mi stringe tra le braccia, resterà con me, per sempre, consapevole del senso unico, della mia necessità, dell'accettazione dell'altro, un dialogo continuo e incessante, pressante e disumano, la violenza cesserà di esistere e le cicatrici sbiadiranno, sul mio corpo non ci sarà più alcuna necessità, il desiderio scomparirà, la completezza di Dio tornerà ad esistere ed io con lui tornerò ad essere.
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Maritsa Mavrapidou, la signora di Lesbo candidata al Nobel per la Pace
https://www.unadonnalgiorno.it/maritsa-mavrapidou-la-signora-di-lesbo-candidata-nobel-per-la-pace/
Maritsa Mavrapidou, la signora di Lesbo candidata al Nobel per la Pace.
Come tutti i pomeriggi eravamo in spiaggia per aiutare i profughi. A un certo punto abbiamo visto che c’era una mamma e un neonato, con tutti i vestiti bagnati. Allora le abbiamo detto: ‘Fatti dare dei vestiti asciutti, ti teniamo noi il bimbo’. Nel frattempo il bambino ha iniziato a piangere perché aveva fame. Allora ho detto a Emilia: ‘Vai a prendere un biberon con del latte’. All’inizio il bimbo non riusciva a bere perché il latte era troppo bollente. Così l’ho raffreddato con l’acqua del mare e il bimbo ha cominciato a bere. Quando è arrivata la madre, vedendo la scena, si è messa a ridere. Noi siamo figlie di profughi. Nel 1922 siamo scappate dalla Turchia e siamo arrivate qui. Sappiamo cosa vuol dire.
L’Europa dovrebbe fare subito un tavolo per trovare una soluzione, non possiamo lasciare questa povera gente in mezzo al fango, tenerla chiusa con il filo spinato o rimandarla sotto le bombe.
Anche noi discendiamo da rifugiati.
Se hanno rischiato di annegare, vuol dire che là non potevano restare. Ci comportavamo da esseri umani.
Maritsa Mavrapidou, era un’anziana signora dell’isola greca di Lesbo diventata celebre per una foto del 2015, in cui lei, assieme alle sorelle Efstatia e Emilia Kamvisi, dava il biberon a un neonato arrivato su una barca di migranti. Per mesi le tre anziane donne hanno offerto aiuto per quello che potevano a chi ne aveva bisogno.
La foto la rese celebre, tanto che lei e le sue compaesane furono candidate al Nobel per la pace.
Maritsa Mavrapidou si è spenta il 10 gennaio 2019 all’età di 89 anni.
Questa è una di quelle storie che vanno ricordate perché l’umanità risiede in ognuna e ognuno di noi, basta ricordarcene, in ogni occasione.
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Come avere pavimenti profumatissimi anche d’inverno!
In inverno, le pulizie della casa, diventano più impegnative, all’esterno troviamo spesso umidità e fango che poi portiamo sui nostri pavimenti.
Il fatto di tenere porte e finestre chiuse, per difenderci dal freddo, fa aumentare il proliferare dei cattivi odori. E’ quindi importante trovare dei metodi che ci permettano di pulire e deodorare la nostra casa a fondo e soprattutto i pavimenti.
Come avere pavimenti profumatissimi anche d’inverno!
Vediamo come fare utilizzando i prodotti naturali.
Oli essenziali
Iniziamo parlando degli oli essenziali, perché in quasi tutte le composizioni che andremo a vedere, saranno presenti. E’ meglio capire subito quale potrebbe essere la scelta migliore.
In questo caso l’uso degli oli serve, naturalmente, per conferire un buon profumo ai nostri pavimenti, quindi la scelta è molto personale, dipende da quali sono i nostri gusti.
Tuttavia questi prodotti hanno anche delle proprietà diverse, in base alla loro profumazione. Se ci piacciono gli odori balsamici, la scelta migliore è quella del tee tree oil, perché ha proprietà antibatteriche e antimicrobiche. Passandolo sui nostri pavimenti, otterremo un effetto disinfettante di lunga durata.
Gli agrumi, assorbono gli odori. Su pavimenti che tendono ad essere particolarmente puzzolenti, sono la scelta migliore, perché ritarderanno la formazione del cattivo odore.
La lavanda, ha effetti rilassanti, è quindi un’ottima idea usarla nelle camere da letto.
Abbiamo capito che nella scelta della profumazione dobbiamo tenere in considerazione anche le proprietà dei vari oli.
Detto questo il primo metodo per pulire e profumare i nostri pavimenti consiste nell’usare solo gli oli essenziali. Mettiamone qualche goccia in un secchio di acqua bollente e usiamolo per lavare pavimenti. Questo metodo funziona per pavimenti non troppo sporchi, perché la detersione avverrà solo grazie al potere dell’acqua calda. Andiamo quindi ad usarlo, su pavimenti già puliti che vogliamo solo profumare o nel caso in cui siamo abituati a passare lo straccio tutti i giorni.
Per avere una profumazione più intensa, diamo una prima passata, lasciamo asciugare e poi, rifacendo la miscela, ripassiamo i pavimenti.
Sapone di Marsiglia
Il sapone di Marsiglia, è un ottimo sgrassatore ma è delicato sulle superfici, poi, come tutti sappiamo, ha un ottimo profumo molto persistente. Va da sé che per tutti questi motivi è un perfetto candidato per la pulizia e la contemporanea profumazione dei pavimenti. Per usarlo, sciogliamone una manciata in un secchio di acqua bollente e aggiungiamo un cucchiaio di bicarbonato, che disinfetta. Avremo pavimenti perfettamente puliti, igienizzati e profumatissimi. Non dovremo nemmeno preoccuparci per il materiale su cui andremo ad usarlo, è perfetto anche per parquet e marmo. In quest’ultimo caso, non usiamo il bicarbonato, perché potrebbe corroderlo.
Profumatore per il bucato
Abbiamo trovato un ammorbidente o meglio ancora un profumatore per il bucato che ci piace da impazzire? Ottimo, possiamo far profumare tutta la nostra casa con la stessa fragranza. Versiamo in un secchio di acqua bollente, due bicchieri di bicarbonato, mezzo bicchiere d’aceto e quattro misurini del nostro ammorbidente preferito. Laviamo i pavimenti con questa miscela, facciamo asciugare e poi ripassiamo con un panno asciutto. Quest’ultima operazione è necessaria per evitare che si formino aloni.
Aceto di vino e detersivo per piatti
Per pavimenti particolarmente sporchi, la soluzione ideale è quella costituita da:
un secchio di acqua bollente,
un bicchiere abbondante d’aceto,
qualche goccia di detersivo per piatti.
