#Claudia Potenza
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Una piccola impresa meridionale (Rocco Papaleo, 2013)
#Rocco Papaleo#cinema italiano#Oristano#Sardegna#Italia#Una piccola impresa meridionale#vita#vitalità#gioia#allegria#Riccardo Scamarcio#S'Archittu#capo San Marco#bellezza#Barbora Bobuľová#Cuglieri#Tharros#Cabras#Erica Mou#Sarah Felberbaum#Claudia Potenza#commedia#comicità#Giovanni Esposito#Giuliana Lojodice#Susy Del Giudice#sole#Giorgio Colangeli#famiglie non convenzionali#Mela Esposito
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𝟴 𝗠𝗔𝗥𝗭𝗢 🌼
Quando capiremo davvero cosa voglia dire unione, sorellanza e amore la smetteremo di lottare contro il patriarcato marciando a seno nudo per dimostrare la nostra libertà e la nostra indipendenza, anche economica, e cominceremo solamente ad incontrarci per espandere Amore, insieme, senza nulla dover dimostrare 💗
l’uomo non può che venir attratto da tanta bellezza ed energia senza più sentirsi giudicato e criticato e senza più dover portare il peso degli errori dell’uomo del passato accontentando invano donne sempre più esigenti ed insoddisfatte 💗
Perché anche noi donne ne abbiamo commessi molti di errori ed ancora stiamo punendo uomini innocenti con la nostra finta indipendenza e chiusura del cuore 💗
L’uomo vuole solo sentirsi visto ed amato per quello che è, tanto quanto la donna 💗
Questa divisione, ... matriarcato... patriarcato... non è più necessaria
Ognuno di noi deve solo amare e lasciarsi amare 💗
Il mondo non deve tornare in mano al matriarcato, alle donne...
Ma all’AMORE 💗
Quello vero e sincero 💗
E allora donne... prima di chiederlo agli uomini chiediamoci se siamo in grado anche noi di rispettarci e di rispettare l’uomo, di amare e di lasciarci amare veramente prima di voler cambiare il mondo 💞
Che la più profonda sorellanza unita dall’energia femminile,
una sorellanza che unisce e non separa,
una sorellanza che si basa sulla complicità e sostegno reciproco,
si incontri sempre di più (non necessariamente fisicamente)
per creare, tessere, unire, sostenere ed espandere amore piuttosto che ottenere, dimostrare indipendenza, di essere dea o guerriera, strega o amazzone, lottando contro le ingiustizie per la sua libertà …
Che questa unione sincera possa espandersi ed aprirsi come un fiore nel cuore di ogni donna a sua volta in contatto col mondo intero, con ogni uomo e persona, con la foresta e l’oceano, fli animali e le stelle,
non per rivendicare il suo ruolo, ma per amare davvero, perché é questa la sua più grande natura e potenza, amare 💞
Un augurio dal cuore all’Amore della donna 🌸
Claudia Sapienza
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Lettera della vittima dello stronzo del Genoa FC
“Negli ultimi anni ho scoperto di avere tanti nomignoli: Chiara, Sara, Claudia, Marta, ’quella di Portanova’, ’sicuramente una poco di buono’, ’la stuprata’ e chi più ne ha più ne metta. Ho scelto di scrivere, una scelta un po’ tarda potreste pensare… ma sapete, non è mai facile esprimere sé e il dolore quando si è in mezzo a una burrasca giudiziaria. Tutto può essere preso di mira, può essere visto da qualcuno come un piccolo enorme dettaglio per puntarmi il dito contro. Ma sono qua oggi, per rispondere a una conferenza stampa, per rispondere a chi potrebbe credere più alle parole di qualcuno rispetto all’esito di un primo grado di giudizio. Per rispondere a voi, che per salvare l’immagine continuate pubblicamente a fare dichiarazioni del tutto distorte.
Perché rispondere? Perché scrivere? Perché oltre a ciò che ho dovuto subire nella notte tra il 30-31 maggio 2021, mi ritrovo oggi di fronte a qualcuno che tenta di affossare la mia persona e mettermi in cattiva luce. Purtroppo oltre ad un tribunale giudiziario ne esiste anche uno mediatico e sociale, molto crudele, del quale con sincerità posso affermare che siamo vittime tutti. Non sono stata io a voler dare clamore a questa orribile vicenda. Però il fatto sta nel voler portare alla luce la verità.
’Ti sei scelta bene i cavalli da giocare’, dice qualcuno. Se solo sapeste quanto sia stato difficile per me riuscire anche solo a denunciare. Vi chiederete il perché. Cosa ci voglia a sporgere querela contro degli autori di reato. Denunciare significava dover ammettere, dover accettare il fatto che tutto era realmente successo. Ma soprattutto denunciare una violenza sessuale significava dover affrontare anni di svalutazioni, di insulti, anni in cui avreste provato a dire che era un gioco e che ero d’accordo. Denunciare significava affrontare processi, udienze, dover leggere articoli su articoli di giornale, dover affrontare le calunnie più malvagie.
Significava dover rivivere ogni volta quei momenti, avvocati che avrebbero tentato di rigirare ogni mia frase contro di me, che avrebbero tentato di farmi inciampare e di mettermi in difficoltà, che avrebbero provato a stravolgere il senso delle mie parole. Confesso che è esattamente ciò che è successo durante le mie 7 ore di incidente probatorio, dove ho raccontato tutta la verità, in mezzo alle lacrime e all’esasperazione. Veramente pensate che io avessi voglia di tutto questo? Che volessi passare il futuro girando tra un tribunale e l’altro? Pensate che a 23 anni, per gioco avessi intenzione di rovinarmi la vita così? Perché questo è, tutto ciò mi ha cambiata e mi ha fatto vivere momenti di buio assoluto. Non ero pronta, dovevo ancora fare i conti col dolore e coi sensi di colpa.