Per dare profumazione aggiungiamo 20-30 gocce di olio essenziale a scelta. Nemmeno lo sporco più grasso resisterà.
Qualche consiglio in più
Qualunque metodo decidiamo di usare, ricordiamoci sempre che:
Aceto e bicarbonato, da soli o in combinazione, non sono adatti al marmo.
Facciamo sempre asciugare bene il pavimento, aprendo porte e finestre ma una volta asciutto chiudiamo tutto per mantenere all’interno della casa il profumo.
Nel caso in cui volessimo una profumazione più intensa diamo una seconda passata ma aspettando che la prima sia ben asciutta.
Ogni volta che puliamo i pavimenti sostituiamo il mocio o lo straccio e buttiamolo in lavatrice prima di riutilizzarlo. Per evitare di fare un lavaggio con un solo straccio, compriamone diversi e quando ne avremo accumulati un po’, procediamo al lavaggio. Dovrà essere fatto ad alte temperature e senza ammorbidente. Nel caso dei moci, riduciamo al minimo la centrifuga per non rompere la plastica e non rovinare la lavatrice.
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𝐒𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐞
[𝐔𝐧 𝐫𝐚𝐜𝐜𝐨𝐧𝐭𝐨 𝐞𝐬𝐜𝐥𝐮𝐬𝐢𝐯𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐧𝐜𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝟖 𝐦𝐚𝐫𝐳𝐨 𝐚 𝐏𝐨𝐥𝐯𝐞𝐫𝐢𝐠𝐢. 𝐈𝐥 𝐂𝐎𝐕𝐈𝐃 -𝟏𝟗 𝐧𝐨𝐧 𝐜𝐢 𝐡𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐦𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐝𝐢 𝐟𝐞𝐬𝐭𝐞𝐠𝐠𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐩𝐢𝐚𝐳𝐳𝐚, 𝐦𝐚 𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐫𝐞𝐜𝐮𝐩𝐞𝐫𝐚𝐭𝐨 𝐚 𝐦𝐨𝐝𝐨 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨]
La veste era strappata. Aveva steli di fieno ingiallito tra i capelli rossi. Le labbra erano gonfie, l'inferiore spaccato. Il sangue era rappreso sul mento, aveva macchiato anche il collo.
Lo sguardo era brillante, vivido, nonostante la stanchezza. Fiera, si ergeva come una regina ferita, il dolore non l'aveva messa in ginocchio. Non parlò quando due guardie si fermarono oltre le sbarre. Osservò le mani dell'uomo in divisa più anziano. Le dita tremavano attorno alla chiave, mentre la girava nella serratura: era spaventato.
Chissà che cosa immaginava sul suo conto? Una strega, una giovane concubina di Satana, accusata di aver avvelenato l'acqua e fatto morire più della metà degli abitanti. Grande e grosso, il vecchio uomo d'armi era atterrito di fronte a quella che poteva essere sua figlia. Il pensiero curvò le labbra tumefatte di lei, che offrì le braccia alle catene, una volta che la porta di sbarre fu aperta. Accettò la costrizione e, mansueta, si fece guidare lungo il corridoio. Diede uno sguardo stanco all'interno delle celle: visi spenti, occhiate rassegnate, perché tutti loro sapevano che lei non sarebbe tornata. Era un commiato, un gesto di compassione che la donna accettò.
«Siediti», ordinò la guardia più giovane che non aveva parlato fino a quel momento. Le indicò la seduta di legno grezzo, posta accanto a un tavolo sfregiato a fondo. Lei obbedì, si accomodò con delicata eleganza e aspettò che gli uomini agganciassero la catena arrugginita che le legava le mani all'anello che spuntava dal piano del tavolo.
La piccola porta borchiata che si trovava di fronte al tavolo, si aprì e lasciò entrare un uomo. Era alto e smilzo, indossava abiti di velluto verde scuro. I capelli grigi erano legati dietro la nuca da un nastro nero. Il volto era tagliente e allungato, il naso aquilino. Gli occhi erano vitrei, penetranti, vividi, in contrasto con le rughe fonde, segni del tempo. Camminava zoppicando, ma rifiutò l’aiuto delle guardie.
Fece fatica ad accomodarsi sulla seduta di legno di fronte a quella occupata dalla donna, ma mantenne l’espressione ferma, non si lasciò scappare nemmeno un lamento.
«Potete lasciarci soli?», domandò alle guardie che gli rivolsero un’occhiata perplessa. «La strega è stata tormentata e intrappolata. I suoi poteri non possono più nuocermi», constatò con tono piatto, ma duro. Nessuno dei due uomini armati ebbe il coraggio di ribattere, obbedirono a testa bassa, sparendo alle spalle della donna, verso le celle.
«Non pensavo che sareste riuscito a venire, signor Bennett, ma l’ho sperato», e la donna accennò un piccolo sorriso. Le faceva male il volto per colpa delle percosse.
«Posso portarvi fuori di qui, questi erano i miei uomini prima che…»
«No», lo interruppe lei, allungando le mani esili e sporche verso quelle dell’uomo. La catena le impedì di raggiungerle, ma Bennett le strinse. «Rischiereste di morire, voi e la vostra famiglia.»
«Senza di voi la mia famiglia sarebbe già scomparsa», l’uomo scandì bene le parole, ma la donna scosse lentamente il capo.
«Va bene così», parlò calma. Notò delle lacrime cristalline che imperlavano gli occhi di vetro e chiuse con più decisione le mani nelle sue.
«No, non è giusto. Voi non avete fatto niente», la voce di Bennett tremò, nonostante lui combattesse per tenerla ferma.
«Ho fatto molto, in realtà, ma non me ne pento. Voi non dovete essere triste per questo, perché non finirà.»
La giovane si sporse in avanti. Doveva accorciare la distanza e abbassare la voce.
«Voi farete in modo che continui.»
Bennett la guardò perplesso e sospese il respiro quando la donna si sporse a sussurrargli all’orecchio.
***
Non aveva emesso un grido, non si era lamentata mentre le fiamme le mangiavano la carne. Non aveva pianto. Si era trasformata in cenere senza fare alcun rumore. La pira era uno scheletro nero, adesso, sotto la pioggia. La folla urlante si era diradata lasciando un cerchio di vuoto al posto della piazza.
Silenzioso, Bennett osservava il calare del giorno grigio dal rettangolo rigido e stretto della finestra della sua stanza. Stringeva una scatola di legno tra le mani, povera e levigata dall’uso. Odorava di bosco, d’erba fresca e viva, di rugiada, profumava d’alba. Lei era lì dentro, adesso, che aspettava soltanto di continuare a vivere.