Quando il 1 giugno mi sono svegliata con la polizia in casa, non avevo neanche il coraggio di fare i vostri nomi… dopo quella notte e una giornata passata in pronto soccorso sarei voluta solo sprofondare in un abisso fatto di amnesia. Grazie alle persone vicine ho trovato la forza di parlare, di raccontare, di comprendere che il problema non ero io, il problema non era stata la mia scarsa forza fisica che mi aveva impedito di reagire con potenza, la colpa non era la mia, la colpa non era quella di non aver finto abbastanza bene di svenire sperando che mi lasciaste in pace, la colpa non era quella di essermi fidata di qualcuno a cui credevo di piacere anche solo un po’, la colpa non era di aver smesso di lottare fisicamente e di non aver urlato.
Ho fatto quel che andava fatto perché sapevo che se mi fossi tenuta tutto dentro, mi avrebbe divorata viva. Ho fatto ciò che andava fatto per me stessa, ho ritrovato quell’amor proprio che credevo perso. E si sa, è normale star male, anche dopo aver fatto la scelta giusta.
Ho desiderato spegnermi. Mi sono chiusa in un guscio di silenzio e freddezza, nessuno doveva chiedere, nessuno poteva sfiorarmi, anche solo farmi una carezza, nessuno. Ricordo di aver abbracciato mio cugino per primo e di avergli detto ’mi fa male tutto’. I farmaci mi hanno trasformata per mesi, ma mi hanno aiutata, il dolore negli occhi dei miei genitori non lo dimenticherò mai come l’affetto e l’aiuto di persone insospettabili.
Ad oggi, dopo essermi vergognata di me per mesi per aver dato fiducia ad uno come te, non posso che essere fiera di aver intrapreso questa strada. Per me stessa e per tutte le altre persone che sarebbero potute cadere in questa trappola. Sono fiera di me, di quanto fatto, di chi mi è stato vicino, di essermi ritrovata quando credevo di non poter sopravvivere.
Cerco di riprendere la mia vita in mano giorno per giorno e di andare avanti. Ogni volta le vostre dichiarazioni mi fanno sprofondare di nuovo nel dolore e provocano tempeste mediatiche che mio malgrado mi coinvolgono. Avete organizzato una conferenza stampa per cercare di mettere in dubbio la sentenza di condanna. Credete davvero che il Tribunale non abbia già valutato e respinto tutti gli elementi portati per difendervi? Credete davvero che avrebbe dovuto assolvervi perché, mesi dopo i fatti, ho fatto mie le parole della lettera scritta da una ragazza americana, violentata da un atleta?
Delle tante che ho scritto alla psicologa, l’unica lettera non interamente mia, una lettera a me a cuore perché in quella ragazza ho rivisto me stessa, la stessa notte di buio, lo stesso dolore e ho voluto riportarlo all’interno di un mio scritto quando ancora non trovavo parole mie per esprime l’orrore che vivevo. Non era certo un segreto, quella lettera famosa: ne hanno discusso in tribunale i miei avvocati e il Giudice ne ha tenuto conto. In quella lettera ho trovato anche una possibile via d’uscita: io accetto il dolore, tu accetti la pena, e andiamo avanti. Ti ho invitato a diventare una persona migliore, che riuscirà ad usare questa storia per fare in modo di evitare che un’altra storia come questa possa mai più succedere e ti ho offerto il mio sostegno in questo percorso.
Hai, avete rifiutato la via di uscita che con questa lettera ho offerto e avete cercato di utilizzarla contro di me, come se fosse chissà quale prova della vostra innocenza. Se cercate un perdono sociale e mediatico, accettate le conseguenze di ciò che avete scelto di fare. Una condanna in primo grado non viene emessa in maniera casuale. Se la giustizia ha fatto il suo giusto corso vi chiedo di smetterla di prendervela con me, ancora e ancora in mille modi possibili".
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Suoni di minoranzaPrima edizione del festival sulle musiche delle minoranze linguistiche in Italia
San Costantino Albanese (PZ) 7-16 agosto 2024 Si terrà dal 7 al 16 agosto a San Costantino Albanese (Potenza) “Suoni di minoranza”, il festival sulle musiche delle minoranze linguistiche in Italia che, per la prima edizione, ha questo ricco programma:7 agosto Robert Bisha10 agosto Orchestra Bottoni11 agosto Claudia Crabuzza, Peppa Marriti Band12 agosto Canzoniere Grecanico Salentino14 agosto…
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Cani “pericolosi”, cosa dice la legge e come comportarsi in caso di aggressione
Cani “pericolosi”, cosa dice la legge e come comportarsi in caso di aggressione. L’Organizzazione internazionale protezione degli animali chiede al legislatore di regolamentare la detenzione di determinati tipi di cani che, troppo spesso, anche per via delle mode del momento, vengono acquistati anche da persone non in grado di gestirli correttamente. I casi di cronaca parlano sempre più spesso di aggressioni da parte di cani genericamente definiti “molossi” che, quando mordono, posso anche uccidere altri animali e ferire anche gravemente gli umani a causa della mole e della potenza del loro morso. È quel che è accaduto a Tivoli, in provincia di Roma, dove, come si legge nelle cronache, un pitbull è riuscito a scappare dalla sua casa seminando il panico, uccidendo un gatto e mordendo dei passanti. La vicenda si è conclusa con il ferimento del cane da parte dei Carabinieri intervenuti sul posto. Il pitbull è poi morto per la ferita d’arma da fuoco utilizzata dagli agenti. Come gestire un cane cosiddetto “pericoloso” e cosa dice la legge sulla loro gestione? Risponde l’Oipa che chiarisce come, anzitutto, non esista un elenco lista di cani ritenuti “pericolosi”. Nel 2006 il Ministero della Salute ha emesso un’ordinanza riguardante la “tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani”, nella quale era prevista una lista di razze canine ritenute pericolose. Successive ordinanze hanno poi abolito questo elenco a causa della relativa incertezza e, soprattutto, della discriminazione delle razze. «Attualmente la pericolosità di un cane viene determinata a seconda di fatti specifici», spiega l’avvocato Claudia Taccani, responsabile dell’Ufficio legale dell’Oipa. «In caso di morsicatura o zuffa tra cani, infatti, il cane e il suo proprietario vengono segnalati al Servizio veterinario Asl, che tiene un registro dei cani dichiarati aggressivi, e sono obbligati a seguire un corso formativo. Il corso è organizzato dal Comune, insieme al servizio veterinario dell’Azienda sanitaria locale, avvalendosi della collaborazione degli Ordini professionali dei medici veterinari e di associazioni di protezione animale. Le spese sono sostenute dal proprietario del cane “impegnativo”». In caso di pericolosità grave, scatta l’obbligo di stipulare una polizza assicurativa e l’obbligo di utilizzare il guinzaglio e la museruola nelle strade e nei luoghi aperti al pubblico. Passando ai consigli pratici, cosa fare se il nostro cane viene aggredito da un altro? «Prendere subito i dati del proprietario o detentore del cane aggressore e farsi aiutare da persone presenti che possano testimoniare quanto accaduto e identificare il responsabile, anche contattando la polizia locale», raccomanda l’avvocato Oipa. «Si tratta di un danno risarcibile perché il cane, anche se è un essere senziente, viene considerato come un “bene” facente parte del patrimonio e, inoltre, si ha il diritto di ottenere il rimborso delle spese veterinarie sostenute e delle cure necessari. È necessario quindi portare il cane dal veterinario per i controlli, provvedere alle cure e tenere tutta la relativa documentazione probatoria». Se nella zuffa viene ferita anche una persona, si configura il reato di lesione colposa con conseguente denuncia e risarcimento del danneggiato. In caso di zuffa tra due o più quadrupedi, gli animali devono essere tenuti in osservazione per 10 giorni al fine di verificare che non sussista la possibilità dell’insorgere di patologie pericolose come la rabbia. Il controllo si verifica con vista a domicilio da parte del personale Asl, o il detentore può essere obbligato a recarsi presso il Servizio veterinario con il proprio animale.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Premiere de Downton Abbey
Premiere de Downton Abbey
Vamos con una nueva cita con Downton Abbey. Si eres amante de esta familia tienes que ver la película. A mi me encantó. Dentro del marco del Festival de Cine de Roma, se ha presentado allí. Por eso os traigo la tercera, y yo diría que última, premiere en el blog. Os traigo el photocall de la mañana y la premiere nocturna. Veamos!
17. Neva Leoni.
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#caterina balivo#catrinel marlon#claudia potenza#diary#eliana migkio#imelda staunton#inspiración#janet de nardis#katiuscia cavalieri#lucrezia massari#margherita tiesi#michela giraud#michelle dockery#moda#natalia ryumina#neva leoni#sofia bruscoli#sonia zhou#valentino
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Il sogno italiano di Nicole Milano
Il sogno italiano di Nicole Milano
Le Collezioni 2020 sfilano a Roma in un emozionante evento che lega passato, presente e futuro del brand
Nella splendida location romana del Palazzo dei Congressi di Roma, domenica 24 marzo 2019 è andato in scena il Nicole Fashion Showintitolato “Un Sogno Italiano”. La sfilata di presentazione delle nuove collezioni Bridal 2020 ha coinvolto una platea di più di 1000 persone con uno spettacolo…
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#Alessandra Rinaudo#Carlo Marco Cavallo#Catherine Poulain#Claudia Potenza#Euridice Axen#Francesca Cinà#Gabriel Garko#Giulia Gaudino#Giulio Berruti#Laura Chiatti e Marco Bocci#Nicole Cavallo#Nicole Fashion Show#Nicole Milano#NicoleXNicole#Nima Benati#palazzo dei congressi#Rosa Diletta
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Grazie Claudia se passi di qui ogni tanto e mi lasci il cuoricino, io comunque non so dove sono e mi spiace se ci siamo persi in qualche momento della storia - uno, due anni fa. Ché forse sono stato ingiusto con te, ma il resto della storia mi insegna con una certa ferocia che qualsiasi cosa faccia o non faccia finisce sempre allo stesso modo, come sapeva benissimo Guido Morselli prima di ammazzarsi. Tutto è ugualmente inutile, e ugualmente liberatorio se uno avesse - o, piuttosto, se logicamente potesse esistere - quella potenza demoniaca di De Sade o Stirner. Ma io sono disperato e lucido, catastrofica coincidenza, e dunque non so cosa fare di tutta la libertà di un mondo senza dio e senza significati, niente mi attira nell’idea di drogarmi o andare con le puttane o scappare velocissimo come fanno certi animali quando si apre la gabbia.
Ascolto l’audiolibro di Guerra e Pace, sono circa 70 ore e il tizio che lo legge fa le voci dei personaggi, credo sia una cosa un po’ patetica ma tenera. Sono arrivato al punto in cui la piccola principessa smette di essere bella. Comunque sia mi piace l’apparecchio per i denti in una ragazza, mi piacciono anche le lentiggini. Se penso che certi discorsi, l’abisso di certi discorsi, le loro multiformi possibilità, la sensazione che non finiranno mai le cose da dire e la volontà di dirle, se penso che certi discorsi disarmati e lunghi notti intere, non torneranno più, io non so, mi chiedo perché esattamente sono ancora vivo.
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Appello per la liberazione immediata di Dana Lauriola firmato da oltre un centinaio di membri del corpo accademico, giuristi, intellettuali ed esponenti del mondo della cultura. Dana, attivista notav, è detenuta in carcere da ormai quasi sei mesi per aver parlato in un megafono durante una manifestazione contro il raddoppio della Torino-Lione
Alla Ministra della Giustizia
prof. Marta Cartabia
Al Garante nazionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale
Mauro Palma
Al Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale per il Piemonte
Bruno Mellano
e, per conoscenza
Al Tribunale di sorveglianza di Torino
Dana Lauriola, militante No Tav, è in carcere dal 17 settembre 2020 ‒ e, dunque, da quasi sei mesi ‒ in esecuzione di una condanna a due anni di reclusione per il reato di violenza privata (per il quale, con il bilanciamento tra aggravanti e attenuanti, la pena prevista dalla legge parte da 15 giorni).