***
Le mani sottili erano strette a una coppa di legno piena di un decotto di erbe medicinali. L’orlo appoggiò delicatamente sulle labbra screpolate di una bambina, distesa sul povero giaciglio. Le coperte di lana ruvida non bastavano a farla smettere di tremare. Perle di sudore erano raccolte sulla fronte, appesantivano le ciocche di capelli corvini e le facevano aderire alla pelle.
Con delicatezza, la donna posò la coppa e accarezzò una guancia arrossata della bimba.
«Andrà meglio», mormorò, allungandosi a darle un bacio sulla punta del naso. Sentì il peso dello sguardo del padre della bambina e le venne da sorridere. Ricordava quello del suo genitore, mentre fissava arcigno la figura della guaritrice, la donna dai capelli rossi. Anche lei se ne era accorta e le aveva sorriso, chiedendole di non preoccuparsi.
Le labbra tornarono a rilassarsi, gli occhi si abbassarono sulle mani della piccola, strette alle coperte. Era ora di andare, il suo lavoro era finito. Si alzò in piedi e si distanziò dal letto. Non abbassò lo sguardo quando gli occhi del padrone di casa incrociarono i suoi. L’espressione si irrigidì nel sentire il tintinnio metallico di una bustina di cuoio che penzolava dalla stretta dell’uomo.
«Teneteli, vi prego», affermò decisa, forse brusca.
«Non voglio debiti con una strega», borbottò lui che da vicino sembrava in difficoltà, quasi spaventato. Non tutti gli uomini erano come suo padre, considerò, alcuni non vedevano il bene neanche se si palesava davanti ai loro occhi. La lettera nella scatola l’aveva avvertita.
Prese dunque la bustina, ma non la trattenne più di qualche istante. La affidò alla donna smunta che si trovava a pochi passi dall’entrata, la madre della bambina.
«Usateli per lei», le disse, osservando rassegnata le mani tremule dell’altra che sembravano dover stringere un frammento di ferro bollente. Era stata proprio lei a bussare alla porta della sua casa nel bosco e chiedere disperato aiuto. Aveva gli occhi pieni di paura, ma la giovane guaritrice aveva sperato che fosse capace di vedere meglio di suo marito. Si era sbagliata, purtroppo.
Quando lasciò la casa, sentì il rumore di qualcosa simile a leggeri sassolini che cadevano dietro i suoi passi. Si voltò in modo da guardare la strada appena percorsa e notò che la donna aveva tirato del sale prezioso sulle sue impronte nel fango.
La giovane rimase in silenzio e continuò ad avanzare, mentre la luce del giorno si affievoliva. Il sole invernale si era nascosto già dietro il fitto bosco, disegnando ombre lunghe e rassicuranti. La guaritrice amava la notte, non perché nascondesse chissà quale mistero o magia, ma la faceva sentire a suo agio. Nessuno sguardo, nessun’accusa, in quella tenebra era come se lei non esistesse.
Non importa chi sei, c’era scritto nella lettera, come ti chiami o come sei fatta. Importa soltanto quello che fai. Non ti ringrazieranno, né si complimenteranno con te, anzi, molti ti malediranno e avranno paura di quello che sai.
Pensava fosse più semplice da sopportare, eppure più tempo passava, più aveva bisogno di trovare conforto nelle parole scritte sulla vecchia pergamena. Dopo aver lasciato la sua casa, era maturata al fianco della vecchia guaritrice citata sulla lettera, aveva imparato tutto quello che c’era da sapere ed era andata lontano, fino a un paese pieno di gente che aveva bisogno d’aiuto.
Rischiava di essere denunciata ogni volta che salvava una vita – tante avevano fatto quella fine –, e in serate come quella si chiedeva se valesse la pena.
Il sorriso sulle labbra di chi hai salvato cancellerà ogni dubbio. È merito mio, penserai. Io che sarei destinata a essere inferiore, a non sapere niente e vivere da schiava. Io che dovrei essere una semplice fattrice senza sogni né pensieri, una merce di scambio, un niente senza un uomo a comandarmi e proteggermi.
Ascoltò il rumore dei suoi passi nella notte, solitari, poco più forti del frusciare debole del vento tra le fronde degli alberi. Il paese era lontano e nessuno si incamminava per quel sentiero buio a quell’ora. Era l’unica a farlo, l’unica a sapere abbastanza da essere certa che non ci fosse oscurità così densa da uccidere.
Arrivata alla casupola nel bosco, aprì la porta e si rifugiò all’interno. Il vento era più arrabbiato, adesso, il cielo baluginava di qualche lampo lontano. Il rombo dei tuoni riempiva l’aria. Serrò le finestre, chiudendo gli scuri fatti di assi irregolari di legno e ascoltò l’ululato del temporale, le prime raffiche di pioggia.
Accese una candela già consunta dal precedente utilizzo, appoggiata al tavolo di legno al centro dell’ampia stanza principale. La scatola era lì, profumava ancora di bosco, nonostante tutte le volte che l’aveva aperta. Ne tirò fuori un vecchio foglio, stropicciato, arricciato. Lo scorse veloce con gli occhi, perché aveva bisogno di trovare le righe più importanti. Sorrise con decisione e tirò un sospiro di sollievo quando le rintracciò. La grafia era tremula e incerta, le righe erano sfalsate, ma quelle parole le scaldavano il cuore, raffreddato dal dubbio.
Ricordava a malapena la voce di quella donna, ma le parve di sentirla parlare nella sua testa.
Tu non hai paura, perché sai di essere come una roccia nella tempesta. Supererai le intemperie, il cambiamento, perché anche se non lo sa, il mondo ha bisogno di te. Sei necessaria, per quanto cerchino di sminuirti: sei vita. Madre, sorella, amica: anche chi ti disprezza, ti deve l’esistenza. Sei una e sei tutte, perciò non arrenderti. La tortura non ti spezza, il fuoco non ti uccide: continuerai a esistere come ho fatto io prima di te.
Tu sei me.
Io sono te.
Noi siamo donne.