I fatti per cui è stata condannata risalgono a nove anni fa e sono stati commessi nel corso di una manifestazione di protesta e di solidarietà con Luca Abbà, agricoltore valsusino in quei giorni in bilico tra la vita e la morte dopo essere rimasto folgorato su un traliccio dell’alta tensione su cui si stava arrampicando, inseguito da un agente di polizia, in un’azione dimostrativa contro l’apertura del cantiere della Nuova linea ferroviaria Torino-Lione. La manifestazione si concluse con il blocco, per alcuni minuti, delle sbarre dei caselli di accesso all’autostrada Torino-Bardonecchia. Il danno subito dalla società concessionaria dell’autostrada per il mancato pagamento del pedaggio da parte degli automobilisti in transito è stato quantificato dal tribunale in 777 euro e a Dana Lauriola è stato contestato «di avere, usando un megafono, intimato agli automobilisti di transitare ai caselli senza pagare il pedaggio, indicando le ragioni della protesta». Diventata definitiva la sentenza, Dana Lauriola ha chiesto di scontare la pena in misura alternativa, ma il Tribunale di sorveglianza di Torino ha respinto l’istanza, pur in assenza di precedenti condanne definitive e nonostante l’esistenza di un lavoro stabile di notevole responsabilità e le valutazioni ampiamente favorevoli dei servizi sociali dell’amministrazione della giustizia. La motivazione del rigetto è che Dana Lauriola «non ha preso le distanze» dal movimento No Tav e che il suo domicilio «coincide con il territorio scelto come teatro di azione dal movimento No Tav, il quale ha individuato il cantiere di Chiomonte per la realizzazione della futura linea dell’Alta Velocità come scenario per frequenti manifestazioni e scontri con le Forze dell’ordine».
La vicenda ci lascia sbigottiti/e e preoccupati/e, come cittadini e cittadine impegnati/e nell’associazionismo, nella politica, nell’informazione, nel mondo dell’arte e della cultura. Per la sorte di Dana e per il trattamento del dissenso nel nostro Paese.
Non entriamo, qui, nel merito della qualificazione giuridica dei fatti e di altri aspetti (pur inquietanti) inerenti la ritenuta responsabilità di Dana e la concezione del concorso di persone nel reato sottesa alla condanna, ma denunciamo, da un lato, l’evidente sproporzione tra i fatti (commessi senza violenza alle persone e con un danno patrimoniale di assoluta modestia) e la pena e, dall’altro, la sorprendete anomalia della mancata concessione di una misura alternativa al carcere (pur consentita dalla legge e coerente con le condizioni soggettive di Dana). Il nostro stupore e la nostra preoccupazione, poi, aumentano guardando alle motivazioni con cui l’istanza di misura alternativa è stata respinta: Dana non può beneficiare della pena alternativa e, quindi, merita il carcere per aver tenuto fermi i propri «ideali politici» e la propria opposizione al Tav e perché abita nella valle in cui ci sono i suoi affetti, i suoi interessi, i suoi compagni di vita e di militanza!
Percepiamo la carcerazione di Dana come una grave ingiustizia sul piano personale e come un pesante attacco alla libertà di tutti di manifestare ed esprimere le proprie idee e di dissentire da scelte politiche ritenute sbagliate e dannose. La nostra denuncia e la nostra preoccupazione sono condivise dalla grande maggioranza di una valle che da trent’anni chiede inutilmente di essere ascoltata e da molti cittadini e cittadine che non sono contrari alla Nuova linea ferroviaria ma hanno a cuore le libertà e i diritti fondamentali.
Per questo vi chiediamo, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, di adottare ogni iniziativa utile a favorire l’immediata scarcerazione di Dana: per porre rimedio a un’ingiustizia in atto, per dare un segnale di attenzione ai temi implicati dalla vicenda, per ripristinare condizioni di agibilità politica anche (e soprattutto) per chi dissente.
4 marzo 2021
FIRMATARI
1) Maria Luisa Boccia (Centro per la Riforma dello Stato)
2) Daniela Dioguardi (Udipalermo)
3) Ketty Giannilivigni (Udipalermo)
4) Franco Ippolito (Fondazione Basso)
5) Livio Pepino (Volere la luna, Edizioni Gruppo Abele)
6) Tamar Pitch (Università di Perugia)
7) Grazia Zuffa (Società della ragione)
8) Alessandra Algostino (Università di Torino)
9) Stefano Anastasia (Università di Perugia)
10) Gaetano Azzariti (Università di Roma La Sapienza)
11) Letizia Battaglia (fotografa)
12) Mauro Biani (vignettista)
13) Alessandra Bocchetti (saggista)
14) Luciana Castellina (politica e scrittrice)
15) Franco Corleone (già sottosegretario alla Giustizia)
16) Maura Cossutta (Casa internazionale delle donne)
17) Maria Rosa Cutrufelli (scrittrice)
18) Teresa Degenhardt (Queen’s University, Belfast, Studi sulla Questione criminale)
19) Giuseppe De Marzo (Libera – Rete dei Numeri Pari)
20) Ida Dominijanni (filosofa e giornalista)
21) Claudio Fava (presidente Commissione antimafia Regione Sicilia)
22) Lorenzo Fazio (direttore editoriale casa editrice Chiarelettere)
23) Luigi Ferrajoli (Università di Roma3)
24) Angelo Ficarra (Anpi, Palermo)
25) Marcello Fois (scrittore)
26) Maria Grazia Giammarinaro (magistrata)
27) Elisabetta Grande (Università del Piemonte orientale)
28) Sabina Guzzanti (attrice e regista)
29) Loredana Lipperini (giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica)
30) Luigi Manconi (A Buon Diritto)
31) Lea Melandri (saggista)
32) Luca Mercalli (climatologo e giornalista scientifico)
33) Paolo Mondani (giornalista)
34) Tomaso Montanari (Università per stranieri di Siena)
35) Michela Murgia (scrittrice)
36) Francesco Pallante (Università di Torino)
37) Giovanni Palombarini (già magistrato)
38) Valeria Parrella (scrittrice)
39) Mariella Pasinati (Udipalermo )
40) Valentina Pazé (Università di Torino)
41) Marco Revelli (Università del Piemonte orientale)
42) Maria Concetta Sala (Udipalermo, Palermo)
43) Giorgia Serughetti (filosofa politica)
44) Evelina Santangelo (scrittrice)
45) Vincenzo Scalia (Università di Winchester, Studi sulla Questione criminale)
46) Anita Sonego (presidente Casa delle donne Milano)
47) Armando Sorrentino (avvocato)
48) Sergio Staino (vignettista)
49) Vittorio Teresi (già magistrato)
50) Chiara Valerio (scrittrice)
51) Simone Furzi, ricercatore
52) Laura Cima, ecofemminista
53) Alberto Castiglione, regista
54) Alessandra Sarchi, scrittrice
55) Helena Janeczeck, scrittrice
56) Teresa Ciabatti, scrittrice
57) Rossella Milone, scrittrice
58) Caterina Bonvicini, scrittrice
59) Hamid Ziarati, scrittore
60) Elvira Seminara, scrittrice
61) Marta Bellingreri, reporter l’Espresso, Al-Jazeera English
62) Alessio Mamo, fotoreporter l’Espresso, Guardian
63) Vittoria Tola, UDI
64) Giulia Potenza, avvocata, responsabile nazionale UDI
65) Adriana Laudani, avvocata
66) Emma Dante, regista
67) Valentina Chinnici, insegnante, consigliera comunale Palermo
68) Lorenzo Teodonio, fisico climatologo
69) Lorenzo Coccoli, storico
70) Rita Di Leo, docente di relazioni internazionali
71) Giulio De Petra, docente di tecnologie digitali
72) Carmelo Caravella, sindacalista Cgil
73) Luisa Simonutti, ricercatrice di filosofia politica, Cnr
74) Alessandro Montebugnoli, economista
75) Bianca Pomeranzi, esperta di cooperazione e politiche di genere
76) Fulvia Bandoli, politica ecologista
77) Mario Dogliani, costituzionalista
78) Alberto Olivetti, filosofo di estetica
79) Caterina Botti, filosofa morale
80) Laura Bazzicalupo, filosofa politica
81) Claudio De Fiores, costituzionalista
82) Chiara Giorgi, storica
83) Laura Ronchetti, costituzionalista
84) Nicola Genga, Ministero dei Beni culturali,
85) Rocco D’Ambrosio, sacerdote filosofo politico
86) Giuseppe Cotturri, docente di teoria del diritto e delle istituzioni
87) Stefania Vulterini, saggista
88) Emilio Giannelli avvocato
89) Gisella Modica Udipalermo
90) Giovanna Martelli, già parlamentare
91) Claudia Pedrotti, avvocata Udipalermo
92) Rita Barbera, già direttora istituti di pena
93) Elvira Rosa, coordinamento antiviolenza palermo
94) Gisella Costanzo, attrice
95) Sandra Rizza, giornalista
96) Laura Piretti, UDI
97) Alida Castelli, UDI
98) Liviana Zagagnoni, UDI
99) Pina Mandolfo, operatrice culturale
100) Francesca Traina, Udipalermo
101) Loredana Rosa, Il femminile è politico: potere alle donne
102) Rita Calabrese, Udipalermo
103) Marina Leopizzi, Udipalermo
104) Giovanna Minardi, docente Università Palermo
105) Mimma Grillo, Forum antirazzista Palermo
106) Ida La Porta, Udipalermo
107) Bice Grillo, Udipalermo
108) Toni Casano, redattore Pressenza
109) Alessandra Notarbartolo, coordinamento antiviolenza Palermo
110) Agata Schiera, Udipalermo
111) Beatrice Monroy, scrittrice
112) Emi Monteneri, Udipalermo
113) Angela Militello, Udipalermo
114) Etta Sgadari, Udipalermo
115) Elena Diliberto, Udipalermo
116) Mimma Argurio (segretaria generale Fisac Sicilia)
117) Elvira Morana (CGIL Sicilia)
118) Anna Maria Tirreno (segretaria Camera del lavoro CGIL Palermo)
119) Rita D’Ippolito (insegnante in pensione)
120) Rosario Nicchitta (architetto)
121) Novella Nicchitta (formatrice)
122) Ornella Russo (insegnante)
123) Anna Di Salvo (Città Felice, Rete la Ragna-Tela)
124) Enza Longo (Coordinamento antiviolenza 21luglio Palermo)
125) Maria Rosa Turrisi (preside in pensione)
126) Angela Galici (Coordinamento antiviolenza 21 luglio Palermo)
127) Simona Sorrentino (medica)
128) Elvira Rosa (Il femminile è politico: potere alle donne)
129) Gemma Infurnari (UDIPalermo)
130) Elisa Romano (Università di Pavia)
131) Maddalena Giardina (avvocata, UDIPalermo)
132) Anna Marrone (docente, UDIPalermo)
133) Emilia Martorana (Coordinamento antiviolenza 21luglio Palermo)
134) Katia Orlando (insegnante, consigliera comunale Palermo)
135) Maria Concetta Pizzurro (UDIPalermo)
136) Silvia Miceli, docente (UDIPalermo)
137) Maria Grazia Patronaggio (Le Onde onlus)
138) Valeria Andò (docente Università di Palermo)
139) Benita Licata (dirigente Scolastica)
140) A. Maria Catalano (dirigente Scolastica)
141) Gaia Nicita (docente)
142) Valeria Ferrauto (docente)
143) Margherita La Porta (funzionaria MEF)
144) Giusi Vacca (agente pubblicitaria)
145) Flora Arcuri (docente)
146) Cetti Iovino (imprenditrice agricola)
147) Alessandra Jaforte (docente)
148) Claudia La Franca (architetta)
149) Virna Chessari (docente)
150) Gilda Messina (docente)
151) Valeria Adamo (docente)