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http://davventura.altervista.org/inizio-del-gran-tour-di-phlan/ Racconto: La Descrizione della Tenebra da parte di #Urgund. Diario di prigionia nei reami inferi. Principalmente è una lista di nomi e luoghi, e gli orrori presenti sono oltre ogni descrizione. «… e seduti preminenti nella Sala delle Corti Minori, ci sono i poteri inferiori: #Maram della Grande Lancia; #Haask, Voce di #Hargut; #Tyranthraxus l’Infiammato; #Borem del Lago del Fango Bollente; e #Camnood l’Invisibile. Coloro che decaddero e diventarono i servitori del grande signore #Bane https://www.instagram.com/p/B73tcYvpDKF/?igshid=17zzne520a3kl
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Innanzitutto: dove si trova la penisola di Kamchatka? Nell’estremo oriente russo. Una superficie di 270.000 km2 bagnata dall’Oceano Pacifico e del mare di Ochotsk. Meno di 400.000 abitanti in questo territorio selvaggio e silezioso che offre persino un sito Unesco, grazie ai suoi tantissimi vulcani. Una striscia di terra lunga 1250 km ricca di geyser, sorgenti termali e ghiacciai. La straordinaria ricchezza vegetativa, gli struggenti scenari della tundra e la possibilità di vedere alcuni animali nel loro habitat, uno su tutti: l’orso bruno. Decidere di optare per un viaggio come questo, verso un luogo praticamente incontaminato richiede particolare attenzione, soprattutto se ci si vuole inoltrare nei luoghi più remoti. Proprio per questo motivo, è caldamente consigliato muoversi con guide esperte. Ci sono infatti diversi fattori di rischio come gli attacchi di animali feroci o le complicazioni legate al clima, come ad esempio le valanghe. Prendere parte alle escursioni pianificate da un tour può rendere più semplice l’esperienza in Kamchatka. Per chi non ama i viaggi in gruppo, c’è inoltre la possibilità di unirsi ad un ridotto numero di partecipanti. Ad ogni modo, sia che scegliate di affidarvi ad un operatore turistico o meno, è bene organizzare nel dettaglio e con anticipo, gli spostamenti e le gite da fare una volta giunti nella penisola. La natura sconfinata permette di svolgere attività come: trekking, crociere, rafting, pesca, persino surf! E poi, voli in elicottero, visite a villaggi tradizionali ed escursioni su fuoristrada. Questa porzione remota di Russia regala moltissime possibilità ed emozioni diverse. ma come orientarsi? Kamchatka: come arrivare La penisola è aperta ai turisti stranieri solo dal ‘92 e raggiungerla richiede due voli: uno verso Mosca e uno dalla capitale russa verso Petropavlovsk-Kamčatskij. Quest’ultima, città maggiormente abitata della Kamchatka, è stata fondata nel 1740 da V.J. Bering e porta il nome delle navi della sua spedizione (San Paolo e San Pietro). La pesca è da sempre fulcro del lavoro ma negli ultimi anni ha cominciato a svilupparsi anche il turismo. Una base di partenza per l’esplorazione di questa terra semisconosciuta, la città è servita dall’aeroporto e condivide un primato con Iquitos in Perù, quello di non essere raggiungibile via terra dal di fuori della Kamchatka. Le uniche opzioni sono via aria o via mare. Chi è in crociera o chi vuole esplorare la baia di Avacha, può infatti accedere altrettanto facilmente anche alla città di Petropavlovsk che ha monumenti lungo le strade e musei da visitare. Qualora decidiate di fermarvi, ci sono luoghi d’interesse anche al chiuso. Prima di tutto, il Vulcanarium museum e il Science Museum of Volcanology. Altre attività indoor: la chiesa di Peter e Paul, il museo dedicato alle tradizioni locali e quello di storia militare. All’aperto, la sopra citata baia dell’Avacha con i suoi faraglioni (Tri Brata), simbolo della città e il birdwatching delle colonie di uccelli che popolano queste zone, come gabbiani e pulcinelle di mare. Si può visitare anche la spiaggia sull’Oceano Pacifico e ovviamente, c’è la splendida vista dei maestosi vulcani. Kamchatka: cosa vedere L’attrattiva maggiore che esercita questa regione è sicuramente la natura e le sue infinite bellezze. Le caratteristiche geologiche vulcaniche, gli orsi bruni, le renne e una straordinaria varietà di piante. Le escursioni per ammirare le particolarità wild di questa porzione di mondo sono all’ordine del giorno. Vulcani della Kamchatka La ricchezza maggiore della penisola che attira moltissimi visitatori e che è patrimonio Unesco. Della vasta cintura vulcanica, fanno parte circa 160 vulcani di cui 29 tuttora attivi. Il più alto è il Klychevskaja Sopka (4750 m) che è anche il più grande vulcano attivo dell’emisfero boreale. Lo spettacolare Mutnovsky con le sue fumarole. Un paesaggio quasi infernale fatto di ghiaccio e fuoco, certamente affascinante. Visibili da Petropavlovsk ci sono Avachinsky e Koryaksky, facilmente raggiungibili. Pozze di fango bollente, fumarole di zolfo anche per il Viluchinsky e il Gorely, tra i più attivi. Particolare il paesaggio quasi lunare di Tolbachik, creatosi in seguito ad una serie di eruzioni. Non a caso, l’Unione Sovietica decise di collaudare un suo veicolo da mandare nello spazio proprio in questo posto isolato dalle foreste bruciate. Valle dei Geyser La valle si trova all’interno della riserva naturale di Kronotskij ed è la seconda concentrazione di geyser più grande di tutto il pianeta. Un bacino di 6 km con circa 90 geyser e molte sorgenti calde situate sulla riva del fiume Geysernaya. A 500 metri sotto la caldera Uzon, creatasi successivamente al collasso di un cono vulcanico, l’acqua raggiunge temperature di 250 gradi. Il giro in elicottero è l’unico modo per ammirare le incredibili colonne di vapore acqueo che si innalzano per diversi metri. Il geyser denominato Il Gigante, erutta tonnellate di acqua che arrivano fino a 25 metri in aria mostrando la forza violenta e maestosa della natura. Sorgenti termali Ideali per rilassarsi un po’ dopo lunghe camminate. In Kamchatka ci sono tanti piccoli paradisi terrestri fatti di piscine naturali di acqua calda e talvolta curativa. Ad esempio la località di Dachnye conosciuta anche come la Valle dei Geyser in miniatura. Vicino al vulcano Mutnovskij, un luogo incantato tra montagne innevate, laghi e vapore oltre la calde acque dove potervi immergere dopo il lungo cammino. C’è anche Paratunka, un’oasi in cui lasciarsi coccolare in qualsiasi periodo dell’anno. Malki è un’altra località da prendere in considerazione, molto amato dalla gente del posto, presenta ed offre diverse soluzioni rispetto alla grandezza e alla temperatura. Baie Oltre la già nominata baia di Avacha, con le sue scogliere, le sue rocce come il famoso “Dito del diavolo” e la possibilità di vedere animali come foche e leoni marini di Steller, c’è ad esempio quella di Russkaya. Navigando, si possono esplorare anche quelle di Viluchinskaya, Zhirovaya e Tikhirka. La Riserva naturale di Kronotsky Abbiamo già citato questo posto perchè comprende tutto ciò che rende unica la Kamchatka e cioè i vulcani, la tundra, i fiumi e la costa dell’Oceano Pacifico. Ci sono però anche un lago di acqua dolce (Kronockij), le foreste di larici e i paesaggi a dir poco incantati. La varietà di flora e fauna di questo posto è davvero incredibile. Esso Volete immergervi nel folklore? Questo villaggio immerso nel verde della Kamchatka ospita le etnie degli Eveni e dei Coriachi. Ci sono musei dedicati alla vita dei nativi oltre ad una natura sempre rigogliosa grazie al clima umido. Il tempo si è fermato tra le varie casette di legno e il clima suggestivo delle montagne. Si cerca di tramandare la tradizione tramite spettacoli con canti e danze rituali. Particolari le figure dei cosiddetti ”uomini renna” che traggono il loro sostentamento seguendo le mandrie di renne, popolazioni nomadi. Altra singolarità è la “Beringia”, un evento che si svolge in primavera, sostanzialmente una corsa per slitte trainate da cani. Kamchatka: quando andare Il periodo migliore è quello che va da maggio ad agosto con una temperatura piacevole, fresca. La zona è molto piovosa, la penisola è infatti interessata da più di 1000 mm di precipitazioni all’anno. Il soleggiamento non è ottimo e il mare rimane freddo anche d’estate. Per fare una media, nel periodo estivo ci aggiriamo tra i 18 gradi di giorno e i 4-5 gradi di notte. Vestirsi a strati, con indumenti di mezza stagione, impermeabili e senza dimenticare un maglione caldo è vitale. Vestiti adatti ovvero comodi e funzionali. Kamchatka: cosa aspettarsi? La straordinaria diversità biologica di questa regione così aspra, struggente, definita terra di ghiaccio e fuoco non è solo questo ma molto di più. In questo regno incontaminato, la vegetazione è rigogliosa. Un luogo in cui si fonde la tundra artica con la taiga siberiana, in cui vivono oltre 60 specie di mammiferi e all’incirca 160 tipologie di uccelli. Gli ecosistemi si fondono tra vette altissime, cascate, laghi cristallini, colate pietrificate di lava e acqua calda direttamente dalle viscere della terra. Nel poetico viaggio nella natura selvaggia di Kamchatka occorre includere anche la possibilità di avvertire degli eventi sismici, che a causa della vicinanza della fossa delle Kurili (-10.500 m) sono piuttosto frequenti. Inoltre ci sono dei posti inaccessibili come la “Valle della morte” (diversa da quella che sta negli USA) inaccessibile a chiunque perchè sostare in quella zona porta a sentirsi male in pochi minuti. Ricerche scientifiche hanno rilevato infatti la presenza di gas velenosi che fuoriescono dai vulcani. La Kamchatka, luogo incantevole, le cui prime esplorazioni vennero messe a punto per verificare se vi fosse un collegamento tra Siberia e Nord America. Sul punto di diventare uno degli Stati Uniti d’America, la regione è stata interdetta fino agli anni ‘90 sia agli stranieri che ai russi per motivi strategici militari, sta vivendo da qualche anno a questa parte, una nuova stagione di turismo. Un viaggio verso una parte di mondo poco popolata e che ha il sapore di una grande avventura, a stretto contatto con la terra nei suoi aspetti più accoglienti e più difficoltosi. Un posto dove riuscire a vedere, come in una fiaba, gli orsi bruni che pescano salmoni sulla riva dei fiumi. Un museo ecologico all’aperto. https://ift.tt/2KndILx Alla scoperta delle bellezze della Kamchatka, in Russia Innanzitutto: dove si trova la penisola di Kamchatka? Nell’estremo oriente russo. Una superficie di 270.000 km2 bagnata dall’Oceano Pacifico e del mare di Ochotsk. Meno di 400.000 abitanti in questo territorio selvaggio e silezioso che offre persino un sito Unesco, grazie ai suoi tantissimi vulcani. Una striscia di terra lunga 1250 km ricca di geyser, sorgenti termali e ghiacciai. La straordinaria ricchezza vegetativa, gli struggenti scenari della tundra e la possibilità di vedere alcuni animali nel loro habitat, uno su tutti: l’orso bruno. Decidere di optare per un viaggio come questo, verso un luogo praticamente incontaminato richiede particolare attenzione, soprattutto se ci si vuole inoltrare nei luoghi più remoti. Proprio per questo motivo, è caldamente consigliato muoversi con guide esperte. Ci sono infatti diversi fattori di rischio come gli attacchi di animali feroci o le complicazioni legate al clima, come ad esempio le valanghe. Prendere parte alle escursioni pianificate da un tour può rendere più semplice l’esperienza in Kamchatka. Per chi non ama i viaggi in gruppo, c’è inoltre la possibilità di unirsi ad un ridotto numero di partecipanti. Ad ogni modo, sia che scegliate di affidarvi ad un operatore turistico o meno, è bene organizzare nel dettaglio e con anticipo, gli spostamenti e le gite da fare una volta giunti nella penisola. La natura sconfinata permette di svolgere attività come: trekking, crociere, rafting, pesca, persino surf! E poi, voli in elicottero, visite a villaggi tradizionali ed escursioni su fuoristrada. Questa porzione remota di Russia regala moltissime possibilità ed emozioni diverse. ma come orientarsi? Kamchatka: come arrivare La penisola è aperta ai turisti stranieri solo dal ‘92 e raggiungerla richiede due voli: uno verso Mosca e uno dalla capitale russa verso Petropavlovsk-Kamčatskij. Quest’ultima, città maggiormente abitata della Kamchatka, è stata fondata nel 1740 da V.J. Bering e porta il nome delle navi della sua spedizione (San Paolo e San Pietro). La pesca è da sempre fulcro del lavoro ma negli ultimi anni ha cominciato a svilupparsi anche il turismo. Una base di partenza per l’esplorazione di questa terra semisconosciuta, la città è servita dall’aeroporto e condivide un primato con Iquitos in Perù, quello di non essere raggiungibile via terra dal di fuori della Kamchatka. Le uniche opzioni sono via aria o via mare. Chi è in crociera o chi vuole esplorare la baia di Avacha, può infatti accedere altrettanto facilmente anche alla città di Petropavlovsk che ha monumenti lungo le strade e musei da visitare. Qualora decidiate di fermarvi, ci sono luoghi d’interesse anche al chiuso. Prima di tutto, il Vulcanarium museum e il Science Museum of Volcanology. Altre attività indoor: la chiesa di Peter e Paul, il museo dedicato alle tradizioni locali e quello di storia militare. All’aperto, la sopra citata baia dell’Avacha con i suoi faraglioni (Tri Brata), simbolo della città e il birdwatching