152) Giorgia Calì (docente)
153) Nadia Saputo (docente)
154) Claudia Calzolari (docente)
155) Gabriella Pucci (imprenditrice agricola)
156) Daniela Gennaro (dirigente scolastica)
157) Cristina Fatta del Bosco (imprenditrice agricola)
158) Amelia Crisantino (docente/scrittrice)
159) Anna Maria Ruta (dirigente scolastica)
160) M. Antonietta Spadaro (storica dell’arte)
161) Anna Cottone (docente Università Palermo)
162) Tommaso Di Caccamo (redattore tecnico)
163) Agostina Passantino (bibliotecaria)
164) Licia Masi (pensionata, operatrice sociale volontaria)
165) Rossella Reyes (dipendente regionale)
166) Sabina Cannizzaro (pensionata regionale)
167) Cristina Pecoraro (pensionata regionale)
168) Rosalba Rinaudo (insegnante in pensione)
169) Carmelo Lucchesi (insegnante in pensione)
170) Francesca Citarrella (operatrice sociale)
171) Laura Zizzo (guida turistica)
172) Michela Fiore (casalinga)
173) Antonia Cascio (pensionata)
174) Adriano Di Cara (ingegnere)
175) Antonino Di Cara (operatore sociale)
177) Sandra Giovanna Cascio (casalinga)
178) Alessandra Bruno (avvocata)
179) Emilia Esini (Maghweb)
180) Gabriele Tramontana (Maghweb)
189) Fabrizio Cacciatore (Maghweb)
190) Vincenzo Allotta (Maghweb)
191) Sofia Calderone (Maghweb)
192) Epifania Lo Presti (Maghweb)
193) Elisa Chillura (Maghweb)
194) Chiara Ercolani (Maghweb)
195) Marianna Castronovo (Maghweb)
196) Giuseppe Grado (Maghweb)
197) Marta Cutrò (docente)
198) Sebastiana Zangla (docente)
199) Maria Clara Provenzano (docente)
200) Maria Oliva Caldarella (docente)
201) Emanuela Bajardi (docente)
202) Candida Di Franco (docente)
203) Alessandra Martorana (docente)
204) Gabriella Costanzo (docente)
205) Teresa Burderi (docente)
206) Elvira Leone (pediatra)
207) Gisella Duci (docente)
208) Maria Di Chiara (docente)
209) Donatella Lombardo (docente)
210) Francesca Koch (storica)
211) Francesca Martino (musicista)
212) Ugo Mattei (Università di Torino, Generazioni Future)
Per adesioni:
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Una piccola impresa meridionale (Rocco Papaleo, 2013)
#Rocco Papaleo#cinema italiano#Oristano#Sardegna#Italia#Una piccola impresa meridionale#umorismo#sogni#sognare#Riccardo Scamarcio#anni '10#capo San Marco#S'Archittu#Barbora Bobuľová#Cuglieri#Tharros#Cabras#Erica Mou#Sarah Felberbaum#Claudia Potenza#commedia#comicità#Giovanni Esposito#Giuliana Lojodice#Susy Del Giudice#vita#Giorgio Colangeli#famiglie non convenzionali#Mela Esposito#Giampiero Schiano
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L'avvenire, Chatterley Claudia
Trittico La Forza primitiva, primaria che vive dentro noi si svela mediante i suoi segni pittorici e si imprime lasciando traccia sulla superficie che diventa tempio di archetipi svelati a noi con la loro potenza vitale
https://www.saatchiart.com/art/Painting-L-avvenire/877236/3283748/view
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+++Breaking News+++ La cazzata del giorno!
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Due errori direi: confondere un membro della gens Giulio Claudia, figlio di console e nato per caso a Lione per uno straniero. Il secondo più sottile: applicare i confini odierni, per cui un Plinio, nato nella Gallia Insubrica non sarebbe straniero perché Como è attualmente in Italia, mentre Claudio, nato nella Transalpina lo sarebbe in quanto Lione oggi è in Francia.
E Roma divenne una potenza economica solo quando finalmente abbandonò il sesterzio e l'aureo per utilizzare l'eureo coniato a Colonia Agrippina e decise di sottostare alle stringenti norme di stabilità decise nelle diete della Gallia Belgica. Somaro!
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“Ho ritrovato il celeste e il selvaggio”. Catherine Pozzi, la poetessa della notte
Un secolo fa, nel 1920, incontra Paul Valéry, non ne è l’amante né la musa, piuttosto, il totem. Lo incontra il giorno del suo trentottesimo compleanno, la sua è una bellezza trasparente, elfica, d’androgino. Gli occhi sembrano un espediente della notte. Famiglia abbiente, quella di Catherine Pozzi: il padre, Samuel, chirurgo d’alta fama, amico di Clemenceau, eletto in stima da Robert Proust, il fratello di Marcel – che era solito frequentare il salotto di casa Pozzi – è dipinto in una affascinante vestaglia rossa da John Singer Sargent, è ammazzato, il giorno del compleanno della prima figlia, Catherine, nel 1918, da un paziente, un malato psichico.
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Figura di donna astratta, inflessibile e in fuga, Catherine: pratica la scrittura giovanissima, passa gli esperimenti poetici al vaglio del fuoco, studia a Oxford, si sposa nel 1909 con Édouard Bourdet, incerto drammaturgo, per noia, svogliatamente gli dà un figlio, Claude, preferendo la compagnia di Marcel Schwob. Destinata agli amori dispari, a stivare il corpo nella mandorla della mente, Catherine si fa incantare da André Fernet, letterato e ardito che nel 1916 muore durante un duello aereo. Nel 1921 pone fine al matrimonio con Bourdet, si unisce a Valéry – coniugato a Jeannie – ed è già rosa dalla tubercolosi che se la mangia, a Parigi, il 3 dicembre del 1934.