delle colonie di uccelli che popolano queste zone, come gabbiani e pulcinelle di mare. Si può visitare anche la spiaggia sull’Oceano Pacifico e ovviamente, c’è la splendida vista dei maestosi vulcani. Kamchatka: cosa vedere L’attrattiva maggiore che esercita questa regione è sicuramente la natura e le sue infinite bellezze. Le caratteristiche geologiche vulcaniche, gli orsi bruni, le renne e una straordinaria varietà di piante. Le escursioni per ammirare le particolarità wild di questa porzione di mondo sono all’ordine del giorno. Vulcani della Kamchatka La ricchezza maggiore della penisola che attira moltissimi visitatori e che è patrimonio Unesco. Della vasta cintura vulcanica, fanno parte circa 160 vulcani di cui 29 tuttora attivi. Il più alto è il Klychevskaja Sopka (4750 m) che è anche il più grande vulcano attivo dell’emisfero boreale. Lo spettacolare Mutnovsky con le sue fumarole. Un paesaggio quasi infernale fatto di ghiaccio e fuoco, certamente affascinante. Visibili da Petropavlovsk ci sono Avachinsky e Koryaksky, facilmente raggiungibili. Pozze di fango bollente, fumarole di zolfo anche per il Viluchinsky e il Gorely, tra i più attivi. Particolare il paesaggio quasi lunare di Tolbachik, creatosi in seguito ad una serie di eruzioni. Non a caso, l’Unione Sovietica decise di collaudare un suo veicolo da mandare nello spazio proprio in questo posto isolato dalle foreste bruciate. Valle dei Geyser La valle si trova all’interno della riserva naturale di Kronotskij ed è la seconda concentrazione di geyser più grande di tutto il pianeta. Un bacino di 6 km con circa 90 geyser e molte sorgenti calde situate sulla riva del fiume Geysernaya. A 500 metri sotto la caldera Uzon, creatasi successivamente al collasso di un cono vulcanico, l’acqua raggiunge temperature di 250 gradi. Il giro in elicottero è l’unico modo per ammirare le incredibili colonne di vapore acqueo che si innalzano per diversi metri. Il geyser denominato Il Gigante, erutta tonnellate di acqua che arrivano fino a 25 metri in aria mostrando la forza violenta e maestosa della natura. Sorgenti termali Ideali per rilassarsi un po’ dopo lunghe camminate. In Kamchatka ci sono tanti piccoli paradisi terrestri fatti di piscine naturali di acqua calda e talvolta curativa. Ad esempio la località di Dachnye conosciuta anche come la Valle dei Geyser in miniatura. Vicino al vulcano Mutnovskij, un luogo incantato tra montagne innevate, laghi e vapore oltre la calde acque dove potervi immergere dopo il lungo cammino. C’è anche Paratunka, un’oasi in cui lasciarsi coccolare in qualsiasi periodo dell’anno. Malki è un’altra località da prendere in considerazione, molto amato dalla gente del posto, presenta ed offre diverse soluzioni rispetto alla grandezza e alla temperatura. Baie Oltre la già nominata baia di Avacha, con le sue scogliere, le sue rocce come il famoso “Dito del diavolo” e la possibilità di vedere animali come foche e leoni marini di Steller, c’è ad esempio quella di Russkaya. Navigando, si possono esplorare anche quelle di Viluchinskaya, Zhirovaya e Tikhirka. La Riserva naturale di Kronotsky Abbiamo già citato questo posto perchè comprende tutto ciò che rende unica la Kamchatka e cioè i vulcani, la tundra, i fiumi e la costa dell’Oceano Pacifico. Ci sono però anche un lago di acqua dolce (Kronockij), le foreste di larici e i paesaggi a dir poco incantati. La varietà di flora e fauna di questo posto è davvero incredibile. Esso Volete immergervi nel folklore? Questo villaggio immerso nel verde della Kamchatka ospita le etnie degli Eveni e dei Coriachi. Ci sono musei dedicati alla vita dei nativi oltre ad una natura sempre rigogliosa grazie al clima umido. Il tempo si è fermato tra le varie casette di legno e il clima suggestivo delle montagne. Si cerca di tramandare la tradizione tramite spettacoli con canti e danze rituali. Particolari le figure dei cosiddetti ”uomini renna” che traggono il loro sostentamento seguendo le mandrie di renne, popolazioni nomadi. Altra singolarità è la “Beringia”, un evento che si svolge in primavera, sostanzialmente una corsa per slitte trainate da cani. Kamchatka: quando andare Il periodo migliore è quello che va da maggio ad agosto con una temperatura piacevole, fresca. La zona è molto piovosa, la penisola è infatti interessata da più di 1000 mm di precipitazioni all’anno. Il soleggiamento non è ottimo e il mare rimane freddo anche d’estate. Per fare una media, nel periodo estivo ci aggiriamo tra i 18 gradi di giorno e i 4-5 gradi di notte. Vestirsi a strati, con indumenti di mezza stagione, impermeabili e senza dimenticare un maglione caldo è vitale. Vestiti adatti ovvero comodi e funzionali. Kamchatka: cosa aspettarsi? La straordinaria diversità biologica di questa regione così aspra, struggente, definita terra di ghiaccio e fuoco non è solo questo ma molto di più. In questo regno incontaminato, la vegetazione è rigogliosa. Un luogo in cui si fonde la tundra artica con la taiga siberiana, in cui vivono oltre 60 specie di mammiferi e all’incirca 160 tipologie di uccelli. Gli ecosistemi si fondono tra vette altissime, cascate, laghi cristallini, colate pietrificate di lava e acqua calda direttamente dalle viscere della terra. Nel poetico viaggio nella natura selvaggia di Kamchatka occorre includere anche la possibilità di avvertire degli eventi sismici, che a causa della vicinanza della fossa delle Kurili (-10.500 m) sono piuttosto frequenti. Inoltre ci sono dei posti inaccessibili come la “Valle della morte” (diversa da quella che sta negli USA) inaccessibile a chiunque perchè sostare in quella zona porta a sentirsi male in pochi minuti. Ricerche scientifiche hanno rilevato infatti la presenza di gas velenosi che fuoriescono dai vulcani. La Kamchatka, luogo incantevole, le cui prime esplorazioni vennero messe a punto per verificare se vi fosse un collegamento tra Siberia e Nord America. Sul punto di diventare uno degli Stati Uniti d’America, la regione è stata interdetta fino agli anni ‘90 sia agli stranieri che ai russi per motivi strategici militari, sta vivendo da qualche anno a questa parte, una nuova stagione di turismo. Un viaggio verso una parte di mondo poco popolata e che ha il sapore di una grande avventura, a stretto contatto con la terra nei suoi aspetti più accoglienti e più difficoltosi. Un posto dove riuscire a vedere, come in una fiaba, gli orsi bruni che pescano salmoni sulla riva dei fiumi. Un museo ecologico all’aperto. La Kamchatka è una regione russa impervia e selvaggia che custodisce però bellezze naturali davvero imperdibili come vulcani, foreste e ghiacciai.