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Scrittrice iperborea, esoterica, che inietta il verbo in atto magico – perciò nascosto –, ardente nel carisma dell’autodistruzione, l’opera di Catherine Pozzi, di traslucida violenza, è del tutto postuma, prima nei Poèmes, per Gallimard, nel 1959, poi nell’Oeuvre poétique curata da Lawrence Joseph nel 1989. Il primo dicembre del 1929 è pubblica sulla “NRF” la sola poesia edita in vita dalla Pozzi – nome che s’incardina nel caso di quell’altra Pozzi, Antonia. La poesia s’intitola Ave, ha porzioni di indifesa grandezza, come se dagli occhi si potesse mungere vetro:
Quando sarò per me stessa perduta E divisa nell’abisso infinito Infinitamente, quando sarò sconfitta Quando il presente di cui sono rivestita Avrà tradito,
Per l’universo in mille corpi frantumata Di innumerevoli istanti non ancora riuniti Di cenere setacciata nei cieli fino al nulla Rifarete per una strana stagione Un solo tesoro
Rifarete il mio nome e la mia immagine Con mille corpi portati alla luce Viva unità senza nome e volto Cuore dello spirito, oh centro del miraggio Altissimo amore.
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Quindi va distillata come un arcano, da ispirati che leccano la provvisorietà della parola, Catherine Pozzi. Intorno ad Ave Michel de Certeau, concludendo Fabula mistica, scrive Ouverture a una poetica del corpo. Scrive, tra l’altro: “È mistico colui o colei che non può fermare il cammino e che, con la certezza di ciò che gli/le manca, sa di ogni luogo e di ogni oggetto che non è questo, che qui non si può risiedere né contentarsi di quello. Il desiderio crea un eccesso. Eccede, passa e perde i luoghi. Fa andare più lontano, altrove. Non abita da nessuna parte”. Per questo è appropriato che la poesia della Pozzi, specie di lamina orfica, lunare, non si faccia leggere, chieda di andare alla macchia – e cercarla.
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Tre anni prima di Ave, la Pozzi, “Sotto influsso della morfina scrive Vale, la prima delle poesie maggiori. Rifiuta di pubblicarla perché prefigura la rottura con Valéry” (Marco Dotti).
Ho ritrovato il celeste e il selvaggio Il paradiso dove l’angoscia è desiderio. Il passato che cresce di tempo in tempo È il mio corpo e sarà la mia sorte, Dopo il morire.
Quando in un corpo, mia delizia obliata, Dove fu il tuo nome, prenderà forma di cuore Rivivrò il nostro grande momento E questo amore che ti avevo dato Per il dolore.
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La pubblicazione della Correspondance tra la Pozzi e Valéry, La flamme et la cendre (Gallimard, 2006) fu un evento, stipato in un malloppo di oltre 700 pagine. “Distrutto? Perduto? Sequestrato negli abissi di una biblioteca pubblica? Per tre quarti di secolo si sono sommate voci, sono esplosi pettegolezzi intorno a questo epistolario solforoso… Sullo sfondo dei salotti parigini e delle opulente stazioni di villeggiatura popolate dal bel mondo delle teste pensanti degli anni Venti, si sviluppa una relazione turbata, turbolenta, di insondabile disperazione, di indicibile pienezza. Diciamolo: queste lettere costituiscono, nel loro campo, un capolavoro”, scrive il curatore, Lawrence Joseph.
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In Italia, l’esigua opera poetica della Pozzi è stampata in due libri, Il mio inferno (Medusa, 2006; per la cura di Marco Dotti) e Nyx e altre poesie (Via del Vento, 2013; a cura di Claudia Ciardi). Legata a Rainer Maria Rilke, di lui più glaciale – la Correspondance 1924-1925 è edita nel 1990 da La Différence –, installata da Cristina Campo tra gli spettri santi, la vita letteraria della Pozzi, che chiede il culto tributato alle divinità del sogno, è relegata nelle lettere – vasta la corrispondenza pure con Jean Paulhan – e soprattutto nel diario (edito nel 1987 come Journal: 1913-1934), pieno di agnizioni, di ulcere, di devote fratture. Da alcuni frammenti del diario, sembra che sia lì il diamante nero del carisma: “Io sono uno di quei punti particolari attraverso cui si irradia la sofferenza del pianeta”. Qui, in Agnès: “Tutto l’amore che nessuno raccoglie, chi sa mai dove va a finire? Ma io, io vi costringo anzitempo… Quando l’ora verrà, quando sarò pronta, con il vestito e col cuore – quando dirò: ‘adesso, adesso’, e voi non verrete (come tante altre volte in cui non siete venuto), non lascerò quel che ho di migliore dissiparsi fino all’altra riva del mondo”. Qui scrive di Valéry: “Parla, parla della sua potenza: un’ambizione implacabile improvvisamente alzata come un grande vento dietro questo spirito di cristallo, questo sentimento insensibile, questa impotenza della volontà. Vedo l’estremità della sua intelligenza. Il resto: vuoto assoluto”. Da qui andrebbero estratti materiali, macerie epistolari, per un grande libro su Catherine Pozzi.
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Fu adorata da tutti – da Julien Benda a Ernst Robert Curtius e Paulhan – come l’altro che viene a screziare la fiducia nel mezzogiorno, come il veleno che rende sfrenata la gioia, sfuggente, in adempimento ai lutti. (d.b.)
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Nove lune e mezza
Nove lune e mezza
Livia: musicista di successo, spirito ribelle, felicemente impegnata con Fabio, un osteopata dall’animo gentile. Tina: vigile urbano dal carattere più pacato, impegnata da anni con Gianni, un suo collega. (more…)
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#Alessandro Tiberi#Arisa#Claudia Gerini#Claudia Potenza#Giorgio Pasotti#Lillo Petrolo#Massimiliano Vado#Michela Andreozzi#Nello Mascia#Nunzia Schiano#Paola Tiziana Cruciani#Stefano Fresi
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Parte iniziale del racconto " Santorini" , di Renata Pasini e Claudia Vazzoler. Il racconto è tra i vincitori del Concorso Oceano di Carta 2017.