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10 GIU 2019 11:18
TOGA GIULIVA – TONINO DI PIETRO SI TOGLIE I MACIGNI DALLE SCARPE: “TUTTI CADONO DALLE NUVOLE: LE TOGHE SI ORGANIZZANO IN CORRENTI PER NOMINARE GENTE GRADITA. FANNO POLITICA E IL CSM È UN PICCOLO PARLAMENTO: NOMINA, SPARTISCE, LOTTIZZA. I SUOI MEMBRI ANDREBBERO SORTEGGIATI” – “L’ALLARME FASCISMO? È POMPATO. GRILLO? IO HO PORTATO UN SOLO RAZZI IN PARLAMENTO, LUI…”
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Pietro Senaldi per “Libero Quotidiano”
Leggi di toghe, inchieste, lotte di potere, tangenti, populismi e partiti personali e non può che venirti in mente lui, il Tonino nazionale. Dottor Di Pietro, ma che cavolo sta succedendo tra i magistrati?
«Che facciamo tutti finta di aver scoperto l' acqua calda».
Magistrati che indagano magistrati per condizionare le nomine degli organi direttivi delle Procure e per spartirsi i posti nel Csm, l' istituzione suprema dei giudici: più che acqua calda mi sembra la patata bollente delle toghe
«Tutti cadono ipocritamente dalle nuvole per fatti che sapevano pure le pietre. Come quando scoppiò Mani Pulite e i giornali montarono lo scandalo ma era ben noto che politica e mondo degli affari intrallazzassero».
Ma i giudici non sono gli arbitri, i puri?
«Arbitro non è sinonimo di puro. Io da magistrato non mi sono mai iscritto a nessuna corrente e neppure all' Anm. Venni pure lodato dal presidente Cossiga per non aver mai fatto uno sciopero. Il giudice che fa politica e sciopera agisce contro la Costituzione».
Lei che è un grande inquisitore, ci aiuti a capire: che accade?
«I membri del Consiglio Superiore della Magistratura vengono eletti dai colleghi. Sono ruoli importanti e ambiti, perché il Csm decide gli incarichi direttivi di tribunali e procure, pertanto le toghe si organizzano in correnti per nominare gente gradita. Fanno politica. Una volta composto, poi, il Csm si comporta come un piccolo Parlamento: nomina, spartisce, lottizza».
Qui però si è passato il segno: i magistrati si indagano per farsi fuori a vicenda
«I paralleli con la politica sono sempre più impressionanti».
È una figura di palta
«Tangentopoli produsse un effetto utile: la politica si vergognò così tanto che il Parlamento modificò l' articolo 68 della Costituzione, che impediva di procedere contro i parlamentari. Mi auguro che anche i miei ex colleghi compiano un atto di responsabilità e agevolino la riforma del Csm e della magistratura».
Il presidente Mattarella dovrebbe commissariare il Csm?
«Non avrebbe senso. Dev' essere il Parlamento a riformare tutto, anche la Costituzione. Mattarella dovrebbe solo dargli una mano».
Lei sogna: le toghe se le tocchi mordono. O meglio, indagano
«La maggior parte dei magistrati sono brave persone, quello che sta succedendo evidenzia solo che anche tra loro, come in ogni categoria, ci sono le mele marce».
Di Pietro direbbe che il pesce puzza dalla testa, che in questo caso si sta dimostrando marcia
«Quanto accade scredita tutta la magistratura. Nella testa non c'è solo il marcio ma anche tante persone trascinate nel fango per la sete di potere di pochi. Bisogna cavalcarne il disagio per cambiare le regole con il consenso dei giusti».
Ha qualche suggerimento?
«Sorteggiare i membri del Csm».
Come all' oratorio, e la competenza?
«Non si può pensare che ci siano magistrati che mettono sotto processo o giudicano ma abbiano deficit di competenza. Le toghe sono competenti per definizione, quindi tutte degne di entrare nel Csm».
Del Csm importa solo ai giudici e agli avvocati, ha suggerimenti che interessino più i cittadini?
«Fare subito una legge che obblighi i magistrati che vogliono far politica a dimettersi e impedisca di rindossare la toga a fine mandato».
Già, ma gli aspiranti politici si fanno la campagna elettorale in toga, prima di candidarsi
«Questo, se accade, è un reato».
Che nessuno persegue
«Le ripeto: politica e tribunali devono restare distinti, non devono esistere porte girevoli. E si dovrebbe lasciare la toga definitivamente dopo la candidatura, non solo in caso di elezione, perché se ti candidi vuol dire che già hai una maglietta e non puoi più giudicare».
E se anziché candidarti vai a cena con i politici perché agevolino la tua carriera, come emerge dalle inchieste sulle nomine al Csm?
«Chi lo fa va allontanato. La scelta dei membri del Csm attraverso le correnti è una patologia, ma se nella trattativa intervengono anche i parlamentari allora la malattia diventa reato perché attenta all' indipendenza della magistratura. Se la scelta dei capi di Procure e Tribunali da parte del Csm segue logiche politiche, il giudice non è libero nel proprio lavoro».
Lei lasciò la toga e solo dopo si candidò, ma Tangentopoli le spianò la carriera politica
«Io mi dimisi perché ero indagato e ritenevo impossibile fare l' inquisitore al mattino e l' inquisito al pomeriggio. Tutti i magistrati indagati dovrebbero lasciare la toga, è una questione di incompatibilità interiore, morale».
Ma così se sono un pm e voglio sostituire un collega mi basta indagarlo per farlo fuori
«Questo sarebbe un reato».
I giudici sono uomini, è già capitato che qualcuno commettesse reati per interesse personale
«Allora facciamo una norma che stabilisce che i pm indagati devono cambiare ruolo, essere assegnati ad altri uffici».
Di Pietro, la conti giusta, lei si dimise perché le conveniva
«Vollero fermarmi, ci sono relazioni dei servizi segreti che lo confermano. Avrei fatto molta più carriera restando in toga, mi creda».
Ora i grillini sono i nuovi difensori della categoria, che ne pensa?
«Penso che il fatto che Grillo, che ho sempre ammirato, si sia eclissato dal Movimento sia significativo di quello che sono diventate oggi le sue creature».
Afferrato, pensa che i grillini non capiscano nulla di giustizia.
«Ahahahahah. È stato importante che M5S abbia rilanciato i principi di legalità e onestà, ma essi riguardano tutti, non ci devi mettere il cappello, come è avvenuto in campagna elettorale. I grillini strumentalizzano la giustizia per ottenere voti, far dimettere sottosegretari, condizionare il governo: è moralmente e politicamente sbagliato».
E poi non capiscono nulla di giustizia
«Io sono d' accordo con l' abolizione della prescrizione, ma la legge del Guardasigilli Bonafede aiuta i malfattori e punisce gli onesti ingiustamente accusati».
Ma come Di Pietro, è contro la prescrizione?
«Bisogna difendersi nel merito. Se abolisci la prescrizione però devi creare le condizioni perché i processi durino mesi, non decenni».
Quindi meglio non abolirla?
«Per ora l' abolizione fa danno agli onesti. Come del resto il reato di abuso d' ufficio: è inutile che i grillini lo difendano, così non va».
Dà ragione a Salvini: l' abuso d' ufficio andrebbe abolito?
«Salvini ha sbagliato a introdurre l' argomento in campagna elettorale e a ridosso di inchieste che hanno coinvolto leghisti, ma nel merito ha ragione, l' abuso d' ufficio così com' è manda assolti i criminali e mette in croce gli innocenti».
Mi spieghi
«Per esserci reato deve provarsi la volontarietà dell' abuso, che nei fatti è indimostrabile. Tutti i processi per abuso d' ufficio si concludono senza condanna e con il solo effetto di aver rovinato la carriera a degli innocenti e salvato i colpevoli. Ma la colpa è anche dei magistrati».
Notizia: perché?
«Io da pm mi comportavo come un becchino, intervenivo a reato consumato, per punire. Oggi i magistrati fanno i medici condotti, agiscono in funzione preventiva, per vedere se forse uno ha commesso o sta per commettere un crimine».
Lei dice funzione preventiva, io traduco azione politica «E io dico di no». Di Pietro, ma lei è un pm o un avvocato?
«Faccio l' avvocato, ero un pm».
Rispetto ai suoi tempi la categoria è decaduta?
«Oggi i magistrati sono molto più preparati di un tempo, anche perché per il 70% sono donne, notoriamente più studiose e scrupolose, e perché è aumentato il livello di specializzazione.
L' unica cosa, scrivono un po' troppe sentenze con il copia-incolla del computer. Questo è un guaio, io scrivevo a mano, ogni parola era meditata, mentre il taglia e cuci, con motivazioni di 400 pagine, produce effetti distorsivi».
Io però mi riferivo al decadimento morale.
«Certo la loro immagine è peggiorata, la magistratura è un po' in crisi di credibilità».
E la politica? Stanno tornando le inchieste?
«Voi avete titolato la "Tangentopoli dei morti di fame". Io nel '92 avevo portato alla luce un porcile, oggi parlerei di piccionaia».
C' è un' offensiva giudiziaria ai danni della Lega?
«No, è semplicemente sotto la lente in quanto al governo».
Però Salvini è indagato perché ferma gli sbarchi
«L' inchiesta per sequestro di persona per non aver fatto sbarcare i profughi gli ha dato l' occasione di far intervenire il Parlamento, che ne ha legittimato il comportamento in nome dell' interesse superiore dello Stato».
Si stupirebbe se lo indagassero per apologia di fascismo?
«Sarebbe un' ingiustizia. L' allarme fascismo è pompato. Non ci sono le condizioni per un ritorno delle camicie nere e Salvini non lo vuole. Certo lui sa parlare alla pancia più che alla testa, ma lo fanno tutti».
Perché la sinistra continua ad accusarlo di essere fascista?
«Non tutta la sinistra. Chi lo fa è perché non ha argomenti e riesce a far parlare di sé solo attaccando gli altri. Vivo in provincia di Bergamo, dove nove sindaci su dieci sono leghisti: tutta brava gente che cerca di far funzionare il proprio Comune e non ha grilli per la testa».
A proposito di grilli, si aspettava il flop di M5S?
«È stato un voto di protesta arrivato soprattutto da sinistra per le delusioni del modello Renzi. Ma ogni cosa ha il suo tempo e quello di M5S è in scadenza».
Ha fallito la prova del governo?
«Mi sa dire cosa hanno fatto di buono i ministri grillini? Parlano solo al futuro, significa che non hanno fatto nulla».
Quanto dura il governo?
«Quanto vorrà Salvini».
Ai grillini non converrebbe andare all' opposizione?
«Staccare la spina per i parlamentari M5S equivarrebbe a suicidarsi. Io ho portato un solo Razzi in Parlamento, Grillo ne ha portati 333».
Razzi il responsabile?
«Ha cambiato schieramento per ragioni di interesse personale ma almeno l' ha detto. In quella legislatura in 159 avevano fatto il salto, ma tutti gli altri avevano motivato il voltafaccia con ragioni nobili. Antonio è stato l' unico sincero».
Ma a Salvini non conviene staccare e governare da solo?
«Già lo fa. Gli basta minacciare la crisi per mettere Di Maio in riga».
Si aspettava il suo successo?
«Dalla seconda Repubblica sono nati solo partiti personali: Berlusconi, io, Mastella, Casini, tutti tramontati con l' eclissi del fondatore. Salvini è stato capace di trasformare un partito personale nella nuova destra. Ha portato il Paese sui binari di un futuro bipolarismo: la destra leghista-meloniana e il Pd».
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TESTIMONIARE IL FUOCO
La razza umana inala fiale di fiele crede alla mucca pazza
cede la mente a chi mente sapendo di mentire sentire oltre
la parete della quarta dimensione estensione di una lotta
botta che lascia confusi e intorpidisce i riflessi cerea costante
SIAMO TUTTI MALATI, SIAMO TUTTI IN PUNTO DI MORTE
tiriamo a sorte dalla rupe tarpea precipitiamo in un calderone
bollente crede la gente che sia facile entrare & uscire senza far
rumore, cadere da una bugia all’altra spacciandola per verità
incontrovertibile, segno divino, acclamazione generale, selezione
(in)naturale del gene geme e freme e repente teme un castigo
che piombi dall’alto ma in lassù c’è qualcuno davvero che ci ama?
forse ci odia forse siamo noi a vedere cose che non esistono tipo
paradisi artificiali ritratti impressionisti tecniche miste politici sinceri
mariti devoti puttane amorevoli fischia il vento mischia un vortice di
spazzatura dare la stura ad un vero rinnovamento morale & spirituale
ma non c’è nulla da aspettare si rischia di rimanere a mani vuote
in una eco di grida irriflesse stridii pigolii minacce di morte ruote
che tracciano un percorso nel fango del mondo nel passare del tempo
appena prima che le porte si chiudano e i vampiri tornino nelle loro bare
denudiamoci davanti a tutti cerchiamo di eliminarci senza barare.
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