Lo sguardo scorre dai fondi del caffè greco alla caldera: difficile per lui immaginare che quello scenario da cartolina fosse stato protagonista di terremoti ed eruzioni vulcaniche, in una delle più forti esplosioni verificatesi nella storia.
Difficile solo pensare che quel disastroso tsunami avesse raggiunto Creta e Israele con un’immane potenza. La caldera racchiude quella porzione mare blu cobalto e il cielo si tinge di rosso. Quel cratere sommerso sembra il testimone superstite della transitorietà e della precarietà. Forse anche per questo Nicola ha scelto quell’isola dalla sabbia nera, dalle scogliere coperte da strati di lava a picco sul mare e dal fertile suolo che dà nutrimento alle viti.
Anche lui ha sentito lo scoppio di qualcosa, una piccola apocalisse che si annida in qualche zona oscura della sua anima. La vita è andata in frantumi e in quel preciso attimo e istante gli giunge a dire se stessa.
Fino ad un attimo prima gli sembrava che l’aria fosse pregna di significati reconditi, carica di illusioni ed allusioni. Gli pareva che quelle misteriose sensazioni fossero destinate a non cedere mai del tutto il loro enigma. Eternamente in fuga perché naturalmente sfuggenti.
Solo un attimo prima.
L’ora del tramonto gli regala uno spettacolare panorama offerto dalle falesie. I loro strati di lava e pietra pomice assumono tonalità che spaziano dal rosa pallido al fucsia. La luminosità ricopre le case imbiancate a calce, la croce azzurra del monastero ortodosso, il gatto pigro e indolente steso sul muretto, la vecchietta vestita di nero seduta su un gradino, l’uomo robusto che arrostisce le pannocchie sul ciglio della strada, quello smilzo che vende le sue ciliegie lucide e rosse a ridosso del furgoncino che lo ha trasportato fin lì, i camerieri che cercano di invogliare i turisti ad entrare nei locali, quegli stessi locali che si spalmano a terrazza sulle alture facendo a gara per la vista migliore nell’ora dell’aperitivo, i negozi di souvenir con tutta la loro paccottiglia che si alternano alle boutique esclusive, le automobili unite a scooter e bici che intasano le strade strette trasformandole in un girone infernale, gli autobus intollerabilmente affollati, le vie ripide percorse dagli asini, la caldera sfavillante in tutte le sue luci capaci di offuscare le vetrine delle gioiellerie nelle vie retrostanti, il vulcano assopito ma non spento.
I paesi annidati in nicchie scavate nella roccia ripida lo riportano all’ultima volta in cui era stato in quel posto. Allora era con Anita. Rallentavano il ritmo della camminata, interrompendo di tanto in tanto l’apnea di pensieri nella quale si erano immersi da quando il loro traghetto aveva attraccato. Anche allora, tra le fioriere, nella via panoramica che costeggiava il mare, scorreva un flusso interrotto di gente. Turisti con vestiti leggeri, jeans, borse a secchiello, scarpe da ginnastica, cappelli colorati, capelli bagnati, grandi orecchini, tintinnio di bracciali. Signore con molta bigiotteria addosso, creme profumate, residuo dell’ultima doccia. Solcavano la folla lentamente, come le barche a vela e i catamarani fendono le onde dell’Egeo. Avevano l’impressione di nuotare in un acquario, fra esseri diversi da loro che guardavano con curiosità, ma non erano in grado di comprendere fino in fondo.
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Alda Merini: la più grande poetessa della porta accanto La voce più alta della poesia contemporanea italiana era nata il 21 marzo del 1931, il primo giorno di primavera. Morta il 1° Novembre del 2009 Claudia Sarritzu “Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenare tempesta. …”. Chiamarono follia il suo talento. Scambiarono in pazzia la sua straordinaria sensibilità che la portò a diventare e a essere anche oggi che non c'è più la voce più alta della poesia contemporanea italiana. Alda Merini nasceva il 21 marzo- primo giorno di primavera e giornata mondiale della poesia (che fantastica coincidenza)- a Milano nel 1931. Le venne diagnosticato a 16 anni un disturbo bipolare. Soffriva di un forte stato di euforia contrapposto a una improvvisa depressione, con una straordinaria autostima e una smania di grandiosità alimentata dalla fuga delle idee, dalla fluidità delle parole senza controllo e la spasmodica necessità di cercare l’amore senza freni e inibizioni. Trascorse così gran parte della sua esistenza in manicomio: “Nelle malattie mentali la parte primitiva del nostro essere, la parte strisciante, preistorica, viene a galla e così ci troviamo a essere rettili, mammiferi, pesci, ma non più esseri umani. Così la mia bellezza si era inghirlandata di follia, ed ora ero Ofelia, perennemente innamorata del vuoto e del silenzio, Ofelia bella che amava e rifiutava Amleto”. Ci fu un periodo in cui preferì il manicomio alla società da cui si sentiva rifiutata e anche la famiglia da cui si sentiva rinnegata. “Il vero inferno è fuori, qui a contatto degli altri, che ti giudicano, ti criticano e non ti amano”; aspetterà ogni giorno il marito che non arrivava: “Ti aspetto e ogni giorno mi spengo poco per volta e ho dimenticato il tuo volto. Mi chiedono se la mia disperazione sia pari alla tua assenza no, è qualcosa di più: è un gesto di morte fissa che non ti so regalare”. Alda Merini è morta il primo novembre del 2009 ed è tumulata al Cimitero Monumentale di Milano, nella Cripta del Famedio. Scrisse in tarda età:"Ho la sensazione di durare troppo, di non riuscire a spegnermi: come tutti i vecchi le mie radici stentano a mollare la terra. Ma del resto dico spesso a tutti che quella croce senza giustizia che è stato il mio manicomio non ha fatto che rivelarmi la grande potenza della vita." da La pazza della porta accanto.
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